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SECONDA SERIE

AVVERTENZA

l. Il presente volume, il XIX della seconda serie, raccoglie il materiale documentario relativo al periodo compreso tra il 29 giugno 1885 e il 25 luglio 1886. Ancora una volta la data iniziale è evidentemente collegata ad un ricambio ministeriale, inizia infatti il settimo Ministero Depretis, mentre quella finale sembra rispondere ad esigenze di equa e razionale suddivisione del materiale cartaceo.

Questi tredici mesi oggetto del volume corrispondono in realtà ad un periodo ben individuabile della politica estera italiana. Esso infatti parte dalla formazione di quella che sarà l'ultima reale esperienza di Governo di Depretis, la cui declinante salute gli permetterà di dare il proprio nome ma non certo di guidare il prossimo Ministero che dovrà condividere con Crispi. Parte anche dal tentativo di Crispi, non condotto felicemente a termine ma significativo, di proporsi alla guida del Paese e si conclude prima che inizino le trattative per il rinnovo della Triplice Alleanza.

Un periodo che potrebbe verosimilmente essere considerato una pausa di riflessione della politica estera italiana che si cimenta in alcune problematiche dei Balcani, del Mediterraneo e africane nell'aspettativa delle più rilevanti questioni che caratterizzeranno i mesi successivi.

I primi mesi del nuovo Governo vedono dunque Depretis assumere l'interim del Ministero degli affari esteri con una precisa direttiva, « il mantenimento del precedente indirizzo politico», variamente commentata per la sua reale incidenza, ma generalmente interpretata come attesa di colui che realmente guiderà le relazioni internazionali del Paese. E finalmente, dopo numerosi rifiuti, dei quali alcune lettere confidenziali qui pubblicate rendono evidenti le motivazioni, di Robilant, solo dopo un pressante invito di re Umberto, accetta l'incarico di ministro degli affari esteri all'inizio dell'autunno.

Se la navigazione della politica estera italiana procede lungo correnti delineate da tempo, sistematiche consultazioni con il Governo inglese, fedeltà guardinga alla Triplice, relazioni alterne con la Francia, preoccupazione per le iniziative della Santa Sede, i documenti evidenziano che numerose questioni alterano queste linee di continuità. La Serbia mostra ambizioni di espansione, la Bulgaria evidenzia i propri interessi sulla Rumelia, il Governo di Atene accetta con sempre maggiore impazienza i consigli di pacificazione delle Potenze europee, in Africa Francia e Germania si muovono rimettendo in discussione vecchi e nuovi equilibri. Perfino le lontane isole Caroline divengono motivo di preoccupazione quando il papa offre la sua mediazione a Germania e Spagna.

Di Robilant sperimenta dunque in prima persona le difficoltà della politica estera italiana, ricca di variabili ben diverse da quelle sperimentate a Vienna quale rappresentante del Regno. Il suo linguaggio e le sue prospettive mutano già nel corso del primo mese di permanenza alla Consulta. Una maggiore cautela caratterizza questo periodo della sua vita. Egli delinea un approccio più disteso con Bismarck, è parco di commenti di fronte alle voci di possibile annessione della Tunisia da parte della Francia, nella questione bulgarorumeliota si rende partecipe di ampie intese con i Gabinetti di Vienna, Pietroburga e Berlino e soprattutto in Africa è costretto talvolta a cauti ripensamenti di fronte alla presenza francese a nord e a quella tedesca a sud dei possedimenti italiani, mentre dimostra estrema attenzione per la politica dell'imperatore Giovanni e di Menelik II in Etiopia.

Alla Conferenza di Costantinopoli, come di fronte al problema albanese, per tutte le questioni balcaniche e del Mediterraneo e a contatto con le crescenti difficoltà in Africa, emerge un di Robilant ben diverso nel quale, accanto all'abituale carica di energia e risolutezza, trova posto una pacata accettazione che la politica estera del Paese è talvolta condizionata da eventi che superano, deviandole, le sue naturali e tradizionali finalità.

Questi mesi di guida alla politica estera del Paese risultano dunque essenziali per la comprensione anche dei documenti del volume seguente sulle trattative per il rinnovo della Triplice Alleanza. Di Robilant assorbe infatti una preziosa esperienza su meccanismi più vasti di quelli sperimentati nel suo pur lungo incarico viennese e matura una incisiva consapevolezza che sfrutterà pienamente nella seconda parte della sua missione governativa.

Fedeli e meritevoli compagni di percorso in questo così delicato periodo sono de Launay da Berlino, Corti da Costantinopoli e Nigra da Londra.

2. I documenti pubblicati in questo volume sono tratti principalmente dall' Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli affari esteri, dalle serie e dai fondi seguenti: Ministero degli affari esteri: 1861-1887, Serie I, Gabinetto e Segretariato generale: Corrispondenza telegrafica e Carteggio confidenziale e riservato; Serie III, Divisione Politica: Registri copia-lettere in partenza e Rapporti in arrivo; Rappresentanze diplomatiche: Ambasciata d'Italia a Berlino, Ambasciata d'Italia a Londra, Ambasciata d'Italia a Vienna; Carte di Robilant; Ministero dell'Africa Italiana.

Alcuni documenti provengono anche dalle Carte Depretis conservate presso l'Archivio Centrale dello Stato.

3. Vari documenti erano g1a editi, integralmente od in parte, nelle seguenti

pubblicazioni (tra parentesi l'abbreviazione usata nel testo): Libro Verde 50, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal ministro degli affari esteri (di Robilant), Questione finanziaria egiziana (serie seconda), tornata del 25 novembre 1885, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1885 (LV 50);

Libro Verde 51, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal ministro degli affari esteri (di Robilant), Rumelia orientale, tornata del 25 novembre 1885, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1885 (LV 51);

Libro Verde 52, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal ministro degli affari esteri (di Robilant) nella tornata del 18 gennaio 1886, Rumelia orientale (serie seconda), Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1886

(LV 52); Libro Verde 53, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal ministro degli affari esteri (di Robilant) nella tornata del 12 giugno 1886, Rumelia

x

orientale e Grecia (serie terza), Roma, Tipografia della Camera dei deputati,

1886 (LV 53); Libro Verde 54, Documenti Diplomatici presentati alla Camera dal ministro degli affari esteri (di Robilant) nella tornata del 23 novembre 1886, Reclami cii italiani in Colombia, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1886

(LV 54); Libro Verde 58, Documenti Diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio ministro ad interim degli affari esteri (Crispi), Canale

di Suez, seduta del 27 febbraio 1888, Roma, Tipografia della Camera dei depu tati, 1888 (LV 58); Libro Verde 60, Documenti Diplomatici presentati al Parlamento italiano dal

presidente del Consiglio ministro ad interim degli affari esteri (Crispi) di con certo col ministro della guerra (Bertolè-Viale), Massaua, seduta del 24 aprile 1888, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1888 (LV 60);

Libro Verde 66, Documenti Diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio ministro ad interim degli affari esteri (Crispi), Etiopia, seduta del 17 dicembre 1889, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1890

(LV 66); Libro Verde 67, Documenti Diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio ministro ad interim degli affari esteri (Crispi), Tratta

degli schiavi, seduta del 17 dicembre 1889, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1890 (LV 67); L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo III, Documenti

(1883-1885), a cura di C. Giglio, Roma, Poligrafico dello Stato, 1960;

L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, Documenti (1885-1886), a cura di C. Giglio, Roma, Poligrafico dello Stato, 1966; L'Italia in Africa, serie storica, vol. II, Oceano Indiano, tomo II, Documenti

relativi a Zanzibar e al Benadir (1884-1891), a cura di C. Giglio, Roma, Poligrafico dello Stato, 1967;

E. DEL VECCHIO, Il fallimento delle trattative tra Italia e Francia nel 1886, in Storia e Politica, VIII (1969), pp. 617-664.

E. DEL VECCHIO, Di Robilant e la crisi nei rapporti marittimi itala-francesi, Milano, Giuffrè, 1970.

4. Ogni pubblicazione scientifica esige il contributo di alcuni collaboratori che affiancano l'autore con lavori non meno indispensabili e la redazione di questo testo non sfugge a questa realtà.

Le dott. Maria Laura Piano Mortari e Rita Luisa De Palma sono coloro che hanno seguito la formazione di questo volume dalle prime ricerche alla sua definitiva stesura. Esse hanno dunque effettuato una prima selezione dei documenti, hanno completato l'apparato critico, la preparazione per la stampa nonché la revisione dei testi redigendo infine le appendici, l'indice sommario, quello dei nomi ·e la tavola metodica.

XI

Ad esse dunque l'espressione della mia gratitudine per aver partecipato alla realizzazione di questo volume nelle sue molteplici fasi con una competenza e professionalità, non priva di simpatica sollecitudine.

Ringrazio la signora Andreina Marcocci per la trascrizione di numerosi documenti manoscritti in italiano ed in francese di difficile lettura.

EDOARDO DEL VECCHIO

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Vienna 29 giugno 1885

Berlino 29 giugno

Roma 1o luglio

Roma 1° luglio

Vienna 1° luglio

Parigi 2 luglio

Vienna 3 luglio

Roma 4 luglio

Berlino 5 luglio

Berlino 7 luglio

Roma 9 luglio

Assab 9 luglio


DOCUMENTI
1

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I

Vienna, 29 giugno 1885.

Essendo irrevocabile mia decisione non accettare portafogli la mia andata Roma nelle presenti circostanze darebbe occasione infinite chiacchiere produrebbe pessima impressione. Se Vostra Maestà consente andrei soltanto in Italia alla fine di luglio quando più non si parlerà della crisi. Nostra situazione come politica estera è d'altronde così evidente che mi pare non ha bisogno di essere da me chiarita maggiormente. Il nostro Trattato coi due Imperi ha oramai perduto ogni valore pratico sebbene continui a tenerci legati. Coll'Inghilterra nessuno può dire in che rapporti saremo intanto ci troviamo sul Mar Rosso senza obiettivo di sorta tutti si chiedono in Europa come faremo a andarcene. Il nostro isolamento è più completo che mai non cesso dal ripeterlo da assai tempo e se la Francia vorrà andar domani a Tripoli nessuno vi si opporrà. Tutti diffidano di noi in Europa le Potenze si accordano fra di loro !asciandoci costantemente all'infuori dei loro accordi ogni nostro prestigio è perduto e ci vorrà tempo assai per riacquistarlo.

All'interno un parlamentarismo trasmodante e che falsa intieramente lo spirito dello costituzione s'impone intieramente al Governo e fa anche si che la politica estera perda quella indipendenza e contituità d'intendimenti che sole possono assicurare il successo e quindi non vi ha più Governo estero che abbia fiducia in noi. Ecco la situazione quale la vedo. Vostra Maestà e S. E. Depretis non possono disconoscerne l'esattezza. Inutile è chiudere gli occhi per non vedere lo stato delle cose. Mi perdoni Vostra Maestà la mia franchezza...

2

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Berlino, 29 giugno 1885.

Je vois par votre dernière et intéressante lettre du 18 ce moisl, que nous continuons chacun de notre còté à envisager la situation très en noir. Je crains fort que la retraite de Mancini ne nous sortira pas du pètrin. D'une

l ~ Minuta autografa. 2 ~ Non pubbllcata nel vol. XVII-XVIII della serle II.

part nous conservons une Chambre sans cohésion et une opmwn publique sans direction et qui tourbillonne dès lors au gré de tous les vents; d'autre part on ne voit pas encore poindre à l'horizon un nouveau ministre des affaires ètrangères assez habile pilote pour conduire notre barque à bon port, et la radouber au moins pour qu'elle résiste sur cette mer agitée. L'interim de Depretis ne me rassurerait pas. C'est à peine si les conditions de sa santé lui permettent de veillèr au grain à l'intérieur. Où trouverait-il le temps et les forces de diriger aussi notre politique étrangère? Il devrait s'en remettre à Malvano ou à un secrétaire général effectlf. Malvano n'a aucune initiative, Tornielli, s'il est vraiment question de sa canditature, ne péche pas de ce còté, mais il est encore trop nerveux, trop passionné pour des fonctions qui exigent chez le titulaire un esprit calme et bien équilibré. Vous me parlez du général Ricotti, mais outre l'inconvénient du cumule de deux ministères, il n'a pas encore fait ses preuves comme homme d'Etat. C'est un inconnu. Nous sommes trop malades pour en courir l'aventure. Ce qu'il faudrait c'est quelqu'un de la carrière vous d'abord, et comme on battrait inutilement à votre porte, on pourrait recourir à Nigra. Mais lui aussi, je crois ne se soucierait pas d'assumer la tache ingrate. Il aime d'ailleurs prendre ses aises de toute manière et à cette vie il a peut-étre perdu de cette activité si necéssaire pour étre mis à la téte d'un département de cette importance.

A propos de Tornielli dont le nom était mis en avant pour recueillir la succession Mancini, ici les journaux la Post et le Kreuzzeitung lui donnent déjà une boule noire. Le Morning Post de Londres, un des organes prétendus de lord Salisbury, émit l'espoir qu'il n'en sera rien de cette candidature. Je m'abstiens d'écrire là-dessus à Rome. On n'a pas demandé mon avis, et d'ailleurs je ne voudrais pas nuire à Tornielli dont je reconnais volontiers certaines bonnes qualités. Je pense que c'est un fonctionnaire qu'il faut tenir en réserve pour l'avenir après qu'il aura occupé quelques postes plus en évidence que celui de Bucarest.

La correspondance de Rome se ressent beaucoup de la stagnation forcée des affaires en suite de notre crise et du changement d'administration à Londres. Pour mon compte je me borne à l'lndispensable. Comme vous je m'abstiens autant que possible de me mettre en contacte avsc le Département des affaires étrangères qui repose aujourd'hui par interim sur les épaules du comte de Bismarck, en l'absence du chancelier et du comte de Hatzfeldt.

Hier le baron de Courcel a communiqué ici la circulaire française par laquelle M. de Freycinet transmet son aperçu des travaux de la commission de Paris pour le canal de Suez, et provoque un échange de vues entre les Puissances sur quelques points restés en suspens. Cette communication a été prise ad referendum, on ne se propose de se prononcer, car l'attitude expectante est de mise là où il faut attendre de connaitre le programme du noveau Cabinet britannique. On ne doute pas de ses bonnes intentions, mais ce dont on doute c'est s'il pourra les réaliser en présence d'une Chambre des Communes où la majorité est l'opposition et dont il est en quelque sorte le ballon captif. Il ne parviendra à se libérer des entraves que s'il traverse avec succès l'épreuve des élections générales, ce qui est encore assez problématique. Jusque-là il vivotera et I'Allemagne sans le brusquer, évitera de prendre avec lui des

engagements exposés à devenir illusoires par un saute de vent électoral. On espère du moins ici que de son cote il cherchera à inaugurer, à preparer une ère de meilleurs rapports avec l'Allemagne. On se gardera bien de le décourager d'entrer dans cette vaie en prenant avec lui le meme ton vague qu'avec Gladstone. On acceptera sous bénéfice d'inventaire les déclarations de bon vouloir; on usera d'une réserve bienvieillante. Nous devons former des voeux pour que ce commencement d'amitié ait lieu. Notre tiìche deviendrait moins ingrate avec Berlin, où notre rapprochement avec le Ministère déchu qui ne s'était parfois fait faute de froisser les grandes susceptibilités du Cabinet impérial, avait contribué à nous faire prendre en grippe ici.

Ce qui préoccupe davantage en ce moment, c'est la santé de l'empereur. Malgré toutes les démenties, on s'inquiète fort du dépérissement de ses forces. Si la cure à Ems et à Gastein, n'amènait pas une amélioration, c'est le commencement de la fin. Il y a déjà des signes de caducité et meme de décrépitude. Quant au prince impérial, il se porte camme pont neuf, preuve en est l'activité qu'il déploie pour remplacer son père dans le courses, dans les inspections de l'armée.

La disparition du prince Frédéric-Charles n'a point fait grande impression. Son ròle était fini depuis la dernière guerre. Le marechal de Manteuffel a laissé plus de regrets. Il pouvait encore rendre des services très utiles comme lieutenant de l'empereur dans l'Alsace-Lorraine. Dans ses différents missions il s'etait frotté au contact des Cours et des societés étrangères. Il avait perdu de la raideur prussienne parfaitement à sa place à la tete d'une armée, mais qui produit d'ordinaire un fàcheux effet si on trasporte ce tempérament dan3 les emplois civils; là surtout où, camme dans les provinces conquises, il faut peu à peu gagner les sympathies des habitants. Aussi sera-t-il assez malaisé de choisir un bon successeur.

Je n'ai rien ou!-dire sur un changement de destination du prince Reuss.

3

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, ALLE AMBASCIATE E ALLE LEGAZIONI IN EUROPA

T. 573. Roma, 1° luglio 1885, ore 13.

Dans le Cabinet qui vient de se reconstituer sous ma présidence S. M. le Roi a bien voulu me confier, avec le portefeuille de l'intérieur, l'interim des affaires étrangères. Prenant aujourd'hui la direction du département je compte sur la coopération des représentanta de S.M. pour continuer, sur les traces de mon prédécesseur, la tàche de consolider et raffermir de plus en plus les bons rapports d'amitié et de confiance mutuelle avec les autres Puissances.

4

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, AL MINISTRO DELLA MARINA, BRIN1

NOTA RISERVATA S.N. Roma, 1° luglio 1885.

Il sottoscritto stima di dover ragguagliare l'onorevole ministro della marina della corrispondenza che è stata scambiata fra questo ministero e il capitano Cecchi e il comandante Fecarotta riguardo alla loro missione a Zanzibar, a datare dal ricevimento della relazione che essi spedirono al ministero il 9 maggio scorso2 , un esemplare della quale sarà senza dubbio pervenuto pure a cotesto onorevole ministero.

In quella relazione si esponevano due modi di compiere la progettata esplorazione della regione del continente compresa fra il Kenia ed il Giuba: il primo che consisteva nel risalire il éorso del Giuba per accertarsi delle sue condizioni di navigabilità e della possibilità d'utilizzarlo come via immediata all'esportazione dei prodotti del Paese.

La base d'operazione per questa esplorazione doveva essere Kisimayo, detto anche Refuge bay, uno dei migliori porti della costa Somali. Il secondo modo d'esplorazione era di partire da Lamu, da Mombasa o da Pangani con una buona scorta, predendo come punto di mira il Kenya per poi di là risalire verso il nord fino ad incontrare il Giuba.

Come si faceva conoscere a cotesto ministero con nota del 12 giugno p.p.2 , si rispose intorno a questi progetti che appariva anzi tutto essenziale ed urgente di assicurarsi, al bisogno mediante accordo sul sultano, il possesso di Refuge bay, dopodiché si sarebbe potuto esaminare e decidere sul miglior metodo di esplorazione.

Con telegramma dello stesso giorno3 , i signori Fecarotta e Cecchi avvertivano che le presenti circostanze rendono impossibile ottenere dal sultano il possesso della suddetta baia, nemmeno in corrispettivo di rilevante somma. Aggiungevano non esistere nessun interesse germanico od altro ostacolo ad una spedizione lungo il Giuba; credevano anzi che il sultano sarebbe disposto a prestare i suoi buoni uffici.

Si rispose il giorno seguente4 che, se era impossibile la cessione, era desiderabile ottenere almeno per ora la facoltà di creare alla baia del refugio uno stabilimento commerciale marittimo italiano con piena libertà e franchigia di transito con l'interno.

I signori Cecchi e Fecarotta fecero notare che il trattato da essi conchiuso col sultano, il cui testo si trova per via, ci permetteva di creare fattorie in qualunque parte dei domini del sultano, ci accordava piena libertà di commercio e, quanto al transito, gli stessi diritti della nazione più favorita.

4 • Ed. In L'Italia in Africa, serle storica, vol. II, Oceano Indiano, tomo II, Documenti relativi a Zanztbar e al Benadtr (1884-1891), a cura di c. Giglio, Roma, Poligraflco dello Stato, 1967, pp. 28-29.

• -Non pubblicata nel vol. XVII-XVIII della serle II. • -Cfr. serie II, vol. XVII-XVIII, n. 964. 4 Cfr. L'Italia in Africa, Oceano Indiano, tomo II, cit., p. 26.

Un nostro concittadino dimorante a Zanzibar, il signor Filonardi, era

disposto a stabilire alla baia del refugio delle fattorie commerciali.

Si pregòò allora (telegramma del 16)5 il signor Filonardi di mandare un suo progetto particolareggiato e s'invitò il capitano Cecchi, sul riflesso che i vantaggi suindicati erano una pura applicazione del trattato, ad ottenere almeno la franchigia doganale per tali stabilimenti, come pure ogni altro favore che fosse giudicato particolarmente utile.

La richiesta della franchigia doganale e d'altri favori prima della ratificazione del trattato, parve6 ai signori Gecchi e Fecarotta poter compromettere i nostri interessi; del resto essi notavano che gli attuali diritti doganali non son gravi.

Questo ministero si era dichiarato favorevole all'esplorazione ed all'eventuale acquisto di territori interni secondo il progetto n. 2 indicato nella relazione del 9 maggio, e ne dette la conseguente autorizzaz~one al capitano Cecchl con telegramma del 27 giugnoa.

Il 27 i signori Cecchi e Fecarotta informavano7 che, a causa delle recenti spedizioni tedesche miranti al possesso delle regioni del Kenya, del protettorato dalla Germania accordato al sultano di Witu, e delle ostilità cogli indigeni, le vie accennate nel progetto n. 2 si rendono difficili, per cui essi stimavano preferibile il progetto n. l, prendendo a base d'operazione la baia del refugio. Bastava all'attuazione di questo progetto la somma di 12 mila talleri, essere però indispensabile un vaporetto di dimensioni minori del piccolo piroscafo « Welf » del bar.one von der Decken rammentato nella citata relazione, nonché èue lance con remi smontabili simili all'« Alice» ideata dallo Stanley.

Mentre si provvede alla spedizione della suddetta somma, il sottoscritto deve pregare cotesto onorevole ministero di voler disporre dal canto suo per l'invio a Zanzibar di questi galleggianti, mentre il Cecchi ed il Fecarotta stanno organizzando sul posto la spedizione8•

5

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2292. Vienna, 1° luglio 1885 (per. il 4).

L'attitudine che il Gabinetto di Vienna osserva sin d'ora a fronte del nuovo Ministero inglese se è indubbiamente simpatica si manterra però per ora assai riservata, anzitutto perché come di ragione anche in ciò la politica del Governo austro-ungarico non può a meno di regolarsi su quella che seguirà

4 s Iv!, p. 27.

• -Ibidem. ., Iv!, p. 28 (in realtà del 29 giugno). • -Con Nota riservata 268 dell'8 luglio, non pubblicata, Brin rispondeva che era sempre stato favorevole al primo progetto; suggeriva Inoltre delle ricognizioni preliminari, oggetto poi delle iStruzioni Tl*'l T. 623 del 21 luglio, non pubblicato.

11 cancelliere germanico ed inoltre perché non sarà che dopo le nuove eleziom che si potrà giudicare se il Gabinetto di lord Salisbury è in grado di dare garanzia di stabilità che solo può essere base ad efficaci amichevoli relazioni.

Conservando ieri col conte Kalnoky intorno ai risultati che ben si possono dire negativi dei lavori della Conferenza pel canale di Suez, egli conveniva meco che la sola grossa questione, quella della commissione permanente di vigilanza, era rimasta insoluta, sebbene i delegati inglesi nelle ultime sedute avessero lasciato travedere la possibilità di nuovi concessioni da parte del loro Governo. Però, dicevami S. E., è chiaro che fino a quando gl'inglesi resteranno in Egitto, non ammetteranno l'esistenza di quella commissione permanente di sorveglianza sul canale; la vera questione dunque si è quella della evacuazione dell'Egitto da parte degl'inglesi di cui non si è parlato, ma che pur dovrà venire sul tappeto, questione questa assai più difficile per gli uomini che compongono il nuovo Gabinetto che in fatto di politica egiziana hanno fatto in antecedenza delle dichiarazioni che entro certa misura impegnano le loro future decisioni.

Tosto però S. E. aggiungeva che del resto per ora non c'è premura di definire la questione del canale, tanto più che inconvenienti non ne successero mai dacché fu aperto, e tenuto conto anche che le circostanze che avevano fatto ravvisare urgenti provvedimenti che ne garantissero il tracciato, cioè i timori di una guerra anglo-russa in Asia, si possono dire dileguati.

Come l'E. V. vede, questo linguaggio del primo ministro imperiale sarebbe manifesta prova dell'intendimento del Gabinetto di Vienna di mantenere per ora un'attidudine di benevola aspettativa a riguardo del Gabinetto di SaintJames.

6

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

T. S.N. Parigi, 2 luglio 1885, ore 11,45 (per. ore 14,05).

Par son télégramme d'hier V. E.2 en m'annonçant que le Ministère s'est reconstitué sous sa présidence et que Sa Majesté lui a confié avec le portefeuille de l'intérlieur l'interim des affaires étrangères réclame ma coopération pour continuer sur les traces de son prédécesseur la tàche de consolider et de raffermir de plus en plus nos rapports d'amitié et de confiance mutuelle avec les autres Puissances. Je suis heureux de pouvoir pour ma part m'associer à cette noble tàche et je m'y dévouerai avec d'autant plus de zèle que j'aurai pour me guider la haute sagesse de V.E.

• Cfr. n. 3.

6 1 Da ACS, Carte Depretis.

7

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

L. PERSONALE. Vienna, 3 luglio 1885.

A quest'ora devi essere giunto a Karlsbad stando alla tua lettera del 281, ed io dovrei andarci ... ma viceversa non ci vado. Ho mandato al diavolo il medico che mi ha consigliato quella cura e bevo a Vienna le acque di Schlossbrunn. Chi ti consegnerà queste righe si è il conte Serristori addetto alla mia ambasciata, l'erede universale dell'ottimo Alfredo che tu pure avrai conosciuto. E un giovane d'ogni eccezione maggiore, e non dico altro.

Dunque la crisi è risolta, Mancini è uscito e francamente non poteva più restare; a torto od a ragione, a ragione a parere mio la Camera, il Paese, l'Europa ne erano assai stufi!

In tutta confidenza ti dirò, ciò che parmi sia il segreto di Pulcinella, che ho fatto il gran rifiuto; oh ma proprio nel modo il più assoluto ed al tempo stesso il più spiacevole per me, poiché Depretis si è messo dietro il re ed ha fatto si che l'invito, le insistenze mi venissero direttamente da Sua Maestà, a cui quindi i miei insistenti dinieghi dovettero pure diriggersi. Ti prego però di non parlarne, ed anzi se qualcheduno ti interrogasse, rispondi che nulla ne sai.

Intanto abbiamo un provvisorio impossibile, poiché Depretis che non poteva già neppur più tirare innanzi coll'interno, ha sulle braccia in più gli esteri, vale a dire che non se ne occuperà affatto, lasciando fare tutto da Malvano che, se e un egregio esecutore, non ha ombra di iniziativa. Ma chi verrà dopo l'interim, il problema resta intatto ed insolubile: in soddisfacente maniera.

Grazie mille per le interessanti notizie che mi dai. A Berlino come qui conseguentemente si sta in aspettativa benevole sì, ma molto riservata a fronte del nuovo Gabinetto inglese: anzitutto perché si aspetta di veder chiaramente che attitudine sarà per prendere tanto nel conflitto abissino, come essenzialmente in Egitto, eppoi anche perché fin dopo le elezioni non si ha grande fiducia sulla sua stabilità.

A proposito sai che Depretis deve andare a Karlsbad anche lui, ma suppongo vi giungerà dopo la tua partenza.

Ti stupisci perché non si è pronunciato il nome di Visconti Venosta io non me ne stupisco affatto poiché egli si eclissa così completamente che più nessuno pensa a lui.

Quasi sicuramente sarò ancora a Vienna il 26 per riceverti a braccia aperte, cosa che faranno del pari i Reuss a cui ti ho annunziato,... madame Basile che é di ritorno.

Ti siano propizie le acque di Karlsbad...

P. S. Sei pregato di indicarmi il tuo alloggio.

7 ' Non pubblicata nel vol. XVII-XVIII della serie II.

8

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, ALLE AMBASCIATE 1

D Roma, 4 luglio 1885.

L'ambasciatore di Francia è venuto, per istruzione del suo Governo, a con

ferire meco circa la divisata Convenzione per la libera navigazione nel canale

di Suez.

Il signor de Freycinet (così meco si esprimeva l'ambasciatore) osserva che

l'opera della commissione adunatasi a Parigi con l'incarico di preparare uno

schema di convenzione, ebbe già un risultato abbastanza soddisfacente. Lo sche

ma è stato pressoché integralmente concordato con l'unanime assenso dei dele

gati, e la divergenza che ancora sussiste rispetto a pochi punti è piuttosto di

forma che di sostanza. Di codesti punti tuttora insoluti uno solo ha particolare

importanza: quelLo relativo all'esercizio di un diritto di sorveglianza sopra la pun

tuale esecuzione della Convenzione, per il quale di fronte al testo approvato

dalla maggioranza travasi un emendamento dell'Inghilterra, al quale fece adesio

ne l'Italia *Forse anche questo e gli altri pochi punti controversi avrebbero

potuto comporsi se non fosse sopravvenuta la crisi ministeriale in Inghilterra.

In ogni modo*, il signor de Freycinet opina che il compito della commissione

dovrebbe ora riprendersi mediante uno scambio diretto di idee tra i vari Gabi

netti, e rivolgendosi, come agli altri, così anche al Governo del re, ci chiede

quali sono i nostri intendimenti e i nostri propositi circa il modo migliore e più

spedito per giungere ad una definitiva soluzione della quistione.

Le cose stanno veramente come sono esposte dal signor Freycinet. Al dispac

cio ministeriale del 26 giugno scorso2 è acchiuso il progetto di Convenzione

per il canale di Suez, quale è uscito dalle mani della commissione di Parigi.

Le varianti concernono pochi articoli, e sarebbe certo assai desiderabile che

anche rispetto a questi si potesse addivenire ad un accordo generale.

Ringraziando il signor Decrais per la sua comunicazione, non esitai quindi

a dirgli che noi accettiamo ben volentieri il propostoci scambio d'idee, e che,

come già facemmo, per quanto da noi poteva dipendere, opera di conciliazione

nella commissione di Parigi, così continueremo, in questa nuova fase dei ne

goziati, ad adoperarci acciò si trovino, per i pochi punti che soli rimangono in

contestazione, i termini di un conveniente ed equo componimento.

Di questo mio dispaccio le riassumo la sostanza in un mio telegramma3 pregandola altresì di significarmi sollecitamente quale accoglienza sia stata fatta alla comunicazione del Governo francese dal Governo presso il quale ella · è accreditata4• È evidente (e lo noto nel mio telegramma) che sopratutto im

• -Non pubblicato nel vol. XVII-XVIII della serie II. • -T. 582 del 5 luglio, non pubbl!cato. • -Cfr. n. 23.

lO

porta conoscere il pensiero del presente Gabinetto britannico; se cioè, e in quale misura, sia disposto a fare alcuna ulteriore concessione oltre a quelle che già furono consentite dalla delegazione inglese nella commissione di Parigi.

8 1 Ed., con l'om!ss!one del brano fra aster!sch!, in LV 58, pp. 424-425.

9

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3924. Berlino, 5 luglio 1885 (per. il 9).

En suite de la dépeche de V.E. du 30 juin échu1 et de son télégramme~ du 2 juillet2 , je me suis ménagé un entretien avec le secrétaire d'Etat qui n'a pu me recevoir que hier.

Je lui exprimais votre désir. Il me disait que lui aussi, bien loin de vouloir soulever des obstacles, était camme nous disposé à se preter à la combinaison qui accélérerait le mieux un règlement de la question visée par le mémorandum britannique. C'est là néanmoins une affaire d'une nature fort complexe. S'il est vrai que la Convention de Londres du 18 mars dernier, ne comporte pour les parties contractantes que l'engagement de soumettre aux Chambres respectives la proposition d'assumer la garantie de l'emprunt égyptien, il aurait cependant quelques scrupules à conseiller ici de passer outre aux ratifications sans l'assentiment préalable du Parlement. Solliciter, après coup, la sanction du Reichstag produrait un facheux effet dans l'assemblée déjà disposée peut-etre à élever quelques critiques sur certaines lacunes dans la Convention. Le Reichstag pourrait attribuer à un manque de procédé l'omission de requérir préalablement sa sanction; et ce d'autant plus qu'il n'est aucunement prouvé que la garantie d'emprunt n'entrainerait pas, un jour, des charges financières pour les Etats conjointement solidaires.

Il est une autre considération.

L'imprévu joue aussi un certain ròle dans le monde parlementaire, et il ne faudrait pas exposer la signature de l'empereur à rester meme partiellement sans effet, dans le cas où il se formerait une majorité d'opposition.

Le comte de Hatzfeldt estimait dane à propos de demander l'avis du Département de la justice, pour voir s'il y aurait une forme possible d'entente. S.E. ajoutait qu'elle ne saurait d'ailleurs se prononcer avant de connaitre aussi les dispositions d'autres cabinets. Cela prendrait plusieurs jours, et il se réservait de me reparler de la question.

En me référant à mon télégramme d'hier3..•

9 ' D. 1902, non pubblicato.

• Con T. 575, non pubblicato, Depretis chiedeva l'opinione degl! altri Gabinetti sulla posslb1l!tà, sostenuta nel memorandum britannico, di scambiare le ratiflche senza attendere l'approvazione delle Camere.

3 T. 1094, non pubblicato.

10

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. 3926. Berlino, 7 luglio 1885 (per. l'11).

Par mes rapports du 28 juin et 2 juillet nn. 39172 et 39223 , j'avais déjà indiqué quelle était l'attitude du Cabinet de Berlin en présence de la communication française concernant l'affaire du canal de Suez. Le télégramme circulaire de V.E. en date d'hier4 m'a fourni l'occasion de constater aujourd'hui auprès du soussecrétaire d'Etat, que san attitude n'a pas cessé d'etre expectante. Le Gouvernement impérial attend que le nouveau Ministère anglais expose d'abord ses propres vues, ce qui amènera aussi la France à se déclarer à san tour. Si nous avons de notre còté quelques idées à émettre, an se ferait ici un devoir de les examiner. Mais l'Allemagne s'abstiendra de toute initiative de propositions. Il lui semble qu'il convient de laisser aux Puissances occidentales le soin de prendre, en premier lieu, la parole.

*Le discours prononcé hier par le marquis de Salisbury à la Chambre des lords, a produit ici une impression plutòt satisfaisante. San langage a été mesuré et à la fois conciliant dans une certaine mesure. Mais il demande du temps pour résoudre les questions en suspens, ou du moins pour les acheminer vers une solution. Il vise évidemment, tout en reprenant les négociations au point où elles ont eté laissés par les prédécesseurs, à faire mieux qu'eux, à obtenir sur le terrain de la politique étrangère quelques succès de nature à lui rallier les suffrages publics à l'époque des élections générales. Il ne faudrait pas lui rendre la tache trop ardue. Il 'est à espérer, me disait le comte Herbert de Bismarck, qu'on saura à Saint-Pétersbourg, en ce qui regarde l'Afganistan, se rendre compte de la position faite au chef actuel du Foreign-Office par des événements antérieurs à son arrivée au pouvoir.

Il semblait au sous-secrétaire d'Etat que, sauf l'imprévu, la diplomatie européenne a devant elle une période d'un certain calme et d'attente.* En me référant à mon télégramme de cette après-midi5••.

11

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL REGGENTE IL COMMISSARIATO CIVILE AD ASSAB, PESTALOZZA

D. RISERVATO 493. Roma, 9 luglio 1885.

Il suo rapporto del 21 giugno scorso, n. 5781, si estende sull'utilità di una occupazione di Zeila, Berbera e dell'Barar, d'accordo col re Menelik che aspira al possesso di quest'ultima provincia.

IO ' Ed., con l'omissione del brano fra asterischi, !n LV 58, p. 427.

• -Non pubbl!cato nel vol. XVII-XVIII della serie II. • -Non pubblicato. 4 Non pubblicato, ma cfr. n. B. • -T. 1099, non pubblicato. 11 1 Cfr. serie Il, vol. XVII-XVIII, n. 977.

Noi non abbiamo mancato di proseguire, e con impegno, questo progetto d'occupazione; ma abbiamo trovato difficoltà nel Governo inglese sopratutto per quanto riguarda Zeila, senza la quale sarebbe inutile pensare ad occupare l'Harar. Non si è avuto occasione di conoscere su questo punto le intenzioni del Gabinetto Salisbury, ma non si può presumere di trovare in esso condiscendenza maggiore del Gabinetto che lo ha preceduto.

Non intendiamo però di abbandonare senz'altro l'idea, ed ella farà cosa utile a vegliare da quel lato e ad informarci di quanto possa accadere di nuovo2•

12

IL REGGENTE IL COMMISSARIATO CIVILE AD ASSAB, PESTALOZZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 579. Assab, 9 luglio 1885 (per. il 26).

Il Comando delle forze navali nel Mar Rosso, dietro ordini superiori\ affidava al cavalier Marchese, comandante il r. avviso «Esploratore», la missione di stabilire il protettorato italiano, luogo questo litorale dancalo, da Beilul a Massaua. Invitato da quel Comando superiore, per mezzo del cavalier Maissa, a coadiuvare a quella missione, m'imbarcai da Assab sull'« Esploratore» il 22 dello scorso giugno ed alla sera del 26 eravamo già a Massaua. La missione venne pacificamente compiuta senza difficoltà e resistenza da parte delle popolazioni, le quali anzi si dimostrarono soddisfatte. Inalberata la bandiera nazionale in E dd nel pomeriggio del 23, l'« Esploratore » la saluta con ventuno colpi di cannone, e il comandante Marchese consegnandola al capo principale, sceik Mohamed Ahmed Eedo, dichiarò Edd ed il suo territorio sotto il protettorato del Governo italiano. Il 25 a Meder, entriamo in trattative con quelle popolazioni. Il capo principale, sceik Mohamed Osman, assuefatto a nascondersi all'avvicinarsi di navi a vapore per dissensi e disgusti avuti con gli egiziani, dà prova di speciale fiducia negl'italiani ed entra con noi in relazione diretta. Il Paese è fortunato di avere la protezione dell'Italia, per liberarsi dalle probabili vessazioni dei naib di Massaua e per aver valido appoggio contro le incursioni abissine e contro le prepotenze dei generali del re Giovanni d'Abissinia, che, non contenti di avere, da quattro anni in qua, spogliato il Paese e costretto quelle misere popolazioni a rifugiarsi nelle isole prive di acqua e di vegetazione, hanno imposto loro una tassa di 2000 talleri sull'estrazione del salgemma dalle cave di Asaali, distanti due giornate di cammino da Meder. Malgrado le buone disposizioni dimostrate da quella popolazione, e la necessità, direi quasi, di ottenere efficace protezione, nacque però all'ultimo momento un dissenso, sull'entità delle regalie da ricevere, tra le tre frazioni che compongono quell'abitato, e per non compromettersi lo sceik Mohamed Osman si astenne da ogni ulteriore trattativa e si allontanò. Così il comandante Marchese non potendo perdere tempo maggiormente su quella rada

11 • Cfr. n. 79.

12 ' Cfr. L'ltazta in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo III, Documenti ( 1883-1885), a cura di C. Olgllo, Roma, Istituto Pollgraflco dello Stato, 1960, p. 186.

fu costretto all'indomani 26 di scendere a terra e, davanti alla compagnia di sbarco che presentava le armi alla bandiera nazionale spiegata, dichiarava ugualmente Meder e il suo territorio sotto la protezione dell'Italia, e con nuove trattative, la cerimonia si sarebbe compiuta con il pieno assenso e la presenza dei diversi capi, ma il tempo stringeva e non si credè utile perdere un'altra giornata; intanto lo scopo era ugualmente raggiunto; sarà facile, quando si voglia, mettere d'accordo quei tre o quattro capi, e, richiederanno essi medesimi di ricevere in pegno di buona amicizia quella bandiera che per ora non si reputò conveniente di lasciare loro. Il 27 giugno s'inalberava la bandiera nazionale sull'isola di Hauakil e se ne lasciava depositario, Ismail Mohamed anziano dell'unico villaggio composto di 25 capanne, e ciò, in assenza del capo chiamato Ismail Ukuli. Nel pomeriggio del 27 si passa davanti a Duleh (lato sud-ovest della penisola di Buri) e non vi si trova più traccia del villaggio stato distrutto due anni or sono dagli abissini e abbandonato in conseguenza dai suoi abitatori, sparsi ora in altri punti della costa e nelle isole. Verso sera l'« Esploratore:. prende ancoraggio davanti all'isola e villaggio di Dessè, ove sventola la bandiera egiziana. Qui pure la popolazione è dancala. Vi ritrovo lo sceik Mohamed zio del sultano Mohamed Anfari, che avevo già conosciuto in Assab nell'estate dell'83. Egli è originario della penisola di Buri e vive provvisoriamente in Dessè. In Dessè, malgrado il desiderio manifestatoci dal capo del paese, di surrogare la bandiera italiana all'egiziana,

ci accontentiamo di prendere nota di quello stato di cose.

Al mattino del 28 imbarchiamo sull'« Esploratore» Ghiidar Ebn Negus capo di Machanili villaggio principale della penisola di Buri, ed internandoci un poco nel golfo di Zula, diamo fondo all'ancora in una insenatura che serve di approdo al detto villaggio di Machanili, il quale non dista più di mezz'ora, ed è sito in vicinanza del lago salato o saline che occupano il centro di quella penisola. In quell'insenatura s'inalbera alla spiaggia la bandiera italiana e salutata con ventuno colpi di cannone, il comandante Marchese dichiara tutta quella penisola e relativo territorio sotto il protettorato italiano. Ghiidar Ebn Negus riceve la bandiera e ne è costituito depositario.

Alla spiaggia giacciono due o trecento sacchi di sale che aspettano i sam

buchi che li trasporteranno all'opposta spiaggia, proprio dirimpetto, per sbarcarli

nel villaggio di Zula ove un impiegato egiziano percepisce la decima sopra quel

sale, che viene acquistato da quelle popolazioni del luogo e a dorso di muli di

asini o di cammelli trasportato ai vicini confini abissini.

Le saline di Machanili sembrano dover essere di molta importanza, ed è

senza dubbio la loro posizione che ha fatto spingere le incursioni abissine sino

nella penisola di Buri; come l'immensa importanza delle cave di salgemma di

Asaali ha spinto i soldati del re Giovanni sino a Meder.

Giudicandone da queste brevi e prime nozioni avute, credo che le saline di

Machanili siano quelle che forniscono la maggior quantità di sale ordinario al

consumo dell'Abissinia settentrionale, sia per la via marittima di Zula, sia per

quella terrestre di Arafali. Mentre le cave di salgemma di Asaali sono forse le

uniche dalle quali l'Abissinia provvede alla sua moneta di scambio ossia amulet

o pezzi oblunghi o quadrilateri di salgemma che si comprano alla costa in numero di 17 per un tallero e vanno man mano che s'internano acquistando maggior valore a1 punto di averne appena 4 o spesso anche 2 soli per un tallero.

Le cave di Asaali e le saline di Machanili andrebbero meglio studiate sui luoghi, quando il R. Governo desiderasse avere a riguardo una relazione dettagliata e precisa. La ristrettezza del tempo, la stagione ed anche lo stato mio di salute non mi permisero di farlo con maggiori particolari.

In tal modo l'« Esploratore » ha compiuto la missione avuta e i quattro punti principali, dichiarati col relativo territorio sotto il protettorato d'Italia, comprendono tutto il littorale e prospicenti isole da Beilul a Massaua.

13

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL REGGENTE IL COMMISSARIATO CIVILE AD ASSAB, PESTALOZZA

D. 495. Roma, 10 luglio 1885.

Col rapporto n. 573 in data 15 giugno scorso, mi pervennero due lettere del re Menelik una diretta a S.M. il Re, l'altra a me1•

Nelle due lettere concepite in termini quasi identici, si dice che mentre il re Menelik stava preparando l'invio di un'ambasciata in Italia, gli giunse la notizia che i nostri soldati erano per occupare Beilul e Massaua. Per Beilul si trova l'occupazione giusta perché là fu sparso sangue italiano; per Massaua si crede che 'sarebbe stato meglio mettersi prima d'accordo col re Giovanni.

Si risponderà a queste lettere e si trasmetteranno le risposte a V. S. pel loro recapito2•

14

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3928. Berlino, 10 luglio 1885 (per. il 20).

Je remercie V.E. de m'avoir communiqué par sa dépéche du 2 juillet,

n. 19331, un télégramme du commandant Fecarotta ,et du capitaine Cecchi2.

Il en résulte assez clairement que le sultan Bargash ben SaYd et la Compagnie allemande de l'Afrique orientale jouent au plus pressé pour étendre leurs acquisitions respectives sur la cote opposée à Zanzibar. Cette dernière avait déjà, dans ces régions, acheté et mis sous la protection de l'Empire un territoire assez considérable. Elle annonce maintenant qu'elle a sous sa dépendance quatre fleuves en partie navigables, le Pangani, le Rufidji, le Wami

2 Con T. 1087 del 1° luglio, non pubblicato, Cecchl e Fecarotta riferirono la comunicazione del sultano ai rappresentanti europei relativa alle zone da lui occupate e minacciate dalla Germania; cfr. L'Italia in Africa, Oceano Indiano, tomo II, cit. p. 30 (trascrizione del telegramma nella nota del 2 luglio al Ministero della marina).

1.')

et le Kmyani, et s'etre approprié le territoire de Chuta. La vallée du Rufidji peut devenir, à ce qu'il parait, le grenier de mai's et de riz pour Zanzibar. Elle est beaucoup plus fertile que le premier territoire acquis, l'Usagara. Reste à savoir si la Compagnie obtiendra pour ses nouvelles acquisitions, comme pour les anciennes, le protectorat allemand.

Je demandais hier au secrétaire d'Etat, sans lui parler du télégramme précité, si les difficultés, qui avaient surgi dans ces parages, étaient en voie de s'aplanir. Il avait lieu d'espérer qu'on y parviendrait sans recourir à des démonstrations navales et qu'à cet effet l'Angleterre userait de son influence. Le fait est que les prétentions du Sultanat sont fort contestées et contestables, car il invoque sa souveraineté sur des points où, jusqu'ici du moins, elle n'aurait installé que des stations purement commerciales.

L'agence télégraphique Wolff annonce que le docteur Rohlfs a quitté Zanzibar pour se rendre en Europa. Tout porte a croire que la nouvelle est exacte. Elle confirmerait le bruit que le Gouvernement impérial, peu satisfait de la gestion de ce consul général, voudrait la confier en mains plus habiles. Bien des voix se font entendre pour se plaindre que M. Rohlfs engage trop les intéréts de l'Allemagne vers la cote orientale de l'Afrique, au rlsque de susciter de très-graves embarras.

J'attends avec un vif intérét de connaitre le résultat des explorations du capitaine Cecchi vers les embouchures du Giuba.

13 1 Cfr. LV 66, pp. 193-195. Le lettere, in data 10 aprile, erano indirizzat~ al re ed al ministro degli esteri. " Cfr. nn. 27 e 29 (trasmesse con D. 503 del 28 luglio, non pubblicato).14 1 Non pubblicato.

15

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 144. Pietroburgo, 10 luglio 1885 (per. il 20).

L'E.V. col suo telegramma delli 4 corrente1 , confermato dal dispaccio parimente del 4 n. 167 di questa serie2 , si compiace di fermare nuovamente la mia attenzione sul progetto di convenzione per la libera navigazione del canale di Suez.

Già ebbi l'onore, col mio rapporto del 3 corrente n. 140 di questa serie3 ,

al quale fece seguito a pochi giorni dapoi il mio telegramma del di fornire all'E. V. alcuni ragguagli sul concetto che questo Gabinetto erasi formato del succitato progetto. Malgrado il lutto di famiglia che sventuratamente colpì

S. E. il signor de Giers, questi, in mira eziandio dei vari assunti politici a cui deve in oggi attendere, ricevette ieri i capi di missione e colsi quindi questa opportunità per richiederlo delle sue vedute circa lo scambio d'idee fra i vari Gabinetti proposto dal signor di Freycinet per facilitare un accordo definitivo sulla suespressa convenzione.

• -Cfr. n. 8. • -Non pubblicato. • -T. 1100, non pubblicato.

Il signor de Giers mantiene i suoi apprezzamenti a riguardo dei punti del progetto al proposito dei quali erasi associato alle varianti proposte da altri Gabinetti, apprezzamenti che già comunicai all'E.V. con precedente rapporto. Così egli accetta lo scambio d'idee a cui fa invito il signor de Freycinet, ma sta saldo nei suoi concetti e particolarmente sulla convenienza di ampliare considerevolmente lo spazio delle acque territoriali egiziane, alle quali deve applicarsi il regime della neutralità.

Il signor de Giers convenne peraltro che nulla potrassi conchiudere innanzi di conoscere le mire del nuovo Gabinetto inglese.

Essendomi occorso di conversare con sir Edward Thornton su quest'argomento, il mio collega d'Inghilterra mi espresse la sua opinione favorevole ad un allargamento del regime neutrale delle acque territoriali egiziane, potendosi altrimenti facilmente, con un blocco, eludere il privilegio della libera navigazione del quale vorrebbesi dotare il canale di Suez.

15 1 T. 582, in realtà del 5 luglio, non pubblicato.

16

IL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. S.N. Aden, 11 luglio 1885 (per. il 26).

M'affretto ad informarla che alcuni giorni fa, il nuovo residente politico, generale Hogg, ritornò dal suo viaggio d'ispezione sulla costa d'Africa nel golfo d'Aden.

Arrivato a Zeila fece sospendere tutti quei lavori che il suo rappresentante dietro incarico del maggiore Hunter aveva incominciato. Fece conoscere la sua intenzione di ritirare parte di quei pochi soldati là di stazione. Secondo me egli non incoraggerà l'Inghilterra a restarvi, in Zeila, sia per conto proprio sia per conto dell'Egitto. Il generale Hogg si rende poco conto dell'importanza di quel punto commercialmente parlando.

Se l'Inghilterra dovesse abbandonare Zeila, sarebbe un vero peccato che l'Italia non ne approfittasse subito per venire ad un accordo colla Turchia. Sono certo che la Francia mira ad impadronirsi dell'Harar, essa non solo accordò la protezione a diverse tribù dell'interno sulla strada dalla costa all'Harar ma il console francese di Zeila dice che ora stanno facendo delle strade per facilitare una spedizione da Obock ad Harar: suppongo voglia far ciò pel caso le venisse rifiutato Zeila.

Nel caso a V. E. riuscisse aver la cessione di Zeila, l'occupazione dell'Harar da parte dell'Italia potrebbe succedere immediatamente.

Io reputo una vera fortuna per l'Italia se potesse impadronirsi dell'Harar; la ricchezza di quella provincia, il suo clima dei più salubri, la temperatura durante tutto l'anno primaverile meriterebbe che l'Italia facesse, occorrendo, anche

-Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

un sacrifizio pecuniario per ottenere dalla Turchia una simile cessione. L'Harar occupato da una Potenza europea finirebbe per rendere a quello Stato delle somme non indifferenti.

Dopo occupato l'Harar, l'Italia, con tutta facilità, potrebbe estendersi moltissimo essendo che tutte quelle popolazioni sono d'indole pacifica e volentieri s'adattano ad essere comandate anzi esse stesse desiderano che una Potenza europea occupi i loro territori. Oggi l'emiro dell'Harar, lo governa con circa 300 soldati; ciò dà un'idea a V. E. che l'occupazione dell'Harar si potrebbe eseguire con pochissima spesa1•

17

IL REGGENTE IL COMMISSARIATO CIVILE AD ASSAB, PESTALOZZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 588. Assab, 12 luglio 1885 (per. il 2 agosto).

Per informazione dell'E. V. ed in relazione a quanto già accennavo in precedente mio rapporto n. 559 del 5 giugno u.s.1 , mi pregio di rimettere copia della risposta2 che il signor Lagarde comandante di Obock si è compiaciuto dare alla mia lettera particolare3• II signor Lagarde non accenna a fatto speciale e si mantiene sulle generali, io non dubito delle serie ragioni che egli ha di agire come ha agito; però una lettera che il Hummed Loeita, sempre in Obock a disposizione di quell'autorità, scrive al sultano di Raheita, e di cui unisco traduzione4 perché statami trasmessa dal nostro protetto, lascia supporre che al maggiore risentimento dei francesi contro la gente di Raheita, non sia estraneo l'essere questi protetti dall'Italia, e l'aver resistito a proposte di vendita o cessione di territorio alla Francia; dalla medesima risulta che l'autorità di Obock va sempre aumentando le sue domande ed in conseguenza le difficoltà per la soluzione della nota questione.

Comunque prevedendo quanto facilmente si potrebbe da quella parte far nascere un incidente, rispondo al sultano di Raheita, che a me si rivolse per avere buon consiglio, di scrivere direttamente al comandante di Obock, dandogli tutte le possibili garanzie per il mantenimento del buon ordine nel territorio dancalo di Obock e in quello confinante; assicurandolo della sincera sua

• -Non rinvenuta. • -Allegata al rapporto di cui alla nota l. Con essa Pestalozza chiedeva clemenza verso alcuni detenuti, originari di Raheita. • -Non pubbllcata.

intenzione di essere in buona armonia coll'autorità francese per proprio sentimento e per speciale raccomandazione del Governo italiano e di questo commissariato; e di pregarlo infine di accettare un deposito di denaro compatibile con le proprie risorse; al riguardo gli consiglio di scrivere a Hummed Loeita di rimettere in ogni modo i 500 talleri e i dieci cammelli al comandante dì Obock ancorché questi non acconsentisca in ricambio a liberare gli ostaggi; chiudo poi la mia lettera raccomandando nel modo più formale, al sultano, di evitare qualunque malinteso e di mantenere sempre le più amichevoli relazioni con i francesi e specialmente con quell'autorità.

16 1 Con D. 817 del 27 luglio, non pubbllcato, Malvano, nel comunicare la sostanza di questo rapporto a Nigra, reiterò la richiesta (cfr. n. 20) di notizie su!le intenzioni inglesiriguardo Zella e l'Harar.

17 1 Non pubbllcato nel vol. XVII-XVIII della serle II.

18

L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1118. Londra, 13 luglio 1885, ore 21,31 (per. ore 2 del 14).

Salisbury m'a dit que l'Autriche et l'Allemagne consentent à l'émission de l'emprunt avant l'échange des ratifications. Gouvernement allemand n'y met que la condition de faire émettre une partie de l'emprunt à Berlin. Le consentement des Puissances sera donné par simple notification. Je prie V. E. de vouloir bien, par conséquent, m'autoriser à notifier officiellement notre consentement, ou bien de le notifier à l'ambassadeur d'Angleterre à Rome1• Gouvernement anglais croit que la nouvelle de la mort du Mahdi est exacte.

Hl.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, COSTANTINOPOLI, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA, E ALL'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE AL CAIRO

T. 596. Roma, 14 luglio 1885, ore 12,15.

L'Allemagne et l'Autriche-Hongrie ayant notifié à Londres leur adhésion, nous venons également de confirmer auprès du Cabinet britannique que nous sommes consentants à ce que l'émission de l'emprunt égyptien ce fasse sans attendre l'échange des ratifications.

18 1 Con T. 598 del 14 lugllo, non pubbllcato, Depretis diede l'autorizzazione richiesta.

20

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRN

D. 805. Roma, 14 luglio 1885.

Riferendomi al precedente carteggio2 , relativamente alla condizione dello Harar, ho l'onore d'informar,e V.E. che, secondo i rapporti del r. console in Aden, le tribù tra Bulhar e Zeila, confinanti con i gadabursi, e la forte tribù degli orabut tra Zeila e Gildessa, nonché tutti i più influenti notabili di Zeila si sarebbero posti sotto la protezione della Francia, e si crede che lo scopo degli agenti francesi, nell'accordare queste protezioni, sia d'impedire l'accesso di altre Nazioni all'Harar.

In seguito a queste notizie, che confermano l'espansione dell'influenza francese in quelle contrade, sarei grato a V.E., se ella troverà modo, senza fare una formale domanda in proposito, e senza impegnarsi in una continuazione del precedente negoziato relativo ad un'eventuale nostra occupazione, di conoscere quale sia rispetto all'Harar e segnatamente rispetto a Zeila, l'intendimento dell'attuale Gabinetto britannico3•

21

L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1125. Londra, 16 luglio 1885, ore 12,02 (per. ore 14,50).

Les nouvelles encore assez vagues d'une concentration de troupes russes sur la frontière Afghanistan ont fait renaitre ici une certaine inquietude. Le fait est que les négotiations n'ont fait depuis deux mois aucun progrès vers une solution.

22

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 540. Parigi, 16 luglio 1885 (per. il 19).

Credo di dover chiamare l'attenzione dell'E.V. sul discorso che, in occasione della festa del 14 corrente, venne pronunciato a Tunisi dal signor Cambon, residente generale della Repubblica. In quel discorso egli combatte le tendenze di

20 • Ed. !n L'Italia in Africa, serle storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, Documenti ( 1885-1886), a cura d! C. Giglio, Roma, Istituto Pollgrafico dello Stato, 1966, pp. 7-8.

• -Cfr. serle II, vol. XVII-XVIII, n. 938. • -Nigra rispose con T. 1179 del 30 lugllo, un brano del quale è riportato al n. 58.

coloro che vorrebbero l'annessione della Reggenza per trasformarla in un; dipartimento francese, col corredo delle leggi e regolamenti, non che dei numerosi impiegati che caratterizzano l'amministrazione francese. È degno anche di rimarca l'articolo del giornale des Débats che approva senza riserva le dichiarazioni del signor Cambon.

È certo che in questo momento vi ha in Francia un partito che spinge fortemente all'annessione; gli uni per scopo di speculazione, colla speranza di monopolizzare il Paese, gli altri per avidità di impieghi governativi che sono tuttora l'aspirazione di gran numero di persone le quali non trovano più il mezzo di soddisfarla nel recinto della Francia che già possiede una esuberante ricchezza di funzioparii.

Il Governo sembra resistere a quelle tendenze, ma può essere trascinato ad ubbidirvi, e basterebbe un voto della Camera per costringerlo a piegare se non fosse trattenuto ancora dall'impegno preso dalla Francia di rispettare i trattati della Tunisia colle diverse Potenze, fra le quali l'Inghilterra e specialmente l'Italia che col Trattato del 1868 si era assicurata una posizione predominante nella Reggenza.

Avrò ulteriormente occasione di ritornare su quest'argomento della Tunisia, ma mi limito per ora a questi cenni ed a rassegnarle il testo del discorso del signor Cambon e l'articolo del Journal des Débats1•

23

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. 2296. Vienna, 16 luglio 1885 (per. il 20).

Devo fare una rettifica al mio rapporto del 12 corrente2 relativo alla comunicazione fatta dal Gabinetto di Parigi a quello di Vienna in ordine all'ulteriore seguito da darsi all'operato della commissione internazione per il canale di Suez.

Il conte Kalnoky essendo impedito di ricevere in quei giorni il corpo diplomatico, e non avendo potuto attingere direttamente precise informazioni dovetti tenermi pago di riferire all'E.V. ciò che indirettamente era pervenuto a mia conoscenza.

Avendo ieri avuto occasione di vedere il ministro, portai la conversazione su quell'argomento *e dov,etti convincermi che l'accoglienza da lui fatta alla comunicazione francese era stata abbastanza fredda*. S.E. infatti mi disse di aver fatto notare all'incaricato d'affari di Francia che le divergenze di proposte che risultano dal progetto di trattato compilato dalla commissione non sono di così lieve momento come si accenna ritenere a Parigi, poiché anzi esse vertono sulle più essenziali questioni di principio, *che d'altronde il Governo inglese ha chiaramente

23 1 Ed., con l'omissione del brani fra asterischi, in LV 58, pp. 428-429 .

• lvi, p. 428.

fatto comprendere che, fino a quando durerà la sua occupazione dell'Egitto, non potrebbe consentire all'applicazione del trattato di cui è caso, che quindi tutto dipenderà dalla durata di quell'occupazione, il che sarebbe inopportuno e prematuro porre intanto in discussione*; che quindi conviene dar tempo al Gabinetto di Saint-James di far conoscere i suoi intendimenti. Tutto ciò premesso, S.E. conchiuse che, allorquando verrà il momento di riprendere in esame la questione, gli ampi e coscienziosi studi che la commissione ebbe a fare faciliteranno indubbiamente l'applicazione del sistema proposto dalla Francia di addivenire ad una definitiva soluzione, mediante negoziati diretti da Gabinetto a Gabinetto.

Il conte Kalnoky aggiungevami poi ancora che il diverso sistema tenuto dai vari rappresentanti francesi nel fare ai rispettivi Gabinetti la ccimunicazion~ di cui è caso, cioè verbalmente da alcuni e per iscritto da altri, era stato causa della maggiore importanza datavi dai giornali, oltrepassando così quella misura che il Governo francese aveva probabilmente inteso dare a quel passo. *A fronte di che s'era preso il partito a Parigi di far negare recisamente che una comunicazione qualunque fosse stata fatta intorno al canale di Suez.

Le succitate spiegazioni e gli apprezzamenti che le accompagnarono, mentre dimostrano la fredda accoglienza stata fatta qui all'entratura alquanto precipitata del Governo francese, sono pure un sintomo abbastanza espressivo di quella ben diversa attitudine che i due Imperi osservano ora a fronte del Governo britannico, dacché lord Salisbury ebbe a succedere al signor Gladstone*.

22 1 Non pubblicati.

24

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETTS

R. 3930. Berlino, 17 luglio 1885 (per. il 20).

Par mon rapport du 7 juillet n. 39261 , j'ai informé V.E. du jugement plutòt favorable que le comte H. de Bismarck énonçait sur le récent discours du marquis de Salisbury à la Chambre des lords.

Deux jours plus tard, le comte de Hatzfeldt me parlait sur le méme sujet avec plus de réserve, mais cependant en des termes qui impliquaient une certaine bienveillance envers le nouveau Ministère anglais. En effet l'avènement du Cabinet conservateur a été le signal d'une sorte de détente dans les relations de l'Angleterre avec l'Allemagne, où l'on était arrivé au dernier point de lassitude sur la politi:que de M. Gladstone, de cette politique que le général Gordon, dans son journal, comparait mélancoliquement à un tronc d'arbre flottant sur l'onde. On peut hardiment supposer qu'à Vienne on aura éprouvé le méme sentiment de soulangement. En France et en Russie les impressions sont tout autres, à en juger du moins par quelques publicistes montrant pour l'ancien Cabinet une sympathie posthume, dont on ne peut chercher la cause dans les services rendus.

24 ' C!r. n. 10.

Peut-etre après tout, ce qu'ils regrettent le plus dans le Ministère défunt, c'est son hésitation, son impuissance, dont ils se promettaient en définitive pour leurs Pays de réels avantages, tandis qu'une égale condescendance ne parait guère etre dans le tempérament, ni dans les principes de lord Salisbury.

Le fait est que dans la question de l'Afghanistan, tout en se disant lié par les engagements de ses prédécesseurs, il laissait entrevoir quelques réserves au sujet des passes de Zulficar. D'après l'avis du comte de Hatzfeldt, il n'en surgira pas un casus belli, mais les negociations n'aboutiront pas de sitòt à une entente avec la Russie.

Les questions concernant l'Egypte traineront aussi en longueur. Elles forment l'objet d'une enquete. Avant tout; selon les déclarations de lord Salisbury, il faut régler la question financière, en suite les conditions relatives au Soudan; mais il convient de lui laisser le temps d'examiner le problème si complexe. Il réfléchira avant de prendre des résolutions, afin àe n'avoir pas à les rétracter. Bref, on peut conclure de son langage qu'il regarde comme nécessaire la prolongation de l'occupation anglaise pendant un temps indéfini et indéfinisable, ne voulant pas quitter la place avant d'y avoir laissé la sécurité. En attendant, il nomme sir Henry Drummond Wolff comme commissaire spécial en Egypte. Or, cet administrateur passe pour un partisan fort tiède de l'autonomie égyptienne.

Il faut espérer que cette mission réussira mieux que celles précédentes de lord Dufferin et du comte de Northbrook. En tout cas, le programme dont il s'agi ne saurait certainement, dans chacune de ses parties, agréer en France, où le Ministère tenait à enrégistrer de ce eòté quelques succès avant les élections générales.

Le Cabinet impérial ne pouvait à moins de se rendre compte de l'effet que les déclarations du leader de la Chambre des lords produiraient à Saint-Pétersbourg et à Paris; et cependant le comte Herbert de Bismarck, aussi bien que le comte de Hatzfeldt marquent, dans cette circonstance, du bon vouloir envers le Gouvernement britannique. Il faut donc supposer que le prince de Bismarck était déjà prévenu, que lord Salisbury se disposait à remettre sur un pied de cordialité les relations avec l'Allemagne, lesquelles sous l'administration de M. Gladstone avaient pris la tournure que l'on sait, et dont nous avions subi ici le contre-coup. Le chancelier tient évidemment à ne pas détourner le courant de ces bonnes dispositions, qu'il saurait au besoin faire fructifier au mieux de propres intérets de l'Empire.

25

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2299. Vienna, 19 luglio 1885 (per. il 22).

Sembra accertato che la notizia data dai giornali dello stabilimento di una unione doganale dell'Austria-Ungheria con la Germania fosse, almeno come espressione d'un desiderio ungherese, realmente fondata alcuni giorni or sono.

Ma parrebbe che quella proposta che i ministri ungheresi ebbero a portare a Vienna non trovò favorevole accoglienza presso i ministri di questa parte della Monarchia.

Anzi tutto le immense difficoltà che un accordo di quel genere non può a meno di presentare per entrare dal campo della teoria in quello della pratica fece sì che la questione fu giudicata non abbastanza matura per farne fin d'ora oggetto di negoziati. Credo però di non andar errato dicendo che il timore di un troppo completo ed irremediabile assorbimento da parte della Germania, impressionò grandemente gli uomini di Stato austriaci e fece sì che si rifiutarono di mettersi in quella via.

Non è però men vero che se non nascono circostanze straordinarie, l'Austria-Ungheria trovandosi per necessità di conservazione sempre più trascinata nella orbita germanica finirà per lasciarsi legare ad essa da vincoli di natura costituzionale, sì e come il principe di Bismarck non ebbe a celare fu sempre suo desiderio; ed evidentemente in quella occasione si verrà pure ad una lega doganale. Ma questa sarà la parte più difficile dell'accordo da stipularsi, perché il principe di Bismarck ha sempre provato coi fatti che ben a ragione non intende menomamente subordinare gli interessi commerciali dell'Impero a considerazioni d'ordine politico. Infatti per intanto trattasi precisamente di stabilire una specie di modus vivendi che tenga conto sì degli interessi commerciali della Germania che di quelli dell'Austria-Ungheria. Ma da assai tempo questo modus vivendi che non leda troppo né gli uni né gli altri non lo si trova, e non sarei meravigliato se il cancelliere, allorché il conte Kalnoky si recherà a visitarlo per trattare seco lui oltre alle questioni del giorno d'indole politica, anche in tesi generale almeno le quistioni delle relazioni commerciali dei due Stati, farà sentire tutto il peso della sua ferrea mano per costringere l'Austria-Ungheria ad appigliarsi come a male minore al partito dell'unione doganale. Per intanto mi risulta che il Governo germanico mentre lascia intendere che i prossimi negoziati doganali da intraprendersi fra i due Stati saranno sommamente spinosi, non solo non accenna a desiderio da parte sua di stipulare l'unione doganale, ma anzi accentua che questa sarebbe impossibile finché l'Austria-Ungheria non avrà adottato la base monetaria germanica ed essenzialmente non

sarà riuscita a far cessare la irregolarità dei corsi della sua valuta. Ma evidentemente questo non è altro che il sistema a cui il principe di Bismarck si appiglia per fare con successivi passi entrare sempre più l'Austria-Ungheria nell'orbita della Germania in maniera che quando vi sarà intieramente impigliata, non possa più uscirne: poiché non vi ha dubbio, che la sicurezza assoluta dell'edifizio germanico quale lo innalzò il principe di Bismarck riposa assolutamente sull'unione indissolubile, quale la si intende a Berlino, dei due vicini Imperi.

Il risultato dei negoziati commerciali da intraprendersi nel prossimo autunno

sarà quindi assai significativo e meritevole conseguentemente della maggiore

attenzione per lo meno altrettanto dal punto di vista politico che da quello

economico e commerciale.

26

IL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. S.N. Aden, 20 luglio 1885 (per. il 2 agosto).

Facendo seguito alla mia dell'll luglio2 m'affretto riferire a V.E. che ho chiesto al maggiore Bunter se, ora che la Compagnia Kedivié finì i suoi viaggi tra Zeila e Aden, resteremo senza comunicazioni commerciali. Mi rispose di no perché il Governo inglese noleggiò un vapore in Inghilterra che verrà in breve per continuare quei viaggi.

Andando da un discorso all'altro si finì come al solito per parlare dell'Barar. Cominciò col dirmi che realmente è un vero peccato che quel Paese venga cosi abbandonato perché egli, come già lo disse e scrisse, è persuaso che ben ammiministrato è un Paese di grande risorsa. Quei terreni possono produrre tutto ciò che si vuole, caffé, cotone, cereali, indaco, vaniglia, ecc. ecc. insomma tutto ciò che produce l'India si può avere all'Barar.

Io credo che, se il maggior Bunter potesse, lo farebbe occupare dall'Inghilterra, ma trova degli oppositori alla sua politica e specialmente nel governatore locale che pare voglia far per progetto una guerra alle idee del suddetto. Gli dissi che correva voce che i francesi probabilmente avrebbero occupato l'Barar via Obock se non avessero potuto ottenere Zeila; mi rispose: «non lo credo per ora, ma è certo che nessuno potrebbe impedirglielo a menocché il Governo italiano non li prevenga, ciò che potrebbe fare pella via d'Assab :t. Gli risposi che non conosco le intenzioni del mio Governo, ma che io sarei il primo a sconsigliarlo di occupare l'Barar senza avere Zeila. Allora soggiunse: «ma io non credo che ci siano tante difficoltà; sono persuaso che a Londra vi lasceranno fare e non credo abbiate bisogno di occuparvene di quanto dirà la Turchia; voi avrete sempre la buona scusa da accampare che, causa l'evacuazione egiziana, parte dei vostri sudditi dovettere abbandonare l'Barar; che il Governo di quel Paese nene mani dell'emiro non presenta abbastanza garanzie e che voi, onde quelli ed altri negozianti italiani possano andare a stabilirvisi, foste obbligati ad occuparlo e che naturalmente dovendo occupal'e l'Barar era una necessità quella d'occupare anche Zeila ».

Gli feci osservare che l'emiro d'Barar vedrebbe per certo di cattivo occhio un'occupazione straniera; mi rispose: «è vero, ma già egli forse se l'aspetta, farete bene presentarvi all'Harar quali amici ed avvisarlo che la vostra intenzione è sola quella di parlo sotto la protezione italiana. Allorché avrete preso possesso gli proporrete delle buone condizioni, gli fisserete una rendita annua e quel giovane (l'emiro ha ora 18 anni) sarà contento».

Mi disse infine che egli parte col prossimo Rubattino che, non potendo andare a Roma, avrebbe volentieri veduto qualcuno a Napoli incaricato dal Ministero degli esteri. Gli dissi che lo credevo difficile tantoppiù che forse

26 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, c!t., pp. 8-9.

• Cfr. n. 16.

il vapore arrivera m Napoli in quarantena. Allora mi fece presente che se posso dargli una lettera di presentazione pel nostro ambasciatore a Londra e nel caso il Governo italiano tiene ad avere delle informazioni esatte, egli dietro invito del nostro ambasciatore si recherà all'ambasciata e potranno discorrere su ogni punto. Io gli dissi che anzi desideravo che una persona cosl competente come lui fornisse tutti i particolari in proposito al nostro ambasciatore il quale li avrebbe comunicati al Governo a Roma e che gli avrei dato la lettera chiestami. Egli mi assicurò che se il desiderio del Governo italiano è quello d'occupare z,eila e Harar egli metterà a disposizione dell'Italia tutta la sua influenza per riescire nell'intento. Il maggior Hunter sarà a Londra verso la fine d'agosto o primi di settembre.

Sarebbe una vera fortuna poter mandare una parte di quei poveri soldati che stanno così male a Massaua a rinfrescarsi all'Harar. Il maggior Hunter non crede necessario offrire danaro alla Turchia; egli dice: «si prende e si lascia protestare. I trenta uomini egiziani che sono a Zeila si mandano a Suez come si mandarono a Massaua quelli di Beilul >3

27

IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, AL RE DELLO SCIOA, MENELIK II l

Monza, 23 luglio 1885.

L'ultima lettera che Vostra Maestà si compiacque spedirei per mezzo del nostro fedele suddito, il conte Pietro Antonelli2 , esprime il desiderio di sapere da noi tutta la verità e le ragioni per cui Massaua fu occupata dalle nostre truppe. Siamo lieti dell'occasione che ci si offre d'informare Vostra Maestà di quanto è accaduto e di rassicurarla pienamente sulle nostre intenzioni. Gli avvenimenti del Sudan e dell'alto Egitto obbligarono il nostro Governo a considerare che cosa sarebbe accaduto di Massaua quando le truppe egiziane si fossero ritirate di là, come si erano ritirate da altri punti più meridionali della costa del Mar Rosso. Il nostro Governo dovette persuadersi che non si poteva lasciare in balia degli avvenimenti un luogo importante come Massaua e lo fece sollecitamente occupare dai nostri soldati, affinché fossero mantenuti l'ordine e la sicurezza e fossero rispettati i diritti di tutti.

All'imperatore, presso il quale già mandammo un nostro inviato con lo incarico di spiegargli i nostri sentimenti, deve essere cosa gradita l'avere per vicini gli italiani che sono suoi amici e che cercano di coltivare buone relazioni coi suoi sudditi; come non può dispiacere a Vostra Maestà che i nostri bravi soldati occupino pacificamente Massaua e che altri punti della costa sian

26 • Con D. s.n. del 3 agosto, non pubblicato, Malvano precisò che, senz'altro riconoscente per le indicazioni che avrebbe fornito Hunter, avrebbe preferito «la via regolare del Foreign ornce • per evehtuali proposte formali.

2 Cfr. LV 66, p. 194.

posti sotto la protezione della bandiera italiana. Vostra Maestà conosce e noi possiamo qui ripeterlo nel modo più solenne, che noi ed il nostro Governo non abbiamo altro intendimento che di mantenere amichevoli rapporti coi nativi del paese e di sviluppare il tranquillo commercio, nell'interesse generale.

Attendo con impazienza che Vostra Maestà dia esecuzione al progetto di mandare in Italia un suo inviato, che riceveremo con grande soddisfazione e che sarà da noi accolto come l'inviato di un nostro buono e cordiale amico.

Che la protezione dell'onnipotente Iddio la tenga sotto la sua alta custodia.

27 1 Ed. in LV 66, pp. 197-198.

28

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3938. Berlino, 24 luglio 1885 (per. il 28).

Il est difficile de savoir encore, à l'heure où nous sommes, la vérité exacte sur ce qui se passe entre la Russie et l'Angleterre à propos de la frontière de l'Afghanistan. Les Gouvernements en seront informés; mais l'un et l'autre se montrent très-réservés; l'un parce que c'est son habitude, l'autre parce qu'il comprend fort bien qu'en l'état actuel des choses, et en présence de l'amour propre national surexcité de deux grands peuples dont les ambitions se contrarient, un mot imprudent pourrait précipiter les événements de la façon la plus dangereuse.

A sa réception hebdomadaire d'hier, le secrétaire d'Etat disait ignorer s'il y a réellement eu une avance des troupes russes vers Zulficar, et si le Cabinet de Saint-Pétersbourg avait adressé de nouvelles propositions à Londres. Mais

S. E. n'hésitait pas à admettre que lord Salisbury ayant accepté la situation au point où l'ont laissée ses prédécesseurs, mais sous la réserve de ne pas faire un pas de plus dans la condescendance, il ne pourrait en effet concéder plus que

M. Gladstone et lord Granville. Au reste, le comte de Hatzfeldt continuait à se montrer optimiste dans san Jugement sur la situation réciproque des deux Puissances.

Le secrétaire d'Etat, en appréciant camme il le faisait, les justes exigences du nouveau Ministère anglais, s'inspirait évidemment d'un mot d'ordre du prince de Bismarck, mot d'ordre dont l'effet se manifeste aussi dans la presse officieuse. La Gazette de l'Allemagne du Nord, entre autres, adressait naguère au marquis de Salisbury un compliment bien tourné sur le succès de ses démarches, qui lui permettra d'émettre incessamment l'emprunt destiné à rétablir la situation financière en Egypte. Cette publication, qui contrastait d'une manière marquée avec le ton aigre-doux du journal précité lorsq'il lui arrivait de parler, soit de l'Egypte, soit de l'Angleterre, au temps du Cabinet Gladstone, mérite d'etre signalée à titre de symptòme. La Gazette de l'Allemagne du Nord est une sorte de anémomètre politique indiquant assez bien comment le vent souffle dans les régions supérieures.

Le fait est que les signes du temps deviennent plutot favorables au Cabinet tory. A l'intérieur, ses adversaires se voient contraints de le ménager: ils travaillent, bien malgré eux, à donner à l'ancienne majorité de la Chambre le pli de suivre de nouveaux chefs; si cela dure quelques mois encore, elle les suivra d'elle-mème et sans qu'on l'y pousse. S'il obtient dans l'intervalle quelque succès qui flattent l'opinion publique, les élections générales le consolideront au pouvoir. Au dehors, l'accueil se fait de plus en plus bienveillant. Sauf la Russie et la France qui se tiennent sur une certaine réserve, la première à cause des questions à régler dans l'Asie Centrale, la seconde à cause de l'Egyptee. le reste de l'Europe est en flirtation1 avec les tories.

29

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, AL RE DELLO SCIOA, MENELIK lP

L. Roma, 25 luglio 1885.

Mi è grato annunziare a Vostra Maestà che il re, mio sovrano, si degnò nominarmi suo ministro degli affari esteri. Assicuro Vostra Maestà che, come il mio predecessore, porrò ogni impegno nel mantenere e sviluppare la buona amicizia che esiste fra i Paesi d'Italia e di Scioa.

Il re, mio sovrano, le indica estesamente in una lettera2 che viene spedita insieme alla presente, le ragioni dell'occupazione di Massaua per parte dei nostri soldati e la rassicura sulle nostre amichevoli intenzioni.

Vostra Maestà sia certa che gli italiani, come occuparono Massaua per ragioni di ordine e di sicurezza, così nulla si propongono che possa turbare la pace coll'Abissinia. Il re, mio sovrano, ed il suo Governo vogliono essere i migliori amici dell'imperatore e della Maestà Vostra.

Nella fiducia che ·ella vorrà con animo benevolo accogliere le mie assicu

razioni, prego il Signore onnipotente che la conservi in salute per l'affetto

che le portiamo e per la felicità del popolo dello Scioa.

30

L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. 857/654. Londra, 25 luglio 1885 (per. il 29;.

Mi pregio d'informare l'E.V. che oggi fu firmata dai plenipotenziari d'Italia, d'Allemagna, d'Austria-Ungheria, di Francia, della Gran Brettagna, di Russia

28 'Sic. 29 1 Ed. in LV 66, p. 197.

• Cfr. n. 27. 30 1 Ed. in LV 50, p. 30.

e di Turchia, la dichiarazione contenente alcune modificazioni alla precedente dichiarazione del 17 marzo 1885 relativa alle finanze egiziane. Avrò cura di mandare all'E. V. l'originale di questa dichiarazione destinato al R. Governo, appena mi sarà stato rimesso dal Foreign Office.

L'E. V. mi aveva dato l'istruzione di procedere alla firma di questo atto coi suoi dispacci del 14 e 18 corrente nn. 804 e 808 serie politica2 e coi telegrammi delle stesse date3•

31

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3940. Berlino, 28 luglio 1885 (per. il 1° agosto).

Le secrétaire d'Etat me confirmait aujourd'hui ce que V.E. me télégraphiait dans la nuit du 24 au 25 juilletl. Les négociations concernant la frontière de l'Afghanistfm n'ont fait aucun progrès sensible. De part et d'autre on piétine sur place. Si les pourparlers sont empreints d'une parfaite courtoisie, ils risquent fort de se prolonger outre mesure, et de donner lieu à de nouvelles alertes. Mais il n'y a rien d'inquiétant dans la situation, en ce sens qu'il puisse en résulter une guerre entre la Russie et la Grande Bretagne.

Telle était l'impression générale du comte de Hatzfeldt. Il s'agissait toujours du regrettable malentendu à propos de la vallée de Zulficar, devant faire partie des possessions de l'émire, mais dont la Russie réclame les défilés vers l'est, afin de se prémunir contre les incursions des afghans sur le territoire tourkmène. S. E. ne savait pas au juste si de propositions récentes avaient été faites de Pétersbourg ou de Londres dans un sens de conciliation. Le secrétaire d'Etat avait toutefois entendu émettre l'avis, que le meilleur moyen d'arriver à un accord serait d'en revenir au procédé suggéré par la Russie, à savoir qu'après avoir fixé a Londres les grandes lignes et les principes de la délimitation, on en réservat l'application de détail sur les lieux.

32

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3941. Berlino, 28 luglio 1885 (per. il 1° agosto).

Sans interpeller d'une mamere directe, j'ai néanmoins, dans l'entretien récent avec le secrétaire d'Etat, fait allusion aux bruits d'une rencontre

• Cfr. n. 18, nota l; T. 614, non pubblicato. 31 " Ritrasmlsslone del T. 1165 di Greppi del 24 luglio, non pubblicato.

prochaine des empereurs de Russie et d'Autriche. Il me disait que la restitution d'une visite de la part du tzar était chose assez indiquée, ne fU.t-ce que par simple courtoisie; mais que pour un motif de prudence dont chacun pouvait se rendre compte, on éviterait autant que possible de divulguer à l'avance la date et le lieu. Pas un mot si l'empereur Guillaume se trouverait aussi au rendezvous, ce qui serait une seconde édition de la réunion, l'année dernière, des trois souverains à Sklerniewice.

Quant à la visite accoutumée de l'empereur François-Joseph à l'empereur Guillaume, elle aura lieu ou à Gastein, ou à Ischl comme dans les années précédentes. Le deux alliés tiennent à témoigner publiquement de leurs relations intimes, qu'on révoquerait peut-étre en doute, s'ils se départissaient de leur habitude.

Dans les régions officielles, on est assez disposé à croire que, cette année aussi, le comte Kalnoky s'abouchera avec le prince de Bismarck, à Gastein ou à Ischl, ou dans une des résldences seigneuriales du chancelier. Les sujets d'entretien ne feront certe pas défaut au point de vue politique, aussl bien qu'au point de vue économique: mais il serait prématuré de chercher aujourd'hui à percer le mystère, dont ici surtout, on s'applique à entourer ces réunions. On peut seulement affirmer que les Cabinets de Berlin et de Vienne ont un intérét commun au maintien de la paix en Europe. Dès lors, les Puissances partageant, comme l'Italie, le méme intért\t, ne sauraient envisager avec défiance de semblables démonstrations, dont le caractère résolument pacifique est en méme temps un avertissement à l'adresse de ceux qui viseraient à compromettre la tranquillité générale.

30 2 Non pubblicati.

33

IL CAPITANO CECCHI E IL COMANDANTE DELLA « BARBARIGO », FECAROTTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. S.N. Zanzibar, 28 luglio 1885 (per. il 29 agosto).

Domani (mercoledì 29 corrente) il « Barbariga » ultimate le necessarie provviste, muoverà da Zanzibar per compiere, secondo le istruzioni comunicateci dall'E.V.1 un breve viaggio, onde studiare la costa al sud e al nord del fiume Giuba.

Non appena ci pervenne il telegramma di V. E., noi ci affrettammo a chiedere un'udienza al sultano, nella quale gli domandammo lettere di raccomandazione pei suoi rappresentanti nei punti della costa che visiteremo in questra nostra escursione. Egli ce le promise, protestando di rendere con piacere questo favore agli italiani suoi amici, ed assicurandoci essere la sua raccomandazione indispensabile, specie dopo i fatti accaduti in seguito alle ultime spedizioni tedesche.

Muniti di queste lettere noi toccheremo dapprima Lamu, Porto Durnford, Kisimayo e le foci del Giuba, ed in seguito Brawa, Merka e Mogadisciu, le più importanti località della costa Somali-Benadir.

Compiuto questo studio preparatorio2 , che dovrà servire di base alla completa esplorazione del Giuba, giusta gli ordini di V. E. faremo ritorno a Zanzibar per ultimare il nostro trattato col sultano e attendere dall'E. V. ulteriori istruzionP.

33 1 T. 623 del 21 luglio, non pubblicato, brani del quale sono riportati al n. 67.

34

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2302. Vienna, 29 luglio 1885 (per. il 31).

Con dispaccio n. 1921 del 26 corrente1 V.E. chiedeva il mio avviso sulla voce riferita dal r. incaricato di affari a Belgrado, di un'alleanza conchiusa tra la Serbia e l'Austria-Ungheria mercé la quale l'appoggio del Governo austroungarico sarebbe garantito alla Serbia per impadronirsi del territorio orientale di Uskub.

Che tra la Serbia e l'Austria-Ungheria esista da parecchio tempo un patto, sia verbale sia scritto, è cosa che da nessuno è più messa in dubbio; e non potrebbe essere altrimenti dacché si vede il Gabinetto di Vienna esercitare la sua azione esclusiva su quello di Belgrado, e la Serbia seguire sottomessa i voleri del Governo austro-ungarico. Che questo patto oltre che avvincere la Serbia alla politica del Gabinetto imperiale abbia pure prevedute l'eventualità d'una conflagrazione nella penisola dei Balcani, ed in tale eventualità gettate le basi d'una azione comune tra l'Austria-Ungheria e la Serbia, è cosa probabilissima. Ma. che un accordo, un patto, un'alleanza, come dir si voglia, sia stato di recente stipulato tra l'Austria-Ungheria e la Serbia per facilitare a quest'ultima un aumento di territorio a danno della Turchia, è cosa che a me sembra non soltanto improbabile ma inverosimile. L'Austria-Ungheria non è peranco giunta a quello stadio di preparazione che le permetta di effettuare il suo programma di conquiste nella penisola dei Balcani; essa ha quindi tutto l'interesse a che nulla succeda in quelle contrade prima che essa sia in grado di raccogliere i frutti della sua politica orientale; e dappoiché un atto qualsiasi aggressivo della Serbia contro l'Impero ottomano avrebbe per conseguenza il ridestarsi della questione d'Oriente io tengo per fermo che il Gabinetto di Vienna se pure ha promesso in date eventualità il suo appoggio al Governo di Belgrado, si sarà riservato il diritto di determinare le circostanze ed il momento nei quali questo appoggio potrebbe avere effetto. E nulla indica che le circostanze siano mature ed il momento prossimo.

33 2 Cfr. n. 70. 3 Con D. s.n. del 31 agosto, non pubbllcato, Malvano si riservò di porgere ulteriori istruzioni, in attesa del ritorno di Ceccbi in Italla. 34 ' Non pubbllcato.

35

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

L. PERSONALE. Venezia, 31 luglio 1885.

Duolmi assai che il tuo arrivo a Venezia sii protratto al 5 od al 6, poiché secondo ogni probabilità io volterò le spalle alla laguna il 4 prossimo. Avresti dovuto anticipare di alcuni giorni la tua venuta ed avresti così avuto l'opportunità di ossequiare Sua Maestà che lascierà Venezia posdomani a quanto pare. Non saprei in verità dirti se potrai avere mezzo più tardi di presentarti al re a Monza od altrove, poiché a quanto sento dire la Maestà Sua sta per recarsi a cacciare in montagna, forse per un tempo non breve. Depretis poi è partito per 1 bagni di Contaxville (se non sbaglio il nome) e starà assente circa un mese. La politica estera dorme da noi della grossa, e non sarò io che mi incaricherò di destarla. Se quel riposo sarà riparatore, cio che non credo, tanto meglio; in caso diverso sarà assai facile che mi decida a mandar tutto e tutti al diavolo, poiché sono arcistufo di quella prolungata navigazione senza bussola che sta facendosi sistema da noi.

Indubbiamente c'è del marcio in Italia, ma vi ha pure del buono molto, il Paese si muove e lavora e di meglio non richiederebbe che di essere ben governato, locché non sarebbe poi risultato irrealizzabile.

Splendido oltre ogni dire fu ieri il varo della «Morosini ~ ed anche per chi è poco chauvinista, come lo sono io, c'era di che insuperbirsene.

Vengo a sapere in questo momento che Sua Maestà lascierà Venezia posdomani. Ciao carissimo, se non ci rivedremo quest'anno in Italia, non tarderemo spero a riprendere la nostra corrispondenza epistolare. Augurandoti buon risultato della tua cura di Karlsbad...

36

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1186. Alessandria, 1° agosto 1885, ore 18,35 (per. ore 21).

Le passage de l'envoyé anglais par Constantinople indique que Salisbury cherche le concours de la Turquie dans les affaires égyptienne, mais le gérant anglais, qui vient de Costantinople, m'a assuré que le sultan craint d'envoyer des troupes en Egypte parce qu'elles fraterniseraient certainement avec les partisans du faux prophète. Depuis dix jours je suis retenu par l'escadre. Demain retourne au Caire où je puis apprendre de bonne source ce qui se passe.

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 885/665. Londra, 1° agosto 1885 (per. il 6).

Il Gabinetto conservatore diretto dal marchese di Salisbury non ha ancora avuto dinanzi a sé il tempo necessario per far molto, e per attivare la sua politica sì interna che esterna. Lascio per ora in disparte la politica interna che è qui molto discussa ed intorno alla quale il partito conservatore non è nemmeno d'accordo. Ma nella politica estera il nuovo Gabinetto ha cominciato ad avere qualche successo, e qualche fortuna. La fortuna fu la morte del Mahdi che pare confermata e che può certo facilitare l'assestamento degli affari del Sudan. Il successo fu l'emissione del prestito egiziano, non che l'attitudine E:Videntemente più benevola verso l'Inghilterra dei due Imperi centrali. A dire il vero, la questione afgana non fece alcun passo verso una soluzione. Però i negoziati fra la Russia e l'Inghilterra non hanno, finora almeno, nessuna acrimonia, e dalle due bande si continua in un amichevole componimento nell'avvenire.

Le questioni coloniali colla Germania sono, si può dire, terminate, più o meno bene per le due parti, e lo erano di già prima dell'insediamento del nuovo Ministero.

Rimane la questione politica egiziana. Sir Drummond Wolff partirà in questi giorni per l'Egitto, passando per Vienna, e fermandosi a Costantinopoli per ivi adempiere ad una missione presso il sultano. La base della politica di lord Salisbury e del partito conservatore in Egitto, è di ottenere la cooperazione della Turchia. In qual modo questa cooperazione possa attenersi e come poi applicarsi non si sa ancora. Per determinare il da farsi si aspetta appunto di conoscere l'esito della missione di sir Drummond Wolff. Questi non è destinato a rimanere in Egitto per surrogarvi sir Evelyng Baring. La di lui missione è temporaria, come fu quella di lord Northbrook, e lo stesso sir Evelyng Baring m'ha detto che egli tornerebbe al suo posto al Cairo allo spirare del suo congedo. Del resto l'azione del Gabinetto conservatore non è né può essere ora quale sarebbe stata due anni or sono. In allora tutto era possibile all'Inghilterra in Egitto. Ora l'azione inglese è vincolata in mille guise, e sì l'annessione che il protettorato, dopo l'intromissione europea, sono diventati impossibili.

Per ciò la futura evacuazione delle truppe inglesi dall'Egitto, dopoché, con

o senza il concorso della Turchia, si sarebbe ricostituita una forza indigena sufficiente, rimane pur sempre il programma della politica inglese.

Questa politica d'evacuazione ha l'appoggio risoluto del Governo francese, il quale è disposto ora, come già un anno fa, a prendere l'impegno di non occupare l'Egitto, se l'Inghilterra ritira le sue truppe. D'aìtra parte il Governo francese non vede certo di buon occhio una cooperazione della Turchia sia nell'Egitto proprio, sia nel Sudan.

-Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

Ma la questione è immatura. Il Governo inglese si trova alla vigilia di elezioni generali, delle quali è impossibile il prevedere l'esito. In tale incertezza, né egli può vincolare al di là del necessario la politica inglese, né le Potenze estere con cui ha da trattare sono disposte ad impegnarsi intempestivamente. Noi abbiamo due o tre mesi di aspettativa, durante i quali è probabile che nessun grave impegno sarà conchiuso dal Governo inglese. Il solo negoziato importante che si proseguirà in questo intervallo si è, per quanto si può giudicare ora, quello che si tenta di trattare colla Turchia per ottenere la cooperazione eventuale di questa Potenza in Egitto e nel Sudan.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA 1

D. 823. Roma, 2 agosto 1885.

Con telegramma in data d'oggi l'E.V.2 mi avvertiva lord Salisbury averle comunicato un circolare che il Foreign Office dirige agli ambasciatori della regina accreditati presso i Governi che furono parte contraente nella Convenzione del 18 marzo 1885, relativa al nuovo prestito egiziano, impartendo loro istruzioni di fare officii acciò i rispettivi Gabinetti si associno al Gabinetto britannico nel chiedere agli altri Governi, che ebbero parte nella riforma giudiziaria in Egitto, la loro adesione al decreto kediviale del 27 luglio scorso col quale fu sancita l'emissione del nuovo prestito.

In base al regime della riforma, i tribunali misti, in Egitto, non sono obbligati a riconoscere l'efficacia di quei nuovi provvedimenti che, derogando alle ìeggi esistenti, non abbiano riportato l'assenso delle Potenze che ebbero parte nel concordare quel regime. Tale assenso riesce, per doppio titolo, indispensabile trattandosi, come ora precisamente accade, di tale provvedimento che modifica lo stato di cose creato dalla legge di liquidazione del 1880, la quale ha carattere convenzionale, essendo stata espressamente accertata da tutte le Potenze partecipanti alla riforma.

Per queste considerazioni, e fermi sempre nel proposito di prestare volonteroso concorso in tutti quegli officii od atti che giovino all'assetto ed alle esigenze d'ordine finanziario del Vicereame, le ho risposto senza indugio, del pari per telegrafo3 , pregando per l'E.V. di porgere a lord Salisbury la assicurazione che i nostri rappresentanti riceveranno istruzioni nel senso desiderato dal Governo britannico tosto che la comunicazione della annunciata circolare ci avrà messo ln grado di fissare, in modo preciso ed in termini conformi, il tenore delle istruzioni stesse.

38 ' Ed. tn LV 50, p. 33.

• -T. 1188, non pubblicato. • -T. 640, non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3942. Berlino, 2 agosto 1885 (per. il 6).

Je remercie V.E. de sa dépèche n. 1960 du 23 juillet échu1 concernant l'idée d'une union douanière entre l'Autriche-Hongrie et l'Allemagne.

Au premier abord, cette idée parait ètre du domaine de la fantasie et de l'utopie. La Hongrie, dont les conditions sont essentiellement agricoles, retirerait certainement quelques avantages d'une pareille combinaison. Son produit principal, les grains, troverait un écoulement aujourd'hui entravé de toute manière en Allemagne en suite de l'augmentation de droits récemment votée ici sur les céréales. Aussi est-ce de Pesth que part le mouvement. L'Autriche n'a pas les mème raisons de s'y rallier. Tout devrait au contraire l'en dissuader, à moins qu'elle ne veuille ruiner son industrie, et s'effacer toujours plus devant son puissant allié.

Mais le prince de Bismarck désire vivement établir entre les deux Empires une solidarité économique, analogue à celle qui existe déjà sur le terrain de la politique internationale. Il voudrait mème que ces liens fussent consacrés par un vote parlementaire, et par une pragmatique qui leur assurat un caractère de continuité. Il aurait déjà fait, à l'époque de la conclusion de l'alliance en 1879, des ouvertures, auxquelles le comte Andrassy faisait, dit-on, la sourde oreille. Le chancelier n'est pas homme à renoncer à ses projet, quand ils sont appelés à servir les intérèts de l'Allemagne, les seuls dont il se préoccupe. Il lui a plu, au Congrès de Berlin, d'imprimer à l'Autriche une direction vers i'Orient, avec l'arrière-pensée, sans doute, d'en partager le bénéfice. La Bosnie et l'Herzégovine ne sont qu'une première étape vers Salonique. La construction, la jonction de chemins de fer, amèneront un grand développement du commerce dans la péninsule balcanique. Ce sera la voie la plus rapide vers l'Orient, et un débouché pour l'industrie et le commerce de l'Allemagne, si elle obtient de Vienne de grandes facilités de franchise. Un journal officieux de Berlin appuyait récemment l'union douanière, parce qu'elle est nécessaire à l'Autriche-Hongrie pour remplir sa propre mission en Orient, et parce qu'elle est également nécessaire à l'Allemagne, pour que celle-ci acquière un emploi convenable à ses forces économiques exubérantes. A cet effet, les dernières entreprises coloniales ne lui suffisent pas, lors mème qu'elles puissent devenir un élément précieux d'expansion.

Il y a environ trois années, les deux Cabinets eurent de longs pourparlers pour régler leurs relations commerciales. Mais ils échouèrent, ou plutòt n'aboutirent qu'à un traité établissant un modus-vivendi, difficile à maintenir aujourd'hui, après que l'Allemagne a toujours plus accentué son programme pro

tectionn!ste. Mais, avant tout, il faudra que l'Autriche et la Hongrie se mettent d'accord.

S'il est vrai que le comte Kalnoky se rencontrera dans le courant de ce mois avec le prince de Bismarck, celui-ci ne manquera pas de precher en fa' eur d'une entente, et de mettre peut-etre sur le tapis l'union douanière. Mais, à l'égard de ce dernier point, les obstacles ayant leur origine dans les conditions différentes des deux parties de l'Empire, sont si sérieux, qu'ils ne sauraient disparaitre de sitòt. Sans repousser ouvertement les suggestions, le ministre austro-hongrois affichera les meilleures dispositions, sauf à entraver de fait la négociation, ou du moins à en restreindre les bases. Une association de ce genre n'est pas de celles qu'on puisse opérer brusquement. Elle devrait etre préparée par plusieurs périodes de transition. Les rapports commerciaux entre les deux Empires soulèvent d'ailleurs une grave question eneore irrésolue, et qui ne le sera certes pas prochainement, celle du papier-monnaie. Entre deux Etats, dont l'un a adopté l'étalon d'or, et dont l'autre est encore au régime du papier-monnaie (sauf quelques florins d'argent laissés en circulation) les relations sont évidemment très difficiles. Le règlement des comptes doit à chaque instant amener des pertes réelles pour les négociants. Avant le rétablissement de la valuta, d'une sorte d'unité monétaire, l'union douanière serait impraticable. De plus, il existe dans le traité de paix entre l'Allemagne et la France une clause par laquelle ces Puissances s'assurent, sans indiquer un terme, le traitement de la Nation la plus favorisée. Cette clause, à moins qu'on ne réussisse à tourner la difficulté, viendrait aussi en travers de la conclusion d'une union plus étroite avec l'Autriche, puisque les concessions réelles ou apparentes, qu'on lui ferait, devraient s'étendre aussi à la France de meme qu'aux autres Etats, qui jouissent, jusqu'à l'expiration de leurs traités avec l'Allemagne, du traitement de la Nation la plus favorisée. La plupart de ces traités ne prennent fin qu'en 1889.

Bref, au point de vue strictement allemand, l'association est une conception grandiose, mais idéal qui si jamais on y arrive, ne sera atteint qu'après avoir traversé encore bien des phases. En attendant, on lance de temps à autre des ballons d'essai.

39 1 Non pubblicato.

40

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL COMMISSARIO CIVILE A MASSAUA, ZERBONI

T. 644. Roma, 3 agosto 1885, ore 20.

Maissa vous prie de remettre au colonel Saletta le télégramme suivant: <' Après mes entretiens au Caire avec M. De Martino et à Rome avec le ministre de la guerre et Malvano mon impression est qu'on verrait ici favorablement la combinaison, plaçant, dès maintenant, la douane de Massaua sous notre dépendance directe. Quant a M. Marcopoulo on m'autorise a vous dire: l) que les engagements pris par nous envers lui sont entièrement confirmés; 2) que vous pouvez en attendant prendre avec lui tous les arrangements convenables pour le mantenir dans ses bonnes dispositions à notre égard. On attend, bien entendu, ici votre rapport définitif avant de prendre une décision sur le projet Stefanoni. Je puis d'ailleurs vous assurer que tous les fonctionnaires · civils sans distinctions ont instruction catégorique de se maintenir sous votre dépendance. Signé Maissa ».

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA

T. 647. Roma, 4 agosto 1885, ore 12,30.

D'après les déclarations faites hier soir aux Communes par le secrétaire de la guerre, Souakin va etre complètement évacuée par les anglais. Il nous importe maintenant de savoir le plus tòt possible quelles sont les idées du Cabinet britannique sur le sort de cette piace après l'évacuation1 .

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L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, PANSA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2873. Therapia, 4 agosto 1885 (per. il 22).

In data del 30 luglio u.s. fu qui pubblicato e distribuito nel consueto bollettino dell'agenzia Havas, che trasmetto qui unito nell'originale1 un telegramma di Londra, secondo il quale il sottosegretario di Stato britannico signor Bourke avrebbe annunciato alla Camera dei Comuni che «l'Inghilterra stava negoziando con l'Italia per soccorrere Kassala ».

La notizia era assolutamente falsa, come è poscia risultato dai giornali di Londra, arrivati qui colla posta di ieri. Essa era tale però da produrre una certa sensazione in queste sfere ufficiali. Ed è al punto di vista delle possibili conseguenze di simili errori, che ritengo dover segnalare il fatto a V.E., per quel qualunque uso che si credesse di farne verso chi di ragione.

42 Non pubblicato.

l

41 l Con T. 650 del 4 agosto, non pubblicato, Malvano rettificò questa notizia, trattandosi non di evacuazione di truppe, ma di rotazione.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3947. Berlino, 5 agosto 1885 (per. il 9).

Ainsi qu'il résulte des télégrammes de V.E. du 31 juillet échu1 et du 2 ao1ìt2 il entre dans le programme du chef du Foreign Office de rechercher le concours de la Turquie pour assurer l'Egypte contre les dangers, dont celle-ci est menacée du còté du sud. Tel serait l'objet principal de la mission confiée à sir H. Drummond Wolff. Le Cabinet de Berlin, dès le début de la crise, recommandait une semblable conduite. Il admettait jusqu'à un certain point que l'Angleterre voul'O.t se ménager une position entourée de quelque sécurité dans un pays, qui sert de transit vers ses possessions en Asie. Mais à cet effet il faudrait, en conformité avec les traités, obtenir la coopération du Gouvernement ottoman.

Il est vrai que les circonstances, depuis lors, ont subi bien des modifications, et qu'il sera assez malaisé au sultan de prendre des engagements qui ne donneraient pas une juste satisfaction à ses droits de souveraineté et aux exigences inhérentes à sa dignité de calife. Le secrétaire d'Etat me parlait hier dans ce se ns.

Sai:d pacha se montrait beaucoup plus explicite, tout en me disant qu'il n'exprimait qu'un avis tout-à-fait personnel. Une action combinée de la Turquie et de l'Angleterre dans ces contrées présenterait des difficultés presque insurmontables. A qui reviendrait le commandement suprème des troupes? Comment parviendrait-on à empecher les froissements de toute sorte dans une armée mixte? Une armée ottomane aurait raison à elle seule, ou par la force ou en vaie de persuasion, de tous les éléments rebelles. Mais, avant tout, l'Angleterre devrait rappeler ses troupes du Soudan, aussi bien que de l'Egypte proprement dite. Voudrait-on limiter dans le Soudan l'action de la Turquie? Elle ne sauralt y consentir. Au reste, s'il était vrai que sir H. Drummond Wolff aurait aussi pour instruction de precher des réformes en Arménie, sa mission échouerait complètement. Sai:d pacha n'hésitait pas à l'affirmer.

Aucun avis n'est arrivé au Département impérial des affaires étrangères, que sir H. Drummond passerait, ainsi que les journaux l'annoncent, par Berlin en se rendant à Constantinople et en Egypte.

43 l T. 637, non pubblicato. 2 T. 639, non pubblicato.

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L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2305. Vienna, 5 agosto 1885 (per. l' 8).

Domani avrà luogo a Gastein l'incontro dei due sovrani d'Austria Ungheria e di Germania. Fu l'imperatore Francesco Giuseppe che, per evitare al suo augusto amico le fatiche del viaggio, preferì di andarlo a salutare a Gastein, anziché attenderlo ad Ischi. Quest'incontro, al quale anche in quest'anno prenderà parte l'imperatrice Elisabetta, non avrà come importanza politica che la riconferma di quell'amicizia e di quell'armonia che da lunghi anni regnano fra i due sovrani ed i due Governi d'Austria Ungheria e di Germania.

Maggior importanza avrà senza dubbio il prossimo convegno del conte Kalnoky col principe di Bismarck, convegno che secondo tutte le probabilità avrà luogo a Varzin entro il corrente mese. La gravissima questione degli interessi commerciali che si dibatte fra Berlino da un lato, Vienna e Budapest dall'altro, sarà certamente uno dei principali argomenti di discussione fra questi due uomini di Stato.

Del terzo convegno che è in vista, quello cioè fra l'imperatore d'Austria-Ungheria e lo tzar, poco finora si sa di preciso. È positivo che l'incontro avrà luogo sul suolo austriaco, ma l'epoca e la località sono ancora incerte, sia perché i definitivi accordi non furono peranco presi, sia perché la prudenza consiglia di nulla fissare fino all'ultimo momento. E difatti mi risulta che la responsabilità di vegliare sulla vita dell'imperatore di Russia, durante la sua dimora sul territorio austriaco, è causa di non lieve preoccupazione per il Gabinetto di Vienna.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BOGOTA', SEGRE1

T. 658. Roma, 6 agosto 1885, ore 22,30.

Je vous reproduis télégramme expédié aujourd'hui par marine au commandant Cobianchi, vous priant agir en sens analogue surtout pour envoi commissaire du Gouvermement centrai au Cauca avec pleins pouvoirs. Voici télégramme marine: «Approvo provvedimenti presi impedire internamento Cerruti2. Governo risoluto ottenere giusta definizione controversia. Si rifornisca sollecitamente viveri dove meglio giudicherà, avvertendo ella dovrà trasportare senz'indugio

45 Ed. in LV 54, pp. 27-28.

• Il suddito italiano Ernesto Cerrutt, accusato di aver preso parte attiva alla rivoluzione

in atto, era stato internato e aveva subito la confisca dei beni.

da Panama a Buonaventura il console Motta, che riceverà occorrenti istruzioni dal Ministero esteri. Prenda telegraficamente accordi con Segre, affinché arrivando Motta, trovi commissario del Governo centrale con pieni poteri. Prima partire faccia rilasciare Cerruti libero su parola, intimando che se al ritorno troverà Cerruti internato o molestato, ella ha ordine procedere agli atti consentiti in simili casi dal diritto delle genti. Questo telegramma concertato con ministro esteri. Telegrafi ricevuta3 ~.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 911/672. Londra, 8 agosto 1885 (per. il 12).

Sir Drummond Wolff, inviato straordinario della regina presso il sultano, è partito questa mattina da Londra per Costantinopoli ed il Cairo. Sullo scopo della missione di lui e sulla politica del Governo inglese in Egitto, il cancelliere dello scacchiere, sir M. Hicks-Beach, diede il 5 corrente alla Camera dei Comuni talune informazioni, delle quali ho l'onore di riferire all'E. V. i punti principali.

Il Governo inglese, disse il cancelliere dello scacchiere, riconosce gli obblighi suoi verso l'Egitto, ma riconosce eziandio che le altre Potenze hanno diritti ed interessi in Egitto, e che non solo è debito dell'Inghilterra, ma è assoluta necessità il tentare d'agire d'accordo colle altre Potenze europee. Fra tutte queste Potenze la Porta, riconosciuta dal Trattato di Parigi come Potenza sovrana dell'Egitto, ha diritti e doveri speciali colà, ed è essenziale al presente Governo di fare ciò che fu negletto dal Governo precedente, di ottenere, cioè, la benevolenza della Porta nel trattare gli affari dell'Egitto. A tal fine, sir Drummond Wolff si recherà prima a Costantinopoli e poi al Cairo. E sebbene non sia in poter mio, soggiunse il cancelliere dello scacchiere, di comunicare alla Camera le precise istruzioni delle quali egli sarà fornito, posso dire che lo scopo della sua missione sarà questo: mettere il Governo egiziano, in rispetto alla difesa esterna del Paese, all'amministrazione interna ed alle finanze su tale assetto che dia guarentigia della sua azione indipendente nel futuro.

Quanto è alla difesa da nemici esterni, nulla è meno soddisfacente, continuò il cancelliere dello scacchiere, delle condizioni presenti, colle quali l'Inghilterra intraprendesse la difesa di Suakin. Sarà egli possibile di fare alcun accordo colla Turchia per mezzo del quale, ritenendo l'Inghilterra il sindacato necessario, si possa giungere ad un tale componimento, da rendere la condizione delle cose più soddisfacente all'Inghilterra e più in armonia coi desideri della Porta? È questo il punto che sir Drummond Wolff dovrà trattare.

era stato liberato.

Quanto è all'amministrazione interna il presente Governo è tanto desideroso, proseguì il cancelliere dello scacchiere, di riordinarla e di fare quei cambiamenti, che siano acconci ai veri interessi del Paese, quanto era il passato Governo. Questo però è un lavoro che richiede tempo e deve esser fatto gradualmente, senza però gli indugi sperimentati finora. Ma il solo modo di fare qualche progresso è di non parlare dello sgombero delle truppe inglesi dall'Egitto, né di far promesse od illusioni su tale argomento. Nulla potrebbe essere più funesto alla politica inglese. L'Inghilterra ha un dovere da adempiere ed annunzia al mondo che intende rimanere in Egitto per adempirlo.

Quanto alla condizione finanziaria dell'Egitto, il cancelliere dello scacchiere disse che essa era la chiave dell'intiero stato di cose. Egli parlò del nuovo presito di 9 milioni di sterline e rammentò alla Camera la convenzione conclusa dal passato Governo colle Potenze, quantunque rimasta in sospeso; convenzione che il presente Governo era stato costretto di mantenere, quale che fosse la sua opinione intorno ad essa. Era stato però impossibile eseguirla nei termini che il passato Governo aveva proposto.

A dimostrare lo stato di cose, che il Governo aveva trovato relativamente all'imprestito, il cancelliere dello scacchiere lesse taluni estratti di dispacci dell'ambasciatore d'Inghilterra a Berlino. E dopo aver fatto notare le difficoltà risultanti dal carattere internazionale dell'imprestito e la necessità di farlo immediatamente, conchiuse dicendo che le condizioni alle quali era stato fatto e gli accordi presi coi signori Rothschild erano i più vantaggiosi che si potessero ottenere.

Durante il suo discorso, il cancelliere dello scacchiere rammentò più volte alla Camera i servigi resi da sir Drummond Wolff nella Rumelia orientale e la sua esperienza diplomatica nelle quistioni politiche dell'oriente. Ciò lo rendeva idoneo, più che altri in Inghilterra, alla missione che gli era stata affidata presso il sultano ed il kedivè.

45 3 Cobianchi comunicò con telegramma del 7 agosto, ed. in LV 54, pp. 29-30, che Cerruti

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IL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. S.N. Aden, 9 agosto 1885 (per. il 23).

Ho l'onore di confermarle la mia lettera del 4 corrente2•

Ieri l'altro il maggior Hunter venne a rendermi visita e mi disse che essendo scoppiato il colera a Marsiglia in luogo di partire colle Messaggerie Maritime decise che partirà dopodomani colla P. e O. via Brindisi direttamente per Londra. Mi pregio di telegrafare a V.E.3 di inviare il signor capitano Carini

• -Con R. s.n. del 4 agosto, non pubblicato, V. Bienenfeld aveva riferito un colloquio col maggiore Hunter sull'Harar. • -T. 1216 del 10 agosto, non pubblicato.

act incontrarlo a Brindisi da dove potranno continuare un tratto di viaggio nello stesso treno e così avranno tempo maggiore di parlare sull'argomento.

Siccome nella precedente conversazione che ebbi col suddetto maggiore gli dissi che se l'Harar non vien ceduto all'Italia verrà positivamente ben presto occupato dalla Francia via Tagiura od Obock egli ricordandosi di questo mio pronostico, mi chiese se persistevo ad essere di quell'opinione: gli risposi più che mai, e che il voto della Camera francese concernente Obock e Tagiura dovrebbe convincerlo che quel Governo se ne occupa. Mi domandò se il mio Governo m'avesse scritto che la Francia gli avesse fatto qualche comunicazione in proposito. Gli dissi che il mio Governo nulla mi scrisse su ciò, ma che non credevo che la Francia pensasse di metterei al corrente delle sue intenzioni. Dopo ciò mi sembrò che il maggiore Hunter assumesse un aspetto pensieroso e, nel dubbio che mi nascondesse qualche cosa, mi affrettai a dirgli che non comprendevo la ragione della sua preoccupazione una volta ch'egli mi aveva assicurato che all'Inghilterra nulla interessava l'Harar. Allora come persona che prende una risoluzione mi disse: «Voglio parlarvi con tutta franchezza. Voi sapete ch'io desideravo che l'Harar venisse occupato dall'Inghilterra, sin ora fui contrariato dalle troppe preoccupazioni del mio Governo per altre questioni e da altre opposizioni sicché ho finito col proporre che se non mi si voleva accordare danaro e soldati si cedesse all'Italia. Ora il mio Governo mi chiama a Londra; io sarò obbligato dire tutto ciò che penso in proposito; non posso accertarvi che l'Inghilterra non finisca coll'acconsentire di occuparlo. Se Londra continuerà nella sua decisione di non volerne sapere, come ho luogo di credere, allora state certo perorerò in vostro favore. Voglio credere che se si tratterà di dover versare lire sterline da 14 a 20 mila l'Italia non si sgomenterà per questo». Gli risposi che su ciò deciderà il Governo di Roma ma, che se la somma non sarà maggiore, speravo sarà facile acconsenta.

Egli !asciandomi arrischiò la seguente domanda: «Perché vi ostinate a restare a Massaua che non vi presenta un certo avvenire?». Gli dissi che ormai credo il mio Governo non intenzionato a !asciarla, ch'io neppure lo consiglierei ora che per averla si spese tanto e che d'altronde è questione anche d'amor proprio. Allora soggiunse: «E se si trattasse di uno scambio con Zeila? ». A ciò risposi: «Confido che avremo Zeila senza bisogno di cedere Massaua ».

Ho finito poi col pregarlo di voler tenere al corrente il nostro ambasciatore a Londra, pel quale gli diedi lettera, di ciò che avrà potuto combinare col suo Governo in nostro favore rammentandogli ancora una volta che se l'Inghilterra non vuoi occupare quel punto è sperabile che comprenderà la convenienza di non !asciarlo prendere dalla Francia.

Finì coll'assicurarmi che l'Italia gode la di lui simpatia e che per quanto egli potrà cercherà sempre d'esserci utile semprecché però gl'interessi inglesi non abbiano ad essere compromessi.

Nel caso l'Italia avesse la fortuna di poter occupare l'Harar io non consiglierei più V. E. a prestare un'assoluta fiducia alle informazioni del maggior Hunter sulla facilità di intendersi coll'emiro presente perché se ebbe il coraggio appena salito al potere di intercettare e distruggere le lettere che andavano alla costa questo non è troppo un buon sintomo della docilità di quel giovane emiro. È probabile ch'egli comincerà a credersi già qualche cosa di grande e preferisca battersi piuttosto che arrendersi alle belle parole. Data tale supposizione non bisognerebbe esser colti alla sprovvista e sarà meglio prepararsi come se un combattimento dovesse essere inevitabile; se le cose si faranno pacificamente, come spero, tanto meglio. Avviso frattanto

V.E. che l'Harar è difeso da due cannoni Krupp e da circa 300 soldati indigeni armati di Remington e che l'emiro tiene un deposito di altri 200 fucili coi quali potrebbe armare altrettanti uomini.

Queste informazioni io le ebbi dal mio agente all'Harar, forse non sono esatte e perciò a suo tempo sarà bene interpellare il maggior Hunter che fu sempre alla direzione di tutta questa faccenda4•

47 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 16-17.

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L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

L. PERSONALE. Torino, 10 agosto 1885.

Ti sono gratissimo per la tua lettera del 5 corrente1 , ma al tempo stesso assai dolente che tu lasci l'Italia senza aver potuto stringerti ancora una volta la mano e fare teco due buone chiacchiere. Comprendo però che tu abbi, cedendo ai consigli del medico, rinunciato alla gita a Venezia.

Temo assai che l'acefalo R. Governo di cui stai pompando i verdetti, sii in grado di darti istruzioni un po' sensate per l'attitudine che dovrai osservare a Costantinopoli ed al cui riguardo mi fai l'onore di chiedermi il mio parere. Difficilissimo mi è l'esprimere un avviso in proposito, tutti i dati di fatto necessari per formarmi un criterio esatto della nostra situazione facendomi diffetto. Però sono di avviso che convenga procedere energicamente colla Porta. A Massaua ci siamo, e sebbene io non avrei mai voluto che ci andassimo, ora è mio parere che dobbiamo non solo restarci, ma cambiare la provvisoria occupazione in effettivo possesso. Procedendo con senno ma molta energia ritengo che raggiungeremo quel risultato senza andar incontro a complicazioni. Se poi la Porta accennasse a contrastare con la forza la nostra azione, allora si presenterebbe l'opportunità di porre la mano su Tripoli, ed il momento non sarebbe mal scelto, visto i malumori esistenti tra Germania e Francia. Evidentemente che bisognerebbe, per far tutto ciò, non ricercare il concorso dell'Inghilterra che non otterressimo, ma ottenerne almeno la sua passività. Del resto sono persuaso che, se la Porta ci vedrà risoluti a raggiungere il nostro scopo sul Mar Rosso, saprà tacer a tempo per timore di peggio. Eccoti nelle linee generali ciò che farei io, ma evidente

47 • Per la risposta cfr. n. 63. 48 1 Non pubblicata.

mente Malvano non si trova in grado di iniziare una politica di quel genere che oltre a molta energia necessita grande prQntezza di azione.

Allorché sarai di ritorno a Costantinopoli, mi farai cosa gratissima facendomi conoscere ciò che saprai dei risultati della missione del Drummond Wolff.

49

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3948. Berlino, 12 agosto 1885 (per. il 17).

L'entreuve qui vient d'avoir lieu, comme d'habitude, entre les empereurs d'Allemagne et d'Autriche, n'intéresse la politique que d'une manière indirecte, en ce sens qu'elle prouve l'amitié qui continue à régner entre les deux maisons souveraines. Aucun ministre n'assistait à l'entrevue, et les deux monarques n'ont eu qu'un court téte-à-téte, juste suffisant pour échanger quelques paroles de sympathie réciproque, mais non pour discuter des affaires européennes. Il ne faut donc voir dans cette rencontre, que ce qu'elle pouvait et devait étre, une simple réunion de famille, et une nouvelle preuve de l'intimité des rapports entre les deux Gouvernements.

Le comte de Hatzfeldt me disait que la présence du comte Kalnoky à Varzin, où il est arrivé aujourd'hui, rentrait aussi dans les us et coutumes. Le secrétaire d'Etat ne s'expliquait pas davantage. Mais il est évident que cette visite revét un caractère plus important. Elle est le prologue de la rencontre très-prochaine, à Kremsier, de l'empereur François-Joseph avec le czar. Le ministre austro-hongrois vient en quelque sorte en arréter le programme, à moins qu'il ne s'agisse que d'un acte de courtoisie, d'une simple mise en scène pour donner à l'opinion publique un signe du maintien de l'entente entre les trois Puissances, lors mème que l'empereur Guillaume se tiendra à l'écart, vu les ménagements que son grand age lui impose. Mais si programme il y a, il ne peut que se rattacher à celui de Skierniewice, dont il ne sera que la conséquence. Il est probable q'un échange d'idées aura lieu entre le chancelier et le comte Kalnoky sur les dispositions manifestées par le Cabinet tory de se rapprocher de l'alliance austro-allemande, dispositions déjà accueillies favorablernent, mais dont l'effet reste subordonné au résultat des élections générales en Angleterre. En tout cas, rien ne serait changé à la ligne de conduite d'une parfaite neutralité, si un conflit devait surgir entre la Russie et la Grande Bretagne pour les affaires de l'Asie Centrale. C'est là un point sur lequel on se serait déjà entendu à Skierniewice.

Mais il est une question, si je suis bien informé, sur laquelle le ministre austro-hongrois voudrait se concerter à Varzin, celle des rapports commerciaux entre les deux empires. Le prince de Bismarck, avant-hier encore, disait ignorer que telles fussent les intentions du comte Kalnoky. Mais Son Altesse prévoyait qu'il y avait peu ou point de chances, dans les conjonctures actuelles, d'en venir à un accord, vu les conditions économiques et financières si différentes dans les deux Pays, et vu surtout la difficulté de faire emboiter le méme pas à l' Autriche et à la Hongrie. Il fallai t aussi tenir compte du grave obstacle du traitement de la Nation la plus favorisée, garanti à la France d'une manière permanente. Et quant à l'Allemagne, elle ne saurait se résoudre à modifier son propre tarif pour complaire méme à une Puissance alliée.

Ainsi que j'en développais les motifs dans mon rapport n. 3942 du 2 aou.tl, le projet d'une union douanière est encore bien éloigné de sa réalisation. Ce serait beaucoup déjà si les Cabinets intéressés réussissaient à s'entendre sur quelques modifications à introduire dans le Traité de Commerce actuellement en vigueur.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. CONFIDENZIALE 3949. Berlino, 12 agosto 1885 (per. il 17).

Le départ de M. de Giers, avant le règlement des frontières afghanes, donne lieu ici à la supposition que le parti militaire aurait gagné quelque terrain en Russie, et que l'absence de cet homme d'Etat durant plusieurs semaines servirait de prétexte pour un ajournement des pourparlers. Cela prouverait du moins que le Cabinet de Pétersbourg ne crolrait avoir aucun intérèt à accélerer une solution sur les bases qui semblaient, un instant à peu près, convenues en principe. Il a peut-ètre l'arrière-pensée de bénéficier des incidents qui pourraient se produire dans l'intervalle.

Le fait est que, malgré l'état de ses flnances, rendu plus précaire encore par de mauvaises récoltes sur différents points de l'Empire, il ne recule devant aucune dépense d'armements, et surtout pour terminer en novembre prochain le prolongement d'une ligne importante de chemin de fer dans la direction de Herat. Il résulte de cette attitude que de graves complications restent en perspective. Le mouvement général de l'industrie et du commerce souffre beaucoup, en Allemagne notamment, de l'incertitude de l'avenir. Cette considération, à elle seule, paraitrait de nature à induire le prince de Bismarck à user de son influence pour amener un compromis équitable; mais avant-hier encore il déclarait vouloir persister dans une neutralité la plus absolue. Il pourrait cependant, disait-il, survenir telle ou telle autre circonstance de nature à opérer une diversion à Pétersbourg.

Interrogé à quelles circonstances il faisait allusion, il citait: un réveil éventuel des nihilistes; un changement du règne en Prusse. Dans le premier cas, le Gou

vernement russe devrait se prémunir contre le danger le plus pressant. Dans le second cas, il estimerait peut-etre que les conjonctures deviendraient plus favorable à l'Angleterre. Il s'empresserait alors de se montrer plus condescendant. Mais, soit dit en passant, le prince impérial a tout récemment encore énoncé un complet accord avec la politique étrangère du chancelier, et que Son Altesse entendait ne rien y changer quand elle serait appelée à succéder à son auguste père.

M. de Giers, à son passage ici pour se rendre aux eaux thermales de Franzesbad, ne s'est arreté que quelques heures pour voir le comte de Hatzfeldt. Comme de raison, le ministre des affaires étrangères de Russie s'est appliqué à ne laisser planer aucune doute sur les dispositions pacifiques de son souverain. L'entretien a été porté à la connaissance du prince de Bismarck à Varzin; mais les impressions dont je viens de rendre compte, et qui sont postérieures à la visite de M. de Giers au secrétaire d'Etat, démontrent que le chancelier n'a accueilli ces assurances que sous bénéfice d'inventaire.

Le comte de Hatzfeldt, que j'ai vu aujourd'hui, ne s'écartait guère de sa réserve habituelle. Aussi n'est-ce pas de lui que je tiens les renseignements confidentiels contenus dans ce rapport. Cependant il montrait quelque préoccupation, car si la diplomatie se mettait en quelque sorte en grève à cette époque de l'année, on poussait de part et d'autre, à Pétersbourg comme à Londres, aux armements à outrance. S'il ne s'agissait pas de questions plus importantes, que celle, assez secondaire, des passes de Zulficar, les parties en litige seraient déjà parvenues à se mettre d'accord.

49 1 Cfr. n. 39.

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L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 933/681. Londra, 12 agosto 1885 (per. il16).

Il 7 corrente un telegramma da Berlino pubblicato dal Times annunziava la cessione di Kilimanjaro e di altri territori nel Zanzibar fatta da capi indigeni alla Società germanica dell'Africa orientale; il 10 corrente lo stesso giornale annunziava, pure da Berlino, che una squadra germanica sotto gli ordini del commodoro Pasch aveva gettato l'ancora nelle acque di Zanzibar come dimostrazione contro il sultano che aveva protestato contro quella cessione. Queste notizie fecero argomento di interpellanza nella Camera dei Comuni. Il signor Bourke, sottosegretario di Stato del Foreign Office, rispondendo al signor Arnold, dichiarò il 10 corrente che le informazioni ricevute dal Foreign Office non confermavano quelle notizie e che il Governo inglese aveva motivo di credere che i capi indigeni dei distretti menzionati nel Times erano fedeli al sultano di Zanzibar e continuavano a riconoscerne la sovranità. II signor Bourke confermò però la notizia dell'arrivo della squadra germanica nelle acque di Zanzibar.

Se si deve dar fede ai telegrammi da Berlino sopravvenuti al Times in seguito a quelle dichiarazioni, il signor Bourke non aveva ancora il 10 corrente piena contezza dei fatti. Il territorio di Kilimanjaro sarebbe stato effettivamente ceduto dal capo mandara alla Società germanica dell'Africa orientale benché il Governo imperiale non abbia ancora esteso la sua protezione su quell'acquisto.

Dalle informazioni ottenute, ricavo che l'arrivo della squadra tedesca a Zanzibar ha recato sorpresa al Governo della regina. È noto che la Società germanica dell'Africa orientale, in virtù di trattati stipulati con vari capi indigeni, reclama diritti di sovranità sopra vaste estensioni di territori in alcune provincie di Zanzibar, non solo nell'interno del paese ma sulla costa; mentre il sultano pretende che quei capi indigeni che hanno ceduto i territori alla Società sono suoi vassali e non hanno diritto di fare alcuna cessione. Mi è stato detto al Foreign Office che era stato convenuto fra l'Inghilterra e la Germania che una commissione composta di delegati inglesi, tedeschi e francesi doveva recarsi sui luoghi, esaminare i fatti e decidere le controversie. L'invio della squadra tedesca fu quindi inaspettato.

L'Inghilterra non pretende ad alcun monopolio nell'Africa orientale né ha mai fatto alcun tentativo di annessione del territorio di Zanzibar; ma essa non vuole veder minacciata l'indipendenza di quello Stato né distrutti gli interessi del commercio dei sudditi britannici in quelle regioni. D'altra parte essa è lontana dall'incoraggiare il sultano a mantenere pretese di sovranità sopra parti lontane del suo territorio dove non ha la forza necessaria per farle rispettare. Istruzioni in questo senso sarebbero state mandate a sir John Kirk, console di Inghilterra a Zanzibar, mentre uno scambio di telegrammi sull'argomento ha luogo fra Londra e Berlino.

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IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

L. PERSONALE. Roma, 14 agosto 1885.

Il tema di cui oggi le scrivo è quello stesso di cui dissi brevi parole a V.E. nel primo colloquio che ebbi con lei dopo che le piacque di assumersi all'ufficio di segretario generale. Sarò breve anche questa volta, poiché ogni considerazione d'ordine generale sarebbe affatto superflua con lei, che conosce la situazione sotto ogni suo aspetto. Mi sforzerò piuttosto di esporre colla massima chiarezza e precisione i miei concetti.

L'alleanza non ci premunisce affatto rispetto alle cose del Mediterraneo. Il reciproco impegno di scambi di idee, e di assistenza mutua nelle questioni ove non s1a, tra gli alleati, discrepanza o conflitto di interessi, ci era sembrato da principio poter includer anche la legittima aspettazione di un diretto aiuto, quante volte fosse ulteriormente minacciato, a nostro danno, il presente equilibrio nel Mediterraneo. Però non tardammo ad accorgerci che tale non era la interpretazione che a codesto patto si attribuisce a Vienna ed a Berlino. Anzi, diciamolo schietto, codesto patto, per Berlino e per Vienna, fu ed è lettera morta. Di guisa che, di fronte a qualsivoglia contingenza di imprese che si compiano

o si preparino nel Mediterraneo da altra Potenza, noi non possiamo fare assegnamento (salvo che si presenti alcuna insperata ed imprevedibile combinazione a noi favorevole) che sulle nostre proprie risorse. In tale stato di cose, è ovvia, è ragionevole, è doverosa una costante nostra preoccupazione. Ed è del pari ovvio, ragionevole, doveroso che noi si cerchi alcun rimedio, o che ogni studio nostro si rivolga a preservarci dal pericolo di simili sorprese. Il Paese sente, per giusto istinto, che là è il lato debole della nostra posizione. Anche coloro che non partecipano alla aberrazione per cui una spedizione a Tripoli è stimata la cosa più semplice di questo mondo, sono però agitati e tormentati dal dubbio che, in un più o meno prossimo avvenire, accada nel Mediterraneo alcun nuovo fatto che irremissibilmente pregiudichi lo statu quo a nostro detrimento. Quanta sia la suscettibilità nazionale, in Italia, a questo riguardo, apparisce ogni qual volta si oda anche la più fantastica notizia di spedizioni o di disegni francesi al Marocco e segnatamente verso Tripoli. Per noi è assioma incontrastabile che in Italia cadrebbe il più robusto Ministero nel giorno in cui venisse a sapersi che in più o meno larga misura, dall'una o dall'altra parte, si è allargata la zona d'influenza francese, lungo la costa del Mediterraneo in Africa, sopra la quale la F'rancia già esercita il suo dominio. E dopo la caduta del Ministero, ne seguirebbe ancora un periodo pieno di dolorose commozioni e di gravi agitazioni.

Dove si ha a cercare, dove si può trovare una guarentigia contro alea così spaventosa? Uno studio pacato del problema, uno studio istituito sopra la base essenzialmente pratica dei fenomeni politici che si vengono svolgendo attorno a noi, mi ha condotto a questa conclusione, la quale a primo aspetto può parere paradossale, che presso la Francia stessa, e non altrove, si può sperare di ottenere la guarentiglia, la sicurezza, che andiamo cercando.

Se la Turchia avesse un Governo, se fosse meno ombrosa di noi, se la antipatia e reciproca diffidenza tra musulmani e cristiani non creasse un ostacolo insormontabile, si potrebbe concepire, tra noi e la Sublime Porta, tale un accordo per cui, sotto specie di garantire al sultano lo statu quo in Tripolitania, noi avremmo in quella regione una posizione privilegiata (come è ad esempio queHa dell'Inghilterra a Cipro), la quale ci assicurerebbe la nostra parte per il giorno della liquidazione finale dell'Impero, ed intanto darebbe soddisfazione ampia ed immediata ad ogni nostra aspirazione d'ordine economico. Però è anche troppo evidente che nulla di tal fatta si può da noi concludere col sultano, il quale ha ormai avocato personalmente a sé il Governo dell'Impero,

o trae sopratutto dal fanatismo religioso la ispirazione della sua politica.

L'Inghilterra vedrebbe certamente con occhio assai più favorevole la nostra, snziché la bandiera francese, in Tripolitania; ed ancor più certamente sarebbe disposta a cooperare intanto, in quella regione, al mantenimento dello statuquo. Però è grandemente da dubitarsi (essendo cosa del tutto contraria alle tntdizi.oni della ;>olitica britannica) che voglia, per l'uno o per l'altro fine contrarre un impegno qualsiasi verso di noi. In ogni modo, poi, sarebbe sempre impegr'O platonico e tale che, prevalendo nel momento critico altri suoi interessi, si risolverebbe in nulla anzi, peggio, in una fatale delusione.

Esclusi gli alleati (della Russia non è il caso di parlare), esclusa l'Inghilterra, esclusa la Turchia, rimane sola la Francia, con la quale, invece, reputerei possibile, relativamente facile, certo innocuo, probabilmente vantaggiosissimo, e forse di sicura efficacia, un accordo circa la questione mediterranea.

Per dire chiaramente il mio pensiero, enuncierò subito, quale, a mio avviso, dovrebbe essere la formala di tale accordo.

L'accordo consterebbe di due parti affatto distinte: distinte non solo per la varia loro portata ed applicabilità, ma distinte altresì per il metodo e l'ordine del relativo negoziato.

La prima parte dell'accordo consisterebbe nella reciproca dichiarazione e promessa di voler rispettare scrupolosamente lo statu quo presente nel Mediterraneo, e di adoperarsi altresì con ogni opportuno mezzo a che tale statu quo, in ...1 confine egiziano fino allo stretto di Gibilterra, non sia da altri turbato.

La seconda parte dell'accordo consisterebbe nella reciproca dichiarazione che, allorquando indipendentemente dalla volontà delle due Potenze, anzi contro la volontà loro, lo statu quo fosse minacciato, per effetto sopratutto di mutamenti politici e territoriali negli attuali domini del sultano, e ne sorgessero tali complicazioni per cui le due Potenze dovessero provvedere imperiosamente ai propri interessi, l'una non farebbe ...1 dell'altra, ...1 demarcato dall'attuale confine tra la Tunisia e la Tripolitania.

Dissi che un accordo, un modus vivendi, sopra codeste basi tra l'Italia e la Francia mi sembra possibile, relativamente facile, innocuo, vantaggioso e forse di sicura efficacia. Mi accingerò a facilmente dimostrarlo.

Che un tale accordo sia possibile, non mi pare potersi dubitare. Impossibile sarebbe se esistesse da parte della Francia un proposito assoluto e deliberato di impossessarsi, alla prima opportunità della Tripolitania, piaccia o non piaccia alle altre Potenze, ed in ispecie all'Italia. Tutti gli indizi che .abbiamo escludono la esistenza di un proposito irrevocabile della Francia per codesto obiettivo. A quanti, in Francia, hanno un giusto e ragionevole sentimento della situazione nel Mediterraneo, apparisce già un notevole compito quello di ridurre a pacata e totale soggezione la zona di costa africana, sul Mediterraneo, che si estende da Gabes, sul confine tripolino, alla Muluja, sul confine marocchino. In ogni modo, è piuttosto dalla parte del Marocco che si verrebbe era manifestando la tendenza ad una espansione maggiore, sia perché sembra essere veramente difettosa e mal sicura, da quella parte, la frontiera algerina, sia perché l'integrità territoriale del Marocco è, politicamente, assai meno intangibile in confronto della integrità territoriale dell'Impero ottomano. Credo di non andare errato affermando che, se in Francia sovente si ode parlare di Tripoli, non è tanto che si voglia incoraggiare un'impresa francese in quella direzione, quanto perché, nella presente incertezza dei reciproci rapporti tra la Francia e l'Italia, giova a quella di attribuire a questa disegni ambiziosi,

o per contrastarli o per vendere a prezzo la propria acquiescenza. Sta, in ogni modo, il fatto che più di una volta i ministri francesi, discorrendo coi nostri rappresentanti, hanno condotto il discorso sopra Tripoli; lo che esclude che, ai loro occhi, un componimento coll'Italia, rispetto a Tripoli sia una impossibilità assoluta. E qui mi cade in acconcio di rispondere anticipatamente

52 Qui e altrove n documento (!n copia su carta vel!na) presenta parole 1lleggibl!i per

ebiad!mento oppure per eccessivo assorbimento dell'inchiostro.

7 -DocumenU Dlplomattcf -Serle II -VoL XIX

ad una obiezione che, sotto forma di dilemma, cl si potrebbe muovere: 4: O la Francia (ci si potrebbe obiettare) non ha disegno alcuno sopra Tripoli, ed il vagheggiato accordo manca ognl ragione d'essere; o la Francia ha progetti sopra IT'ripoli, ed in tal caso si negherà a qualsivoglia vincolo che le si proponga ». L'obiezione non è seria. Imperocché a mio avviso, e per avviso di molti, la Francia non ha attualmente progetto, già formato, sopra Tripoli, e non ricuserebbe probabilmente di mettersi ora d'accordo con noi a tale riguardo, attenendone giusto compenso; ma le sue disposizioni e le sue intenzioni potrebbero mutare, o per desiderio di nuocere a noi se cosl comportino, a un dato mo-· mento, le sue convenienze, o per suggestione che le venga, con o senza lusinga di corrispettivo, da altra Potenza, ed in fine per esigenze di ordine interno e parlamentare, che in Francia sono, forse più che altrove, incerte e instabili. Anzi l'accordo che raccomando mira essenzialmente non già a premunirsi contro un pericolo attuale che non esiste, bensì contro la sopravenienza, per una delle cause testé indicate, del temuto pericolo.

Il divisato accordo non solo è possibile ma è anche relativamente agevole nelle presenti circostanze. La Francia travasi, in questo momento, ricaduta nell'isolamento in cui era due anni or sono, prima che la Germania le stendesse la mano. Esaurito il suo programma coloniale, ed [avvenuto] in Inghilterra il ritorno dei tories al potere, Bismarck non ha più ragione di particolare tenerezza per la Francia, ben sapendo egli, del resto che il dissidio per l'AlsaziaLorena può bensì mantenersi laterale, ma comporsi, giammai. D'altra parte, la Francia non può avere speranza di riconciliarsi schiettamente e saldamente coll'Inghilterra fin tanto che sta aperta la questione egiziana; e tanto meno può avere questa speranza mentre il Ministero tory si appalesa, di fronte alle pretese francesi, ancor più fermo e intransigente di quel che lo fosse n Ministero whig. Si comprende perfettamente, in tale stato di cose, che la Francia sia sincera nell'abbondare, come essa presentemente sta facendo, di benevolenza e arrendevolezza a nostro riguardo. Altra circostanza propizia al divisato accordo è la stanchezza e la sfiducia che gli ultimi episodi della così detta politica coloniale hanno ingenerato negli animi, in Francia, tra coloro stessi che di siffatta politica eransi mostrati finora ardenti partigiani. Non parlo dei radicali, avversi sempre, e fin da principio, a simili imprese; ma gli stessi moderati ed opportunisti, pure persistendo nel dichiarare patriottico e utile il loro programma coloniale, consentono a che si debba ora far temporanea sosta nella faticosa via. Non credo insomma di ingannarmi nel presumere che giammai come ora si presterebbe, a Parigi, favorevole e propizio ascolto alle nostre ...1.

L'accordo vagheggiato è anche innocuo. E, per verità, esso non implica, da parte nostra, alcuna rinuncia a ciò che per avventura si volesse da noi fare

o meditare fin d'ora; imperocché non credo che sia consigliabile, allo stato attuale delle cose, una spontanea ed improvvisa impresa su Tripoli, la quale riaprirebbe la quistione d'Oriente allora appunto quando le circostanze sarebbero per noi le meno favorevoli. E neppure si contrarrebbe da noi un impegno, nello stretto senso della parola; imperocché la promessa nostra sarebbe di rispettare per ora lo statu quo, ed in data evenienza di lasciare che la Jt'rancia provveda, entro un determinato raggio, alle sue convenienze. In una parola sarebbe accordo meramente ...1 , corrispondente, se mal non mi appongo, a ciò che da noi già si farebbe spontaneamente, anche in assenza dell'accordo stesso.

Ma l'accordo mi sembra sopratutto vantaggioso; vantaggioso per entrambe le parti, per noi avrebbe l'efficacia di una garantia sicura contro quelle contingenze che, dopo l'alleanza, sono oramai le sole ad intorbidare il nostro orizzonte politico.

Che l'accordo sia per noi vantaggioso oramai apparisce da quanto si è detto finora, senza che quasi occorra ulteriore dimostrazione. Volendo riassumere, a tale riguardo, il mio concetto, dirò che il divisato accordo ci preserva da ogni alea o sorpresa, ci consente di comp[letare], con sicuro e pacato animo, il nostro assetto militare e marittimo, e ci porge fin d'ora la certezza, che, nel giorno della liquidazione, nel giorno in cui ciascuna Potenza dovrà provvedere a sé con tutti i mezzi di cui disponga, noi non troveremo davanti a noi, sulla via di Tripoli, l'ostacolo della Francia, il solo ostacolo che sia veramente da temersi in quella direzione.

L'accordo ha, nondimeno, vantaggi altrettanto notevoli ed apprezzabili per la Francia. Anche questa si assicura un periodo di quiete e di preparazione per ulteriori imprese; anche questa si procaccia fin d'ora la certezza di non avere, nel momento critico, la propria azione, in Tunisia, Algeria e Marocco attraversata o molestata dall'azione dell'Italia. Sopra ogni altra cosa, poi, la Francia consegue, dal divisato accordo, questo inestimabile vantaggio, di avere cioè, per effetto dell'accordo stesso, regolato ogni sua questione nel presente e nell'avvenire, coll'Italia. Imperocché all'infuori delle eventuali loro competizioni nel Mediterraneo, non si scorge (a meno di tali cataclismi che sconvolgano, nei due Paesi, la base del loro assetto attuale) che tra la Francia e l'Italia esista, nell'ordine politico, altra quistione che possa costituire tra esse materia od occasione di serio conflitto. Di guisa che le due Potenze, senza avere contratto vincoli d'alleanza, che sarebbero fuori di situazione, si troverebbero nella condizione, forse ancor più fortunata, di tali che hanno certezza di convivenza durevolmente pacifica ed amichevole.

Rimane ora a considerarsi ancora un lato del grave problema. Possiamo noi, dal punto di vista giuridico, e dobbiamo noi, dal punto di vista delle convenienze politiche, impegnarci nel divisato accordo colla Francia senza esserci prima, all'uopo, concertati coi nostri due alleati?

Premetto, anzitutto, che la facoltà di stipulare un simile accordo indubbiamente ci spetta. Nulla esiste, nel trattato di alleanza, che escluda tale facoltà. Tutto al più sarebbe dubbiosa la cosa se il divisato accordo avesse (il che non è) per effetto di distrarre ad altri scopi, ad altri obiettivi, quelle nostre risorse militari che, secondo lo spirito del Trattato, debbono rimanere tutte disponibili per gli intenti della comune difesa. Ad ogni modo, se pure alcun dubbio rimanesse, sarebbe eliminato dal fatto che, quando appunto da noi facevasi, per le questioni del Mediterraneo, inutile appello a Vienna ed a Berlino, la risposta fu sempre che a tali interessi noi dovevamo provveder di nostra iniziativa, e come meglio ci sembrasse. Anzi, quando due anm or sono, le nostre preoccupazioni movevano dai supposti disegni della Francia sul Marocco, da Berlino ci fu dato espressamente il consiglio di rivolgerei direttamente a Parigi. Del resto, quantunque non si conoscano i particolari di quello che sia stato concordato tra i nostri due alleati e la Russia in epoca posteriore all'alleanza nostra, è certo che i vincoli reciprocamente assunti fra i tre Imperi debbono avere portata ed importanza assai maggiore di quella che il divisato accordo italo-francese avrebbe.

Dal punto di vista della convenienza, la questione si presenta alquanto più dubbia. Imperocché, col principe di Bismarck non basta avere ragione, quando tal cosa gli dispiaccia. Dopo avere dimostrato il nostro diritto, ed anche l'interesse nostro di premunirei contro le contingenze del Mediterraneo, avremo nondimeno a subire il malumore del principe cancelliere, se questi fosse per considerare il nostro accordo colla Francia come contrario ai suoi piani politici, che sogliono consistere nel suscitare e nel tenere deste le cagioni di dissidio tra le altre Potenze. Ciò malgrado, e poiché noi non abbiamo mai taciuto a Berlino l'assoluto nostro bisogno di provvedere in altro modo alle nostre esigenze nel Mediterraneo, dal momento che l'alleanza non vi provvede, non credo che il malumore eventuale del principe di Bismarck possa essere ragione sufficiente per negligere un nostro vitale ed imperioso interesse. Nondimeno sopra questo punto richiamo in modo speciale l'attenzione di V. E. Con questo dubbio si connette pure quest'altro: se, cioè, del nostro tentativo d'accordo, ed indi dell'esito del tentativo stesso, debbasi dare notizia confidenziale ai nostri alleati. Anche a questo riguardo, e salvo che ulteriori circostanze ci suggeriscano un diverso procedimento io propenderei per la negativa, osservando tra le altre cose, che dai nostri alleati non ci fu detto verbo dei loro negoziati e dei loro accordi con la Russia.

Mi sembra d'avere trattato cosi d'ogni lato della questione, in sé stessa considerata. Brevi parole mi conviene ora aggiungere circa il metodo che mi parrebbe il migliore per le proposte trattative.

V. E., qualora i concetti esposti in questa lettera trovassero, in massima, da parte sua benigno giudizio, potrebbe, nel momento di lasciare Contrexéville, chiamare a sé il commendator Ressman, il quale avrebbe, agli occhi del pubblico e dello stesso Governo francese, la naturale apparenza di venire a compiere un atto di deferenza verso il suo superiore immediato. Questa stessa mia lettera con quegli emendamenti, e con quelle avvertenze complementari che a V. E. sembrassero convenienti, potrebbe giovare al commendator Ressman come istruzione confidenziale per gli officii che gli sarebbero commessi.

Rientrato, poi, a Parigi, il commendator Ressman dovrebbe scegliere, per aare effetto alla istruzione, il tempo e i modi più opportuni. A questo punto non occorrerranno più al commendator Ressman ulteriori direzioni, avendo egli piena e precisa conoscenza d'uomini e cose in Francia. Egli ha, del resto, il vantaggio di possedere ogni desiderabile autorità e confidenza presso i ministri francesi, e nel tempo stesso anche il vantaggio, non meno prezioso per lo scopo attuale, di non essere investito della qualità di ambasciatore, la quale gli renderebbe malagevole di serbare alle prime entrature, nei primi scandagli, un carattere meramente particolare ed officioso.

Crederei essenziale, salvo il più autorevole parere di V.E., che il negoziato avesse (come già accennai nello enunciare la formola del divisato accordo) due distinte fasi: che in sul principio il commendator Ressman si limitasse a discorrere, a trattare della convenienza di porgerei reciproca sicurtà con una mutua dichiarazione di voler rispettare lo statu quo nel Mediterraneo; che solo in seguito, e quando lo svolgimento stesso del negoziato indicasse la non dubbia esistenza di propizie disposizioni da parte del Governo francese, il commendator Ressman si avventurasse a parlare del contegno da tenersi, rispettivamente, nella contingenza in cui, malgrado la comune volontà nostra, lo statu quo venisse ad essere turbato, e il precipitare degli eventi imponesse ad entrambi i Governi la cura del proprio interesse. Questa cautela mi sembra importante; imperocché fin tanto che il negoziato si aggiri intorno al rispetto dello statu quo, non sono da temersi le conseguenze di possibili indiscrezioni, e neppure dovrebbe preoccuparci la eventualità di un rifiuto da parte della Francia; mentre, invece, la seconda fase del negoziato avrebbe carattere assai più delicato, e potrebbe esporci a spiacevoli conseguenze, sia per effetto di indiscrezioni o denuncie, sia per l'effetto stesso di un insuccesso.

Infine crederei doversi raccomandare al commendator Ressman di valersi, tranne il caso di assoluta necessità, del carteggio per lettere nel riferire e nel chiedere istruzioni. Questo non è tema da telegrammi, salvo forse allo stringere finale degli accordi.

Altro non mi resta a dire. Ho scritto currenti calamo, mettendo in carta qualcosa che avevo meco stesso meditato. Chiedo quindi venia all'E.V., per la forma. Bensì vorrei avere espresso il mio pensiero con sufficiente chiarezza.

53

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3951. Berlino, 14 agosto 1885 (per. il 22).

Les commentaires vont leur train sur l'article récent de la Norddeutsche Allgemeine Zeitung (rapport n. 3945 du 4 aout) 1 lequel, prenant occasion de certains propos du journal parisien le Temps sur la nécessité de renforcer la cavalerie française vers la frontière du nord-est, se plaignait dans un langage assez vif

des dispositions taquines, et agressives de la France accusée de se préocuper de

ses rèves de revanche, comme au lendemain de la dernière guerre. Depuis long

temps on n'avait entendu, au delà des Vosges, un pareil langage. On s'y était

habitué peu à peu à ne plus compter avec les anciennes susceptibilités allemandes.

Le Cabinet de Berlin s'était meme montré d'une mansuétude extraordinaire,

lorsqu'un souverain ami de l'Allemagne fut accueilli à la gare de Paris par le

53 ' Non pubblicato.

cri « à bas le uhlan », lorsqu'un drapeau aux couleurs de l'Empire fut insulté et lacéré à la fete nationale du 14 juillet. Dans les affaires d'Egypte, quels égards délicats pour la France, quelle attention à ménager sa dignité, à lui procurer des satisfactions d'amour-propre! Jamais l'honnete courtier n'avait servi un client avec un zèle aussi marqué. Il passait comme un boulet au travers des prétentions coloniales de l'Angleterre, mais s'il venait à rencontrer sur sa route quelque convoitise française, il laissait le pas à la France. Et tout à-coup le journal officieux précité redevenait hargneux et houspillait le chauvinisme français.

Chacun se met martel en tete pour découvrir le motif de ce brusque revirement. Il y a peu de jours, le chancelier était interpellé à ce sujet par un de ses intimes. Il ne comprenait pas que certains journaux à Paris manifestassent un sentiment de surprise, et voulussent attribuer l'article dont il s'agit à des motifs ou à des prétextes qu'ils cherchaient camme midi à quatorze heures. En faisant avec bonne foi leur examen de conscience, ils devraient plutot convenir que le Cabinet français, notamment dans la question du canal de Suez, a cherché à jouer à cache-cache avec le Gouvernement britannique, avant de communiquer ses intentions à Berlin. C'était mal reconnaitre les bons procédés de l'Allemagne. L'avertissement contenu dans le journal était cependant dicté par une autre considération, celle de mettre la France en garde, vu les prochaines élections générales, de confier ses destinées au parti qui viserait à rompre la paix, ou à des hommes d'Etat qui cherchent à se créer une popularité au moyen des idées de revanche. Par son attitude, le chancelier croyait avoir rendu un service à la cause de la tranquillité publique, en pretant indirectement son appui à la formation d'une majorité gouvernementale et pacifique.

Le prince n'est pas entré dans d'autres explications, du moins elles ne m'ont pas été rapportées.

Le maintien de la république en France lui convient. Il estime, sans se préoccuper assez, à mon sens, du danger d'une propagande à l'étranger, que cette forme de gouvernement offre des garanties de paix à l'Allemagne. Un gouvernement impersonnel est moins tenu qu'un autre d'avoir de l'amour propre. Il est plus capable de s'imposer au besoin des renoncements de vanité, de ne pas sacrifier les avantages d'une politique modeste aux subtilités du point d'honneur. C'est une sorte de raison sociale, et les raisons sociales ne se fachent pas quand il y va de leur intéret de ne se point fàcher. S.A. est persuadé aussi que le rétablissement de la monarchie mettrait la paix en danger. L'heureux prétendant, qui réussirait à ceindre la couronne, aurait besoin de prestige pour la conserver,

de succès militaires contre ses voisins. Mais la république ne doit pas tomber

entre les mains des radicaux, qui pour se consolider au pouvoir, ne reculeraient

devant aucun moyen, fUt-ce la revanche.

Il a été demandé aussi au prince de Bismarck quelles étaient ses prévisions

sur le résultat des élections en Angleterre. Il répondait que, d'après des ren

seignements parvenus à la chancellerie, les chances sembleraient aujourd'hui

favorables au Cabinet Salisbury; ·mais qu'une nouvelle loi, le Rejorm Bill ayant

accordé le vote à deux millions de plus d'électeurs, il pouvait se dégager de ce

fait beaucoup d'imprévu. Il est évident que ses préférences se portent vers les

conservateurs. Il cherche, sans prendre encore des engagements, à faciliter en quelque mesure leur tàche à l'étranger, sauf pour la question de l'Afghanistan, dans laquelle il observe des ménagements envers la Russie. En échange, le Cabinet britannique évite de susciter des embarras au Zanzibar et, qui plus est, se montre enclin à prendre rang dans la ligne pacifique. Bref, plus d'un symptòme prouve que l'avènement des conservateurs au pouvoir a déjà produit de certaines modifications dans ce qu'on pourrait appeler les affinités électives européennes. Si les anciens groupes sont toujours là, les distances relatives ne sont plus les mèmes. La France et l'Angleterre, du moins, ne sont plus ni entre elles, ni vis-à-vis de l'Allemagne, dans les mèmes conditions que, par exemple, à l'époque de la Conférence africaine. Mais avant de prononcer un jugement définitif sur cette situation en voie de se développer, il convient d'attendre l'issue des élections, soit en France, soit en Angleterre. Dans ce dernier pays surtout, il est assez malaisé de se livrer à des pronostics. En effet, les deux partis, qui ont subsisté jusqu'ici, traversent une periode de crise. Ils présentent l'un et l'autre de nombreuses fissures, et si l'on peut prévoir des dislocations futures, il est beaucoup plus difficile de deviner ce qui les remplacera, c'est-à-dire quels groupes nouveaux, formés de leurs débris, seront appelés à se substituer à ces grands partis historiques, et qui l'emportera, du bon sens britannique, ou de certaines rèveries plus ou moins utopiqu,es importées de la France.

54

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 944/685 . Londra, 14 agosto 1885 (per. il 18).

. Mi riferisco ai due dispacci di V.E., del 1° e del 3 corrente (nn. 821 ed 827 di serie politica) 1 e mi onoro informarla che, rispondendo ad una interrogazione di sir W. Bartlett, il cancelliere dello Scacchiere disse jeri sera, nella Camera dei Comuni, che vi era speranza che la guarnigione di Kassala sarebbe soccorsa.

Avendo io oggi chiesto al Foreign Office più ampi ragguagli su tale proposito, sono stato informato che il colonnello Chermside aveva persuaso ras Alula ed altri capi abissini ad accingersi all'impresa della liberazione di Kassala colla promessa di una liberale ricompensa se riuscivano nell'intento. Il colonnello Chermside aveva già fornito ras Alula di qualche somma di danaro e di buona qUantità di grano ed altre vettovaglie.

Avendo chiesto al Foreign Office se fosse vera la notizia, pubblicata in tutti i giornali di Londra, che un trattato era stato stipulato fra l'Inghilterra e l'Abissinia per la liberazione di Kassala, mi è stato risposto che quella voce non aveva alcun fondamento.

54 ~ DD. 821 e 827, non pubblicati. con il primo del quali Malvano comunicava che ras Alula aveva manifestato «l'intenzione d! muovere al soccorso di Kassala :t e con il secondo l'attendibilità di questa notizia.

55

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3953. Berlino, 16 agosto 1885 (per. il 20).

Le sultan de Zanzibar a reconnu, sans conditions, le protectorat de l'Allemagne sur les territoires, dont les allemands ont pris possession, y compris le territoire continental de Vitu. Du moment où Said Bargash n'était pas assuré de l'appui de l'Angleterre, il a pris le parti de céder, et cela surtout en présence des réclamations présentées par un commodore, dont l'escadre s'embossait devant le palais de ce souverain generale.

Il ne s'agissait encore que des acquisitions pour lesquelles la Société de l'Afrique orientale avait déjà obtenu l'agrément de l'Empire. Quant aux autres acquisitions de cette mème Société de districts, plus éloignés de la cote faisant face à l'ile de Zanzibar -districts qui avoisinent le Kilimandjaro -la question est réservée à un examen ultérieur, avant que l'empereur délivre aussi pour ces contrées des lettres patentes de protections. On assure qu'en attendant il s'établira une entente pour la conclusion d'un Traité de commerce qui, entre autres, assure aux colons allemands un débouché vers la mer sous un régime de taxes modérées.

56

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1251. Parigi, 18 agosto 1885, ore 14,40 (per. ore 18,30).

Le président des Etats Unis de Colombie Nunez vient d'adresser au ministre de Colombie à Paris, avec instruction de m'en parler aussitòt, le télégramme suivant: «Un croiseur italien a commis à Bonaventura d'énormes attentats pendant que nous étions en train de négocier avec le ministre ici. L'interruption des relations est probable; nous compterons sur un efficace appui étranger ,, En me communiquant ce télégramme le ministre de Colombie a eu soin de me déclarer que la dernière phrase, faisant allusion à l'appui espéré, ou invoqué des Etats Unis du nord était purement confidentielle et pour lui seui. Il n'en savait pas davantage sur la nature des attentats commis par notre croiseur, mais il croit qu'il s'agit du différend entre M. Cerruti riche négociant à Bonaventura et le Gouvernement. Je l'ai engagé à demander d'autres éclaircissements, en lui promettant d'informer V.E. de la réclamation du président. [Ministre de Collombie m'a exprimé son vif regret de cet incident, d'autant plus fàcheux, m'a-t-il dit, que les italiens ont toujours été bien accueillis en Colombie et que plusieurs ont été appelés et employés par le Gouvernement, surtout pour des travaux d'art et pour l'enseignement artistique.

57

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1269. Londra, 20 agosto 1885, ore 23,48 {per. ore 1 del 21).

Salisbury me dit que le bruit chftte Kassala, répandu aujourd'hui, n'a pas été confirmé. Sur ma demande il a promis donner instructions au Foreign Office pour que je reçoive dorénavant communication de tous les télégrammes au sujet de Kassala. Sa Seigneurie a ajouté qu'il avait reçu la nouvelle que les abyssiniens s'avancent en force sur le territoire du Soudan égyptien et qu'il ne comprenait pas but du mouvement.

58

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, A.I., DEPRETIS1

R. CONFIDENZIALE 975/696. Londra, 20 agosto 1885 (per. il 25).

Col suo dispaccio del 14 luglio scorso <n. 805 di serie politica),2 l'E.V., dava istruzioni a S.E. il conte Nigra di trovar modo, senza fare una formale domanda né impegnarsi in alcun negoziato, di conoscere quale sia rispetto a Zeila ed all'Harar l'intendimento del presente Governo inglese.

Col telegramma del 30 luglio scorso,3 il conte Nigra informava l'E.V., in risposta che, avendo egli tastato il terreno rispetto a Zeila, lord Salisbury si era riserbato di farci conoscere la sua maniera di vedere a quel riguardo. E col telegramma del 5 corrente4 : che « lord Salisbury non aveva ancora ricevuto le informazioni che aspettava rispetto a Zeila per poterne parlare con conoscenza di

causa».

In un colloquio che ebbi oggi con lord Salisbury mantenni riserbo su quella quistione. Al momento di congedarmi da Sua Signoria (che ritorna oggi stesso ad Hatfield e parte dopo domani per Dieppe), egli mi disse «che se io avessi nel nostro colloquio manifestato desiderio di conoscere il tenore della risposta che egli aveva promessa al conte Nigra, relativamente a Zeila ed all'Harar, mi avrebbe fatto sapere che nel presente momento non vedeva alcun mezzo di cambiare lo statu quo ».

• Cfr. n. 20.

• -T. 1179, non pubblicato. • -T. 1206, non pubbl!cato.

58 1 Ed. in L'Italla in Africa, Etlopia-Mar Rosso, tomo V, c!t., p. 20.

59

L'INCARICATO D'AFFARI A WNDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1275. Londra, 21 agosto 1885, ore 18,38 (per. ore 21,15).

Le Foreign Office vient de me communiquer un télégramme de l'agent britannique au Caire qui ne laisse plus de doute sur la capitulation de Kassala.

60

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 976/697. Londra, 21 agosto 1885 (per. il 26).

Ho avuto ieri una conversazione con sir Julian Pauncefote, sotto-segretario di Stato del Foreign Office, circa l'occupazione, per parte della Germania, delle isole Caroline e la controversia fra la Germania e la Spagna che ne è la conseguenza.

Sir Julian mi ha fatto conoscere che l'Inghilterra e la Germania non hanno mai riconosciuto la sovranità della Spagna su quelle isole, giacché il Governo spagnuolo non ne ha mai preso effettivamente possesso. Egli mi ha reso consapevole che nel 1875, l'Inghilterra e la Germania presentarono una nota identica al Gabinetto di Madrid in cui dichiaravano di non riconoscere i diritti della Spagna sulle Caroline; e che quella nota non ricevette mai alcuna, risposta. Mi ha quindi fatto notare che benché la Spagna pretendesse ab antico diritti di sovranità nell'Arcipelago di Sulù, non molto distante dalle Caroline, ed avesse anzi occupato parecchi punti di quell'arcipelago, quei diritti non furono riconosciuti che in virtù di un trattato firmato in Madrid il 7 marzo 1885 dai rappresentanti dell'Inghilterra, della Germania e della Spagna, né alcun trattato analogo fu mai stipulato per le Caroline.

Lo scopo della Germania nello occupare le Caroline sarebbe di costituire in futuro, con vari gruppi d'isole contigui, un immenso e non interrotto impero nel Pacifico occidentale giacché essa reclama la sovranità delle isole della ;Nuova Bretagna adiacenti alla nuova Guinea.

L'occupazione delle Caroline è vista senza rincrescimento dal Foreign Office, il quale segue con molto interesse i più minuti particolari delle difficoltà che essa cagiona.

Si suppone che queste difficoltà potranno, in qualche guisa, moderare l'impetuoso svolgimento della nuova politica della Germania, che è qualificata dall'opinione pubblica inglese (di ciò esperta): «Colony-hunger », sete di colonie.

61

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3957. Berlino, 23 agosto 1885 (per. il 27).

Après un se]our à Varzin, qui s'est prolongé du 12 au 17 courant, le comte Kalnoky a, comme à l'aUer, traversé Berlin sans s'aboucher avec qui que ce soit. Aussi le comte de Hatzfeldt, quand des interpellations lui étaient adressées, avait le motif ou le prétexte tout trouvé pour décliner de répondre.

L'explication donnée par le ministre austro-hongrois (télégramme de V.E. du 22)1 à notre chargé d'affaires à Vienne n'est qu'une impression générale, qui tombe dans le vague par trop de concision: « Tout s'était bien passé: il y avait Ùeu d'espérer que les choses resteraient dans l'état actuel, ce qui est déjà assez satisfaisant ».

Il est vrai que, selon les articles de journaux autorisés de Vienne, et reprodu1ts par la presse officièusè de Berlin, l'entrevue ne se rapportait pas à une question précise, mais qu'elle était pour ainsi dire une expression personnelle cles relations amicales entre l'Allemagne et l'Autriche. Les deux hommes d'Etat auront échangé leurs vues pour constater leur accord mutue! dans les circonstances présentes, sauf à se concerter ultérieurement si elles venaient à se modifier.

L'alliance entre les deux empires de l'Europe centrale reste aujourd'hui, comme. avant, un programme invariable.

Les rapports existants depuis Skierniewice entre eux et la Russie ne sont qui une conséquence de l'alliance austro-allemande. Ils comportent une certaine liberté d'allures en faveur de la Russie vers l'Asie centrale, à la condition toutefois que la paix générale ne soit pas mise en péril par le contrecoup des événements, et l'ensemble de la situation établie par le congrès de Berlin de 1878 soit sauvegardé aussi longtemps que possible.

C'est dans cet ordre d'idées que le comte Kalnoky se prononcera très pro

bablement à Kremsier, avec les nuances de langage appropriées à l'amélloration des relations avec l'Angleterre depuis l'avènement au pouvoir du Cabinet conservateur. Le langage de ce ministre aura d'autant plus d'autorité qu'il résonnera comme l'écho de celui du chancelier allemand. En attendant, il est digne àe remarque que la presse officieuse, soit à Vienne, soit à Berlin, ait l'air de f'ètre donné le mot pour couper court à certains commentaires très exagérés sur la rencontre très prochaine du tsar avec l'empereur François Joseph.

61 ' T. 1280, non pubblicato.

Elle n'aurait en vue, disent-ils, ni un acte important, ni le règlement par écrit de faits politiques quelconques. Elle prouverait simplement le désir de maintenir les relations actuelles d'amitié et de confiance au profit de la paix. On a bien soin de faire ressortir en mème temps que les rapports entre Berlin et Vienne couronnent le sommet de l'édifice.

Dans ses brèves explications, le comte Kalnoky n'a pas fait d'allusions directes à des pourparlers sur Ies relations commerciales.

D'après ce qui me résulte, ce point a été touché dans Ies entretiens, mais sans aboutir encore à une solution. Des deux còtés, on ne se sent nullement enclin à une guerre de représailles. Si une union douanière demeure pour le moment une utopie, ce qu'on peut espérer de réaliser c'est le renouvellement du Traité de commerce qui expire en 1887, en y introduisant quelques concessions réciproques.

Il semble se confimer que la Russie est disposée à faire des concessions partielles relativement aux passes de Zulficar. On croit ici que le Gouvernement anglais se réserverait, à son tour, de faire procéder sur piace à la vérification de certains points de détail.

Avant d'avoir supporté l'épreuve des élections générales, il manoeuvrera pour cette question, comme pour celle d'Egypte, de manière à gagner du temps. Soit qu'il veuille céder, soit qu'il se décide à suivre une politique énergique, il s'exposerait trop aujourd'hui aux critiques, et en octobre à un échec électoral.

Cette incertitude de l'avenir aura pesé à Varzin, et pesera aussi à Kremsier.

Il est fort à douter que des engagements précis aient été déjà contractés à

Varzin pour la seconde de ces alternatives.

Le prince de Bismarck -il l'a bien prouve -n'est certes pas dépourvu du

don de prévision, mais son esprit pratique est surtout tourné à s'occuper d'abord

du présent, sauf à calculer ensuite sur les chances de l'avenir.

Le Fremdenblatt du 9 aoùt a publié, à propos des entrevu~s des empereurs,

un article évidemment inspiré par le Cabinet de Vienne, et conçu en termes assez

amicaux envers l'Italie, considérée comme une aliée précieuse pour le but

que l'Allemagne et l'Autriche se proposent. Notre politique coloniale devait ètre

jugée au point de vue italien, etc. etc. etc. Le Cabinet présidé par V.E. jouit

de Ieur respect et sympathie ... etc. etc. etc. Cet article a été reproduit purement

et simplement par la Norddeutsche Allgemeine Zeitung. Je voudrais que ce

fùt l'indice d'un revirement en notre faveur. Depuis plusieurs mois ce journal

se distinguait par l'àpreté de ses jugements par un ton tranchant à notre égard,

et se plaisait à ouvrir ses colonnes à maintes critiques sur nos agissements,

entre autres dans la Mer Rouge. Mais c'est la Gazette de Cologne qui se

montre la plus rogue et dure dans ses appréciations. Son correspondant mériterait

bien plus que M. Cirmoni d'ètre frappé d'un décret d'expulsion.

62

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI 1

D. 851. Roma, 24 agosto 1885.

Il maggiore Hunter, residente politico in Aden, cui si riferiva il dispaccio a S.E. il conte Nigra in data 3 di questo mese, n. 8262 si preparava a partire, secondo le indicazioni che ci furono trasmesse dal r. consolato in Aden, verso il 13 corrente, per arrivare a Napoli verso il 24. Dal cavalier Bienenfeld reggente quel r. consolato fu munito di una lettera di presentazione al r. ambasciatore.

Le disposizioni favorevoli mostrate dal maggiore Hunter per una occupazione italiana dell'Harar e le difficoltà di una tale intrapresa, molto maggiori forse di quello che egli vorrebbe farci credere, esigono che ella, pure accogliendolo cortesemente ed ascoltando con deferenza le sue comunicazioni, si tenga con lui in contegno assolutamente riservato, tanto più opportuno dopo l'ultima dichiarazione di lord Salisbury che ella mi comunicò con telegramma del 203•

P.S. Il maggiore Hunter, mutato itinerario, giunse invece per la via di Brindisi ed ebbe opportunità di abboccarsi con un ufficiale italiano, appositamente mandato ad incontrarlo. Questo ufficiale, naturalmente, si limitò per precisa istruzione avutane, ad udire le notizie e gli schiarimenti che al maggior Hunter piacque di fornirgli.

63

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD 1

D. S.N. Roma, 24 agosto 1885.

La ringrazio del rapporto del 9 corrente2 relativo all'Harar e le confermo ad un tempo i precedenti dispacci circa questo soggetto.

Le notizie contenute nel suddetto rapporto unite a quelle contenute nel suo telegramma del 21 di questo mese3 sono tali da consigliare il più assoluto riserbo intorno all'occupazione di quella provincia ed io devo pregarla d'astenersi, d'ora innanzi, a tale riguardo, da qualsiasi comunicazione con le autorità di Aden, fino a nuove istruzioni4•

• Con tale dispaccio Malvano, nel trasmettere a Nigra copia di un rapporto da Aden

(cfr. n. 26), lo pregava di usare «ogni cortesia e ogni riguardo» verso Hunter, «essendosi egli mostrato animato dei sentimenti più amichevoli verso l'Italia •·

• T. 1272 del 20 agosto, non pubblicato ma cfr. n. 58. 63 Ed. in L'Italia tn Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 22.

• -Cfr. n. 47. • -Con T. 1278, non pubblicato, si dava notizia dell'interruzione delle comunicazioni tra zena e l'Harar. • -Cfr. n. 73.

62 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo v. cit., p. 22.

64

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3959. Berlino, 24 agosto 1885 (per. il 28).

Il me revient en voie indirecte que le comte Kalnoky, dans ses pourparlers récents à Varzin, pressentait, entre autres, les dispositions du prince de Bismarck pour le cas où le Cabinet britannique, s'il obtenait gain de cause aux élections générales, accentuerait davantage sa politique et réussirait à s'assurer la coopération directe ou indirecte de la Turquie dans une lutte contre la Russia à propos des affaires de l'Afghanistan. Le ministre austro-hongrois laissait-il entendre que, du moment où la neutralité deviendrait assez difficile à observer, il y aurait peut-etre lieu alors pour l'Autriche de transformer l'occupation de la Bosnie et de l'Herzégovine en une incorporation définitive, et de faire meme un pas en avant vers Salonique. Je ne me rends pas garant de cette information, quoiqu'elle m'ait été rapportée de bonne source. On ajoutait que le comte Kalnoky exprimait l'avis que les accords de Skierniewice ne seraient pas en opposition avec un tel projet.

Le fait est que depuis le départ de ce ministre de Varzin, le chancelier s'est fait transmettre le dossier sur l'entrevue de l'année dernière.

L'interpellation du comte Kalnoky signifie qu'il ne croit pas que l'éventualité d'une guerre entre l'Angleterre et la Russie soit écartée, et que dans cette prévision le Cabinet de Vienne chercherait à en tirer parti au mieux de ses intérets. Mais je doute fort, sauf preuve contraire, que le prince de Bismarck, pour le motif indiqué dans mon rapport d'hier, n. 39571 , ait répondu sur ce premier point autrement que d'une manière évasive ou dilatoire. Sans etre, tant s'en faut, contraire à la nouvelle orientation de l'Autriche, il aura estimé un peut prématuré de s'occuper dès aujourd'hui d'éventualités qui rentrent dans le domain de l'avenir. Les chances du Ministère tory devant les électeurs sont un gros point d'interrogation. S'il surmonte heureusement l'épreuve, il faudra voir comment il dessinera son programme de politique étrangère.

En attendant, il n'est aucunement démontré que l'Angleterre parvienne, le cas échéant, à enrégimenter la Turquie, à se faire ouvrir les détroits pour prendre la Russie à révers, et lui porter les coups les plus sensibles. Le sultan a déjà puissament contribué naguère à préserver la paix de l'Europe, en refusant au Cabinet Gladstone de preter son domaine maritime comme théàtre d'une guerre entre la Russie et la Grande-Bretagne, lutte qu'il aurait été presque impossible de localiser. L'Allemagne continue à faire bonne garde à Constantinople, où elle joue un ròle prépondérant. II n'y a donc pas péril en la demeure, et jusqu'aux élections générales anglaises, la logique, le bon sens indiquent une période de suspens, pendant laquelle le Cabinet de Berlin préférera s'abstenir de prendre ou de suggérer des résolutions définitives.

Le prince de Bismarck a une mémorie prodigieuse. Aucun des détails de l'entrevue de Skierniewice, dont il était le moteur principal, ne lUi ont échappé. S'il s'est réservé d'en repasser les actes, on serait induit à admettre que c'était là un simple motif allégué pour gagner du temps.

Demain à Kremsier, le comte Kalnoky cherchera aussi à pénétrer les desseins

de la Russie, sans formuler les memes interpellations qu'à Varzin. Ce serait

provoquer la défiance. Il doit d'ailleurs se rendre compte que, si le Cabinet

de Saint-Pétersbourg se livre à des confidences, elles prennent la route de Berlin,

avant d'arriver à Vienne2•

64 1 Cfr. n. ijl.

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L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. CONFIDENZIALE 2882. Therapia, 26 agosto 1885 (per. il 31).

All'udienza di ieri, S.M. il Sultano mi diceva non conoscere le istruzioni di cui era munito il nuovo inviato inglese, ed aspettando egli la mia risposta, soggiunsi ignorarle io pure. Avendo io infatti lasciato Londra da pressoché due mesi, non potevo in verun modo sapere qual fosse il vero scopo della missione affidata a sir Henry Drummond Wolff. Sono tuttavia oggi in grado di sottomettere all'E. V. alcune nozioni relativamente alle basi sulle quali avrebbero a condursi i relativi negoziati, e che prego V. E. di considerare come eminentemente riservate.

L'intendimento del Governo britannico sarebbe di venire ad un positivo accordo colla Sublime Porta in ordine alla questione egiziana, colla partecipazione dei governi delle altre Potenze. Esso dichiarerebbe innanzi tutto, essere alieno da ogni idea d'annessione o di protettorato, e persistere anzi nel proposito di sgombrare l'Egitto tostoché le circostanze lo permetterebbero. Ed affine di ottenere la cooperazione del Governo ottomano nella soluzione della quistione, sarebbe disposto ad ammettere delle limitate guarnigioni turche nell'interno del Vicereame, al Cairo per esempio, e fors'anco ad Alessandria, od almeno a Souakin e nel Soudan. Sopra questa base, il Gabinetto di San Giacomo spererebbe d'ottenere l'appoggio delle Grandi Potenze, all'eccezione della Francia. Esso crede infatti che siffatto progetto incontrerebbe obbiezioni ùifficili a sormontarsi da part~ del Governo della Repubblica. Minori ostacoli si aspetterebbero invece dalla Sublime Porta, poiché è noto che l'idea della occupazione mista è vagheggiata da taluni di questi uomini politici, e la Maestà

64 • Allegata al presente rapporto si trova la seguente annotazione d! Malvano: «Ringraziare per questo Interessante rapporto. Anche a noi. come al conte de Launay, sembra poco verosimile la Ipotesi di tali combinazioni già fin d'ora fisse e concordate. Certo però giova seguire con grande vigilanza l'atteggiamento e Il programma delle Potenze alleate nella Ipotesi in cui, divenendo Inevitabile il conflitto tra al Russia e l'Inghilterra, questa riuscisse a trarre nella sua orbita d'azione la Turchia ». In base a tali Istruzioni venne redatto Il D. 1992 del 29 agosto,indirizzato all'ambasciata a Berlino, non pubblicato.

del Sultano prestò già benigno orecchio ad analoghe suggestioni. Io sono tuttavia dell'avviso che oltremodo arduo sarebbe di stabilire le condizioni di siffatto accordo.

Credo mio dovere di aggiungere avere io qualche ragione per credere, che sir Henry Drummond Wolff stima che l'occupazione italiana di Massaua costituirà una delle precipue difficoltà nelle trattative a seguire.

Interpellato sulla possibilità dello sgombro da parte nostra, in eventuali contingenze, io risposi recisamente in senso negativo. Ma è bene che l'E. V. prenda nota di tali insinuazioni, sulle quali io non volli lasciar sussistere alcun dubbio.

Questo è quanto io ho potuto trarre finora, circa le intenzioni di sir Henry Drummond Wolff. Però, finora, egli non fece che scambiare le visite di cortesia con questi ministri, e sarà probabilmente ricevuto in udienza da S. M. il Sultano nella giornata di domani.

66

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 1002/705. Londra, 26 agosto 1885 (per. il 1° settembre).

Continuo i rapporti di questa ambasciata del 121 e del 14 corrente•, circa le controversie fra la Germania ed il Zanzibar: della quale mi faccio alle origini.

Dalle informazioni che ho raccolto e da talune lettere pubblicate nel Times apparisce che già, prima della riunione della Conferenza di Berlino, una missione tedesca risaliva il Congo, attraversava i pressi del lago Tangariyika, una parte dell'Ounia-Mouizi, i Paesi tributari del sultano di Zanzibar e sbarrava sulla costa di Bagamoyo.

Questa missione avrebbe riferito a Berlino che, in generale, i territori degli Stati lungo il corso del Congo o contigui, ad eccezione di Batatas ed Arachides, sono infecondi e che gli europei non possono acclimarvisi, ma che, al contrario, i paesi sulla costa orientale d'Africa sono salubri, frequentati da navi che li mettono in comunicazione colle Indie, e luoghi di convegno delle carovane che penetrano nell'interno del continente e ritornano sulla costa cariche dei prodotti dell'Africa centrale.

Queste relazioni confermavano le notizie mandate a Berlino dai commercianti tedeschi stabiliti sui luoghi.

La costa orientale d'Africa fu dunque presa di mira dal Governo germanico nei suoi tentativi di colonizzazione; ed il signor Karl Peters ebbe l'incarico di acquistare territori segnati dal passaggio delle carovane.

66 • Cfr. n. 51.

• Con R. confidenziale 943/684, non pubblicato, Catalani comunicò che, secondo 1 chiarimenti di Bismarck al Governo britannico, la squadra germanica a Zanzlbar aveva agito secondo

istruzioni « ricevute alcuni mesi or sono ,..

Un mese dopo il suo arrivo, il signor Peters aveva procacciato alla Germania l'annessione di tutto il territorio di Usagara ed aveva dato origine alla recente controversia fra la Germania ed il Zanzibar.

È noto all'E. V. come quella controversia sia stata composta. Seyyid Bargash bin Sa1d G. C. M. G. (insignito della gran croce dell'ordine britannico di San Michele e di San Giorgio), sultano di Zanzibar, lo racconta laconicamente in un telegramma che ha spedito in Londra il 19 corrente:

«L'ammiraglio germanico :. dice il telegramma, «giunge questo oggi, 19 agosto. Il 12 corrente noi consentimmo a riconoscere il protettorato della Germania sopra Usagara, Ukami, Unguru, Usagona e Viku; ciò avvenne dopo che ci fu notificato un ultimatum ~.

Il componimento di quella controversia credesi che potrebbe avere, in avvenire, se non tutte taluna delle seguenti conseguenze. Il sultano sarebbe costretto di concedere alla Germania libertà di transito nei suoi territori.

La Società germanica dell'Africa orientale disegnerebbe spedire i suoi agenti a Tanganyika, a Nyanza ed a Manyemena per far divergere il commercio del~ l'avorio dal Congo ed assicurarne il monopolio alla Germania.

Disegnerebbe inoltre costruire ferrovie fino ai laghi e divenire a mano a mano padrona della maggior parte del territorio interposto senza pagare alcun tributo o risarcimento al sultano di Zanzibar.

La Germania si troverebbe in tal guisa in grado di fondare una grande colonia nel cuore dell'Africa; di stringere rapporti commerciali e politici, e di collegarsi, coi potentati dell'interno del continente; di sindacare e di dirigere i commerci dell'interno dell'Africa col Congo, con Tripoli, col Nilo; e di acquistare un predominio nel centro dell'Africa maggiore di quello di qualsiasi altra Potenza europea.

Il Governo britannico, per ben note ragioni, non ha finora opposto molti ostacoli all'azione del Gabinetto di Berlino nel Zanzibar.

L'accordo concluso colla Francia e colla Germania (di cui m'è stata data ripetute volte notizia al Foreign Office), di far decidere ad una commissione internazionale ogni controversia fra la Germania ed il Zanzibar non è (da quanto è noto all'flmbasciata di Francia in Londra) una convenzione in iscritto ma verbale; e sarebbe stata fatta per salvare le apparenze non per pratica utilità. La Germania vi avrebbe acconsentito nella certezza di poter costringere il sultano a non chiederne l'esecuzione.

È noto d'altra parte che l'opinione pubblica inglese si è mostrata tiepida in tutto ciò che concerne le colonie britanniche, e poco gelosa dell'accrescimento delle colonie degli altri Stati.

Un cangiamento di risoluzioni si osserva da qualche tempo. Però molti non credono (o mostrano di non credere) che i territori acquistati dalla Germania possano riuscire di molto vantaggio a quest'ultima. Se dall'esperienza dell'Inghilterra si può trarre qualche ammaestramento, essi dicono, si deve affermare che gli imperi coloniali non si fondano con annessioni o con aggressioni ma seguendo le orme delle intraprese private e proteggendone gli interessi allorquando abbino acquistato una reale non fittizia importanza. I dominii coloniali

!l -Documenti Diplomatici -Serle II -Vol. XIX

dell'Inghilterra sono l'effetto del lavoro di molte generazioni il frutto d'industrie cresciute e svolte sul luogo non trapiantate d'altronde.

Altri molti però notano che, nel mettere a riscontro la politica coloniale dell'Inghilterra con quella della Germania, bisogna tener conto delle condizioni mutate dei tempi, della rapidità delle comunicazioni coi luoghi più lontani, dell'accrescimento dell'attività, della ricchezza e dei commerci degli Stati che hanno bisogno di nuovi campi per esercitarsi e per svolgersi.

Comunque ciò sia, devo notare da ultimo che, dalle più recenti pubblicazioni inglesi, si rileva che il numero dei sudditi britannici d'origine stabiliti nel Zanzibar è di circa 90, e di circa 6000 quello dei protetti. Vi si conterebbero inoltre 35 sudditi francesi, 9 americani e 12 tedeschi.

L'ésercito regolare del sultano di Zanzibar consisterebbe di 1200 uomini. Oltreacciò egli potrebbe fare spesso assegnamento sopra numerose orde di arabi che mantiene sulle coste.

67

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 1991. Roma, 28 agosto 1885.

V.E. conosce, per precedente corrispondenza sull'argomento, la missione di cui il capitano Cecchi ed il comandante del « Barbariga ~. signor Fecarotta, sono stati incaricati sulla costa orientale dell'Africa. La memoria che, qui unito, le invio\ fornirà forse a V.E. qualche maggior ragguaglio in proposito.

Da essa risulta che due esplorazioni del bacino del Giuba, con intenti scientifici e commerciali, erano in progetto: l'una più completa per via di terra e per via fluviale, da compiersi nel 1886; l'altra preliminare e limitata, da eseguirsi sin d'ora, valendosi della presenza del «Barbariga» col Cecchi a suo bordo, in quei mari.

Negli ultimi giorni di luglio, dopo la firma del trattato di commercio con lo Zanzibar, e in attesa dello scambio delle ratifiche, il capitano Cecchi ricevette l'ordine di trasferirsi, con l'avviso « Barbarigo », sulla costa prospiciente, dirigendosi verso lo sbocco del Giuba. Le istruzioni impartitegli telegraficamente:: d'accordo tra questo ministero e quello della marina, gli prescrivevano testualmente «di recarsi tosto a Port-Durnford per quindi esaminare il littorale al sud e al nord del Giuba onde raccogliere informazioni da servire per ulteriore esplorazione da compiersi appena apprestati i mezzi». Si aggiungeva: «importante sopratutto verificare praticabilità foce Giuba, procurando inoltrarsi nel fiume».

Il capitano Cecchi, delle cui notizie manchiamo totalmente dalla sua partenza da Zanzibar (29 luglio), non aveva dunque istruzione di prendere possesso

• T. 623 del 21 luglio, non pubblicato.

di un punto qualsiasi. Ignoriamo pertanto completamente il fondamento della notizia data dall'agenzia Reuter, secondo cui una nave italiana avrebbe inalberato la. nostra bandiera a Port-Johnes o Port-Jones, a settentrione del Sultanato di Zanzibar. Una presa di possesso, per altro, avvenuta di spontanea iniziativa del capitano Cecchi e del comandante della nave, non potrebbe concepirsi se non nel caso in cui si tratti di un punto libero da ogni sovranità e non occupato anteriormente.

Confermo a V. E. con questi ragguagli, il contenuto del telegramma direttole la sera del 27 corrente3 , per opportuna sua norma, ed in vista soprattutto dell'interesse speciale di cui la situazione di Zanzibar e delle regioni vicine sembra essere, in questo momento, l'oggetto da parte del Governo germanico.

67 1 Memoria confidenziale del 19. luglio, non pubblicata.

68

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3961. Berlino, 28 agosto 1885 (per. il 1° settembre).

Si l'an devait s'en rapporter aux nouvelles de Madrid, on se serait cru à la veille d'une rupture diplomatique entre l'Espagne et l'Allemagne au sujet de l'affaires des Carolines. Il est vrai que la presse espagnole s'est mise de prime abord à un tel diapason que l'opinion publique se persuadait que l'honneur du ùrapeau était engagé. En réalité, la question n'a pas l'importance qu'on lui a donné, et ne valait pas tout ce bruit. Que l'Espagne ait des titres à exercer sa souveraineté dans cette contrée cela mérite d'etre examiné. et le sera certainement. Mais l'an peut bien affirmer que cette souveraineté ne sautait pas aux yeux, qu'elle l'exerçait d'une façon bien platonique, et que l'Espagne oubliait ùepuis des siècles de gouverner cet archipel, et de le peupler de colons.

Dans ces conditions, l'Allemagne pouvait se croire autorisée à une prise de possession, en considérant le territoire camme res nullius. L'Angleterre avait été pressentie, et se déclarait favorable. Les avertissements n'avaient pas manqué au Gouvernement de Madrid. Il gardait le silence en 1875, lorsque l'Allemagne et l'Angleterre lui contestaient ses prétentions. Il résultait du dernier Livre Blanc distribué au Reichstag, que la Société allemande de commerce et de plantations était la seule qui dans les iles Carolines eOt des intérets embrassant tout l'archipel. A part cela, il n'y avait que quelques commerçants anglais dans le groupe à l'ouest. Le comte de Benomar, en janvier dernier, jetait le cri d'alarme. Son Gouvernement se décidait en mars à désigner un gouverneur militaire pour ces régions, et à préparer un tableau des dépenses nécessaires pour y installer des troupes. Un projet de loi était soumis à cet effet aux cortes. Il n'a pu etre voté que peu avant la clòture. Le 10 aoOt, l'ordre trop tardif était expédié à la capitainerie générale des Philippines de prendre les derniers arran

gements. Presqu'en meme temps, le comte Solms énonçait les intentions du Cabinet impérial.

Le Gouvernement espagnol formait alors opposition. Son représentant ici a invoqué tous les arguments possibles. Il alléguait, entre autres, que l'Allemagne par ses procédés servait la cause des révolutionnaires en Espagne et meme au delà de ses frontières.

V.E. aura lu dans les journaux le texte de la réponse télégraphique du comte Hatzfeldt à cette protestation. Cette note explique les motifs pour lesquels le Cabinet de Berlin a cru pouvoir accorder son protectorat. Il n'a pas l'intention de porter préjudice à des droits antérieurs, dont l'existence lui serait démontrée. Il est pret à les éxaminer dans un esprit très-amical, et dans le cas où cet examen n'aboutirait pas à un accord mutuel, il est disposé à recourir aux bons offices d'une Puissance arnie des deux Pays.

C'est une de ces questions, qui mérite d'etre étudiée de sang froid, et contradictoirement. C'est ainsi que les choses se sont passées avec l'Angleterre à propos d'Angra Pequefia sur la c6te occidentale d'Afrique, et de la baie de Sainte Lucie sur la cote orientale du méme continent.

Dans le premier cas, l'Allemagne a maintenu ses prétentions contre celles de l'Angleterre, qui les a du reste faiblement soutenues; dans le second cas, l'antériorité du titre anglais ayant été constatée, l'Allemagne a vidé les lieux, et tout s'est terminé pacifiquement. Ces procès internationaux ne doivent pas etre transformés du premier coup en question d'honneur, de dignité, de patriotisme, sur lesquelles il est défendu de transiger car, si après de tels éclats on est obligé de céder, on se sera en définitive flagellé de sa propre main.

Il faut espérer que le calme renaitra peu à peu dans les esprits par trop surexcités en Espagne. Autrement, en présence d'une levée de boucliers d'orateurs, d'objurgations et de menaces, on se verrait de la part de l'Allemagne très-embarrassé pour faire un arrangement à l'amiable.

Il a été fort rémarqué ici, qu'une partie de la presse française cherchait de son mieux à énvenimer cette affaire. Il semblerait que les avertissements donnés à Paris par la Norddeutsche Allgemeine Zeitung (rapports n. 39451 et 395P des 4 et 14 aout), et l'expulsion récente de M. Rotham de l'Alsace-Lorraine n'ont pas produit tout l'effet désiré.

67 3 T. 713, non pubblicato.

69

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2308. Vienna, 29 agosto 1885 (per. il 1° settembre).

Ad onta che siano già trascorse due settimane dalla visita fatta dal conte Kalnoky al principe di Bismarck a Varzin, nessuna informazione precisa mi è

68 ' Non pubblicato.

• Cfr. n. 53.

stato fin qui data di raccogliere sullo scopo e sul risultato di questa intervista. Il conte Kalnoky di ritorno da Varzin non si soffermò che pochi giorni a Vienna, durante i quali non ricevette il corpo diplomatico al Ministero; recatosi quindi a Kremsier, egli è andato ora a raggiungere l'imperatore che assiste alle grandi manovre a Pilsen. Essendomi pertanto mancata fino ad ora l'opportunità di conferire col ministro degli affari esteri; ho creduto né conveniente né dignitoso, attesi i rapporti che ci legano all'Austria Ungheria e alla Germania, di provocare, nei miei colloqui col signor Szogyenyi, delle comunicazioni intorno al convegno di Varzin, che non si mostra qui punto né premura né desiderio di farci.

Com'ebbi l'onore di telegrafarlo il 22 1 a V.E., avendo io incontrato per via il conte Kalnoky, egli si è limitato a dirmi che era stato a Varzin, che era soddisfatto dei suoi colloqui col principe di Bismarck, e che «sperava che le cose rimarrebbero nello stato attuale, lo che è già abbastanza soddisfacente ~

Può darsi che al ritorno da Pilsen il conte Kalnoky profitti della prima visita ch'io avrò l'onore di fargli per rendermi conto in termini meno concisi della sua visita a Varzin; non posso però astenermi dal rilevare il gran divario che corre tra l'atteggiamento riservatissimo assunto questa volta dal conte Kalnoky, e la premura con la quale due anni or sono egli m'invitò a recarmi da lui affine di darmi dettagliata comunicazione della sua intervista col cancelliere germanico a Salisburgo.

Ad un rappresentante estero, che lo aveva interpellato sulla sua imminente andata a Varzin, il conte Kalnoky aveva data la seguente spiegazione: il principe Reuss è un funzionario così circospetto e scrupoloso che quando è incaricato di fare qualche comunicazione del suo Governo, egli si astiene da accompagnarla di qualsiasi commento a dilucidazione; da ciò la necessità di procedere di quando in quando tra lui, conte Kalnoky, ed il principe di Bismarck ad uno scambio diretto d'idee sulle questioni che interessano maggiormente l'AustriaUngheria e la Germania.

70

IL CAPITANO CECCHI E IL COMANDANTE DELLA «BARBARIGO ,, FECAROTTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

T. 1321. Zanzibar, 31 agosto 1885, ore 17,15 (per. ore 21).

Ieri tornammo, compiuta felicemente escursione. Toccammo Lamu, Durnford, Baja Rifugio, donde intraprendemmo per terra escursione Giuba, fiume magnifico. Indigeni affermano navigabile fin oltre Ganane. Però, volendolo risalire con vapore evitando maggiori ostacoli, epoca propizia maggio, giugno, luglio. Quindi, volendo assicurare esito esplorazione, converrebbe differirla allora, occorrendo inoltre rifornire deperite provvigioni alimentari, acquistare oggetti scambio adatti popolazioni somale. Spediremo rapporto.

70 1 Ed. in L'Italia tn Africa, Oceano Indiano, tomo II, cit., p. 42.

69 1 T. 1280, non pubblicato.

71

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1340. Madrid, 4 settembre 1885, ore 2,20 (per. ore 9,15 del 5).

Ministre d'Allemagne a transmis aujourd'hui au ministre d'état une note officielle d'un ton conciliant, déclarant que des actes quelconques d'occupation ne préjugeraient pas discussion amicale des droits respectifs, qui pourront étre soumis à un arbitrage. Sur ces entrefaites, est arrivé de Manille un télégramme annonçant prise de plusieurs des Carolines, entre autres, Yap, où les espagnoles étaient déjà débarqués, mais n'avaient pas encore hissé pavillon. Expédition espagnole reste naturellement à Yap, attendant des ordres, en presence de la cannonière allemande. Le roi va à Madrid tenir Conseil des mlnistres. J'y [vais] avec [ministre] d'Angleterre. Mon collègue, le ministre d'Autriche, reste ici auprès de la reine.

72

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2311. Vienna, 4 settembre 1885 (per. il 6).

Ora che la stampa periodica ha dato libero sfogo alla sua fantasia ed al suoi commenti sull'avvenuto convegno dei sovrani d'Austria-Ungheria e di Russia a Kremsier, sembremi giunto il momento di far conoscere a V.E., quale sia il giudizio emesso nei circoli accreditati di qui intorno a quell'avvenimento politico.

Devo innanzi tutto dire a V.E. che la venuta dello czar a Kremsier fu principalmente considerata come un atto di cortesia, conseguenza necessaria della visita fattagli or fa un anno dall'imperatore d'Austria-Ungheria a Skierniewice. A dare questo carattere al recente incontro dei due sovrani contribui maggiormente la presenza a Kremsier delle due imperatrici e di parecchi membri delle due case regnanti.

Al proposito di ricambiare la visita dello scorso anno, si è evidentemente aggiunto il desiderio sì da una parte che dall'altra di riaffermare e di completare il riavvicinamento operatosi tra i due Gabinetti a Skierniewice. A tale scopo assistettero al convegno di Kremsier il conte Kalnoky e il signor di Giers; ed un lungo colloquio ebbe luogo fra i due uomini di Stato. Quale sia stato il tema, quale il risultato di questa conferenza è più facile argomentare che sapere in modo positivo. Procedendo, come fanno i più, per via d'eliminazione è assolutamente esclusa l'idea che un trattato scritto sia stato stipulato a Kremsier; né tampoco che un accordo siasi stabilito circa all'azione che i due Gabinetti di Vienna e di Pietroburgo intendono esercitare nei paesi dei Balcani. Era stato da qualche periodico asserito che uno degli argomenti trattati tra il conte Kalnoky ed il signor di Giers fossero le concessioni che il Governo i. e r. va facendo ai sudditi di nazionalità polacca con mediocre soddisfazione del Gabinetto di Pietroburgo; ma la notizia è stata categoricamente smentita dai Fremden-blatt in un articoletto, ispirato dall'i.r. Ministero dell'interno, nel quale è detto che non è ammissibile l'ingerenza di governi esteri nell'amministrazione interna del l'Impero, come non sarebbe ammissibile l'ingerenza del Gabinetto austriaco negli affari interni d'un estero Stato.

Tutto dunque il risultato della conferenza tra i due ministri degli affari esteri si sarebbe limitato ad uno scambio d'idee sulle varie questioni d'interesse comune, a delle spiegazioni date da una parte e dall'altra allo scopo di eliminare alcune cause d'attrito che si van manifestando tra i due Governi, al desiderio espresso reciprocamente di procedere d'accordo nella trattazione e nella soluzione delle quistioni pendenti.

Il convegno di Kremsier non sarebbe quindi destinato a portare alcun mutamento nell'attuale situazione politica europea, ed avrebbe unicamente per effetto di prolungare per qualche tempo ancora l'armonia, più apparente che reale, che esiste oggidi nei rapporti tra l'Austria-Ungheria e la Russia.

Tale è, signor ministro, l'impressione prodotta in queste sfere diplomatiche dall'incontro dei due sovrani a Kremsier. Se le enunciazioni che sarà per fare in proposito il conte Kalnoky dovessero modificarla, io mi farò premura d'informarne V.E.l

73

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD1

D. S.N. Roma, 6 settembre 1885.

Ricevetti il rapporto, del 22 agosto p.p.2 , insieme a copia di diverse lettere a lei dirette dal signor Sacconi dall'Harar.

Le indicazioni fornite da V.S. e quelle somministrate dal maggiore Hunter al capitano Carini, dimostrano che nello stato attuale delle cose un'impresa verso l'Harar sarebbe assai più ardua e di molto più problematico successo che nol facessero supporre i suoi precedenti rapportP.

72 Allegata al presente rapporto sl trova la seguente annotazione dl Malvano: «Ringraziare

delle Informazioni. Lo scopo pacifico del convegno di Kremsler cl è confermato da altre parti ». In base a tali istruzioni venne redatto 11 D. 1935 del 7 settembre, Indirizzato all'ambasciata a Vienna, non pubblicato.

73 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, clt., pp. 29-30.

• Con R. s.n., non pubblicato, Bienenfeld informava dell'Interruzione delle comunicazioni

tra Zeila e l'Harar e della posizione Inglese al riguardo,

• Per la risposta cfr. n. 117.

74

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3964. Berlino, 6 settembre 1885 (per. il 10).

Tous les journaux de Berlin reproduisaient hier la nouvelle qu'une canonnière allemande, prenant les devants sur deux navires de guerre espagnols, débarquait un détachement à l'ile de Yap, et y arborait le drapeau de l'Empire. Cette nouvelle ayant été connue à Madrid, un attroupement se dirigeait vers l'hòtel de la légation d'Allemagne et en arrachait l'écusson.

Le sous-secrétaire d'Etat me parlait sur un ton très-calme de ce dernier fait si regrettable. II en attribuait une grande part de responsabilité au Gouvernement espagnol qui se lassait entrainer dans un mouvement exploité par les carlistes, les républicains, 1es radicaux et !es socialistes coalisés :pour amener une rupture entre deux Nations amies. Il rappelait que l'ambassade à Paris avait été respectée méme durant le régime de la Commune. L'agitation se propageait de la capitale dans les provinces et rendait assez malaisées les tentatives du Cabinet de Berlin dans un but de conciliation et d'apaisement. Il a pour sa part déclaré, et le déclare encore, qu'il n'entend léser en rien les droits des tiers en tant qu'ils seront dfiment établis. C'est une question qui doit etre traitée de Cabinet à Cabinet, et non dans la rue des manifestations bruyantes et dangereuses. II est avéré que le Gouvernement allemand, après avoir visé à un protectorat dans l'archipel des Carolines à l'effet d'y défendre les lntérets de ses nationaux, en avait régulièrement informé l'Espagne qui répondait par une protestation. Rien ne s'est donc fait à la dérobée et par surprise. L'Allemagne qui, d'ailleurs en meme temps que l'Angleterre, s'était prononcée il y a dix ans déjà contre les prétentions espagnoles dans ces parages, sans que le Cabinet de Madrid eut formé opposition, a cette fois encore agi au grand jour; et qui plus est elle a exprimé le désir de vider l'affaire à l'amlable. Elle se déclarait en effet prete à examiner de commun accord les prétendus titres de l'Espagne et, au besoin, à invoquer les bons offices d'une Puissance arnie.

Le comte de Bismarck n'y faisait pas directement allusion, mais il est évident que le Cabinet de Madrid devra fournir des explications et donner satisfaction sur ce qui vient de se passer dans cette ville. II disait cependant que ces désordres ne devaient pas etre jugés d'après la première impresslon.

Un communiqué inséré aujourd'hui dans la Norddeutsche Allgemeine Zeitung confirmait cette dernière partie du langage de sous-secrétaire d'Etat, en ajutant «que dans la vie des peuples il est des instants où meme un Gouvernement fort, celui de la Prusse par exemple, pourrait se voir passagèrement hors d'état de prévenir des écarts comme des monomanies incendiaries, ou des dégats. Il

faut espérer que dans le cas actuel on parviendra, si non par une autre voie, du

moins par une enquete judiciarie, à bien établir quelle impulsion subissaient

les gens qui recouraient à toutes les moyens pour semer l'inimitié entre l'Alle

magne et l'Espagne ~.

Lors meme que l'Allemagne estime n'avoir rien à craindre de l'examen de sa cause, et qu'elle veuille s'en tenir aux moyens pacifiques, à une procédure normale fondée sur le droit des gens modernes, une entente n'est pas prochaine. A entendre le comte de Benomar, son Gouvernement ne peut faire aucune concession sur le point en litige, ni accepter le projet d'un recours aux bons offices ou à la médiation d'une tierce Puissance, en semblant ainsi douter de ses droits qui sont indiscutables. Il y va de l'existence de la monarchie dont les intérets doivent l'emporter sur toute autre consideration.

On annonce la publication, à bref délai, de pièces diplomatiques sur cette affaire, et elle y gagnera d'etre éclaircie au profit d'une saine appréciation des choses. En attendant, quelques adversaires de la politique du chancelier, qui jugent sur certaines apparences, affirment qu'il s'engage dans une fausse voie. Il compromet le rapprochement qu'il avait réussi à opérer entre les deux Pays, pour tenir la France en échec. Cet excellent résultat aurait du etre placé bien au-dessus de l'annexion de quelques ilots d'une importance toute secondaire. Maintenant disent-ils, le mal est irrémédiable, meme si on arrivait à un replàtrage. Les espagnols ne pardonneront jamais aux allemands la blessure faite à leur fierté nationale.

Il est vrai qu'il s'agit au fond bien plus de manoeuvres, de mesquines convenances de partis se donnant la main pour le seul avantage de renverser un Ministère au double risque de frapper au coeur la dynastie, et d'envénimer les rapports internationaux. En tout cas, l'intimidation n'a aucune prise sur un homme du tempérament du prince de Bismarck, et ce n'est point par des attitudes de matamore que l'Espagne réussira à la faire fléchir.

75

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI AI., DEPRETIS

T. 1357. Cairo, 8 settembre 1885, ore 12,05 (per. ore 12,25).

Selon informations arrivées à l'agent anglais, Kassala ne serait pas tombée au pouvoir des insurgés et meme qu'une tribu fournit des vivres à la garnison et la soutient contre les tribus hostiles. Marcopoulo télégraphie de Souakin que les abyssiniens était sur le point de marcher au secours de cette ville.

76

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1366. Costantinopoli, 9 settembre 1885, ore 14,10 (per. ore 14,30).

Dans une des conférences le ministre des affaires étrangères a demandé à Wolff son avis sur l'occupation de Massaua de la part des italiens. Celui-ci a répondu qu'il n'avait rien à dire là-dessus et que c'était une affaire entre la Turquie et l'Italie.

77

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 561. Parigi, 10 settembre 1885 (per. il 13).

Reduce dal suo congedo S.E. il signor di Freycinet diede ieri udienza al corpo diplomatico. Il signor ministro degli affari esteri aveva affrettato il suo ritorno a Parigi principalmente, come egli stesso mi disse, perché il barone de Ring, che in sua assenza lo rimpiazzava, è da più giorni abbastanza seriamente indisposto.

Nella breve conversazione che ebbi col ministro, gli domandai quali fossero le sue impressioni circa gli ultimi avvenimenti di Madrid, e se egli dividesse le buone speranze che erano prontamente succedute alle gravi apprensioni del primo momento. S.E., mi rispose che fino dalla prima ora una complicazione internazionale non gli era sembrata temibile, la Potenza stessa della Germania dovendo in una simile questione essere mallevadrice della sua moderazione. E il signor di Freycinet aggiunse che l'ultimo telegramma che egli aveva ricevuto dal barone des Michels confermava appieno le notizie pacifiche e le migliori disposizioni del Gabinetto di Madrid in seguito al conciliante atteggiamento di quello di Berlino. Nondimeno, se dal punto di vista internazionale il conflitto non appariva più molto pericoloso a questo signor ministro degli affari esteri, egli d'altra parte si mostrava meno rassicurato per ciò che riguarda le condizioni interne della Spagna dove le passioni popolari e le passioni di partito potrebbero ancora creare serii imbarazzi al Governo.

Alludendo ad un telegramma allora pubblicato dall'Agenzia Havas sull'esito intieramente negativo della seduta tenuta il 5 settembre a Costantinopoli dalla Commissione anglo-turca, io chiesi poscia al signor di Freycinet se dopo il nostro ultimo colloquio qualche maggiore notizia gli fosse pervenuta relativamente alla missione di sir Drummond Wolff. Il signor ministro mi rispose che le informazioni giunte al Quai d'Orsay prima dal signor Waddington e recentemente dal marchese di Noailles non gli lasciavano abbastanza chiaramente travedere lo scopo che potessero ancora avere le trattative continuate dall'inviato britannico allorquando si annunziava imminente la nrma di un protocollo che metteva termine alla vertenza anglo-russa nell'Afganistan. Ad ogni modo il signor de Freycinet mostra poca fiducia in un possibile risultato pratico di quelle trattative, ed esso mi disse che, se miravano all'Egitto, un tale risultato gli parrebbe tanto meno facile a conseguire, nulla potendo essere fatto di durevole nel Vicereame all'infuori di un accordo fra tutte le Grandi Potenze e di una ingerenza internazionale. Lord Salisbury avrebbe d'altronde dato più volte al Governo francese l'assicurazione che egli, nella questione egiziana, terrebbe ogni maggior conto dell'interesse delle altre Potenze ed in specie della Francia, e nulla tenterebbe che potesse lederlo. Secondo un rapporto del marchese di Noailles il Governo ottomano sarebbe inoltre tanto meno propenso a prendere alcun impegno in questo momento col Governo inglese, in quanto che gl'importa anzitutto di conoscere il risultato delle prossime elezioni legislative nel Triregno.

78

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, ZANNINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 158. Pietroburgo, 10 settembre 1885 (per. il 19).

Ieri l'altro mi detti premura di telegrafare all'E.V.1 essere giunta notizia a questo Ministero imperiale degli affari esteri, che il Gabinetto inglese aveva accettato l'ultima proposta russa sulla delimitazione afgana, che rinuncia al passo di Zulficar dietro i rapporti ricevuti, qui dicesi, dalle autorità militari locali, che asseriscono non aver questa posizione assolutamente nessuna importanza strategica. Si stanno ora discutendo i termini del protocollo per la delimitazione che dovrà firmarsi a Londra, e sperasi fra breve di riuscire ad un accordo.

Credo dovere richiamare l'attenzione dellE.V. su di un fatto di cui, mi sembra, che all'estero e specialmente nella stampa italiana, poco conscia dello andamento di questa pratica, non si tiene abbastanza conto. Ed è le concessioni fatte dalla Russia nei momenti più decisivi.

Al principio, appena l'Inghilterra, che nulla o quasi nulla aveva opposto né alla presa di Merv né agli altri ultimi progressi della Russia in Asia, sollevò in modo inaspettato con tanto calore la quistione afgana, il Governo russo, sperando di calmarne le apprensioni, spedì il Lessar a Londra con proposte conciliantissime e tornò molto indietro sulle sue prime domande. Ora pure, dacché su queste poche zolle di terreno di Zulficar l'Inghilterra si dichiara irremovibile, non ha mancato di cedere. Esso invece ha resistito soltanto, a mio giudizio, alle pretese inglesi, quando dovette persuadersi che ogni concessione sarebbe tornata vana e non avrebbe giovato che ad aumentare le domande dell'Inghilterra stessa, decisa a tener viva questa quistione, o per fini parlamentari

o per stornare l'opinione pubblica dalla mala piega degli affari del Sudan. Il

Gabinetto di Pietroburgo, convinto della sua forza in quel momento o del pericoli a cui più che la Russia sarebbe andata incontro l'Inghilterra in caso di guera, non volle servire al giuoco di compensare questa Potenza della sua ritirata in Egitto con cessioni umilianti di territori, di cui le truppe imperiali avevano già preso possesso.

Tanto l'imperatore Alessandro che il signor de Giers sono estremamente pacifici; ma il primo sopratutto è molto geloso di tutto ciò che può riflettere sull'onor militare. Ed è principalmente per questa considerazione, e non già per qualche miglio più o meno di terreni di poca entità, che qui non si è pienamente soddisfatto della soluzione a cui si è giunti.

Ancorché ora si venga a determinare le basi della delimitazione della frontiera, la quistione afgana non sarà per questo terminata. Uno Stato debole fra due grandi Potenze, una delle quali se ne dichiara protettrice, sarà sempre sorgente d'incertezza e di litigi. Epperò il signor de Giers, desideroso com'è di tutelare per ogni verso la pace, avrebbe, credo, desiderato una soluzione più radicale che sopprimendo l'Afganistan avesse addirittura resi limitrofi i possedimenti inglesi e russi. Più facilmente sarebbesi rispettati i mutui confini. Ma l'Inghilterra non fece buon viso a siffatta proposta, che ho saputo in modo confidenziale ma sicuro esserle, almeno indirettamente, stata suggerita di qua. Anzi, se le mie informazioni sono esatte, il signor de Giers nelle sue conversazioni avrebbe persino lasciato intendere che in quest'ipotesi avrebbe anche abbandonato agli inglesi Herat.

La rivalità però, tra russi e inglesi in Asia durerà quanto il moto lontana. Come quella tra la Russia e l'Austria nei paesi slavi, o quella ben più grave, a giudizio di molti, e più minacciosa ognora per la pace europea della Germania con la Francia, è fra le quistioni che il principe di Bismarck, mi si ripetè, ha chiamato pure ultimamente fatali, non si può sperare di comporle per sempre. Perciò la sua politica tende solo a quietarle appianando le difficoltà che vanno sorgendo e coltivando le buone relazioni dei rispettivi governi affine di poter dire ogni anno: è un altr'anno di guadagnato.

È pure a questo punto di vista, mi sembra, che deve considerarsi il protocollo anglo-russo, che a meno di ostacoli impreveduti sarà firmato a Londra tra pochi giorni.

78 1 T. 1360, non pubblicato.

79

IL REGGENTE IL COMMISSARIATO CIVILE AD ASSAB, PESTALOZZA. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS 1

R. CONFIDENZIALE 623. Assab, 10 settembre 1885 (per. il 25).

Il conte Antonelli dallo Scioa mi scrive che una lettera del signor Henry, agente consolare francese in Zeila e Harar, indirizzata al re Menelik per annunziare quella sua nomina e l'intenzione sua di creare relazioni tra la costa

e l'Harar, ha messo l'allarmi allo Scioa; il re Menelik si preoccupa molto dell'Harar ed ora che l'Egitto ha abbandonato quel Paese, lo vorrebbe suo, e non solo vedrà malvolentieri, ma sarà apertamente ostile ad ogni occupazione estera, considerando l'Harar come una porta dello Scioa. Per ciò il conte Antonelli non dissimula che quando il R. Governo avesse quelle idee, farà bene di richiamare alla costa gl'italiani che sono a Scioa, per non creare serii imbarazzi.

Il re Menelik però, occupando egli medesimo l'Harar, vedrebbe con piacere Zeila e Berbera, ossia la costa, in mano dell'Italia, come sua più fedele amica.

Il conte Antonelli suggerisce al riguardo che l'Harar, essendo già organizzato sul sistema europeo, sarebbe facile ottenere che la parte amministrativa venisse affidata ad un nostro residente e che tutti gl'impiegati governativi fossero italiani, e così si verrebbe a fare con il re Menelik quello che gl'inglesi hanno stabilito coll'antico emiro oggi al potere, assicurandosi, senza gran spesa e senza azzardare troppo, influenza e supremazia in quel Paese, e consolidando la nostra posizione allo Scioa e le nostre relazioni con l'interno e tutti i paesi galla.

Senza voler pronunciarmi in argomento cosi delicato, credo però che in ogni eventualità un'azione combinata prealabilmente con il re di Scioa, non potrà che essere di vantaggio a chi decidesse di occupare o meglio ancora di sfruttare il Paese di Harar e dei galla; avendo in mano gli sbocchi al mare, sarà sempre facile di venire a patti vantaggiosi e creando da principio ogni facilitazione per attirare l'interno ai propri porti, quando la corrente sia formata e stabilita, basterà occorrendo, accennare ad arrestarla per mettere nell'imbarazzo, chi si sarà ormai abituato ai comodi del benesere o ai lucri del traffico2•

79 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, clt., pp. 34-35.

80

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1378. Vienna, 11 settembre 1885, ore 15,32 (per. ore 18,19).

Pendant l'entretien que j'ai eu avec Kalnoky, S. E. est venu a parler spontanément de l'entrevue de Kremsier. Il était heureux de voir que la presse en général avait apprécié à leur juste valeur le caractère et le but pacifique de cette entrevue. Les entretiens qu'il a eu successivement avec le tzar et Giers lui ont prouvé que le Gouvernement russe était, comme le Cabinet autrichien, désireux de raffermir les bons rapports existants et de contribuer à la consolidation de la paix. Les échanges d'idées qui ont eu lieu au sujet des affaires dans les états Balkans ont établi entre les deux Gouvernements une entente qui rassure Kalnoky contre le danger d'un prochain changement dans l'état actuel des choses et c'est là un grand point de gagné, car lorsque les populations des Balkans ne se verront pas appuyées dans leurs aspirations d'indépendance ou de conquéte par quelque Puissance, elle cesseront d'étire une menace pour la paix de

l'Europe. «Je n'ai certainement pas, a-t-il di t, la prétention d'amener un changement radica! dans la politique du Cabinet russe mais je suis parvenu à obtenir une prolongation de la situation actuelle des choses, et quand je pense qu'il y a deux ans la phrase qui courait sur toutes Ies bouches était la guerre entre Russie et Autriche, je ne puis que me réjouir de ce resultat obtenu sans le moindre sacrifice pour l'amour propre ou pour Ies intérets de l'Autriche 1>.

79 2 Con D. confidenziale 539 del 26 settembre, non pubblicato, Malvano comunicò una risposta analoga a quella data a Blenenfeld (c!r. n. 106).

81

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALLE AMBASCIATE E ALLA LEGAZIONE A MADRID

D. Roma, 11 settembre 1885.

Come le ho telegrafato testé1 l'incaricato d'affari di Germania è venuto, d'ordine del suo Governo, a comunicarmi copia della memoria che il ministro imperiale a Madrid ebbe testé a rimettere al ministro di Stato di Spagna circa la controversia sorta tra i due Governi rispetto alle isole Caroline. Qui acchiudo copia di questo documento2 , nel quale sono esposte le circostanze di fatto che, secondo il Gabinetto di Berlino, giustificano l'avvenuta occupazione, da parte sua, di quel gruppo di isole. Però il Gabinetto di Berlino si dichiara disposto ad esaminare i titoli di precedente dominio che il Governo spagnuolo si è riservato di produrre, e si dichiara disposto altresì, qualora un accordo diretto non potesse ottenersi, a sottoporre la controversia all'arbitrato di una Potenza amica.

L'incaricato d'affari di Germania aveva. pure istruzione di porgermi notizia del pensiero del suo Governo circa lo svolgimento della controversia, gli incidenti spiacevoli ai quali la controversia stessa ha fornito pretesto in !spagna, e il modo migliore di risolverla. Al Governo germanico sta a cuore di dimostrare la piena buona fede con cui ha proceduto all'occupazione; si sarebbe astenuto, di fronte alla prima protesta della Spagna, dallo issare la sua bandiera, fino alla soluzione della questione di diritto, se avesse avuto modo di porgere al comandante dei suoi legni nuove istruzioni; in ogni modo, il fatto della issata bandiera non pregiudica punto la quistione di diritto. Nel tempo stesso però, di fronte a dimostrazioni che eccedettero i limiti tracciati dalle tradizioni del diritto delle genti, il Governo germanico non dubita che il Governo spagnuolo sentirà la necessità di procurare allo stesso diritto internazionale la soddisfazione che la sua propria dignità esige. Infine, il Gabinetto di Berlino dichiara che il desiderio dell'imperatore, come pure gli sforzi della sua politica, mirano a comporre la controversia in modo onorevole per S. M. il Re Alfonso; esso persiste nel pensare che il miglior metodo, per giungere a tale scopo, consisterebbe nel deferire la quistione all'arbitrato di una Potenza amica, e crede che, nel comune interesse di tutte le Potenze, sarebbe utile venisse anche da altra parte al Governo spagnuolo il consiglio di accettare quel modo di soluzione.

Questi concetti del Gabinetto di Berlino erano espressi in un dispaccio di cui l'incaricato d'affari di Germania non aveva facoltà di !asciarmi copia. Però, da

81 1 T. 751, non pubblicato. " Non si pubblica.

me pregato, ha acconsentito cortesemente a riassumerli nella seconda memoria qui pure acclusa3•

Per l'una e per l'altra comunicazione ho ringraziato il conte d'Arco, pregandolo di ringraziare altresì in nostro nome il suo Governo, e di assicurarlo dei voti sinceri che noi facciamo per il pronto componimento della controversia.

Mi limito per ora a porgerle notizia dei due documenti. Forse mi gioverà aggiungere più tardi altre avvertenze. Non ho mestieri di richiamare l'attenzione di lei sopra la frase contenuta in fine della seconda Memoria, là dove il Governo germanico, senza farne richiesta espressa, manifesta il desiderio che i consigli delle Potenze amiche inducano più facilmente il Gabinetto di Madrid a comporre, con l'accettazione dell'arbitrato, la delicata controversia.

82

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL COMMISSARIO CIVILE A MASSAUA, ZERBONI

D. 62. Roma, 11 settembre 1885.

Segno ricevuta del rapporto in data del 25 agosto1 , ed approvo quanto ella ha fatto per l'assoldamento di una guardia di dieci basci-buzuc per Zula.

Devo però notare che la nostra posizione, in quanto concerne detta località, è particolarmente delicata, in vista delle comunicazioni che, al tempo dell'occupazione di Massaua, furono scambiate, a tale proposito, col Governo francese.

83

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2888. Therapia, 11 settembre 1885 (per. il 16).

S.M. il Sultano invitò ieri l'incaricato d'affari di Germania in udienza privata, e gli disse essere assai inquieto a cagione di preparativi militari che stava facendo il Governo italiano, e che sospettava avere per iscopo di fare una spedizione nella Tripolitania; aggiungeva sapere che si erano riunite delle truppe in Sicilia, che si armavano le navi da guerra, e si stavano costruendo nuovi trasporti e mezzi di sbarco. Il barone Thielmann rispose non avere conoscenza di tali preparativi, né credere che il Governo italiano avesse tale intendimento, poiché positive informazioni a questo riguardo aveva avuto dall'ambasciatore d'Italia dopo il suo arrivo in questa residenza. Cui Sua Maestà replicava sapere che io avevo fornito siffatte assicurazioni, ma egli aveva pure ricevuto tali dettagli che non poteva a meno di sospettare gli intendimenti dell'Italia. Però egli aveva avuto cura di mettere la Tripolitania in istato di poter fare

81 s Non si pubblica.

82 ' Con R. 36, non pubblicato, Zerboni dava informazioni su Zula, sottolineandone l'importanza strategica e 1 vantaggi discendenti da un'occupazione; cfr. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 23-24.

una gagliarda difesa contro chiunque volesse attaccarla, e non ci vorrebbe meno di cinquanta o sessanta mila uomini per prenderla. Il rappresentante della Germania allegava altre ragioni per calmare le apprensioni di Sua Maestà; la quale conchiudeva pregando il barone Thielmann di dare pronta contezza delle cose predette al suo Governo. Ed io fui in grado di fornire poco appresso a V.E. avviso telegrafico del colloquio occorso1•

Questi sospetti furono ultimamente avvalorati dalle comunicazioni di codesto incaricato d'affari di Turchia, non che dalla lettura di un opuscolo d'un certo Lupi, cui si diede verosimilmente maggior importanza che non meritava. Il segretario ~enerale del Ministero degli affari esteri ne aveva fatto parola al signor Vernoni, aggiungendo che il signor Mihran era stato incaricato di domandare spiegazioni in proposito al R. Governo. E precisamente ieri avevo incaricato il signor Vernoni di far conoscere a quello non avere mai inteso che truppe più numerose del consueto si trovassero in Sicilia, che le riunioni di corpi d'armata si facevano in questa stagione, come negli altri Stati per le grandi manovre, che le :1;1avi da guerra erano in moto per le solite evoluzioni, e quanto alle pubblicazioni del signor Lupi non avevo alcuna conoscenza di esse né dell'autore, né potevano avere alcun valore. Ed il signor Vernoni adempiva l'incarico.

Aggiungerò solo che dopo il ritorno al mio posto né S.M. il Sultano, né il gran vizir, né il ministro degli affari esteri fecero a me alcuna menzione delle cose della Tripolitania né di altra parte d'Africa, né ebbi quindi l'occasione di fare ad essi alcuna dichiarazione in proposito. Ma il mio linguaggio con altri fu sempre improntato alle istruzioni, che mi furono successivamente trasmesse, non che a quelle che mi furono impartite al mio recente passaggio per Roma.

Ho l'onore di segnare ricevuta all'E. V. dei suoi ossequiati dispacci regolarmente pervenutami fino al n. 1878, ...

84

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 1999. Roma, 12 settembre 1885.

Il signor incaricato d'affari di Germania è venuto a comunicarmi, per istruzione del suo Governo, che il sultano somali Ali ben Ismail Kerim, avente la sua residenza principale a Kisimayo, ha chiesto il protettorato della Germania, e che questa domanda si sta ora esaminando a Berlino.

Ad ogni buon fine ho telegrafato1 , immediatamente al capitano Cecchi e al comandante del «Barbariga, per informarli dell'accaduto e per invitarli ad astenersi da tutto ciò che possa creare complicazioni col Governo germanico.

Kisimayo (ossia Refuge bay) sarebbe una località posta al sud ed a brevissima distanza dalle foci del Giuba. È uno dei punti visitati dal capitano Cecchi e dal « Barbariga , nella sua recente esplorazione.

84 1 T. 752 dell'll settembre, non pubbUcato.

Il sultano di Zanzibar aveva formalmente dichiarato al capitano Cecchl ed al comandante Fecarotta che Kisimayo era compreso nei suoi domini. Naturalmente, noi non abbiamo né competenza, né desiderio di interloquire fra le contrarie pretese del sultano di Zanzibar ed il sultano locale di Kisimayo.

113 1 T. 1375 del 10 settembre, non pubblicato.

85

IL CAPITANO CECCHI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. S.N. Zanzibar, 12 settembre 1885 (per. il 13 ottobre).

È giunto in questo momento all'egregio cavaliere Vincenzo Filonardi un telegramma1 dell'E.V. che egli si è affrettato a comunicarmi, ed al quale approfittando di un postale tedesco che parte fra poche ore -rispondo brevemente.

Anzitutto mi pregio di notificare a V. E. esser io rimasto a Zanzibar, in luogo di prendere parte col «Barbariga ~ ad una seconda escursione sulla vicina costa, per parecchie ragioni: l) perché l'escursione, che si propose di fare il comandante, non offriva, per me, grande interesse, essendo le località2 che dovevansi toccare conosciutissime; 2) perché trovai opportuna la mia presenza qui, onde prendere parte, nel nostro interesse (insieme ai rappresentanti delle altre Nazioni) alla discussione che, dietro invito del console generale germanico, avrà luogo intorno al trattato di commercio che la Germania presenterà, fra pochi giorni, al sultano di Zanzibar; 3) perché mi è necessario un certo tempo onde redigere un lungo rapporto (già annunziato all'E. V. con telegramma 31 agosto)3 intorno alla mia escursione al Giuba.

Mi permetta ora l'E. V. di osservare che -a parer mio -la domanda che si dice fatta dal sultano sommali Ali ben Ismail Kerim, residente a Kisimayo, per ottenere la protezione della Germania, è, se non un'invenzione certo un pretesto scelto, come al solito, molto abilmente dagli inviati di Bismarck per avere un motivo onde agire in questo Paese come già fecero nell'Usaraga e territori adiacenti. Poiché a mia conoscenza, a Kisimayo ed a Jumbo, non vi sono sultani sommali. Le sole autorità sono due governatori arabi: a Kisimayo, Rassid bin Masud, a Jumbo, Ornar bin Jafer che con circa duecento soldati reggono quei paesi a nome del sultano di Zanzibar.

Riesce perciò difficile il capire dove la Germania sia andata a pescare questo nuovo capo sommali; tanto più che nessuno dei tedeschi che facevano parte di queste ultime spedizioni visitò Kisimayo, e lo stesso Denhard cui si attribuisce la stipulazione di un trattato con questo sedicente sultano durante la sua dimora in queste regioni, non fu che a Lamu e a Vitu dove, in sua vece, travasi ora suo fratello. Solo pochi giorni fa si ebbe notizia che due viaggiatori

• -Nota del documento: «MaUndi, Mombasa, Bagamoyo, Pangani, Dar-es-Salam, ecc.; locaUtà queste assai vicine a Zanzibar e delle quali molti viaggiatori hanno diffusamente parlato,essendo da esse partite numerose spedizioni». • -Cfr. n. 70.

Il -Documenti Diplomatici -Serle Il -VoL XIX

tedeschi, partiti con un dau (barca indigena) da Lamu per Kisimayo, si erano perduti in quei paraggi.

La verità -a mio avviso -è una sola, ed è che, malgrado tutte le precauzioni da noi usate quaggiù (dico quaggiù perché in Italia la stampa non ebbe nessun riguardo di strombazzare ai quattro venti la mia missione) la Germania indovinando il nostro progetto su Kisimayo e il vicino fiume Giuba e misurandone tutta l'importanza, mendicò il pretesto in questione per annettersi quei territori valendosi del timore che ispirano al sultano le continue minacce della sua squadra ancorata in questo porto.

85 1 Cfr. n. 84 nota l.

86

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. CONFIDENZIALE 3971. Berlino, 13 settembre 1885 (per. il 19).

Gli incidenti che vennero nei giorni scorsi a disturbare il regolare svolgimento della vertenza relativa alle isole Caroline e che, ponendo a repentaglio la pace fra la Germania e la Spagna, minacciavano ad un tempo le sorti stesse della Monarchia spagnola, formano qui oggi il tema di gravi riflessioni, non del tutto retrospettive, presso taluni imparziali e autorevoli osservatori.

A questo riguardo ho udito enunciare giudizi critici sull'odierna situazione dei rapporti fra le due precitate Nazioni, i quali mi paiono meritevoli di essere riferiti all'E. V. con l'avvertenza di volerli considerare come affatto confidenziali.

Come era naturale, la stampa e l'opinione pubblica di questo Paese hanno altamente condannato gli eccessi, a cui trascorse il popolo spagnolo all'annunzio della presa di possesso dell'isola di Yap da parte della cannoniera tedesca «Iltis », e quasi tutti qui si son meravigliati, come fecero i giornali ufficiosi, che l'opinione pubblica in Spagna avesse potuto credersi tanto gravemente offesa da quell'atto. Ora questo senso di meraviglia, avvertito pure dal Governo imperiale, è appunto ciò che in taluni desta meraviglia. La fierezza patriottica del popolo spagnuolo verso lo straniero, la sua gelosa tenacità a conservare i rimasugli dell'antico suo Impero coloniale sono ben note: e chi poteva saperlo meglio del conte di Hatzfeldt, il quale fu in grado di studiare da vicino e per molti anni la Spagna come inviato tedesco? E d'altra parte, fino dai primordii della vertenza, il linguaggio tenuto qui dal conte di Benomar era stato abbastanza esplicito e perentorio per non lasciar dubbio alcuno circa la tenacia con cui il Governo spagnuolo affermava i suoi diritti sulle isole Caroline. Nessun Ministero, a qualsivoglia partito esso appartenga nessun Governo in !spagna, senza distinzione di regime, sarebbe in grado di rinunciare a quel possesso coloniale. L'esistenza della pace all'interno e le sorti della Monarchia sarebbero irrevocabilmente compromesse, qualora il Governo spagnuolo si decidesse a fare concessioni di simili genere. Il possesso delle isole Caroline e il mantenimento dello status quo al Marocco costituiscono il noli me tangere della Spagna: a conservare intatti l'uno e l'altro, questa avrebbe rischiato senza esistanza la propria esistenza. A questo modo aveva parlato il conte di Benomar in un suo colloquio con questo segretario di Stato.

Come dunque si spiega che, ciò malgrado, il Governo imperiale si sia lasciato trascinare ad un passo, che, pesato il pro ed il contro, poteva piuttosto nuocere che giovare ai suoi maggiori interessi'? E difatti, ostinandosi la Spagna a non tollerare il dominio della Germania nelle isole Caroline, la guerra sarebbe stata inevitabile. Non havvi dubbio che la Germania avrebbe sopraffatto la Spagna: ma per questa sarebbe stata una guerra di disperazione come al tempo del primo Impero francese. Quella Monarchia che sta tanto a cuore alla Germania di conservare sarebbe per la prima precipitata nell'abisso. Ora ciò sarebbe andato a totale beneficio del regime repubblicano, che grazie all'appoggio morale e forse materiale della vicina Francia avrebbe potuto propagarsi nel Portogallo e minacciare la penisola italiana. Ed i mali di una simile invasione repubblicana nel mezzogiorno dell'Europa, che poteva essere sfruttata dalla Francia a danno della Germania, avrebbero mai trovato un compenso equivalente di vantaggi nel possesso delle isole Caroline'?

E comeché ripugna di supporre che dinnanzi alla mente del principe di Bismarck non si siano affacciate tal disastrose eventualità è forza conchiudere, così taluni ragionano, che il cancelliere dell'Impero, assorbito da altre gravi cure di Governo, non abbia sin dal principio della vertenza potuto prestare ad essa tutta la sua attenzione e che quindi coloro, cui era affidato lo studio di essa, abbiano peccato di leggerezza. Né un simile giudizio si discosta dal vero, quando si pon mente che accortosi del mal passo il Gabinetto di Berlino ha cercato con prontezza di trattenere il precipitarsi degli avvenimenti rinnovando a Madrid le sue proteste di conciliazione e i suoi voti per un componimento amichevole del litigio. A quanto mi si assicura il principe di Bismarck ha oggi continuamente fisso lo sguardo su questa vertenza per modo che sorveglia personalmente il carteggio che vi si riferisce.

87

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, ZANNINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 159. Pietroburgo, 14 settembre 1885 (per. il 20).

Il protocollo anglo-russo per la delimitazione afgana che si negoziava a Londra è stato firmato giovedì scorso, e la notizia n'è giunta qui al Ministero degli affari esteri imperiale il venerdì. Il signor Lessar ha tertninato la sua missione in Inghilterra ed è aspettato a Pietroburgo. Ora una commissione sul luogo traccerà il confine; per l'Inghilterra probabilmente sarà nominato il colonnello Ridgway che è già ad Herat; per la Russia si sceglierà, mi si dice, un colonnello di stato maggiore. Il signor de Wlangaly stesso, da cui attinsi queste notizie, mi soggiunse che i punti, per cui deve passare la linea di frontiera, essendo tutti indicati nel protocollo di Londra, potevasi sperare che non s'incontrerebbero gravi difficoltà nel lavoro della commissione mista locale.

La Russia ha fatto così. mediante il suddetto protocollo, un passo avantl nell'Afganistan. Conviene però riconoscere che l'Inghilterra deve per prima incolparne se stessa. Se quando avvenne l'occupazione di Merv avesse protestato con forza ed accettato la proposta russa di definire subito la frontiera afgana, questa si sarebbe tracciata ovunque essa avesse voluto. Pure di avere Merv, il Gabinetto di Pietroburgo si sar·ebbe contentato anche dell'antica linea di Sarak. Ma il Foreign Office allora dormì, sognando forse agli allori che andava a cogliere in Egitto. La Russia ne ha profittato; e lorchè si è voluto fermarla era troppo tardi, nè il momento era favorevole alla Potenza inglese.

Gl'inglesi stessi, che sono al fatto di queste trattative, se imparziali, riconoscono gli errori commessi. Egualmente a fonte inglese attingo l'informazione che la Gran Brettagna in quaranta anni ha speso per l'Afganistan, poco meno di 40 milioni di sterline; dopo di che gli afgani la odiano quanto e più della Russia. Se invece avesse speso questo denaro sulla propria frontiera indiana, vi avrebbe costruito tante opere di difesa da renderle inespugnabili ai russi.

Adesso questi trovansi quasi alle porte di Herat. E quantunque le profezie spesso poi tornano false per mutare di circostanze, pure, chi dovesse giudicare da quelle presenti, potrebbe pronosticare che fra qualche anno Herat cadrà in potere della Russia come cadde Merv. E l'Inghilterra s'acquieterà pensando che Herat non è che una tappa di più del cammino verso l'Asia, ma non è già la chiave dell'India come non lo era nemmeno Merv e che la sua rilevanza strategica fu di molto esagerata.

88

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, ZANNINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 160. Pietroburgo, 14 settembre 1885 (per. il 20).

Ringrazio l'E.V. per il suo telegramma in data di ieri l'altro1 col quale mi fece l'onore d'informarmi della comunicazione direttale dal Gabinetto di Berlino circa il conflitto con la Spagna. L'ambasciatore di Germania ha qui fatto identica comunicazione.

Come mi sono dato premura di telegrafarle2 ho saputo confidenzialmente avere il Gabinetto di Pietroburgo tenuto fin dal principio di questa vertenza un contegno molto amichevole verso la Germania ed offertole, occorrendo, ogni suo buono ufficio a Madrid. Tanto più per conseguenza ha aderito alla domanda, che qualificò di giusta, contenuta nella suddetta comunicazione e ha dato al suo rappresentante in Spagna analoghe direzioni.

• T. 1385 del 13 settembre, non pubbllcato.

88 1 T. 751 dell'll settembre, non pubbllcato.

89

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2318. Vienna, 14 settembre 1885 (per. il 19).

L'imperatore recatosi ad assistere alle manovre che in questi giorni hanno luogo in Croazia, è stato ossequiato a Posega dalle primarie autorità e rappresentanze civili ed ecclesiastiche della Croazia e della Slavonia. Era questa la prima volta che Sua Maestà si recava in quelle provincie, e gli indirizzi che gli sono stati pres,entati in tale solenne circostanza suonano tutti d'illimitato affetto e devozione al sovrano.

Fra le deputazioni convenute a Posega, ve n'era una assai numerosa della Bosnia e dell'Erzegovina, composta di cristiani e di musulmani. Ai sentimenti di riconoscenza e di fedeltà espressi in nome della deputazione dal generale Appel che la guidava, l'imperatore ha risposto manifestando la sua soddisfazione pel migliorato benessere di quelle due provincie di cui tosto che sia possibile (sobald als moglich) spera di potersi render conto personalmente.

Quantunque le parole proferite dall'imperatore non facciano alcun cenno alle future sorti della Bosnia e dell'Erzegovina, tuttavia l'annunciata visita di Sua Maestà ha ridestato l'idea di una prossima completa annessione di quelle due provincie all'Impero. Quanto questa idea possa conciliarsi colle dichiarazioni che il conte Kalnoky dissemi giorni sono di avere scambiato a Kremsier col signor de Giers circa alla conservazione dello stato attuale delle cose nei Paesi dei Balcani, lascio a V.E. di giudicare. Non v'ha dubbio però che ove la progettata visita dell'imperatore in Bosnia ed Erzegovina avesse luogo, essa non potrebbe effettuarsi prima che quelle due provincie facciano in un modo qualsiasi parte integrale dell'Impero austro-ungarico.

90

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1402. Madrid, 15 settembre 1885, ore 17,40 (per. ore 22,30).

Le ministre d'état, ayant reçu de Berlin l'annonce des instructions qui régleront mon langage, sans attendre communication formelle considère l'Italie camme ayant amicalement fait connaitre, ainsi que les autres Grandes Puissances, le désir que l'Espagne accepte l'arbitrage.

91

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3972. Berlino, 16 settembre 1885 (per. il 19).

Nella mia visita di ieri al sotto-segretario di Stato, questi mi disse che po

chi minuti prima si era recato da lui il conte di Benomar per consegnarli una

nota, con la quale il Gabinetto di Madrid risponde all'ultima combinazione

del Gabinetto di Berlino relativamente alla vertenza delle isole Caroline. Egli

non aveva ancora potuto esaminarne il tenore, sia per la brevità del tempo

dacché quel documento si trovava nelle sue mani, sia perché esso era redatto

in ispagnuolo, idioma che non gli era famigliare. Era stato quindi costretto a

pregare l'inviato spagnuolo di volergliene procacciare una traduzione fran

cese.

Se non che, dalle parole con cui il conte di Benomar aveva accompagnato la consegna della nota al conte di Bismarck questi poteva affermare che il documento in discorso conteneva, fra le altre cose, talune proposte, le quali, a giudizio del Gabinetto di Madrid, potrebbe costituire la base di un equo accordo da concretarsi fra i due Governi. E malgrado che mi fossi studiato di raccogliere dal mio interlocutore cenni più precisi e particolareggiati circa il novero e l'importanza delle proposte spagnuole, non mi è riescito se non ad ottenere parole vaghe ed evasive. Continuando ciò non pertanto nel suo discorso, egli non ha tralasciato di osservare che, a parer suo, una soluzione amichevole della vertenza aveva tutto da guadagnare dal tempo, il quale, richiamando gli animi in !spagna alla calma non mancherebbe di agevolare grandemente il buon esito dei negoziati in corso. Nessuno dubita oggi dei retti e concilianti propositi del Governo imperiale e se in !spagna s'impedirà che i puntigli infantili e gli schiamazzi del volgo prevalgano sulla sana e fredda ragione, ci sarà da avere fondata fiducia per un amichevole componimento fra le parti.

A prevenire equivoci e malintesi che potrebbero per avventura sorgere da una corrispondenza fatta per via telegrafica. è stato deciso che fra i due Governi lo scambio delle idee debba aver luogo mediante carteggio segreto per iscritto. A tal modo si avrà anche il vantaggio da ambo le parti ai dedicarsi con la maggior ponderatezza all'esame della controversia, nonché di preservare l'andamento dei negoziati da ogni inopportuna indiscrezione.

È da prevedersi che la risposta ufficiale del Gabinetto di Berlino richiederà qualche giorno di tempo prima, che sia spedita a Madrid, attesoché il cancelliere dovrà attendere gli ordini di S.M. l'Imperatore.

Il conte di Bismarck era già stato avvertito dall'ambasciata imperiale in Roma che il Governo del re aveva impartito al ministro di Sua Maestà in Madrid l'istruzione di raccomandare al Governo spagnuolo d'intendersi direttamente con la Germania. Avvalendomi del telegramma dell'E.V. in data del 13 corrente1 ho riconfermato, sifatta notizia, che non poteva se non giovare agli

interessi della pace. Quasi tutte le Potenze, aggiungeva il sotto-segretario di Stato, avevano fatto altrettanto, e cioè la Francia, la Russia, l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra. Quest'ultima Potenza aveva anzi accentuato più marcatamente un simile atto, mercè un'apposita nota indirizzata al Gabinetto di Madrid, con la quale il Gabinetto di Londra insiste sul giudizio da esso formulato sin dal 1875 intorno al possesso delle isole Caroline.

Aggiungerò infine che il linguaggio tenutomi dal conte di Bismarck, pur mantenendosi nei confini della più grande riservatezza continua a portare l'impronta di quel senso di calma e di conciliazione, che fin qui ha contraddistinto il contegno del Governo imperiale per rispetto al Governo spagnuolo.

Nel confermarle cosi il mio telegramma di ieri2 •••

91 1 T. 759, non pubbl1cato.

92

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALLE AMBASCIATE

T. 783. Roma, 19 settembre 1885, ore 15,20.

Notre agent à Sofia confirme les nouvelles arrivées de Philippopoli. Il ajoute qu'après Conseil des ministres le prince Alexandre a accepté la souveraineté de la Roumélie orientale. Une circulaire des ministres des affaires étrangères a annoncé cette résolution au corps diplomatique. Le prince est parti hier pour Philippopoli voie de Varna. L'assemblée bulgare est convoquée pour le 22. Voila les faits. Il importe maintenant de déchiffrer l'origine, l'esprit et les appuis éventuels de ce mouvement, se produisant un mois après la rentrée du prince de son voyage en Angleterre et au lendemain de l'entrevue de Kremsier dont les organes officiels des trois Empires avaient hautement affirmé le caractère pacifique et conservateur, notamment en ce qui concerne le maintien du statu-quo dans la péninsule des Balkans. Le premier point à décider, c'est précisement le sentiment et l'attitude des trois Puissances envers le mouvement.

93

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO 1

D. CONFIDENZIALE 901. Roma, 19 settembre 1885.

*Con rapporto del 6 settembre n. 1250 di questa serie• la S.V. trasmettendomi la nota direttale da Nubar pascià per l'arresto eseguito in Massaua del naib

91 • T. 1398, non pubblicato. 93 Ed. in L'Ita!ta 'n A/T,ca, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, c!t., pp. 45-46 e, con varianti e

l'omissione del brani fra asterischi, in LV 60, p. 42.

• Non rinvenuto.

Idris, richiamava* l'attenzione del Governo sulla necessità di porre fine ad una situazione difficilissima, la quale può essere cagione di gravi imbarazzi tanto a noi quanto al Governo egiziano. In tale avviso concorrono pure le nostre autorità di Massaua, l'azione delle quali viene spesso a contrasto con quella esercitata dai funzionari egiziani. Epperò pare ormai venuto il tempo di riprendere con maggior energia e condurre a termine quell'opera di unificazione *che era stata prevista e concordata allorquando si predisponeva la nostra occupazione*.

L'urgenza di provedere si è fatta ancora maggiore ora che il Governo del re ha deciso d'inviare a Massaua un generale del r. esercito, il quale accentrerà nelle sue mani tutti i poteri civili e militari, di terra e di mare, e non potrebbe naturalmente, senza scapito della propria dignità e del prestigio nazionale, ammettere che l'azione sua sia menomata e paralizzata dagli atti di altra autorità. Egli avrà quindi istruzione di proseguire l'opera intrapresa dal colonnello Saletta con nuova e persistente attività e con quella maggiore autorevolezza, che gli deriveranno dal grado e dall'unione dei poteri, *lasciando tuttavia che seguiti e sventolare sulla piazza la bandiera ottomana e rimanga impregiudicata ogni questione di sovranità*.

L'esecuzione di questo programma implica che l'attuale vice governatore Izzet bey cessi dall'esercitare a Massaua poteri e funzioni incompatibili colla responsabilità che abbiamo assunta occupando, per un supremo interesse, quella piazza, quando stava per essere abbandonata dalle truppe egiziane. Ove non fosse possibile altra soluzione, noi dovremmo ricorrere alla necessità di un fatto compiuto; ma ci pare questo un estremo che *a noi, come al Governo egiziano,* conviene evitare, *poiché si solleverebbero nuove proteste e ci troveremmo forse nostro malgrado, trascinati a spiegare la nostra condotta attuale col ricordo delle intelligenze che precedettero ed accompagnarono l'occupazione nostra di Massaua.

Ella rammenterà il programma di governo che nei primi dello scorso febbraio venne dal cavalier Maissa, mercè l'assistenza di V.S., concordato con sir

E. Baring. II mutato atteggiamento delle autorità egiziane non ne rese possibile l'attuazione; il colonnello Chermside seguitò da Suakin a dare ai suoi dipendenti ordini, che erano in piena contraddizione con quanto era stato convenuto ed a poco valsero i nostri ripetuti reclami. E non solo ogni atto che accenni ad una ingerenza da parte nostra nell'amministrazione civile incontra ostacoli di ogni maniera; ma anche il graduale ritiro della guarnizione egiziana, che era stato esplicitamente promesso, ebbe appena un principio di esecuzione. Questo pa

reva dover essere un periodo transitorio; epperò, tenendo conto delle gravi difficoltà nelle quali si dibatteva il Governo del kedivè, ci siamo astenuti da ogni atto che avesse potuto procurargli imbarazzi maggiori; ma lo stato attuale non potrebbe, ripeto, più a lungo durare, ed al punto cui son giunte le cose, dobbiamo prendere esclusivamente consiglio dai nostri interessi*.

Ella si compiacerà, signor agente, di farne confidenzialmente parola a Nubar pascià, di non tacergli l'intendimento del Governo di risolvere questa vertenza ed invocare il suo benevole concorso per una soluzione. Certo non mancherebbero i modi di allontanare Izzet bey da Massaua, quando il Governo egiziano si convincesse tale essere il suo beninteso interesse; una licenza che gli

fosse concessa per motivi di salute o di famiglia potrebbe anche bastare e nel frattempo si provvederebbe secondo le esigenze di fatto, *senza che si sollevino intempestivi clamori. Che se la cooperazione del Governo egiziano avesse a veniTci meno*, dovremo ad ogni modo provvedere solo alle difficoltà della situazione, *respingendo però sin d'ora ogni responsabilità per le complicazioni che potrebbero derivare, segnatamente a codesto Governo, da tale modo di soluzione.

V.S. vorrà informarmi con sollecitudine della risposta che le verrà fatta da Nubar pascià, dovendosi da noi concretare le istruzioni definitive pel futuro comandante generale di Massaua. Raccomando questo affare non ho mestieri di dirlo, al tatto ed all'abilità di lei, mi lusingo che, non invano, ella potrà fare appello alla giusta reciprocità di quei sentimenti di benevolenza, di cui l'Egitto ebbe da noi ripetute prove*3•

94

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 1090/740. Londra, 19 settembre 1885 (per. il 23).

Le notizie dell'insurrezione di Filippopoli in favore della unione della Rumelia orientale colla Bulgaria, che l'E.V. mi fece l'onore di telegrafarmi ieri sera1 mi sono state confermate punto per punto dal Foreign Office. Esse furono comunicate quest'oggi (sabato) a lord Salisbury a Dieppe; ma non si potrà sapere prima di lunedì prossimo quali saranno i proponimenti di Sua Signoria; anzi, credesi che, prima di prendere alcuna determinazione, egli vorrà venire ad uno scambio d'idee col Gabinetto di Berlino. Ad ogni modo, ho pregato lord Salisbury di rendere, appena sarà possibile, consapevole del suo pensiero il Governo del re.

Il Foreign Office crede che la insurrezione della Rumelia orientale sia stata preveduta nel colloquio fra gli imperatori d'Austria e di Russia a Kremsier. Essa però è giunta improvvisa al Governo della regina; ne si può di ciò avere il menomo dubbio conoscendo i principii ai quali s'informa la politica di lord Salisbury, uno dei quali è la stretta osservanza di tutti gli articoli del Trattato di Berlino. È noto del resto che lord Salisbury ed il defunto lord Beaconsfield furono, come si disse, i primi autori della Rumelia onentale.

In conseguenza di ciò, il Foreign Office era stamane di opinione che, secondo ogni probabilità, il sultano manderebbe tosto le sue truppe a restaurare l'ordine nella Rumelia or~entale, come ne avrebbe il diritto in conformità dell'articolo del Trattato di Berlino. Non erano ancora giunti al Foreign Office, né tampoco a questa r. ambasciata, telegrammi particolareggiati di Filippopoli, né le notizie di Sofia; né si sapeva che il principe Alessandro avesse accettato la

93 • Per la risposta cfr. n. 149. 94 ' T. 779, non pubbllcato.

sovranità della Rumelia orientale e che fosse effettivamente partito per Filippopoli.

Queste notizie modificano del tutto l'aspetto delle cose. Non è dubbio che se fosse data facoltà al sultano di esercitare il suo diritto d'intervento, la ribellione sarebbe soffocata nel sangue senza difficoltà. Non si può supporre però che l'esercizio di quel diritto gli sia conceduto. È probabile che il principe Alessandro non avrebbe ardito accingersi alla impresa se non facesse assegnamento sulla protezione dei tre imperi del settentrione e particolarmente dalla Russia. E se i tre imperi hanno deciso di sancire l'unione della Rumelia orientale colla Bulgaria, sapranno impedire la spedizione dell'esercito turco nelle provincie insorte.

La Rumelia orientale, sin dal giorno in cui fu costituita, ha fatto molti preparativi per rompere i deboli legami che l'univano all'Impero ottomano. Missioni furono inviate per implorare l'aiuto delle Potenze a quello scopo; la popolazione musulmana della provincia è stata a mano a mano espulsa dallo Stato; ostacoli furono frapposti alla rielezione del solerte governatore principe Vogorides gli slavi ebbero ogni preponderanza nell'amministrazione. Dal canto suo, la Russia ha sempre incoraggiato le brame dei rumelioti, giacche il Trattato di Santo Stefano aveva creato una sola Bulgaria ed il Governo inglese l'aveva scissa.

Il Governo inglese non sarà ora probabilmente in grado di ricominciare l'impresa e d'impedire, come nel 1878, la costituzione di una sola Bulgaria. Esso ignora se rimarrà al potere più di tre mesi; e l'opinione pubblica in Inghilterra è aliena da qualunque tentativo per incoraggiare il sultano a riacquistare colla forza la provincia perduta, ciò che darebbe origine a nuovi massacri bulgari.

Ma, se il Governo inglese fosse anche sicuro di una numerosa maggioranza nella Camera dei Comuni, e se l'opinione pubblica inglese fosse anche in favore dell'osservanza dei diritti del sultano nella Rumelia orientale, è chiaro che l'Inghilterra non potrebbe impedire l'unione bulgara se i tre imperi collegati sono risoluti a sostenerla.

Ad ogni modo siamo sul limitare di grandi avenimenti, e, come l'E. V. prevede nel suo telegramma d'oggP è probabile che la questione d'Oriente torni in campo.

95

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 219. Madrid, 20 settembre 1885 (per. il 25).

Il ministro di Stato fu informato jeri dall'incaricato d'affari d'Inghilterra doversi considerare ufficiale il richiamo del Governo della regina alla dichiara

zione fatta nel 1876 dal signor Canovas, che la Spagna non aveva mai preteso diritti di sovranità sulle Caroline. Non tacque il signor de Bunsen al signor Elduayen che il rapporto del signor Layard è stato recentissimamente comunicato in via ufficiale da lord Salisbury al Gabinetto di Berlino, ed aggiunse aver ultimamente verificato che il rapporto stesso era stato pubblicato nel 1882 alla pagina 94 del Blue-Book per gli affari di Spagna n. l.

So che il signor Elduayen disse a tal riguardo non aver importanza le parole dette in conversazione da chi non era ministro di Stato.

In un colloquio ch'ebbe con me poco dopo, notai che egli osservò con certa insistenza come la Spagna abbia rivendicato sulle Caroline una sovranità de jure piuttosto che de tacto. Mi confermò intanto di non essere alieno dall'accettare in difetto di meglio una soluzione di fatto o modus vivendl che si voglia chiamare, conforme se non al protocollo di Jolo del 1885, almeno a quello del 1877; potendosi a suo parere ottenere un tal risultato più facilmente per mezzo di negoziati diretti con la Germania, l'accordo che si verrebbe a concertare prendendo poi, se la Germania v'insistesse, la forma di una decisione che verrebbe pronunziata da qualsiasi arbitro da designare ulteriormente.

Il linguaggio confidenziale dell'ambasciatore di Francia, che personalmente dimostra di ritenere difficile l'accettazione d'un mandato cosi delicato come quello di decidere quistioni di sovranità e poco probabile l'intervento di terza Potenza altra che l'Inghilterra se non quando si convocasse una conferenza, diede luogo ad accademici colloqui in Consiglio dei ministri circa l'eventualità d'una conferenza europea. Mentre alcuni ministri vi sono opposti per la sorte toccata al Portogallo in condizioni analoghe nella Conferenza per il Congo, alcuni altri preferiscono all'arbitrato, tanto più dopo le ultime comunicazioni inglesi, una conferenza europea; e ciò non solo perché così sarebbe meglio coperta la responsabilità del Governo verso il Paese, ma perché una decisione sfavorevole alla Spagna, se inevitabile anche per quella via, verrebbe invalidata moralmente dall'appoggio che in una certa misura certe Potenze non potrebbero a meno di prestare alla Spagna. Uno dei membri del Gabinetto esprimeva testé al riguardo considerazioni avventurate che possono dar idea delle illusioni intrattenute qui da taluno tra questi uomini politici. La Francia e l'Italia, dicono, non possono abbandonare intieramente la Spagna alla politica germanica; le spedizioni alle Caroline e a Massaua, contemporanee per origine ed analoghe per intento, potevano ovviare alla coalizione della politica conservativa inglese con la, politica germanica, ponendo limiti, nell'interesse delle altre Potenze, alla preponderanza anglo-telesca; del pari che l'occupazione di Massaua è un impegno per l'Italia contro l'occupazione ed il predominio esclusivo dell'Inghilterra in Egitto, ed inceppa accordi isolati dell'Inghilterra con la Germania e la Turchia per le cose del Mar Rosso, la spedizione spagnuola alle Caroline doveva essere un pegno contro la ripartizione dell'Oceania incominciata alla data, critica per i destini mondiali, del dicembr,e 1884; ed il carattere internazionale che Germania ed Inghilterra davanti al contegno invariabile di Francia e d'Italia, non poterono a meno di riconoscere alle quistioni concernenti le vie egiziane verso l'Estremo Oriente,

non mancherebbe di dover essere pure riconosciuto alle questioni concer

nenti il Pacifico in una conferenza europea.

Tornando al mio colloquio di jeri col signor Elduayen, noterò ancora che egli mi annunziò spontaneamente di aver ricevuto dal Governo francese recentissima assicurazione che nulla sarà innovato nelle cose del Marocco senza che la Spagna sia avvisata e consultata; aggiunse non avere informazioni sulle ricognizioni che si pretende fatte da bastimenti tedeschi nelle acque delle Chaffarine.

Al momento di chiudere questo rapporto vengo informato da fonte sicura che il presidente del Consiglio, imbarazzatissimo per le ultime comunicazioni del Gabinetto di Saint-James, ha dato per telegrafo al conte Benomar ordine confidenziale di sottoporre al principe di Bismarck il desiderio del Governo spagnuolo che il negoziato amichevole per le Caroline venga proseguito, anzi che con risposta scritta del Gabinetto di Berlino all'ultima nota spagnuola, piuttosto con trattative col conte Benomar cui vengono dati all'uopo i più ampi poteri. II negoziato è con ciò da ora innanzi trasferito a Berlino1•

94 1 T. 781, non pubbl!cato.

96

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA, E ALL'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE AL CAIRO

T. CONFIDENZALE 788. Roma, 21 settembre 1885, ore 16,30.

Sir Drummond Wolff a dit hier à notre ambassadeur que si la Sublime Porte n'accepte pas ses propositions, le Gouvernement britannique n'a rien a lui offrir de plus et se considérera comme libre de prendre le parti qui'il jugera convenable à ses intérets.

97

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. CONFIDENZIALE 1102/748. Londra, 21 settembre 1885 (per il 25).

Facendo seguito al precedente rapporto (n. 747 di serie politica)1 , mi pregio riferire, per informazione personale all'E. V., che il testo dei telegrammi

95 ' Allegata al presente rapporto si trova la seguente annotazione: « Segnar ricevuta. Avvertlre ad ogni buon fine come gli apprezzamenti che sl farebbero nelle sfere ufficiali a Madrid, circa l'occupazione di Massaua, in relazione coi nostri rapporti coll'Inghilterra, manchino d'ogni fondamento». In base a tali istruzioni venne redatto il D. 221 del 26 settembre, indirizzato alla legazione a Madrid, non pubblicato.

97 ' Non pubblicato.

diretti da lord Salisbury alle ambasciate d'Inghilterra in Roma, Berlino e Vienna, differisce da quello dei telegrammi diretti da Sua Signoria alle ambasciate d'Inghilterra in Parigi ed in Pietroburgo.

Nel primo si dà incarico ai rappresentanti della regina di chiedere ai governi presso i quali sono accreditati se sono disposti a fare rimostranze alla Bulgaria in favore del mantenimento del Trattato di Berlino. Nell'altro si dà incarico di chiedere ai Gabinetti di Parigi e di Pietroburgo «quali informazioni abbino ricevuto, e che propongono di fare, in seguito ai recenti avvenimenti della Rumelia orientale ». Non vi si fa menzione di rimostranze alla Bulgaria né del Trattato di Berlino.

Questa differenza nella stesura dei telegrammi dimostra quale sia lo stato presente delle relazioni dell'Inghilterra con ciascuna delle Grandi Potenze.

P. S. La persona autorevole che mi ha fornito queste informazioni mi ha pregato di non farne alcun uso. Io prego quindi l'E. V. di non fare pubblicare questo rapporto fra i documenti diplomatici, né di darne comunicazione alle altre ambasciate.

98

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 1105/750. Londra, 21 settembre 1885 (per. il 27).

Dalle informazioni che ho raccolte al Foreign Office e nelle ambasciate di Russia e di Germania, ricavo che, contrariamente a quanto si credette dapprima, le notizie del sollevamento bulgaro sono giunte intempestive e mal gradite ai Governi di Berlino, di Vienna e di Pietroburgo.

In Germania la violazione del Trattato di Berlino è in opposizione ai principi ai quali s'informa la politica del Governo. In Austria il timore che il sollevamento bulgaro possa propagarsi, cagionare un'insurrezione in Macedonia, o nella Bosnia o nell'Erzegovina, produce gravi incl!.rtezze al Governo, inquieto inoltre della nuova solenne affermazione del principio delle nazionalità.

E, se in Russia l'unità bulgara è stata uno dei disegni più graditi, l'attuazione di quel disegno è considerata inopportuna, dacché il popolo bulgaro non si è dimostrato ligio, né il principe Alessandro docile strumento ai voleri di Pietroburgo. In conseguenza di ciò, si crede ora che se il colloquio di Kremsier ha contribuito, in alcuna guisa, allo scoppio dell'insurrezione, vi ha contribuito in un modo affatto contrario a quello che era stato indicato dapprima. Si dice probabile che, essendosi rinnovato a Kremsier l'accordo fra gli imperatori per il mantenimento dello statu quo nei Balcani, i bulgari si siano accorti che non potevano fare, per ora, altro assegnamento che su loro medesimi; ed il disegno della insurrezione essendo stato preparato da lunga mano dal signor Karaveloff, ogni indugio avrebbe cagionato un pericolo.

Cionondimeno i bulgari fondano molte delle loro speranze sopra il sentimento panslavista che costringerebbe lo stesso Governo russo a venire in loro soccorso se le truppe del sultano, entrassero nel territorio della Rumelia orientale; e fanno capitale eziandio sulle antiche proteste della Russia; la quale, dopo il Congresso di Berlino, faceva pubblicare nella Gazzetta Ufficiale di Pietroburgo che la forza sola avea potuto costringere la Russia a cedere il confine etnografico reclamato dai bulgari. La Gazzetta soggiungeva che il Trattato di Berlino non sarebbe che una sosta nella completa emancipazione dei cristiani d'Oriente.

Né i bulgari hanno ragione di temere d'un intervento armato dell'Inghilterra per rendere vani i soccorsi della Russia.

Quali che possano essere i desideri di taluni singoli ministri, l'opinione pubblica in Inghilterra è che, per vari rispetti, la condizione delle cose nella provincia dei Balcani non è più quella del 1878.

La Rumelia orientale fu separata dalla Bulgaria, nel 1878, per la necessità di provvedere alla sicurezl!la di Costantinopoli contro un'invasione della Russia.

Ma da quell'epoca la supremazia, della Russia è declinata nella penisola dei Balcani; e la formazione di un'unità ed indipendente Bulgaria sembrerebbe offerire almeno altrettanta guarentigia di sicurezza, per la protezione di Costantinopoli, quanto ne offre il diritto nominale lasciato al sultano di mettere una guarnigione turca nei Balcani e di fortificarla: diritto che il sultano non è mai in grado di esercitare.

Se la Russia volesse marciare contro Costantinopoli, la Bulgaria non sarebbe disposta ad accogliere le truppe russe come le accolse nel 1877; e sarebbe in grado di difendere se stessa.

Per tali considerazioni le simpatie dell'opinione pubblica inglese sono irL questo momento in favore dell'unità bulgara e non della repressione del sollevamento.

Ad ogni modo, nessuno qui crede che la repressione dovrebbe essere confidata alla Turchia. L'intervento della Sublime Porta propagherebbe l'insurrezione fuori dei confini della Rumelia orientale. Quali che siano i diritti della Porta su quella provincia essi sono opera del Trattato di Berlino e spetta alle Potenze ordinare che il trattato sia rispettato, ovvero sia adattato alle mutate condizioni dei tempi. Il componimento della questione della Rumelia orientale appartiene, qui dicesi. all'Europa e non alla Turchia.

99

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1460. Berlino, 22 settembre 1885, ore 18,38 (per. ore 21).

Salisbury a adressé ici la mème demande qu'à Rome et à Vienne pour savoir si le Cabinet de Berlin était disposé à s'associer à l'Angleterre dans le but de faire des représentations à la Bulgarie en faveur des stipulations du Traité de Berlin. Le Cabinet de Berlin a répondu, qu'avant de procéder à une semblable démarche, il importerait d'abord de s'assurer du consentement de toutes les Puissances. Il suggérait dane d'attendre que les Cabinets se fussent mis d'accord pour adopter collectivement une attitude uniforme vis-à-vis des parties en litige. Une démarche séparée de la part de quelque Puissance aurait moins de chance de succès qu'une démarche fait par toutes les Puissances collectivement.

100

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 566. Parigi, 22 settembre 1885 (per. il 25).

Il r. console generale in Algeri riferi1 all'E.V. che, secondo voci corse nel luogo di sua residenza, la missione marocchina a Parigi avrebbe avuto per risultato l'annessione del territorio di cui è centro l'oasi di Figuig all'Algeria. Col dispaccio del 16 corrente n. 6532 , l'E.V. m'incaricò di fare sollecitamente indagini sul fondamento di questa notizia.

Una breve nota diramata pochi giorni sono dall'agenzia Havas già oppose una smentita alle voci corse in proposito. Facendo allusione a tale nota, io c1omandai ieri a questo signor ministro degli affari esteri se essa fosse conforme al vero. S.E. mi rispose che durante la presenza della missione marocchina a Parigi nessuna questione politica fu trattata colla medesima. Anzi il signor Féraud aveva già prima del suo arrivo avvertito il signor de Freycinet che essa non era stata punto composta d'uomini che fossero in grado di condurre dei negoziati politici. Non fu dunque detta coi membri della missione neppure una parola d'annessione né di Figuig, né d'un altro punto qualsiasi del territorio marocchino. Il signor de Freycinet mi diede quest'assicurazione nel modo più formale e più esplicito e non meno categoricamente mi dichiarò che egli non aveva neppure la menoma veleita di cercare acquisti nel Marocco; anzi egli protestò che bisognerebbe poco conoscere la situazione di questo Paese, in cui ora si manifesta tanta reazione contro le imprese coloniali, per supporre che il Governo possa avere tendenze diverse. Egli mi disse che da taluni s'era tentato di stornare l'attenzione degli spagnuoli dalla questione delle Caroline rinfacciando ai medesimi di tanto accendersi per questa, mentre stavano inerti a fronte d'un ben più vicino e serio pericolo, apprestato dall'azione dei francesi nel Marocco. Ciò visto, egli si era affrettato a far smentire dall'agenzia Havas la falsa notizia concernente Figuig.

Questo signor ministro degli affari esteri, lo ripeto, fu nelle sue proteste affr:rmativo ed esplicito, tanto quanto da noi potesse desiderarsi. Egli per soprappiù

100 1 R. 17 del 9 settembre, non pubblicato. " Non pubblicato.

mi dichiarò che non dubitava di poter avere piena fiducia nella persona del signor Féraud, che era uomo disciplinato, il quale eseguiva le istruzioni che gli erano date e cercava di eseguirle bene, ma non le oltrepassava e non aveva le tendenze del suo predecessore. Il signor de Freycinet aggiunse che gli aveva fatto le più serie raccomandazioni affinché tutelasse bensì coscienziosamente gli interessi francesi nel Marocco, ma s'astenesse da qualsiasi passo o tentativo, che potesse destare il sospetto di mene ambiziose e di disegni di conquiste. A maggior prova delle proprie intenzioni, il ministro mi citò anche il fatto che egli fece sospendere i lavori di una strada cominciata dal genio militare francese sul territorio marocchino, affinché non si potesse credere che la Francia volesse prepararsi un passaggio a Figuig.

Ringraziai il. signor de Freycinet della sua amichevole schiettezza.

101

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2320. Vienna, 22 settembre 1885 (per. il 24).

Col telegramma del 18, 19, 201 corrente V.E. ebbe la cortesia di comunicarmi successivamente le notizie ricevute da Filippopoli, da Sofia e da Costantinopoli, sulla rivoluzione scoppiata nella Rumelia orientale. Alla mia volta coi telegrammi del 19 e del 20 corrente2 ho avuto cura di render conto a V.E. delle prime impressioni qui prodotte da quell'improvviso avvenimento.

Ho avuto ieri con questo ministro degli affari esteri un lungo abboccamento del quale ho mandato per telegrafo un sunto a V.E.3 , e che ora mi studierò di riprodurre con la massima esattezza.

Il conte Kalnoky, smentendo recisamente le dicerie dei giornali che vogliono dare agli avvenimenti compiutisi nella Rumelia orientale il carattere di un fatto previamente concertato tra l'Austria-Ungheria e la Russia, dicevami che la notizia di quella rivoluzione era giunta qui, come altrove, del tutto inaspettata; ed il suo stupore era stato tanto più grande in quanto che, dopo le spiegazioni scambiate a Kremsier, egli aveva ogni motivo di credere che, almeno per qualche tempo, nulla sarebbe venuto a turbar l'ordine di cose esistente nei Balcani. Ricordandomi quanto egli mi aveva detto alcuni giorni or sono <vedasi il rapporto politico n. 2317 del 12 corrente)4 circa le esplitice dichiarazioni del signor de Giers di voler mantenuto lo statu qua nella penisola balcanica, il conte Kalnoky non esitava a manifestarmi la persuasione che lo stesso Gabinetto di Pietroburgo era ignaro del movimento che stava preparandosi nella Rumenia orientale. S.E. andava anzi più in là ancora colle sue persuasioni rite

• -T. 1422 e T. 1434, non pubblicati. • -T. 1453 del 21 settembre, non pubblicato. • -Non pubblicato.

nendo che persino. il principe Alessandro era all'oscuro del. colpo che si trama"a. Il principe, nelle conferenze avute col conte Kalnoky dapprima a Vienna e poscia a Pilsen, dove si era recato ad assistere alle Grandi Manovre, s'era mostrato animato dalla ferma intenzione di attenersi strettamente alle stipulazioni del Trattato di Berlino, deciso a non incoraggiare in alcun modo le aspirazioni a mutamenti territoriali che avrebbero potuto manifestarsi sia fuori del Principato che nel Principato stesso.

In questo saggio divisamento lo aveva confortato non soltanto il conte Kalnoky ma anche il signor de Giers quando il principe Alessandro fu a visitarlo poche ore a Franzebad dopo le manovre di Pilsen. Tutto dunque induce a credere che la rivoluzione scoppiata nella Rumelia orientale sia stata ordinata da un numero ristrettissimo d'individui (lo che spiegherebbe la segretezza mantenuta) durante l'assenza del principe dalla Bulgaria, e che la trama non sia stata rivelata a Sua Altezza che all'ultimo momento non !asciandogli altra alternativa che o di abbandonare il Paese o di secondare la rivoluzione che stava per scoppiare nella Rumelia orientale.

Ma qualunque sia l'origine del movimento (proseguiva il conte Kalnoky) le conseguenze non possono non essere assai gravi. Il principe Alessandro accettando di assumere senza il beneplacito della Porta e senza il consenso dei Gabinetti europei la responsabilità del movimento rumeliota e recandosi a Fillppopoli, ha non solo violato il Trattato di Berlino, ma ha stabilito un precedente che, se non venisse dalle Grandi Potenze apertamente disapprovato, potrebbe essere per gli altri piccoli Stati della cpenisola balcanica uno stimolo a violazioni od accrescimenti territoriali. D'altra parte !:unione della Rumelia orientale alla Bulgaria vi«:me a costituire uno Stato più vasto e più potente degli altri suoi vicini, turbanqo così quell'equilibrio di forze che le I'otenze avevano avuto cura di stabilire nella delimitazione dei vari Stati e delle varie p:çovipcie della penisola balcanica. In pres~nza di questo Stato bulgaro che va }armandosi più potente degli altri, desteranno verosimilmente i timori, le invidie, le a~bizioni degli Stati vicini.

Già il re Milano, che trovavasi da pochi giorni a Gleichenberg e che in seguito agli avvenimenti della Rumelia orientale ha fatto frettolosò ritorno in Serbia, nel colloquio avuto ieri l'altro col conte Kalnoky non nascose le sue preoccupazioni per le difficoltà ·interne che gli procurerà il movimento annesEdonista bulgaro, ed il suo fermo proposito di procedere, appena arrivato a Belgrado, alla mobilizzazione di una parte del suo esercito per averlo pronto a qualunque eventualità sul confine meridionale del suo Stato. Ed il conte Kalnoky pur lusingandosi di calmare i moti d'animo impetuosi del re Milano ne accusava ad un certo punto l'apprensioni.

Identico linguaggio tenne al ministro imperiale il re Giorgio di Grecia che in questi giorni trovavasi a Vienna ed è ripartito iersera per Gmunden ed Atene. S.M. faceva osservare al conte Kalnoky che la Grecia non potrebbe rimanere indifferente spettatrice della costituzione di un forte Stato bulgaro, tanto meno poi se questo stato mostrasse velleità di espansione a detrimento delle popolazioni elleniche della Tracia o della Macedonia; in tal caso l'effervescenza degli· animi in Grecia sarebbe tale da spingere n. Governo a secondare i moti insurrezionali che si sviluppassero nell'isola di Creta o nella Macedonia.

IO -Documenti Diplomatici -Serie Il -Vol. XIX

L'unione della Rumelia orientale alla Bulgaria era un fatto da tutti preveduto in un avvenire più o meno remoto; quella barriera immaginaria eretta dal Trattato di Berlino tra le due provincie sorelle, doveva, inevitabilmente sparire; sarebbe stato preferibile per tutte le Potenze, compresa la Russia, che l'avvenimento non si fosse compiuto che di qui a qualche anno, quando cioè la Bulgaria avesse acquistato quel grado di coltura intellettuale e politica necessario per governarsi da sè. Ma dappoiché il fatto è compiuto conviene in un modo o nell'altro accettarlo; ché il voler ristabilire lo stato quo ante nella Rumelia orientale, sarebbe cosa ardua per la Turchia e potrebbe provocare conflagrazioni su più larga scala. Ma pur accettando il fatto compiuto, è necessario che le Potenze si premuniscano contro le probabili conseguenze di esso. È d'uopo anzi tutto impedire che l'esempio dato dal principe Alessandro venga da altri seguito; a ciò dovrebbero provvedere le Grandi Potenze mantenendo alto il principio di diritto internazionale violato dal principe di Bulgaria, ed affermando la loro volontà di rispettare e far rispettare le stipulazioni del Trattato di Berlino. L'altro pericolo imminente è che i bulgari incoraggiati dal primo successo tentino di realizzare tutto od una parte almeno del loro programma nazionale spingendosi verso l'Albania da un lato, verso il mare Egeo dall'altro. Impedire questo probabile movimento d'espansione dovrebbe essere il compito precipuo della Sublime Porta e le Potenze farebbero opera saggia suggerendo ed insistendo presso il Governo del sultano affinché sian prese tutte le misure atte a stornare qualunque eventuale tentativo d'insurrezione o d'invasione nelle provincie limitrofe alla Bulgaria e alla Rumelia orientale.

Il conte Kalnoky non aveva potuto ancora conferire coll'imperatore dopo gli avvenimenti della Rumelia orientale e non poteva quindi dirci in modo preciso quale atteggiamento assumerà il Gabinetto imperiale di fronte all'attuale situazione di cose. Però il pensiero suo era quale egll me lo aveva espresso Le sue proposte erano già state da lui comunicate a Berlino ed a Pietroburgo, da dove aspettava tuttora una risposta; desideroso di vedere l'Italia associarsi alle misure da lui escogitate, egli mi pregava di darne sollecitamente contezza a V. E.

Dalle informazioni avute risulterebbe al conte Kalnoky che il principe Alessandro al momento di partir per Filippopoli avrebbe indirizzato al sultano una lettera nella quale annunciava a Sua Maestà che, chiamato dalle popolazioni, egli andava ad assumere il Governo della Rumelia orientale, ma che pur concentrando nelle sue mani l'amministrazione delle due provincie egli non intendeva disconoscere l'alta sovranità della Porta. Secondo il conte Kalnoky sarebbe questo un artificio per !sventare il pericolo di un'esecuzione militare alla quale non saprebbero resistere con successo le forze riunite della Rumelia orientale e della Bulgaria. Questo timore, che non è in realtà giustificato dai mezzi coercitivi di cui può disporre il Governo ottomano, sarebbe però agli occhi del conte Kalnoky una prova che per ora la rivoluzione rimarrà circoscritta alla Rumelia orientale, e che gli avvenimenti che in questi giorni si sono svolti con cosi prodigiosa rapidità, subiranno un periodo di sosta che permetterà alle Grandi Potenze di provvedere ai pericoli futuri.

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101 1 T. 779, 781, non pubblicati; cfr. n. 92.

102

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. CONFIDENZIALE 1471. Costantinopoli, 23 settembre 1885, ore 11,40 (per. ore 13).

Je viens de recevoir des renseignements positifs sur les dispositions du palais. Le sultan est très désireux d'éviter tout conflit. Il voudrait que la diplomatie européenne trouve le moyen de résoudre la question bulgare pacifiquement, tout en sauvegardant sa dignité. Il résiste énergiquement à la pression qu'exerce sur lui le parti militaire et aussi quelques-uns des ministres pour le pousser aux mesures militaires; mais il craint que son prestige ne soit compromis si les Puissances ne viennent promptement à son aide, en lui conseillant une solution pacifique. En attendant, il n'a pas permis qu'on fasse partir pour le nord une partie des troupes qui se trouvent dans la capitale; mais il ne saurait peut-etre pas résister longtemps aux entralnements du parti belliqueux. Il a surtout confiance dans l'Allemagne et espère que les Puissances ne tarderont pas à lui donner de bons conseils. Mon avis est que S.M. est dans le vrai, car un conflit pourrait avoir les conséquences les plus graves pour l'Empire.

103

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALLE AMBASCIATE

D. Roma, 23 settembre 1885.

Secondo che le telegrafai ieril, l'ambasciatore di Russia mi ha comunicato due telegrammi del suo Governo.

Nel primo di essi sono indicate le decisioni prese da S. M. l'Imperatore in presenza del movimento bulgaro. Queste decisioni consistono nell'ordine dato al principe Cantacuzeno di ritirarsi dal ministero e di rimanere a Sofia quale addetto militare all'agenzia russa; nella proibizione fatta a tutti gli ufficiali russi che sono al servizio bulgaro di marciare coll'esercito; ed infine nel consiglio dato al principe di abbandonare il più presto possibile il territorio della Rumelia orientale, disapprovando la sua condotta.

Il secondo telegramma è del seguente tenore: «Les vues des Puissances sur le mouvement bulgare sont encore inconnues au Cabinet impérial. Mais nous sommes persuadés qu'elles seront toutes d'accord sur la nécessité d'agir énergiquement et sans délai sur toutes les

parties afin de maintenir la question sur le terrain diplomatique. Toute effusion de sang deviendrait le signa! d'une conflagration qu'il serait difficile d'arreter. Veuillez vous exprimer dans ce sens et faites-nous connaltre aussitòt que possible l'accueil qui sera fait à ce point de vue par le Cabinet de Rome»..

Dopo fattami tale comunicazione, l'ambasciatore di Russia mi manifestò il desiderio di conoscere il pensiero del Governo italiano circa la comunicazione della quale egli era incaricato. Gli risposi che ne avrei tosto riferito al presidente del Consiglio, che travasi assente da Roma.

La pregai frattanto, col mio telegramma, di farmi conoscere colla maggior possibile sollecitudine quale fosse l'accoglienza fatta da codesto Governo alla comunicazione del Gabinetto russo.

103 1 T. 795 del 22 settembre, non pubbllcato.

104

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3980. Berlino, 23 settembre 1885 (per. il 27).

Nella mia visita di ieri al sottosegretario di Stato ho di nuovo espresso il desiderio di conoscere qual fosse il contegno che il Gabinetto di Berlino, si proponeva di assumere per rispetto al moto insurrezionale scoppiato di recente nella Rumelia orientale.

Il sottosegretario di Stato mi ha risposto che, a giudizio del Governo imperiale, le Potenze soscrittricf del Trattato di Berlino dovrebbero concertarsi fra loro per dirigere collettivamente i proprii sforzi, a Sofia del pari che a Costantinopoli, nell'intento di appianare in via bonaria le gravi difficoltà occorse nella Rumelia. Il Gabinetto di Berlino pensava inoltre che gli sforzi collettivi delle Potenze dovessero mirare innanzi ogni altra cosa a circoscrivere il movimento insurrezionale rumeliota e ad arginarlo, onde non travalichi i confini della Macedona, della Serbia e della Albania. Dopochè questo primo obbiettivo sarà stato raggiunto, i Gabinetti potranno più agevolmente intendersi insieme per ricercare e per adottare un modo di soluzione definitiva di questa vertenza. Dal canto suo il Governo imperiale si era difatti posto in comunicazione con gli altri Gabinetti di Pietroburgo e di Vienna affin di conoscere il loro modo di vedere in proposito e di stabilire uno scambio di idee circa il contegno da adottarsi dalle Potenze. Il conte di Bismarck mi faceva notare che. essendo la Russia e l'Austria-Ungheria paesi limitrofi a quelle contrade orientali, esse si trovano in certa guisa in prima riga ed erano in grado, meglio di ogni altra Potenza, di suggerire i mezzi adatti a prevenire nuove complicazioni. Egli aggiungeva che, a parer suo, la Russia segnatamente era da riputarsi non solamente una delle Potenze più direttamente interessate alla pace di quelle regioni, ma altresi la Potenza che godeva la maggiore autorità presso quelle popolazioni slave.

Non si potrebbe fare a meno di agire di accordo con lo czar, attesochè l'autorità del suo nome aiuter.à a far svanire colà le difficoltà e i pericoli della presente situazione.

Il sottosegretario di Stato mi ripeteva infine che nelle attuali emergenze importerebbe grandemente che l'azione. delle Potenze si esercitassero in modo compatto e collettivo, in quanto che soltanto a questa condizione la voce delle Potenze potrà essere ascoltata con frutto tanto a Sofia quanto a Costantinopoli.

Nel confermarle così il mio telegramma di ierP ...

105

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, DE NOVELLIS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1483. Belgrado, 24 settembre 1885, ore 9 (per. ore 11,30).

J'ai vu ce matin le ministre des affaires étrangères; il m'a confirmé que la Serbie est disposée a se battre et à faire tout ce qu'elle pourra pour augmenter son territoire, si la Bulgarie garde la Roumélie orientale. Il m'a dit que meme si les Grandes Puissances sont d'accord pour l'agrandissement de la Bulgarie sans vouloir permettre une augmentation équivalente à la Serbie, la Nation serbe combattra jusqu'à la fin et avec toutes ses forces, ne pouvant jamais s'e décider à voir une grande Bulgarie à còté d'une petite Serbie. Le président du conseil m'a di t qu'il croit que l' Autriche sera favorable à ses idées.

106

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD1

D. S.N. Roma, 24 settembre 1885.

Mi pregio di segnare ricevuta a V.E. del rapporto in data 4 settembre2 , relativo all'Harar e la ringrazio delle informazioni in esso contenute.

Ripeterò a ogni buon fine come sinora nessun indizio accenni che l'Inghilterra sia disposta a vedere con occhio favorevole l'insediamento d'un presidio italiano a Zeila, condizione evidentemente indispensabile per una eventuale, impresa sopra l'Harar, soprattutto dopo che le condizioni di quel Paese si sono così notevolmente modificate come apparisce dai più recenti rapporti di V. S.

104 • T. 1461, non pubblicato. 106 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 64.

• R. s.n., non pubblicato.

107

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2893. Therapia, 24 settembre 1885 (per. il 1° ottobre).

I lunghi consigli dei ministri conclusero di sottomettere alla Maestà del Sultano la loro decisione, s'indirizzasse alle Potenze una protesta per gli avvenimenti della Bulgaria e della Rumelia orientale, i quali costituivano una violazione del Trattato di Berlino, e si procedesse a preparativi militari. E la circolare di protesta era trasmessa per telegrafo ai rappresentanti della Sublime Porta la sera delli 22 corrente.

II principe di Bulgaria indirizzava frattanto un telegramma a S. M. il Sultano per significargli che, chiamato dalla volontà unanime del popolo, egli aveva assunto il Governo della Rumelia orientale, però non aveva alcun intendimento ostile verso Sua Maestà garantiva il rispetto delle proprietà e della rellgione dei privati, continuerebbe a considerarsi come vassallo di Sua Maestà il Sultano. Al quale telegramma questa non faceva naturalmente alcuna risposta.

Mi veniva indi riferito da fonte autentica, S. M. il Sultano essere assai perplesso, imperocchè il partito militare ed alcuni dei ministri, fra gli altri il gran visir, consigliavano fortenemente di dar l'ordine alle truppe di entrare nella Rumelia orientale per ristabilirvi lo statu quo ante, ma essa era avversa al conflitto, e desiderava che le Potenze le dessero pronti consigli in proposito, affine di salvare il prestigio, che temeva potesse venirgli meno, se avesse a resistere a lungo a queste pressioni.

Se non che nessuno di questi rappresentanti, all'eccezione forse del russo, riceveva istruzioni sulle comunicazioni a farsi alla Sublime Porta. Nei colloqui che ebbi primieramente co' miei colleghi, io ebbi invero a rilevare come tutti fossero avversi ad un conflitto, il quale avrebbe evidentemente potuto produrre le più funeste conseguenze per l'Impero. Ma ieri ebbi a scorgere come i rappresentanti d'Austria, di Germania e di Francia avessero alquanto modificato il loro linguaggio sui fatti occorsi, e sopratutto si astenessero dall'esprimere alcun avviso sull'opportunità da parte del Governo ottomano di intervenire nella Rumelia orientale. Quelli d'Austria e di Germania allegavano ad appoggio di siffatte esitazioni l'estensione del movimento, quello di Francia adduceva le proposte della Russia. Però i due primi dichiaravano ancora ieri alla Sublime Porta essere tuttora privi di istruzioni e non poter quindi esprimere alcun avviso sulla condotta a tenersi, ed il barone Thielmann manteneva la stessa riserva nell'occasione dell'udienza cui era invitato a S.M il Sultano due giorni innanzi. L'ambasciatore di Russia invece sostiene strenuamente i tre seguenti punti: l) doversi far tutto 11 possibile per impedire l'estensione del movimento; 2) il sultano dover astenersi dall'iniziare un conflitto, che potrebbe produrre le più gravi complicazioni; 3) la quistione aversi a trattare diplomaticamente. Se non che quando S.M. il Sultano mandava due giorni sono Server pascià a pregare 11 signor Nelidov d'interporre i suoi officii

presso l'imperatore, onde invitasse il principe Alessandro a ritornare a Sofia,

S. E. rispondeva il suo sovrano non potere che esprimergli la sua alta disapprovazione pei suoi atti. Però nei colloqui privati il signor Nelidov s'esprime in termini assai violenti contro il principe di Bulgaria, e pronunzia la parola deposizione, ma non credo che sia altrettanto avverso all'unione delle due provincie. Dal mio canto, sia coi ministri di Sua Maestà, sia cogli agenti del Palazzo, m'astenni dal pronunziare alcuna opinione sulla via da seguirsi nelle presenti congiunture.

Ed all'ultimo momento m'è assicurato che i miei colleghi di Austria-Ungheria, di Germania e d'Inghilterra hanno ricevuto l'istruzione di comunicare alla Sublime Porta la disapprovazione dei rispettivi Governi, in ordine alla condotta del principe di Bulgaria.

Delle quali cose ebbi l'onore di dare successivamente avviso telegrafico all'E.V., tostoché venivano a mia conoscenza1•

108

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 571. Parigi, 24 settembre 1885 (per. il 30).

Coi miei telegrammi di jeri l'altro1 e di jeri2 ebbi l'onore di riferire all'E. V. le conversazioni che nei due giorni io ebbi col signor ministro degli affari esteri della Repubblica intorno agli avvenimenti della Rumelia orientale.

Io trovai jer l'altro il signor di Freycinet molto impensierito per la piega che le cose gli parevano prendere. Le notizie da Belgrado, dove si mobilitò lo esercito, si sospesero alcune guarentiglie costituzionali, e si convocò la Skupcina; e quelle da Atene, da dove giungeva pure la minaccia di eventuali rivendicazioni, continuavano ad inquietarlo, e gli facevano considerare la situazione come tale da potersi fare gravissima da un'ora all'altra. Tuttavia egli non aveva ancora maturata per parte sua niuna suggestione o proposta, e persisteva a mantenere il maggior riserbo, tanto intorno al da farsi, quanto intorno alla quistione di principio. Gli era noto che i Gabinetti dei tre Imperi scambiavano attivamente le loro vedute e in sostanza gli sembrava che spettasse in ispecie a l'uomo di Stato sotto la cui presidenza erasi conchiuso il Trattato di Berlino di parlare, ora che il Trattato era violato, e di proporre una soluzione; ma da quel lato non gli era stata fatta alcuna entratura, né, secondo le notizie avute dall'incaricato d'affari di Francia in Berlino, egli ne aspettava prima di uno o due giorni. All'incaricato d'affari di Russia che era venuto ad informarlo degli

108 1 T. 1463 del 22 settembre, non pubblicato. a T. 1479 del 23 settembre, non pubblicato.

ordini telegrafici in nome dello czar a Sofia, ed· a chiedergli la sua opmwne sulla questione sollevata dal movimento rumeliota esprimendo il voto dél proprio Governo di mantenerla .sul terreno diplomatico, il signor di Freycinet rispose che non voleva esprimerne alcuna prima che i tre Gabinetti imperiali interessati: in prima linea si :fossero. concertati e messi .in grado di proporre alcunché, e ciò anche per non ritardare la loro azione colla espressione di qUalche parere discrepante. A proposito degli atti di disapprovazione e di protesta che la Russia erasi affrettata a fare a Sofia, il signor di Freycinet non voleva tirarne nessun auguario, perché egli dubitava, così mi disse, che il Governo dello czar dopo tutto permetterebbe ai turchi di schiacciare i bulgari se il sultano facesse mar(!iare le sue truppe. Al ministro di Inghilterra che era pure venuto a chiedergli quali informazioni egli avesse e quali passi si proponesse di fare pel mantenimento dei trattati, il signor di Freycinet rispose in termini consimili: quantunque il rappresentante della Gran Brettagna non gli avesse domandato, come dal rappresentante britannico era stato domandato alla E. V., di associarsi ad energiche rimostranze, dell'Inghilterra presso il principe Alessandro, il signor di Freycinet presumeva che lord Salisbury dovesse avere a cuore più d'ogni altro il mantenimento di ciò che in Bulgaria fu specialmente opera sua, e dovesse voler appoggiare la Turchia anche in vista dei negoziati condotti a Costantinopoli da sir Drummond Wolff.

Nel colloquio di jeri questo signor ministro degli affari esteri mi disse d'aver ricevute in giornata tre comunicazioni relative alle recenti insurrezioni. L'ambasciatore d'Austria-Ungheria gli aveva domandato se egli fosse disposto a dare al Governo bulgaro l'ingente consiglio di astenersi da ogni eccitazione che potesse propagare il mantenimento oltre i confini della Bulgaria e della Rumelia. Il signor di Freycinet vi si dichiarò pronto e domandò al conte Hoyos se fosse sua intenzione ch'egli a tal uopo subito telegrafasse a Sofia, oppure che il Gabinetto austro-ungarico volesse prima accertarsi dell'adesione di tutti i Gabinetti. Il conte Hoyos rispose che intanto gli importava di constatare il suo assenso e che l'avrebbe senza indugio informato di quellò degli altri Governi interpellati affinché allora potesse dare conformi istruzioni all'agente di Francia a Sofia. L'ambasciatore aveva giustificata la proposta adducendo che già da qualche tempo erasi segnalata la presenza di emissarj bulgari nella Macedonia.

L'ambasciatore di Turchia, Essad Pascià, era venuto a dar lettura al signor di Freycinet d'un telegramma del suo Governo contenente una esposizione dei fatti accaduti, un appello al Trattato di Berlino e l'invito ai Gabinetti di richiamare il principe di Bulgaria al rispetto della stipulazione di quel Trattato. Il ministro degli affari esteri prese atto di tale comunicazione e si limitò a riferirsi alle trattative in corso, accennando come in primo luogo spettasse ai due imperi più direttamente interessati nella quistione a far conoscere le loro intenzioni.

Infine, il ministro di Serbia intrattenne il signor di Freycinet dei provvedimenti presi dal proprio Governo affermando ch'essi avevano soltanto uno scopo di precauzione e di difesa e che non erano aggressivi. Il signor ministro degli affari esteri di Francia impegnò il signor Marinovitc a segnalare al Governo serbo le possibili conseguenze di misure di precauzione troppo chias

sose e circondato da un apparato in certa guisa un pò teatrale, come quelle che potevano destare speranze pericolose nei vicini, e di consigliargli un atteggiamento calmo e prudente. Il signor Marinovitch gli rispose ch'egli era lieto <li poter consolidare coll'avviso espresso dal signor ministro degli affari esteri di Francia i conformi consigli ch'egli già per proprio moto aveva telegrafati a Belgrado.

107 1 T. 1484 del 24 settembre, non pubblicato.

109

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, ALLE AMBASCIATE

T. 804. Roma, 25 settembre 1885, ore 1.

Voici, pour règle de votre langage, la réponse que j'ai faite, soit à l'ambassadeur d'Angleterre soit à l'ambassadeur de Russie en vue de lEmrs démarches respectives. Le Gouvernement du roi, désirant avant tout le maintien du statu quo en Orient, qui a pour base les stipulations du Traité de Berlin, se flatte de l'espoir que la présente crise puisse etre aplanie sans qu'il y ait du sang versé et s'associe à toutes les mesures ayant ce double but, qui rencontreraient l'unanimité des suffrages des Grandes Puissances.

110

IL VICE CONSOLE A SOFIA, .ACTON, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1523. Sofia, 25 settembre 1885 (per. il 26)1

Je m'empresse de communiquer à V. E. qu'avec note circulaire d'aujourd'hui le ministre des affaires étrangères me charge de supplier mon Gouvernement de vouloir bien se daigner intercéder auprès de S. M. Impériale le Sultan, pour faire reconnaitre l'union et lever sa voix auprés du Gouvernement ottoman pour éviter un conflit. L'armée turque pouvant faire à tout moment un mouvement aggressif dans 1a Roumélie orientale, les troupes sont parties hier de la capitale pour la Roumélie. Ici il ne reste que la garde nationale.

110 1 Mancano le indicazioni delle ore di pa:rtenza e di arrivo.

111

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3987. Berlino, 25 settembre 1885 (per. il 28).

S.E. il conte de Launay recatosi jeri presso questo dipartimento degli affari esteri seppe dal sotto-segretario di Stato che il Gabinetto di Berlino aveva accolto favorevolmente le circolari telegrafiche russe relative al modo di vedere del Gabinetto di Pietroburgo circa l'insurrezione rumeliota, di cui era cenno nel telegramma dell'E.V. in data 23 corrente1•

Jeri giungeva qui una terza circolare con la quale il Governo russo nell'intento di evitare una perdita di tempo che certamente seguirebbe da uno scambio di idee fra Gabinetto e Gabinetto, propone di deferire lo scioglimento della vertenza agli ambasciatori delle Potenze rappresentate in Costantinopoli. Senza inaugurare una vera e formale conferenza questi dovrebbero all'uopo occuparsi a ricercare i mezzi più acconci a circoscrivere gli avvenimenti e ad impedire che si avveri una conflagrazione nei Balcani.

Per ciò che concerne la Germania, questa ha già dato il suo assenso in pro' di tale proposta, non senza raccomandarla pure presso il Gabinetto di Vienna. A proposito di questa vertenza, il cancelliere dell'Impero ha formulato la seguente sentenza: «C'est là une affaire qu'il faut noyer dans l'encre! ~

Nel fornire tali notizie all'ambasciatore di Sua Maestà, il conte di Bismarck aggiungeva che questo ambasciatore ottomano gli aveva comunicato ieri l'atto di protesta, col quale la Sublime Porta riafferma i suoi diritti sulla Rumelia orientale e invoca l'intervento delle Potenze per richiamare il principe di Bulgaria all'osservanza de' proprii doveri.

Il sottosegretario di Stato aveva risposto al rappresentante della Turchia che riconosceva pienamente il diritto della Turchia di far uso della facoltà prevista del Trattato di Berlino, ma che non sapeva consigliarle di esercitarla, attesoché una effusione di sangue poteva far sorgere gravissime complicazioni. Potevasi prevedere inoltre il pericolo che laddove la Sublime Porta ritirasse dalla Macedonia una parte delle sue milizie per rivolgerle verso la Rumelia orientale, le popolazioni di quella provincia sarebbero parimenti insorte. Quanto ad un intervento delle Potenze presso il principe Alessandro, il Governo imperiale non saprebbe darvi seguito, in quanto che esso in questo momento non ha alcun agente in Filippopoli.

Il conte di Bismarck del resto opinava, al pari del conte de Launay, che l'avventura del principe di Bulgaria poteva forse costare a quest'ultimo la corona.

Nel corso del suo colloquio S.E. il conte de Launay ha manifestato il seguente concetto come opinione sua personale. Se le popolazioni della Bulgaria e della Rumelia orientale perverranno, come sembra, a stringere un'unione più o meno piena; questo fatto non sarebbe d'indole tale da toccare direttamente

111 ' T. 795, non pubblicato, ma cfr. n. 103.

gl'interessi italiani. Se non che ben diversa sarebbe la cosa, laddove il movimento insurrezionale si allargasse e si estendesse oltre i confini attuali. Laonde all'Italia incombe la cura di contribuire per quanto è da essa a localizzare l'insurrezione rumeliota e a conservare lo status quo nelle altre parti della penisola balcanica.

Nel confermarle così il telegramma di questa regia ambasciata in data di jeri2, ...

112

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3988. Berlino, 25 settembre 1885 (per. il 29).

Nella conversazione che S.E. il conte de Launay ebbe ieri col sottosegretario di Stato, questi gli partecipò che il cancelliere dell'Impero aveva proposto a Sua Santità Leone XIII di voler accettare l'ufficio di arbitro nella vertenza che pende fra la Germania e la Spagna per rispetto alle isole Caroline. Il papa prima di decidersi ha chiesto ventiquattro ore di tempo. È bensì vero che le relazloni fra il Vaticano e il Gabinetto di Berlino sono oggi abbastanza cordiali, ma ciò non basta per spiegare che un Impero protestante prenda l'iniziativa di simile proposta in una controversia con una Potenza cattolica circa una quistione d'indole affatto politica. Secondo assicurava il conte di Bismarck, questo concetto era sorto nella mente del cancelliere in seguito alla decisa ripugnanza mostrata dalla Spagna di fare appello al verdetto di una Potenza estera laica; il principe di Bismarck aveva pensato che, grazie allo spirito religiosissimo del popolo spagnuolo ed alla tradizionale devozione verso la Santa Sede di una Nazione di cui il sovrano si fregia del titolo di cattolicissimo, la sua proposta non sarebbe tornata sgradita a Madrid.

S.E. il conte di Launay non ha mancato di notare che in ogni caso quella proposta avrebbe incontrato il plauso del partito clericale tedesco, specialmente dell'onorevole Windthorst. Il conte di Bismarck ha espresso su questo punto qualche dubbio dando quasi a comprendere che quella proposta farebbe forse una diversa impressione sul partito del centro. Ed è probabile che il sottosegretario di stato non si inganni a questo riguardo, attesochè è risaputo che i clericali tedeschi mal s'acconciano all'idea che il cancelliere dell'Impero, senza ricorrere al loro intermediario, si ponga direttamente in contatto con la Santa Sede e pervenga con questa a conchiudere accordi e transazioni.

Ad ogni modo, l'arbitrato non si effettuerebbe se non quando fossero esauriti tutti i mezzi escogitati per concretare un accordo diretto fra le due alte parti contraenti, specialmente sulla questione della priorità di occupazione.

Nel confermarle così il telegramma del 22 corrente1 ...

111 • T. 1503, non pubblicato. 112 1 T. 1472, in realtà del 23 settembre, non pubblicato.

113

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2321. Vienna, 25 settembre 1885 (per. il 291

Gli avvenimenti si svolgono così rapidi nei paesì dei Balcani, e le comunicazioni telegrafiche si scambiano così frequenti che sarebbe troppo ardua cosa se volessi tener dietro con un rapporto ai vari mutamenti ehe va subendo la situazione. Riservandomi di riferire per telegrafo a V.E. le notizie di maggior rilievo che vado qui raccogliendo e le impressioni che tali notizie producono nelle sfere politiche di qui, credo mio dovere di esporre all'E.V. il criterio che mi sono formato della quistione dal punto di vista del Governo austro-ungarico.

Come lo telegrafai a V.E. ho avuto l'altro ierP nuovamente l'opportunità di conferire a lungo con questo ministro degli affari esteri, e le cose dettemi da S.E. mi hanno fatto ancor più persuaso che, in presenza delle complicazioni e dei pericoli che potrebbero sorgere da una ristaurazione dello statu quo ante nella Rumelia orientale, il Gabinetto di Vienna, per quanto il fatto gli rieseà sgradito, non ricuserà il suo consenso alia costituzione di un grande Stato bulgaro. Il conte Kalnoky considera la riunione della Rumelia orientale alla Bulgaria come uno di quegli avvenimenti la cui soluzione poteva essere bensi ritardata ma non impedita. Ora che il fatto è compiuto, è giuocoforza accertarlo qual'è; chè il volerlo annullare offrirebbe maggiori pericoli che il !asciarlo sussistere. Alla proposta di lord Salisbury che le Potenze facciano energiche rimostranze al Governo bulgaro per richiamarlo al rispetto dovuto al Trattato di Berlino, il conte Kalnoky si è affrettato a rispondere che egli era pronto ad associarsi a qualunque passo che in tal senso sarebbe concertato tra i vari Gabinetti, ma non mi sembra che S.E. faccia alcun affidamento sull'efficacia degli uffici proposti dal primo ministro inglese per ricondurre il principe Alessandro ed il suo Governo all'osservanza dei patti violati, mentre, a mio credere, l'opportunità di siffatte rimostranze sta per il conte Kalnoky unicamente nella necessità che le Grandi Potenze abbiano ad affermare la loro esclusiva competenza nelle quistioni attinenti al Trattato di Berlino e ad infliggere alla Bulgaria un severo biasimo per l'infrazione commessa onde impedire che il mal esempio venga da altri seguito.

All'incaricato d'affari di Russia che, ,a nome del suo Governo, av,eva in questi giorni richiamata l'attenzione del Gabinetto di Vienna sulla necessità di agire energicamente e senza indugio, si a Sofia che a Costantinopoli affine di mantenere la quisitione sul terreno diplomatico ed impedire l'effusione di sangue, questo ministro degli affari esteri ha risposto essere vivissimo nel Gabinetto imperiale il desiderio che la quistione non abbia a degenerare in conflagrazione, però non essendo ammissibile che la Bulgaria sotto il colpo della disapprovazione generale del suo operato, e con le poche forze onde può disporre,

10,8

r,bbia in animo d'iniziare una campagna offensiva, il pericolo d'una conflag'razione non potrebbe provenire che dalla parte della Francia; il Gabinetto di Vienna non darà certamente alla Sublime Porta il suggerimento di procedere ad un'esecuzione militare nella Rumelia orientale, ma d'altro canto esso non credeva di poter esercitare sul Governo del sultano una pressione per impedirgli d'intervenire militarmente in quella provincia dell'Impero, trattandosi di un diritto che le Potenze hanno esplicitamente riconosciuto alla Sublime Porta nel Trattato di Berlino. Nel dare all'incaricato d'affari di Russia siffatta risposta (che so essere riuscita sgradita come quella che potrebbe servire alla Turchia di incoraggiamento per un'esecuzione militare) il conte Kalnoky non è stato forse del tutto sincero, mentre mi risulta che egli avrebbe fatto rappresentare alla Sublime Porta il pericolo cui potrebbe andare incontro qualora per ridurre a soggezione la Rumelia orientale essa sguarnisse di truppe altre provincie dell'Impero. Evidentemente nel rifiutare alla Russia il suo concorso per evitare un'effusione di sangue, il conte Kalnoky contava sul consiglio già dato amichevolmente al Governo ottomano, e forse più sulle disposizioni pacifiche da yU~ pareva ispirato il st~;ltano; poichè egli stesso dicevami che un'azione militare della Turchia nella Romelia orientale sarebbe oltremodo funesto per il carattere della lotta che vi si impegnerebbe e per l'ntervento della Russia che ne sarebbe la quasi inevitabile conseguenza.

Il Gabinetto di Viehna che paventa l'eventualità d'un intervento russo accetta rassegnato l'mlione della Romelia orientale colla Bulgaria. Però la costituZione di un grande Stato bulgaro deve, secondo il suo concetto, essere circondata da tutte le garanzie possibili di stabilità e d'ordine. La principale fra siffatte garanzie è per l'Austria-Ungheria la persona del principe Alessandro, e su questo punto il Gabinetto di. Vienna è in completo disaccordo con quello di P~etroburgo. So difatti da persona autorevolissima che la soluzione vagheggiata dal Governo russo è di fare d,el principe Alessandro il capro espiatorio della rivoluzione rumeliota; riconoscere cioè l'unione delle due Bulgaria e decretare la deposizione del principe. In questo senso si sarebbe già espresso col conte Kalnoky l'incaricato d'affari di Russia, e l'ingiunzione fatta dallo zar al ministro della guerra ed agli ufficiali russi al servizio della Bulgaria di dimettersi t1~Ùle loro funzioni avrebbe appunto per mira di creare al principe ed al suo Governo tali imbarazzi da mettere S.A. nell'impossibilità di proseguire la opera intrapresa e da indurlo scoraggiato ad allontanarsi dalla Bulgaria. Questa soluzione non entra punto nelle viste del conte Kalnoky, il quale dicevami, or non ha guarì, che la deposizione del principe Alessandro toglierebbe qualsiasi possibilità di ristabilire e di mantenere l'ordine e la tranquillità nelle due Bulgarie. Il Governo austro-ungarico, se non vado errato nel mio giudizio, si opporrà dunque risolutamente alla destituzione del principe Alessandro che ha dato sin qui prova di buon Governo e che a Vienna è persona tanto più grata in quanto che egli ha voluto e saputo emanciparsi dalla tutela eccessivamente oppressiva che il Gabinetto di Pietroburgo intendeva esercitare sull'amministrazione del Principato.

Alla quistione bulgaro-romeliota si connettono due altre quistioni non meno importanti, la conservazione ·cioè della tranquillità nelle altre provincie della Turchia d'Europa e l'equilibrio tra i vari Stati della penisola dei Balcani.

Fino dal mio primo colloquio col conte Kalnoky avevo avuto campo di accorgermi quanto egli fosse turbato dall'idea che gli avvenimenti della Rumelia orientale avessero un contraccolpo nelle vicine provincie ottomane; la rivoluzione colà scoppiata più che per sè stessa rivestiva, ai di lui occhi, un carattere di gravità per le possibili conseguenze di essa, primissima quella che il movimento bulgaro avesse a propagarsi nella Francia e nella Macedonia. Precipua cura sua fu difatti ed è tuttora di prevenire qualunque movimento insurrezionale in quelle due provincie; le proposte dal Gabinetto di Vienna enunciate agli altri Gabinetti e i suggerimenti amichevoli dati alla Sublime Porta non mirano diffatti che a quest'unico scopo. Tanta preoccupazione dimostra, forse più che non sia nelle intenzioni del conte Kalnoky di farlo vedere, come la sorte avvenire della Macedonia tocchi da vicino gli interessi dell'Austria-Ungheria, e quanto sarebbe esiziale per la politica orientale del Gabinetto di Vienna un ingrandimento territoriale della Bulgaria sino al mare Egeo. Se in tutte le Potenze è vivo il desiderio di circoscrivere il movimento entro i confini della Bulgaria e della Romelia orientale, a più forte ragione lo desidera il Governo austro-ungarico; cotalché si può affermare che in qualsiasi misura venga a tale intento proposta ed adottata essa avrà la piena adesione del Gabinetto imperiale.

L'altra questione di non minore importanza della prima quantunque i pericoli ne siano meno immediati, è quella relativa all'equilibrio tra i vari Stati della penisola Balcanica. Il re di Grecia e più ancora quello di Serbia, avevan già dichiarato al conte Kalnoky verbalmente ch'essi non potrebbero rimanere indifferenti alla creazione di una grande Bulgaria. Ora la Serbia alle parole ha tatto seguire i fatti, mobilizzando il suo esercito e minacciando di procurarsl colle armi un aumento dl territorio qualora le Potenze sanzionassero l'unione delle due Bulgarie. È sperabile che i consigli e le pressioni dell'Europa calmeranno gli impeti belligeri di quel giovane Stato, ed il concorso efficacissimo del Gabinetto di Vienna, non farà certamente difetto alle esortazioni dei Governi europei. Però la quistione appare più ardua a risolvere se si considerano le attuali condizioni interne della Serbia. L'alleanza con l'Austria-Ungheria non è mai andata a sangue della Nazione serba, la quale ha sempre veduto in quell'alleanza più un legame che un aiuto. Se il re Milano ed il suo Governo, arrendendosi ai suggerimenti dell'Europa, rinunciano ai loro propositi di conquista; il risentimento nazionale si farà gigante contro i fautori di quella politica che ha avvinto la Serbia all'Austria-Ungheria, sacrificando gli interessi e le aspirazioni del Paese. So da ottima fonte che all'annuncio della rivoluzione scoppiata nella Rumelia orientale, il primo pensiero balenato nella mente di re Milano fu che egli era stato tradito dal Gabinetto di Vienna, le spiegazioni qui avute hanno poscia dileguato questo sospetto dall'animo del re; ma l'idea di tradimento potrebbe rigermogliare in tutta la Nazione serba il giorno in cui essa si vedesse frustrata nelle sue speranze e nelle sue aspirazioni, e l'indignazione popolare potrebbe rivolgersi terribile contro la persona stessa del re fautore principale dell'alleanza servile con l'Austria-Ungheria.

113 1 T. 1474 del 23 settembre, non pubbllcato.

114

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

L. PERSONALE. Milano, 25 settembre 1885.

Se la notte porta consiglio, certo si è che ciò non fu mai così vero come nel caso mio.

Infatti dopo di aver lasciato l'E. V. ieri sera, durante le lunghe ore che mi trovai solo nel treno, ripassai colla memoria tutta la nostra conversazione; ed a malgrado l'impressione rimastami e che non si cancellerà facilmente dei così benevoli apprezzamenti a mio riguardo espressimi dall'E. V., il sentimento che mi induce a ritenere l'opera mia impari all'incarico che mi si vorrebbe affidare, ebbe definitivamente il sopravvento. Mi trovo quindi costretto a dichiarare all'E. V. come già ebbi a farlo pure poco fa a Sua Maestà: che nelle attuali circostanze politiche e parlamentari non saprei accettare l'onore di entrare a far parte del Gabinetto, per quanto lusinghiera possa essermi riuscita l'offerta fattami dall'E. V. con tanta cortese insistenza e che S. M. il Re degnossi appoggiare calorosamente.

Duolmi di dover rivolgere questa risposta all'E. V., tanto più che naturalmente essa è definitiva, ma voglio sperare che V. E. vorrà giudicarmi con un po' di quell'indulgenza di cui si mostrò ieri si largo meco.

115

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1535. Londra, 26 settembre 1885, ore 20,49 (per. ore 23,07).

Salisbury a fait savoir aujourd'hui au chargé d'affaires de Russie que le Gouvernement anglais acceptait la proposition russe pour la réunion des ambassadeurs à Costantinople, dans le but de concerter un langage identiaue à tenir aux deux parties.

116

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, A TORINO 1

L. PERSONALE. Stradella, 26 settembre 1885.

Ricevo la sua lettera2 e non le posso nascondere l'impressione di un vivo e profondo sgomento, in faccia alla gravità delle circostanze, nello stato

116 1 Da ACS, Carte Depret!s.

• Cfr. n. 114.

della mia salute e nella impossibiiltà di. trovare chi assuma la responsabilità del governo degli affari esteri in modo da soddisfare gli interessi dello Stato. Io mi vedo costretto a pregare f?ua Maestà di scegliere altra persona che assuma il mio officio. Dio voglia che V. E., ispirandosi al suo affetto verso il re e verso la patria, trovi modo di modificare la sua risoluzione!

114 1 Da ACS, Carte Depret!s.

117

IL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. S.N. Aden, 26 settembre 1885 (per. il 13 ottobre).

In riscontro al pregiato di lei foglio sei settembre2 ignoro quali sieno le indicazioni fornite dal maggior Hunter al signor capitano Carini, ma mi riescirebbe strano che esse possano essere tali da far deporre a V. E. il pensiero di volersene più occupare dell'impresa.

Non nego che gli ultimi avvenimenti consigliassero maggiori precauzioni e maggior numero di soldati di quello che si supponeva da principio, ma una volta occupato il Paese, cinquecento uomini sarebbero ancor troppi.

L'emiro oggi mantiene l'ordine con soli trecento indigeni e trova ancora il modo di far la guerra alle tribù vicine, ciò basta per rassicurarci che tutte quelle tribù sono ben poco temibili.

Resterebbe la questione della popolazione dell'Harar stesso, questa popolazione è delle più pacifiche, ed è certo che non opporrebbe resistenza, tanto più che l'emiro non ha saputo cattivarsi i loro animi ed oggi lo tollerano solo perché egli dispone di trecento fucili, questo fatto è anche abbastanza rassicurante sul dubbio che possa scoppiare una rivoluzione stantecché se non banno il coraggio di rivoltarsi contro trecento uomini, vuol dire che questa gente si sente ben debole o per lo meno è molto vigliacca.

Io sono ben persuaso che non solo nulla si ha da temere della popolazione, ma neppure dei trecento soldati indigeni, ed il loro comandante credo sarebbe il primo ad aprire le porte quando saprebbe che in quel modo può amicarsi il comandante italiano.

È vero ch'io pure con gli ultimi miei rapporti consigliavo V. E. a considerare l'impresa con una certa serietà, ma ciò per massima prudenza e lo dissi che era per usare di precauzioni tali da rendere sicura l'impresa volendo prevedere i casi più difficili mentre potrebbe darsi che non ci sia il bisogno di tirare un solo colpo di fucile.

Se V. E. crede essere facile d'ottenere ora o più tardi n consenso dell'Inghilterra io la pregherei in tal caso di voler inviare segretamente qui uno o due ufficiali che penserò io a farli arrivare con tutta facilità all'Harar facendoli passare come negozianti o touristes i quali potranno mandarle un

117 ' Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo V, c!t., pp. 64-65.

• Cfr. n. 73.

rapporto dettagliato sulle difficoltà dell'occupazione non che sulle risorse del Paese ed indole degli abitanti.

Io sono persuaso che quel rapporto persuaderà V. E. non solo che sono esagerate le difficoltà dell'impresa, ma nello stesso tempo servirà a convincere V. E. sulla non poca convenienza della conquista.

I due uffficiali potrebbero venire da Massaua se V.E. crede che si possa fare in modo che la cosa resti segreta, diversamente bisognerebbe mandarli dall'Italia.3

118

IL VICE CONSOLE A TRIPOLI, ZANELLA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 39. Tripoli, 26 settembre 1885 (per. il 2 ottobre).

A conferma del mio telegramma d'oggi1 , mi onoro informare l'E.V. che stamane, col postale ottomano, sono giunti da Costantinopoli altri 800 uomini di rinforzo ai corpi di questa divisione militare.

Dopo le feste del Bairan-Curban si sono pur ripresi i lavori alla batteria del molo, impiegandovi fino a 2000 soldati al giorno e alcune squadre di fanatici offertisi volontariamente e condotti dai rispettivi marabutti. Le supreme autorità locali si recano frequentemente a visitare i lavori e i soldati sono incoraggiati dal suono della musica e dalle esortazioni dei rispettivi ulema (cappellani).

La colonia europea s'allarma un poco di questo fanatismo; per ora però non v'è, a mio avviso, alcun pericolo di seri disordini, perché l'autorità locale, nel mentre eccita il fanatismo per servirsene in date eventualità, impiega tutti i mezzi per infrenarlo ed evitare conflitti col corpo consolare.

P. S. -Collo stesso postale sono stati inviati anche 16 cannoni (dei quali 4 di grosso callibro) non ancora sbarcati.

Atteso il vuoto assoluto esistente nelle casse di questi vilayet, ieri è stato telegrafato a Costantinopoli per aver denaro.

119

IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, A TORINO

T. S.N. Roma, 27 settembre 1885, ore 16,30 (per. ore 20,30).

Avant'ieri ho riferito al presidente del Consiglio le considerazioni per le quali ella non credeva opportuno di assumere il Ministero degli affari esteri,

117 a Con D. s.n. del 14 ottobre, non pubblicato, Malvano rispose ribadendo quanto già detto nel precedente dispaccio (cfr. n. 106).

118 T. 1527 del 26 settembre, non pubblicato.

11 -DocumenU Diplomatici -Serie Il -Vol. XIX

annunciadogli la lettera ch'ella gli avrebbe diretto nello stesso senso. Il presidente del Consiglio che si era illuso sulle decisioni di lei si dimostrò invece non solo spiacevole ma oppresso dal disinganno e tosto mi disse che nello stato suo di salute e nell'impossibilità di poter assumere la responsabil1tà del Governo del Ministero affari esteri con tanta autorità quanta ne può avere lei solamente, sarebbe stato costretto a dimettersi dal suo ufficio. Il presidente del Consiglio ha insistito perchè io sentissi in proposito i suoi colleghi, i quali come ella sà già si erano pronunciati unanimamente in questo senso. Giunto qui ieri sera ho ricevuto questa mattina un telegramma del presidente del Consiglio che mi annuncia di a\'ler ricevuto la di lei lettera1 , dichiar·andosi più che mai risoluto a dimettersi mi trascrive la risposta che le ha indirizzato, richiedendo per ultimo che io rivolga nuovamente premure a lei per indurla alla desiderata accettazione. Ho creduto mio dovere di comunicare ai ministri riuniti presso di me a Consiglio il telegramma del presidente del Consiglio ed essi hanno all'unanimità dichiarato la necessità di affidare a lei la direzione del Ministero degli affari esteri, esprimendo essi pure il desiderio ch'io mi adoperi presso di lei nello stesso suddetto scopo. Stante la gravità della situazione cui ci troviamo non saprei come farvi oggi fronte se il presidente del Consiglio si dimettesse, e convinti che la entrata di lei al Ministero contribuirebbe efficacemente ad appianargli la via, ed a rendermi servizio in questo momento più grave, non le dò un ordine ma faccio appello ai suoi sentimenti di devozione al Paese e di affetto a me perché ella mi risponda coll'accettare, sicuro di ottenere lo stesso risultato attendo la sua risposta che sarà certamente conforme ai miei desideri, per di lei norma aggiungo: che Depretis dopo di aver confermato con lusinghiere parole l'alta stima e fiducia che ha per lei, mi assicurò che accetterà volentieri come di lei successore a Vienna la persona ch'ella mi ha indicato.

120

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I

T. S.N. Torino, 27 settembre 1885, ore 22,30.

Il desiderio di Vostra Maestà è un ordine per me, obbedisco.

121

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL CONTE ANTONELLI

D. S.N. Roma, 27 settembre 1885.

Ho letto con particolare interessamento ciò che ella mi riferiva da Antoto. in data del 6 maggio!, circa le comunicazioni scambiate tra il negus e re

121 1 Cfr. serie Il, vol. XVII-XVIII, n. 905.

Menelik dopo l'occupazione nostra di Massaua. Il conte:r;mto delle lettere dirette a re Giovanni dal Nostro Augusto Sovrano, quale fu a lei ripetuto, è sostanzialmente esatto, e, dalla relazione che il capitano Ferrari ci fece della sua missione, abbiamo motivo di ritenere che esse abbiano un poco giovato a dileguare i sospetti destati dalla prima notizia della nostra occupazione. Delle benevoli disposizioni dimostrate dal negus noi siamo oltremodo compiaciuti, e, desiderando assodare i buoni rapporti tra i due Stati, divenuti tanto più necessari dopo la posizione presa nel Mar Rosso, una nuova e solenne missione verrà da noi inviata in Abissinia nel prossimo dicembre.

Voglia frattanto assicurare il re Menelik che il Governo del re gli è grato dell'alta amicizia usatagli in questa circostanza...

119 1 Cfr. n. 114.

122

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL CONTE ANTONELLP

D. CONFIDENZIALE S.N. Roma, 27 settembre 1885.

Mi pregio di segnare ricevuta a V.S. del rapporto in data 23 giugno2 col quale ella si compiaceva di informarmi che il re Menelik aveva deciso di muovere alla conquista dell'Barar. La S.V. mi trasmetteva ad un tempo una lettera che sullo stesso argomento il re dello Scioa scriveva al Nostro Augusto Sovrano, essa sarà tosto tradotta, e vi sarà risposto a sua tempo.

Parmi intanto opportuno che ella sia informata come l'emiro di Harar abbia in questi ultimi tempi preso un atteggiamento di assoluta indipendenza, e cercato di chiudere ogni comunicazione colla costa. Per ciò poi che riguarda Zeila, essa è tuttora presidiata dagli inglesi e nulla, per ora, accenna che essi intendano abbandonarla.

123

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3991. Berlino, 27 settembre 1885 (per. il 30).

Immediatamente dopo scoppiata la crisi rumeliota, l'imperatore Alessandro si affrettò a significare schiettamente ai Gabinetti di Berlino e di Vienna che la Russia al pari delle Potenze era sgradevolmente sorpresa degli avvenimenti rumelioti e che la condotta del principe di Bulgaria meritava la più severa disapprovazione.

• Cfr. serie II, vol. XVII-XVIII, n. 979.

Sono noti oggi gli atti solenni con cui l'imperatore di Russia fu sollecito a riprovare l'operato del principe Alessandro, non meno che la prontezza con cui il Governo russo si è accinto a concertarsi coi Governi di Germania e di AustriaUngheria per proporre alle Potenze di affidare agli ambasciatori in Costantinopoli la cura di rimediare alle difficoltà della situazione sorta nella Rumelia orientale.

II Gabinetto di Vienna non fu meno sollecito del Governo russo a manifestare la sua sorpresa all'annuncio della insurrezione rumeliota. E mi si assicura che nel colloquio avuto dal conte Kalnoky col principe di Bulgaria al passaggio di quest'ultimo per Vienna, il ministro degli affari esteri d'Austria aveva ottenuto dal principe la formale promessa di astenersi da ogni qualsiasi atto inteso a incoraggiare le aspirazioni patriottiche delle due Bulgarie. Il conte Kalnoky avrebbe significato al suo alto interlocutore che i tre imperi avevano oggi il maggior bisogno di pace e che essi vegliavano scrupolosamente a impedire che la questione d'oriente fosse riaperta. Verificatasi la crisi, il conte Kalnoky si affrettò ad esprimere al Gabinetto di Berlino come il Governo austro-ungarico fosse dolente di vedere che il principe di Bulgaria avesse col suo contegno contribuito a incoraggiare e a sugellare quel moto insurrezionale, venendo meno alla promessa formale da lui fatta al Gabinetto di Vienna. Il conte Kalnoky non poteva quindi se non deplorare acerbamente che il principe Alessandro si fosse mostrato così poco sincero nelle conversazioni avute con lui. Intanto il principe di Bulgaria aveva creduto necessario, in seguito a quei fatti di giustificarsi col ministro austro-ungarico degli afffari esteri, al quale scrisse che la forza delle cose l'aveva spinto soltanto a far causa comune coi patrioti bulgari. Gli avvenimenti gli avevano in certo modo posto l'alternativa o di sottomettersi

o di dimettersi; aveva dato la preferenza al primo partito, come il meno dannoso. Tali confidenze trovarono qui eco e servirono a dissipare ogni sospetto che i recenti casi rumelioti fossero stati per avventura l'effetto di macchinazloni tramate per opera di Potenze più direttamente interessate alle sorti di quelle contrade.

Chiaritasi a tal modo la vera origine della crisi non si frappone indugio a stabilire fra i tre imperi uno scambio . d l idee per precisare un programma di azione comune con tutte le Potenze, che era inteso innanzi ogni altra cosa a circoscrivere il movimento entro gli attuali confini.

Come si è notato, la proposta di affidare agli ambasciatori in Costantinopoli la cura di appianare le difficoltà rumeliote, è stata raccomandata dal Governo russo, al quale sembra che si lasci per ora l'iniziativa dell'azione diplomatica. Quanto al Gabinetto di Berlino che può dirsi il Deus ex machina di tutta questa campagna diplomatica si contenta di non schierarsi in avanti, appunto perché per esso l'attuale vertenza non ha se non un interesse generale.

Ciò non impedisce che esso non si adoperi con energia e fermezza a porgere consigli ed a esercitare insistenze, perché le parti direttamente interessate non aggravino la situazione e non rendano più arduo il compito della diplomazia. E fra le altre cose, il principe di Bismarck, a quanto mi si assicura, ha fatto porgere alla Sublime Porta di non sguernire di truppe la prossima Macedonia, e specialmente di evitare ad ogni costo di urtare (froisser) l'animo dello czar: attesoché così possa impedirsi che si avveri una conflagrazione generale in

oriente. E pare che finora questo consiglio sia stato ascoltato. La recente crisi ministeriale ottomana ha avuto l'esito di condurre al potere in Costantinopoli uomini di tendenze pacifiche, fra i quali è da notarsi Said Pascià, ambasciatore del sultano presso questa corte, chiamato oggi a reggere il Ministero degli affari esteri.

Come ebbi cura di riferirlo all'E.V., col mio telegramma di ierP il nuovo Ministero ottomano è considerato dal Gabinetto di Berlino come un sintomo delle tendenze pacifiche che sembrano predominare presso il sultano.

122 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, clt., pp. 65-66.

124

IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT

T. S.N. Roma, 28 settembre 1885, ore 14,15.

La sua risposta1 sebbene non mi abbia sorpreso, non mi è giunta per<(iò meno gradita. La ringrazio con tutto il cuore, e comprendendo il sacrificio che ella fa al Paese ed a me, sento che avrei debito di serbarle amicizia anche maggiore di quella avuta sino ad ora se ciò fosse possibile.

125

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS, AL DIRETTORE DELL'ISTITUTO GEOGRAFICO MILITARE, GENE' 1

D. s. n. Roma, 28 settembre 1885.

Mi pregio d'informare V.S. che il Governo del re ha deliberato di affidarle una speciale missione presso il re d'Abissinia. Ella riceverà a tale riguardo istruzioni particolareggiate che ora si stanno preparando; accennerò solo come il compito che ci proponiamo sia quello di dileguare nell'ambito del negus tutti i sospetti cui diede origine l'occupazione di Massaua e di stringere con lui quegli amichevoli rapporti che, in seguito alla posizione da noi acquistata nel Mar Rosso, hanno speciale importanza. Il re Giovanni venne già avertito che questa nostra missione, preannunziatagli dal capitano Ferrari, muoverà da Massaua verso l'Abissinia nella seconda metà di dicembre, e converrebbe che la promessa fosse esattamente mantenuta.

125 • Ed. 1n L'Italia tn Africa, Ettopia-Mar Rosso, torrio V, cit., pp. 66~67.

Il Governo ha ritenuto che fosse cosa vantaggiosissima affidare la missione presso il negus alla stessa persona che sarà rivestita del supremo comando nel Mar Rosso. Le relazioni coll'Abissinia saranno infatti il compito più importante e talora il principale scoglio dell'amministrazione a Massaua, e la conoscenza ed i rapporti personali che ella potrà stringere con quel sovrano e coi principali dignitari del Regno riusciranno utilissimi per la soluzione delle difficoltà che potranno presentarsi. Spetterà inoltre a lei di mettere in esecuzione gli accordi presi, e di dare ad essi quell'interpretazione che meglio convenga ai nostri interessi senza che ne soffrano le relazioni fra i due Governi. Né infine è da trascurarsi che con uno Stato semi-barbaro, quale è l'Abissinia, il risultato più importante della missione non sarà forse neppur quello che risulterà dai patti scritti, ma dagli accordi verbali, dalle intelligenze, dalle promesse, come già se ne ebbero esempii in altre consimili missioni.

Per l'adempimento dell'incarico affidatole, il Ministero degli affari esteri mette a disposizione di V.S. il cavaliere Alessandro Bardi ed il dottor Cesare Nerazzini. Il primo, segretario di prima classe, è fra i più distinti funzionari di questa amministrazione, ed ha speciale competenza per gli affari del Mar Rosso e dell'Abissinia, essendo egli addetto all'ufficio che ne ha la trattazione. Il dottor Nerazzini che venne aggiunto al capitano Ferrari, per la missione da quest'ultimo compiuta, non ha guarì, presso il negus, sarà certo per riuscirle utilissimo colla· conoscenza· che egli ha potuto acquistare dei luoghi e delle persone. Il dottor Nerazzini ha il grado di capitano medico nella r. marina. A questi due funzionari dovrà esser aggiunto un ufficiale del r. esercito, secondo gli accordi presi col Ministero della guerra.

Nel dare a V.S. questo primo cenno della missione affidatale dalla fiducia del Governo del re mi piace di esprimarle la mia soddisfazione, potendo, in negozio di tanto rilievo, fare assegnamento sulla sua avvedutezza ed esperienza, nonché nella sua devozione al servizio del re e del Paese.

123 1 T. 1537, non pubblicato.

124 1 C!r. n. 120.

126

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 3995. Berlino, 28 settembre 1885 (per. il 2 ottobre).

Con non poca mia sorpresa udii ieri l'altro al Dipartimento imperiale degli affari esteri che contrariamente all'unanime decisione delle Potenze, l'Italia sarebbe stata la sola Potenza che avrebbe fatte alcune riserve a riguardo della prossima riunione degli ambasciatori in Costantinopoli per gli affari rumelioti. Noi avremmo segnatamente insistito sulla conservazione dello status quo ante: la qual cosa era qui interpretata come un indizio che l'Italia volesse adottare un contegno isolato e in contraddizione con quello assunto dalle altre Potenze. Coll'astenersi l'Italia dall'associarsi alle altre Potenze, soggiungevami il signor di Holstein, che sostituisce oggi il sotto-segretario di Stato, verrebbe a mancare quella collettività di azione, che è tanto necessaria per impedire che si aggravi la situazione delle cose balcaniche e che l'incendio si propaghi al di là dei confini attuali.

Codesta notizia era stata telegrafata qui dal conte d'Arco in seguito ad una conversazione tenuta col commendatore Malvano. Al Dipartimento imperiale non si comprendeva per qual motivo l'Italia si sarebbe decisa ad isolarsi dal concerto europeo in questa congiuntura; e si nudriva speranza che quella notizia non fosse se non l'effetto di un malinteso da parte del conte d'Arco.

All'ora in cui io conversavo col signor di Holstein, non mi era peranco giunto il telegramma dell'E.V. del 26 corrente1 il quale mi pervenne soltanto nella fìerata, e che conteneva il testo della risposta da noi data all'ambasciatore di Russia. Ciò nondimeno, il fatto riferito dal conte d'Arco mi sembrava tanto stra11o che non esitai a rispondere al mio interlocutore che esso doveva reputarsi appunto come l'effetto di un malinteso per parte dell'incaricato d'affari di Germania. Aggiunsi che mi era del resto nota soltanto la risposta fatta dall'E.v: alla comunicazione dell'Inghilterra e della Russia ed a cui si riferisce il telegramma ministeriale del 25 corrente2 : né dal tenore di essa potevasi dedurre alcun motivo di riserva da parte nostra nella vertenza rumeliota. E d'altra parte era pur noto che il Governo del re non ha mai cessato di andare d'accordo con la Grandi Potenze sempre che si è discusso di questioni relative al Trattato di Berlino. Feci pure osservare nella sua risposta agli ambasciatori d'Inghilterra e di Russia l'E.V. aveva insistito sulla unanimità dei suffragi delle Grandi Potenze: ciò che escludeva, a parer mio, che l'Italia intendesse assumere un atteggiamento diverso da quello delle altre Potenze.

In seguito al telegramma del 26 corrente ed a quello del 273 , che confermavano il mio giudizio e dissipavano ogni dubbio circa il tenore genuino della nostra risposta all'ambasciatore di Russia, fui sollecito a recarmi dal signor di Holstein. Avvalendomi di quelle comunicazioni non durai fatica a rettificare i fatti e a far svanire appieno l'erronea impressione che aveva prodotto qui il telegramma del conte d'Arco: il signor di Holstein si affrettò a prender atto di ciò che gli significai, non senza esprimere la sua soddisfazione nel vedere ristabilita e riconfermata la verità delle nostre dichiarazioni, fraintese involontariamente da chi doveva riferirle. Egli conveniva nell'ammettere che la redazione del telegramma ricevuto dall'incaricato d'affari imperiale era stata poco felice, e lasciava l'adito aperto ad una ambiguità che qui era stata intesa in un senso sfavorevole. E per evitare che il conte d'Arco ricevesse dal Dipartimento una ammonizione per un simile equivoco, il signor di Holstein cercherà di trovare un acconcio ripiego per rimediare all'accaduto.

Nel confermare il mio telegramma di ieri4•••

126 .1 T. 815, non pubblicato. l Cfr, D. 1011

• -T, .8~0. non pubblicato. . , • -T. 1540 In realtt. del 26 settembre, non pubblicato.
127

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. CONFIDENZIALE 1150/773. Londra, 28 settembre 1885 (per. il 3 ottobre).

Mi pregio segnare ricevimento del dispaccio che l'E.V. mi ha fatto l'onore di dirigermi il 3 corrente, n. 862 di serie politica1•

Dopo una conversazione che ho avuto quest'oggi con lord Salisbury, sono in grado di poter pienamente rassicurare l'E.V. sulle intenzioni del Governo della regina circa l'occupazione italiana di Massaua. Lord Salisbury mi ha ripetuto più volte, nel modo il più chiaro e preciso, che egli non aveva mai fatto menzione di Massaua alla Sublime Porta, e che la Sublime Porta non aveva mai, finora, fatto menzione di Massaua nelle sue comunicazioni col presente Governo inglese.

Sua Signoria soggiunse che il Governo della regina era lieto dell'occupazione italiana di Massaua.

128

IL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. S.N. Aden, 8 settembre 1885 (per. il 13 ottobre).

È arrivato quest'oggi il vapore da Zeila e m'affretto comunicarle in copia le notizie che m'invia il mio agente signor Guasconi da quel porto.

Le ultime notizie dall'Hrar sono nuovamente poco tranquillizzanti. L'emiro subisce l'influenza di un greco certo Mussaja, che lo sprona a ribellarsi agli inglesi, il fratello di questo Mussaja a Zeila venne scelto dal signor Henry console francese per rappresentarlo durante la di lui assenza.

La Francia si dà un gran movimento e la conquista dell'Harar è la sua prmcipale preoccupazion6

127 ' Con tale dispaccio Malvano, sulla base di quanto appreso da Corti (cfr. n. 65), .InVitava Catalani «sta ad esprimere nettamente, ln ogni propizia occasione, 11 nostr-O .pensiero sul carattere permanente della nostra occupazione, sia ad indagare 1 precisi intendimenti di codesto

Governo a tale riguardo ».

129

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

L. PERSONALE. Torino, 28 settembre 1885.

Non mi pervenne ancora la lettera di V.E.2 annunciatami da un telegramma di Sua Maestà di ieri sera3• Ad ogni modo le rispondo in anticipazione ben sapendo che a quest'ora le mie risoluzioni le sono note.

Un desiderio del re è un'ordine per un vecchio soldato quale io sono. Non mi restava dunque che obbedire ai sovrani comandi, ed ho obbedito. Con tutte le mie forze intellettuali, morali e fisiche mi impiegherò al servizio dello Stato nella nuova carica a cui mi trovo chiamato per la fiducia davvero soverchia che l'E.V. ripone in me. Se non riuscirò non sarà colpa mia.

Ora ecco ciò che mi permetto proporle. Partirei posdomani 30 corrente per Vienna per prender congedo da S.M. l'Imperatore e aggiustare ogni mia faccenda a Vienna. Una decina di giorni mi basterà per ciò fare. Sarebbe bene mi venissero tosto spedite a Vienna le mie lettere di richiamo. Al ritorno da Vienna mi recherei direttamente a Roma dove potrei allora entrare immediatamente in funzioni e non muovermi più. Credo questo sistema migliore di quello di andare ora a Roma e poscia di recarmi a Vienna: poiché è più conveniente e più decoroso per l'Italia che mi presenti a Vienna ancora come ambasciatore, e non come ministro degli affari esteri, lacchè darebbe troppa importanza a quella mia gita. D'altronde è meglio anche che il giorno in cui andrò a Roma non mi muova più. Prego l'E.V. a volermi telegrafare subito se approva tale mio divisamento ond.e possa senz'altro darvi eseguimento. Crederei poi opportuno che si facesse mandare da Roma il cifrario grande francese che tengo a Vienna per corrispondere io personalmente col ministro, Malvano lo ha; e così pure il piccolo sistema Baravelli di cui ho il corrispondente esemplare presso di me: così all'occorrenza potrebbe corrispondere meco direttamente da Stradella.

130

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 1165/781. Londra, 1° ottobre 1885 (per. il 6).

L'atteggiamento della Serbia forma oggi argomento d'inquie~udine nd giornali e nell'opinione pubblica.

129 t Da ACS, Carte Depretls.

• -Cfr. n. 116. • -Cfr. n. 119.

Le commozioni di Belgrado e di Nisch sono, da quanto dicesi, cagionate dalla necessità per la Serbia di ottenere uno sbocco nell'Egeo, e dalle apprensioni che Salonicco cada in mano di un'altra Potenza. «I serbi :., scrive il Times,

o: desiderano impradronirsi tosto delle posizioni strategiche, nelle montagne a mezzodì di Prisrend, per non essere lasciati indietro nel palio che varie Nazioni correranno verso il mare». Un ampliamento dei confini della Serbia da quel lato è però contrario ai disegni dell'Austria-Ungheria, la quale non farebbe opposizione ad un ingrandimento della Serbia dal lato del sandjak di Sofia.

Il Times suggerisce che il vilayet di Kossovò sia convertito in un principato tributario della Porta, e che il re di Serbia ne sia investito. È inutile aggiungere che non si dà, finora, alcuna importanza a questo suggerimento, messo in campo, affermasi, dal ministro di Serbia in Londra.

131

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALLE AMBASCIATE E ALLA LEGAZIONE AD ATENE1

T. 894. Roma, 2 ottobre 1885, ore 22,15.

L'ambassadeur d'Allemagne m'a communiqué un télégramme de son Gouvernement où celui-ci, après avoir reproduit la réponse faite par le Gouvernement hellP.nique aux démarches dès Puissances, c'est-à-dire que la Grèce d.evait aviser à ses intéréts si le statu quo ante n'était pas rétabli en Roumélie, propose qu'on fasse à Athènes, dans un but de pacification, une démarche plus accentuée. J'ai répondu à l'ambassadeur en rappelant que l'Italie avait déjà déclaré ètre prete à s'associer à toute démarche ayant un but de pacification qui rencontrerait l'unanimité des suffrages des Puissances. Nous attendons donc de recevoir avis que cette unanimité est acquise pour agir en conséquence de notre coté.

132

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

D. 1959. Roma, 2 ottobre 1885.

Mi pregio di segnalarle ricevuta del rapporto in data 28 settembre!, relativo agli avvenimenti di Rumelia.

132 ' R. 2322, non pubbllcato.

Oramai tutti gli indizi concordano nell'avvertire come il maggior pericolo per la pace d'Europa e le maggiori preoccupazioni della ~ermania e dell'AustriaUngheria sorgono dalla riluttanza che dimostrano la Serbia e la Grecia ad accettare eventualmente l'unione della Bulgaria e della Rumelia come fatto compiuto. A tale riguardo le confermo che siamo disposti ad associarci a quegli ulteriori offici che, ad intento di pacificazione e di cautela, le Potenze, concordi, volessero fare a Belgrado come ad Atene.

131 1 Ed., in itallano con alcune varianti, in LV 51, p. 11.

133

IL REGGENTE IL COMMISSARIO CIVILE AD ASSAB, PESTALOZZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. 640. Assab, 2 ottobre 1885 (per. il 19).

:Notizie da Tagiura confermano i malumori esistenti tra le autorità francesi di Obock .ed i capi danakil di Tagiura e vicinanze. Una cinquantina di danakil delle montagne dominanti Tagiura avrebbero sorpreso e .derubato un centinaio d1 bo:vi appartenenti ad. Obock.

Intanto quelle autorità sembrano rivolgere la loro maggiore attenzione alla prospiciente costa somala, e previo accordi con alcuni capi degli issa somali, Ambardo, è stata occupata ossia vi si è inalberata la bandiera francese affidandola agli indigeni del luogo.

In conseguenza di quel fatto pai"lasi di incidenti avvenuti in Zeila tra il rappresentante inglese che attribuisca ogni intrigo ad Abri Bekr, l'ex pascià; ed il vièe console francese che energicamente sostiene Abu Bekr e gli ha accordato protezione nella propria casa. Per la distanza che ci separa da Zeila e per la poca fede che si deve dare a notizie verbali, spesso snaturate da gent~ ignorante, mi astengo da dettagli, convinto d'altro canto che da Aden l'E. V. avrà avuto qualche preciso rapporto.

·Dall'insieme dei fatti e dei tentativi si rileva che la Francia cerca più che mai di realizzare il progetto attribuitole di aprirsi una via per l'Harar dalla costa somala del golfo di Tagiura, e da quel medesimo punto non rinunzierà certamente alle comunicazioni con lo Scioa.

Quel signor Barrai di cui diedi cenno in precedente mio rapporto del 2 agosto u.s.2 trovasi tuttora in Tagiura in attesa dJ poter organizzare la sua carovana e trasportare allo Scioa i tre mila fucili dei quali dispone.

• R. 595, non pubblicato.

133 1 Ed. ln L'Italia ~n Afr~ca, Et~opia-Mar Rosso, tomo V, clt., pp. 68-69.

134

L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS 1

L. PERSONALE. Venezia, 2 ottobre 1885.

Guasti avenuti sulla ferrovia della Pontebba mi fanno perdere un giorno, e quindi non sarà che domani 3 che giungerò a Vienna. Mi studierò di sbrigare ogni cosa al più presto possibile, e di poter così ritornare prontamente in Italia. A questo proposito mi permetta Eccellenza le dica che non comprendo quel così assoluto silenzio serbato sulla mia accettazione sebbene questa dati già dal 27 dello scorso mese. Quel silenzio fa sì che i giornali tutti si danno libera carriera ad inventar condizioni ch'io porrei inanzi per la mia accettazione taluna delle quali farebbe seriamente torto al mio carattere. Parmi sarebbe ~;tato facilissimo porre fine a quei pettegolezzi che tendono a demolirmi prima che mi metta all'opera, lanciando un comunicato qualunque che dicesse aver io già da più giorni accettato senza essermi mai sognato di porre condizioni, locchè è l'esatta verità.

Ciò è tanto più esatto, che non ebbi neppure a far cenno della questione del segretario generale che pur vorrei tisolvere contemporaneamente al mio ingresso nel Ministero. Sarebbe mia intenzione chiamare a quel posto il deputato marchese Cappelli che conosco da molti anni, e che ha tutta la mia fiducia; ma prima di interperlarlo in proposito vorrei essere assicurato che quella nomina non incontri poi ostacoli che potrebbero avere gravi conseguenze: pregherei quindi V. E. a volermi far conoscere telegraficamente a Vienna se non c'è inconveniente acchè io faccia i passi necessari presso il detto onorevole deputato onde indurlo a prestarmi il suo concorso.

Parimenti desidererei sapere per prima norma se nel ritornare in Italia dovrei andar direttamente a Roma ovvero a Monza per prestarvi giuramento. Il secondo sistema se non ha inconvenienti che a me sfuggono, parrebbemi preferibile, poiché così quando giungerei a Roma non avrei più bisogno alcuno di allontanarmene e potrei dar quindi tutte le mie cure agli affari del mio dicastero. A questo riguardo però s'intende che subordinerò intieramente il mio modo di vedere alle vigenti regole e consuetudini.

Ad ogni modo anche su di ciò sarò grato all'E.V. se vorrà farmi avere una risposta telegrafica a Vienna dove come già le dissi, spero poter sbrigare ogni cosa nella ventura settimana.

Augurandomi di ritrovarla presto a Roma in buona salute...

134 1 Da ACS, Carte Depret!s.

135

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1583. Berlino, 3 ottobre 1885, ore 16,26 1

M. Bratiano s'est rendu hier à Friedrichsruhe pour s'aboucher avec le prince de Bismarck. En présence des trasfÒrmations qui viennent de s'accomplir dans le peninsule des Balkans et qui inspirent des inquiétudes à la Roumanie, le Gouvernement roumain a éprouvé le besoin de se rassurer auprès des Cabinets de Viennes et de Berlin des conséquences qui pourraient en résulter relativement à ses propres intérèts. La Roumanie n'a pas de compensation territoriale à demander, mais la création d'une grande Bulgarie étant de nature à augmenter l'influence russe dans les Balkans, la Roumanie a tout intérèt à entendre avis des Cabinets allemand et autrichien à ce sujet dans le but surtout de dissiper ses inquiétudes.

136

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALLE AMBASCIATE A COSTANTINOPOLI, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA

T. 898. Roma, 3 ottobre 1885, ore 23,55.

Notre chargé d'affaires à Berlin télégraphie: l) l'ambassadeur d'AutricheHongrie s'est rendu auprès du prince de Bismarck, pour connaitre son sentiment au sujet d'une compensation éventuelle pour la Serbie. Le comte Kalnoky se montre favorable au point de vue de l'influence autrichienne. Le Cabinet de Berlin craint qu'il n'en surgisse une pareille demande de la part de la Grèce. 2) La mission de M. Bratiano n'a pour but aucune demande de compensation territoriale pour la Roumanie; mais celui-ci désire ètre rassuré à l'égard de l'augmentation russe par la création d'une grande Bulgarie.

137

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 2903. Therapia, 3 ottobre 1885 (per. il 7).

Tutti i rappresentanti delle Grandi Potenze essendo muniti delle idonee istruzioni, oggi sarà tenuta, in questa residenza, la prima riunione, che avrò

135 ' Manca l'!nd!caz!one dell'ora dl arrivo.

l'onore di presiedere. Nè mi è noto, finora, che alcuno dei miei colleghi sia in possesso di un programma definito in ordine allo sviluppo a darsi ai nostri lavori. Mi fu, tuttavia, riferito da buona fonte, che qualcuno dei miei colleghi, ed ora posso aggiungere probabilmente l'ambasciatore austro-ungarico, proporrà primieramente che sia espresso un biasimo contro la violazione del Trattato di Berlino commessa dai bulgari. Di che ebbi, avant'ieri, l'onore di dare avviso telegrafico all'E.V.1 Ed ho qualche ragione di credere che l'ambasciatore di Russia andrebbe più innanzi, e sarebbe anche disposto a proporre che le Potenze indirizzino al Governo bulgaro l'intimitazione di sospendere l'invio di truppe bulgare nella Rumelia orientale e di ritirarne quelle che già avessero passato il confine, ed al principe l'invito di ritornare alla sua residenza di Sofia. Ma, se così fosse, dubito che egli sarebbe seguito da altri in questa via. E forse si addiverrà ad una transazione fra i due ambasciatori. Dal mio canto, io mi atterrò, di preferenza, alla proposte più moderate, e sopratutto a quelle che saranno sostenute dall'Austria-Ungheria e dalla Germania. Ed in ogni caso, non oblierò supremo interesse per noi essere d'evitare, per quanto sia possibile, l'estensione del movimento e le gravi complicazioni che ne potrebbero seguire.

138

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, TUGINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 4001. Berlino, 4 ottobre 1885 (per. il 7 ).

Questo ambasciatore di Austria-Ungheria ebbe in questi giorni l'ordine dal suo Governo d'interrompere il suo congedo e di recarsi tosto a Berlino e a Friederichsruhe per abboccarsi col principe di Bismarck. A quanto mi è stato riferito da persona di solito ben informata, il conte Szechenji aveva l'incarico di assicurarsi presso il cancelliere dell'Impero per conoscere se il Gabinetto di Berlino non avesse nulla da obbiettare contro ·un compenso territoriale da accordarsi eventualmente al Regno di Serbia di fronte alla recente mutazione di cose compiutasi nella penisola balcanica in seguito all'insurrezione rumeliota. A giudizio del conte Kalnoky, il Gabinetto di Vienna non saprebbe rifiutarsi all'occorrenza di procacciare alla Serbia una cessione di territorio, qualora le Potenze fossero disposte, come era da prevedersi, a rispettare ed a riconoscere il fatto compiuto dell'unione della Bulgaria e della Rumelia orientale. In Serbia la commozione degli animi suscitata dalle novità rumeliote è oggi assai profonda. Il Governo serbo non aveva potuto fare a meno di adottare alcuni provvedimenti intesi a rassicurare l'opinione pubblica e ad evitare ogni atto inconsulto da parte di coloro che propugnano l'annessione della vecchia Serbia. Se mai, l'Europa riconoscesse l'unione bulgara, senza tener conto di quest'aspirazione nazionale dei serbi, l'esistenza del Governo del

re Milano potrebbe essere irreparabilmente compromessa. Ora importa grandemente al Gabinetto di Vienna, di mantenere intatta la posizione del re Milano, il quale per aver adottato fin qui una politica consona agli interessi austriaci potrebbe in simile congiuntura fare assegnamento sul patrocinio del suo potente vicino. D'altra parte nell'interesse dell'equilibrio delle due influenze rivali, che si disputano il campo nella penisola dei Balcani, è d'uopo che le aspirazioni serbe non vengano frustate. Se mercé la costituzione della grande Bulgaria l'influenza russa non può se non maggiormente rafforzarsi nei Balcani, non è meno da desiderarsi che l'influenza austriaca vi si consolidi sempre più in Serbia col procacciare a questa protetta dell'Austria vantaggi territoriali a spese della Turchia.

Finora non si conosce l'accoglienza che il principe di Bismarck ha dovuto fare a codesta comunicazione del Governo austro-ungarico. In questo momento la quistione di un compenso da accordare alla Serbia preoccupa il Dipartimento imperiale deglli affari esteri non senza destare qualche inquietudine. Essa potrebbe difatti accrescere le difficoltà della situazione; attesoché coll'accordare alla Serbia un compenso territoriale si potrebbe difficilmente negarlo alla Grecia, che pur essa anela ad analoghi compensi. Havvi pure il pericolo di compromettere specialmente l'accordo esistente fra i tre Imperi centrali, poiché la Russia potrebbe mostrarsi ritrosa, per la sua nota gelosia verso l'Austria, ad accondiscendere ad una proposta di compensi alla Serbia. Quanto al Gabinetto di Berlino, esso non ha preferenze, né desiderii su questo punto. Se i due Imperi potranno intendersela fra loro, l'onesto sensale non avrà nulla a ridire e batterà le mani.

Le confermo il mio telegramma di ierP.

137 1 T. 1576 del 1• ottobre, non pubblicato.

139

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1605. Costantinopoli, 5 ottobre 1885, ore 19,10 (per. ore 24).

Voici la déclaration que nous proposons à nos Gouvernements de communiquer aux deux parties: «Invités par leurs Gouvernements respectifs, sur la proposition du Cabinet de Saint-Pétersbourg à se réunir pour concerter le langage à tenir au nom de l'Europe en vue de sauvegarder la paix menacée par les événements survenus en Roumélie orientale, de prévenir l'effusion de sang et de donner aux Puissances le temps d'aviser, les représentants de l'Italie, de l'Autriche-Hongrie, de la France, d'Allemagne, de la Russie et de la Grande Bretagne, se sont mis unanimement d'accord sur la déclaration suivante: appréciant la haute sagesse dont vient de faire preuve S. M. Impériale le Sultan

138 ' T. 1585 del 3 ottobre, non pubblicato.

et persuadés qu'elle continuera de faire tout ce qui est compatible avec les droits de la souveralneté pour ne pas recourir à l'emploi des forces dont elle dispose, les Puissances signataires du Traité de Berlin ont résolu d'accueillir favorablement la démarche qui leur a été adressée par S.M. Impériale d'intervenir pour faire cesser les troubles qui agitent une des provinces de son Empire et pour y faire renaitre l'ordre et la prospérité. Elles condamnent toute violation des traités existants et ne peuvent que sévèrement blamer la présence illégale des troupes bulgares dans la Roumélie orientale. Elles rendront responsables ceux qui y tiennent pouvoir sur l'un ou sur l'autre versant des Balkans de tout acte qui tendrait à propager l'agitation dans les regions voisines et de toute provocation qui obligerait S. M. Impériale le Sultan, fermément décidé à ne pas tolerer de nouveaux désordres, à sévir contre les coupables. Le maintien de la paix étant la volonté unanime des Puissances européennes, elles sont décidées à la faire respecter dans toute l'étendu de la peninsule des Balkans: elles invitent les chefs des forces bulgares à éviter les concentrations inutiles de troupes sur la frontière rouméliote, où elles ne peuvent que créer des dangers, et à suspendre des armements intempestifs qui deviendraient une cause de ' ruine pour la richesse naissante du pays. Elles appellent la sérieuse attention des populatlons bulgares sur la responsabilité qui leur incombe et les mettent en garde contre des entrainements irréfléchis dont elles subiraient les conséquences sans avoir à espérer aucun appui du dehors ». Sauf incidents imprévus nous suspendons nos séances jusqu'à réception d'instructions ultérieures.

140

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1613. Atene, 6 ottobre 1885, ore 18,08 (per. ore 21,30).

Je viens d'avoir un long entretien avec S.M. le Roi. Profitant de la bienveillance dont elle m'honore, je lui ai répeté bien respectueusement les recommandations déjà faites au president du Conseil et representé le danger qu'il y aurait pour la Grèce, si elle se laissait aller à des mesures précipitées. Le souverain, tout en appréciant, lui aussi, le caractère amicai et desintéressé de mon langage, ne m'a pas caché son profond étonnement de ce que les Puissances soit par inaction, soit par l'autorité d'une conference, paraissent accepter l'annexion de la Roumélie orientale à la Bulgarie. «Si elles sont impuissantes, ajoutait-il, ou peu disposées à faire respecter les traités et puisque la Turquie n'à nul souci d'exercer ses droits, il faut bien que la Grèce, menacée a son tour, se tienne prète à refouler une invasion bulgare dans des contrées où I'élément hellénique abonde, qui serait exposé à toute espèce de malheurs. Nous n'agirons pas les premiers, mais si les agrandissements et les compensations seront admis pour les autres, nous avons le droit et le devoir de pourvoir a nos intérèts. Si l'Europe veut absolument que la paix ne soit pas troublée, c'est à Sophia et à Constantinople qu'elle doit faire sentir tout le poids de sa parole et non à Athènes ou l'on borne exclusivement à se préparer pour défendre, les cas échéant, les droits les plus sacrés de l'hellénisme ~. Mon impression est que rien ne sera tenté tant que l'on se born~ra à reconnaitre, de facto ou de ;ure l'annexion de la Roumélie. Si au contraire les armées serbes et bulgares venaient à franchir leur frontières, l'exemple serait suivi de très-prés parla Grèce. Nous nous acquitterons demain de la démarche collective proposée par le Cabinet de Berlin.

141

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2044. Roma, 6 ottobre 1885.

Ringrazio V.E. delle informazioni trasmessemi coi due rapporti in data 30 settembre e 2 ottobre nn. 3998 e 4000 di questa serle1•

In quanto concerne la mediazione del papa per la controversia relativa alle Caroline, conviene riconoscere che, dopo un certo ondeggiamento, dovuto sopratutto alla novità della inaspettata notizia, la parte seria della opinione pubblica in Italia ravvisa in questo fatto, più di ogni altra cosa, una convincente dimostrazione della piena indipendenza che è lasciata in Roma al Sommo Pontefice.

142

IL CONSOLE A SARAJEVO, PAPPALEPORE NICOLAI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS 1

R. RISERVATO 3. Sarajevo, 6 ottobre 1885 (per. l'11).

Come V.E. sarà stata per altra via meglio informata, il giorno 3 nella Camera ungerese il presidente del Consiglio rispose alle interpellanze sulle questioni orientali. Le dichiarazioni del signor Tisza sulla niuna intenzione di ammettere la Bosnia ed Erzegviona alla Monarchia e di estendere la occupazione in territorio turco, non fanno che riprodurre le assicurazioni date dal ministro Kallay in occasione dell'inaugurazione della ferrovia Mostar-Metkovic, le quali agli occhi delle persone che più chiaramente e da vicino conoscono la vera condizioni di queste contrade, corrispondono agli intendimenti di una politica prudente e bene avvisata.

12-Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

Salvo le velleità di un piccolo partito militare, incoraggiate dalle personali simpatie e dalla costante attenzione che l'imperatore dedica a questi Paesi, l'opinione della generalità è che tanto un'annessione quanto una spedizione per allargare i limiti dell'occupazione o per spingersi anche fino a Salonicco sieno contrari a tutte le convenienze politiche, finanziarie e militari dell'Impero.

A conferma di quanto più sopra ho accennato, il ministro Tisza che accompagnava ultimamente l'imperatore nel suo viaggio in Croazia, quando Sua Maestà si recò a Brod per ispezionarvi le compagnie bosniache, egli si fermò sul limitare del ponte sulla Sava, che segnava appunto la linea dell'antico confine militare, per non compromettere forse con la sua presenza l'andamento della politica generale.

Che poi l'imperatore nutra uno speciale interesse per questi Paesi, lo provano i rapporti a lui direttamente inviati da militari di sua fiducia (e ignoti allo stesso Governo), ed alla premura con cui si degna appagare ogni domanda che viene a lui rivolta senza che abbia a percorso il tramite degli uffici.

Per tutti coloro che dal 1866 al 1878 si sono occupati di politica, era luogo comune che l'Austria dovesse trovare in Oriente il compenso dei territorii e dell'influenza perduti in Occidente. È noto come a Vienna quando si parlava dell'occupazione della Bosnia ed Erzegovina correva il detto che per venire a capo bastava una banda militare ed una bandiera.

Ma ora dopo che si sono spesi più di 300 milioni di fiorini e che per assoggettarne il territorio si sono dovuti impiegare più di 180 mila uomini delle migliori truppe, quelle idee e quele illusioni sono di gran lunga svanite.

Tutti questi sacrificii non diedero alla Monarchia austro ungarica che un Paese povero, spossato, indolente, ingrato ai beneficii indubitabilmente ricevuti, e tra cui i suoi agenti sono dopo sette anni ancora riguardati come del tutto stranieri senza contare che in qualunque evenienza questa nuova appendice che in pace è un elemento di debolezza, potrebbe in guerra diventare un elemento di pericolo.

Né con l'annessione si andrebbe incontro a minori inconvenienti.

L'Ungheria non aspira ad incorporarsi un territorio senza utilità alcuna e che aumenterebbe la popolazione slava; ma che essa non lascerebbe alla Cisleithania la quale d'altronde non potrebbe governarlo da lontano e con l'interruzione delle provincie transleithane.

Oltreacciò le franchigie costituzionali che si sarebbe obbligati d'impartire alle nuove provincie, costituirebbero un pericolo ed una responsabilità senza compensi.

Ove l'Austria intendesse di estendersi fino a Salonicco, la base delle sue operazioni militari non potrebbe essere che Sarajevo e se la marcia delle sue truppe fin qui per le brevi gole di Vranduk fu considerata nel 1878 impresa difficile e costò loro tante perdite, quella per le strette che a cominciare da Sarajevo si prolungava per quasi 300 chilometri verso la Macedonia, con un paese occupato alle spalle e in mezzo a serbi, montenegrini, albanesi, turchi e greci presenterebbe ostacoli quasi insormontabili e sveglierebbe complicazioni internazionali senza limiti.

Non si può ammettere che uno Stato nelle condizioni dell'Austria pensi seriamente a tentare un'impresa si arrischiata, che anche se fosse secondata da

tutte le fortune, i risultati non sarebbero immediati e .che quando si giungessero ad ottenere sarebbe quasi impossibile conservare.

Mi pare ovvio dilungare maggiormente questo rapporto allegando quelle considerazioni e quei dati più minuti che hanno ingenerato in me tale convinzione.

Nei momenti attuali a me come modesto agente del Governo e come cittadino mi è parso un dovere formarmi un'opinione intorno ad una questione che ci sta tanto giustamente a cuore, e non mi resta che a far voti che gli .avvenimenti non la smentiscono.

141 1 Non pubblicati.

143

IL SEGRETARIO GENERALE DEL MINISTERO DELLA GUERRA, MARSELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

NOTA 2084 AFRICA. Roma, 7 ottobre 1885 (per. l' 8).

Lo scrivente pregiasi trasmettere a codesto ministero, con preghiera di restituzione, il rapporto del colonnello Saletta relativo alla quistione della delimitazione della frontiera coll'Abissinia in occasione della missione al negus.

Conforme al parere di codesto ministero il colonnello Saletta opinerebbe si dovesse per ora differire la trattazione di una tale quistione, ma che però convenga cercare definire quei punti che possono essere facile occasione di future contestazioni.

ALLEGATO

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE TRUPPE ITALIANE IN AFRICA, SALETTA, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

R. 2520. Massaua, 13 settembre 1885.

L'E. V. si è compiaciuta chiedere col dispaccio controcitato quale sia il mio esplicito parere a riguardo della grave decisione se sia cosa opportuna di sollevare la questione della delimitazione della frontiera coll'Abissinia in occasione della prossima missione che il Governo ha in animo di inviare presso il negus, oppure se sia cosa migliore il differir la.

Bebbene io rt.tenga che fino a che non si possa addivenire coll'Abissinia ad una prima delimitazione di frontiera di comune accordo, vi saranno sempre, per l'indole di quel paese e nonostante qualsiasi trattato, dei gravi appigli o dissensi ed atti ostill, tuttavia reputo cosa indispensabile il differire per ora la trattazione speciale di una tale questione:

l) perché per le pretese che l'Abissinia dimostrò sempre di avere su Massaua stessa e per avere già fin dal 1875 costituita la nuova provincia di Ghinda includendovi la baia di Annesley, il porto di Zula e la baia di Amphila (il che diè luogo alla guerra

13J

con l'Egitto ed alla disfatta delle forze di Ahrendrup) sarebbe secondo me cosa improbabiliSSima che essa accettasse ora l'esame di simile complessa sistemazione, mentre il provocarla di nostra iniziativa, non sarebbe, parmi,_la via migliore per conciliarci l'animo e Ja fiducia del negus;

2) perché; ammesso pure che si giungesse a sistemare teoricamente una tale questione, l'esecuzione pratica della delimitazione anche approssimativa dei confini e l'osservanza soprattutto della medesima, sarebbe per molto tempo ancora cosa gravissima, assai difficile e per ora forse impossibile.

se -però io credo che convenga soprassedere in occasione della prossima missione dal trattare a fondo ·la questione della frontiera, non sono però d'avviso si debba assolutamente tacere sUlla medesima, ma bensi secondo le disposizioni d'animo del negus, prepararne la trattazione per l'avvenire, tentando fin d'ora di porre un freno alle pretese abissine col cercare siano definiti, o di definire anche noi stessi, quei dissensi che essa ha e vuoi mantenere vivi coi suoi vicini e che per essere questi ultimi nel territorio da noi occupato e confinanti con esso, ~mporterebbe invece a noi fossero risolti subito. Così ad esempio:

Essa ha fatto agli archichesi il mezzo di allevar bestiame facendo scorrerie in Uaa, unico sito in cui quegli abitfl.nti possono far pascolare ed abbeverare i loro armentiConverrebbe pertanto stabilire che Uaa (a 3 ore da Archiko) appartenesse a questo paese, anche comprandone all'occorrenza il dominio.

Esso si lagna di furto di fucili e cavalli operati da irregolari egiziani, converrebbe saldarne l'importo ecc. Soprattutto poi ponderare bene quali garanzie stabilire per l'osservanza per parte dell'Abissinia delle clausole del trattato. In conclusione lo son di parere: a> che non si debba per ora porre sul tappeto la vera questione della delimitazione esatta di frontiere;

b) che convenga però stabilire un modus vivendi che assicuri, quanto è possibile, le nostre relazioni di buona vicinanza coll'Abissinia fissando in conseguenza altresì le località, specialmente sulle linee di comunicazione, che si debbono intendere come termini dell'occupazione italiana, nonché quelle da riservarsi esclusivamente alle popolazioni del territorio da noi occupato, od a qualche tribù con noi confinante e da riconoscersi di diritto libera di occupazione di sorta_

143 1 Ed. in L'Ita!la tn Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 69-71.

144

COLLOQUIO TRA L'AMBASCIATORE A VIENNA, DI ROBILANT, E IL MINISTRO DEGLI ESTERI AUSTRO-UNGARICO, KALNOKY

Vienna, 8 ottobre 1885.

Il conte Kalnoky essendo venuto oggi a farmi visita, ebbi seco lui una conversazione di un pajo d'ore. Dopo di aver lungamente discorso assieme della situazione creata all'Europa dalla rivoluzione avvenuta nella Rumelia orientale

S. E. avendomi accentuato l'importanza del tutto speciale che quegli avvenimenti hanno per la Monarchia austro-ungarica, credetti il momento opportuno per far cadere il discorso sulle future relazioni fra l'Italia e l'Austria-Ungheria.

Dissi a S. E. che l'Italia desiderosa di mantenere cordiali ed intime relazioni roll'Austria-Ungheria, avrebbe sempre preso nella dovuta considerazione ed

appoggiato anche i legittimi interessi della Monarchia: che in contracambio sperava che l'appoggio dell'Austria-Ungheria non ci farebbe diffetto all'evenienza, ancorché non si trattasse di questioni che interesassero direttamente il Gabinetto di Vienna; ed aggiunsi che il Trattato di alleanza che porta le nostre due firme dovendo scadere fra meno di due anni, conviene che mi preoccupi fin d'ora del da farsi, cioè !asciarlo scadere, rinnovarlo su altre basi,

o prolungarlo semplicemente. A queste mie parole il conte Kalnoky rispose che certamente desiderava lui pure la continuazione del nostro Trattato e che credeva del pari opportuno di prendere già fin d'ora la cosa in considerazione che quindi se ne occuperebbe ritenendo che S. M. l'Imperatore dal canto suo non avrebbe nulla in contrario a prolungarlo. Ma a ciò io osservai che il mio desiderio sarebbe di stringere assieme legami più intimi più stretti di quelli già stipulati, che francamente avevano avuto fino ad ora una portata soverchiamente platonica. Non nascosi però che, se assai facile mi riuscirebbe far intendere al Paese l'opportunità di non rinnovare un trattato inutile, più difficile assai sarà la mia azione se vorrà far entrare nell'opinione pubblica il convincimento della convenienza di stringere maggiormente l'esistente alleanza, e che anzi non raggiungerei quel risultato, ove fin d'ora il Paese non cominciasse a persuadersi coi fatti all'appoggio, dell'efficacia, dei vantaggi per noi dell'esistente alleanza, fatto che sempre fece diffetto fin qui.

Il conte Kalnoky dissemi allora, che più che nel testo di un trattato, un'alleanza riposa sui veri intendimenti che animano gli alleati, sulla fiducia che rispettivamente regna fra di loro. Svolgendo il suo concetto, non mi nascose che in questi ultimi tempi ogni fiduciosa relazione fra l'Italia ed i due Imperi era venuta meno ed anzi mi disse esplicitamente che il segnale dell'assoluto allontanamento da noi, era stato dato dal principe di Bismarck. Egli constatò del pari che se 1e mene irredentiste avevano affievolito gli effetti della nostra alleanza sin dal principio, non poteva neppure nascondersi che il fatto della non restituita visita aveva aggravato di molto quella situazione che però muterebbe ora mercé le cordiali e fiduciose relazioni che sempre esistettero tra il Governo imperiale e me, che siccome egli sperava continuerebbe sempre.

A ciò io risposi che in quanto al rispetto del trattati esistenti fra i due Stati, a cui aveva fatto cenno col menzionare le mene irredentiste, non avevo d'uopo di dirgli che fino a che io farei parte del Gabinetto, prescindendo da quegl'incidenti di cui nessun Governo può essere tenuto responsabile, l'attitudine dell'Italia a fronte dell'Austria, che un nuovo trattato intervenga o non a rendere più strette le nostre relazioni, il mio passato è garante che la nostra attitudine sarà sempre improntata alla massima inappuntabilità.

Rilevando poscia l'accenno fatto alla non restituita visita, non gli nascosi esser quello un fatto grave che sempre peserà in modo speciale su di me personalmente, e mi renderà maggiormente difficile il mio compito di stringere più intime relazioni, ciò tanto più che ormai ogni compromesso per togliere quella difficoltà si è reso impossibile: che quindi è suprema necessità il far in modo che a fronte di altri positivi vantaggi dell'alleanza, gl'italiani il di cui spirito è eminentemente pratico si persuadano che quell'alleanza è positivamente proficua per l'Italia. Se ciò si verificherà il mio compito, gli dissi, si potrà raggiungere, altrimenti non ci sarebbe da pensarci.

144 1 Autografo.

145

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 1199/794. Londra, 8 ottobre 1885 (per. il 13).

Il 6 ccorrente il conte MUnster, ambasciatore di Germania in Londra, ricevette l'incarico dal principe di Bismarck di proporre al Governo inglese di spedire navl da guerra al Pireo per avvalorare, con quella dimostrazione, i consigli di prudenza e di moderazione dati dalle Potenze alla Grecia. Lord Salisbury rispose al conte Mfinster che il Governo inglese non poteva acconsentire a quella proposta, perché l'opinione pubblica inglese non sarebbe stata favorevole ad un siffatta dimostrazione. Sua Signoria fece, a sua volta, suggerire al principe di Bismarck d'indurre il Governo di Austria-Ungheria ad esercitare stringentemente la sua autorità sul Governo di Belgrado, per impedire qualunque mossa della Serbia contro la Turchia, facendo soggiungere che tutte le altre Potenze si unirebbero senza dubbio all'azione dell'Austria. Il principe di Bismarck non avrebbe ancora risposto a ciò. Da quanto m'è stato affermato, il Governo di Berlino avrebbe eziandio fatto indagare il pensiero del Governo francese circa una dimostrazione navale al Pireo; ma, in conseguenza delle risposte dell'Inghilterra e della Francia, quel disegno è stato messo in sospeso.

146

IL REGGENTE IL COMMISSARIATO CIVILE AD ASSAB, PESTALOZZA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS1

R. 645. Assab, 8 ottobre 1885 (per. il 26).

Dalla lettura degli ultimi documenti diplomatici ricevuti rilevo che la relazione del capitano Carini sulla conversazione avuta con il maggior Hunter persuade il R. Governo di rinunciare ad ogni idea di occupazione di Zeila e tanto più poi dell'Harar. Per quanto estraneo a quelle questioni, mi permetto solo di rammentare l'importanza che potrebbe avere Zeila per le relazioni con lo Scioa; e per quanto di difficile approdo, causa i bassi fondi, credo però il suo ancoraggio sia preferibile a quello di Ambaddo recentemente occupato dai francesi. In Ambaddo è il troppo fondo che rende

146 ' Ed. In L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, clt., pp. 71-72.

difficile l'ancoraggio. D'altro canto i francesi che lnta:nto hanno già fatto

un passo importante verso Zeila non rinunceranno alla speranza di occupare alla prima favorevole occasione quest'ultimo punto che a loro assicurerebbe il monopolio dei Paesi galla e dello Scioa. E qui riferendoml a precedenti rapporti miei e del conte Antonellil rammento che il re Menelik avrebbe veduto con piacere Zeila occupata dagli italiani mentre egli si sarebbe impadronito

dell'Barar.

L'occupazione di Zeila sembrerebbe n complemento dell'azione italiana nel Mar Rosso, avuto riguardo specialmente allo scopo commerciale di questa, e attenuerebbe assai gli effetti della concorrenza non indifferente che dal Golfo di Tagiura minaccia gli interessi italiani allo Scioa e pase circonvlcinl3•

147

IL DOTTOR NERAZZINP AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

PROMEMORIA. Roma, 8 ottobre 1885 (per. il 9).

I nuovi rapporti di am1c1z1a che nell'interesse reciproco vanno creandosi fra S. M. il Re Giovanni di Abissinia e n Governo italiano dopo la nostra occupazione di Massaua, non possono che giungere sgraditi all'animo di S.M. il Re Menelik di Scioa, il quale in molte e ripetute occasioni ha dimostrato sempre la simpatia che nutre per la Nazione nostra, l'interesse che prova nel preferire l'Italia di fronte alle altre Nazioni per l bisogni e i r~pporti che uniscono l due paesi alle Potenze europee: e questa benevola attitudine verso di noi si è pure espressa in un momento abbastanza difficile per lui, tributario di re Giovanni, quando cioè questo re, sinistramente impressionato per l'occupazione italiana di Massaua, vagheggiava pensieri di guerra contro l'Italia. Fu allora che il re Merielik offr di porre a disposizione del nostro Governo l'influenza che per la sua posizione ha sull'animo di re Giovanni, allo scopo di rimuovere qualunque ragione di differenza fra l'Abissinia e n nostro Paese.

Se per il fortunato svolgersi degli avvenimenti non avemmo bisogno di questo amichevole servigio per parte di re Menelik, non è per questo che debba venir meno la riconoscenza nostra per un simile atto, e come incomba al nostro Governo di non abbandonare l'insorgere di circostanza alcuna che valga a dimostrare a re Menelik quanto l'Italia fa assegnamento sull'amicizia sua.

• Con D. 553 del 27 ottobre, non pubblicato, di RobUant rispose osservando che la questione

era all'attenzione del Governo ma che all'attuazione del disegno si opponeva la mancanza del consenso inglese.

147 • cesare Nerazzini, capitano medico della r. marina aveva accompagnato Ferrari nella mis

sione in Etiopia del marzo-giugno 1885.

È vero che il Regno di Scioa è tributario dell'Abissinia, e quindi che la massima azione nostra deve aver di mira il guadagnarsi l'animo e la fiducia di re Giovanni: ma il re di Scioa è tributario in un senso molto lato della parola, ha risorse dal proprio Paese molto maggiori di quelle che l'Abissinia non abbia dal suo, e questo dà a lui una certa posizione d'indipendenza e quasi una vita autonoma come regnante. Di fronte all'Italia poi ha una serie di rapporti che possono dirsi individuali e che escono un poco dal campo dei rapporti generali col grande Regno di Etiopia. Questo per l'esistenza della stazione di Left-Marefià ceduta alla Società geografica italiana, e per le due vie commerciali proprie dello Scioa, la via di Zeila cioè e quella di Assab per l'Aussa; vie che rappresentano lo sbocco naturale dello Scioa alla costa, mentre il passaggio dei prodotti scioani per l'Abissinia, oltre il trovare ostacolo per la maggiore lunghezza della strada, lo troverebbero spesso e più forte per ragioni politiche speciali fra i due stati limitrofi, e per la perdita di vita autonoma che soffrirebbe il commercio di Scioa avendo un tramite alla costa per il cuore dell'Abissinia. Certe nuove dubbiezze, che sembra sieno oggi per insorgere sulla praticabilità della via Assab-Aussa-Scioa, mentre, se vere, annullerebbero del tutto quel poco di importanza che Assab ha sulla costa del Mar Rosso, e questo con manifesto discredito nostro di fronte al Paese dankalo che noi o possediamo o proteggiamo, potrebbero indurre l'animo del re Menelik a favorire piuttosto la via Obock e di Tagiura, tanto più che l'azione dei francesi presso la corte di Menelik non è, come la nostra, abbastanza intermittente, ma continua e tenace nel senso di proteggere gli interessi della loro fattoria in Obock. Il re Menelik impegnato formalmente con noi di favorire il nostro possediment di Assab, debitamente sollecitato e sopratutto lusingato da certi atti di riguardo e di rispetto per parte del nostro Governo, ha maniera d'influire sull'animo del sultano di Aussa e di tenerlo a dovere nel disimpegno degll obblighi contratti, molto più di quello che non sia permesso o meglio che convenga di fare a noi.

Di fronte al re di Scioa, oltre a queste vedute parziali che impongono al nostro Paese di tenerlo per quanto si può vincolato alla nostra amicizia, ne esiste una di natura molto più dubbia è vero, ma di tanto maggiore importanza quella cioè di una possibilità di successione al trono di Abissinia.

Ora dopo tutto quanto è avvenuto in questi ultimi tempi, tanto più che dall'agosto del 1884 nessun italiano è più entrato nel Regno di Scioa con missione governativa, non sarebbe fuor di proposito che il re Menelik avesse una conferma dei nostri sentimenti di amicizia e di fiducia in lui, con esatta narrazione di quanto si è concluso con S. M. il Re Giovanni, con la promessa che i più forti interessi commerciali e politici insorti fra l'Abissinia e noi non faranno venir meno gl'interessi e i rapporti che da più lunga data esistono col re di Scioa; e che il nostro Governo gliene da la massima prova coll'interessare la sua grande potenza e autorità a volere validamente assicurare la praticabilità e la sicurezza della via Assab-Aussa per i suoi stati.

146 l Cfr. serie II, vol. XVII-XVIII, n. 977.

148

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. CONFIDENZIALE 4007. Berlino, 9 ottobre 1885 (per. il 14).

Quand le chancelier partait pour Friedrichsruhe, il avait lieu d'espérer que les difficultés surgies dans les Balcans s'aplaniraient par l'établissement d'une sorte d'union personnelle qui maintiendrait dans sa partie essentielle le régime organisé par le Traité de Berlin et ferait du prince de Bulgarie, le gouverneur général de la Roumélie orientale.

Les serbes et les grecs en présence d'une telle combinaison qui ne modifierait pas très sensiblement l'ancien équilibre dans la pénisule, n'auraient plus eu de motif ou de prétexte pour réclamer des dédommagements. Son Altesse s'était exprimé dans ce sens avec M. de Giers lorsque celui-ci se rendait à Copenhague.

Depuis lors, le prince de Bismarck a été désagrée par une visite du comte Széchényi venant plaider la cause de la Serbie, probablement parce qu'il s'est fait depuis quelques années une sorte de partage d'influences. Les serbes sont les chiens de l'empereur Franc;ois-Joseph et les bulgares ceux du tsar. Le Cabinet de Vienne se croirait dès lors tenu à ne pas mécontenter ses voisins du sud. Ces ouvertures ont été assez fondement accueilles à Friedrichsruhe.

Mais il y a tout lieu de supposer que le chancelier aura été moins satisfait encore d'apprendre que la combinaison imaginée pour une solution sage et pratique a été laissée sur le carreau. Il devait s'attendre à plus de condéscendance après l'entrevue de Sckierniewice confirmée par celle de Kremsier. L'union des trois Empires continuera à subsister quand-mème, le Cabinet de Berlin plac;ant au dessus de tout la conservation de la paix. Il ne faut pas que devant l'opinion publique cette union paraisse avoir perdu de sa solidité. Quoiqu'il en soit, le Cabinet de Saint-Pétersbourg a commis une faute en ébranlant la confiance qu'il avait réussi non sans peine à regagner à Berlin. Une récidive pourrait lui coftter cher. Il est vrai qu'il se flatte peut-ètre de l'espoir que cette incartade sera bientòt oubliée. D'un autre còté, il se berce probablement de l'illusion que son attitude actuelle ne lui aliénera que passagèrement les sympathies du panslavisme. On assure que le motif principal de la conduite de l'empereur Alexandre doit ètre recherché dans sa profonde aversion contre le prince Battenberg de Bulgarie.

Il s'agit de l'éreinter, de le forcer à quitter la partie, ce qui arrivera immanquablement s'il baisse pavillon. Alors le tsar se montrera plus accommodant dans ses doctrines de stricte légalité, et s'en fera un mérite aux yeux des panslavistes, parti trop puissant en Russie pour le traiter comme une quantité négHgeable.

Il est à présumer que le Cabinet de Vienne acceptera les suggestions de la Russie. Elles lui fourniront le moyen de se dégager de la fausse position où il s'est placé à l'égard de la Serbie.

149

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS 1

R. 1261. Cairo, 9 ottobre 1885 (per. il 19).

Perché l'E.V. non abbia dubitare della mia premura a dar evasione agli ordini compartitimi con l'importante dispaccio del 19 scorso settembre di n. 902 , concernente la necessità di porre un termine alla posizione anormale in cui ci troviamo a Massaua, ho l'onore riferirle quanto segue.

Appena mi pervenne ebbi una prima conferenza con Nubar pascià, da parte sua piuttosto burrascosa. Io gli esposi nel modo il più chiaro e preciso, valendomi di tutti gli argomenti contenuti nel citato dispaccio, il fermo intendimento del R. Governo di risolvere la questione; che per deferenza al Governo di S.A., e nel suo interesse, sarebbe desiderio dell'E.V. di non sollevare intempestivi clamori esiggendo3 per ora soltanto che il vice governatore, Izzet bey, per ragioni di salute e di famiglia, si allontanasse da Massaua, lasciando tuttavia che seguiti a sventolare sulla piazza la. bandiera ottomana, e rimanga impregiudicata la questlone di sovranità, ma non ottenendo la soluzione che si propone, noi dovremmo ricorrere alla necessità di un fatto compiuto.

Nubar pascià sostenne che fin da che s'incominciò a parlare della nostra occupazione di Massaua, fu sempre convenuto che, tanto dalla parte nostra che dell'Inghilterra, si sarebbe scrupolosamente evitato di compromettere U khédive di fronte alla Porta; che era bene inteso che per la soluzione delle questione di Massaua dovevamo trattare con Londra e Costantinopoli, e lasciare in disparte il Governo egiziano; che il khédive sarebbe perduto qualora contro gli ordini perentori della Porta, abbandonasse l'amministrazione civile. Sollevò anche la questione del tributo per la provincia di Massaua, e non esser giusto che l'Egitto ne rinunzi alle rendite, e continui a pagarlo alla Turchia. Volle dimostrare intempestiva la dimanda prima di conoscere, i risultati della missione d'i sir Drummond Wolff; ed infine conchiuse in modo concitato con queste parole: «Je ne puis pas vous le dire; je ne puis pas vous l'écrire, mais pour en finir le mieux ce sérait que vous nous mettiez à la porte :..

Gli risposi che, mettendosi su questa via, ci obbligherebbe a farlo; ma che speravo rivederlo con proponimenti più concilianti.

Nubar cadde ammalato e non potetti vederlo che ieri soltanto. Mi ricevette con queste parole: «Aujourd'hui nous n'allons pas nous batailler comme l'autre jour, seulement je vous prie, pour que je puisse donner une reponse, d'attendre l'arrivée du colone! Chermside, qui a demandé un congé, et qui sera au Caire en quelques jours ~.

Mi limitai a rispondergli che non potevo obbligarlo a darmi una risposta immediata, benché la considerassi urgente più nell'interesse del Governo egiziano, che nostro, e che avrei rapportato all'E.V. la situazione delle mie pratiche.

149 ' Ed. In L'Italia in Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo V, c!t., pp. 75-76.

• Cfr. n. 93.

• Stc.

Benché avessi dichiarato formalmente a Nubar che le mie dichiarazioni erano in via confidenziale, ero convinto che egli le avesse comunicate al signor Egerton, gerente l'agenzia britannica. Per questa certezza, e non mi ingannai, e per non alterare quella reciproca confidenza che esiste tra me ed il rappresentante britannico, credetti di accennargli l'utilità dell'allontanamento di Izzet bey da Massaua.

Il signor Egerton si mostrò piuttosto favorevole alla nostra proposta conciliante, e soltanto riterrebbe necessario e sufficiente che Marcopoulo bey rimanesse a Massaua come agente ufficiale egiziano per sorvegliare le mosse degli abissinesi sino alla liberazione della guarnigione di Kassala'.

150

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO. DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1641. Berlino, 10 ottobre 1885, ore 7,05 (per. ore 8,10).

Le Cabinet de Berlin ne connaissant pas l'accueil fait par les autres Puissances à la dernière circulaire de la Porte relativement aux préparatifs militaires en Bulgarie, Serbie et Grèce, n'a encore pris aucune résolution; tout reste en suspens, à mon avis, jusqu'à ce qu'on soit informé du résultat des négociations entre Lobanoff et Kalnoky sur les intentions exprimées par la Russie pour le rétablissement du statu quo ante dans la Roumélie orientale. On croit ici que l'Autriche acceptera, afin de se dégager vis-à-vis de la Serbie. Mon rapport confidentiel d'hier1 concorde avec le contenu du télégramme . de ce matin de V.E. sur un entretien du comte de Robilant avec Kalnoky2• On ne saurait se dissimuler la gravité de la situation. La quasi Conférence de Constantinople ne semble qu'un intermède en attendant que le drame à plusieurs tableaux commence.

151

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. CONFIDENZIALE 4008. Berlino, 10 ottobre 1885 (per. il 15).

Le but du voyage récent de M. Bratiano à Friedrlchsruhe a été signalé par le rapport de cette ambassade n. 40021•

149 • DI Robilant rispose con D. 913 del 20 ottobre, non pubblicato, ma cfr. n. 164.

150 Cfr. n. 148.

• T. 942, non pubblicato.

Voici sur son entretien avec le prince de Bismarck quelques détails con

fidentiels qui me sont communiqués de très bonne source.

Le président du Conseil de Roumanie exposait le motif de sa visite.. Son

Gouvernement observait une attitude prudente et réservée, ne sollicitait pas,

à. l'instar d'autres Etats, des compensations éventuelles; mais il ne se préoccu,

pait pas moins des conséquences qui pourraient résulter en suite des événements

en Bulgarie et dans la Roumélie orientale, s'ils devaient amener un changement

de l'ordre de choses établi par le Congrès de Berlin. L'influence slave se ren

forcerait et la Roumanie se trouverait dans une situation pleine de dangers.

Le chancelier rappelait que la révolution soudaine dont le signa! partait de Philippopolis avait été une véritable surprise par le Cabinet de Berlin et de Vienne. Il en avait été de meme à Pétersbourg, quoique l'attitude antérieurement bienveillante de la Russie envers les bulgares et les rouméliotes laissait peut-etre supposer à ces populations qu'elle ne condannait pas leurs aspirations unitaires. Il a été prétendu que l'Angleterre avait secrètement encouragé le prince de Battenberg, mais les preuves manquent. Quoiqu'il en soit, si dès le premier moment les tures fussent entrés en Roumélie pour rétablir l'autorité du sultan, ils n'auraient pas rencontré grande résistance. Personne n'e11t trouvé à y redire. Mais le sultan n'a pas voulu dégarnir Constantinople. Ce qui pouvait se !aire le 20 septembre pour le rétablissement du status quo ante, présenterait aujourd'hui beaucoup de difficultés. Il convient de suggérer quelques combinaisons, une sorte d'union personelle qui maintiendrait dans la mesure du possible le régime organisé par le Traité de Berlin. Il importait en mème temps de couper court au chantage de la Grèce et de la Serbie qui voudraient pecher en eaux troubles. C'est à quoi tendent les efforts de la diplomatie.

M. Bratiano ne se sentant pas assez rassuré, laissait entendre à mots couverts que la situation conserverait toute sa gravité, s'il était vrai que les trois Empires se fussent mis d'accord à Skierniewice et à Kremsier pour une espèce de partage de la péninsule des Balkans entre l'Autriche et la Russie.

Le prince de Bismarck donnait sa parole que rien de semblable n'avait été concerté dans ces entrevues, sur lesquelles il n'existait aucun document écrit. Les souverains n'avaient eu d'autre but que celui de constater publiquement leurs relations d'amitié au profit du maintien de la paix. «A la conservation de cette paix je travaillerai plus encore, si possible, que par le passé. Elle est nécessaire à l'Allemagne. Une guerre entre deux Puissances pour les affaires d'Orient, ne saurait etre localisée. Elle amènerait une conflagration générale. Or, en pareil cas, il n'est nullement hors de prévision, si l'Allemagne se trouvait engagée dans une lutte avec les russes, que la France ne ferait pas cause commune avec la Russie. Qui sait meme si l'Angleterr,e ne se joindrait pas à la France».

Le chancelier ajoutait que son langage lui semblait de nature à calmer les préoccupations de son interlocuteur.

« L'AHemagne et l'Autriche sont en étroite alliance et se rangeraient contre la Russie, si celle-ci ne remplissait pas ses promesses de veiller de son còté à la sauvegarde de la paix. La Roumanie n'a donc aucune raison de s'alarmer ».

M. Bratiano se déclarait satisfait de ces explications qui ajouteraient valeur et autorité aux paroles qu'il ferait entendre à Bucarest en faveur de la continuation d'une politique sage et modérée2•

151 1 con R. 4002 del 4 ottobre, non pubblicato, Tug!n! comunicava le preoccupazioni rumene seguite all'annessione della Bulgaria alla Rumelia orientale. Scopo quindi del viaggio d! Bratianu era la necessità di trovare rass!curazion! !n proposito presso l Governi d! V!enna e d! Berlino.

152

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI MALVANO, ALLE AMBASCIATE

T. 948. Roma, 12 ottobre 1885, ore 13,15.

L'ambassadeur de Russie vient de me remettre un télégramme de son Gouvernement ainsi conçu: «Le Cabinet impérial de Vienne voudrait modification du projet de note identique qui n'est pas assez clair. Selon lui il devrait constater d'abord l'infraction du Traité de Berlin et condamner cette infraction. En suite dire que les Puissances avisent à rendre hommage à la moderation du sultan. Enfin donner aux bulgares un conseil sévère de maintenir l'ordre et de ne pas étendre leur action révolutionnaire. Nous croyons qu'il en est de méme à Berlin. Prions le Cabinet de Rome d'autoriser l'ambassadeur à Constantinople à concerter nouvelle rédaction dans sens précité et à s'entendre pour mode de transmission aux deux parties ». Présumant, d'après son télégramme, que l'accord s'est déjà fait au sujet de la proposition autrichienne entre les trois Cabinets de Pétersbourg, de Vienne et de Berlin, j'ai répondu à l'ambassadeur de Russie que j'allais immédiatement autoriser notre ambassadeur à Constantinople à se concerter avec ses collègues pour la nouvelle rédaction, et lui confirmer l'instruction de s'entendre avec eux pour le mode de transmission.

<Per Costantinopoli) C'est ce que je viens faire par le présent télégramme.

153

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1654. Berlino, 12 ottobre 1885, ore 18,05 (per. ore 19).

Cabinet de Vienne a fait inviter Allemagne à se joindre à une démarche pressante en Serbie, pour lui donner de nouveau un avertissement très-sérieux.

· 151 • Allegata al presente rapporto si trova la seguente annotazione di Malvano: «Ringraziare

in part1colar modo di questi due interessanti rapporti. Il confronto dell'uno con l'altro dimostra

come li principe di Bismarck abbia effettivamente mutato pensiero circa la soluzione della

questione bulgaro-rumellota dopo che dal signor de Oiers, reduce da Copenhague, ebbe saputo

gli intendimenti del Governo russo a tale riguardo :.. In base a tali istruzioni venne redatto

11 D. 2055 del 16 ottobre indirizzato all'ambasciata a Berlino, non pubblicato.

Cabinet de Berlin s'est empressé d'adhérer et envoyer instructions télégraphiques dans ce sens à son ministre à Belgrade. Tout porte à croire que la démarche a été concertée entre Lobanoff et Kalnoky et que les autres Puissances ont été également priées de s'y associer. Il parait par là que l'Autriche, qui au début avait été disposée à soutenir certaines prétentions de la Serbie, commence à raillier à la théorie du statu quo ante, prechée par la Russie. Reste à savoir l'effet que produira une telle pression, et si le roi Milan se trouve en mesure d'enrayer le mouvement.

154

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BOTTARO COSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. CONFIDENZIALE 1656. Pietroburgo, 12 ottobre 1885, ore 20,10 (per. ore 20,50).

J'ai eu aujourd'hui un long entretien avec M. de Giers, qui est rentré hier au soir de Berlin. Ministre impérial juge la situation très-grave. Il trouve que dès le commencement l'action de l'Europe a été trop faible, et qu'il est temps d'aviser énergiquement. «Il faut à tout prix rétablir le statu quo ante, et proclamer le bon droit de la Turquie sanctionné par le Traité de Berlin; c'est à esperer que devant la fermeté du langage de l'Europe réunie, prince de Bulgarie pliera. Si ceci n'était pas le cas, il y aura le moindre moyen d'avis à l'action ultérieure des Cabinets :.. M de Giers m'a encore dit qu'il avait prié prince Lobanoff de venir le rejoindre à Berlin pour lui donner précises instructions dans le sens qui précède. Langage ferme de M. de Giers ne laisse aucun doute sur les intentions du Cabinet de Saint-Pétersbourg, qui semblent coincider avec celles du chancelier.

155

L'INCARICATO D'AFFARI A PIETROBURGO, BOTTARO COSTA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. CONFIDENZIALISSIMO 1660. Pietroburgo, 12 ottobre 1885, ore 20,10 (per. ore 21,15).

M. de Giers me parlant de l'attitude de la Grèce et surtout de celle de la Serbie, a observé avec un sourir amair: «Il y a quelqu'un qui croit avoir intéret. à les pousser et qui leur prete un appui mora!, mais ce n'est pas avec l'appui moral qu'on gagne des batailles •·

156

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

T. 1662. Londra, 12 ottobre 1885, ore 23,45 (per. ore 4 del 13).

Salisbury vient de me communiquer la nouvelle proposition russe-autrichienne contenne dans le télégramme circulaire du Gouvernement russe en date d'aujourd'hui. Sa Seigneurie m'a dit avoir répondu au chargé d'affaires de Russie en ces termes: « Je vais télégraphier à sir White de prendre en considération sérieuse les propositions des cours de Russie et d'Autriche, et j'espère qu'il n'y aura pas de difficultés à concerter une nouvelle rédaction acceptable à toutes les autres Puissances ~. Salisbury m'a ajouté qu'a première vue il ne voyait pas des objections à la nouvelle proposition, laquelle ne diffère pas grandement de celle rédigée par les ambassadeurs, sauf qu'elle était conçue en termes plus énergiques et blamait plus sévèrement la conduite de la Bulgarie. Toutefois Sa Seigneurie m'a fait remarquer « qu'il se réserve la liberté de reprendre ensuite la question en considération ~.

157

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 1210/798. Londra, 12 ottobre 1885 (per. il 17).

Sono stato informato che un accordo è stato conchiuso fra sir E. D. Wolff e la Sublime Porta circa le cose egiziane. Lo scopo dell'accordo è il riordinamento civile, militare e finanziario dell'Egitto, in modo da mettere in grado quella provincia di governarsi indipendentemente da qualsiasi Potenza straniera. Le basi principali di esso sono: lo sgombero delle truppe inglesi dal territorio egiziano, non appena sarà possibile effettuarlo, e l'invio di un commissario ottomano al Cairo per fare un'inchiesta, insieme a sir E. D. Wolff, su tutti i rami dell'amministrazione. Nessun tempo è prescritto allo sgombero delle truppe inglesi dal territorio egiziano, ma si dichiara che esse non dovranno essere sostituite da truppe turche. L'accordo è stato sottoposto al sultano ed al Governo della regina ed aspetterà la loro approvazione.

Le suddette notizie mi sono state confermate dal Foreign Office.

Le istruzioni date dal Governo inglese a sir E. D. Wolff sono state tenute segrete. L'incaricato di affari di Germania che ne chiese a lord Salisbury n'ebbe in risposta che esse erano note al principe di Bismarck che le approvava. È stato detto però che esse erano tutte nelle parole seguenti della lettera della regina d'Inghilterra al sultano, di cui sir E. D. Wolff era portatore. c È desiderio della regina che cessino le presenti difficoltà in Egitto, e Sua Maestà confida che il sultano presterà a tal fine la sua benevola cooperazione. Scopo dell'intesa fra la regina ed il sultano dovrà essere il riconoscimento dei diritti del sultano in Egitto, il bene degli egiziani ed il rispetto degl'interessi dell'Inghilterra e delle altre Potenze in quella provincia ».

Il Governo inglese è sempre di parere che le difficoltà sperimentate finora nel riordinamento dell'Egitto, si devono ascrivere all'aver messo in non cale l'autorità della Sublime Porta; e che quelle difficoltà si spianeranno in conseguenza di un accordo fra l'Inghilterra e la Turchia1•

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R. 4013. Berlino, 14 ottobre 1885 (per. il 22).

D'après le jugement que l'on entend énoncer ici sur les récentes élections en France, si le prestige de la République a pali dans une grande partie des populations françaises, le verdict actuel ne constitue pas un danger imminent pour l'existence de la République.

Il pourrait meme devenir le point de départ d'un affermissement des institutions, s'il a pour conséquences d'apprendre aux partis, à piacer le bien général au dessus des ambitions et des intérets particuliers. Les fractions de la gauche sentent en effet la nécessité d'un effort énergique au scrutin de oallottage pour conserver et redresser la direction des affaires.

Ce jugement est empreint d'un certain optimisme inspiré par les préférences que le Cabinet de Berlin continue à manifester pour une forme de gouvernement qui grace aux divisions chez ses voisins les rend impuissants à lui créer de sérieux embarras. Il n'est pas moins à craindre que le pouvoir ne tombe aux mains des radicaux, car l'élément modérateur n'a guère de chance de se relever de l'échec qu'il a subi par les intrasigeants de droite et de gauche. En tout cas, il n'est pas à présumer qu'il surgisse de sitot une majorité gouvernementale dans la véritable acception du mot. Et c'est là une situation qui parait grosse d'un redoutable inconnu. Dans un Pays où la lutte se ferait en des conditions normales, c'est-à-dire où les partis ne différaient entr'eux que sur des questions d'application, le parti dominant instruit par l'expérience en serait quitte pour orienter ses voiles au vent qui se lève des masses profondes du peuple, et avant qu'il ne se change en ouragan. Mais en France la question est plus compliquée. C'est sur des principes memes que porte l'antagonisme. La lutte, commencée à coups de bulletins de vote, s'accen

tuera dans le Parlement, et les partis extrèmes assez puissants pour · entraver la marche de la machine, seront impuissants à la remplacer.

Si un pareil état de choses se produit, il deviendra plus difficile à l'Allemagna de vivre avec la République dans la meme bonne ha.rmonie que par le passé. Et quant à nous, si nous devons éviter toute provocation à l'égard de la Fù"ance, nous ne saurions cependant trop nous tenir sur nos gardes.

157 1 Per la risposta cfr. n. 170.

159

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., DEPRETIS

R., 4015. Berlino, 14 ottobre 1885 (per. il 22).

· Les renseignements que j'ai recueillis aujourd'hui au Département des affaires étrangères, confirment le télégramme de V.E. de la nuit dernière1 sur les pourparlers en cours entre Vienne et Pétersbourg à l'égard de la question principale en Bulgarie. Le rétablissement du statu quo ante est admis en principe par les deux Cabinets et celui de Bèrlin se rallie, lors meme, ainsi qùe me le disait le sous-secrétaire d'Etat, que rien n'alt été arrèté quant au mode d'exécution. Il reste, il est vrai, subordonné à l'effèt que produira ia dédatation qui va ètre remise à Sophia. D'un autre coté, il conviendrait d'atteridre aussi de quelle manière la Porte se prononcera en présence de cette mème déclaration qui a dft lui ètre communlquée aujourd'hul dans son texte ·modifié. On avancerait ainsi par étapes, système préférable à celui de précipiter la marche. Mieux vaudrait aussi concentrer, autant que possible, les éhoses dans les conférences des ambassadeurs à Constantinople que de poursuivre une entente de Cabinet à Cabinet au risque d'amener des malentendus

, en suite du feu croisé des télégrammes. Le Cabinet de Berlin n'a pas répondu aux deux circulaires récentes de la Turquie. La remise de la déclaration est déjà une réponse indireete à ses instances. Le Gouvernement impérial ne varie pas dans son attitùde de repousser toute compensation en faveur de la Grèce et de la Serbie. En restant sur le terrain des traités, on enlève à ces Etats tout motif ou pretexte avouable de réclamer des dédommagements. Telle est la raison pour laquelle on renonce aujourd'hui, à Berlin comme à Vienne, au premier projet de rechercher le moyen de mettre, ne f1lt-ce que dans une mesure très limitée, le fait accompli d'accord avec la légalité, sauf à aviser ultérieurement, s'il y a lieu, quand satisfaction aura été donnée à l'Europe dans une question qui ne saurait ètre tranchée par un soulèvement local. Dans le courant de la conversation, j'ai remarqué de la part du comte de Bismarck quelques réticences assez explicables, vu la difficulté du problème

13 -Documentt Diplomattct -Serle II -VoL XIX

à résoudre. Sans · doute la volonté bien arrètée des Puissances de ne pas agir séparément, de ne rien f·aire qui fftt de nature à mettre en danger la paix de l'Europa ne doit pas étre traitée à la légère. Ce serait beaucoup, en effet, que de pouvoir piacer hors de question l'éventualité d'une lutte méme diplomatique entres les signataires du Traité de Berlin. Cette ligne de volontés pacifiques affirmée quant à présent de tous les cOtés, est à un certain degré assez rassurante. Le Cabinet de Saint-Pétersbourg paralt avoir réussi à faire partager aux deux autres Empires l'espoir que la Bulgaria et la Roumélie orientale plieront devant une sommation de l'aréopage européen, et que dès lors la Grèce et la Serbie battront également en retraite. Jusqu'à ce que les faits donnent raison à ces previsions, il est permis d'exprimer quelques doutes. Les comités slaves dans leur propagande sont plus russes que les russes. Reculeront-ils devant une simple démarche diplomatique? Le prince Alexandre n'est qu'un instrument entre leurs mains. Il répétera le mot de certain révolutionnaire:

« On prétend que je suis leur chef, il faut donc bien que je Ies suive ». Il va de soi, si les troupes ottomanes entrent dans la Roumélie orientale, que les milices bulgares ne seront pas en état de leur résister. Mais les meneurs du mouvement savent aussi qu'il serait impossible à la Russie de laisser écraser des populations qu'elle a toujours considérées comme sa clientèle naturelle, et qui ont compté sur son appui. Quant à la Grèce, il sera peut-étre aise d'obtenir son désistement par quelque démonstration navale dans le genre de celle qui a eu lieu, il y a peu d'années, devant Dulcigno. Mais la Serbie se montrera plus rétive. Tout récemment encore, le ministre d'Allemagne à Belgrade s'unissant aux efforts' de son collègue d'Autriche, a tenu le langage le plus. energique, mals sans succès, car la situation du roi Milan est très critique.

L'exaltation des esprits augmente de jour en jour et une révolution ne manquerait pas d'éclater si le Gouvernement cédait sans avoir obtenu quelque compensation territoriale mème dans le cas où le status quo ante serait rétabli dans la Rumélie orientale.

En outre, le discours prononcé le 7 octobre par lord Salisbury à Newport , peut servir d'encouragement aux . populations des Balkans. A cette date, Sa Seigneurie ignorait qu'un déplacement vers la Russie allait s'opérer dans les vues précédemment favorables de l'Allemagne et de l'Autriche à l'égard des affaires de Bulgarie. Autrement son langage aurait eu un caractère plus mesuré. Sans doute ceux qui connaissent l'Orient, considéraient, dès le début, comme factice et peu durable la combinaison de couper en deux la Bulgarie, de la décomposer en une province tributaire et une province autonome. Cette combinaison avait été admise, parce qu'il fallait avant tout empècher une reprise des hostilités.

Elle a duré sept ans et c'est déjà beaucoup, quoique le meme lord Salisbury prédisait à une oeuvre dont, avec lord Beaconsfield, il a été l'auteur principal, une existence de 25 ans. Au reste, les paroles prononcées en vue des élections n'ont qu'une valeur de circonstance et n'empécheront pas le chef du Cabinet anglais de piacer ses voiles sous le vent qui souffle à Vienne et à Berlin.

159 1 T. 956, non pubblicato.

160

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE E ALLE LEGAZIONI IN EUROPA

T. 963. Roma, 15 ottobre 1885, ore 11,45.

S. M. le Roi a bien voulu me confier le portefeuille des affaires étrangères1. Prenant aujourd'hui la direction du Département je compte sur la coopération des représentants de Sa Majesté pour continuer la tàche de consolider et raffermir de plus en plus les bons rapports d'amitié et de confiance mutuelle avec les autres Puissances.

161

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2327. Vienna, 15 ottobre 1885 (per. il 18).

Il ministro imperiale degli affari esteri dicevami l'altro ieri quando fui a vederlo, che le trattative iniziate tra Vienna e Pietroburgo allo scopo di stabilire un modus procedendi nella questione bulgaro-rumeliota proseguono in modo soddisfacente e ch'egli si lusingava di poter in breve sottoporre agli altri Gabinetti un progetto di soluzione concertato fra i due Governi.

Relativamente a siffatte trattative ho ora saputo da ottima fonte, che la prima comunicazione fatta giorni sono al conte Kalnoky dall'ambasciatore di Russia, di ritorno da Berlino ove erasi recato a conferire col signor de Giers, aveva vivamente irritato questo ministro imperiale degli affari esteri il quale non aveva trovato nelle idee e nelle considerazioni svolte dal principe Lobanov quella sincerità e quella precisione che, secondo lui, erano indispensabili per giungere ad un'equa e pratica soluzione del conflitto.

S. E. non celò questa sua impressione all'ambasciatore dello czar ed in termini cui non facevano difetto né la fermezza né l'energia, il conte Kalnoky dichiarò al principe Lobanov che, essendo già note le idee del Gabinetto di Vienna sul modo . di regolare la questione, e dappoiché tale idee non concordavano pienamente. con quelle del Gabinetto di Pietroburgo, a quest'ultimo spettava di manifestare con chiarezza il suo pensiero e le sue intenzioni; il Governo d'Austria-Ungheria era pronto a prendere in esame le proposte che sarebbero formulate dal Governo di Russia, ed a concertarsi seco lui sul part~to da adottarsi, ma che qualora queste disposizioni concilianti del Gabinetto di Vienna non fossero secondate a Pietroburgo, egli (conte Kalnoky) si vedrebbe nella necessità di rassegnare a S. M. l'Imperatore le proprie dimissioni, lasciando al suo successore il compito delle ulteriori trattative.

Sembra che la tema di provocare ù·ritiro del conte Kalnoky abbia avuto per conseguenza di modificare le, risoluzioni. del Gabinetto :di Pietroburgo, giacché il principe Lobanov si recò due giorni or sono nuovamente dal ministro imperiale degli affari esteri per dargli, a nome del signor de Giers, le più esplicite assicur!j.zioni del vivo desiderio del Governo russo di ricercare in pieno accordo con l'Austria-Ungheria un'equa soluzione della quistione bulgaro-rumeliota. E diffatti un ami.chevole scambio d'idee fu tosto iniziato quel giorno stesso tra il conte Kalnoky ed il principe Lobanov.

Parlandomi di questo negoziato senza entrare in alcun dettaglio, il ministro imperiale degli affari esteri facevami comprendere ch'egli aveva già accettata l'idea del Gabinetto di Pietroburgo di fissare come base dell'azione ulteriore delle Potenze il ristabilimento dello statu quo ante nella Rumelia orientale, e che ora lo scambio d'idee tra i due Governi s'aggirava intorno alla scelta della via che dovrebbe seguire per raggiung~re sifatto obbiettivo. S.E. facevami osservare che il tempo trascorso dopo la rivoluzione di Filippopoli non poteva dirsi del tutto. perduto. Jler .la causa della pace, esso aveva .dato campo alle Potenze di formarsi un esatto criterio del movimento e della sua importanza ed aveva condotto i bulgari ad un più sano concetto della loro condotta e d~lla loro situazione. Risulta infatti dalle informazioni qua venute da Sofia e da Filippopoli che la massima confusione regna in tutti i rami dell'amministrazione sì in Bulgaria che in Rumelia orientale, che il Governo è titubante sui provvedi.menti da prendere, chè dell'entusiasmo dei primi giorni non rimane più· quasi traccia, e che l'incertezza dell'avvenire rende ogni dì più depressi gli animi e ansiosi d'un ritorno all'ordine ed alla tranquillità. Per tale stato di cose opinava il conte Kalnoky che, qualora venisse adottato il partito d'ingiungere al principe Alessandro di evacuare con le sue truppe il territorio della RuÌnelia orientale, l'intimazione non incontrebbe seria opposizione, né da parte del Governo principesco, né da parte delle popolazioni. Circa al da farsi quando lo statu quo ante fosse ripristinato nella Rumelia orientale S.E. limit;tvasi ad accennare all'idea suggerita dal Gabinetto di Londra di addivenire ad una specie di unione personale delle due provincie mediante la nomina del principe Alessandro a governatore generale della Rumelia orientale.

160 1 R.D. 6 ottobre 1885.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Berlino, 15 ottobre 1885.

Je me préoccupais qu'on vint auprès de vous, durant votre congé, à la rescousse pour vous offrir le portefeuille des affaires étrangères. Mes voeux étaient partagés pour que d'une part ce calice amer fiìt détourné de vos lèvres, et d'autre part je ne pouvais me défendre dans l'intér8t du roi et du Pays de l'espoir que vous vous résigneriez à assumer une aussi lourde tache. Je suìvais de près les mouvements de l'opinion publique qui vous portait comme canàidat, comptant sur votre dévouement et votre abnégation. Notre souverain vous l'aura demandé comme un service personoel à sa Maison. Il n'y a vai t pas moyen . de refuser puisque vous m'écriviez vous m~me de Vienne que vous aviez obéi. L'ami vous plaint, mais mon sentiment patriotique ne peut à moins, comme tous les honn~tes gens, de nous féliciter de voir dans le Ministère un homme de votre trempe et de votre expérience. N otre politique étrangère allait un peu beaucoup à la dérive, nous perdions visiblement du terrain dans la confiance des Cabinets. Il était grandement temps de prendre de meilleures allures. A vons maintenant d'imprimer la direction, et vous saurez le faire pénétré comme vous l'~tes des bonnes et anciennes traditions de la Maison de Savoie.

Je vous remercie .de votre lettre du 22 juilletl. Vous me donniez rendez-vous à Turin ou à .Rome. J'avais bien rtntention de m'arranger eo conséquence. Je passais en septembre douze jours à Hambourg et de là j'avais le projet de m'acheminer vers la Suisse et l'Itaile.. J'.ai dft dans nntervalle faire.. un,e visite à Karlsruhe à roccasion des f~tes de mariage du gran-due héritier ,de Bade. De là j'aurai voulu contiouer la. route,. Je n'y voyais pas d'inconvénient puisqu'a-lors le prince Bismarck espérait un apaisement très prochain de la crise dans les Balka~. Je télégraphiai cependant au mlnistère pour l'autorisation nécessaire en subordonnant bien entendu mes convenances personnelles aux exigences du service. Point de réponse. Je sllis alors revenu à Berlip GÙ j'ai trouvé l'autorisatiGn désirée, mais dGnt je n'ai point fait usage. Tous mes collègues ici étant revenus au poste, je n'ai pas voulu me singulariser par une absence au moment surtout où les affaires bulgares reprenaient un caractère très sérieux. J'ai donc endossé le harnais au risque qu'il me pèse trop. Je me sens la t~te très fatiguée des labeurs de cette année. Le médecin parle .d'un commencement d'anémie, et quant à des indices d'une disposition à des congestions au cerveau il me prescrit un repos absolu pendant deux mois. C'est plus commodt> à . dire qu'à faire. Toutefois je ne renonce pas à l'espoir de reprendre mon vol dès qu'une éclaircie se fera à l'horizon.

C'est à mon retour ici que j'ai appris par le courrier Anielli votre acceptation, et .votre arrivée à Vienne pour présenter vos lettres de rappel. Je vous al aussitòt télégraphié2 ce qui m'a valu votre gracieuse lettre du 6 octobrel, .et comme vous seriez le 14 à la çonsulta je vous ai envoyé un sec.ond télégramme3 pour vous souhaiter le bienvenu et vous communiquer l'entière satisfaction éprouvée ici par votre nomination. J'ai reçu ce soir votre réponse télégraphique4 dont je ne manquerai pas de me prévaloir dans un de mes premiers entretiens avec le comte de Bismarck. Dieu veuille que nous parvenions à établir les rapports les plus surs et les plus intlmes avec l'Allemagne qui nous néglige par trop. Il y a dans cette situa:tion de notre faute. On ne nous prend pas assez au

. . .

sérieux, et peu à peu le Cabinet impérial s'est écarté de nous si non dans la lettre, dans l'esprit du moins de notre traité d'alliance. Ce ne sera pas l'affaire

162.-t Non rinvenuta.

• -Non rinvenuto. • -.T•. s.n:' del. 14 ottobre, .non pubblicato. .. . .• ; , • -T. 964 del 15 ottobre, del quale ài pubblica 11 seguente brano: « Je suis charmé d'appren(lre que .ma nomlnat1on att produit': benne impress!Qnf à Berlln.. St . l'occBBlon se pr~ote VOW! pouvez faire sentir que les rapporta les plus inttmes, les plus siìrs llntre l'Italle et l'Allem·agne sont mon plus ardent · déslr' .... l>. ·•., · · · · · ' ~ ·•

H9

d'un jour de regagner le terrain perdu mais certalnement sous votre admlntstration nous remonterons peu à peu l'échelle. Vous lnspirez personnellement et à juste titre conflance. C'est là le grand polnt. Il n'en était pas de mème sous M. Mancini qui avait cependant beaucoup fait il y a quelques années pour nous rapprocher de Berlin. Mals on voyait en lui molns l'homme d'Etat que l'avocat, et on craignait ses lndiscrétions, sa prolissité à la Chambre, son état nerveux,· ses anclennes attaches avec la gauche. Vous avez un grand avantage sur lui par votre nom et vos antécédents. En outre on sait que vous ètes digne et ferme et que vous ne transigerez pas sur les questions de dignlté. Votre télégramme laisse clairement entrevolr que nous voulons ètre Ies amls intimes de l'Allemagne sous la réserve qu'elle y mette aussi du sien, que la réciprocité de sa part.ne tasse pas défaut. C'est là une corde que j'aurai soln de faire vibrer.

Mes rapports de ce jour contiennent toutes les nouvelles que j'ai pu recueillir sur la situation politlque.. Connaissant votre façon de penser qui est aussl la mienne sur l'attitude d'un certain parti chez~nous dans les questions de revendications terrltoriales, un de mes rapports signale le mauvais effet produit par les divagations de notre presse. J'inslste aussi pour pousser aux armements.

Madame de Launay et moi avons bea.ucoup pensé à vous dans les circonstances actuelles et nous nous unissons dans l'expression de nos meilleurs souhaits. ·Pour la com tesse de Robllant aussi c'est un grand changement dans son existence que de quitter sa ville natale. Veuillez lui exprimer nos vives sympathies.

Ma pensée se réporte aussi sur le chevalier Tosi. Quel excellent secrétaire gènéral vous auriez eu dans sa personne si une mort prématurée ne l'avalt pas enlevé de ce monde. C'est vrai que le. commandeur Malvano est un collaborateur des plus précieux. Dans son bureau se trouve provisoirement un employé M. Maissa dont le chevalier Tosi falsalt grand cas.

Marchez bravement camme vous l'avez toujours fait, et chacun vous rendra justice. Je ne parle de l'opposltion systématique contre laquelle vous aurez à lutter, mais des esprlts animés d'un véritable sentiment pour le bien de la Couronne et de la Nation. Ceux-ci vous resteront fidèles et appaudiront à votre conduite.

163

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MALMUSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1704. Tunisi, 16 ottobre 1885, ore 17,50 (per. ore 22).

Je vlens d'apprendre d'une source digne de foi, prince Talb, frère alné bey régnant, obtenu permission dlrecte Freycinet voyager Paris, et partirait demain. Il serait prèt à s'engager consentir annexion, suivant le nouveau pian parti iadical, désirant arriver à · dite annexion, par dépasition bey actuel. Référant à votre dépeche n. ,61 du 27 juillet passé1 , je crois de. :mon devoir vous référer ce bruit que je pense conforme à . .verité .. et aux intentions qu'on prete au dit parti, soutenu. ici par armée, magistrature et affairistes; réservant appréciations ultérieures à prochain rapport ordinairez, je me permets observer que. Gouvernement du roi aurait tout intéret d'aUer au fond de ce bruit, qui ferait croire à la préparation d'un nouveau fait accompli que la République présenterait comme un plan conçu et exécuté par le parti opposé en .dehors de sa volonté. En tout cas, j'envisage situation comme préannonçant échec décisif politique Cambon, la seule promettant, à mon avis, sauvegarder nos intérets en Tunisie de toute atteinte ultérieure.

164

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO

T. 919. Roma, 16 ottobre 1885, ore 23,58.

Reçu votre télégramme d'aujourd'huil. Dès que j'ai pris hier la direction du Département des affaires étrangères, je me suis occupé d'une manière particulière de nos 'affaires dans la Mer Rouge. La situation est telle à Massaua qu'elle.ne saurait se prolonger davantage sans nous exposer à des. complications sérieuses. Il. faut qu'on. arrive d'une façon ou de l'autre a une solution immédiate. Notre décision est prise. Je partage complètement à cet égard et meme d'une manière plus .étendue les idées développées par mon prédécesseur dans la dépeche du 19 septembre2• Veuillez tenir un langage ferme soit avec Nubar, soit, le cas échéant, avec le colone! Chermside faisant agir auprès de ce dernier, si vous n'y voyez pas d'inconvenients, l'influence de M. Egerton3•

165

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMMISSARIO CIVILE A MASSAUA, ZERBONI

T; 981. Roma, 16 ottobre 1885, ore 23.59.

Prenant direction du Département des affaires étrangères, je tiens a vous exprimer ma satisfaction pour votre oeuvre en qualité de commissaire civil attaché au Commandement supérieur. Il a été décidé d'accord entre les ministres compétents, qu'à l'occasion de la destination à Massaua du général Gené, tous les services, sans exceptions, dépendront de sa haute difection. Les évé

• -R. 80 del 19 ottobre, non pubbUcato. 164 l T. 1694, non pubbUcato, ma cfr. n. 149. • -Cfr. n. 93. • -In proposlto cfr. n. 191.

nements me paraissant devenir à Massaua de plus en plus complexes, je désire que pour éviter des malentendus et assurer l'unité de la direction, cette mesure ait une application immédiate en ce qui concerne la correspondence politique, qui doit désormais s'échanger exclusivement et directement entre le comman"" dant supérieur et le Ministère des affaires étrangères. Le colone! Saletta ·va recevoir instruction identique en ce sens du Ministère de la guerre, et je ne doute pas qu'il pourra toujours compter sur votre si efficace coopération.

163 l Non pubbUcato.

166

IL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

NOTA RISERVATA 2157. Roma, 16 ottobre 1885 (per il 17).

Dai rapporti pervenuti in questi ultimi tempi dal colonnello Saletta qt~:esto Ministero ha provato un senso di sconforto circa il nostro prestigio a Massaua. A parere dello scrivente la ragione di questo fatto dipenderebbe da due

cause .

. Anzitutto, com'è noto all'E.V., le istruzioni date al colonnello Saletta sareb-:bero di sostituirsi gradatamente alle autorità egiziane, per preparare cosi, poco alla volta, quell'evoluzione che deve compiersi prima che la somma delle cose venga esclusivamente e legalmente in mano nostra.

Evidentemente questo sistema è poco agevole per un ufficiale e non v'ha dubbio che in questa lotta di astuzie il comandante militare, per quanto abile, viene a trovarsi ad armi inferiori di fronte alle autorità egiziane, tanto più poi che tra queste predomina l'elemento levantino per natura perspicace ed intrigante.

In secondo luogo da molti fatti occorsi, apparirebbe che il Governo egiziano nelle istruzioni date alle autorità dipendenti di Massaua, siasi regolato in modo da impedire che sfuggano loro di mano i poteri civili, neutralizzando così l'azione del nostro comandante superiore.

Evidentemente questo stato di cose non può più oltre continuare, esso non solo scema il nostro prestigio, ma nuoce alla sicurezza stessa dei nostri distaccamenti e di quei possedimenti. Ed invero, allorché le autorità egiziane, gl'indigeni, le tribù più o meno ribelli e gli abissini avranno acquistata la convinzione della debolezza del Governo italiano a Massaua, potrebbero sorgere colà complicazioni, alle quali invece si ovvierebbe se si adottasse una energica azione politica ed, occorrendo, militare.

Lo scrivent}t nel richiamare' quindi l'attenzione di codesto ministero ·sulla esposta gravità'l'lell'attuale nostra situazione a Massaua, crede ancora suo dé· bito soggiungere che riterrebbe di sommo interesse per noi che avesse colà termine al più presto qualsiasi azione civile e militare del Governo egiziano,

166 ' Ed. ln L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Bosso, tomo v, clt .•.p. 85. ·· ·, ,, .

e fosse ordinato al nostro comandante, superiore delle truppe di assumere di fatto tutti i poteri civili e militari, facendo partire ,da Massaua non solo il vice governatore ma ancora tutti gli impiegati e militari egiziani che colà tuttora si trovano2•

167

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT.

R. 2328. Vienna, 16 ottobre 1885 (per. il' 18).

Qui si continua a considerare l'atteggiamento della Serbia come il lato più pericoloso della situazione. Il conte Kalnoky me ne parlava giorni sono in modo da far credere ch'egli disperava di poter trattenere il Gabinetto di Belgrado da qualche atto aggressivo. Un rappresentante estero (forse il russo) avendogli fatta l'osservazione che l'Austria.:.Ungheria aveva il mezzo di frenare le mire conquistatrici della Serbia, S. E. aveva risposto che siffatto potere ·non aveva il Gabinetto di Vienna, che era soltanto in sua facoltà di dare consigli di moderazione al Governo del re Milano, e che questi consigli erano da esso dati senza posa quantunque senza risultato. «La principale difficoltà;), soggiungevami il conte Kalnoky, «sta nell'esercizio serbo che trovasi già in gran parte sul piede di guerra e che pesa grandemente sulle scarse risorse finanziarie del paese. Per procedere a questi armamenti la Serbia dovette ricorrere al credito e mediante un contratto stipulato con la LH.nderbank ottenne l'anticipazione di 12 milioni di franchi. Fu detto che il Governo austro-ungarico aveva garantito siffatto prestito, ma fu detto a torto. Il Governo imperiale è rimasto estraneo all'affare e si è limitato a consigliare l'operazione alla Landerbank esclusivamente nell'interesse dell'istituto di credito austriaco che per aver i propri capitali in gran parte impegnati in Serbia avrebbe risentito gravissimo danno qualora per parare alla deficienza del numerario il Gabinetto di Belgrado avesse adottato il partito di stabilire il corso forzoso. Ma i 12 milioni avuti dalla Liinderbank saranno ben presto esauriti ed è da temersi che il Governo prima di veder consumate le sue ultime risorse e vedersi costretto di licenziare le truppe, rompa ogni· indugio e cerchi colle armi un'uscita da:lÌa posizione equivoca nella quale si è messo ~. Il conte Kalnoky escludeva la probabilità che l'esercizio serbo voglia dar di cozzo contro le truppe ottomane, e propendeva a credere che la· aggressione sarebbe rivolta alla Bulgaria; nel qual caso per la natura e per la forza numerica dei due eserciti che si troverebbero di fronte, gli atti di guerra si limiterebbero a qualche scaramuccia ed all'occupazione per parte dei serbi di un tratto del territorio bulgaro; lo che non dovrebbe impensierire soverchiamente l'Europa e turbare l'opera di pace iniziata da tutte le Potenze con armonia di propositi.

166 • Per la risposta cfr. n. 169. ;·:

168

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 704. Roma, 17 ottobre 1885.

Con rapporto del 16 luglio n. 5401, V.E. mi additava un discorso pronunziato due giorni prima dal residente francese a Tunisi, ed i relativi commenti del Journal des D~bats accennando alla tendenze di un partito, abbastanza numeroso, di speculatori e di aspiranti a cariche pubbliche, per l'annessione della Tunisia alla Francia.

A questo proposito il r. agente a Tunisi mi telegrafa in data di ieriZ che giusta notizie avute da buona fonte, il principe Taib, fratello maggiore del bey avrebbe ottenuto direttamente dal signor de Freycinet la licenza di partire oggi stesso per Parigi. Egli si impegnerebbe a dare il suo consenso alla annessione, a cui si vorrebbe appunto pervenire, mediante la destituzione del bey regnante.

L'attuazione di questa idea che, mentre sarebbe programma del partito radicale francese, è pure favorita a Tunisi .da gran parte dei funzionari civili e militari della Residenza, potrebbe, a fatti compiuti, farsi apparire dal Governo francese come opera esclusiva d'un partito a lui ostile, e quindi estranea alla sua volontà.

Ad ogni modo il cavalier Malmusi scorge nella situazione attuale già parecchi indizi dell'insuccesso inevitabile della politica del signor Cambon, la sola consona ai nostri interessi in Tunisia.

Per quanto queste informazioni non sembrino guari conciliabili con le reiterate dichiarazioni del Governo francese, e s'abbia invece a ritenere che il signor de Freycinet persista nel concetto di non voler creare altre novità nella materia coloniale, tuttavia gradirei che ella giudiziosamente ricercasse se per avventura quanto riferisce il predetto r. agente non sia privo di fondamento e si compiacesse di comunicarmi, appena ne fosse in grado, il risultato delle sue indaginP.

169

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

NOTA S.N. Roma, 18 ottobre 1885.

Con nota riservata del 16 ottobre n. 21571 , V.E. richiamava l'attenzione di questo ministero sulla gravità della nostra situazione a Massaua e sulla necessità di allontanarne le autorità egiziane.

1118 • crr. n. 22.

• crr. n. 163.

• Per la risposta cfr. n. 183. 1811 ' Ctr. n. 186.

Lo stato di cose al quale accenna ~il colonnello Saletta aveva già preoccupato questo ministero ed, a suo tempo, venne trasmesso a V. E. copia del dispaccio diretto il 19 settembre al commendatore De Martino2 , il quale mirava ad ottenere l'intento desiderato per le vie pacifiche, colla espressa dichhtrazione però che, mancando un'amichevole componimento, si otterrebbe in ogni modo il risultato per altra via. Tali istruzioni vennero confermate in questi • giorni al commendatore De Martino in termini ancor più accentuatP.

Il r. agente e console generale ci ha telegrafato in data del 16 ottobre4 che. Nul)~r pascià gli aveva promesso una risposta definitiva dopo l'arrivo del colonneUo Chermside, il quale era stato chiaml!-to telegraficamente da Souakin e doveva giungere oggi o domani in Cairo .

. È quindi sperabile che una. risoluzione possa prendersi prima della partenza del generale Gené, il quale, in tal caso, recherebbe seco precise e tassative istruzioni a questo proposito5•

170

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA

D. 946, Roma, 18 ottobre 1885.

Ho ricevuto il rappòrto in data del 12 corrente1• Le notizie fornite dal cavalier Catalani circa l'accordo conchiuso tra sir

E. D· Wolff e la Sublime Porta, mi sono confermate da Costantinopoli2 • Quale che sia per essere l'effetto pratico di codesto accordo il R. Governo non può che compiacersi di vedere conseguire dal Governo britannico un'onoreyole conclusione del negoziato intrapreso a Costantinopoli, e soprattutto si compiace che nulla sia stato pattuito che possa direttamente o indirettamente pregiudicare gli interessi che le nostre occupazioni nel Mar Rosso hanno fatto sorgere, per l'Italia, in quelle regioni. Le recise dichiarazioni del negoziatore inglese, quando i ministri del sultano vollero portare la discussione sul tema di Massaua, ed egli non volle seguirli su questo terreno, come pure, e più ancora, le amichevoli assicurazioni di lord. Salisbury circa il modo benevolo col quale il presente Gabinetto britannico considera la nostra occupazione a Massaua, riferite col rapporto di

codesta. regia ambasciata in data 28 settembre ultimo3 , sono manifestazioni che hanno, agli occhi nostri, singolar pregio, e di cui abbiamo preso nota con soddisfazione.

109 s Cfr. n. 93.

•· Cfr. n. 164.

• -Cfr. n. 164, nota l. • -Cfr. n. 209. 170 1 Cfr. n. 157. • -R. 2914 del 10 ottobre, non pubblicato. • -Cfr. n. 137.
171

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2331. Vienna, 18 ottobre 1885 (per. il 22).

Confermo il telegramma ehe ho avuto ieri l'onore di spedire a V.E.1

Essendomi io recato al Ministero degli affari esteri dietro speciale invito del conte Kalnoky, S. E. mi disse che aveva desiderato vedermi per mettermi a giorno delle intelligenze prese tra i Gabinetti di Vienna, Pietroburgo e Berlino circa alla soluzione da darsi alla questione bulgaro-rumeliota.

Il ministro cominciava col rammentarmi che,ilsin dal primo momento, tutte le Potenze erano state unanimi nel considerare i fatti compiutisi nella Rumelia orientale come una grave infrazione al Trattato di Berlino, e nel riconoscere la necessità di biasimarli severamente. Partendo dal principio che le Potenze firmatarie sole hanno facoltà di mutare i patti stabiliti, e non potendosi tollerare che pochi individui si arroghino il diritto di sconvolgere senza il beneplacito di esse l'ordine di cose esistente, i tre Gabinetti imperiali sono d'avviso che qualsiasi soluzione della questione bulgara debba essere preceduta dal ristabilimento dello statu quo .ante nella Rumelia orientale.

Conviene dunque che il principe Alessandro rientri in Bulgaria e vi richiami le sue truppe. Può darsi che l'ammonizione contenuta nella dichiarazione concertata dagli ambasciatori a Costantinopoli induca il Governo di Sofia al passo desiderato dalle Potenze; però se, come è da temersi, ciò non bastasse, i Gabinetti europei dovrebbero esercitare una nuova e simultanea pressione sul Governo principesco.

Per dare all'intimazione un carattere più solenne i tre Gabinetti imperiali sono d'avviso ch'essa dovrebbe emanare da una conferenza che si convocherebbe a Costantinopoli ed alla quale prenderebbe parte la Sublime Porta. Questa Conferenza avrebbe per scopo l) di stabilire i mezzi necessari a ricondurre lo statu quo ante nella Rumelia orientale; 2) di esaminare e di decidere se e fino a qual punto debbasi tener conto dei voti e dei bisogni delle popolazioni rumeliote. Le eventuali concessioni da farsi ai bulgari non dovrebbero però in alcun caso comprendere l'annessione della Rumelia orientale alla Bulgaria.

Tali sono, signor ministro, i concerti presi tra l'Austria-Ungheria e la Russia ed ai quali la Germania ha già annuito. Il conte Kalnoky nel darmene comunicazione mi manifestava la speranza che anche l'E.V. vi darebbe la sua adesione. Avendogli io dimandato se le di lui enunciazioni dovessero con~ siderarsi come una proposta formale, oppure come un semplice preavviso di ulteriori comunicazioni per parte dei Gabinetti imperiali, S. E. mi rispondeva che non conoscendosi ancora l'accoglienza che sarà fatta dalla Sublime Porta e dalla Bulgaria alla dichiarazione delle Potenze, la sua comunicazione rivestiva un carattere puramente confidenziale; che nulla era stato peranco stabilito circa il modo nel quale sarebbe formulata la proposta di una conferenza~ che

probabilmente si prenderebbe partito della risposta della Sublime Porta sia per fare l'invito formale alla conferenza, sia per !asciarne l'iniziativa alla Sublime Porta stessa.

Il conte Kalnoky sembravami disposto a credere che l'azione diplomatica, se esercitata concordemente da tutte le Potenze, sarà sufficiente a ristabilire lo statu quo ante nella Rumelia orientale, e che non farà d'uopo per ciò di ricorrere a mezzi coercitivi, ma tutt'al più alle semplici minaccie. In tale previsione S. E. non deplorava punto gli apprestamenti militari che va facendo il,Governo ottomano, e che daranno indubbiamente maggior peso all'intimazione da Jarsi al Governo principesco. Il quale Governo, stando alle notizie che giung.ono da Sofia e da Filippopoli, appare realmente preoccupato sia dell'abbandono in cui è lasciato dall'Europa, sia dalle tristi condizioni nelle quali versa il Paese, condizioni che si farebbero ancor peggiori se si effettuasse la minaèciata invasione delle truppe serbe.

· Avendo io chiesto al conte Kaì.noky se, nel corso delle sue trattative col principe Lobanov, fosse mai stata messa innanzi da quest'ultimo l'idea di procedere alla deposizione del principe Alessandro, S. E. rispondevami che tale argomento non era stato toccato nei suoi recenti colloqui coll'ambasciatore di Russia; eragli bensi nota l'animosità del Gabinetto di Pietroburgo contro il principe Alessandro,· ma eragli altresi noto che quest'ultimo è fortemente spallegiato dall'Inghilterra, e d'altronde egli non vedeva per qual motivo si dovrebbe rendere responsabile dei moti scoppiati in Rumelia orientale unicamente il principe Alessandro che di quei moti non aveva avuto sentore che all'ultimo momento quando sarebbe stato a lui impossibile d'impedirli e vano di opporvisl.

171 1 T. 1712, non pubblicato.

172

IL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

NOTA RISERVATA 2179 AFRICA. Roma, 19 ottobre 1885 (per. stesso giorno).

Nel restituire all'E. V. la lettera che si compiacque comunicarmi colla nota a margine distintal, mi pregio farle conoscere che per parte mia non sarei alieno dall'inviare nell'Harar due ufficiali collo scopo di studiare e riferire dettagliatamente su quella regione; ed anzi di tale questione mi propongo tenere

parola col generale Genè prima della sua partenza per l' Afric.a, affinché mi .faccia poi conoscere a suo tempo il suo parere circa la convenienza o meno d'inviare all'Harar i due ufficiali da Massaua o da Assab1•

• Per la rlaposta cfr. n. 174.

172 1 Cfr. L'Italia in Ajrica, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, clt., p. 84.

173

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 1001. Roma, 20 ottobre 1885, ore 11,45.

Salisbury a dit à Nigra qu'il ne se refuse pas à prendre part à la Conférence, mais que la base du statu quo ante absolu avec la perspective éventuelle d'une exécution par la Turquie sous l'égide de l'Europe ne lui semblait pas pratique ni acceptable par un Gouvernement populaire comme celui d'Angleterre. Le comte de Bismarck a dit à Launay, sur ce méme sujet, qu'il serait préferable de marcher par degrés et de ne pas mettre d'avance les points sur les «1~ pour ne pas s'exposer à provoquer, de la part de tel ou de tel autre Gouvernement, des difficultés préalables qu'on résoudra beaucoup mieux dans la Conférence elle-méme. Les deux reinseignements qui nous arrivent de Londres et de Berlin, le dernier sortout, méritent réflexion. Je vous les signales afin que vous puissiez, le cas échéant, nuancer exactement votre langage.

174

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI

NOTA CONFIDENZIALE S.N. Roma, 20 ottobre 1885.

Con nota d'ieri, n. 21791 , V.E. mi ha fatto noto che non sarebbe aliena dall'inviare all'Barar due ufficiali affine di compiere uno studio particolareggiato di quella regione.

Qualora tale risoluzione fosse presa, converrebbe che la missione venisse iniziata senza ritardo, poiché notizie pervenute a questo ministero fanno ritenere che il re dello Scioa, Menelik, abbia l'intenzione di invadere l'Harar. Sarebbe inoltre desiderabile che non fosse trascurata alcuna precauzione atta ad assicurare il più assoluto segreto circa la missione stessa2•

175

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. PERSONALE S.N. Roma, 21 ottobre 1885, ore 1.

Je vous remercie vivement pour votre télégramme du 191• Votre visite à Friedrichsruhe est un bon commencement. Jusqu'ici Keudell ne m'a rien dit de

• Per la risposta cfr. n. 199, nota 2. 175 1 T. s.n., non pubblicato.

la part du chancelier, maiS vous pouvez compter que je vous tiendrai au courant de tout ce qu'il pourra me dire. Dans ma dernlère entrevue avec Kalnoky j'ai touché à question du Tralté, lui disant que bientot nous devrions commencer à nous en occuper, trois partis sont possibles: l) le prolonger tel quel; 2) le rendre plus intime plus pratique.; 3) le laisser échoir. Je ne lui ai pas caché que le second parti est celui que je préférerais comme le mieux répondant aux convictions que j'ai eu de tout temps et dont je n'ai jamais fait mystère, mais que le courant en Italie serait plus porté pour le troislème qui certes me donnerait moins de difficulté à vaincre. Qu'ainsi donc si on veut non seulement maintenir mais resserer les liens d'amitié avec nous, il faut qu'on me donne les moyens de disposer en ce sens l'opinion publique par des faits qui prouvent que réellement l'alliance telle qu'elle est déjà maintenant est avantageuse pour l'Italie. Il est évident, al-je dit, que je ne vous demande que cet appui ce concours amicai qui tient compte de la situation générale, que nous sommes disposés à vous donner également de notre coté, et qui du reste est dans l'esprit slnon dans la lettre de toute alllance du genre de la notre. Kalnoky a fait dans la limite du possible pour lui bon accueil à mon langage. Vous pouvez dire au prince de Bismarck dans la forme que vous croirez meilleure, que je vous ai chargé de lui répéter ce que j'ai dit à Kalnoky. Comme venant de vous me ferez plaisir de faire comprendre que ma manière favorite a toujours été faire sans dire, que par conséquent plus nos rapports avec Berlin deviendraient intimes moins j'en parlerai et n'en tirerai jamais profit par des vanteries personnelles qui du reste produisent toujours un effet contraire à celui qu'on se propose; Si donc la nouvelle de votre course à Friedrichsruhe ne viendra pas de Berlin, la presse n'en soufflera pas mot ici car elle l'ignorera. Comme garantie de secret je vous prie de vouloir m'adresser personnellement les télégrammes qui se rapporteront à votre viSite au chancelier, et ensuite sous pli également à moi personnel votre relation plus détaillée. Bonne chance cher ami. Ja n'ai pas besoin de vous dire que je vous laisse pleine latitude selon les circonstances d'ajouter ce que vous croirez dans l'esprit du. langage que je vous ai prié de tenir2•

174 1 Cfr. n. 172.

176

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. S.N. Berlino, 21 ottobre 1885, ore 18,10 (per. ore 20,45).

Je m'acquitterai de mon mieux, à Friedrichsruhe, de vos instructions1• Je partage entièrement votre avis sur la préférence à donner à la seconde alternative pour le Traité d'alliance, à savoir le rendre plus intime et plus pratique. Les deux adjectifs sont en étroite corrélation. Vous m'en donnez une explication, mais si le prince de Bismarck me demandait de préciser davantage la signification du mot pratique, en laissant entendre qu'il n'entre pas dans ses

175 a Per la risposta cfr. n. 176. 176 ' Cfr. n. 175.

'159

vues de nous appuyer dans une voie où les intérèts de l'Italia seralent .exclusivement en jeu, ni dans notre politique de sauvegarder ce qui reste de l'équilibre dans la Méditerrannée, ni dans des entreprises coloniales, je ne sals trop si je devrais me borner à répondre qu'il s'agit princlpalement de tout ce qui concerne la situatlon générale, le maintien de la paix, un courant de bon procédés réciproques, un échange préalable de vues sur toutes les questions d'intérét européen, et une confiance mutuelle démontrée par les faits.

Je pars demain, jeudi, à 5 heures de l'après-midi pour Friedrichsruhe. Je vous serais fort obligé de me faire savoir dans la matinée par un télégramme, si j'interprète bien votre pensée.

Je vous prie également, cher ami, de répondre assez à temps à ce que je vous télégraphie sur une nouvelle donnée par le Morning Post. Si M. de Keudell ne s'est pas encore acquitté du message c'est qu'il lui a été transmis par la poste2.

177

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. PERSONALE S.N.1 Roma, 22 ottobre 1885, ore 9,15.

Ce qu'il nous importe est de sauvegarder ce qui reste de l'équilibre dans la Méditerranée, voilà en quoi le concours de l'Allemagne peut nous étre d'une utilité réellement pratique, l'attitude que le Cabinet de · Berlin prendralt le cas échéant en notre faveur et son langage constant dans ce sens nous suffiralt. Du reste remarquez bien que je ne voudrals pas pour le moment renouveler le traité, ceci serait seulement la préparation au renouvellenient que je vous indiquais comme indispensable. Sauf sur le point susindiqué à l'égard duquel la plus grande précision est indispensable sur tout ce qui regarde en vue du futur Traité la situation générale je partage entièrement vos opinions et vous pouvez étre assuré que je marcherai droit et ferme dans ce sens. J'al encore vu Keudell hier soir il ne m'a rien dlt2•

178

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A BELGRADO, SALLIER DE LA TOUR

T. 1019. Roma, 22 ottobre 1885, ore 23,55.

Aujourd'hui, à l'occasion de sa première visite, le ministre de Serbie m'ayant dit que son Gouvernement comptait dans les circostances actuelles d'une ma

177 1 Risponde al n. 176.

• Cfr. n. 184.

nière spéciale sur les sympathies de l'Italie, je lui ait franchement répondu que notre politique ne saurait s'inspirer que du désir d'assurer le mantien de la paix et que nous sommes fermement résolus à ne pas nous séparer des autres Puissances qui ont le mème programme.

176 2 Per la risposta cfr. n. 177.

179

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE TRUPPE ITALIANE IN AFRICA, SALETTA1

D. 9. Roma, 22 ottobre 1885.

Affine di assicurare alla nostra azione nel Mar Rosso quella perfetta compattezza che solo si ottiene coll'unità di direzione, il Governo del re ha stabilito di affidare al comandante superiore delle rr. truppe in Africa, oltre al comando delle forze di terra costituenti i presidi del Mar Rosso, la superiore direzione delle stazioni navali, come pure di tutti i servizi civili in essi istituiti. Epperò non solo gli ufficiali di terra e di mare, ma altresì tutti i funzionari civili, a qualunque amministrazione dello Stato essi appartengono, dovranno essere sotto la sua immediata dipendenza.

Tale riunione di poteri è stata giudicata utile non solo per i territori occupati soltanto militarmente, ma altresì per il possedimento italiano di Assab, e poiché il Comando superiore teneva quel presidio sotto la propria dipendenza, è sembrato òpportuno di conferirgli pure i poteri civili, che vi saranno esercitati dallo stesso comandante di presidio, il quale fungerà altresì da commissario civile.

A questi principi s'informa lo schema di decreto qui acchiuso2 che, concordato fra i due Ministeri della guerra e degli affari esteri, si sta in questo momento esaminando dalle altre amministrazioni per la parte che le riguarda. Epperò io lo comunico a V.S. solo in via preliminare e confidenziale, essendo possibile che alcuno degli altri ministeri vi arrechi qualche modificazione.

Parmi intanto opportuno di entrare in qualche particolare per ciò che riguarda il commissario civile, trattandosi di funzionario appartenente a questo ministero. Comé ella rileverà dallo schema di decreto, il commissariato civile fa parte integrante del Comando superiore, del quale costituisce uno speciale riparto. Esso parrebbe il nucleo naturale attorno a cui giovi raggruppare i vari servizi civili che hanno attinenza tecnica con altri dicasteri (finanze lavori pubblici, ecc.); ma si lascia al comandante superiore di vedere, in base all'esperienza pratica, se ciò possa convenire al regolare andamento delle cose. Come attribuizione propria, il commissario civile attende più specialmente alla parte politica del servizio, ai vari servizi amministrativi locali non aventi particolare attinenza con altri dicasteri ed alle relazione colle autorità civili straniere. Al pari di tutti gli altri funzionari, egli è sotto la diretta dipendenza del coman

• Iv1, pp. 101-102.

14 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

dante superiore; questi firma tutti i carteggi e gli atti del commissariato, tranne i casi e le materie per le quali egli stimi di fare al commissario un'espressa delegazione di firma.

Per quanto concerne il servizio contabile, gioverà che anche a questo riguardo intervenga una unificazione, o per meglio dire, una fusione del commissariato civile nell'ufficio generale del Comando superiore. Per il regolamento definitivo dl questo particolare converrà che il comandante faccia proposte concrete al Ministero degli affari esteri, il quale provvederà d'accordo cogli altri dicasteri competenti. Nel frattempo, agli stipendi del personale subalterno ed alle spese particolari di cancelleria del commissariato, dovrà farsi fronte col fondo che da questo ministero era stato messo a disposizione del r. console in missione, il quale farà pervenire, man mano, la giustificazione dei singoli pagamenti per il tramite di codesto comando. Ciò naturalmente non si applica agli stipendi ed agli assegni del cavalier Zerboni e del signor Maurino, cadendo essi nei rispettivi capitoli del bilancio di questo ministero, e spiccandosi per i medesimi regolari mandati a favore dei rispettivi procuratori.

Colla fusione del commissariato civile nel Comando superiore deve cessare per Massaua e per gli altri territori occupati, ogni giurisdizione consolare, subentrando invece, per quanto sia possibile, la giurisdizione del Comando superiore, esercitata anche per mezzo del commissariato civile, quale riparto del comando stesso. Il cavalier Zerboni continuerà bensì ad essere titolare del consolato del Mar Rosso; ma non eserciterà giurisdizione consolare se non nei punti del suo distretto che non siano da noi militarmente occupati, carteggiando rispetto a tale giurisdizione, direttamente col Ministero degli affari esteri mediante rapporti numerati nelle diverse serie di corrispondenza.

Prego V.S. di voler dare comunicazione al cavalier Zerboni delle presenti istruzioni e di disporre ogni cosa acciò esse possano essere prontamente attuate. Gradirò poi che esse siano prese in esame dal generale Genè, che partirà fra pochi giorni a codesta volta, da V.S. e dal r. commissario, e che mi sieno, eventualmente comunicate quelle osservazioni che esse potrebbero suggerir loro.

179 1 Ed. 1n L'Italla in Africa, Etlopia-Mar Bosso, tomo V, c1t., pp. 100-101.

180

L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

R. 1257/818. Londra, 22 ottobre 1885 (per. il 25).

In conformità delle istruzioni contenute nel dispaccio dell'E.V. del 25 settembre scorso (n. 893 serie politica) 2 questa r. ambasciata informò lord Salisbury che il Governo del re era disposto ad accedere alla Convenzione anglo-egiziana del 1877 per la soppressione della tratta degli schiavi; ed a constatare quell'accessione sia con uno scambio di note sia con qualsiasi altro atto che fosse creduto necessario.

180 1 Ed. !n LV 67, p. 21 " lvi, p. 20.

Ho ricevuto in risposta la lettera di lord Salisbury che ho l'onore di trasmetterle qui unita in traduzione (con due annessi)3 nella quale Sua Signoria mi fa sapere che, a suo avviso, la forma più conveniente per constatare l'accessione dell'Italia alla suddetta convenzione sarebbe quella di una dichiarazione firmata al Cairo dai rappresentanti dell'Italia e dell'Inghilterra e dal competente ministro egiziano. Lord Salisbury mi spedisce il progetto di quella dichiarazione (annesso Il).

181

L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1752. Londra, 23 ottobre 1885, ore 20,53 (per. ore 23).

Ambassadeur de Russie a fait avant-hier à lord Salisbury communication identique à celle qui a été faite à V.E. Salisbury a tenu à M. Staal le meme langage qu'à moi, se réservant toutefois de conférer avec le Conseil des ministres. Sa Seigneurie a reçu aussi la proposition de la Conférence de la Sublime Porte dans les termes que vous m'avez télégraphiés1• On a décidé en Conseil des ministres que le Gouvernement anglais prendrait part à la Conférence, sauf s'en retirer si on y prendit des résolutions, auxquelles il ne pourrait pas s'associer, comme serait, par exemple, une exécution armée par la Turquie.

182

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2333. Vienna, 23 ottobre 1885 (per. il 28).

La Sublime Porta, cedendo ai consigli delle Potenze, si è decisa, con maggior sollecitudine di quello che si credeva, a prendere l'iniziativa di una conferenza per regolare la questione rumeliota. Il telegramma d'invito ai varii Gabinetti è stato comunicato ieri da quest'ambasciatore di Turchia al ministro imperiale degli affari esteri, il quale vi ha, come di ragione, pienamente aderito. Il conte Kalnoky avendomene dato stamane la notizia, ho creduto opportuno di annunciargli dal mio canto che, come V.E. me lo aveva telegrafato ieri1 il Gabinetto di Roma aveva accettata in principio la proposta della Sublime Porta e che per quanto riguarda la forma dell'accettazione ed i dettagli dell'esecuzione l'E.V. si rimetteva a ciò che sarebbe convenuto in proposito dagli ambasciatori a Costantinopoli.

180 • lvi, pp. 21-22. 181 1 T. 1014 del 22 ottobre, non pubblicato. 182 1 Cfr. n. 181, nota l.

II ministro imperiale trovava tanto più giudiziosa la risposta data da V. E. al rappresentante ottomano, in quanto che essa contribuisce ad una più pronta riunione della conferenza; e più sarà sollecita l'opera della diplomazia, maggiori saranno i vantaggi che ne risulteranno nell'interesse della pace. La dichiarazione del 13 ottobre aveva già prodotto un salutare effetto sul Gabinetto di Sofia; se ad essa terrà dietro, senza troppi indugi, una solenne deliberazione delle Potenze nel senso del ristabilimento dello statu quo ante, non esitava il conte Kalnoky a credere ch'essa condurrà le popolazioni bulgare ad una completa sottomissione ai voleri dell'Europa, e giungerà in tempo a trattenere la Serbia e la Grecia da inconsulti e deplorevoli propositi.

Nel mio telegramma del 212, avevo reso conto a V.E. d'un mio colloquio con quest'ambasciatore d'Inghilterra: sir Augustus Paget, parlandomi delle obiezioni che il Gabinetto di Saint-James sollevava al progetto di conferenza concertato fra la Russia e l'Austria-Ungheria, dicevami che il suo Governo disapprovava l'idea d'intimare al principe di Bulgaria l'evacuazione della Rumelia orientale; dappoichè, qualora a tale intimazione il Gabinetto di Sofia rispondesse con un rifiuto, la condizione delle cose e l'autorità manomessa dell'Europa renderebbero necessari i mezzi coercitivi cioè un intervento armato nella Rumelia orientale per ridurre a soggezione le popolazioni ribelll; ed a queste estreme misure il Governo britannico non potrebbe dare il suo consenso. Il Gabinetto di Londra vorrebbe inoltre, prima di aderire alla proposta conferenza, che ne fosse precisato il programma, e che le Potenze promotrici di essa determinassero a priori la soluzione ch'esse hanno in mira, poiché il dire: «si ristabilisca lo statu quo ante; poscia si vedrà quali concessioni siano da accordarsi alle popolazioni rumeliote » non basta. La Russia che osteggia l'unione delle due provincie, ma che osteggia ancor più la persona del principe Alessandro, si opporrà verosibilmente anche alla soluzione vagheggiata dall'Inghilterra di nominare il principe di Bulgaria governatore generale a vita della Rumelia orientale. Se nè l'una nè l'altra di queste soluzioni sarà approvata dalla conferenza, quale sarà la futura posizione del principe Alessandro? Potrà egli rimanere al Governo della Bulgaria? o sarà egli costretto dalle circostanze

o dalle esigenze di qualche Potenza ad abbandonare il Principato? Discorrendo meco di queste obiezioni che l'ambasciatore d'Inghilterra aveva avuto l'ordine di presentargli, il conte Kalnoky facevami osservare che un rifiuto del principe di Bulgaria ad ottemperare alle ingiunzioni dell'Europa non era probabile specialmente se l'intimazione fosse energicamente e concordemente formulata da tutte le Potenze; l'eventualità d'un intervento armato non era quindi prevedibile; ben maggiore sarebbe il pericolo di future con

flagrazioni se le Potenze non accordassero il loro appoggio alla Sublime Porta per rialzare il prestigio della sua autorità nella Rumelia orientale, giacché vedendo la Turchia abbandonata dall'Europa, il partito militare musulmano prenderebbe il sopravvento nell'animo del sultano ed indurrebbe questi a valersi del poderoso esercito che stà ora allestendo per intervenire colle armi nella Rumelia orientale. In quanto al programma della conferenza, che l'In

182 2 T. 1740, non pubblicato.

ghilterra vorrebbe determinato a priori, opinava il conte Kalnoky che 11 ristabilimento dello statu qu:> ante era già per sè stesso un programma; se e quali concessioni possano essere accordate ai rumelioti è questione che non potrà esaminarsi che in appresso quando sian noti i bisogni reali delle popolazioni e la disposizione della Sublime Porta a soddisfarli. Nel proporre come base di soluzione il ristabilimento dello statu quo ante i Gabinetti di Vienna e Pietroburgo avevano avuto in vista non solo di mantenere alta l'autorità del Trattato di Berlino ma ancora di impedire nuove e più gravi perturbazioni nei Paesi dei Balcani ed è fuor di dubbio che quanto meno sarà mutato l'ordine di cose che esisteva nella Rumelia orientale prima dei moti di Filippopoli, tanto meno fondate saranno le pretese della Serbia e della Grecia a rivendicazioni territoriali.

A torto si preoccupava l'Inghilterra della sorte che sarà riservata al prinpice Alessandro. Il principio del ristabilimento dello statu quo ante abbraccia necessariamente anche la conservazione del principe di Battenberg qual principe di Bulgaria; la di lui disposizione non è stata da alcuna Potenza proposta fino ad ora nè probabilmente lo sarà in avvenire; e d'altronde il torlo al Governo della Bulgaria sarebbe un grave errore chè fra gli uomini di Stato del Paese non vi ha alcuno che lo eguagli per attitudine e rettitudine nell'amministrazione del Principato.

Ad onta delle obiezioni sollevate dal Gabinetto di Londra il ministro imperiale degli affari esteri non esitava a credere che l'Inghilterra finirebbe ad aderire alla proposta Conferenza di Costantinopoli. Queste obiezioni traevano, secondo l'opinione del conte Kalnoky, la loro origine dalle simpatie personali della Corte reale d'Inghilterra verso il principe di Battenberg il cui fratello è sposo della principessa Beatrice; e dalle esigenze parlamentari che inducono lord Salisbury a patrocinare la causa delle popolazioni cristiane dell'Impero ottomano per poter trionfare del partito whig nelle prossime elezioni.

183

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1766. Parigi, 25 ottobre 1885, ore 14,15 (per. ore 17,30).

M. de Freycinet, que j'ai vu ce matin, m'autorise à déclarer de la manière la plus formelle, et m'en a meme prié, que les bruits d'annexion de la Tunisie à la France, répandus à l'occasion du voyage du prince Taieb à Paris, n'ont aucun fondement et que le voyage de ce prince n'a absolument aucun but politique.

M. Freycinet a meme ajouté confidentiellement qu'il n'était venu à Paris sous prétexte de santé que pour se divertir, et que déjà il était tombé entre les mains des exploiteurs de la pire espèce, qui finiront par le dépouiller entièrement.

184

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE RISERVATO S.N. Berlino, 25 ottobre 1885.

Dès mon retour de Carlsruhe le 6 octobre, je priais le sous-secrétaire d'Etat de rappeler au chancelier que je m'étais toujours mis à sa disposition s'il voulait me recevoir, et que cette fois sans faire une démarche formelle pour une audience, je le laissais juge s'il ne serait pas utile et opportun de me ménager une rencontre avec Son Altesse, à l'occasion de votre entrée au Ministère.

Je n'avais pas manqué, après réception du télégramme de V.E. du 151 de m'expliquer au Département impériale des affaires étrangères dans le sens y indiqué sur vos idées parfaitement arrétées et vos désirs d'ancienne date au sujet de nos rapports avec l'Allemagne. Dans l'après-midi du 19, le comte de Bismarck m'informait que votre langage dont je étais rendu l'interprète avait produit l'impression la plus favorable, et que M. de Keudell avait eu l'ordre de vous remercier dans les meilleurs termes. Le sous-secrétaire d'Etat m'annonçait en méme temps que le chancelier pour se rendre agréable à vous et à moi serait charmé de ma visite à Friedrichsruhe, et qu'il m'attendrait pour le 22 ou le 23. Je m'annonçais pour le 22 au soir. Je vous en prévenais2 pour le cas où vous voudriez me charger de quelque communication. Vos télégrammes personnels du 21 et du 223 me donnaient des instructions qui m'ont été très précieuses pour aborder le sujet délicat du Traité d'alliance, non toutefois sans quelque préoccupation d'esprit. Je savais que jusqu'à ces derniers temps et pour des motifs bien connus par V. E. nous avions perdu ici du terrain; le capitai de confiance allait s'amoindrissant de jour en jour. Si je comptais sur l'excellente impression produite par votre présence parmi les conseillers de la Couronne, et par la franchise de vos déclarations, je me réservais tout de méme de ne m'aventurer qu'à bonescient.

Après avoir bien examiné le jeu de la physionomie de mon interlocuteur qui témoignait d'un certain abandon dans son entretien sur les affaires des Balkans et des Carolines, et qui surtout manifestait sa vive satisfaction de vous savoir dans l'exercice de vos nouvelles fonctions, je n'ei pas hésité à donner lecture textuelle de votre télégramme précité du 21.

Il s'empressait de me déclarer que votre présence au Ministère ajoutait un grand poids dans la balance pour le renouvellement du Traité d'alliance. Il ne savait pas encore quelles modifications il y aurait lieu d'y introduire pour le rendre plus intime, plus pratique, mais elles pourraient etre énoncées par nous en temps voulu, et examinées ensuite soit à Vienne soit à Berlin. .Te disais qu'il ne s'agissait pas de procéder actuellement à de nouvelles stipulations, mais de préparer le terrain à cet effet, de faciliter votre tàche soit par

184 ' Cfr. n. 162, nota 4.

• -T. s.n. del 19 ottobre, non pubblicato. • -Cfr. nn. 175, 177.

un échange constant de vue en ce qui concerne la situation générale, le maintien de la paix, soit par une confiance réciproque démontrée par le faits, soit par une attitude impliquant que l'Italie ne souffrit aucun détriment comme Puissance continentale et comme Puissance maritime. Les preuves de bon vouloir du Cabinet de Berlin dans ce sens vous rendraient plus fort vis-à-vis d'une certaine opposition qui se fait jour dans l'opinion publique en Italie, et seraient le meilleur des préliminaires d'un accord tel que nous le désirerions ovec les deux Empires.

Le prince de Bismarck glissait quelques mots sur l'importance assez relative qu'il accordait à l'opinion publique. S'il l'avait consultée, il aurait dft maintes fois rebrousser chemin, et l'Allemagne ne serait pas aujourd'hui en selle.

Il me confiait alors les détails suivants.

Dans le but de conserver la paix, il s'était appliqué depuis la paix de Versailles à vivre en bons termes avec la France, à ne pas l'entraver dans sa politique d'expansion à Tunis, et sur la còte occidentale d'Afrique, à Madagascar, au Tonkin, en Chine. C'était aider à lui fournir au loin quelques dédommagements, quelques satisfactions d'amour propre, mais sous la réserve qu'elle devrait faire son deuil d'une revendication de l'Alsace-Lorraine, et renoncer à une attitude de revanche. Dans ce méme ordre d'idées, il s'était fait en quelque sorte, nommément en Egypte, l'auxiliare des intérets français. Ses efforts ont été stériles..ses assiduités, sa presque «servilité » durant ces quinze années d'expérience ont abouti à une déception. Dans ses grands courants, l'opinion publique rève toujours la revanche, et en veut à quiconque ne partage pas ses rancunes. Elle en a fourni une dernière preuve dans l'incident des Carolines. Les élections récentes avanceront l'oeuvre du radicalisme. Les Provinces réagiraient-elles contre une révolution à Paris? Le Gouvernement pourrait-il compter sur J'armée? Si la république tombait par ses propres fautes, et que la monarchie fut restaurée, celle-ci pour gagner ses éperons ferait la guerre. Dans ces circonstances, le chancelier attachait toujours plus de prix à l'accord des trois Empires et avec l'ltalie.

Ici se plaçait une plaidoire en faveur de l'Autriche-Hongrie, qu'il faudrait inventer si elle n'existait pas. Malgré la différence des races qui composent cette Monarchie, elle a de fortes conditions de vitalité, notamment dans le profond dévouement de ses populations pour la Maison Régnante. La Russie ne serait pas de force à digérer un accroissement de territoire de ce còté. Et quant à l'Empire allemand, il vise au maintien de l'intégrité territoriale de l'Autriche-Hongrie. Il n'aspire lui-mème à aucune conquete sur ce voisin. L'Allemagne ne voudrait pas augmenter le nombre de ses catholiques, de crainte d'amener les troubles les plus graves dans ses conditions intérieures.

Le Cabinet de Berlin tenait aussi à une entente avec l'Angleterre, et il venait de destiner à Londres le comte de Hatzfeldt, mieux à méme que son prédécesseur, le comte de Munster, de pousser au rapprochement.

J'ai dit, à mon tour, que le Gouvernement du roi, mon Auguste Souverain, s'était parfaitement aperçu du systèms de tolérance ou de complaisance adopté ici à l'égard de la France; et que de notre còté nous avions d'autant plus éprouvé le besoin, tout en respectant avec une scrupuleuse fidélité nos engagements avec l'Allemagne et l'Autriche, de chercher dans nos relations avec la Grande-Bretagne un contre-poids au point de vue de nos intéréts maritimes, à savoir de la sauvegarde de ce qui reste d'équilibre dans la Méditerranée. Je me référais au reste à ce que je avais déjà dit à Son Altesse à cet égard.

Je suis donc revenu à la charge sur ce sujet, en ne graduant plus la dose, à la seconde fois, et cela en conformité au télégramme précité de V. E. du 22 octobre.

Le prince de Bismarck répétait que la question devait étre d'abord examinée en tenant compte des circonstances et du développement ultérieur de la situation. Mais il n'a pas mis en avant des fins de non recevoir, comme lorsqu'à maintes reprises j'avais été chargé de péroyer pour le maintien du statu quo au Maroc.

Il trouvait fort juste la maxime de V. E. «faire sans dire». Elle lui inspirait d'autant plus de confiance dans votre caractère et dans la sureté des relations avec notre Cabinet.

Je ne m'attendais pas, je l'avoue, à une aussi bonne entrée en matière. Aussi ai-je marché un peu à tatons au commencement de l'entretien. Je ne prévoyais pas une espèce d'acte de contrition de tels aveux sur le désillusions à l'endroit de la France, et cela après la visite faite à Friedrichsruhe par le baron de Courcel un jour avant la mienne.

J'ai vu le sous-secrétaire d'Etat dès mon retour à Berlin. Je lui racontais en substance ma conversation avec le chancelier. Le comte de Bismarck me disait qu'il connaissait assez la pensée intime de son père pour me donner l'assurance que mon récit était exact, et que c'était à juste titre que j'avais emporté de ma course une impression satisfaisante. Il ajoutait qu'avec un homme de votre trempe à la direction des affaires étrangères on ne pouvait que bien augurer des rapports entre les deux Pays.

Ce rapport sera envoyé sous double enveloppe à mon fondé de pouvoirs à Turin, qui aura soin d'y donner cours. En me référant à mon télégramme d'hiez-4...

185

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA 1

D. 954. Roma, 26 ottobre 1885.

Ho ricevuto il rapporto in data del 22 ottobre2 , col quale V.E. si compiaceva di trasmettermi lo schema di dichiarazione, proposto dal marchese di Salisbury, per far constare dell'accessione dell'Italia alla convenzione anglo-egiziana del 1877 per la soppressione della tratta.

184 • T. s.n., non pubblicato. Per la risposta cfr. n. 196. 185 1 Ed. in LV 67, pp. 22-23.

• Cfr n. 180.

La prego, signor conte, di ringraziare il nobile lord, e di informarlo che accettiamo, in massima, la sua proposta. Solo vorremmo che Sua Signoria riflettesse come in questa convenzione i due Governi contraenti non abbiano parte uguale pei diritti rispettivamente attribuiti e per gli obblighi reciprocamente assunti. La quale differenza non muove già da criterii meno benigni verso l'Egitto, ma è una necessaria conseguenza delle diverse condizioni in cui, per questa materia della tratta, il Vicereame si trova in confronto dell'Inghilterra.

Le stesse considerazioni valgono per l'Italia; ed è quindi naturale ed ovvio che, accedendo alla convenzione anglo-egiziana del 1877, il R. Governo vi prenda, non già la posizione di un terzo contraente qualsiasi, ma bensì una posizione assolutamente identica a quella del Governo britannico, di guisa che, mentre l'Inghilterra e l'Italia assumerebbero rispettivamente obblighi uguali, e si conferirebbero reciprocamente uguali diritti la condizione dell'Italia verso l'Egitto e, viceversa, quella dell'Egitto verso l'Italia sarebbero regolate dalle disposizioni stesse che definiscono la mutua situazione della Gran Bretagna e dell'Egitto rispetto alla repressione della tratta.

Tutto ciò ben si comprende, né può dar luogo a difficoltà; nondimeno, a rimuovere ogni dubbiezza, ed acciò la forma della adesione nostra risponda alla realtà delle cose, converrebbe che allo schema di dichiarazione fossero aggunte, in fine, le seguenti od altre parole equivalenti: «assumendo l'Italia, nella convenzione predetta, una posizione identica a quella dell'Inghilterra ».

Se lord Salisbury, come ci giova sperare, accettasse l'aggiunta da noi suggerita, lo pregheremmo di dare, senz'altro, convenienti istruzioni all'agente britannico in Cairo per la firma della dichiarazione, e soprattutto per gli offici preliminari da farsi presso il Governo vicereale. Dal canto nostro, ad un cenno di V.E. si impartirebbero tosto al commendator De Martino le corrispondenti istruzionP.

186

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 4024. Berlino, 26 ottobre 1885 (per. il 29).

Dans le cours de notre entretien, le prince de Bismarck prononçait un jugement très sévère sur le Gouvernement espagnol. Il taxait sa conduite de déloyale dans la question des Carolines. Le Cabinet de Berlin était parfaitement autorisé à admettre que leur territoire était res nullius. Néanmoins il s'est appliqué à mettre tous les bons procédés de son còté, soit par les ordres donnés au commandant de l'Iltis, soit dans ses communications au Cabinet de Madrid. Au lieu de chercher à calmer l'agitation des esprits, le Gouvernement espagnol a soufflé sur le feu, a présenté la question en faisant de rudes accrocs à la

185 s Di Robilant impartì le istruzioni a De Martino con D. 937 del 21 novembre, di cui si pubblica 11 seguente brano: «Mi pregio di trasmetterle il progetto di dichiarazione che venne da noi concordato coll'Inghilterra, e la prego di mettersi in comunicazione con sir H. Drummond Wolff, per ottenere. seco lui, il consenso del Governo egiziano al proposto accordo, che ella ha facoltà di sottoscrivere per parte del Governo del re ».

verité. Le chancelier n'aurait certes pas voulu qu'un conflit armé sortit de ce différend. Une mise sur pied de guerre en Allemagne ellt couté plus que la valeur des iles Carolines. Aussi se montrait-il pret à s'en remettre à l'arbitrage où à la médiation d'une Puissance arnie.

Sans la conduite raisonnable du roi Alphonse, on allait au devant de graves complications. Sa Majesté, camme dernier argument, a déclaré qu'elle abdiquerait plutòt que suivre les errements de ses conseillers.

Maintenant la question a perdu san caractère aigu. Les prétendus droits historiques de l'Espagne sur l'archipel ne sauraient en tout cas etre défendus à l'aide de la bulle d'Alexandre VI; car ces iles, selon la ligne de démarcation tracée par ce pape dans ces terres du Nouveau-Monde, reviendraient au Portugal.

A propos de la médiation offerte à Leon XIII, on s'était à tort offusqué de prime abord chez nous dans certains cercles. Le prince de Bismarck me donnait l'assurance qu'il n'était jamais entré dans sa pensée de nous etre désagréable. Il s'agissait simplement de vaincre les objections de l'Espagne à laquelle il répugnerait d'accepter l'intervention d'une Puissance arnie, tandisqu'il lui serait plus aisé de déférer la cause au chef de la catholicité.

Le coup sur l'échiquier politique a réussi soit à Madrid, soit au Vatican, mieux que le chancelier ne le croyait d'abord. Il n'était alors nullement prouvé que le pape consentirait, camme il l'a fait ensuite, à se charger d'un tel mandat. San Altesse ne s'attendait pas, entr'autres, à ce que le saint-père prendrait aussi sérieusement la chose en main.

Je me suis borné à rappeler que les organes importants de notre presse avaient envisagé l'acte de déférence envers le souverain pontife, camme une nouvelle preuve que la perte du pouvoir temporel ne portait pas préjudice à l'indépendance du pape et à l'exercise de san autorité spirituelle.

Le prince de Bismarck, en parlant du roi Alphonse, me confiait qu'à san vif regret il avait reçu en vaie particulière des nouvelles très inquiétantes sur la santé de ce souverain. Il s'est remis tant bien que mal de sa dernière maladie, mais en conservant une face cadavéreuse. Dans un climat camme celui de Madrid, les rechùtes sont à craindre. Si Sa Majesté venait à manquer, l'Espagne traverserait une crise pleine de gravité.

187

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE 1

Roma, 27 ottobre 1885.

* Mi pregio di trasmettere a V. E. alcuni recenti documenti relativi alle cose nostre nel Mar Rosso. Essi figurano altresì nella consueta serie; però*

187 ' Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 106-107 e, con qualchevariante e l'omissione de! brani fra asterischi, in LV 60, pp. 48-49.

• Il dispaccio venne Inviato a Costantinopoli e a Vienna !n data 28 ottobre.

desidero richiamare in particolar modo la sua attenzione sui medesimi, poiché vi sono espressi gli intendimenti del R. Governo rispetto alle nostre occupazioni, e vi è spiegato l'indirizzo più risoluto che, oramai intendiamo imprimere alla nostra azione nei territori occupati. * Senza prendere, beninteso, alcuna iniziativa di discorso, * V.E. potrà valersi del loro contenuto come di norma per il linguaggio, qualora le accadesse di dover parlare officiosamente di codesto delicato argomento.

Altro soggetto si connette con quello a cui più direttamente si riferiscono i documenti qui acchiusi; ed anche rispetto ad esso desidero metterla sin d'ora in avvertenza. Nei primi tempi dell'occupazione si spedirono in Africa truppe abbastanza numerose, sia perché non appariva ben chiara la situazione, sia perché ci conveniva di essere in grado di provvedere con piena sicurezza

9.d ogni difficoltà che fosse sorta all'atto dell'occupaz1'one stessa, od in seguito, per effetto dei rivolgimenti a cui tuttora soggiacciono quelle contrade. Questo però non è uno stato di cose che possa e debba indefinitamente durare. Tornando, come è lecito sperare, a condizioni normali le regioni che stanno attorno a Massaua, il nostro presidio dovrà ricondursi alla misura di quello che vi tenevano in passato gli egiziani.

L'effettivo delle nostre truppe nel Mar Rosso ridiventerà adunque proporzionato all'importanza effettiva ed agli scopi della occupazione tosto che siano stabiliti rapporti ben definiti coll'Abissinia e colle tribù vicine, le quali, in diversa misura, parteciparono ai moti del Sudan, e, soprattutto, tosto che sia ben chiara e netta la nostra situazione politica e militare a Massaua. Ond'è che, qualora a V. E. giungesse notizia d'una diminuzione di forze in quel nostro presidio, tale fatto dovrà essere interpretato, non già quale sintomo di abbandono

o di debolezza da parte nostra; ma quale segno, invece, che la nostra occupazione si è assodata in modo da rendere superfluo ed inopportuno quel maggior spiegamento di forze che, nel principio, era sembrato indispensabile.

188

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'1

D. 16. Roma, 27 ottobre 1885.

Con rapporto in data 8 ottobre, n. 91 di serie politica2 , il cavalier Zerboni richiamava l'attenzione del Governo sull'opportunità di fare atto d'occupazione in quelle isole dell'arcipelago di Dahlak, sulle quali non venne ancora piantata la nostra bandiera. Qualora V. S. ravvisi ciò necessario per impedire che altra bandiera venga a piantarsi in quell'Arcipelago, con pericolo di molestia per Massaua, l'autorizzo a procedere all'occupazione di cui si tratta, e ad assegnare quelle tenui regalie ai capi che le sembreranno convenienti.

• lvi, p. 73.

188 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 105-106. Genè venne nominato il 6 ottobre 1885 comandante superiore delle forze italiane di terra e di mare dislocate nel Mar Rosso, ma assunse il potere effettivo il 13 novembre.

189

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA1

D. 957. Roma, 28 ottobre 1885.

I capi della tribù degli habab, a nord di Massaua, si sono a noi diretti per aiuto affine di poter ,resistere ai partigiani del Mahdi dei quali temono le vendette per non avere mai preso una parte molto attiva nell'insurrezione, ed allo scopo eziandio di vedere pacificato il territorio da essi abitato.

Lo sceik Kantibai (che tale è il nome del capo di quella tribù) ha ad un tempo pregato il colonnello Saletta di trasmettere tale domanda d'assistenza all'Inghilterra ed all'Egitto, ed infatti il nostro comandante superiore accettò di essere intermediario presso il vice governatore di Massaua, Izzet bey.

Per ciò che riguarda la richiesta degli habab, è ora oggetto di attento esame; ma mi preme intanto di farle noto che è desiderio del R. Governo che questo soggetto sia riservato alla sua esclusiva trattazione.

Probabilmente il Governo britannico, ora che le sorti di Kassala stanno per essere, in un modo o nell'altro, decise, si considera come disinteressato a quella zona del Sudan orientale, che tanto dista dalla valle del Nilo, da Suakin, e da Kassala stessa. Per noi, invece, trattasi di regione che è nelle vicinanze immediate di Massaua; gli interessi nostri vi sono quindi preponderanti; né ad altri può spettare il compito di regolare i rapporti con quelle tribù.

Che se vi sarà implicato alcun interesse britannico, assai volentieri noi ci faremo intermediari dell'Inghilterra, ed in ogni caso cercheremo di conciliare con esso i nostri; compito assai facile, essendo i due Governi desiderosi Eoltanto di restituire la quiete a quelle travagliate contrade.

Di ciò mi pregio informare l'E. V. per opportuna sua norma di linguaggio. qualora lord Salisbury le facesse parola dell'argomento.

190

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4026. Berlino, 28 ottobre 1885 (per. il 4 novembre).

Un télégramme de V.E. parvenue dans la nuit du 27 au 281, indique quel devrait ètre, selon le comte Kalnoky, le programme de la Conférence;

189 ' Ed. In L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo v. cit., p. 107. 190 ' T. 1035 del 27 ottobre, non pubblicato.

à savoir: concerter la sommation à adresser au prince de Bulgarie avec promesse d'étudier des réformes et des concessions en faveur des populations de la Roumélie orientale; examiner leurs besoins, et fixer les modifications à introduire d'après ces besoins dans le statut organique. Il est à supposer qu'il s'agit d'idées ou de propositions que le plénipotentiaire austro-hongrois aura l'instruction de présenter au sein de l'assemblée, carce n'est pas à la veille de sa réunion que il y aurait le temps matériel de les discuter de Cabinet à Cabinet, et la chance de les faire accepter dès-présent à Paris et surtout à Londres. Le Gouvemement britannique s'est déclaré contraire à u.ne sommation. Et quant aux réformes et concessions, les Cabinet de Berlin de Vienne et de Saint-Pétersbourg se réservaient éventuellement, mais ne promettaient pas, d'examiner cette question, et leur bon vouloir était subordonné à ce que le statu-quo ante fiì.t préalablement rétabli. De toute part la conviction était acquise que si on voulait d'avance préciser un programme, ce serait s'exposer à compromettre l'entente si désirable. Il avait donc été convenu qu'on s'abstiendrait avant d'entrer en Conférence de formuler un programme complet, de s'en tenir aux termes de l'invitation conçue dans un sens qui avait rallié tous les suffrages. Chaque Puissance aurait ensuite pleine faculté dans le cours des délibérations, d'exposer se vues et de chercher à les faires prévaloir.

Telle est, si je suis bien informé, la manière dont on envisage ici les choses. Le Département impériale des affaires étrangères ne se dissimule pas que bien des obstacles restent à surmonter, mais il est assez d'avis qu'en définitive le prince Alexandre fléchira dans sa résistance, sans qu'il soit nécessaire d'en venir à une exécution armée. Le sultan peu enclin aux mesures belliqueuses, ne s'y pretera que sous la pression de toutes les Puissances. Or celles-ci sont animées du désir de résoudre la question en voie diplomatique et déviter par conséquent, si faire se peut, une effusion de sang. D'un autre coté, la population bulgare, d'après des nouvelles reçues à Berlin, est découragée et épuisée par les frais de mobilitation; l'armée est désorganisée en suite du rappel des officiers russes. La Serbie est à bout de ses ressources, et la Grèce fatiguée de rester l'arme au bras à la recherche d'un ennemi qui ne se montre pas. La Principauté et ces Etats vont bientot rentrer leurs griffes.

L'Italie doit faire des voeux pour qu'un prochain retour à l'ancien ordre des choses donne raison à des prévisions optimistes. Il ne s'agit pas dans les Balkans de donner satisfaction au vrai principe de nationalité. Il n'y a que de populations de races mixtes. Elles s'entre-dévoreraient si un instant elles avaient le champ libre. « Se battre et se réconcilier ensuite, c'est l'habitude de la racaille :., me disait à ce propos le prince de Bismarck. Il y a du vrai dans cette citation que je traduis de l'allemand. Mais, en l'entendant, je ne pouvais m'empecher de voir dans l'arrière-plan les aspirations de plus puissants qui se jetteraient peut-etre dans la melée pour se partager le butin et apporter un grande trouble dans l'équilibre général.

191

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 1268. Cairo, 28 ottobre 1885 (per. il 6 novembre).

A continuazione del mio rapporto del 9 corrente n.l2611, ho l'onore informarla che non sono riescito a convincere Nubar pascià, o piuttosto non ha voluto convincersi, che la proposta conciliante da noi fatta di richiamare da Massaua Izzet bey per ragioni di salute, o di famiglia, non ha altro scopo che un interesse comune, e per evitare inutili contestazioni, essendo ormai il

R. Governo deciso di sciogliere la questione con un fatto compiuto.

Ritengo ormai, almeno per il momento, inutile di continuare pratiche in questo senso con Nubar pascià, il quale non si vuoi rimuovere dagli argomenti, che ho riferiti all'E.V. nel citato mio rapporto: cioè, di non poter compromettere il khédive di fronte al sultano; esser stata questa la prima condizione del programma prestabilito; doversi da noi trattare con l'Inghilterra e la Turchia; e conchiude sempre, << mettez nous à la porte ~.

Il signor Egerton, gerente l'agenzia britannica, è ben lontano di esercitare l'iniziativa e l'influenza del signor Baring, e divide interamente l'opinione di Nubar pascià che l'Egitto non può in nessun modo prestarsi alla soluzione della questione da noi proposta.

La preghiera, che, nella prima conferenza, mi rivolse Nubar di voler attendere l'arrivo del colonnello Chermside, non fu che per guadagnar tempo. Dallo stesso signor Egerton mi fu detto che il colonnello non ha fatta nessuna osservazione contraria alla nostra proposta. Mi nacque allora il dubbio che \tanto Nubar che il signor Egerton non volessero pregiudicare la questione, in attesa del risultato della missione di sir Drummond Wolff a Costantinopoli. E ne fui convinto allorché annunziata la partenza da quella città del commissario britannico, Nubar pascià mi disse: « Nous aurons résolue aussi votre question de Massaouha, puisque sans aucune doute elle a du etre comprise dans les négociations qui ont eu lieu à Costantinople ). A che risposi laconicamente la questione per noi è già risolta con la sola guida dei nostri interessi.

Sir Drummond Wolff sarà in Cairo dopo dimani, e credo non si tarderà a travedere su che Nubar pascià ha espressa questa opinione.

L'E. V. è solo giudice dell'attitudine che dobbiamo prendere nella questione del Mar Rosso; ma vorrà essermi indulgente se mi permetto asserire che con un passo ardito, il quale può avere la sua giustificazione, nella sottomissione all'Italia degli habab ed altre tribù, si potrebbe ottenere dei risultati di grande

importanza. Nelle questioni africane i fatti compiuti danno sempre ragione; e senza avvalermi di un'esperienza di data ben remota, credo questa mia opinione avvalorata da quanto si è fatto, e si fa, da altre Potenze per le loro aspirazioni coloniali su questo continente.

191 • Cfr. n. 149.

Il telegramma di V.E. del 26 corrente2 mi ha rassicurato sulle osservazioni che mi sono permesso sottoporle, disapprovando l'errore commesso a Massaua d'informare l'Izzet bey delle dimande fatte a quel comando dallo sceik degli habab. Questa mattina mi è pervenuto un secondo rapporto del signor Zerboni, che mi acchiude copia del rapporto diretto all'E. V., in data del 16 corrente n. 10!3, con annessa copia di lettera del colonnello Saletta al signor Marcopulo bey, nella quale si offre apertamente la mediazione del R. Governo per la sottomissione all'Egitto degli habab, e d'altre tribù.

Non dubito che l'E.V. avrà compartiti ordini a Massaua perché non si persista in una via così contraria al nostro programma.

Dolentissimo soprattutto che si sia immischiato nella questione il Marcopoulo bey, nel quale, se si fossero ascoltate le mie parole, non si sarebbe dovuta riporre la memona fiducia4•

Né Nubar pascià, né il signor Egerton mi hanno finora tenuto parola della presenza dello sceik Kantibai a Massaua. Qualora lo facessero, mi atterrò scrupolosamente alle istruzioni di V.E.5

192

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTP

D. 1942. Roma, 29 ottobre 1885.

Le confermo il mio telegramma di oggP, col quale la pregai d'informarmi sollecitamente delle diverse tendenze che si saranno manifestate nella riunione privata alla quale V. E. aveva convocati, per oggi stesso, i suoi colleghi.

Le rinnovai, ad un tempo, l'istruzione già impartitale di procedere, anzitutto, in pieno accordo col rappresentante germanico, l'azione conciliatrice del quale, fra l'Austria-Ungheria e la Russia, non può avere altro scopo che la conservazione della pace, la quale è ugualmente il nostro principale desiderio.

* Le soggiunsi che, evidentemente, dovevamo pure desiderare che fossero evitati i mezzi coercitivi; ma che non conveniva dichiarare ciò esplicitamente, poiché ne sarebbe seguito un effetto contrario a quello che le Potenze vogliono ottenere riunendosi in Conferenza. Riescirà vantaggioso che si lasci il Governo bulgaro nell'incertezza circa ciò che potrà essere deciso a Costantinopoli*.

Conchiusi il mio telegramma avvertendo come sia nostro desiderio che, pur ponendo la conservazione della pace anzi ogni altra cosa, la Conferenza non tralasci di prendere in attenta considerazione i veri interessi delle popolazioni c[ella Rumelia, nello scopo principalmente, di stabilire una situazione che possa mantenersi un certo tempo.

191 • T. 1032, non pubblicato.

• -Non pubblicato. • -Nota a margine di Maissa: «Ciò non è esatto. Sin dal principio il console De Martino fu Informato degli impegni che s! volevano prendere con Marcopulo bey ed egli li approvò !nt!eramente. La sua lettera a me diretta si trova negli archivi del comando di Massaua ». • -Per la risposta cfr. n. 211. 192 ' Ed., con l'omissione del brano tra asterischi, in LV 51, p. 35. • -T. 1039, non pubblicato.
193

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL CONSOLE A SCUTARI, DE REGE

D. S.N. Roma, 29 ottobre 1885.

Ringrazio la S. V. illustrissima per le notizie che ella mi trasmise col suo rapporto di serie politica, n. 123, in data del 20 corrente\ relativamente alle condizioni interne dell'Albania.

Queste notizie sono però espresse con linguaggio tale, segnatamente per quanto concerne i disegni attribuiti all'Austria ed ai suoi agenti, che, se la S. V. illustrissima analogamente si esprimesse con i suoi colleghi e con altre persone, non potrebbe certo avere l'approvazione del R. Governo.

Noi intendiamo mantenerci, rispetto alle cose di Albania, in un assoluto riserbo e nulla fare che possa parere da parte nostra indizio di sentimenti meno amichevoli verso l'Austria-Ungheria. Importa, poi, altresì di evitare con ogni ~>tudio tutto ciò che possa, circa gli intendimenti nostri, creare presso la popolazione albanese illusioni che sarebbero necessariamente contradette dai fatti.

P.S. Sostanzialmente invito la S.V. ad usare maggior pacatezza nei suoi apprezzamenti e somma riserva nelle sue enunciazioni.

194

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 4027. Berlino, 29 ottobre 1885, (per. il 4 novembre).

Vous connaissez, par un de mes derniers rapports, de quels sentiments le Cabinet de Berlin est animé envers la France. J'ai déjà énuméré quelques-uns de ses griefs. Voici quelques autres détails à l'appui.

Le journal Anti-Prussien a été signalé comme recevant des subventions du Ministère de la guerre à Paris. Agissement de la Ligue patriotique qui a des affinités avec les régions officielles.

Décorations de la Légion d'honneur accordées à des chefs de factions en Alsace-Lorraine qui, en suite de leur option pour la nationalité allemande, ont conservé leur domicile dans ces nouvelles provinces de l'Empire. C'est une récompense donnée à leurs menées séparatistes.

Plaintes de l'Etat-major allemand de ce que des individus munis de permis de chasse construisent des huttes en prétendant que leur but est de se mettre à l'affùt des cerfs. Or ce gibier fait défaut dans la contrée, et l'emplacement est choisi tout exprés pour relever les plans des fortifications de Metz et

193 • Non pubblicato.

t76

de Strasbourg. Les soi-disants chasseurs ne sont évidemment que des officiers déguisés pour mieux remplir leur mission.

Ces indications prouvent assez que les idées de revendications territoriales rencontrent toujours une approbation et des encouragements auprès du Gouvernement de la République. Le sage conseil donné par un ancien Ministre de la guerre, le général Lewal, à savoir que la France aurait mieux à !aire que de se laisser hypnotiser devant la trouée des Vosges, ce conseil n'a pas été suivi. On conçoit qu'après avoir cherché pendant nombre d'années à détourner le courant de la revanche, en aidant, au moins d'une manière indirecte, la France à cueillir des lauriers dans des contrées lointanes, il se manifeste ici un grand désappointement de se retrouver en présence des mèmes aspirations.

Les radicaux dans la nouvelle Chambre formeront l'appoint de la majorité. Pour les empecher de ce jeter vers les conservateurs et monarchiste, et les rallier à la phalange des républicains opportunistes et modérés, il raudra !aire des concessions à l'élément de l'extreme gauche. Or dans ce parti il y a bon nombre d'adversaires de l'Allemagne. Si le Ministère actuel n'est pas radica!, il se trouve dans la passe de le devenir, malgré tout le savotr faire de M. de lt,reycinet, malgré. son adresse comme équilibriste parlementaire.

Il y a bien là de quoi donner des préoccupations. Mais il n'est pas à dire pour autant que le chancelier ne continuera pas à s'appliquer à vivre, quand m~me, en bons termes avec ses voisins de l'Ouest. Le maintien de la paix l'eroporte chez lui sur toute autre considération. Ses idées sur l'opportunité d'un régime républicain en France ne semblent pas devoir pour le moment subir une m,odification.. Seulement il se tient plus que jamais sur gardes, et il vise également à ce que les autres Pays limitrophes de la France restent sur le qui vive pour parer éventuellement à des incartades.

Ses préoccupations se portent aussi sur l' Angleterre. Ce ne sera que vers la fin de novembre que l'on pourra se rendre compte du changement que la dernière réforme électorale aura introduit dans la vie politique de ce Pays. Jusqu'à présent il est impossible de prévoir le résultat du prochain scrutin. Les partis s'expriment avec confiance sur le sort de leurs candidats. Personne ne saurait assurer si M. Gladstone ne reviendra pas au pouvoir; mais si cette éventualité se produisait, les relations avec l'Allemagne qui se sont beaucoup améliorées sous le Ministère de lord Salisbury, ne seraient plus sur le mème pied. C'est là un grave souci pour le prince de Bismarck. En outre, il prévoit que sous un Cabinet présidé par M. Gladstone, dont le caractere faible et indécis a contribué à enhardir la Russie dans sa marche en avant dans l'Asie centrale, cette dernière Puissance reprendra ses anciennes allures et s'avancera vers Hérat. Selon la manière, dont en cette circonstance comme dans d'autres le chancelier s'exprime à l'égard de la Russie, lors mème que les Cabinets de Berlin et de

Vienne aient resserré leurs liens d'amitié avec elle, il résulte que celle-ci se trouve non dans, mais à còté de leur alliance. Parmi les documents diplomatiques qui m'ont été expédiés en date du 24 octobre, il se trouve un de mes rapports du 10 octobrel, contenant sur la vi

15-Documenti Diplomatici -Serie Il -Vol XIX

site de M. Bratiano à Friedrichsruhe des informations d'une nature réservée. Je serais reconnaissant au Ministère de ne pas donner communication aux autres missions du roi de mes correspondances portant l'annotation « confidentielle ~.

194 1 Cfr. n. 151.

195

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1793. Costantinopoli, 30 ottobre 1885, ore 1 (per. ore 10,15).

J'ai reçu votre télégramme1• Notre réunion d'aujourd'hui a été décidément mauvaise. Ministre des affaires étrangères m'avait fait dire qu'il était fortement ému par les réserves que le Gouvernement anglais avait formulées et me pria de lui adresser une réponse formelle sans réserves qui pourraient en attenuer l'effet. J'ai falt cette proposition d'accord avec les collègues allemands et autrichlens, mais les représentants de France et d'Angleterre par la raison contraire s'y sont refusés. Ceux-cl n'ont pas mème consenti a ce que j'adresse à S.E. une lettre au nom de mes collègues; ils ont seulement admis que j'adresse lettre a mon nom afin que la réunion de la Conférence ne soit pas arrètée. J'ai pourtant déclaré et mes collègues d'Autriche et d'Allemagne ont insistè avec beaucoup de force sur le danger de faire d'avance des réserves qui étant connues, ne peuvent que paralyser l'oeuvre de pacitication. A la Conférence ministre d'Angleterre a pourtant déclaré que ces réserves ne seraient mises en avant que lorsque l'occasion viendrait à se présenter. Je ne perdrai point de vue recommandation de prendre en considération intérèts des populations, mais les Puissances voisines ont bien d'autres soucis.

196

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. S.N. Roma, 30 ottobre 1885.

Votre lettre confidentielle et réservée du 25 de ce mois1 m'est régulièrement arrlvée de Turin où V.E. l'avait, par précaution, expediée sous la double couvert de son fondé de pouvoirs. Le compte-rendu de votre entretien, à Friedrichsruhe, avec le prince chancelier ne saurait etre plus clair ni plus précis. Je l'ai lu avec le plus vif intéret et je vous en remercie. II m'a confirmé dans le sentiment que je m'étais empressé de vous exprimer, par le télégraphe2 , dès la réception du

196 ' Cfr. n. 184.

• T. s.n. del 25 ottobre, non pubblicato.

résumé télégraphique que V.E., aussitòt après sa rentrée à Berlin, avait eu la bonté de m'envoyer3•

V.E. je tiens à le constater, à su donner, aux idées que j'avais à coeur de

voir soumises à la haute intelligence du chancelier, le plus habile et le meilleur développement que les circonstances comportaient. Ce sont des germes qui vont maintenant m-O.rir et fructifier dans l'esprit de Son Altesse. Ainsi que

V.E. a eu soin de le !aire comprendre, il ne s'agit pas pour le moment d'entamer, ni de poursuivre une négociation pour le renouvellement du Traité d'alliance. Il doit nous suffire d'avoir préparé le terrain par des déclarations nécessairement mesurées et discrètes, assez nettes cependant pour écarter toute incertitude sur les dispositions avec lesquelles nous nous prèterions, en pleine loyauté et confiance, à des pourparlers dont l'initiative ne semble pas devoir nous appartenir. Nous avons, de notre coté, franchement énoncé ce qu'il nous importait, en vue d'un sujet si délicat et important, de ne pas laisser ignorerà nos alliés; c'est désormais à eux de prendre la parole au moment opportun. On sait, dèsà-présent à Berlin que, satisfaction étant donné à nos légitimes et modestes exigences, leurs ouvertures trouveraient, le cas échéant, à Rome la plus. cordiale Entgegenkommenhett.

Je vous écris librement, sans m'imposer aucune gène de langage. Ma dépèche va voyager avec le courrier d'Udine; point d'indiscrétion à craindre. V.E. peut, d'ailleurs, compter sur le secret absolu dont je m'applique à !aire, dans notre chancellerie, la bonne et rigoureuse tradition.

195 1 T. 1039, del 29 ottobre, non pubblicato, ma cfr. n. 192.

197

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1802. Catro, 31 ottobre 1885, ore 11,40 1.

Nubar se tenant toujours renfermé dans les arguments que j'ai référé avec rapport du neuf courant2 et le gérant anglais partageant l'opinion que l'Egypte ne peut pas adhérer à notre demande, j'ai cru suspendre avant-hier mes démarches pour ne pas affaiblir le langage résolu que je lui ai tenu et dont, par rapport du 28 courant3 , j'ai informé V.E. Nubar n'a pas osé dire sa pensée parce que tant lui que le gérant anglais sont convainçus que la question de Massaua a dft étre comprise dans l'accord établi à Constantinople. Je lui ai répété encore que la question est résolue pour nous avec la seule guide de nos intéréts. Selon vos instructions4 je renouvellerai à Nubar un avertissement amicai quoique sans espoir de réussite, à moins qu'il ne se soit déjà abouché sur la question avec sir Wolff. Aujourd'hui ayant lieu les réceptions officielles du commissaire

196 a T. s.n. del 24 ottobre, non pubbllcato. 197 Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.

• -Cfr. n. 149. • -Cfr. n. 191. • -T. 1047 del 30 ottobre, non pubblicato.

anglais, je ne puis pas voir Nubar que demain. On m'assure que Chermside ne s'est pas prononcé contre notre demande et qu'il a obtenu un congé. Je pense toujours que nous devons agir par nous méme5•

198

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO

T. 1050. Roma, 31 ottobre 1885, ore 23.

Reçu votre télégramme concernant Massaua1• Drummond Wolff ayant déclaré à notre ambassadeur à Constantinople qu'il avait, dans sa négotiation, ctécliné positivement de s'occuper de Massaua, je dois supposer que Nubar et Egerton sont sur ce point mal renseignés. Vous trouverez dans les documents le rapport du comte Corti2. Je crois utile de vous rappeler que, sur la demande de Wolff lui-meme, on vous a prié par télégramr.r:e du 3 aotit3 de vous mettre en toute confiance à sa disposition pour les indications qu'il pourrait désirer. J'attends pour prendre une décision l'issue de votre entretien avec Wolff, que vous pouvez sonder sur ce sujet, si vous avez lieu de supposer qu'il a été mis au courant de la question. Quant'à Nubar, on peut désormais le laisser de còté.

199

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI 1

NOTA S.N. Roma, 31 ottobre 1885.

In risposta alla pregiata nota di codesto ministero in data del 29 ottobre volgente, n. 22502 , il sottoscritto fa conoscere all'onorevole collega della guerra che le condizioni dello Harar già sono ben note al R. Governo, e che in quanto concerne le condizioni politiche, vana sarebbe ogni indagine finché non si abbia la certezza di poter avere a Zeila un punto di partenza e di appoggio. Dato che, un giorno, con l'occupazione di Zeila, divenisse possibile un'impresa sopra Harar, e convenisse esaminare la convenienza della cosa, non rimarrebbe se non da risolvere il problema dal punto di vista militare. Ora, dal momento che il ministro della guerra già possiede dati sufficienti a questo riguardo, vien meno la ragione dell'invio di ufficiali con incarico di istituire studi ed indagini a tale riguardo.

198 1 Cfr. n. 197.

• -R. 2887 dell'll settembre, non pubblicato, ma cfr. n. 76. • -T. 643, in realtà del 2 agosto, non pubblicato. 199 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 113. • -Con nota riservata 2250 Africa, non pubblicata, Ricotti, riprendendo 1n esame la questione, giudicò non necessario l'invio di due ufficiali nell'Harar e chiese di essere informato sulle decisioni prese dal Ministero degli esteri.

MINIST.EI\0 DEGLI AFFARl ESTERI IL MINISTRO

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Autografo di Robilant del n. 200 (ASMAE, Carte Robilant)

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197 5 Per la risposta cfr. n. 198.

200

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I

T. S.N.1 Roma, 1° novembre 1885, ore 10,15.

Dopo ben ponderate riflessioni mi sono deciso dopo di essermi posto d'ac"' cordo col presidente del Consiglio a proporre a Vostra Maestà la nomina del conte Nigra a mio successore all'ambasciata di Vienna. Il conte Nigra da me interpellato privatamente facendo appello alla sua devozione al re ed al Paese ha accettato non certamente con slancio ma con un sentimento di patriottismo che l'onora altamente. Se Vostra Maestà si degnerà farmi conoscere che approva mia rispettosa proposta farò tosto i passi necessari presso la Corte di Vienna per averne il gradimento. Mi permetto aggiu~gere due preghiere a Vostra Maestà la prima che voglia degnarsi far conoscere direttamente al conte Nigra il suo alto apprezzamento della sua nobile condotta in questa circostanza la seconda che voglia aiutarmi a far sì che per intanto il segreto il più assoluto sii serbato in quest'affare.

201

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1808. Vienna, 1° novembre 1885, ore 17,57 (per. ore 21).

Hier a eu lieu à la délégation hongroise discussion du budget du Miriistère des affaires étrangères. Voici le résumé des réponses (suivant le compte-rendu cles journaux) que Kalnoky a faites aux différentes interpellations: «Je puis assurer de la manière la plus précise qu'aucun changement n'est survenu depuis l'année dernière dans nos rapports avec Allemagne et dans les rapports des deux Empires avec Russie. Notre amitié avec Allemagne est de telle nature que des incidents ne pourraient la troubler, tout au contraire, je pense que plus les temps deviennent difficiles moins nous devons douter de la stabilité de cette alliance, car nous savons tous avec quelle assurance Allemagne peut compter sur nostre fidélité, et nous sur la sienne. Aucun traité spécial n'existe entre nous et Russie, en dehors des traités généraux internationaux. Nos relations avec elle sont aussi amicales qu'elles l'étaient l'année dernière. On a prétendu qu'il existait une certaine divergence d'intérets entre les deux Puissances en Orient. Les multiples et considérables rapports qu'à cause de la situation géographique nous avons avec la Russie, nous font désirer et rechercher de rester avec elle sur le meilleur pied possible, dans l'intéret des deux Pays.. Nous ne pouvons

200 ' Minuta autografa

donc que souhaiter de pouvoir traiter avec elle et d'accord avec les autres Puissances les questions qui peuvent troubler la paix. Tout ministre austrohongrois doit tàcher de s'entendre avec la Russie, et si l'on réussit à donner à nos rapports avec cette Puissance, qui sont très satisfaisants et pleins de confiance, un caractère sl1r et solide, pour toutes les éventualités, ce sera pour la Monarchie et pour la Russie aussi un très heureux événement. On ne peut parler de l'union de la Roumélie orientale à la Bulgarie comme d'un fait accompli. On a envojé troupes bulgares et volontaires en Roumélie orientale. Mais on n'est pas arrivé à une fusion organique. D'aucune part n'a eu lieu et n'a été prise en considération la reconnaissance du fait accompli et par conséquent, aucune Puissance n'a fait de déclarations officielles dans ce sens, du moment où s'agissant d'une situation qui n'est pas résolue tout prétexte devait faire défaut à d'autres Etats pour demander une compensation territoriale. En effet, démarche officielle dans ce but n'a pas été faite en presence de la réunion imminente de la Conférence. Je ne suis pas en état de faire connaltre les propositions qui lui seront soumises, position qui sera prise par l'AutricheHongrie, ou par autres Puissances et moyens qui seront employés pour atteindre le but de la Conférence. Le rétablissement du statu quo ante signifie établissement ancienne situation en pleine conformité à l'esprit du Traité de Berlin. C'est ainsi que nous l'entendons. Nous n'avons point déclaré à la Serbie que nous n'appuyerons pas ses intérèts dans le cas où elle viserait à une occupation du territoire avant clòture Conférence, parce-que nous respectons indépendance de la Serbie et que le roi Milan a comme souverain droit de !aire la guerre ou la paix, pour son Pays. Nous sommes avec la Serbie en rapports d'amis et de voisins bienveillants, qui, selon les circonstances, donnent de bons conseils. Nous les avons donnés, de notre part, ces conseils; mais n'avons pas prétendu exercer influence décisive sur la liberté de ses délibérations. Ces conseils, ainsi que nous les avons donnés à la Grèce, n'étaient que dans le sens de la modération et de la prudence. La sauvegarde des intérèts étrangers, en toute éventualité, serait affaire dangereuse, surtout lorsqu'il s'agit des rela

tions d'une Grande Puissance envers Etats plus petits. Si nous devions protéger en toutes circonstances intérèts de Serbie dans l'état actuel des choses, ce serait accorder main libre pour toute entreprise. Lorsque nous avons appris que la Serbie mobilisait son armée, nous avons cru notre devoir de lui dire, que, si elle entrait en action de son propre mouvement, elle le faisait naturellement à ses risques et périls. Nous ne devions lui laisser ignorer qu'une intervention armée dans le Pays voisin entrainerait une rupture de la paix et une violation des traités. Notre attitude amicale a été appréciée à Belgrade. Le roi a déclaré de vouloir se maintenir, d'une manière correcte, sur le terrain du Traité de Berlin, aussi longtemps que ce Traité reste intact, et que le rétablis

sement du statu quo ante dans toute sa valeur est pour la Serbie préférable à

une augmentation de territoire, et qu'elle sera satisfaite si les Puissances seront

d'accord à rétablir le Traité de Berlin :..

202

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA1

D 1987. Roma, 2 novembre 1885.

Ho letto con vivo interesse l'importante rapporto in data del 29 ottobre!, col quale V. S. mi riferiva un suo colloquio con S. E. il conte Kalnoky circa le cose di Rumelia.

*Mi è sembrato conveniente che ella conoscesse tosto, a tale riguardo, il mio pensiero. Mi premeva, anzitutto, di ringraziare il ministro imperiale degli affari esteri per averci comunicate le sue idee sulla situazione attuale, e circa il modus procedendi da seguirsi in seno alla Conferenza. Mio avviso è che, qualora l'ingiunzione da farsi al principe Alessandro non sortisse il desiderato effetto, non sarebbe poi cosa facile il disimpegnarsi da ogni responsabilità salvaguardando i} prestigio dell'Europa. È, difatti, evidente che la Sublime Porta si farebbe usbergo delle Potenze, invitandole ad agire esse stesse, o, quanto meno, ad unire alla sua la loro azione.

Tuttavia, qualora l'ingiunzione fosse ammessa in massima ritengo io pure che il modus procedendi, quale fu tracciato dal conte Kalnoky per la Conferenza, sia il più conveniente.

Le apprensioni che le furono manifestate da S. E. per ciò che riguarda l'atteggiamento della Grecia, sono veramente il punto nero della situazione. Se :;;i vuole seriamente il mantenimento della pace, è alla Grecia che occorre tenere un fermo linguaggio, facendole chiaramente intendere che essa non può fare assegnamento alcuno sull'esistenza della Potenze, le quali non solo non la guarentirebbero in alcun modo contro la Turchia, ma neppure riconoscerebbero quegli accrescimenti di territorio che, per avventura, le riescisse di procurarsi temporaneamente a spese della Turchia stessa.

In questi termini le ho ieri telegrafato3 autorizzandola a far conoscere al conte Kalnoky il mio pensiero sulla situazione, sebbene questa, in st:guito agli avvenimenti, muti di giorno in giorno. Ma appunto per questa circostanza, e convinto, come io sono, della necessità suprema, per la conservazione della pace, di mantenere l'accordo il più completo e la più stretta unione fra le Potenze, la invitai ad assicurare il conte Kalnoky che il nostro concorso non gli verrà meno nell'opera di pacificazione che abbiamo intrapresa, e che è l'obiettivo comune dell'Italia e dell'Austria-Ungheria, come risulta dalle comunicazioni franche ed amichevoli che i due Gabinetti hanno scambiato circa questa vertenza sin dai primordi di essa.

202 ' Ed., con l'omissione del brano tra asterischi, in LV 51, p. 37.

• -R. 2355, non pubblicato. • -T. 1057, .non pubbllcato.
203

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

R. 4030. Berlino, 2 novembre 1885 (per. il 6).

Sans nommer notre consul à Galatz, et sans dire qui lui en avait fait la confidence, j'ai demandé au sous-secrétaire d'Etat ce qu'il pouvait y avoir de vrai dans l'information parvenue à notre ministère que M. Arendt, récemment nommé consul général d'Allemagne à Zanzibar, partait de Galatz avec des instructions en accord parfait avec les aspirations italiennes dans ces contrées.

Le comte de Bismarck se référait à une démarche faite dans le temps à la Consulta par le comte d'Arco, ayant précisément pour but de sonder le terrain sur nos intentions, désireux comme on l'était, de prévenir tout malentendu, d'eviter toute concurrence. Or, il résultait de ces investigations que nous ne projetions aucune acquisition vers les còtes orientales de l'Afrique. Nous n'avions manifesté aucune aspiration: donc il ne pouvait survenir aucun désaccord entre nous.

Je répondais ignorer entièrement si le Gouvernement du roi ne visait pas dans l'avenir à l'occupation ou à l'établissement d'un protectotat dans quelques localités dans ces parages: mais je savais, et j'avais été chargé de le déclarer ici, que M. le capitaine Cecchi avait eu l'instruction de faire un voyage d'exploration commerciale et scientifique, et de communiquer le résultat de son examen, le Cabinet de S. M. se réservant d'aviser ultérieurement. En tout cas le commandant du «Bargarigo ~ avait l'ordre forme! de s'abstenir de tout ce qui serait de nature à créer des embarras dans nos rapports avec l'Allemagne.

En effet, me disait le sous-secrétaire d'Etat, il n'y avait pas lieu de prévoir, d'après le langage tenu de part ed d'autre, que l'Italie et l'Allemagne entrassent en compétition. Il existe une entente tacite de ne pas se contrecarrer l'un l'autre. Aussi ce point n'a pas été touché dans les instructions du nouveau consul imperia! à Zanzibar. Il ne s'y rend qu'en cette qualité. Il ne figurera pas dans la commission de délimitation des territoires du Zanzibar sur le continent africain et vers les còtes de l'Océan Indien, limitrophes d'autres possessions nommément de l'Allemagne. Des délégués allemands, anglais et français feront partie de cette commission. Pour l' Allemagne il a été M. Schmidt, consul en Egypte, qui remplissait les fonctions de secrétaire de la Conférence africaine; pour I'Angleterre, le lieutenant-colonel Kitchener; et pour la France, M. Patrimonio, consul général. Ces messieurs se trouveront à Zanzibar vers le commencement de décembre. Il importe de bien fixer les limites de cet Etat qui est en contestations fréquentes avec ses voisins.

La participation de la France et de l'Angleterre à cette commission s'explique par un double motif: l) elles se sont réciproquement engagées, par une déclaration en date de 1862, à respecter la souveraineté du sultan de Zanzibar; 2) l'Angleterre y exerce une influence prépondérante par ses capitaux et son commerce. La France a là aussi de grands intérets commerciax, et de

203 ' Ed. in L'Italia in Africa, Oceano Indiano, tomo II, cit., pp. 45-46.

navigation, pour ne citer que les bateaux à vapeur de la Compagnie Fraissinet,

qui de l'ile de la Réunion transportent des marchandises dans le Madagascar

et le Zanzibar.

Quant à l'Allemagne, ses récentes occupations, qui pourraient s'étendre

encore, lui font comme de raison vivement désirer que les frontières du Zanzibar

soient mieux déterminées.

D'après un télégramme reproduit dans la dépeche ministérielle n. 2002

du 14 septembre2 M. le capitaine Cecchi inclinait à croire que l'Allemagne

nous avait attribué des projets dans le régions du Giuba, et qu'elle prenait

les devants. Je n'ai pas soufflé mot ici de telles intentions de l'Italie; j'ai

meme signalé les inconvénients de les ébruiter; mais je me souviens qu'il en

a été parlé dans une des séances de notre Chambre des députés. Rien de sur

prenant, dés lors, que nous ayons mis le Cabinet de Berlin en éveiP.

204

L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

R. 1292/828. Londra, 2 novembre 1885 (per. il 7).

Dopo aver esaminato il dispaccio del'E.V. del 27 ottobre scorso *(n. 955 di serie politica) 2 insieme coi documenti che vi erano annessi*, ed in seguito delle istruzioni contenute nel telegramma del 30 successivo3 , ho creduto utile d'intrattenere lord Salisbury sulle nostre intenzioni rispetto all'amministrazione di Massaua, *e di pregarlo di far dire al colonnello Chermside e all'uopo anche a Nubar pascià, di non intralciare la nostra azione tendente a porre in mano all'autorità italiana l'amministrazione di Massaua e del suo territorio. Ho adempiuto oggi questo compito, ed avendo potuto intrattenermi con lord Salisbury al Foreign Office, gli esposi le nostre intenzioni nel senso indicato dal dispaccio e dal telegramma di V.E. e gli feci la preghiera che ho pur ora accennato. Ho anche toccato della convenienza che vi sarebbe di richiamare da Massaua l;attuale vice governatore egiziano Izzet bey.

Lord Salisbury m'è parso disposto a trovar molto naturali le nostre intenzioni a questo proposito, e senza promettermi d'inviare una positiva istruzione al Cairo prima d'aver esaminato la cosa, mi disse che avrebbe proceduto a quest'esame col desiderio d'evitare ogni complicazione.*

Io non lasciai a Sua Signoria alcun dubbio sul nostro proposito d'uscire dall'intollerabile situazione attuale a Massaua e sulla necessità in cui eravamo di prendere in mano l'amministrazione di quel Paese, *pur continuando a rispettare la bandiera ottomana, e lasciando impregiudicata ogni questione di sovranità.*

• Per la risposta cfr. n. 213.

204. '.Ed. !n L'Italia in Atrt,ca, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 113-114 e, con varianti e l'omissione de! brani fra asterischi, in LV 60, p. 49

• -Cfr. n. 187. • -T. 1048 del 30 ottobre, non pubblicato

203 2 .Non pubblicato, ma cfr. n. 85.

205

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2337. Vienna, 3 novembre 1885 (per. il 5).

Ho avuto ieri nuovamente l'occasione di conversare col conte Kalnoky sulla questione rumeliota e l'ho trovato meno soddisfatto della piega che da alcuni giorni prendono gli avvenimenti nella penisola dei Balcani. Il ministro imperiale deplorava la tradizionale lentezza dei Turchi, che cagionava un ritardo nella convocazione della Conferenza; la Sublima Porta esitava ancora nella scelta del suo secondo delegato, e frattanto i giorni passano e l'orizzonte s'intorbida di nuovo.

L'effetto prodotto sul Governo bulgaro dalla dichiarazione delle Potenze è oggidì quasi svanito; il principe Alessandro, che pareva disposto a subire la volontà dell'Europa, ora accenna a ribellarvisi; ha fatto il viaggio a Filippopoli per !sventare le trame che si ordivano contro l'unione della Rumelia orientale alla Bulgaria, ha fatto trasportare da Filippopoli a Sofia una parte degli archivii amministrativi con lo scopo evidente di creare ostacoli ad un'eventuale riordinamento dell'amministrazione della Rumelia orientale; ed ora parlasi di moti rivoluzionarii che si preparano nella Macedonia per opera del Governo di Sofia. Il conte Kalnoky attribuiva questo mutamento nelle disposizioni d'animo del principe Alessandro, se non proprio ai suggerimenti, certo alle obiezioni sollevate dall'Inghilterra contro il progetto di soluzione austro-russo; e S.E. si esprimeva meco a tal riguardo in modo da farmi comprendere che l'appogio accordato dal Gabinetto di Londra al principe Alessandro di Bulgaria potrebbe a questi riuscire anziché vantaggioso, fatale. All'ambasciatore della regina Vittoria, che fu in questi giorni a visitarlo prima di recarsi in congedo, S.E. diede incarico di manifestare a lord Salisbury che il Gabinetto britannico doveva rinunciare del tutto all'idea di far riconoscere dall'Europa l'unione della Rumelia orientale alla Bulgaria, e chiamarsi soddisfatto se poteva vedere il principe mantenuto al Governo della Bulgaria. Questo atteggiamento del Gabinetto di Saint-James è, secondo il conte Kalnoky, dovuto non soltanto alle simpatie personali pel principe di Battenberg, ed a ragioni parlamentari in vista delle prossime elezioni, ma ancora e forse più al proposito di distruggere l'ultima traccia d'influenza russa presso i bulgari e di costituire sui due versanti dei Balcani uno stato abbastanza forte per potersi emancipare totalmente dall'autorità moscovita. Questa prospettiva non avrebbe invero dispiaciuto al Gabinetto di Vienna il quale si sarebbe accostato al programma di soluzione inglese se l'unione delle due Bulgarie non dovesse avere per conseguenza gravissime complicazioni in Levante. Per evitare mali maggiori l'Austria-Ungheria ha dunque aderito alla proposta russa di ristabilire lo statu quo ante nella Rumelia orientale. Sul modo di giungere a questo risultato non s'è peranco stabilita una intesa tra tutte le Potenze. Oltre alle obiezioni mosse dalla Inghilterra, vi sono pure quelle sollevate dalla Francia. Quest'ultime però non hanno alcun rapporto con le prime, giacché, come ebbe a ripeterlo ultimamente il signore Freycinet all'ambasciatore austro-ungarico, il Gabinetto di Parigi, pur eccependo la competenza della Conferenza ad intimare al principe di Bulgaria di ritirarsi dalla Rumelia orientale ed a decretare un intervento militare, non intende menomamente opporsi acché la Sublime Porta faccia uso del doppio diritto che le spetta come Potenza sovrana. Pare che di quest'obiezione del Governo francese sia stato tenuto conto tanto a Pietroburgo che a Vienna, dappoiché il conte Kalnoky mi diceva che il progetto oggidì sarebbe che la Sublime Porta intimi al principe Alessandro, prima ancora che si riunisca la Conferenza, l'ordine di ritirarsi dalla Rumelia orientale, e che la Conferenza prenda atto di questa intimazione e la corrobori col suo voto.

Il ministro imperiale lodavasi assai della condotta della Serbia la quale si manteneva sul terreno della legalità in attesa delle decisioni dell'Europa. Nessuno poteva contestarle il diritto di tenersi in armi sul proprio territorio per la salvaguardia dei suoi interessi minacciati; ma dappoiché il Governo di Belgrado ha dichiarato ch'esso preferisce il ristabilimento dello statu quo ante ad un accrescimento territoriale, nulla per ora v'ha da temere da quel lato, come nulla vieterà al re Milano (il giorno in cui la Rumelia orientale sarà ritornata alle condizioni di prima) di procedere al licenziamento del suo esercito, colla soddisfazione di aver contribuito a mantenere intatto il Trattato di Berlino.

Ben diverso e ben più grave è l'atteggiamento della Grecia la quale non soltanto prosegue nei suoi armamenti, ma ai consigli di moderazione che le son dati dalle Potenze risponde con pretese di garanzie, d'indennizzi e di compensi territoriali. Tutto ciò prova a qual punto ha giunto l'esaltamento degli animi in Grecia, e questo esaltamento potrebbe, nel giorno inevitabile del disinganno, tramutarsi in odio contro il re Giorgio già fatto segno alla diffidenza popolare pel poco ardore con cui si associa all'entusiasmo della Nazione. Di questo stato di cose il conte Kalnoky mostravasi impensierito, tanto più che la Turchia avendo ora in armi un poderoso esercito, potrebbe trovare propizia l'occasione per rintuzzare la baldanza di cosi molesti vicini. S.E. non cessa dal raccomandare la moderazione ad Atene, quantunque veda l'inefficacia dei suoi ufficii. Erasi parlato nel tempo d'una dimostrazione navale da farsi dalle Potenze nelle acque elleniche, ma oltre che l'idea ne è stata abbandonata, egli dubita assai dell'utilità di simile misura dopo l'infelice prova fatta anni or sono dinanzi a Dulcigno. Ho a tal proposito saputo da S.E. che quando la Serbia aveva cominciato a mobilizzare il suo esercito ed a portarlo verso il confine bulgaro, lord Salisbury aveva fatto interpellare il Gabinetto di Vienna se esso sarebbe disposto ad appoggiare con un intervento armato la pressione esercitata dalle Potenze sul Governo di Belgrado; ed il conte Kalnoky aveva declinata siffatta proposta perché non voleva gettare l'Austria-Ungheria nella via pericolosa de·gli interventi. Poco appresso quando la Germania mise innanzi l'idea di una dimostrazione navale nelle acque della Grecia, lord Salisbury, interpellato, vi si mostrò contrario adducendo il precedente del Gabinetto di Vienna che erasi rifiutato ai mezzi di coercizione verso la Serbia1 .

205 1 Per la rlapoata cfr. n. 208.

206

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA1

T. 1072. Roma, 5 novembre 1885, ore 23,45.

Je viens d'avoir, avec l'ambassadeur d'Angleterre, un entretien au sujet de Massaua. Il m'a d'abord fait part d'un télégramme que lord Salisbury venait de lui adresser. Ce télégramme est à peu près ainsi conçu: «Le comte Nigra m'a exprime le désir que nous donnions au khédive le conseil de retirer de Massaua l'administration égyptienne. Une démarche analogue a été faite par

M. De Martino auprés de sir Drummond Wolff. Nous ne pouvons pas donner ce conseil. Le moment ne nous parait le plus opportun, une certaine effervescence se reproduisant dans le Soudan, et nous désiderions éviter ce qui pourrait froisser le sultan. Notre point de vu, au sujet de la situation de l'Italie a Massaua est, d'ailleurs, le mème que celui du Cabinet précédent ». L'ambassadeur a appuyé sur ce dernier point. Aprés avoir rappelé que l'ordre de maintenir à Massaua l'aministration égyptienne a été donné par la Sublime Porte elle-meme au khédive, sir J. Lumley m'a dit que le conseil de nous arranger directement, pour Massaua, avec la Sublime Porte, nous a été donné par lord Granville dès le début de cette affaire, et que le Cabinet britannique actuel mantient, a cet égard, la meme manière de voir.

J'ai repondu à l'ambassadeur avec la plus grande netteté et franchise: «Ce n'est pas moi, lui ai-je dit, qui suis allé a Massaua; mais j'y suis, et j'y reste. J'y reste avec la convinction de rendre un service à l'Egypte, à la Turquie, a tout le monde, l'Angleterre comprise. Sans nous, probablement une autre Puissance moins accomodante occuperait Massaua, ou bien ce port, le plus important de la Mer Rouge, serait aux mains des rebelles ou des abyssiniens. La cause de l'ordre et de la civilisation n'y gagnerait guère. Maintenant, du moment que nous sommes à Massaua, et ne voulons pas en sortir, il faut que nous nous y fassions une position tenable. La situation actuelle est, au contraire, intolérable. Nous avons cru ne pas le laisser ignorer à l'Egypte et à l'Angleterre, espérant qu'on reconnaitrait la loyauté de nos intentions, et qu'on nous aiderait à nous ménager une situation meilleure, nous épargnant les ennuis de tout les jours, et le danger de complications fàcheuses. Le Cabinet britannique pense que le moment actuel n'est pas le plus propice. Voulant faire acte, envers lui, de déférence amicale, nous ne précipiterons rien. Nous attendrons quinze jours, un mois, deux mois, peut-etre davantage. Mais tel incident pourrait se produire du jour au lendemain, qui nous obligerait absolument à prendre une décision ».

206 ' Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 114-116.

\88

Quant à l'idée de régulariser avec la Porte notre situation a Massaua, j'ai dit à l'ambassadeur qu'en principe j'étais loin de ne pas l'admettre. Mais, au point de vue pratique, il est évident que aucune negociation n'est serieusement possible avec la Porte tant que la situation, qui devrait former l'objet de nos pourparlers, est la plus absurde qu'on puisse imaginer. Le jour où notre présence a Massaua aurait le caractère qui lui est indispensable nous serons prets à entrer en negociation avec la Porte en vue d'une entente amicale régularisant les rapports mutuels. Sir J. Lumley, au cours de notre entretien, a fait du còté financier de la question et du tribut l'objet d'une mention spéciale. L'ambassadeur m'a paru écouter mes paroles avec beaucoup d'intéret, les dernières surtout auxquelles il m'a dit attacher une importance particulière.

Après tout ceci, je crois avoir vidé mon sac. Il n'y a maintenant qu'à attendre, d'une part les événements, et d'autre part l'issue éventuelle de mon allusion à une entente avec la Porte. Mon idée n'ayant point varié en ce qui concerne notre modus procedendi à Massaua, toute discussion ultérieure avec Salisbury me paraitrait inutile. V.E., partageant sans doute mon avis, pourra donc s'abstenir de toucher désormais à ce sujet, se bornant, si lord Salisbury lui en parle, à s'exprimer dans le sens de ce télégramme, évitat avec soin, d'aboutir à une conclusion quelconque qui pourrait gener notre liberté d'action2•

207

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. RISERVATO 1853. Costantinopoli, 6 novembre 1885, ore 10,10 (per. ore 12).

Ministre d'Angleterre a été hier voir ambassadeur d'Allemagne évidemment par ordre de Salisbury, pour tàcher de s'entendre sur la marche de la Conférence. Le Gouvernement anglais voudrait que meme dans la séance de demain son représentant demande que les voeux des populations de la Roumélie soient consultés de quelque manière. M. de Radowitz a répondu qu'il était aussi dans les intentions des autres Puissances de prendre en considération les intérets des populations, mais qu'il fallait d'abord pourvoir au rétablissement du statu quo ante. Ministre de la Grande Bretagne l'a assuré qu'il tacherait d'attenuer, autant que possible, la teneur de ses déclarations. Ambassadeur de France dit que ses instructions ne lui permettent point d'admettre une action quelconque en dehors de la Conférence.

206 • Cfr. n. 219.

208

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

D. 1990. Roma, 6 novembre 1885.

Ebbi ieri il telegramma1 col quale V. S. m'informava che, tenuto conto delle nostre amichevoli osservazioni e delle riserve della Francia, il modus procedendi, stabilito dapprima tra il Gabinetto di Vienna e di Pietroburgo, sarebbe stato modificato in guisa che l'ingiunzione al principe Alessandro emanerebbe direttamente dalla Porta, e la Conferenza si limiterebbe a prendere atto ed a appoggiarla col suo voto.

Questa variante mi pare intieramente corretta e prudente, ed io l'accetto con premura. Ne avvertii ieri stesso telegraficamente Vossignoria2 , pregandola, ad un tempo di dire al conte Kalnoky come fossi lieto di trovarmi intieramente d'accordo con lui in quest'affare.

209

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE' 1

D. 26. Roma, 6 novembre 1885.

Circa la presente nostra situazione a Massaua, e il nostro fermo proposito di provvedere a radicalmente mutarla prendendo nelle nostre mani la direzione di tutti i servizi, la S. V. conosce in modo preciso il mio pensiero, essendo questo il tema di cui più minutamente ebbi a discorrere con lei mentre ella stava per recarsi a codesto suo posto. Mi basterà ricordare che, salvo la scelta del momento più opportuno, la nostra risoluzione è irrevocabile, e solo rimane a vedersi, in seguito a offici diplomatici tuttora in corso, se la deliberata innovazione possa attuarsi pacatamente, ritirandosi il vice governatore Izzet bey e !asciandoci libero il campo, o se invece si debba ricorrere, per la attuazione del nostro programma, ad alcun provvedimento di fatto che ci faccia liberi di adottare, a Massaua, quelle misure che ci sembrino più opportune.

Il cenno con cui la S.V. sarà avvertita della opportunità politica del momento, e che implicherà la istruzione di tradurre senz'altro in atto il programma, le giungerà per telegrafo. Il telegramma, necessariamente breve e concepito in guisa da escludere ogni dubbiezza d'interpretazione, si limiterà naturalmente a significarle l'ordine di agire, con l'indicazione di quello, fra i due metodi dianzi ricordati al quale, secondo l'esito dei nostri negoziati, si sarà dovuto dare la preferenza. Premendomi, quindi, che ella possegga in tempo utile ogni più particolareggiata istruzione, mi propongo di segnare nel

208 ' T. 1075 del 5 novembre, non pubblicato.

• T. 1837 del 5 novembre, non pubblicato. 209 1 Ed. in L'Italta tn Atrtca, Ettopta-Mar Rosso, tomo V, clt., pp. 117-119.

documento annesso2 al presente dispaccio una traccia di ciò che dovrebbe farsi per ora e per ordine di lei, tostoché il telegramma le pervenga. Qui aggiungerò parecchie essenziali avvertenze.

I.-Appena è mestieri accennarlo; le istruzioni contenute nella annessa memoria sono puramente eventuali. Tutto al più la S. V. potrà prendere, nel senso ivi accennato, alcuna predisposizione che però non ci vincoli ad una intempestiva attuazione del programma. Piuttosto le raccomando di voler esaminare attentamente il programma stesso, di chiamare ad esaminarlo con lei il colonnello Saletta e il cavalier Zerboni, e di farmi conoscere, se occorre per telegrafo, quelle obiezioni gravi che, circa alcun punto importante delle istruzioni stesse, le sembrasse di dovere eccepire.

Ho detto: obiezioni gravi circa punti importanti; imperocché è mio animo che ella interpreti ed eseguisca, a tempo debito, le dette istruzioni con la massima larghezza, di guisa che sia piena in lei la facoltà di modificarne o temperarne la esecuzione secondo il suo criterio discrezionale, e secondo i dettami delle circostanze, senza che sia mestieri di chiedere istruzioni nuove

o di obiettare contro le presenti; ciò, beninteso, purché non siano alterate le basi fondamentali e l'essenza del programma.

II -La memoria annessa si riferisce più precisamente all'ipotesi che la riforma debba essere preceduta da atti di autorità verso l'Amministrazione egiziana. Questa è infatti l'ipotesi più delicata, e (volendo guardare in faccia la situazione) debbo anche soggiungere essere dessa la ipotesi più probabile. Se invece si avverasse l'altra ipotesi, e Izzet bey, partendo spontaneamente, ci lasciasse libero il campo, basterebbe che ella, eliminato dalle istruzioni tutto ciò che si riferisce a intimazioni o ad atti di rigore verso il vice governatore, ne traduca ad effetto tutte le disposizioni esecutorie, le quali avranno naturale spiegazione e titolo per il fatto stesso che la partenza del vice governatore egiziano avrà obbligato il Comando italiano a surrogarglisi nella direzione di tutti i servizi.

III. --Tosto che la operazione abbia avuto luogo, la S. V. vorrà inviare a Suakin apposito vapore, che me ne invii da quello scalo l'annunzio telegrafico, con tutti quei particolari che le sembrino meritevoli di essere riferiti al R. -Governo. Lo stesso vapore dovrà trattenersi a Suakin in attesa di eventuali istruzioni ulteriori da parte del R. Governo.

IV. -Nell'ipotesi della soluzione più energica, uno degli atti pm Importanti sarà la lettera di notificazione da indirizzarsi a Izzet bey. Stimando di corrispondere ad un naturale desiderio di lei, e per un sentimento di giusta misura nel riparto delle responsabilità, ho preferito di inviarle io stesso lo schema di tal documento3• È però bene inteso che ella avrà facoltà d'intro

• Iv!, pp. 123-124.

durvi tutte quelle modificazioni che, nel momento della esecuzione, le saranno sembrate convenienti. Se tali modificazioni avessero qualche rilevanza, converrà che ella me ne porga espressa indicazione nel telegramma di cui è cenno nel precedente capoverso di questo mio dispaccio.

V. -Nello schema di lettera da dirigersi a Izzet bey deve ancora intercalarsi (come è ivi indicato) un passo che contenga un cenno sommario dell'incidente che avrà determinato la presa risoluzione. Siffatto cenno deve dalla

S. V. essere espresso con molta precisione e chiarezza. Non voglio, di qui, pregiudicare punto quale debba essere l'incidente che motiverà la risoluzione di lei.

La contingenza di un attacco da parte degli abissini, l'approssimarsi dei ribelli, torbidi interni in città, possibili disordini da parte degli irregolari, alcun conflitto improvviso che renda impossibile la coesistenza dell'autorità egiziana accanto all'italiana: queste e molte altre possono essere le circostanz.e determinanti, circa le quali mi rimetto principalmente al retto discernimento di lei. Solo (questo è importante) la prego di riprodurre nel telegramma che mi spedirà da Suakin il passo testuale che, a questo riguardo, si conterrà nella sua lettera a Izzet bey.

VI. -Nelle istruzioni qui acchiuse le è fatta facoltà di continuare a valersi dell'opera dei funzionari subalterni indigeni che vogliono rimanere al nostro servizio. Nel costituire con questi elementi, coi nostri funzionari già in carica e con quei funzionari dell'ordine militare a cui ella crederà di assegnare mansioni civili, la nuova amministrazione, è bene inteso che ella avrà pienezza di poteri per tutto quello che riguarda la classificazione provvisoria di queste varie categorie di impiegati e la loro assegnazione ai varii servizii. Salvo a prendere in esame, con calma e a tempo pacato, i rapporti che a questo riguardo ella sarà per dirigermi, qui fin d'ora le porgo precisa assicurazione che, né da me, né dai miei colleghi, non sarà preso in considerazione qualsiasi reclamo che si volesse elevare contro l'operato di lei a tale riguardo.

VII. -Comprendo che sarà deficiente, nei primi tempi, il servizio di interpreti. Però mi studierò di supplirvi nel più breve termine possibile, con l'invio di soggetti fidi e capaci. Intanto ella potrà assumere in servizio provvisorio quegli agenti di questa categoria che costì fossero disponibili, e l'opera dei quali fosse assolutamente e urgentemente indispensabile.

Certo, né colle acchiuse istruzioni, né col presente dispaccio si troveranno contemplate e regolate tutte le varie contingenze a cui darà occasione la deliberata riforma di codesta amministrazione. Però mio pensiero fu soltanto quello di assicurare, per quanto fosse possibile, una esatta coincidenza di concetti direttivi, tra il Governo e la S. V., circa questo importante argomento. Ad ogni lacuna provvederà la S. V. colle larghe e discrezionali facoltà che è mia precisa intenzione di conferirle in questa circostanza, non dubitando che ella saprà perfettamente corrispondere alla fiducia che il R. Governo ripone nella intelligente e devota opera di lei.

209 2 Iv!, pp. 119-123.

210

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4035. Berlino, 6 novembre 1885 (per. il 10).

Avant-hier, sir R. Morier, le nouvel ambassadeur d'Angleterre à Saint-Pétersbourg, venait chez moi et me donnait quelques détails sur un entretien qu'il avait eu le méme jour au Département impérial des affaires etrangères. En voie tout-à-fait privée, il présentait certaines observations sur l'accord établi entre les trois Empires pour le maintien du statu-quo ante dans la Roumélie orientale. Entre autres l'expression « maintien:. lui semblait avoir une portée trop absolue; et laissant supposer que les rouméliotes devaient s'attendre à ce que leurs voeux ou leurs besoins ne seraient pas pris en considération. En outre, l'éventualité de mesures coercitives préoccupait beaucoup les esprits en Angleterre.

Les sous-secrétaire d'Etat ne voyait aucun inconvénient à ce qu'on substituat au mot «maintien ~ le mot «retour ~. ou toute autre forme de phrase, impliquant néanmoins qu'il s'agit au préalable de rentrer dans la légalité. Quant à l'emploi de la force, il ne deviendrait pas nécessaire d'y recourir, la Russie déclarant de la manière la plus positive que, dans l'état actuel des choses bien connu à Pétersbourg, les populations bulgares plieraient sans résistance devant une simple notification de la volonté des Puissances.

Le comte de Bismarck évitait de fournir un argument quelconque en faveur des transactions qui trouvent des défenseurs à Londres, et voulait moins encore exprimer des doutes sur une solution satisfaisante.

Il se montrait moins réservé dans un entretien avec moi aujourd'hui. Il ignorait qu'en suite d'une observation amicale de notre part et des réserves de la France, le modus procedendi concerté entre l'Autriche-Hongrie et la Russie aurait été modifié en ce sens, que la sommation dftt émaner directement de la Sublime Porte, et que la Conférence n'eut qu'à en prendre acte et à l'appuyer par son vote (télégramme de V.E. de la nuit dernière) 1 . Il ne se prononçait pas sur cette variante. Au reste, il est maintenant constaté, disait-il, que le Cabinet britannique ne veut ni sommation, ni intervention armée. Il a entièrement viré de bord. Au lendemain de la révolution de Philippopolis, il regrettait que des troupes ottomanes n'eussent pas été envoyées immédiatement pour rétablir l'ordre. Aujourd'hui, il favorise les partisans d'une grande Bulgarie. Il fait, en quelque sorte, sienne la cause du prince Alexandre. Les intéréts de l'Angleterre et de la Russie se trouvent en opposition très-accentuée. Personne ne voit encore le moyen de les rapprocher. Dans ces conjonctures qui ne serait pas porté à considérer la situation camme grosse de difficultés, sinon de périls? Ce ne sera pas trop de toutes les ressources de la diplomatie pour conjurer la crise. Le sous-secrétaire d'Etat parassait regretter que, juste au moment de la réunion de la Conférence, l'empereur de Russie eut pris la résolution de rayer des ròles

210 ' T. 1074, non pubblicato.

·193

16 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

de son armée le prince Alexandre de Bulgarie. Cette injure personnelle, cette humiliation infligée publiquement, n'est certes pas de nature à le prédisposer à résipiscence.

Bref, le sous-secrétaire d'Etat se montrait plutòt pessimiste ou du moins sceptique en son jugement sur la phase actuelle de la situation et dans ses prévision sur l'issue de la Conférence. Il me disait aussi quelques mots sur les déclarations faites par M. le comte Kalnoky au sein des délegations. Il a fallu toute son habilité pour tourner autour de tant de questions scabreuses. Seulement, si l'interrogatoire avait eu lieu à Berlin, à la Chambre ou dans un comité du Parlement, le premier ministre aurait décliné de répondre. Le comte de Bismarck n'a pas apprécié autrement ce discours, dont les interpellants attendaient de vives clartés, et qui ne les a guère indiquées qu'à la façon des peintres du clairobscur, c'est à dire par le contour à demi-lumineux des ombres. Il est du reste assez facile, pour qui sait comme V.E. lire entre les lignes, d'y découvrir en quoi consiste la politique autrichienne dans cette nouvelle crise de l'orient. l'Autriche après s'etre ralliée avec l'Allemagne et sans enthousiasme aux vues de la Russie, vise au rétablissement du statu-quo ante, comme point de départ; mais elle verrait sans trop de peine réaliser certains changements, pourvu que la cause de la paix n'en souffrit aucun dommage. C'est ce meme statu-quo ou rétablissement de l'ancien équilibre demandé avec des arrière-pensées par la Serbie et la Grèce, qui ne se résigneraient certes pas de bonne grace à étre exaucées. Au reste, la Grèce élève déjà la voix pour empecher la prescription sur ses aspirations à la ligne du còté de l'Epire, et cela malgré les démarches collectives des Puissances. A ce propos, le comte de Bismarck trouvait fort juste l'observation, que V.E. avait faite au chargé d'affaires héllenique, à savoir que le Cabine t d'Athènes vous parassait se préoccuper beaucoup trop de l'avenir et pas assez du présent (autre télégramme de la nuit dernier)2•

Il me disait aussi que le Cabinet de Londre, irrité peut-etre de l'attitude de la Grèce, qui porte préjudice à l'union de la Bulgarie, laisse entendre qu'il n'y aurait pas grand mal à ce que la Turquie remit à la raison ce peuple turbulent.

En date d'hier, V.E. a bien voulu me communiquer un télégramme du consul du roi à Philippopoli sur les dispositions manifestées par le prince Alexandre3•

211

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO 1

D. 926. Roma, 7 novembre 1885.

Mi pregio di segnare ricevuta a V.S. del rapporto in data 28 ottobre2 , col quale ella m'informava del persistente rifiuto di Nubar pascià circa il richiamo di Izzet bey da Massaua.

210 • T. 1079, non pubblicato.

• -T. 1071, non pubblicato. 211 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, clt., pp. 127-128. • -Cfr. n. 191.

Riferendomi ai telegrammi con lei scambiati in questi ultimi giornP, le confermo la precisa istruzione di astenersi per lo innanzi dal trattare questo tema sia con Nubar pascià, sia col signor Egerton e con sir H. Drummond Wolff. Oramai abbiamo fatto conoscere con lealtà e franchezza i nostri intendimenti; rimane a noi di prendere consiglio dalle circostanze e dalle nostre convenienze.

212

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1868. Cairo, 8 novembre 1885, ore 12,55 (per. ore 13,55).

Nubar vient de me dire confidentiellement que la France demande l'enlèvement du drapeau ottoman de Zoula. J'ai appris aussi que Wolff n'a pas demandé des instructions comme il m'a dit et qu'il a télégraphié de prier V.E. de suspendre la décision à l'égard de Massaua, jusqu'à l'arrivée du commissaire ottoman1•

213

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY 1

D. 2083. Roma, 8 novembre 1885.

La ringrazio pel suo pregiato rapporto in data 2 corrente2 , ed approvo pienamente il linguaggio riservato ch'ella ebbe a tenere al conte di Bismarck intorno agli eventuali intendimenti dell'Italia riguardo alla regione africana recentemente esplorata dal capitano Cecchi.

Mio preciso intendimento è che in quest'argomento, a scanso di ogni futuro equivoco, si proceda fra noi e la Germania colla massima amichevole franchezza. Ella potrà dunque dire al sottosegretario di Stato, che attualmente l'Italia non ha concretato progetti di sorta, né di occupazione, né di protettorato, né altri, alle foci del Giuba, o lungo il suo corso, volendosi riservare di prendere conoscenza della relazione che sarà per presentare il capitano Cecchi al suo ritorno a Roma, per giudicare se sia, o meno, della nostra convenienza di occuparsene.

Resta però inteso, ad ogni modo, che non intendiamo attraversare in maniera alcuna i progetti della Gerin.ania in quelle regioni. Conseguentemente, noi preghiamo il Gabinetto di Berlino a farci conoscere, colla maggiore franchezza, se per conto suo abbia un qualche progetto di tal natura; poiché, se ciò fosse, noi ci asterremmo anche dal far di quella questione un oggetto di studio3•

213 ' Ed. in L'Italla tn Ajrtca, Oceano Indiano, tomo II, cit., pp. 46-47.

2 Cfr. n. 203.

• Per la risposta cfr. n. 234.

211 3 TT. 1813 e 1061 rispettivamente del 2 e del 3 novembre, non pubblicati.

212 1 Per la risposta cfr. n. 214.

214

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO

T. 1091. Roma, 9 novembre 1885, ore 12,10.

Veuillez remercier Nubar de sa confidence à propos de Zoula1• Nous n'avons jamais caché à la France qu'à nos yeux Zoula est dans la mème condition politique que Massaua et tout le reste de la còte. Si le Gouvernement vice-royal se décidait à ramener, à Zoula, son pavillon nous ne verrions pas pourquoi il n'en serait pas de mème pour Massaua.

215

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

T. 1093. Roma, 9 novembre 1885, ore 23,59.

L'ambassadeur d'Autriche-Hongrie me fait connaitre que, d'après les informations télégraphiées à Vienne par le ministre impérial et royal à Belgrade, la seule chance de prévenir la prochaine entrée des serbes en Bulgarie serait une prompte et sérieuse action de la Conférence contre l'occupation bulgare de la Roumélie orientale. En vue de cet état de choses le comte Kalnoky a chargé le baron Calice de signaler à la Porte et à ses collègues toute la gravité de la situation et l'urgence d'en prévenir le danger par une accélération des travaux et une action résolue de la part de la Conférence. Le comte Ludolf m'ayant exprimé I'éspoir que je partagerais cette manière de voir je l'ai prié de répondre au comte Kalnol\:y que j'allais immédiatement télégraphier, comme je télégraphie effectivement, à V.E. de s'associer à son collègue d'Autriche-Hongrie et d'agir de concert avec lui auprès des autres collègues et de la Porte, afin de hàter l'oeuvre de la Conférence et d'arriver au plus tòt à des résolutions pratiques dont la nécessité est urgente vu la gravité de la situation.

216

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 2935. Costantinopoli, 9 novembre 1885 (per. il 15).

Più di ogni cosa fu notevole nella seconda seduta della Conferenza la debolezza spiegata dai plenipotenziari ottomani nel sostenere le ragioni dell'Impero innanzi ai rappresentanti delle Potenze. Said Pascià pronunziò dappri

21f ' ctr. n. 212.

ma un discorso che evidentemente era stato concordato nel Consiglio dei ministri ed approvato da S.M. il Sultano, astenendosi dal fare qualunque allusione alle misure a prendersi per l'attuazione degli intendimenti della Conferenza, e poi si rimise al giudizio dei plenipotenziari della Potenze. S. E. colse indi il pretesto di una frase oscura pronunziata dall'ambasciatore di Francia, e della riserva del ministro d'Inghilterra di domandare ulteriori istruzioni, per suggerire di sospendere i nostri lavori fino a che queste istruzioni fossero comparse, mentre era chiaro che il primo non faceva che una riserva di forma, ed il secondo emetteva una dichiarazione che non concerneva che le fasi a venire ed alla quale potevano pure associarsi tutti gli altri plenipotenziari. Rimossa questa difficoltà, l'ambasciatore di Russia suggeriva che i plenipotenziari ottomani presentassero delle proposte concrete sui prezzi ad adottarsi sulla base consentita da tutte le parti. Quantunque fosse intervenuto un accordo fra i Governi di Russia e d'Austria-Ungheria, pure essi preferivano che siffatte proposte venissero dai rappresentanti della Potenza sovrana, sia perché questo modus procedendi era più conforme ai precedenti, sia perché l'opposizione che alcune Potenze fossero per sollevare avrebbe così minor valore. Arroge che, massime pei governi liberali, era più conveniente che l'iniziativa delle proposte fosse presa dal governo che reclamava contro la violazione de' proprj diritti a norma dei trattati esistenti. Se non che i plenipotenziari ottomani si schermirono quanto poterono dall'aderire al suggerimento, e non cedettero che innanzi alla espressione del proposito unanime degli altri plenipotenziari. Dalle quali cose apparve chiaramente che i rappresentanti di

S. M. il Sultano, non solo rifuggono da qualunque iniziativa, ma sono oppressi da un terrore che ne paralizza grandemente le facoltà. Essi conoscono infatti che le disposizioni del sovrano sono eminentemente avverse a qualunque azione, e m'è noto che in questi giorni Sua Maestà loro ingiunse eziandio d'astenersi scrupolosamente da proposte le quali potessero sollevare qualche divergenza fra le Potenze. Ma se la Potenza sovrana dimostra sì poca energia nel difendere i proprj diritti, con quanta ragione ed efficacia potranno farlo i Governi amici? Né difficile sarebbe per le Potenze europee, ed anzi più grato riuscirebbe ad alcune di esse, d'ammettere in qualche modo i fatti compiuti, se non fosse pei gravi pericoli che sovrastano all'Impero da varie parti. Imperocché in questa eventualità, i serbi invaderebbero la Bulgaria o fors'anche la vecchia Serbia, i greci avanzerebbero verso l'Albania e la Macedonia, le isole sarebbero difficilmente difese nelle misere condizioni in cui versa questa marina da guerra, ognuno correrebbe alle armi per difendere i propri interessi e scoppierebbe quella conflagrazione che le Potenze, con tanta cura, cercano di evitare. Se non che arduo è d'infondere vigore nell'animo di quelli che da ben altri sentimenti sono travagliati. L'ambasciatore di Germania mi diceva, or non ha guarì, avere fatto ogni sforzo per far comprendere a S. M. il Sultano quanto fosse necessario nelle presenti congiunture di spiegare qualche energia per la salute dell'Impero, e l'ambasciatore di Russia fece pure calde pratiche in questo senso. Ma siffatti consigli rimasero finora senza effetto, ed io sono ancora convinto che la Maestà del Sultano preferirebbe di consentire al riconoscimento dei fatti compiuti piuttosto che dare l'ordine alle truppe imperiali di passare il confine della Rumelia orientale.

217

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2342. Vienna, 9 novembre 1885 (per. il 12).

Sin dalla prima seduta della Conferenza i turchi han dato novella prova della loro tradizionale indolenza anche in presenza delle più gravi situazioni.

Qui si riteneva per fermo che i plenipotenziarii ottomani avrebbero formulato delle proposte concrete sulle quali sarebbe stato possibile di iniziare con profitto la discussione; e non è stato poco il malcontento quando si è saputo che non soltanto nella seduta del 7 i delegati della Sublime Porta si erano tenuti, dirò cosi, sul terreno astratto della questione, ma era assai dubbio ch'essi presentassero le loro proposte nella prossima seduta d'oggi.

Allo stato attuale delle cose il Gabinetto di Vienna avrebbe preferito che la Conferenza fosse sin dalla prima seduta posta in grado di esaminare un progetto concreto di soluzione; la situazione si sarebbe così chiarita sin dal principio, lasciando vedere la possibllità o meno di stabilire un accordo tra le varie Potenze, e quindi l'utilità di proseguire nella discussione. «J'aime autant cela», dicevami giorni sono a tal proposito il conte Kalnoky «je saurais au moins tout de suite à quoi m'en tenir :..

Per l'opposto la Sublime Porta sembra dare la preferenza agli indugi, in ciò influenzata forse da lord Salisbury a cui premerebbe che ogni decisione sulla questione rumeliota fosse ritardata sin dopo le elezioni in Inghilterra dalle quali dipende l'esistenza dell'attuale Gabinetto. Ma a questo ritardo, che sarebbe di almeno 15 giorni, s'oppongono gli avvenimenti che incalzano, e la situazione che s'aggrava.

Il Governo di Belgrado, che ha più d'una volta ceduto alle esortazioni del Gabinetto di Vienna, e mantenuto inoperoso un esercito da quasi due mesi sul piede di guerra con gravissimi sacrificii e pubblici e privati, travasi oggimai in tali ristrettezze finanziarie da dover in brevissimo tempo o romper guerra alla Bulgaria o licenziare le truppe. A quest'ultimo partito lo aveva già consigliato il Governo imperiale tosto che si seppe che tutte le Potenze avevano aderito alla Conferenza di Costantinopoli; ma avendo la Serbia risposto di essere pronta a disarmare se il Gabinetto di Vienna le garantiva il ristabilimento dello statu quo ante nella Rumelia orientale, il conte Kalnoky non volle, come di ragione, assumere cotanto impegno, e si limitò a raccomandare di nuovo la pazienza. A siffatte raccomandazioni sembra però che il re Milano cominci a prestare men docile orecchio, giacché, poche sere or sono, rotto ogni indugio, tutto era disposto per entrare in azione, e null'altro aspettavasi che un'aggressione simulata del nemico contro gli avamposti di Zajcar.

Ma l'ufficiale serbo incaricato di diriggere l'attacco, mal comprese gli ordini ricevuti, e mandò a vuoto per quella sera lo scontro preparato.

Il conte Khevenhiiller, informato che durante la notte dovevano essere scoppiate le ostilità, da Belgrado partì sollecitamente per Nisch e Pirot ove giunse ancora in tempo per impedire l'aggressione simulata che doveva ripetersi la notte seguente. Ho creduto di do\Wr riferire all'E. V. questo dettaglio (che le sarà forse già stato annunciato dalla r. legazione a Belgrado) perché esso pi.ù di qualunque altro vale a provare l'imminenza di una conflagrazione. E che la guerra tra la Serbia e la Bulgaria sia oggimai inevitabile, lo penserebbe, stando ad ottime informazioni avute, anche il principe di Bismarck, il quale avrebbe fatto sentire al conte Kalnoky l'inutilità dei suoi ulteriori ufficii presso il re Milano nell'interesse della pace. L'idea del cancelliere germanico sarebbe di lasciare guerreggiare a lor talento i serbi contro i bulgari, e quando i combattimenti fossero stanchi dalla lotta d'incaricare una Potenza estera d'una esecuzione militare per metter fine alla guerra, ed a torre ogni pretesto di gelosia tra i grandi Stati la Potenza cui si affiderebbe il mandato di pacificazione sarebbe la Rumania. Ben inteso che nel pensiero del principe di Bismarck le Grandi Potenze dovrebbero astenersi dal prender parte alla lotta sia per l'uno sia per l'altro dei combattenti. Avendo io, a chi mi confidava questa notizia, domandato se potevasi essere sicuri che, nel caso in cui fossero soccombenti i bulgari, la Russia non si moverebbe in loro soccorso, mi fu risposto che la cosa era più che incerta, e che quello era appunto il lato perieoloso del progetto.

Ancor qui si nutre oramai ben poca fiducia nella conservazione della pace. Le parole dette l'altr'ieri dal conte Kalnoky alla delegazione austriaca, e da me riferite per telegrafo a V. E.1 , rivelano sufficientemente l'inquietudine che regna in queste sfere ufficiali: «Gli indugi di questi giorni~. diss'egli, «non influirono in modo favorevole sulla situazione; ciononpertanto noi speriamo ancor che l'ordine legale potrà essere ristabilito coi soli mezzi morali e senza impiego della forza. Ma se un conflitto dovesse scoppiare nella penisola dei Balcani, ho piena fiducia che la pace generale ed in ispecialità la pace tra le Grandi Potenze non sarà turbata :.. Cosi parlava alle delegazioni il ministro imperiale degli affari esteri il giorno stesso in cui i rappresentanti delle Grandi Potenze si riunivano in Conferenza a Costantinopoli per cercare di comune accordo una pacifica soluzione della questione. Sotto l'influenza della stessa preoc:cupazione si era espresso il giorno innanzi il ministro delle finanze comuni rendendo conto alla delegazione ungherese dell'amministrazione della Bosnia ed Erzegovina. «Gli avvenimenti svoltisi nella penisola dei Balcani~. aveva detto il signor Kallay «non hanno finora avuto influenza sulla tranquillità di quelle due provincie, pel momento non v'ha alcuna minaccia, ma se i disordini scoppiati nei Balcani non dovessero trovare uno scioglimento pacifico, è probabile che dal lato sia del Montenegro, sia di Novi Bazar, sia della Serbia, le conseguenze di quei torbidi si risentirebbero anche in Bosnia ed in Erzegovina ~. Pel Gabinetto di Vienna, al grave pensiero di una guerra imminente nei Balcani, si aggiunge dunque l'inquietudine per le provincie bosniache le quali col propagarsi del movimento potrebbero alla lor volta divenire il teatro di conflagrazioni. Egli è forse per prevenire questo pericolo, e forse per più vasto obiettivo, che, da quanto mi si assicura, tutte le disposizioni sarebbero state prese dal Governo imperiale per istabilire, appena la Serbia avesse dichiarata la guerra, tre corpi d'osservazione sul confine del Montenegro, nella direzione del Sandgjacato di

217 ' T. 1870 dell'8 novembre, non pubblicato.

Novi Bazar e lungo il confine occidentale della Serbia. La truppe che in quest'ultimi tempi furono mandate alla spicciolata in Bosnia ed in Dalmazia sarebbero appunto destinate a formare ed a completare quei corpi d'osservazione.

218

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1896. Parigi, 12 novembre 1885, ore 16,45 (per. ore 20).

M. de Freycinet a été prévenu par un très-court télégramme de M. Barrère, daté du Caire, de la protestation relative au drapeau ottoman à Zoula. Il m'a dit n'etre pas au courant de cette question, sur laquelle il a demandé des informations. II m'a prié de lui en donner moi-meme. Je lui ai fait observer que nous avions reservé toutes les questions de souvraineté sur le littoral occidental de la Mer Rouge et d'ailleurs ce n'était pas le cas d'altérer nos bons rapports pour le drapeau de Zoula: à quoi il m'a répondu que telle était, à ce propos, aussi sa pensée et qu'il employerait toute sa bonne volonté pour que nous nous entendions. Je prie V.E. de me dire si je puis me servir de tous ou de partie de nos documents diplomatiques qui se réfèrent à l'occupation dans la Mer Rouge, pour fornir à M. de Freycinet les lnformations qu'il désire1•

219

L'AMBASCIATORE A LONDRA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1902/791. Londra, 12 novembre 1885, ore 23,55 (per. ore 3,40 del 13).

Salisbury ayant pris l'initiative de me parler de Massaua, je n'ai pu éviter la conversation sur ce sujet, mais j'ai eu soin de repéter à Sa Seigneurie, sans aucu:ne attenuation, ce que V.E. a dit à l'ambassadeur d'Angleterre et pour qu'il ne restàt pas de doute sur nos intentions, je lui ai donné lecture de la conclusion de votre télégramme du 6 courant.1 Salisbury m'a dit que le colone! Chermside nie énergiquement de nous etre hostil; il admet que l'idée de négocier, en ce moment, avec la Sublime Porte n'est pas pratique. II écrira à Wolff pour qu'on ne fasse rien qui puisse nous embarasser et pour qu'on tàche de diminuer autant que possible les difficultés. Quant à l'Abyssinie il ne sait pas encore ce que contient la lettre du négus à la reine, mais il ne semble pas y attacher de l'importance. Je me suis empressé de faire comprendre à Salisbury que désormais, nous allions travailler de ce còté pour amener possiblement le commerce abyssinien à Massaua dans l'intéret de tout le monde. Sa Seigneurie m'a dit qu'il se féliciterait d'une pareille concession.

219 1 Cfr. n. 206.

218 1 Per la risposta cfr. n. 222.

220

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4041. Berlino, 12 novembre 1885 (per. il 18).

L'ambassadeur d'Allemagne à Costantinople se bornait à télégraphier qu'un projet de propositions précises avait été préparé, et que les plénipotentiares ottomans le présenteraient aujourd'hui à la séance de la Conférence. M. de Radowitz ne parlait pas de la réunion chez lui, avant-hier, de ses collègues d'Italie, d'Autriche et de Russie ainsi que du grand· vizir pour s'entendre sur la direction des travaux. Il n'indiquat pas le sens des propositions, ni que les représentants des quatre Puissances eussent été d'avis de consulter leurs Gouvernements respectifs pour etre autorisés éventuellement à en prendre l'initiative par devant la Conférence. M. de Radowitz, quand il télégraphiait, savait probablement déja que les plénipotentiares ottomans s'en chargeraient eux-mémes. Au reste, ce diplomate n'avait nul besoin de solliciter des ordres de son Gouvernement, car ses instructions générales lui permettent de se rallier à tout arrangement concerté, en parfait accord, entre l'Autriche-Hongrie et la Russie..

C'est ce que vient de me dire le sous-secrétaire d'Etat, lorsque je lui donnais lecture du télégramme de V.E. en date d'hier soir1• Il constatait une fois de plus, avec satisfaction, dans quels termes vous exprimiez, M. le ministre, au sujet de l'entente entre les quatre Puissances, entente dont le maintien est avant tout nécessaire. Il se rendait parfait.ement compte de la portée de votre suggestion, de substituer, dans le projet, au mot statut, celui de organisation, ce dernier ayant une signification moins restreinte et pouvant, dès lors, agréer davantage à la France et à l'Angleterre. Mais à l'heure qu'il était -je n'avais été reçu que dans l'après-midi -le sort du projet susmentionné serait peutétre déjà en discussion. V.E. -ajoutait le comte de Bismarck, -touchait au noeud de la difficulté dans ses prévisions relativement à la demande, à laquelle il fallait en effet s'attendre, de la part de telle ou telle autre Puissance, sur le quid agendum, si le prince Alexandre décline d'accueillir l'invitation de se retirer de la Roumélie orientale avec ses troupes. Si on répond que les Puissances « aviseraient alors à des mesures ultérieures en vue de sauvegarder les droits de la Turquie et la paix de l'Europe » l'Angleterre et la France probablement insisteront pour obtenir des éclarcissements. Elles laisseront entendre qu'elles ne se preteront ni à une sommation, ni à une coercition, soit qu'elle se fasse collectivement, soit unilatéralement. Et quant à la Russie, si mal disposée qu'elle soit à l'égard du prince de Bulgarie, elle ne consentirait certes pas à laisser carte blanche au sultan.

Le comte de Bismarck n'entrevoyait pas comment, dans ces conjonctures, la Conférence arriverait à une solution. Elle ne semble pas en tout cas devoir· etre prochaine.

En me référant à mon télégramme d'aujourd'hui2 ...

220 ' T. 1106, non pubblicato.

• T. 1906, in realtà del 13 novembre, non pubblicato.

20l

221

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA

T. 1114. Roma, 13 novembre 1885, ore 13,30.

L'éventualité prévue par le comte Kalnoky que d'un moment à l'autre les hostilités puissent commencer de la part de la Serbie contre la Bulgarie, pendant que la Conférence poursuit son oeuvre de pacification, est à mes yeux d'une immense gravité et si la chose a toute la probabilité de se verifier, comme S.E. semble le craindre, je serais d'avis que la Conférence devrait s'en occuper sans délai. Une démarche directe de la Conférence auprès du roi Milan, comme celle projetée à l'égard du prince de Bulgarie, aurait probablement beaucoup plus d'effet que celles isolées, ou mème simultanées, faites jusqu'ici par quelques Puissances: c'est donc là une action qu'il ne faudrait pas tarder à entreprendre. Si les serbes nous prenaient les devants et attaquaient, meme si la Turquie s'abstenait d'intervenir, ce quelle sera charmé de faire, je n'en doute pas, pour peu qu'on le lui conseille, se serait tout de meme un grave et peut-ètre irréparable déchirement dans le Traité de Berlin; car il me semble hors de doute que les serbes auraient le dessus sur les bulgares. Une fois le Traité de Berlin déchiré, faute d'énergie de la part des Puissances, nous n'aurions plus que le vide devant nous, et quel que soit aujourd'hui le désir commun et bien sincère des quatre Puissances, qui ont jusqu'ici marché dans le plus parfait accord pour garantir la paix, des circostances pourraient se produire à la suite d'un fait qui modifierait les frontières des différents états dans la penisule des Balkans, qu'il serait bien difficile de prévenir d'avance. Je comprends toute la gravité de la situation, mais c'est précisément pour cela que je n'hésite pas à faire connaltre, tant qu'il en temps, toutes mes appréhensions, persuadé qu'elles seront appreciées à leur juste valeur par le comte Kalnoky qui doit connaltre mieux que personne les principes auxquels la ligne politique que j'entends suivre s'inspire exclusivement. Je vous autorise à donner lecture de ce télégramme au comte Kalnoky.

222

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 1116. Roma, 13 novembre 1885, ore 16,30.

Sauf le cas où M. de Freycinet lui-mème voudrait, ce que me parait fort improbable, entamer avec vous une discussion à fond sur la situation à Zoula, j'entends1 que vous vous absteniez de lui communiquer des pièces qui ne feraient que lui fournir l'occasion de se mèler encore une fois dans nos affaires

dans la Mer Rouge. Le fait est qu'un poste égyptien a toujours existé à Zoula. Cela doit suffire, du moment que notre demande est qu'on laisse purement et simplement subsister à Zoula le statu quo jusqu'à entente ultérieure, le cas échéant, entre les deux Cabinets.

222 1 Risponde al n. 218.

223

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO, DEPRETIS

D. Roma, 13 novembre 1885.

Ringrazio V.E. il ministro per l'interno per la pregiata nota (riservatissima urgente n. 7783 Gab.)l concernente alcune notizie intorno alla costituzione della società intitolata «Lega popolare Italia-unita :..

Sono ben persuaso che l'E.V. è pienamente meco consenziente, nel non voler tollerare che una nuova agitazione irredentista tenti ad imporsi al Paese, e ad influire nella più pregiudicevole maniera sulle relazioni fra l'Italia e l'Austria-Ungheria.

Non dubito quindi che codesto ministro saprà colla massima energia e con tutti quei mezzi che le nostre leggi consentono ove si applichino senza riguardi di sorta, sgominare le file del nascente sodalizio. Ove si tardasse ad agire con tutta quella risoluzione imposta dalla presenti circostanze nostre e dell'Europa andressimo incontro a serii imbarazzi e non tarderessimo ad essere ricacciati in quello stato d'impotenza in cui già ci trovammo all'epoca del Congresso di Berlino.

Anzitutto quindi chiedo in modo assoluto a V.E. un primo atto di ben palese energia, che non lasci il minimo dubbio sugli intendimenti del R. Governo e che provi chiaramente sì all'estero che all'interno che oggimai in Italia l'indirizzo della politica estera lo dà chi ne ha la responsabilità a fronte del re e del Parlamento e non le società più o meno segrete. Tal prima misura non può essere altra a parere mio, che l'espulsione immediata dallo Stato di quegli individui non cittadini dello Stato che risultano all'autorità promotori od anche semplici gregari della « Lega » di cui è caso.

Successivamente poi converrà che il ministero della giustizia provveda senza esitazioni che sarebbero sommamente inopportune in questo momento, acché le autorità giudiziarie provvedano con tutta quella energia consigliata dalle attuali circostanze contro ogni manifestazione che sotto qualunque forma tenda a compromettere le relazioni dell'Italia coi vicini stati.

Per quanto concerne l'indirizzo che mi si annuncia dovermi spedire con piego raccomandato, ho dato gli opportuni ordini affinché sia respinto alla posta senza aprirlo.

Un preriscontro di codesto ministero che mi ponga in grado di conoscere le disposizioni date onde raggiungere lo scopo che ben so essere comune ai due dicasteri mi tornerà graditissimo.

223 1 Del 9 novembre, non pubblicata.

224

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Costantinopoli, 14 novembre 1885.

Nessuna comunicazione mi cagionò mai tanta e sì piacevole emozione come quella che provai nel leggere il telegramma1 che mi spedisti per annunziarmi che stavi per proporre a Sua Maestà il mio trasferimento a Londra. Era il sogno della mia vita, ma temevo ormai che scenderei nell'avello prima di realizzarlo. E come farò ora per esprimerti la riconoscenza che te ne professerò fin che vivo? Raddoppierò invece di sforzi per cercare di mostrarmi degno di tanta distinzione e condiscendenza. Naturalmente non c'è qui anima viva che conosca il tenore dei nostri telegrammi, né toccherò uno spillo in casa per non dare alcun sospetto. Solo quando la notizia sarà ufficiale comincerò ad aggiustare le mie cose sopratutto gli oggetti d'arte.

I lavori della Conferenza procedono penosamente. Dall'una parte i turchi che sono costantemente sotto il terrore dei fulmini di Palazzo, né osano prendere alcuna iniziativa, e dietro ad essi un sultano che trema della sua ombra, né vuole 1ntender parlare di possibili conflitti perché teme che il generale vincitore venga poi a rapirgli la corona, del quale sentimento dà una nuova e luminosa prova mandando Mouktar pascià in remote regioni. Dall'altra parte il ministro d'Inghilterra che è legato dalle sue istruzioni, e l'ambasciatore di Francia che si dice privo di istruzioni, né averne bisogno, « je fais ma propre cuisine » diceva egli, ma si mostra irritato contro la Conferenza e contro l'alleanza dei tre Imperi, a segno che nell'ultima seduta seguì uno scambio assai vivo di parole fra lui e l'ambasciatore di Germania. Io m'adoprai quanto umanamente potevo, anche in conformità del desiderio espressomi da miei colleghi imperiali, per portare la calma e la concordia dentro e fuori della Conferenza, ma con poco frutto come vedrai dalla corrispondenza ufficiale. Continuerò a fare il mio ufficio con zelo, ed aggiungerò con amore poiché mi sento inspirato da istruzioni improntate a tanta ferma saggezza e dignità. Ma sfortunatamente non vedo finora come, in mezzo ad elementi sì disparati, questa Conferenza possa approdare ad un comune accordo, senza del quale essa è condannata a rimanere sterile.

225

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI 1

D. 1958. Roma, 15 novembre 1885.

In questi giorni, mentre la contingenza di un conflitto tra la Serbia e la Bulgaria veniva facendosi sempre più minacciosa, ed oggi ancora mentre l'aper

225 1 Ed. in data 13 novembre e con alcune varianti in LV 52, pp. 1-2.

tura delle ostilità tra i due Stati è oramai un fatto compiuto, ebbi, col Gabinetto di Vienna, uno scambio amichevole di idee, dal quale debbo argomentare che, mentre l'Austria-Ungheria non si dà soverchio pensiero di ciò che possa accadere tra le milizie. serbe e le bulgare, cesserebbe invece dal mostrarsi indifferente qualora lo svolgersi degli avvenimenti conducesse ad una invasione dell'esercito turco in Serbia. Anzi, preoccupandosi fin d'ora di una simile eventualità il conte Kalnoky stima opportuno che si sconsigli energicamente la Sublime Porta da ogni disegno di azione militare contro i serbi.

In tale stato di cose, e poiché, d'altra parte, è incontestabile il diritto della Sublime Porta di respingere una aggressione contro la Bulgaria, che è territorio dell'Impero, mi sembra, per considerazioni direttamente attinenti alla causa della pace, che è essenzialmente quella a cui volgesi la nostra sollecitudine, essere conveniente che la voce dell'Italia, anche in questa circostanza, abbia a concorrere all'ottenimento di tal risultato. Non ho quindi esitato a porgerle istruzione di rinnovare, presso la Sublime Porta la raccomandazione di astenersi dallo intervenire con le sue truppe nel conflitto, autorizzandola ad associarsi agli officii dei suoi colleghi di Austria-Ungheria, di Germania e di Russia, se questi hanno istruzione di fare officii in tal senso.

Lascio, del resto, come norma generale, ampia facoltà all'E. V. di unirsi a qualunque azione comune di quei tre colleghi, la quale miri a circoscrivere il conflitto e a mantenere la pace nei rapporti tra le Grandi Potenze.

Un cenno sommario di queste mie istruzioni le fu mandato con telegramma di stamane, che ora le confermo2•

224 1 T. s.n. del 10 novembre, non pubbllcato.

226

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'

D. 39. Roma, 15 novembre 1885.

Il Ministero della guerra, considerando come l'occupazione di Saati costituisca una causa di debolezza sotto l'aspetto militare, avrebbe desiderato che quel luogo fosse stato sgombrato dai nostri irregolari. Ben comprendendo però come, oltre alle considerazioni militari, ve ne potessero essere altre di non minor peso delle quali si sarebbe dovuto tener conto, venne anzitutto invitato il colonnello Saletta ad esporre il suo parere circa la convenienza di tale abbandono. Inoltre siccome uno sgombro immediato, di fronte alla lettera scritta da ras Alula al colonnello Saletta, avrebbe potuto sembrare un atto di debolezza da parte nostra, s'era pensato che la questione di Saati dovesse essere compresa fra quelle che V.E. avrebbe trattate in occasione della sua missione presso il negus, potendo così tale sgombro avere l'aspetto di una concessione da parte nostra, che avrebbe agevolato in altro punto i negoziati.

225 • T. 1125, non pubblicato.

Ma il rapporto 13 ottobre n. 32, riservatissimo, diretto dal colonnello Saletta al ministro della guerra, e quello in data 15 ottobre, n. 96 di serie politica, del cavalier ZerbonP hanno fatto persuaso il Governo come considerazioni d'ordine politico ed amministrativo sconsiglino l'abbandono di Saati. Se ne è quindi smesso il pensiero ed, in occasione della sua missione, V. E. eviterà ogni negoziato a tale riguardo, limitandosi a dare risposta evasiva che non ci impegni in alcun modo, qualora ella vi fosse costretta per l'iniziativa che fosse presa dal negus a tale riguardo.

Pur riconoscendo la necessità di mantenere l'occupazione di Saati, il ministro della guerra ritiene però che non convenga di presidiare quel luogo con truppe nostre regolari e che debbano invece esservi adoperati gli irregolari da noi assoldati.

Mi sono associato, in massima, all'opinione espressa dal generale Ricotti circa questo particolare, il quale, essendo di competenza del Ministero della guerra, sarà da esso fatto oggetto di particolareggiate istruzioni che le perverranno probabilmente con questo stesso corriere.

227

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1942. Londra, 16 novembre 1885, ore 23,24 (per. ore 6,55 del 17).

Dans une conversation que j'ai eu aujourd'hui avec Salisbury, Sa Seigneurie m'a dit qu'elle ne croyait pas que la Turquie intervienne militairement dans le conflit serbe-bulgare. Cependant elle a ajouté que le Gouvernement anglais ne ferait aucune démarche pour dissuader la Sublime Porte d'entreprendre action militaire, l'Angleterre se trouvant en désaccord avec les autres Puissances sur quelques points de la question.

228

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 1378/853. Londra, 17 novembre 1885 (per. il 21).

Ho l'onore di segnare ricevimento del dispaccio dell'E. V. del 7 corrente

(n. 972 serie politica)1•

228 ' Non pubblicate

I giudizi dell'opinione pubblica in Inghilterra circa il valore e gli effetti della Convenzione anglo-turca del 24 ottobre scorso, sono i seguenti:

l) La Convenzione modifica del tutto la condizione delle cose in Egitto. Quali che siano le difficoltà particolari che restano da superare, nell'ordinamento amministrativo, finanziario o militare, la somma difficoltà per l'Inghilterra è scomparsa. La presenza dei soldati inglesi sulle rive del Nilo è stata resa legale. Il fatto è stato conciliato col diritto. La Gran Brettagna ha ricevuto facoltà dalla Turchia di esercitare in Egitto un'autorità che non le era stata finora né concessa né riconosciuta da alcuno.

2) I timori che la Turchia possa acquistare alcun potere operativo in Egitto sarebbero fallaci. Secondo l'interpretazione data alla Convenzione angloturca, nelle lettere e negli articoli pubblicati in tutti i giornali di Londra, la Turchia regnerà, ma l'Inghilterra governerà in Egitto.

3) Lo sgombero degli inglesi dal territorio egiziano sarà rimandato ad un tempo remoto. Dopo la stipulazione della Convenzione anglo-turca, qualsiasi partito assumerà il potere in Inghilterra in conseguenza delle prossime elezioni generali, non potrà, per ora, opporsi ai desideri della maggioranza della Nazione di non abbandonare l'Egitto.

226 1 Non rinvenuto.

229

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2347. Vienna, 17 novembre 1885 (per. il 19).

Il conte Kalnoky si mostrò assai grato a V. E. quando lo informai ieri che il r. ambasciatore a Costantinopoli aveva avuto istruzione di raccomandare alla Sublime Porta di non intervenire colle armi nel conflitto serbo-bulgaro, e di associarsi ,anche alle pratiche officiose che potrebbero essere fatte in tal senso dagli ambasciatori d'Austria-Ungheria, Germania e Russia. Egli aveva avuto poc'anzi la notizia che il Governo ottomano non si mostrava punto disposto ad agire militarmente contro la Serbia, e di ciò egli si compiaceva, come si compiaceva che la Russia avesse definitivamente aderito alle idee del Gabinetto di Vienna sulla linea di condotta da seguirsi di fronte alla guerra serbobulgara. Non dare soverchia importanza a questa guerra, e proseguire nell'opera di pace iniziata, continua ad essere per il conte Kalnoky il solo mezzo per evitare maggiori complicazioni e per ricondurre l'ordine e la tranquillità nella penisola dei Balcani. Avendo avuto sentore che alla Sublime Porta v'era l'intenzione di aggiornare la Conferenza, e non volendo che un simile aggiornamento potesse essere interpretato come un abbandono definitivo dei lavori, il ministro imperiale aveva dato al barone Calice istruzione d'insistere acciocché le sedute della Conferenza si seguano con non troppo lunghi intervalli. Egli non riteneva probabile che nella riunione di ieri la discussione avrebbe fatto un sensibile progresso, bensì sapeva che l'Inghilterra più non insisterebbe affinché fosse data la priorità alla sua proposta di aprire un'inchiesta sui

bisogni della popolazione rumeliota, ed egli ravvisava in ciò un primo passo verso una sollecita soluzione della questione. S. E. mi diceva che assai probabilmente verrebbe ·adottata la proposta francese che cioè la costituzione della commissione di inchiesta sia simultanea all'invio del commissario ottomano .che dovrebbe assumere l'amministrazione provvisoria della Rumelia orientale al momento dell'evacuazione di questa provincia per parte delle truppe e delle autorità bulgare.

In tal modo sarebbero conciliate le due opinioni opposte, e si darebbe alle popolazioni rumeliote una prova irrefragabile dell'intenzione delle Potenze di prendere in considerazione i loro bisogni.

S.E. era contrario all'idea che la Conferenza di Costantinopoli abbia ad occuparsi del conflitto serbo-bulgaro. Egli ignorava tuttora quale fosse il piano di guerra del re Milano; dalla direzione presa dall'esercito dovevasi arguire che l'obbiettivo sia l'occupazione di Sofia; però il conte Kalnoky aveva chiesto informazioni esatte in proposito a Belgrado, ed il conte Khevenhtiller s'era riservato di comunicarle in giornata. Il ministro imperiale era d'avviso ehe pel momento nulla fosse da farsi, allorquando le operazioni militari saranno più avanzate, sarà il caso che le Potenze s'intromettano tra i belligeranti per por fine al conflitto. Avendo io domandato al conte Kalnoky quale sarebbe l'atteggiamento della Serbia se il principe Alessandro, stretto dal pericolo, annunciasse repentinamente la sua determinazione di ritirarsi dalla Rumelia orientale e di sottomettersi alla volontà delle Potenze, s. E. mi rispondeva che la Serbia richiamerebbe immediatamente il suo esercito dalla Bulgaria senza esigere alcun compenso, paga di aver inflitta una lezione al nemico, e di avergli jmpedito l'agognato ingrandimento territoriale.

230

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1140. Roma, 18 novembre 1885, ore 17,30.

Je remercie V. E. pour son télégramme d'hier1 , ainsi que pour sa lettre particulière du 122• Je voudrais juger l'oeuvre de la Conférence à un point de vue optimiste, mais cela est bien difficile; car, pendant qu'elle a toutes les peines du monde à se mettre d'accord sur les moyens de rétablir le statu quo ante en Roumélie, le roi Milan entre en scène le déchirant brutalement à coup de canon. Il est évident que ce qui doit nous préoccuper plus essentiellement c'est que l'agression de la Serbie, il n'y a pas d'illusion à se faire, .s'est produite sous la protection de l' Autriche dont le roi Milan n'est probablement, en cette circonstance, que l'avant-garde. L'Italie n'a aucun intérèt à faire prévaloir, tant que les Etats balkaniques sont seuls en scène; notre coopération à l'oeuvre de pacification est dane assurée de la manière la plus

230 ' T. 1948, non pubblicato.

• Non pubblicata.

légale et la plus complète; mais si les événements tournaient de manière à ce que l'Autriche, à la suite d'accords pris avec les deux Empires ou l'un des deux seulement, venait à franchir ses frontières pour prendre de gages ou pour s'assurer contre toute éventualité, je ne saurais réellement emboiter aveuglement les pas des Puissances qui approuveraient cette attitude. Je ne désire rien autant que de marcher dans l'accord le plus étroit avec l'Allemagne et l'Autriche dans toute la présente phase de la question orientale, mais mon c,euvre courerait les plus grands dangers, si j'étais surpris à l'improviste, par des événements qui bouleverseraient d'un instant à l'autre l'opinion public en Italie, et me laisseraient moi-mème dans la plus grande incertitude sur leurs ultérieures conséquences. Si on veut dane à Berlin comme à Vienne s'assurer de mon concours plein et entier jusqu'au bout, concours qui aurait son prix, il est indispensable que les deux Cabinets ne me laissent rien ignorer de leurs entendements, et qu'ils n'hésitent pas à prendre en pleine considération nos intérèts moraux et matériels, que je ne manquerai pas de faire valoir selon les circostances, et à leur donner juste saticfaction. Il faut, en un mot, qu'on joue avec moi cartes en table; on s'assurerait ainsi un allié dont la discrétion et la loyauté ne feront jamais défaut. Expliquez-vous dans ce sens dans la forme et dans les termes que votre tact vous conseillera préférable en commettant mème l'indiscrétion, si vous le jugiez opportun, d'en donner lecture. Je m'adresse en cette circostance à Berlin seulement et non à Vienne, n'ayant pour le moment encore, dans cette seconde capitale qu'un chargé d'affaires, qui peut plus difficilement qu'un ambassadeur aborder certains sujets tout particulièrement délicats.

231

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1963. Berlino, 19 novembre 1885, ore 17,10 (per. ore 20).

Nel discorso di apertura del Parlamento tedesco (Reichstag) letto oggi dal segretario di Stato per l'interno è fatta menzione fra le altre cose dei negoziati che son in corso coi Governi d'Inghilterra, di Spagna, di Francia, di Portogallo e col sultanato di Zanzibar circa l'estensione delle intraprese coloniali tedesche. Il risultato sostanziale di tali negoziati con l'Inghilterra potrà sin d'ora essere comunicato al Parlamento mentre le trattative in corso colla Spagna, grazie alla mediazione di Sua Santità, lasciano fra breve sperare che si concreti un accordo delle discrepanti opinioni sulla priorità della presa di possesso sulle isole Caroline. Il discorso termina col seguente paragrafo sulla politica estera: «L'impero tedesco è lieto di essere in rapporti pacifici ed amichevoli con tutti i Governi esteri. S. M. l'Imperatore nutre la ferma speranza che le lotte fra gli Stati balcanici non turberanno la pace fra le Potenze europee, e che queste, le quali sette anni fa, suggellarono la pace coi loro trattati,

17 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

riusciranno anche ad assicurarne il rispetto da parte delle popolazioni che mercè loro, diventarono autonome. S. M. l'Imperatore è animato dalla fiducia che non mancherà in avvenire la benedizione di Dio sugli sforzi, finora coronati da successo, della nostra politica, intesa a mantenere la pace europea.

232

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNN

D. 2002. Roma, 19 novembre 1885.

Ho ricevuto e letto, con particolare interesse, il rapporto che la S. V. mi diresse il 15 di questo mese2 , riferendomi il colloquio che ella ebbe col conte Kalnoky in seguito ad un mio telegramma del 13 di questo mese3 •

Approvo pienamente il linguaggio da lei tenuto in questa circostanza; esso fu perfettamente conforme ai miei intendimenti.

*Delle indicazioni fornitemi intorno ai concetti e ai divisamenti del ministro imperiale e reale degli affari esteri, le sono grato assai; me ne gioverò opportunamente. Però ancor più le sono grato di non avermi taciuto l'impressione del conte Kalnoky (come le sembrò di poterla argomentare dalle parole sue, e dal suo atteggiamento) rispetto a quei punti del mio telegramma del 13 che non riuscirono di suo gradimento.

Non mi ero punto dissimulato che questa potesse essere la prima impressione del conte Kalnoky; * ma appunto perché mi preme di mantenere con codesto Gabinetto quella corrente di leali e schiette confidenze reciproche, alle quali S.E. mostrò di annettere singolare pregio, e che, agli occhi miei, sono condizione assoluta di concordi ed amichevoli procedimenti, ho stimato di aprire fin d'ora l'animo mio in previsione di contingenze future ed eventuali, nel desiderio appunto di rimuover tutto ciò che possa essere impedimento alla mutua intelligenza e cooperazione.

Il mio telegramma del 13 esprime molto chiaramente il nostro pensiero. Finché si tratti esclusivamente di adoperarci per il mantenimento della pace, e per l'osservanza dei trattati che regolano la situazione generale in Oriente, il nostro concorso non mancherà certo, come non mancò mai finora, al Gabinetto di Vienna e a quegli altri che hanno un identico programma di pace e di conservazione. Ma se, con lo svolgersi degli avvenimenti, e segnatamente per effetto del conflitto armato tra la Serbia e la Bulgaria, venissero a sorgere interessi e preoccupazioni speciali, secondo che già se ne può trarre alcun indizio dalle parole stesse del conte Kalnoky, ci sembra equo e ragionevole che dobbiamo riservare la nostra libertà di giudizio, pur desiderando ed augurando che l'opera nostra continui ad essere associata, con una perfetta comunanza di intenti, a quella dei due Imperi centrali. Certo sarebbe fuor di ogni consuetudine

232 • Ed., in data 17 novembre e con l'omissione del brano tra asterischi 1n LV 52, pp. 2-3.

• R. 2345, non pubblicato.

• Cfr. n. 221.

di cauta e corretta politica se, a priori, e con rinuncia anticipata a ogni esame

o deliberazione del nostro proprio interesse, noi impegnassimo la nostra azione in vista di qualsivoglia disegno, o combinazione, che possa escogitarsi all'infuori della nostra partecipazione. E neppure si concepirebbe che si volesse fin d'ora vincolare il nostro futuro atteggiamento, mentre è incerto, di fronte alle complicazioni che dal conflitto serbo-bulgaro possono derivare, quale sarà per essere quello delle altre Potenze, l'Austria-Ungheria compresa. In ogni modo, poi, non. è dubbio che, col tenerci informati dei suoi divisamenti nell'ipotesi in cui la questione fosse per assumere proporzioni maggiori, e col dimostrarci che tali divisamenti suoi coinciderebbero con le esigenze dei nostri particolari ).nressi, il Gabinetto austro-ungarico ci agevolerà sempre, in avvenire, come ci ha agevolato finora, il proposito nostro di prestargli leale e fida cooperazione.

Da questi concetti la S.V. potrà trarre, in ogni propizia occasione, la norma del suo linguaggio col conte Kalnoky, col quale desidero vivamente continuare l'iniziato scambio di idee e comunicazioni.

233

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4048. Berlino, 20 novembre 1885 (per. il 24).

En me prévalant de l'autorisation de V.E., j'ai lu hier au sous-secrétaire d'Etat votre télégramme du 18 novembre\ mais je ne manquais pas de laisser entendre que je prenais sur moi de commettre ainsi une indiscrétion. Je profitais meme de la latitude que vous vouliez bien m'accorder pour y introduire quelques modifications, qui n'en altéraient pas le sens général. Elles avaient pour but d'atténuer, d'une part, ce qui de prime abord aurait pu paraitre ici des soupçons trop directs envers l'Autriche, et de faire ressortir, sous une forme peut-etre plus persuasive, qu'il est indispensable « dans nos convenances réciproques » que les Cabinets de Berlin et de Vienne ne nous laissent pas ignorer leurs intentions « présentes ou éventuelles » et que « camme nous le faisons naus-memes à leur endrait, ils n'hésitent pas à prendre à leur taur en pleine cansidératian les intérets maraux et matériels de l'Italie ».

Je mentianne ici les variantes que j'ai insérées à l'égard de l'Autriche et que je sausligne, camme je viens de le faire paur celles précitées: «Il est évident que ce qui dait naus préaccuper plus essentiellement, c'est que dans cette agressian de la Serbie le roi Milan semble se cansidérer saus la pratection de l'Autriche, camme s'il n'était que san avant-garde ». Et plus bas: «mais si les événements taurnaient de manière à ce que l'Autriche, en suite d'accards qui surviendraient avec la Russie, et auxquels l'Allemagne crairait peut-etre devair se jaindre en vue du maintien des rapparts d'amitié entre les trois Empires, venait à franchir ses frontières etc. etc».

Le comte de Bismarck relevait que la situation s'était, dans une certaine mesure, améliorée, comme il me l'avait déjà affirmé mardi dernier (rapport

n. 4045 du 17 novembre)2• Depuis lors d'autres indices se sont produits à l'appui d'une pareille assertion. L'armée bulgare se trouve en déroute, comme le prouve assez le nouveau cri de détresse poussé par le prince Alexandre, faisant acte de soumission au suzerain, promettant d'évacuer la Roumélie, et insistant pour obtenir le secours de la Turquie, laquelle s'y montre disposée, du moment où la retraite des troupes au-delà des Balkans aura facilité la tache de la Conférence. De son còte, le Cabinet de Vienne déclare qu'il ne donnerait pas :wn assentiment à ce que la Serbie, mème après ses succès, obtint un accroissement de territoire. Comme de raison, et a fortiori, le Gouvernement russe partagera le mème avis. Il ne s'agit dans la pénisule balkanique que du rétablissement du statu-quo-ante. On ne saurait donc considérer les troupes serbes comme des éclaireurs de l'Autriche, qui a tout fait au contraire pour détourner le roi Milan de son entreprise, et qui ne lui a pas caché qu'il s'aventurerait à ses risques et périls.

Le sous-secrétaire d'Etat ajoutait que le discours prononcé hier, au nom de l'empereur Guillaume, à l'ouverture du Parlement allemand (Reichstag), et dont je télégraphiais la partie saillante, était bien de nature à calmer les préoccupations et à fortifier la confiance dans le maintien de la paix entre les Grandes Puissances. Le comte de Bismarck ignorait que, -dans le cas où l'entente ne s'établirait pas au sein de la Conférence sur la proposition française de « simultaneité » dejà acceptée par tous les plénipotentiaires, sauf le représentant britannique encore sans instructions -, la Russie aviserait si elle devrait proposer une démarche collective pour décider la Porte à intervenir en vue d'arrèter l'effusion du sang. Chacun voudrait sans doute contribuer à cette oeuvre humanitaire, mais une action ottomane aurait probablement le résultat de faire couler davantage le sang. Aussi toutes les Puissances ne se rallieraientelles pas à une semblable proposition. Elles s'entendront plutòt pour demander un armistice. Le Cabinet de Berlin travaille de son mieux à conserver une bonne entente entre Vienne et Pétersbourg au profit de la paix. Et pour ce qui nous concerne, nous ne saurions douter, après ce qui m'a été dit à Friedrichsruhe que d'ici on s'applique à rester dans le courant de confiance heureusement établi surtout depuis votre arrivée au pouvoir.

J'ai paraphrasé alors le contenu de votre télégramme. S'il ne s'agissait que de l'Allemagne qui, comme l'Italie, doit viser avant-tout à la sauvegarde de la paix et qui, comme nous également, n'a pas d'intérèts directs en jeu tant que les provinces ou Etats des Balkans se battent entre eux seuls, nous envisagerions les choses avec une certaine placidité d'esprit. Mais, quelles que soient les meilleures intentions de l'Autriche et de la Russie, il existe un antagonisme dans leurs intérèts particuUers, et si ceux-ci prenaient le dessus, nous nous trouverions dans la position la plus délicate, soit que ces Puissances recourussent au sort des armes, soit qu'elles cherchassent à se diviser entre elles un butin. Je me référais aux justes considerations de V.E. Vous indiquez la meilleure voie à suivre en prévision d'eventualités de ce genre. II fut un temps où l'on nréco

nisait à Vienne le Fall zu Fall. Avec ce système on s'expose à des mécomptes, ou tout au moins à se laisser surprendre par les événements, et à un brusque volte-face de l'opinion publique contre les meilleurs Gouvernements.

J'espère que le sous-secrétaire d'Etat, ainsi que je le lui ai demandé, rapportera à Friedrichsruhe notre conversation qui aura l'avantage de mettre toujours plus en relief la franchise de notre attitude, la loyauté de nos procédés, et de démontrer que si nous jouons carte sur table, il est dans les convenances mutuelles que l'on en fasse autant à notre égard.

Le compte de Bismarck énonçait l'avis, et c'est aussi le mien, qu'il serait assez indiqué de nous expliquer également avec Vienne dans le sens de votre télégramme. Peut-etre que le comte Ludolf ne serait pas le meilleur interprète; mais, à son défaut, le langage que tiendrait notre chargé d'affaires d'après vos instructions, M. le ministre, aurait sa pleine valeur. C'est pourquoi, dans le cas où vous estimeriez opportun de recourir à l'entremise du baron Galvagna, j'ai cru devoir signaler les légères variantes à votre télégamme, pour que le langage a Vienne ait une certaine uniformité avec celui tenu à Berlin; ce qui n'excluerait pas le mutatis mutandis selon la marche des événements.

L'impression ici a une tendance plutòt optimiste. On ne croit pas que la grande question d'Orient puisse etre ouverte de sitòt, de manière à faire éclater la guerre entre de Grandes Puissances. En d'autres termes, malgré tous les incidents possibles encore, la lutte restera localisé entre les petits Etats des Balkans, et l'on peut se rassurer sur l'issue de la crise. Le chaos de la question bulgaro-Touméliote commence à se débrouiller: il en sera de meme pour l'affaire bulgaro-serbe. Il est difficile d'accepter ces pronostics sans bénéfice d'inventaire. Les serbes, entre autres, entendront-ils raison quand on leur dira ironiquement qu'ils ont assez défendu le Traité de Berlin et l'intégrité de l'Empire ottoman, et qu'ils devront se contenter de ne rapporter que des couronnes de laurier. Ils auraient beau jeu à réclamer plus, et ce ne serait pas l'Autriche qui, les armes à la main, les forcerait à battre en retraite. Mais la plus grave complication qui pourrait surgir, se serait que l'Autriche et la Russie se missent un jour d'accord, sous les auspices de l'Allemagne, non seulement sur un partage d'influence, mais sur un partage de territories dans la Turquie d'Europe. C'est là une de ces éventualités que nous ne devons jamais perdre de vue. Nos intéréts moraux et matériels ne seront pris en consideration que si l'on sait d'avance que nous avons la ferme volonté et les moyens de les faire prévaloir avec ou sans alliés.

J'en reviens à mon réfrain; pressons les armements. Le génie de l'homme d'Etat ne suffit pas, s'il ne dispose pas d'une armée et d'une flotte en mesure d'exécuter ses desseins quand la diplomatie a dit son dernier mot.

Je constate à regret que le Diritto et l'Esercito Italiano viennent de publier des articles d'un patriotisme irréfléchi. Sans le vouloir, ils jettent un faux jour sur notre politique.

Ce rapport parviendra au Ministère par entremise de mon fondé de pouvoirs à Turin. En me référant à mon télégramme de ce jour3•••

233 • T. 1979, non pubblicato.

233 1 Cfr. n. 230.

233 2 Non pubblicato.

234

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

R. 4049. Berlino, 22 novembre 1885 (per. il 26).

Dès la réception de la dépèche de V. E. n. 2083 du 8 novembre2 , je n'avais pas manqué de parler au sous-secrétaire d'Etat de nos intentions éventuelles à l'égard de la zone africaine récemment explorée par M. le capitaine Cecchi. J'accentuais que, n'entendant contrarier en rien les projets du Cabinet de Berlin; nous lui demandions de nous dire en toute franchlse s'il visait à quelque protectorat ou occupation. Et pour mieux préciser les termes de cette demande, je donnais lecture de la dépèche précitée.

Le comte de Bismarck me chargeait spécialement de remercier V. E. de ce témoignage de bon vouloir, et se réservait de prendre connaissance du dossier rélatif aux affaires d'une semblable nature.

Huit jours plus tard, je renouvelais ma démarche. Le sous-secrétaire d'Etat me disait alors que le protectorat allemand ne s'exerçait aujour-d'hui qu'au dessous du deuxième degré équatorial: Usagara, Ukami, Segna, Unguru e Witu. Les limites de cette dernière région n'étaient pas encore fixées. Il ne touchait mot sur Kisimayo; mais nous savons par une communication de l'ambassade imperiale à Rome, que c'est là un point qui est ici à l'étude. Il ne lui résultait pas que, jusqu'ici du moins, l'Allemagne eu t des vues sur le fleuve Juba et son embouchure.

Mais le comte de Bismarck estimait qu'il conviendrait de reprendre notre entretien, quand on connaitra le résultat des travaux de la commission, qui ne tardera pas à se réunir pour mieux déterminer les frontières des possessions du sultan de Zanzibar sur la cote et à l'intérieur du continent africain. Ses prétentions embrassent une si grande étendue de territoires, qu'il y a lieu de douter qu'elles soient fondées en droit. En tout cas, il importe qu'on sache assez exactement à quoi s'en tenir pour éviter des conflits entre ce sultan et des Puissances ayant déjà des établissement dans ces contrèes, ou qui voudraient en établir à leur tour3 .

235

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT 1

R. 2951. Costantinopoli, 22 novembre 1885 (per. il 28).

»o preso con vivo interesse conoscenza dei Documenti Diplomatici numeri 5652 e 566 (XXIII)3 relativi alla nostra occupazione di Massaua, e più

234 Ed. in L'Italia in Africa, Oceano Indiano, tomo Il, cit., pp. 47-48.

" Cfr. n. 213.

• Per la risposta cfr. n. 245. 235 Ed. in L'Italia in Africa, Etìopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 142-143.

" D. 966 del 3 novembre all'ambasciata a Londra, non pubblicato. Si fa riferimento alle raccolte riservate di documenti su particolari argomenti inviati alle rappresentanze.

• Cfr. n. 206.

di. tut,to fissarono la mia attenzione le saggie e ferme osservazioni che l'E. V. fece a codesto signor ambasciatore di Inghilterra. , Io comprendo pienamente quanto dispiacente sia la nostra posizione in quelle regioni, e quanto urgente di portarvi rimedio .

. Ma sono io pure d'avviso che, posti sopra questa via, sia mezzo più pratico di cogliere od anco creare le propizie congiunture, per istabilire dei fatti compiuti che di procedere per negoziati che avrebbero a. condursi con quattro Governi. Mi suona primieramente quasi ironia il parlare d'intendersi colla , Sublime Porta. S. M. il Sultano ha potuto cedere l'isola di Cipro all'Inghilterra l'indomani di una catastrofe, mentre stava per radunarsi il Congresso nel quale dovevansi trattare le sorti dell'Impero, e soprattutto innanzi alla dichiarazione che, se non cedeva, la poderosa flotta che era in vista di queste spiagge andrebbe a. pigliar la. L'occupazione della Bosnia e della Erzegovina fu pure l'effetto della infelice guerra. E la cessione della Tessaglia alla Grecia fu parimenti più o meno imposta dal Congresso di Berlino. Ma con quanta tenacità S. M. il Sultano difenda quello che gli resta della sua sovranità in Africa fu provato, oltreché dalle recenti vicende dell'Egitto, dai nostri negoziati relativi ad Assab, i quali, sebbene alacremente sostenuti dall'ambasciatore britannico, non diedero altro risultato che di far constare i pretesi diritti della Sublime Porta. Analoghe trattative per Massaua potrebbero riuscire, come V. E. opportunamente osserva a sir J. Lumley, quando si aspettasse più favorevole occasione. E comprendo in pari tempo che .il Governo britannico e quello del khédive si mostrino alieni dal procedere ad atti che tornerebbero sgraditi alla Sublime Porta colla quale desiderano, pei loro interessi, di mantenere amichevoli relazioni, mentre credo che arduo n~n sarebbe citare buoni argomenti per ottenere dal primo l'acquiescenza ai fatti compiuti, il che è il più importante. Suppongo lo scopo dei negoziati che stanno per intraprendersi colla Abissinia essere quello di stabilire relazioni amichevoli con quello Stato e d'intendersi sopra un modus vivendi che ;:;iovi alle condizioni di quelle nostre occupazioni. Né dubito che il Parlamento sarà per apprezzare le dichiarazioni che il R. Governo credesse per avventura opportuno di fare in conformità degli intendimenti espressi da V.E.4

236

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 23.50. Vienna, 23 novembre 1885 (per. il 25).

La notizia della sconfitta toccata all'esercito serbo sotto Slivnitza è giunta qui altrettanto sgradita quanto inattesa. Però il conte Kalnoky, che ho veduto ~oche ore dopo che egli aveva ricevuto l'annuncio officiale di quel fatto d;armi, faceva meco bonne mine à mauvais jeu; ed avendogli io detto che la

235 · • Per la risposta cfr. n. 250.

fiattaglia di Slivnitza era bensì una disfatta per i serbi, ma una vittoria per la pace europea, S. E. completava il mio pensiero soggiungendo che certamente, dopo l'insuccesso avuto, al re Milano mancherebbe un pretesto qualsiasi per elevare pretese a compensi territoriali; ciò che, parmi fosse poco in armonia colla sicurezza dimostratami giorni sono dal conte Kalnoky che la Serbia ancorché vittoriosa si sarebbe, a guerra finita, contentata degli allori colti sUl campo di battaglia.

Comunque sia, la rotta subita dai serbi a Slivnitza e la sottomissione compiuta dal principe di Bulgaria sono due avvenimenti che agevolano di molto la soluzione della questione rumeliota; e della seconda si rallegrava sinceramente il ministro imperiale degli affari esteri, come si rallegrava che nella risposta fatta dal gran vizir al principe Alessandro fosse espressa l'intenzione della Sublime Porta d'intromettersi tra i combattenti per una sospensione d'armi. Occorreva però che quest'azione pacificatrice si esercitasse senza indugio, ed egli aveva mandato all'ambasciatore austro-ungarico a Costantinopoli istruzioni di fare ufficii in tal senso presso il Governo ottomano, sia da solo, sia di conserva con i proprii colleghi.

Il conte Kalnoky, che ho riveduto ancora ieri, dicevami in via confidenziale che il Gabinetto di Pietroburgo avevagli giorni sono fattagli la proposta di agire in comune a Belgrado per indurre la Serbia a sospendere le sue operazioni di guerra; e S. E. aveva risposto di esser pronto ad esercitare un'azione a tale scopo, ma che, a lui avviso, gli ufficii dovrebbero essere fatti contemporaneamente anche a Sofia, e non solo dall'Austria-Ungheria e dalla Russia ma da tutte le Grandi Potenze. Il Gabinetto di Pietroburgo aveva accettata questa contro-proposta, ed esso doveva da un momento all'altro fare analogo invito agli altri Gabinetti. In causa della lentezza colla quale procede la Sublime Porta nelle sue deliberazioni, è probabile che l'azione delle Potenze precederà quella del Governo ottomano; ma il conte Kalnoky non iscorgeva in ciò inconveniente alcuno, sia perché le sue azioni sono indipendenti una dall'altra, sia perché l'essenziale è di cogliere questo momento di sosta per impedire una nuova effusione di sangue. Le truppe serbe hanno bensì subita una sconfitta, ma essa non è stata tale da ridurla nella impossibilità di riprendere l'offensiva. Lo sgomento del primo momento è passato, l'esercito è riordinato ed anela ad una rivincita; d'altro lato il principe di Bulgaria, assicurato contro ogni attacco dei turchi, ed animato dal successo di Slivnitza, ha raccolto colà tutte le sue truppe e si dispone ad accanita resistenza. È dunque urgente che l'Europa faccia sentire sì ai serbi che ai bulgari la sua autorevole voce in favore della pace; e S. E. non dubitava che questa voce sarebbe ascoltata non soltanto a Sofia ma anche a Belgrado.

In quanto ai negoziati che dovrebbero seguire l'armistizio, il ministro imperiale dicevami ch'egli preferirebbe di vederli affidati direttamente ed esclusivamente alla Sublime Porta, sia perché trattandosi di guerra combattuta sul territorio ottomano, la Turchia ha più di qualunque altra Potenza il diritto di r,egolare la definizione del conflitto, sia perché è più prudente che non abbiano ad lngerirsene né l'Austria-Ungheria, né la Russia.

Il conte Kalnoky era irritato dal lento procedere della Conferenza. Egli augurava che quella d'oggi fosse l'ultima seduta, e che ogni cosa fosse stabilita prima ancora dell'armistizio tra i serbi e bulgari; giacché S. E. non escludeva la possibilità che questi ultimi sollevati dall'incubo della guerra mostrassero nuove velleità di resistenza in Rumelia orientale.

237

IL CONSOLE A SARAJEVO, PAPPALEPORE NICOLA!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 10. Sarajevo, 23 novembre 1885 (per. il 27 ).

Ho letto con grande soddisfazione un comunicato del Popolo Romano (n. 319) intitolato « Menzogne ed Intemperanze ». Le dichiarazioni ch'esso contiene per quanto si riferisce al preteso concentramento di truppe su questo territorio in vista di prossime imprese, corrispondono alla verità dei fatti e sono la fedele espressione dello stato di cose attuale della Bosnia ed Erzegovina.

Qualora la Monarchia austriaca si accingesse sia ad estendere la propria occupazione in tutto il Sangiaccato, sia ad annettersi queste provincie, i preparativi che si richiedono dovrebbero essere tali che non potrebbero sfuggire all'occhio di qualunque anche poco accurato osservatore.

Se qualche lieve rinforzo venne inviato ad alcuni punti di guarnigione, fu allo scopo di tutelare con le più elementari cautele le frontiere, e se tali movimenti hanno luogo in modo piuttosto celato, ciò è più per non contradire alle recenti dichiarazioni dei ministri Kallay e Kalnoky, che per nascondere progetti di più serie imprese.

Del resto, la situazione presente di questi Paesi non è tale da incutere allarmi e preoccupazioni e non sarebbe questo un momento ben scelto dalla Monarchia, se volesse realizzare le proprie aspirazioni d'ingrandimento in Oriente.

Colgo quest'occasione per ringraziare V. E. dei riveriti dispacci politici in data dei 7-13 e 16 del corrente mese regolarmente pervenutimi.

238

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE, ALLA LEGAZIONE A BELGRADO E ALL'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE A SOFIA 1

T. 1169. Roma, 24 novembre 1885, ore 15.

L'ambassadeur de Russie vient de me remettre copie d'un télégramme de son Governement. Voici le texte: « L'empereur considère comme un devoir d'humanité d'arreter l'effusion de sang entre les serbes et les bulgares, en

am~nant un armistice par une pression énergique et concertée de la Porte e~ des Puissances. L'équilibre militaire étant à peu près rétabli entre les deux parties et la décision de la Conférence de ramener la situation de droit. du Traité de Berlin rendant sans objet une prolongation de la lutte, le moment semble opportun. Veuillez inviter le Gouvernement du roi à s'assocler à cette démarche urgente et de munir ses agents à Constantinople, Sophia et Belgrade d'instructions à ce sujet ». J'ai répondu au baron d'Uxkull que j'allais donner à nos représentants à Constantinople, à Belgrade et à Sophia l'instruction de s'associer à toute démarche en vue de l'armistice, qui serait faite par tous leurs collègues et de s'employer mé\me auprès de ceux-ci pour obtenir cette unanimité, qui est à nos yeux une condition absolue pour l'efficacité de l'oeuvre de pacification qu'il s'agit d'entreprendre. Si, au contraire, l'unanimité ne pourrait pas se former, nos représentants devront s'abstenir et m'en référer immédiatament.

(Per Costantinopoli, Belgrado, Sofia) veuillez agi dans le sens de la tirésente dépé\che. (Per gli altri) J'ai télégraphié déjà aux trois représentants d'agir dans le sens de la présente dépé\che.

238 1 Ed 1n italiano ln LV 52, pp. 9-10.

239

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4051. Berlino, 24 novembre 1885 (per. il 28).

Le sous-secrétaire d'Etat s'était empressé de rendre compte à Friedrichsruhe de l'entretien que j'avais eu avec lui jeudi dernier, en suite du télégramme de

V. E. du 18 novembre!, entretien auquel se réfère man rappart n. 4048 du 20 caurant2•

Une dépé\che a été expédiée depuis lors à M. de Keudell dans le but de répandre à vas préaccupatians. Cet ambassadeur a l'instructian de nous danner, de la part du chancelier, l'assurance que les Cabinets de Berlin, de Vienne et de Pétersbourg n'ont aucune arrière-pensée au sujet des affaires Balkans. Ils ne s'occupent que du rétablissement du statu qua ante. S'il devait surgir dans la situatian présente des chases quelque modification de nature à intéresser I'Italie, an ne manquerait certainement pas de naus en instruire, car chacun de ces Gauvernements attache beaucaup de prix à marcher d'accard avec naus, et à abtenir natre caapératian. Si l'Italie veut étre considérée comme partie intégrante du graupe des Trais Empires, elle serait, camme de raisan, la bienvenue et an s'en réjauirait.

C'est d'après le désir du camte de Bismarck que je viens de télégraphier à V. E.3 ces détails à titre de confirmatian de la cammunicatian qui vaus en

• -Cfr. n. 233. • -T. 2012. non pubbl!cato.

sera faite par M. de Keudell. Je ne trendrais pas moins à recevoir le texte précis de cette communication et surtout de la dernière partie.

D'après les déclarations récemment faites par le comte Kalnoky par devant les délégations, en dehors des traités généraux internationaux, il n'en existe pas de particulier entre l'Autriche-Hongrie et l'Empire du tsar. Tout porte à croire qu'il en est de meme entre l'Allemagne et la Russie. Notre position est tout.e autre que celle de la Russie dans les rapports avec l'Allemagne et l'Autrich~, Jl~ est ainsi à supposer que le prince de Bismarck voulait très-gracieusement nous laisser entendre que nous devions aussi trouver des garanties dans le groupe des trois Empires.

Le sous-secrétaire d'Etat m'informait aussi que le comte d'Arco, qui est reparti pour Rome après avoir fait une visite à Friedrichsruhe, est spécialemep.t chargé par le chancelier de dire les choses les plus aimables à V. E.

J'ai l'honneur, M. le ministre, de vous remercier de votre télégramme du 21 courant4, par lequel vous voulez bien approuver la manière dont j'ai rempU vos instructions dans l'entretien susmentionné.

239 1 Cfr. n. 230.

240

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 2028. Costantinopoli, 25 novembre 1885, ore 8,10 (per. ore 19,55).

A la séance d'aujourd'hui on a donné lecture de nos résolutions. Tous les plénipotentiaires ont adhéré, à l'exception de l'anglais, qui a présenté les aii1endements que V. E. connait. L'ambassadeur de Russie a relevé que ces changements indiquaient que le Gouvernement britannique ne voulait pas rester. dans les limites du Traité de Berlin. Plénipotentiaire anglais protesta que son Gouvernement n'entendait pas s'y soustraire, mais qu'il se tenait «essentiellement) ainsi qu'il était dit dans l'invitation et qu'il ne voulait pas s'engager d'avance sur les résultats de l'enquete. Les autres plénipotentiaires ont ensuite déclaré qu'ils ne pouvaient pas accepter ces amendements et qu'ils les feraient connaitre à leurs Gouvernements. Ministre d'Angleterre a fait sa proposition pour l'armistice, mais le président a déclaré qu'elle sort des limites de notre mission. On a encore échangées quelques observations, mais il a fallu constater qu'il était impossible d'établir un accord et que c'était maintenant au Gouvernement à aviser sur la demande des plénipotentiaires ottomans. On a fixé la nouvelle séance à samedi. Tous mes collègues ayant fait démarche au sujet de l'armistice je l'ai également faite aujourd'hui auprès du ministre des affalres étrangères.

23g • T. 1153. non pubblicato.

241

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1174. Roma, 25 novembre 1885, ore 23,59.

M. de Keudell m'a donné Iecture, ce matin, de la dépilche dont vous m'annonciez l'envoi par votre télégramme d'hierl, dont le contenu correspond complètement à la susdite dépèche.

J'ai répondu que sur la base des déclarations contenues dans la dépèche dont Iecture m'a été donnée, je persiste dans la ligne de conduite suivie jusqu'ici de marcher d'accord avec le Trois Empires et on peut compter sur moi. Je trouve très satisfaisante la déclaration que le prince de Bismarck m'a fait faire par votre entremise et par celle de M. Keudell, et ma réponse ne doit vous Iaisser aucun doute sur mes intentions.

Quant à la phrase relative à faire partie intégrante du groupe des Trois Empires, je ne l'ai pas relevée d'une manière spéciale, car pour dire un « oui :. forme!, il me faudrait connaitre avec exactitude les liens qui tiennent ensemble ce groupe. Vous pouvez faire comprendre que, si on me fait connaitre ces liens et Ieur but, je suis tout disposé à accuellir la proposition que l'on me fait d'une manière très gracieuse.

242

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 1427/875. Londra, 25 novembre 1885 (per. il 30).

L'ambasciatore di Russia in Londra consegnò quest'oggi al Foreign Office un telegramma, in cui il Governo di Pietroburgo, per far cessare lo spargimento di sangue fra serbi e bulgari, si fa iniziatore presso gli altri Governi di una proposta di armistizio. Questo telegramma fu spedito dal Foreign Office al marchese di Salisbury ad Hatfield, insieme ad un telegramma del Governo d'Austria-Ungheria, che seconda quel disegno.

Sua Signoria, deferendo al desiderio della Russia e dell'Austria, diede tosto istruzioni a sir W. White di presentare la proposta d'armistizio nella riunione della Conferenza, che avrà luogo oggi stesso a Costantinopoli, affinché tutte le Potenze avessero modo di mettersi d'accordo nella compilazione d'essa. E telegrafò ai rappresentanti della regina in Serbia ed in Bulgaria di unirsi ai colleghi per gli uffici opportuni a Belgrado ed a Sofia.

Nello stesso tempo, però, Sua Signoria commise all'ambasciatore d'Inghilterra a Pietroburgo di mettere in rilievo I'inaccuratezza della frase del

220 telegramma summentovato della Russia, in cui sl allude alla decisione della Conferenza di ricondurre la condizione delle cose nella Rumelia orientale a quella prescritta dal Trattato di Berlino.

Ebbi l'onore di dare di ciò contezza all'E.V. con telegrammi d'ieri e d'oggil.

241 1 T. 2012, non pubblicato, ma cfr. n. 239.

243

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 2045. Berlino, 26 novembre 1885, ore 16,55 (per. ore 21).

Entente entre les Trois Empires ne vise qu'à la conservation de la paix générale et à l'affermissement des monarchies en présence des menées révolutionnaires qui travaillent en méme temps à saper les bases de l'ordre social. Ils auraient bien plus à perdre qu'à gagner en suite de guerres qui pourraient avoir pour résultat de fortifier les partis du désordre. C'est à dessein que le prince de Bismarck dans le message gracieux qu'il adressait à V. E. se servait de l'expression «groupe ~ qui lui dit moins qu'alliance. Nous faisons virtuellement partie de ce group du moment où l'Allemagne et l'Autriche sont plus étroitement liées à l'Italie qu'elles ne le sont envers la Russie. Le chancelier par les termes qu'il employait ne voulait pas autre chose que nous laisser entendre que l'ltalie devait aussi trouver des garanties dans ce groupe des Trois Empires. C'est ce que vient de me dire le sous-secrétaire d'Etat quand je lui parlais dans le sens de votre télégramme de la nuit dernière1• Il se montrait très satisfait de votre langage, dont il prenait bonne note. Je lui donnais lecture du rapport que j'adressais par la poste à V. E.2 , et il trouvait que j'avais exactement interpreté la pensée qu'inspirait le chancelier dans la communication faite par Keudell.

244

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2351. Vienna, 26 novembre 1885 (per. il 29).

Confermo i due telegrammi che ho avuto l'onore di spedire in giornata a V.E.1• Oggidì, mercé i dettagli avuti da diverse parti, si sa che la battaglia di Slivnitza fu un vero disastro per l'esercito serbo. Lusingato dai facili successi

243 1 Cfr. n. 241.

• Cfr. n. 239. 244 1 T. 2042 e T. 2044, non pubblicati.

dei primi giorni, il re Milano s'era immaginato che la campagna intrapresa contro i bulgari si ridurebbe ad una passeggiata militare sino a Sofia. Nessun provvedimento serio era stato preso tanto per le ambulanze che per le proviande, cotalché quando le truppe furono nella loro marcia arrestate dinnanzi a Slivnitza dai bulgari, esse si trovarono dopo due giorni di combattimento sprovviste totalmente di vettovaglie, e dovettero retrocedere incalzate più dalla fame che dal nemico. L'esercito serbo, che baldanzoso e fiero aveva varcato il confine bulgaro il 14 novembre, lo ripassav~ fugato e scompaginato otto giorni dopo. E lo sbaraglio fu tale che, appena rientrato a Pirot ed informato degli ufficii delle Potenze per condurre ad un armistizio, il re Milano non solo si affrettò ad aderirvi dando l'ordine immediato di sospendere le ostilità ma, senza nemmeno attendere che l'armistizio fosse accettato dal principe di Bulgaria, si dispose a fare celere ritorno a Belgrado. Siffatta risoluzione, che rivelava il turbamento dal quale era invaso l'animo del re Milano, fu trovata qui improvivda tanto che il conte Kalnoky mandò tosto al conte Khevenhuller l'ordine di rappresentare a Sua Maestà che la di lui partenza dal quartiere generale ed il di lui ritorno a Belgrado, quando le ostilità non erano peranco cessate dalle due parti, produrrebbero sullo spirito delle popolazioni un effetto deplorevolissimo, e nuocerebbero in modo fatale al prestigio della Corona già offuscato dai recenti disastri di guerra. Ignoro se l'inviato austriaco sia giunto in tempo per impedire la partenza del re Milano da Pirot, e se sia riuscito nella sua missione.

Qui frattanto non si dissimula che l'infelice guerra di sette giorni combattuta contro i bulgari può avere le più gravi conseguenze per l'ordine interno nella Serbia e per la sorte del re Milano. Pare che a Belgrado non si conoscano tuttora le proporzioni vere del disastro subito; e si teme che, quand'esse saranno note, l'esasperazione del pubblico si tradurrà in deplorevoli manifestazioni contro il Governo e contro il re.

Il conte Kalnoky non mi faceva oggi mistero delle sue inquietudini a tale riguardo; e mentre egli si diceva tuttora all'oscuro della vera situazione attuale in Serbia, non esitava a considerare come pericolosa la posizione personale del re Milano, e nella migliore delle ipotesi come inevitabile la caduta del Ministero Garaschanin. E siccome al Garaschanin succederebbe probabilmente il Ristié, lascio a V.E. di giudicare l'influenza che tale mutamento eserciterebbe sui futuri rapporti della Serbia con l'Austria-Ungheria. Peì Gabinetto di Vienna è quindi di sommo interesse di rendere al Governo di Belgrado meno gravi che sia possibile le conseguenze della catastrofe. A tale intento e dappoiché il principe di Bulgaria rifiutavasi di sospendere le ostilità adducendo l'ignorare tuttora gli ufficii delle Potenze, il conte Kalnoky aveva deliberato d'inviare il conte Khevenhuller al quartiere generale del principe Alessandro perché facesse nota a Sua Altezza la deliberazione presa dai Gabinetti europei riguardo all'armistizio, e lo consigliasse nel suo proprio interesse a conformarvisi.

Nel darmi oggi questa notizia S.E. aggiungeva che il conte Khevenhiiller aveva l'ordine di far comprendere al principe Alessandro che, qualora le sue schiere invadessero il territorio serbo, l'Austria-Ungheria sarebbe cos~etta dai suoi speciali interessi à prendre position.

L'E. V. mi comunicava giorni sono un telegramma del r. ambasciatore a Costantinopoli2, nel quale era detto fra le altre [cose] che i rappresentanti d'Austria-Ungheria, Germania e Russia consigliavano la Sublime Porta d'intervenire in Rumelia orientale. Ho saputo a tal riguardo che l'iniziativa di un simile consiglio da darsi al Governo ottomano era venuta dalla Russia; ma che il Gabinetto di Vienna desiderava, prima di darvi la sua adesione, conoscere quali deliberazioni sarebbero state prese nella seduta della Conferenza di ieri. È quindi da ritenersi che il consiglio sia stato dato ai ministri del sultano da uno degli ambasciatori dei tre Imperi all'infuori delle intelligenze passate tra i Gabinetti rispettivi.

Avendone io chiesto conto al conte Kalnoky questi dicevami che, le deliberazioni della Conferenza non avendo potuto incontrare l'unanimità dei suffragi, la Sublime Porta aveva, in virtù del Trattato di Berlino, pienamente il diritto di procedere, secondo le risoluzioni approvate da quasi la totalità dei plenipotenziari, al ristabilimento dell'antico ordine di cose nella Rumelia orientale, non escluso l'impiego della forza; ed alla mia interrogazione se il Gabinetto di Vienna intendeva consigliare l'intervento militare al Governo ottomano, S. E. soggiungeva che il consiglio non sarebbe dato, ma che se la Porta si risolvesse d'intervenire nella Rumelia orientale non si solleverebbe obiezione di sorta. Il ministro imperiale dubitava però assai che il sultano si appiglierebbe a questo estremo partito, ma egli credeva che per raggiungere l'intento basterebbe una semplice concentrazione di truppe ottomane sul confine della Rumelia orientale. Per la dignità dell'Europa è indispensabile, conchiudeva il conte Kalnoky, che lo statu quo ante sia ristabilito in quella provincia; se la Sublime Porta non vorrà prestarvisi, converrà che in qualche modo vi provvedano le Potenze.

242 1 T. 2013, T. 2014 e T. 2036, non pubblicati.

245

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2096. Roma, 27 novembre 1885.

Mi è pervenuto regolarmente il rapporto di V. E. in data del 22 novembre volgente!, e ne la ringrazio.

Aspetteremo che il Governo germanico ci faccia conoscere, quanto più presto possa, i suoi intendimenti sulla regione dell'Africa orientale che interessa i nostri studii. Anche rispetto a codesto argomento, desideriamo procedere in cordiale ed intimo accordo ·col Gabinetto di Berlino.

Osserverò qui, ma ciò unicamente per norma di V.E. che la posizione di Kisimayo si collega necessariamente con quella del Giuba, imperocché, a cagione della barra che chiude le bocche del fiume, Kisimayo è il porto naturale del bacino del Giuba.

244 " T. 1960 del 19 novembre, non pubblicato. 245 ' Cfr. n. 234.

246

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2097. Roma, 28 novembre 1885.

Conformemente a quanto l'E. V. mi annunziava col suo telegramma del 24 novembre1 venne da me stamane il conte d'Arco consigliere presso quest'ambasciata germanica. Egli dissemi essere stato incaricato da Sua Altezza il principe di Bismarck, che aveva avuto l'onore di vedere a Friedrichsruhe, di

.portarmi i suoi saluti e di esprimermi al tempo stesso la sua vivissima soddisfazione per la mia assunzione a ministro degli affari esteri. Sua Altezza che ebbe a tener dietro col più grande compiacimento all'azione da me esercitata a Vienna durante i molti anni che ebbi a sostenervi la carica di ambasciatore si rese esatto conto del sacrificio da me fatto al mio sovrano rinunciando ad una posizione che non poteva non essermi sommamente gradita per sobbarcarmi ad un compito che se è grave in Germania non lo è certo meno in Italia. Sua Altezza mi faceva esprimere la sua formale gratitudine per il fatto sacrificio le di cui conseguenze a suo dire saranno sommamente utili alla causa monarchica ed alle relazioni fra la Germania e l'Italia.

Queste relazioni, il principe di Bismarck incaricava il conte d'Arco di assicurarmi, saranno d'or innanzi intierissime e senza riserva di sorta, avendo egli piena fiducia in me. Questo il senso dell'ambasciata portatami dal conte d'Arco tralasciandone in ciò che vi era d'assolutamente di troppo personale a me, o di che per altre ragioni non converrebbe restasse traccia.

Sarei grato a V.E. se volesse incaricarsi di portare a conoscenza di Sua Altezza nel modo ch'ella ravviserà migliore i miei più sentiti ringraziamenti per l'atto sì altamente cortese che volle usarmi e che so apprezzare in tutto il suo valore.

Ella potrà assicurare il principe cancelliere che del pari dal canto mio niente io desidero maggiormente che di stabilire e conciliare sempre più una corrente di relazioni intierissime e senza riserva fra l'Italia e la Germania, e che a raggiungere quell'intento concorrerà tutta la mia attività pienamente confidando di trovarmi in ogni circostanza sempre assistito dal concorso pieno ed intiero dell'Altezza Sua.

Le sarò poi grato, signor ambasciatore, se vorrà anche ringraziare il conte Bismarck per le cose gentili che egli ebbe del pari ad incaricare il conte d'Arco di dirmi da parte sua, assicurandolo che serbo carissima memoria delle relazioni con lui avute affinché trovavasi meco a Vienna.

246 1 T. 2012, non pubbUcato.

247

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A PIETROBURGO, GREPPI, E A VIENNA, NIGRA

D. Roma, 28 novembre 1885.

L'ambasciatore del re a Costantinopoli mi ha diretto, ieri sera, il telegramma seguente: c L'ambasciatore di Germania venne a dirmi che esso ed i suoi colleghi d'Austria-Ungheria e di Russia avevano fatto uffici presso la Sublime Porta per consigliare il sultano ad effettuare immediatamente, e senza aspettare gli accordi definitivi e poco probabili della Conferenza, le risoluzioni che avevano raccolto la quasi unanimità dei suffragi, cioè l'invio dei delegati e del commissario imperiale nella Rumelia orientale. In nome dei suo colleghi, il signor di Radowitz mi domandava di associarmi a tali uffici • 1•

Tosto autorizzai, in via telegrafica, il conte Corti ad accogliere l'invito2• Ed ora conviene che l'E. V. renda di ciò consapevole il Gabinetto presso il quale è accreditata, aggiungendo però che, in casi analoghi, sarebbe utile, per la simultaneità delle comunicazioni da rivolgersi alla Sublime Porta, o altrove, che codesto Governo ci partecipi le sue intenzioni prima di impartire i relativi ordini ai suoi rappresentanti. Così noi potremo essere in grado d'impartire contemporaneamente, dal nostro lato, istruzioni ai rappresentanti di Sua Maestà, evitando la perdita di tempo cagionata dalle domande che questi ci debbono indirizzare e dall'attesa delle risposte che, secondo le circostanze, noi crederemmo dover loro trasmettere.

In questi termini ebbi testè a spedirle un telegramma che qui le confermo3•

248

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4057. Berlino, 28 novembre 1885 (per. il 5 dicembre).

Le prince de Bismarck est de retour à Berlin depuis le 25 novembre. J'ai pu constater indirectement qu'il continue à envisager avec une grande quiétude de esprit la situation des choses dans la péninsule des Balkans. Il affirme avec beaucoup d'assurance que, malgré les difficultés, l'entente persiste entre l'Autriche et la Russie, et que dès lors la conservation de la paix générale n'est pas en péril. La chancellerie impériale n'a aucun indice que le trfme du roi Milan soit menacé, ni que le prétendant Karageorgevié ait des chances sérieuses de régner en Serbie. Son Altesse ne croit pas non plus que la Répu

247 • Bi tratta di una parte del T. 2050 de 27 novembre.

• -T. 1183 del 28 novembre, non pubblicato. • -T. 1184 del 28 novembre, non pubblicato.

18 -Docùmenti Diplomatici -Berle II -Vol. XIX

blique puisse etre proclamée dans ce Pays. Le Cabinet de Vienne, le cas échéant, y mettrait bon ordre, et la Russie en prendrait son parti, du moment où il ne s'agirait que d'une occupation passagère.

Quant à la Conférence de Constantinople, ses lenteurs, l'indécision de ses allures, causées par le manque d'unanlmité ne s'accommodent guère avec le tempérament du chancelier. Il ne tarit pas d'éloges sur l'Italie, agissant en plein accord avec les trois Empires pour le maintien de la paix. Il se tait sur la France, dont la conduite est assez louche, mais qui, en définitive, se rangerait du còté de l'Angleterre. C'est le jugement qu'il porte sur celle-ci, qU1 mérite surtout d'etre relevé. Il plaide les circonstances atténuantes. C'est blen moins le Cabinet Anglals, que son plénipotentiaire à Constantinople qui doit étre rendu responsable des embarras suscités au sein de la Conférence et qui vont amener la suspension de ses travaux. M. White, fils nature! d'un prince Czartoryski, a du sang polonais dans les veines. Il n'en faut pas davantage pour expliquer qu'il cède à un penchant personnel, en contrariant une politlque où il croit découvrir la main de la Russie. Il exagère peut-etre la portée des instructions de son Gouvernement, dictées par des nécessités parlementaires surtout en vue des élections. Si le Ministère tory reste au pouvoir, il en resultera plus de clarté dans son programme de politique étrangère. Or, jusqu'ici les suffrages se balancent assez entre les deux partis, et si meme les whigs obtenaient une faible majorité, certains indices laissent prévoir que le Cabinet Salisbury ne se retirerait pas, car il espère se former quand meme une majorité gouvernementale.

C'est assez faire comprendre que le Cabinet de Berlin manoeuvre de manière à laisser au Gouvernement actuel britannique le sentiment que, tout en se trouvant aujourd'hui, sur la question à l'ordre du jour, dans un camp opposé, on ne tient pas moins ici à l'amitié de l'Angleterre. Tel ne seralt certes pas le langage, si M. Gladstone était ou revenait au pouvoir. En voulant conserver des attaches avec cette Puissance, le prince de Bismarck -c'est là une simple supposition de ma part -a peut-etre l'arrière-pensée de se menager, sans le crier sur les toits, un instrument de pression sur la Russie, dont le souverain, très-entier dans son opinion, s'obstine au rétablissement du statu quo ante. L'initiative pour l'union personnelle appartient à l'Angleterre. L'Allemagne s'y associait au début: l'Autriche l'accueillait avec joie. Ce fut la Russie qui mit son veto, après s'etre concertée avec le Cabinet de Vienne, lequel s'était assuré que le roi Milan, pour sauver sa couronne, se verrait dans l'obbligation de combattre les armes à la main toute extension de territoire ou d'influence de la Bulgarie. L'Allemagne dit amen pour éviter de porter atteinte à l'union des trois Empires.

Maintenant la diplomatie est aux abois. L'ancienne combinaison surnagera, et ce ne sera pas du còté de l'Allemagne qu'elle rencontrera de l'opposition, ni du còté de l'Autriche, car pour Iongtemps Ies serbes vaincus seront impuissants à faire valoir leurs prétentions. L'Autriche perdra provisoirement de son prestige en Serbie -si elle ne fait rien pour arreter, ne fut-ce que par des menaces, la marche victorieuse du prince de Bulgarie, -mais moins que la Russie en Bulgarie. Je dis provisoirement, parce qu'à moins de vouloir abdiquer au profit de la Russie, la Serbie par sa position géographique, par ses in.térets économiques, est .placée bien plus dans la sphère de l'influence de Vienne que de celle de Pétersbourg. Dans ces conditions, il est plus aisé de regagner le terrain perdu.

Il n'est pas à prévoir que lord Salisbury modifie son programme après les élections. Il ne s'en cache pas. Ce programme n'est nullement inspiré par des considérations de parenté du prince de Battenberg avec la reine Victoria. Il repose sur les intérets présents et à venir de son Pays, desquels il prenait conseil d'une manière exclusive en 1878. La ligne des Balkans avait été établie camme séparation entre la Roumélie et la Bulgarie, parce que celle-ci devait alors etre considérée camme une appendice de la Russie. Il fallait lui barrer la route vers la mer Egée et vers Constantinople. La Bulgarie depuis lors a làché la main de son protecteur: il n'y a plus aujourd'hui aucun motif de la tenir en suspicion; bien au contraire, il convient d'abaisser les barrières élevées contre elle par le Congrès de Berlin.

Ii est de fait qu'en suite de ses succès si inespérés, il faut compter aujourd'hui avec le prince de Bulgarie. Le moins que l'on puisse lui accorder dans les circonstances actuelles, c'est l'union personnelle. D'ailleurs, comment séparer les deux provinces, et deux armées surtour qui ont versé leur sang et remporté de victoires pour la meme cause? On a déjà beaucoup de peine à rétenir leur élan. Jusqu'à la date d'hier, les Puissances n'avaient reçu qu'une réponse dilatoire à la proposition d'armistice. Que serait-ce si on leur lançait la douche d'eau froide du statu-quo ante? Il est évident qu'on irait au devant d'un refus. Et ce ne sera pas, quoiqu'on en dise, le sultan qui mettra le doigt dans ce guepier. La Russie n'aura ni trève ni repos pour dresser des embuches au prince Alexandre personnellement; mais c'est là un travail de longue haleine. En attendant, la Russie et l'Autriche, sous les meilleures apparences, s'observent et se neutralisent.

Dans ces conjonctures, les bulgares et les rouméliotes ont le vent en poupe, surtout· lorsque l' Angleterre souffle dans leurs voiles. Pour se rendre compte combien la situation s'est modifiée, il suffit au reste de comparer le ton humble et soumis de la lettre par laquelle le prince Alexandre annonçait à la Porte l'évacuation de la Roumélie avant la bataille de Sliwnitza, avec celui de la réponse de M. Tzanoff à la missive de Kiamil-Pacha. Non seulement, on ne demande plus de secours, on ne parle plus de soumission, ni de respect des Traités, mais on dissuade la Porte de donner suite à l'idée d'envoyer une commission à Philippopoli avant la fin des hostilités, à cause, des inconvénients que cela pourrait avoir pour la tranquillité publique.

249

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. RISERVATO 601. Parigi, 28 novembre 1885 (per. il1° dicembre).

La recente enciclica del papa destò in generale una favorevole impressione nella parte più eletta e meno esaltata di queste popolazioni; essa è di natura

a rialzare 11 prestigio del capo supremo della Chiesa, benché, o perché avversata dagl'ultramontani intransigenti. •Ciò che emerge da quella solenne manifestazione è la volontà del Sommo Pontefice di svincolarsi dai partiti politici che si servono della religione come arma di combattimento; egli vuole altresi sottrarre la Chiesa alla influenza preponderante che il clero francese cerca di esercitare sulla Santa Sede in particolare, ed in generale sui cattolici in partibus fidelium1 col pretesto che la Francia ha il diritto di mantenerli sotto il suo protettorato. Diversi fatti vengono in appoggio di questa interpretazione della enciclica: cosi venni informato che questa nunziatura apostolica si mostra malcontenta assai dei suoi rapporti col clero francese; mi risulta altresì che i nostri missionari attribuiscono al modo di fare dei mìssionarii francesi gli eccidi di cui i cristiani furono non ha guari vittime in alcune regioni dell'Indo-Cina, imperocché i detti missionari francesi vi sono considerati come l'avanguardia di truppe di Francia dirette a soggiogare i paesi in cui penetrano; Epperciò i nostri religiosi trovando pesante ed anche pericoloso il protettorato o per meglio dire il gioco loro imposto dal clero francese nelle missioni, si mostrano propensi a ricorrere personalmente al protettorato del Governo italiano come avvenne in Cina durante l'ultima guerra franco-cinese.

Per altra parte il clero francese è assai esclusivo e porta un ostacolo grandissimo non solo alla preparazione ma anche alla conservazione della nostra lingua ne' paesi, come nell'Asia Minore, dove altre volte era fiorente. Più volte io ebbi da notare che, mentre la Francia molesta assai il clero e le corporazioni religiose nel proprio territorio, essa li sostiene al contrario all'estero e loro prodiga non pochi sussidii per le scuole e per le opere di beneficenza, purché in questi stabilimenti si faccia, più che la religiosa, la propaganda francese. Cosi (codesto Ministero ne venne già informato) esiste a Beyruth una scuola di medicina diretta da gesuiti francesi che riceve da questo Ministero degli esteri, un assegno di circa ottomila franchi all'anno. È da notare che in Tunisia, dove sino al 1869 regnava l'elemento italiano, vi subentra il francese, assai meno colla pressione delle armi, che non colle scuole, specialmente le religiose ed altri stabilimenti analoghi dai quali si procura di bandire la lingua italiana.

Questo stato di cose già chiamava l'attenzione del predecessore di V. E., il cavaliere Mancini, che volle chiedere il mio avviso circa il modo di valersi dell'opera delle nostre corporazioni religiose, per combattere a vantaggio della nostra, l'influenza esclusiva dei francesi. In risposta al quesito gli rassegnai un rapporto in data dell'll aprile scorso (serie politica n. 503)2 nel quale esposi tutto un sistema intento a quello scopo. Con tale ricordo non intendo propugnare le mie idee in proposito; ma io credo questo il momento opportuno per richiamare l'attenzione di V. E. su quell'argomento, perché la nostra influenza è combattuta non soltanto dai francesi, ma anche da altre Nazioni le quali come in Albania e nei Balcani in generale contendono ai nostri reli

249 1 Sic. 2 Non pubbl!cato nel vol. XVII-XVIII della serie II.

giosi il privilegio che ebbero sino a questi ultimi tempi, di propagare insieme all'insegnamento religioso, l'uso della nostra lingua e la conoscenza della nostra letteratura.

Vi ha poi per ciò che riflette la Francia un'altra considerazione che mi pare merita qualche attenzione. In questo Paese così mutabile può accadere che, fra non molto, al regime attuale, subentri un governo che creda di doversi appoggiare sul clero. In tal caso, potrebbe accadere che la Francia ricordandosi il suo antico titolo di figlia primogenita della Chiesa, pretenda ripristinare un suo protettorato sulla Santa Sede e ci crei degli imbarazzi nei nostri rapporti col Vaticano. Un tal pericolo sarebbe in gran parte evitato, ove potessimo sottrarre affatto i nostri religiosi che sono all'estero, da qualsiasi dipendenza dalla Francia e procurare loro nel proprio paese quell'appoggio che finora dovettero chiedere ad un nazione straniera. Da quanto ebbi l'occasione di vedere, ho luogo di pensare che il R. Governo troverebbe in essi una predisposizione ad accomodarsi tanto più volentieri a quel nuovo sistema, che apprezzano oramai il vantaggio di aver per patria un gran paese, come lo è l'Italia. Per altra parte essi sono accetti alle popolazioni a motivo delle loro idee larghe assai, delle quali essi danno prova in parecchi dei loro stabilimenti e scuole dove sono indistintamente ammessi allievi e persone di diversi culti, rispettando le rispettive credenze col procurare che ognuno possa attendere ai àoveri della propria religione.

Nel sottoporre queste idee alla E.V., ...2

250

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

D. 1975. Roma, 29 novembre 1885.

Ho letto con vivo interessamento le savie considerazioni svolte da V.E. nel suo rapporto del 22 novembre1 circa la nostra situazione a Massaua.

Dai documenti che le furono comunicati ella ha potuto rilevare che non è mio intendimento di prendere, a tale riguardo, alcuna iniziativa di negoziati colla Sublime Porta. Solo nel caso in cui questa facesse i primi passi, mi riserverei di esaminare se ci convenga di addivenire a trattative con essa. Questo, e non altro, è il senso della dichiarazione che feci a sir J. Lumley, accennando ad eventuali negoziati col Governo ottomano, dopo che la nostra situazione a Massaua si sarà chiarita ed assodata.

249 s Allegata al presente rapporto sl trova la seguente annotazione dl Malvano: «Ringraziare

per questo interessante rapporto, non senza osservare che l'argomento a cul sl riferisce forma

glà l'oggetto del nostri studll per quelle provvlslonl che, nel llmltl del nostri mezzi e delle

patrie leggi, alano atte a farci conseguire lo scopo dl legittime influenze a cul può contribuire

l'opera del mlsslonarl ltallanl:». In base a tali lstruzlonl venne redatto 11 D. 749 del 2 dicembre, non pubblicato.

250 • Cfr. n. 235.

232

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2104. Roma, 1° dicembre 1885.

In seguito alle spiegazioni da lei fornitemi, con telegramma del 26 novembre1 circa il significato dell'espressione « gruppo dei Tre Imperi ,, adoperata dal principe di Bismarck nel suo cortese messaggio, e gli scopi ai quali tende

quel gruppo, autorizzai V. E., con telegramma del 29 novembre2, a dichiarare che accettavamo con piacere di essere considerati come parte integrante del gruppo stesso.

Mi pervennero dopo d'allora il suo rapporto confidenziale del 26 novembre

n. 4054 di q.s.3 , ed il telegramma del 304, relativo al modo in cui dovrebbe esser fatta tale dichiarazione. Accetto la formola da lei proposta, la quale non si scosta essenzialmente dai termini nei quali ebbi a manifestarle il mio pensiero circa questo soggetto.

Epperò autorizzai V. E. a dichiarare che il Governo del re, avendo preso notizia delle spiegazioni che, in base alle dichiarazioni del cancelliere di Bismarck, ella mi forni circa il significato dell'espressione gruppo dei Tre Imperi ) (adoperata dal principe di Bismarck nella comunicazione che egli mi fece pervenire per il tramite di V. E. ed a mezzo del signor di Keudell), e circa gli intenti che quel gruppo ha in mira, desidera infatti, in seguito al cortese messaggio del principe cancelliere, di essere considerato quale parte integrante del gruppo stesso, allo scopo che, in tal modo, le nostre relazioni colla Germania e coll'Austria-Ungheria abbiano ad acquistare vieppiù il carattere di perfetta intimità e di piena reciproca fiducia.

Queste istruzioni ebbi ad impartire a V. E. sin da ieri con un telegramma5 che qui le confermo, ...

522 1 Cfr. n. 243.

253

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTP

D. 1979. Roma, 1° dicembre 1885.

Con telegramma di ieri sera2 rispondendo a quello poco prima giuntomi da v. E.3 , le diedi facoltà di designare il r. vice-console a Filippopoli come delegato nostro presso il commissario imperiale incaricato di restaurare lo statu quo ante in Rumelia, e le indicai altresi sommariamente le istruzioni che ella avrebbe dovuto impartire a quel nostro agente per l'adempimento dell'affidatagli missione. Con altro dispaccio d'oggi confermo e chiarisco quel mio telegramma.

È evidente che con l'invio a Filippopoli di un commissario speciale del sultano, si apre, rispetto alla quistione suscitata dai casi di Rumelia, una nuova

252 z T. 1192, non pubblicato.

• -Non pubblicato. • -T. 2085, non pubblicato.

e T. 1198, non pubblicato. 253 ' Ed. con alcune varianti in LV 52, pp. 19-20.

• -T. 1200, non pubblicato. • -T. 2088, non pubblicato.

fase, in presenza della quale mi preme che V. E. possa avere fin da principio precisa direzione.

Noi non intendiamo punto consigliare in alcuna guisa alla Sublime Porta d'intervenire militarmente in Rumelia. Riconosciamo che le spetta il diritto di ristabilirvi, anche con le armi, lo stato di cose sancito per quelle province dal Trattato di Berlino; però, in presenza di una eventuale azione militare da parte sua, noi manterremmo un riserbo assoluto.

Desidero che l'E. V. francamente si esprima in questo senso coi suoi colleghi d'Austria-Ungheria, di Germania e di Russia. Il che non toglie che così V. E., come il delegato italiano presso il commissario imperiale potranno prestare ogni desiderabile appoggio all'azione pacifica che il commissario stesso sarà per intraprendere in Rumelia per il ristabilimento dello statu quo ante. E neppure sarà da farsi obiezione a che il proclama, da pubblicarsi per opera del commissario del sultano, contenga l'allusione a coercizione eventuale, oppure a che la Sublime Porta prenda militarmente posizione per mostrare che, occorrendo, sarebbe pronta a tradurre in atto le sue minacce.

In una parola, questo è il mio pensiero, come ebbi cura di riassumerlo in apposito telegramma testé speditole4 : tutto ciò che possa condurre allo stabilimento dello statu quo ante avrà il nostro appoggio fin tanto che si adoperino mezzi pacifici; ma, se dovesse avvenire spargimento di sangue, noi non potremmo dividerne la responsabilità.

254

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 247. Madrid, 2 dicembre 1885 (per. il 7).

In una prima conferenza che ebbi col nuovo ministro di Stato egli mi espresse in termini molto recisi il convincimento che non si è fatto sin qui abbastanza per rendere più reali e più effettivi i rapporti di comune interesse politico ed economico tra i due Paesi. La Spagna, diceva egli, è molto addietro dell'Italia, ma deve seguirne l'esempio e trovare in essa appoggio e concorso, a vantaggio non solo della propria consolidazione, ma di interessi mediterranei che sono identici per le due Nazioni. Egli mi manifestò l'intenzione di affermare tali propositi col proporre al Consiglio dei ministri di accreditare eventualmente presso Sua Maestà un ambasciatore, non venendo ad ogni modo accreditato presso il R. Governo, sia come ministro che come ambasciatore, alcuno dei personaggi che precedentemente furono ministri di Spagna a Roma; e d'incominciare intanto l'attuazione dei propositi medesimi, invitandomi ad uno studio immediato dei miglioramenti da introdursi nelle relazioni di ogni genere tra Spagna e Italia. Disse che i primi atti ed il linguaggio della regina reggente

253 • T. 1203 (registrato per errore col numero 1003), non pubblicato.

avevano dato ai consiglieri della Corona la fiducia che si potesse davvero sperare di consolidare le istituzioni vigenti, le quali, sopravvivendo alla deplorata morte di Alfonso XII, e resistendo alle prime scosse da prevedersi per un anno

o due, potranno, se non nascerà un erede maschio alla Corona, trovare una ferma base in combinazioni dinastiche dipendenti dalla saggezza materna di

S.M. la Regina. Dedicato egli d'altronde a studj positivi di politica economica, riteneva di primaria importanza lo sviluppo degli interessi materiali della Spagna, specialmente nella direzione ove cammina l'Italia a passi da gigante, ed insisteva nella mia cooperazione, specialmente in questo ultimo ordine d'idee.

Ringraziai il signor Moret delle intenzioni manifestatemi con tanta efficacia di espressioni, e risposi che secondo il mio proprio parere c'è molto da fare per stabilire correnti normali di scambj reciproci, materiali ed intellettuali, tra due Paesi tanto vicini i quali tuttavia si possono dire privi di qualsiasi comunicazione diretta, e non scambiano quasi prodotti o idee se non per mezzo di intermediarj che levano tributo su quelli e danno a queste una impronta estranea al vero carattere nazionale di ciascuna delle due penisole. Osservai che mentre il suo predecessore, con cui avevo avuto rapporti eccellenti, m'aveva dapprima attestato intenzioni analoghe, io non avevo mai potuto ottenere che praticamente si cercasse di far sì che i vantaggi stipulati nel nostro trattato di commercio non venissero resi quasi illusorj dalla insufficienza di trasporti diretti, dalle esigenze stesse dei regolamenti marittimi doganali e ferroviarj in !spagna; notai aver io stesso sperimentato la pratica impossibilità di fare spedizioni tra Italia e Spagna per mare, nonché di accertare il prezzo, il tempo e la sicurezza di quelle fatte per terra; ed in quanto agli scambj d'idee, osservai che essendosi voluto da un personaggio che fu testè ministro di Spagna presso il Governo del re, stabilire rapporti diretti tra i giornali dei due Paesi, l'unico risultato fu che l'lmparcial, periodico monarchico-liberale di Madrid, scambiasse telegrammi di informazioni col Secolo di Milano. Assicurai intanto il signor Moret che nell'ordine delle relazioni economiche, che mi sembravano l'oggetto più appropriato e più immediato degli studj cui egli ben voleva invitarmi, non avrei mancato di corrispondere con ogni mia cooperazione ai suoi ottimi intenti.

V.E. giudicherà se sia opportuno che dai termini generici di una prima conversazione, forse non totalmente spoglia dell'indole accademica che suole rivestire qui il programma di ogni nuovo ministero, la questione passi per iniziativa nostra a pratiche proposte per maggiori facilità negli scambj commerciali dei due Paesi. Non mancherò d'invitare prossimamente il signor Moret ad attestare le sue buone disposizioni con una soluzione immediata e soddisfacente della quistione della Fondazione Italiana. Osservo intanto, è superfluo dirlo, la massima riservatezza in quanto a quistioni politiche relative ad un avvenire tuttora oscuro assai.

Lascio all'egregio signor generale Garavaglia di render conto della missione da lui tanto degnamente disinpegnata1•

254 1 Per la risposta cfr. n. 262.

255

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 1481/898. Londra, 3 dicembre 1885 (per. l'8).

Com'ebbi l'onore di telegrafare ieri all'E.V.1 , le istruzioni date da lord Salisbury al console d'Inghilterra in Fìlìppopoli erano state, fino allora, dì astenersi dal sostenere, in alcuna guisa, l'opera dei delegati ottomanì nella Rumelia orientale, ma d'intervenire in loro favore in ogni caso in cui essi fossero esposti a qualche pericolo per cagione di un commovimento popolare nella provincia.

Ma quest'oggi lord Salisbury fu informato che i delegati ottomani si erano presentati a Fìlìppopoli come esecutori d'un incarico ricevuto dalle Potenze, ed avevano dichiarato essere loro ufficio di rendere consapevoli i rumelioti delle decisioni prese dalla Conferenza di Costantinopoli circa l'invio di un commissario turco e circa il ripristinamento dello statu quo ante. All'arrivo di queste notizie, lord Salisbury diede subito ordine col telegrafo al console inglese in Fìlìppopoli di contradire, nel modo più reciso, le affermazioni dei delegati, e dì far noto che le decisioni della Conferenza non avevano alcun valore, non essendo state prese coll'unanimità necessaria dei voti dei plenìpotenziariì.

Sua Signoria, da cui ho avuto oggi stesso questi ragguagli, era sommamente sdegnata del modo di procedere dei delegati ottomanì.

Mi consta intanto, in modo non dubbio, che in questo momento il Governo inglese è persuaso che, in conseguenza del giro delle cose in Bulgaria e degli ultimi avvenimenti della guerra serbo-bulgara, è nato qualche dissenso dì pareri fra la Germania e l'Austria-Ungheria, e che la Germania si accosta, più che non fece finora, alle opinioni della Inghilterra circa la quìstìone della Rumelia orientale. Il fatto è che dopo le spiegazioni date da lord Salisbury al conte di Hatzfeldt (delle quali ebbi l'onore di dar notizia alla E.V. col mio rapporto del 27 novembre scorso, n. 879 di serie politica) 2 , il principe di Bismarck ha fatto sapere al primo ministro d'Inghilterra, per mezzo dell'ambasciatore britannico in Berlino, che egli riconosceva che il modo di procedere dì sir W. Whìte nella Conferenza era stato regolare; ed in seguito a questa comunicazione, il marchese di Salisbury dichiarava, nel banchetto dato il 30 novembre al conte di Mtinster, che l'accordo della Gran Bretagna e della Germania costituiva la miglior mallevaria della pace d'Europa.

Il Governo francese anch'esso sì accosta ognora più alla politica della Inghilterra; onde l'ambasciatore francese in Londra ha fatto altrui notare che non si può a meno in Francia di tenere gran conto, come in Inghilterra, prima di ogni altra cosa, dei desiderii delle popolazioni bulgare. E da un telegramma di lord Lyons, ricevuto oggi stesso al Foreign Office, si ricava che il Governo della Repubblica partecipa del tutto all'opinione del Governo della regina circa

• Non pubblicato. Catalani riferiva che 11 Governo inglese riconosceva, nonostante gli avvenimenti nella Rumella orientale, la validità del Trattato di Berlino in tutte le sue parti.

le dichiarazioni fatte, ed il modo di procedere, dei delegati turchi nella Rumelia. orientale. Da ultimo la stessa Porta ha già reso consapevole lord Salisbury che il sultano non fa alcun disegno di adoperare la forza contro i rumelioti. Ho avuto l'onore di dar notizia di ciò che precede all'E.V. coi miei telegrammi d'oggi n. 8153 e 8164•

255 1 T. 2096 del 30 novembre, non pubblicato.

256

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO

T. 1225. Roma, 4 dicembre 1885, ore 19.

Un télégramme du général Genè1 m'annonce qu'il a dft prendre, au sujet de l'administration et de la garnison égyptienne à Massaua, une mesure immédiate et radicale. Le général ajoute que le vice-gouverneur ayant demandé au Caire autorisation de rentrer, il vous a télégraphié pour solliciter cette autorisation. Comme il s'agit, à Massaua, d'une situation que nous entendons régler exclusivement d'après nos intérets et nos convenances, j'entends que vous vous absteniez, soit de répondre au général Genè, soit de faire une démarche quelconque auprès de qui que ce soit. Si on vous interroge, vous devez vous déclarer sans instructions et vous conserver dans un mutisme absolu.

257

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'

D. 63. Roma, 4 dicembre 1885.

Nello scorso settembre perveniva a questo ministero una lettera del conte Antonelli, datata da Ankober 23 giugnol, nella quale si conteneva la notizia che il re dello Scioa aveva deciso di muovere alla conquista dell'Harar.

Il conte Antonelli ci trasmetteva ad un tempo una lettera diretta dal re Menelik al nostro Augusto Sovrano per comunicargli tali sue intenzioni.

Dai documenti della serie XXIII che le furono comunicati V.S. ha potuto rilevare come il Harar sia stato per parte del R. Governo, oggetto d'aspirazioni le quali però non presero mai una forma ben concreta. A ciò ostarono le risposte evasive che ci furono fatte dall'Inghilterra ogni qualvolta essa venne da noi interpellata circa le sue intenzioni sull'avvenire di Zeila, col possesso del quale porto la questione dell'Harar è intieramente collegata.

255 a T. 2125, non pubblicato.

• T. 2124, non pubblicato. 256 T. 2130 del 4 dicembre (spedito il 2 da Massaua), non pubblicato.

Nello stato attuale delle cose a noi non potrebbe spiacere che l'Barar fosse occupato dal re dello Scioa, poiché tal fatto chiuderebbe la via alle aspirazioni di altra Potenza che a quella regione sembra tendere per altra via, e col possesso di essa acquisterebbe una posizione preponderante in una zona d'Africa ove abbiamo già importanti interessi.

A tale pensiero si ispira la risposta fatta al re Menelik dal nostro Augusto Sovrano, della quale ella potrà prendere notizia dalla copia che ne è pure qui acchiusa2• Senza spingere quel re all'impresa, la risposta nulla contiene che possa accennare ad un rincrescimento da parte nostra per tale sua intenzione.

Prego V.S. di trasmettere questa lettera reale al r. commissario in Assab acciò la faccia proseguire per l'ulteriore destinazione colla prima occasione sicura.

Le notizie dello Scioa annunciano l'imminente ritorno alla costa del conte Antonelli, e quindi non potremo più valerci dell'opera sua per la consegna della lettera stessa.

Converrà perciò lasciare all'apprezzamento del r. commissario in Assab se sia il caso di mandare allo Scioa assieme alla lettera reale :a solita copia che, d'uso, si trasmette a chi è incaricato della loro consegna. Ciò dovrebbe farsi nel solo caso in cui il conte Antonelli avesse, nel partire, affidato l'incarico d'una specie di protezione ufficiosa delle cose nostre a persona sulla quale possa farsi pieno assegnamento.

257 1 Cfr. serie II, vol. XVII-XVIII, n. 979.

258

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4065. Berlino, 4 dicembre 1885 (per. l' 8).

Il cancelliere dell'impero ha testé presentato al Parlamento tedesco (Reichstag), perché questo ne prenda conoscenza, una memoria sui territori transatlantici posti sotto il protettorato dell'Impero.

In questo scritto è di nuovo dichiarato essere concetto fondamentale della politica coloniale tedesca che la protezione e il sindacato dell'Impero debbano non precedere, ma bensì seguire le intraprese commerciali tedesche di oltremare, e sempre che da queste ne sia avvertito il bisogno. Codesto principio ha presieduto pure nel provvisorio ordinamento delle condizioni interne di quei territori.

La memoria contiene, oltre a ciò particolareggiate notizie sul modo con cui si va svolgendo l'azione ufficiale dell'Impero sui territori di Kamerun e Togo, e sull'attività spiegata dalla Società tedesca per l'Africa orientale, dalle ditte commerciali tedesche nell'Africa meridionale e occidentale, nel Paese dei suaheli, e dalla Compagnia della Nuova Guinea.

Per ciò che riguarda l'Africa orientale, si fa cenno nella memoria degli acquisti eseguiti per conto della società di colonizzazione tedesca nei Paesi Usuguha, Nyuru, Usagara e Ukami, a favore dei quali fu concesso 11 protettorato dell'Impero. Vi si fa pure menzione della protesta elevata dal sultano di Zanzibar nello scorso aprile contro alcuni dei precitati possedimenti e del modo con cui terminò la vertenza in seguito all'intervento del console generale di Germania a Zanzibar. Riconosciuta per tal guisa dallo stesso sultano Said Bargash la legittimità degli acquisti tedeschi, questi ha pure accordato alla Germania il libero uso del porto Dar-es-Salam, e si ha oggi, fondata speranza che, fra breve, saranno condotte a termine le trattative in corso fra l'Impero e Zanzibar per la stipulazione di un trattato di amicizia, di commercio e di navigazione.

Frattanto la predetta società di colonizzazione ha partecipato al cancelliere dell'Impero di aver eseguito nuovi acquisti sul continente orientale africano con la richiesta di estendere il beneficio del protettorato tedesco anche a queste nuove possessioni della società. Fino ad oggi codesta richiesta non ha ottenuto alcun esito definitivo, in quanto che il Governo imperiale è tuttavia occupato ad esaminare la questione. Circa la delimitazione delle frontiere del Regno di Zanzibar, le negoziazioni si proseguono col sultano, con la Francia e con l'Inghilterra. E nell'intento di impedire che sorgano in appresso difficoltà a riguardo delle frontiere, si è stabilito che una commissione designata dalle due predette Potenze e dalla Germania sarà incaricata di esaminare i diritti territoriali accampati dal sultano.

Questi ultimi particolari mi sono stati confermati dal sottosegretario di Stato in una mia recente conversazione. A questo proposito egli mi confermò pure che lo studio intorno alla regione dell'Africa orientale al di là dell'Equatore non era ancora terminato. Ad ogni modo il Gabinetto di Berlino insiste sempre affinché non si pregiudichi lo stato delle cose colà, prima che siavi compiuta l'opera della delimitazione, assunta dalla Germania, dalla Francia e dall'Inghilterra.

Anche di Witu (Paese dei suaheli) si discorre nella memoria del canceliere dell'impero. Vi si parla di territori aliimati a favore dei fratelli Denhardt dal &ultano Achmed, il quale, per mezzo del console tedesco in Zanzibar, fece nell'aprile 1885 la domanda di essere posto sotto la protezione dell'Impero tedesco, domanda che fu accolta per telegrafo. Essendo sorto litigio fra questo sultano e quello di Zanzibar a proposito di tali cessioni territoriali, quest'ultimo aveva rifiutato di riconoscere i diritti di sovranità inerenti ai territori ceduti ai fratelli Denhardt. Ma in seguito allo intervento del console tedesco in Zanzibar, ed alla presenza della flotta tedesca in quelle acque, Said Bargash dichiarò che riconosceva senza riserva il protettorato della Germania sul territorio del sultano Achmed.

Col conte di Bismarck volli pure far cenno della notizia recata testé dai giornali che l'anzidetta Società africana orientale avrebbe stipulato col sultano di Ras-Ulala, il principale dei sultani di tutti i somali, un trattato col quale si concede, fra le altre cose, il monopolio del commercio ai tedeschi dalle frontiere di Zanzibar attorno il Capo Guardafui, e sino a Ras-Ulala. Egli si contentò di rispondermi che non poteva con sicurezza affermar nulla in proposito, mancando di notizie accertate; che, in ogni modo, non poteva trattarsi di monopolio del commercio, attesoché, a norma dell'atto finale della Conferenza africana, .le Potenze sono tenute a rispettare la piepa e intera Ubertà di .commercio in Africa. In quest'occasione il conte di Bismarck mi partecipò che il Gabinetto di Berlino aveva aderito alla dichiarazione del 1882, con la. quale la Francia e l'Inghilterra s'impegnavano di rispettare la sovranità di Zanzibar.

Aggiungerò da ultimo che oggi si conferma la notizia data in questi giorni dalla stampa circa l'annessione delle isole dell'arcipelago Marschall alla Germania. Forse è questo una specie di compenso per lo sfuggito acquisto delle isole Caroline.

Nell'unire qui un esemplare della memoria in discorso1 , ...

257 2 Cfr. LV 66, p. 203.

259

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2109. Roma, 6 dicembre 1885.

Il principe di Reuss ha riferito al suo Governo, con recente telegramma, che il conte Kalnoky è consenziente col signor di Giers, nel considerare che alla Sublime Porta spetta di concludere la pace colla Serbia. Il ministro imperiale avrebbe manifestata questa sua opinione collo stesso ambasciatore ottomano, non tralasciando però di esprimere il suo rincrescimento che la Porta non abbia seguito il consiglio datole di adoperarsi per la conclusione dell'armistizio.

L'ambasciatore di Germania mi esponeva quanto precede in base a telegramma pervenutogli dal suo governo, aggiungendo che il Gabinetto di Berlino partecipa, a questo riguardo, all'opinione dei due altri Gabinetti imperiali.

260

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 2165. Costantinopoli, 7 dicembre 1885, ore 19,55 (per. ore 19,35 dell' 8).

Sublime Porte a reçu du khédive nouvelles de ce qui s'est passé à Massaoua. J'ai appris qu'on hésitait aujourd'hui à la Porte entre une communication aux Puissances et des demandes qui seraient présentées par l'ambassadeur de Turquie à V.E. Je crois plutòt qu'on adoptera cette dernière voie. Aucune communication n'a été faite jusqu'ici à l'ambassadeur de Sa Majesté.

258 · 1 Non allegata.

261

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE S.N. Roma, 7 dicembre 1885.

L'ambassadeur d'Angleterre m'a dit ètre bien aise de ce qui vient d'avoir lieu à Massaua et que cela simplifie la situation.

262

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A MADRID, BLANC

D. 233. Roma, 7 dicembre 1885.

Mi reco a premura segnare ricevuta del pregiato rapporto di questa serie

n. 247, del 2 corrente1 con cui V. S. mi riferisce il tenore di un primo colloquio testé avuto col nuovo ministro di stato.

Presi cognizione di quanto ella mi comunica in proposito, col maggior interesse, e mi compiaccio sinceramente ed oltre ogni dire degli amichevoli e pratici intendimenti manifestati dal ministro degli affari esteri. Contribuiremo assai volentieri e con pari cordialità a tutto ciò che può rassodare i buoni rapporti tra i due Paesi, segnatamente per quanto concerne gli interessi comuni d'ordine sociale e monarchico ed altresì per quanto riflette i reciproci interessi d'ordine economico. Non avendo per il momento altro desiderio da esprimere, da questo punto di vista, tranne quello di vedere composte, con mutua soddisfazione, le poche controversie pendenti, tra cui ha particolare importanza quella della Fondazione Italiana, preferiamo lasciare che il ministro spagnolo stesso indichi i temi rispetto ai quali la reciproca buona volontà potrebbe avere concreta e vantaggiosa esplicazione.

Rispetto alla rappresentanza Spagna in Italia, lasciamo al Gabinetto di Madrid piena libertà di decisione, pur facendo plauso al concetto essenzialmente savio ed accorto in vista dello strascico che passati incidenti hanno potuto lasciare, di affidare l'ufficio di rappresentante spagnolo presso il Quirinale a persona nuova e libera da ogni vincolo anteriore.

Questo stesso pensiero ora espresso dal signor Moret era quello che stava implicito nel telegramma confidenziale diretto a V. S. Illustrissima del 28 novembre ultimo scorso2•

La ringrazio in particolar modo delle notizie trasmesse su questa importante conversazione, e mi valgo di questo incontro per rinnovarle...

262 ' Cfr. n. 254. 2 T. 1185, non pubbllcato.

263

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI l

T. 1150 bis2 Roma, 8 dicembre 1885, ore 23,55.

Le chargé d'affaires de TuT"quie est venu me donner lecture d'une dépeche de son Gouvernement qui contenait la relation faite à la Porte par le khédive des événements qui viennent de s'accomplir à Massaua avec un luxe de détails qui jusqu'ici ne sont pas à ma connaissance, ce que j'ai fait relever à Mihran. La dépeche finissait par une invitation que le chargé d'affaires devait nous adresser de retirer nos troupes de Massaua, d'evacuer la piace et de remettre administration, magasins, armes, etc., entre les mains des autorités égyptiennes. Sur tout ce dernier chapitre j'ai décla'l"é à Mihran que je me refusais à prendre connaissance de cette invitation ce que d'accord avec lui j'ai déclairé etre une fin de non recevoir polie. Pour tout ce qui regarde les faits accomplls j'ai donné les explications contenues dans le télégramme que j'ai adréssé a V. E. le 4 courant3. J'ai dit que quelque part un drapeau ottoman devait flotter mais qu'il était évident qu'on ne pouvait pas en laisser un peu partout comme avant, vu que ce ne saurait etre affaire à un soldat de hisser et d'abaisser journellement le drapeau turc. Quant à la question de la souveraineté j'ai déclaré que nous entendions la laisser impréjugée. J'ai, du reste, été non seulement très poli avec Mihran mais meme charmant l'assurant de toutes nos sympathies pour la Sublime Porte et de la continuation des témoignages d'amitié que nous ne cessons de lui donner. Mais pour quant à ce qui est de Massaua je ne lui ai laissé aucun doute que nous y sommes et nous y resterons. Veuillez calquer votre langage avec la Porte sur le mien.

264

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA 1

T. 1156 bis. Roma, 9 dicembre 1885, ore 15,45.

Ambassadeur de France vient de me donner lecture d'un télégramme par lequel M. de Freycinet, répodant au désir que je lui avais fait exprimer de mettre sous les ordres du général Genè les irréguliers égyptiens qui sont à Zoula en laissant impréjugée la question de souveraineté territoriale, me fait savoir qu'il serait tout disposé à prendre ce désir en considération si ce n'était ce qui vient de se passer à Massaoua. En présence de ce fait et des protestations

2 Nel registro dei telegrammi in partenza, dopo 11 T. 1245 del 7 dicembre, la numerazione riprende da 1146. Ad evitare confusioni si è pertanto aggiunto un bis a questa seconda serie dl telegrammi.

s lvi, pp. 158-159.

264 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 161-162.

qu'à son dire la Porte adressera aux Puissances, il désirait s'abstenir pour le moment afin que la Turquie ne puisse pas voir, dans un acquiescement à notre demande, une sanction préalable de la France à ce qui vient de se passer. Le télégramme en question faisant mention de l'echange de vues qui aura lieu entre les Puissances à la suite de la démarche probable de la Porte, j'ai cru devoir poliment mais nettement faire entendre que, si cet échange de vues devait avoir lieu, il ne saurait avoir une conséquence quelconque, la question de Massaoua étant close pour nous. Par mon extréme froideur j'ai clairement fait entendre que je sentais ce qu'il y avait de peu amicai dans le pr~cédé, de la France à notre égard, mais je me suis cependant borné à remercier

M. Décrais de sa communication. Si on ne vous en dit rien, gardez le silence, si on vous en parle, veuillez, je vous en prie, conformer à ce qui précède, ·· votre langage et votre attitude2•

263 1 Ed. in L'Italta in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 160.

265

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA1

D. 9. Roma, 9 dicembre 1885.

In un suo colloquio col conte Kalnoky, accennando questi alle difficoltà che parevano fare non lieve ostacolo alla conclusione di un armistizio tra la Serbia e la Bulgaria, *e alla dubbia efficacia degli offici delle Potenze, per questo intento, tanto a Belgrado, quanto a Sofia *, V. E. metteva innanzi, come concetto suo personale, che l'azione delle Potenze avrebbe potuto meglio e più praticamente esplicarsi con l'affidare ai rispettivi addetti militari presso le ambasciate in Vienna (con l'aggiunta, ben si intende, di un ufficiale austroungarico) il compito di recarsi sui luoghi ad esaminare, da un punto di vista tecnico-militare, quali dovrebbero, secondo il giusto apprezzamento delle circostanze di fatto e delle risultanze della campagna serbo-bulgara, essere le condizioni dell'armistizio da concordarsi tra le due parti contendenti. L'idea trovò favore a Vienna non solo, ma anche a Pietroburgo; e il Gabinetto di Berlino si dichiarò del pari consenziente.

Il Gabinetto di Vienna, come mi consta da un telegramma del r. ambasciatore a Berlino2 , e da una comunicazione fattami oggi stesso dall'ambasciatore di Russia, presenta, in codesto senso, ai varii Gabinetti una proposta formale, che il Gabinetto di Pietroburgo ha già accettato. A mia volta, non parendomi dubbio l'assenso delle altre Potenze, tutte egualmente sollecite di evitare nuova effusione di sangue, ho telegrafato a V. E.3 , acciò il signor colonnello Cerruti, addetto militare presso la r. ambasciata, si metta tosto in comunicazione coi suoi colleghi e si tenga pronto a partire con essi per il campo, là dove sarà fissato tra essi il primo convegno.

264 z Per la risposta cfr. n. 267.

z T. 2177 del1'8 dicembre, non pubbllcato.

a T. 1154 bis del 9 dicembre, non pubbllcato.

lP -Documenti Diplomaticj -Serle II -Vol. XIX

Non sarebbe manifestamente possibile di segnare, fin d'ora, e senza 1~;~. precisa nozione degli elementi di fatto, le istruzioni a .. cui il r. addetto militare dovrà attenersi nello adempimento della sua missione. Conviene che V. E. si limiti a porgergli direzioni d1indole. generale. traendone .norma da quelle che i colleghi di Germania e. di Russia saranno per fare di concerto co} ministro imperiale e reale degli affari esteri. Trattasi infatti di un particol~;~ore modo di svolgimento di quella azione; essenzialmente pacifica e moderatrice, nella quale i quattro Gabinetti trovansi .fermamente .concordi.

265 l Ed., con l'omissione del brano tra asterischi, !n LV 52, pp. 29-30.

266

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

D. 10. Roma, 9 dicembre 1885.

L'ambasciatore di Russ~··:;mi iPa fornito ,,s:tam.anl, in . f,orma strettamente confidenziale, e con preghiera di non farne uso qualsiasi, alcuni particolari rifere:g.tesialla dichiarazione che il ministro austro-ungarico a Belgrado, conte di Khevenhilller, fece al principe Alessandro per indurlo, dopo la presa di Pirot, ad una sospensione. immediata d~e ostilità. Come . v~E. ricorda, .tale dichia:razione :fu che le schiere bulgare, procedendo oltre, si sarebbero incontrate con resercito austro-ungarico.

La dichiarazione del conte Khevenhilller (Così mi confidava il barone d'Uxkull) avrebbe suscitato, presso il principe di Bismarck, un momento di cattivo umòre, essendo dessa in opposizione con gli impegni presi fra i tre Imperi. Il principe cancelliere intende che l'Austria non possa occupare neppure il più piccolo villaggio di Serbia, né intervenire nel Regno, anche in caso di rivoluzione, senza un preventivo accordo ( « sans entente préalable ~).

Le prime spiegazioni date. dal conte Kalnoky sarebbero state queste: «che il principe Alessandro era stato inesatto nel suo telegramma, e che l'AustriaUngheria altro non intendeva dire se non che, avendo sudditi di nazionalità serba, questi non avrebbero potuto non risentirsi della offesa che i bulgari, con l'occupare gran parte del Reame, avrebbero fatto ai loro connazionali del Reame stesso; l'Austria-Ungheria si sarebbe in tal caso intesa coi due altri Imperi per fermare i bulgari ~.

Queste spiegazioni del conte Kalnoky sono state ritenute sufficienti; e tanto più furono ritenute tali, in quanto che l'ultima avvertenza comprometteva in certa guisa anche gli altri due Gabinetti, ciò che l'Austria-Ungheria non aveva facoltà di fare.

Più tardi, però, il conte Kalnoky ha dichiarato che « sans entente préalable ~ l'Austria-Ungheria non sarebbe in verun caso intervenuta in Serbia, neppure in caso di rivoluzione. Con un telegramma che il barone d'Uxkull mi ha fatto leggere, il signor Giers prendeva atto di questa formale dichiarazione del conte Kalnoky, di non intervenire, cioè, in verun caso senza preventivo accordo.

Il prlnclpe dl Bismarck e il signor Giers hanno piena fiducia nella lealtà del conte Kalnoky e riconoscono che questi, avendo fondato la sua politica nei Balcani sull'amicizia con la Serbia, dovesse. trovarsi molto .turbato per le vittorie bulgare; le quali, se avessero continuato, lo avrebbero forse condotto a dover dare le sue dimissioni.

I due ministri dirigenti credono, per altro, che in avvenire il conte Kalnoky sarà più cauto, e veramente nulla farà contro gli impegni presi. Il principe di Reuss ha ricevuto istruzione di tener ben fermo il conte Kalno:\{y in questi sentimenti.

Il barone .d'Uxkull aggiungeva. che l'Au,stria-Ungher~a doveva oramai mettere da parte le sue simpatie, come la Russia era ben decisa a fare per le sue. L'ambasciatore russo riteneva dov~rsi,. sotto una o altra forma, addivenire alle reunione delle due Bulgarie, ma non doversene parlare per ora; la formula dello statu quo ante si eliminerebbe solo all'ultimo momento e quando si abbia certezza che non siano per nascere altre complicazioni.

267

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO PEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

T. 2195/553 2, Parigi 10 dicembre 1885, ore 18 (per. ore 20,35).

Le lan'gage net et péremptoire tenu par V. E: à la chambre des députés, au sujet de l'occupation de Massaoua, a produit ici une vive impression. L'action prompte, qui nous a débarrassé de l'admi:histration et des troupes égyptiennes, a causé de la surprise et inspiré, en meme temps, un sentiment de respect pour cette résolution énergique, tout en excitant quelque dépit chez ceux qui ne voient pas avec plaisir l'Italie prouver qu'au besoin elle sait et peut agir.

* Les réserves, faites par M. de Freycinet au sujet de Zoula, ne m'étonnent pas; elles sont conformes à son caractère, et j'ai lieu de présumer qu'il accepterait plus volontiers les faits accomplis sans son intervention, plutòt qu'en partager la responsabilité. Il ne m'a pas parlé de cette affaire et, de mon còté, j'ai gardé le silence le plus absolu *.

268

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. CONFIDENZIALE 2116. Roma, 11 dicembre 1885.

In occasione di un recente colloquio, nel quale si discorreva di altro argomento, l'ambasciatore di Germania mi disse incidentalmente che, fino ' dal

• Risponde al n. 264.

.243

tempo in cui avvenne l'occupazione di Massaua da parte delle truppe italiane, egli aveva ricevuto dal suo Governo l'istruzione confidenziale di astenersi in proposito da ogni officio ed apprezzamento presso il Governo italiano. Nella circostanza stessa, a meglio dimostrare il pensiero del Gabinetto di Berlino in simile materia, egli era stato autorizzato a dichiarare, avendone l'occasione, al R. Governo, che qualora questo fosse mai per divisare alcuna intrapresa sopra Tripoli, la Germania sarebbe, di fronte a una simile eventualità, affatto indifferente.

Il signor de Keudell mi soggiungeva di non aver avuto l'opportunità di valersi dell'autorizzazione datagli, a tale riguardo, dal suo Governo.

Benché si tratti di cosa che risale a tempo addietro, stimo nondimeno non inutile di prenderne·nota nel mio carteggio con codesta ambasciata.

267 1 Ed. con l'omissione del brano fra asterischi in LV 60, p. 57.

269

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 6. Vienna, 11 dicembre 1885 (per. il 13).

Come l'E.V. ne è stata a suo tempo informata per telegrafo1 , il r. ambasciatore conte Nigra in un abboccamento avuto il 3 corrente con questo ministro degli affari esteri intorno al conflitto serbo-bulgaro, aveva emessa, come sua personale, l'idea di affidare il compito di regolare le condizioni d'armistizio tra i belligeranti ad una commissione composta di delegati militari delle Grandi Potenze. Il conte Kalnoky, avendo trovata opportuna l'idea, la suggerì al Governo serbo invitandolo a farsi iniziatore della proposta. Ma fino ad ora il Gabinetto di Belgrado non sembra aver dato ascolto a siffatto consiglio; ed il ministro imperiale dicevami ieri di aver telegrafato al conte Khevenhtiller prescrivendogli di sollecitare dal Governo serbo una pronta e categorica risposta. Qualora il Gabinetto di Belgrado ricusasse di chiedere l'arbitrato delle Potenze per regolare l'armistizio coi bulgari, il conte Kalnoky prenderebbe egli stesso l'iniziativa della proposta che comunicherebbe immediatamente per telegrafo ai varj Gabinetti. Egli aveva frattanto sottoposta confidenzialmente l'idea ai Governi delle Grandi Potenze, e tutti, compreso il britannico, vi avevano data la loro adesione; così che la proposta da farsi sia dalla Serbia sia dall'Austria-Ungheria non sarebbe più che una semplice formalità, e la commissione militare potrebbe in pochissimi giorni recarsi sopra luogo e procedere all'esecuzione del suo mandato. La commissione sarebbe composta oltreché dagli addetti militari alle cinque ambasciate estere in Vienna, da un ufficiale superiore dell'esercito austro-ungarico, e probabilmente anche da un ufficiale ottomano se la Sublime Porta aderirà all'invito che, per espresso desiderio del Gabinetto di Pietroburgo, sarà ad essa pure rivolto.

269 t T. 2173 dell'8 dicembre, non pubblicato.

In quanto alle istruzion.i da darsi ai delegati S.E. mi diceva di avere avuto a tal proposito uno scambio d'idee cogli ambasciatori di Russia e di Germania, e di avere seco loro convenuto che la commissione non avrebbe ad occuparsi menomamente della questione politica, ma a limitare il proprio mandato alla parte puramente militare. I comandanti in capo dei due eserciti belligeranti sarebbero invitati a presentare un piano della posizione che occupavano le truppe rispettive «il giorno in cui furono sospese le ostilità~. e dietro quel piano la commissione dovrebbe stabilire le condizioni dell'armistizio. Tra le condizioni, primissima sarebbe quella che i due eserciti abbiano ad evacuare il territorio nemico. Avendo io fatto osservare al conte Kalnoky che la vittoria essendo rimasta ai bulgari, le condizioni dell'evacuazione non potrebbero essere identiche per i due eserciti e che il ritiro delle truppe serbe da sotto Viddino dovrebbe, sotto il punto di vista esclusivamente militare, precedere quello delle truppe bulgare da Pirot, S.E. rispondevami ch'egli conveniva pienamente in questa mia considerazione, ed aggiungeva che ciò sarebbe regolato facilmente dalla commissione quando si troverebbe sopra luogo. Il teatro della guerra trovandosi su due punti distinti e separati, era stata messa innanzi l'idea di dividere la commissione in due, affinché una parte dei delegati potesse recarsi a Viddino; ma il conte Kalnoky si è opposto a siffatta proposta, non giudicando opportuno che la commissione abbia a scindersi; dimodoché le condizioni dell'armistizio saranno tutte regolate a Nisch o a Pirot.

Il ministro imperiale non dubitava punto che tanto i serbi quanto i bulgari accetterebbero il verdetto della commissione militare europea.

270

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2117. Roma, 12 dicembre 1885.

Ho ricevuto il rapporto in data del 7 corrente\ col quale l'E.V. si compiacque riferirmi quanto le venne detto da codesto sotto-segretario di Stato circa la notizia pervenutaci da Londra di nuovi passi fatti da quell'ambasciata germanica per far accettare a lord Salisbury una formola che permettesse di avvicinarsi alle risoluzioni della Conferenza di Costantinopoli.

Da telegrammi e rapporti successivamente direttici dalla r. ambasciata in Londra risulta che tali passi non furono che tentativi ed uffici personali del conte di Hatzfeldt, mercé i quali si addivenne ad una formola gradita dal Governo britannico il quale desidererebbe ora farla presentare alla Conferenza da una Potenza meno interessata, quale sarebbe l'Italia.

A tale proposito le diressi in data di ieri un telegramma che qui mi pregio di confermarle2.

270 1 R. 4072, non pubbllcato. 2 T. 1162 bis del 12 dicembre, non pubbllcato.

Con esso informai l'E.V. che quest'ambasciatore di Germania mi fece conoscere che il suo Governo, quantunque ignorasse ancora la formola in discorso e se essa sarà tale da essere da lui accettata, desiderava che il R. Governo rendesse al Governo britannico il servizio che questi ci richiedeva.

Risposi al signor di Keudell che io non poteva naturalmente apprezzare la formola progettata prima di conoscerne il tenore ma che era disposto a farla presentare dal conte Corti alla Conferenza, appena avrei avuta la certezza che essa fosse gradita alla Germania. Senza di che, il nostro assenso essendo acquisito a quella formola pel fatto stesso della presentazione, noi ci troveremmo con dispiacere esposti a vedersi produrre un disaccordo nella Conferenza tra la Germania e l'Italia.

Conchiusi il mio telegramma pregando l'E.V. di volersi esprimere in tal senso col conte di Bismarck, il quale deve già conoscere la formola ed essere quindi in grado di dirci in proposito il pensiero del Gabinetto imperiale.

271

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO

D. 951. Roma, 13 dicembre 1885.

Ringrazio V.S. per l'importante comunicazione, fattami con rapporto del 7 dicembrel, delle note testé scambiate tra codesto rappresentante francese ed il Governo kediviale riguardo a Zula.

Prendiamo nota dello scambio di dichiarazioni avvenuto, dal quale risulta viemmeglio: l) che la Francia stessa è, quanto meno, dubbiosa del fondamento delle sue pretese; 2) che queste sono recisamerite respinte dal Governo egiziano, e contraddette dal fatto, oramai accertato, che Zula trovasi da lunghissimo tempo e continuamente sotto il dominio turco-egiziano.

272

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 8. Vienna, 13 dicembre 1885 (per. il 19).

Ho l'onore di segnare ricevuta del dispaccio n. 11 confidenziale del 9 correntel, al quale andava unito l'altro dispaccio n. 10 confidenzialissimo di pari data2 da V.E. indirizzato al r. ambasciatore conte Nigra. Non ho d'uopo di assicurare l'E.V. che dei particolari contenuti nel dispaccio n. 10 non solo non farò

272 1 Non pubblicato.

• Cfr. n. 266.

a:lcuri uso, ma di essi, come lo prescrive V.E. mi mostrerò altresi del tutto ignaro. Alla mia volta mi fo premura di riferire all'E.V. alcuni dettagli che· sullo stesso argomento mi sono stati confidati da questo ambasciatore di Germania.

L'atteggiamento assunto dal Gabinetto di Vienna dopo lo scoppio delle ostilità tra la Serbia e la Bulgaria non ha incontrata l'approvazione del principe di Bismarck; l'avvertimento dato dapprima alla Turchia di non dichiarar guerra alla Serbia, e l'intimazione fatta più tardi alla Bulgaria di non continuare le ostilità sul territorio serbo avevano ingenerato nell'animo del cancellere germanico il sospetto che l'Austria-Ungheria per reconditi fini andasse in cerca di pretesti per prendere parte al conflitto ed il principe di Reuss era stato incaricato di chiedere in proposito spiegazioni al conte Kalnoky; questi ha risposto: se il Gabinetto di Vlenna fece sapere alla Sublime Porta ed al principe di Bulgaria che l'Austria-Ungheria non avrebbe tollerato una guerra sul territorio serbo, ciò non fu per brama di complicazioni: fu per speciali ragioni di propria tutela. Una guerra disastrosa per l'esercito del re Milano avrebbe avuto un contraccolpo fatale nelle provincie dell'Impero abitate da migliaia e migliaia di serbi. La Bosnia e l'Erzegovina fino ad ora sono rimaste tranquille, ma se la guerra si fosse portata nel cuore della Serbla niun dubbio che il sentimento nazionale si sarebbe ridestato in quelle popolazioni. L'Austria-Ungheria è certamente abbastanza forte per poter domare qualsiasi sollevazione in quelle due provincie, ma essa sa troppo quanto le sia costata l'insurrezione scoppiata dué ·anni or sono nella 'Bosnia e nell'Erzegovina per non dover rivolgere ogni suo sforzo ad impedire che l'ordine vi venga di bel nuovo turbato. Il Gabinetto di Vienna, conchiudeva il conte Kalnoky, è quanto più di qualunque altro desidt!roso di pace, allà conservazione della pace s'ispira unicamente ·la sua politica ed esso metterà tutto in opera per agevolare lo séloglìmento della crisi attualé.

_ Queste sono le spiegazioni chè n principè Reuss dicevami essergli state date dal ministro imperiale degll affari esteri. e S.A. aggiungevami di aver viva:rite:rite raccomandato al conte 'Kalnoky di tenersi fermo al principi enunciati.

-'

271 1 R. 1291, non pubblicato.

273

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Berlino, 14 dicembre 1885.

Je vous remercie beaucoup de votre lettre du 30 novembre échu1• Il me tardait de recevoir de vas nouvelles, de connaitre votre jugement sur notre situation politique à l'intérieur et à l'étranger que vous ètes à mème d'embrasser dans .san esemble, ce qui n'est guère donné au diplomate ~tabli sur les bord.s de

27:Ì ' Non rlnvènuta.

la .Sprée. Grace à vous, nous avons gagné du terrain à l'extérieur. Les témoignages de sympathie qui vous arrivent de Berlin en sont une preuve. Les messages qui vous sont parvenus par l'entremise de Keudell et surtout par celle du comte d'Arco ne pouvaient etre plus gracieux. Ils m'étaient personnellement confirmés par le chancelier ainsi que je vous l'écrivais en voie officielle. J'omettais quelques détails. Les voici. Il me disait qu'il n'entendait pas critiquer en aucune manière quelques-uns de vos prédécesseurs. A ses yeux il y avait deux catégories de ministres des affaires étrangères. L'une comprenait les ministres parlementaires visant avant tout à caresser l'opinion publique, à favoriser l'esprit de parti, à se laisser diriger par la majorité de la Chambre au lieu de chercher à redresser ses erreurs quand elle fait fausse route. Ce ne sont pas là de véritables hommes d'Etat. Il préférait de beaucoup traiter avec qui, comme vous, appartient à une autre catégorie, à celle qui se compose d'hommes d'Etat, les seuls dignes de ce nom, lesquels n'ont d'autre programme que celui de servir les intéréts de la Couronne et du Pays. Vous aviez en outre deux qualités qui préviennent entièrement en votre faveur. Vous étiez soldat et gentilhomme. Vous aviez sur le champ de bataille remporté une glorieuse blessure, c'est là le plus noble des chevrons. Enfin en acceptant le portefeuille vous aviez obéi au meilleur sentiment du coeur humain: le sacrifice à son devoir. Vous lui inspiriez donc une entière confiance. L'empereur de son còté marquait sur sa satisfaction en annotant de sa propre main un rapport de Keudell. Je pense que le général Sironi vous aura communiqué un compte-rendu trasmis par le lieutenant-colonel Bisesti sur son audience de congé. J'en détache le passage qui vous concerne: «Lorsque vous aurez l'occasion de voir le comte de Robilant, saluez-le cordialement de ma part. C'est pour moi une ancienne connaissance. Il a été ici une première fois aux manoeuvres comme capitaine d'artillerie; je l'ai revu ensuite à Konigsberg lors du couronnement; plus tard et déjà général il assistait de nouveau à nos manoeuvres, et enfin je l'ai rencontré une fois encore à Vienne. Je suis très content de le savoir à la direction des affaires étrangères, car il saura traduire en action le désir de S.M. le Roi de marcher d'accord avec les trois Empires. On en a déjà vu les résultats à la Conférence de Constantinople, où la France et l'Angleterre seulement se sont tenues à l'écart ».

Aux paroles, les faits correspondaient dans une certaine mesure. On nous témoigne plus de confiance que par le passé. On nous déclare mème dignes d'entrer dans le fameux groupe. Mais à ce propos, j'en voudrais une confirmation sur le terrain pratique. L'Allemagne nous décerne un brevet; a-t-il été contresigné par l'Autriche et par la Russie? La correspondance ministérielle n'en porte pas trace. Je ne sais encore rien sur ce qui s'est passé entre Kalnoky et Nigra lorsque celui-ci le mettait au courant de nos pourparlers avec le chancelier. J'admets qu'en vue d'une amélioration vers l'avenir, nous donnions aujourd'hui plus que nous recevons. Mais je ne voudrais pas que nous fussions considérés comme de simples auxiliaires dont l'amour propre serait satisfait d'occuper une place dans le trio converti en quatuor dans lequel on nous destinerait un ròle trop modeste. En d'autres termes nous sommes dans la lune de miel qui a paru à l'horizon depuis votre arrivée au pouvoir. J'espère que les choses vont pour le mieux, et votre présence à la Consulta est bien de nature à nous rass,urer. Mais le jour où vous croiriez devoir vous retirer, nous retomberions da.ns le gachis, comme dans les dernières années de l'administration Mancini, et la partie serait décidément perdue si la Pentarchie arrivait au Ministère.

Ce que vous me dites · de la situation du Ministère en présence de la loi sur la péréquation m'inquiète beaucoup. Espérons que M. Depretis, avec son esprit si ingénieux pour tourner les difficultés et pour manoeuvrer avec les partis à la Chambre, saura imaginer quelque compromis acceptable.

Je vous fais mon compliment sincère sur certaines dépeches reproduisant la réponse que vous aviez donnée à l'ambassadeur d'Angleterre à propos de Massaoua et la réponse au chargé de Turquie d'une date plus récente. Je vois aussi avec plaisir que nos journaux, comme la Chambre, ont applaudi à vos débuts oratoires. C'est toujours une épreuve que de montrer qu'on sait manier la parole comme la plume et l'épée. Cela doit vous inspirer confiance dans une lutte qui ne saurait jamais avoir pour but de couvrir une retraite, mais celui de vaincre les adversaires et de les mettre à court d'arguments.

Je ne vous écris rien officiellement sur Massaoua et les autres points occupés sur la Mer Rouge. Nous avons échangé nos idées là-dessus durant votre mission à Vienne. Vous avez trouv~ la partie engagée dans des prévisions faites peut-etre un peu trop à la légèr~; le mieux serait sans doute de sortir de là sans nuire au prestige de notre drapeau. Mais on ne voit pas encore l'issue. Peut-etre qu'il se présentera un jour quelque favorable combinaison.

Je ne crois pas comme vous au maintien dll, statu quo territorial en Orient. Mais le travail de désagrégation des possessions de la Turquie en Europe subira un certain temps d'arret après que 'runion personnelle sera établie pour la Bulgarie et la Roumélie, et il taudra bien en venir là. Ce serait le moindre écart qu'on pourrait faire du Traité de Be~;lin. Du moment où chacun reconnait le danger d'une intervention armée, il taudra bien se résoudre à satisfaire le voeu des populations. Je le reg~ette cependant au point de vue italien. Notre intéret eut été évidemment que ri~ ne ttl~ changé au statu quo, aussi longtemps du moins que n'aurons pas la cer~itude d'en profiter nous memes. Mais tout porte à croire que les petits l!:tats d,es Balcans, lors meme que leurs aspirations resteront excitées, ne recommenceront pas de sitòt à lever les écluses au risque de mettre aux prises l'Autriche et l~ Russie et qu'elles veuillent à elles seules se partager le butin. Ce serait en effet alors un moment décisif pour nous, et nous devrions, comme vous le ferie~. agir sans aucune hésitation pour sauvegarder notre position dans l'Adriatique:

Combattez donc bravement pour rester au pouvoir afin qu'au moment d'une action indiquée, le roi ait sous la main un minil!tre de vo~re trempe. En attendant il serait en effet très désirable que l'Allemagne nous t~moignat par quelque fait appréciable par l'opinion publique qu'elle fait cas de notre concours dans l'oeuvre pacifique à laquelle nous collaboron& de toute notre influence. Vous savez que je l'ai déjà insinué à Friedrichsruhe. ·Si Keudell avait quelque initiative et stlt comprendre à demi-mot, il devrait de son cOt• frapper sur l'enclume. Précisément parce qu'on apprécie hautement ici les availtages de votre nomination de ministre des affaires étrangères, devrait-on autant que possible faciliter votre tache.

Votre neveu, le nouvel attaché militaire est arrivé ici le 10 au matin. Je l'al vu le meme jour, et il màa fait la meilleure impression, et je me félicité sous tous les rapports de sa destination, surtout après ce que vous me dites sur son compte. Il devait diner chez moi avant-hier, mais il en a été empéché. n avait un mouvement de fièvre et une inflammation au périoste de l'avant-bras droit, causé sans doute par un coup de froid. Il va beaucoup mieux et sous peu de jours, le médecin déclare qu'il pourra quitter la chambre.

274

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 10. Vienna, 17 dicembre 1885 (per. il 21).

A conferma del mio telegramma di ierP ho l'onore d'informare V. E. che, dietro invito del conte Kalnoky, mi sono recato ieri mattina al Ministero imperiale degli affari esteri ove erano pure convenuti gli ambasciatori di Germania e di Russia. S. E. ci aveva convocati per darci conoscenza della circolare del Governo bulgaro in risposta alla comunicazione del Gabinetto di Vienna relativa alla commissione militare internazionale per l'armistizio. Il conte Kalnoky, dopo averci dato lettura di quel documento, emetteva l'avviso che si dovesse prendere atto dell'accettazione espressavi, e considerare le riserve che l'accompagnano non come condizioni assolute, ma come semplici desideri. che le Potenze erano in facoltà di secondare o meno.

Tale opinione avendO: incontrata l'adesione degli altri, dopo uno scambio d'idee sul tenore della risposta da farsi a quella circolare, fu redatto il seguente telegramma, che n Gabinetto di Vienna avrebbe fatto comunicare al Governo di Sofia:

« En réponse à la circulaire bulgare le Gouvernement impérial et royal prend acte de l'acceptation de sa proposition concernant la commission militaire internationale, et croit devoir faire observer:

l) que, d'après les instructions dont la commission est munie, elle devra dans ses décisions et dans les limites de sa compétence faire une juste part de la victoire et de la défaite;

2) que pour assurer aux décisions de la commission une complète impartialité il n'y aura dans cette commission pas plus de délégués serbes que de délégués buÌgares;

3) que l'armistice doit précéder la conclusion d'une paix définitive; et que le Gouvernement impérial et royal est décidé, à l'égal des autres Puissances, à employer tous ses efforts pour empécher la reprise des hostilités.

Le Gouvernement serbe a déjà accepté cette médiation sans aucune réserve, et la commision part ce soir ».

E la commissione è partita effettivamente iersera alla volta di Belgrado, dove è stata preceduta da un mio telegramma al conte de la Tour, per pregarlo di annunciare al Governo serbo che il delegato italiano alla commissione militare internazionale è il colonnello Cerruti.

Un identico telegramma ho spedito stamane al r. agente diplomatico a Sofia.

Poche ore prima della partenza della commissione mi era giunto il telegramma di V. E. di ieri mattina2 , cosi che fui ancora in tempo di comunicare al cavalier Cerruti le istruzioni confidenziali contenute in quel telegramma.

Ho già annunciato per telegrafo a V. E.3 che il delegato militare austriaco aveva giorni sono invitati a conferenza i suoi colleghi di Germania, Italia e Russia per comunicar loro alcuni documenti relativi alla missione loro affidata, e per concertare la linea di condotta da seguire.

Dal momento che il mandato della commissione doveva avere un carattere puramente mil~tare, e che base fondamentale dell'armistizio doveva essere l'evacuazione del territorio nemico da parte dei due belligeranti non poteva esservi e non vi fu difatti alcuna divergenza d'opinione sulla convenienza che l'ev~cuazione del territorio bulgaro abbia a precedere quella del territorio serbq. Il delegato austriaco fu il solo a parlare nel senso dell'evacuazione simu~tanea, ma non mise insistenza per far prevalere siffatta idea, evidentemente. emessa non per convinzione, ma per istruzione avuta, A questa riunione ristretta tenne dietro l'indomani una adunanza plenaria con intervento dei delegati britannico e francese, e tutti furono nuovamente d'accordo sul prin~ cipio che l'evacuazione del territorio nemico debba cominciare da parte dell'esército serbo.

· ·Esclusa pertanto la probabilità di un dissenso sulla questione di massima,

.' . là dove i commissari non si troveranno forse tutti concordi sarà nel determina:r;~ .l'qrdine nel quale dovrà essere effettuata l'evacuazione, ed il tempo che dovrà trascorrere tra il momento di ritirata delle truppe serbe ed il momento di ritirata delle truppe bulgare; può darsi difatti che su questo punto il delegato austro-ungarico per favorire la Serbia si trovi in disaccordo col collega di Russia, il quale questa volta avrà forse dalla sua il commissario inglese. Devo aggiungere che nelle previsioni che ho inteso emettere dai più sull'opera affidata alla commissione militare internazionale, non è punto eliminato il pericolo ch'essa vada a vuoto per dissensi che sorgerebbero all'ultimo momento tra i vari delegati.

274 • Con T. 1Ì74 bis del 16 dicembre di Robllant dava istruzioni a Oalvagna· di comu~ nicare al colonnello Cerruti di evitare di dare un colore politico alla sua azione e che: «11 ne devra pas franchir les limites au délà desquelles un désaccord pourrait se produire entre lui et ses collègues des trois Empires, accord qui doit ~tre la base fondamentale des lnstructions particulières que vous lui donnerez ,.,

s T. 2218 del 13 dicembre, non pubblicato.

274 1 T. 2247. non pubblicato.

275

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. Roma, 18 dicembre 1885.

Oggi soltanto (né per verità mi so dar ragione d'un così notevole ritardo) venne da me l'ambasciatore d'Inghilterra e mi consegnò il testo di quelle risoluzioni che dovrebbero sottomettersi alla Conferenza di Costantinopoli acciò questa possa utilmente ritentare la prova di un componimento della questione rumeliota.

Qui acchiudo a titolo strettamente confidenziale, copia di quel documento' accanto al quale ho riprodotto il testo delle risoluzioni che nella Conferenza di Costantinopoli avevano riportato l'adesione di tutti i plenipotenziari, meno il plenipotenzario britannico.

Alcune varianti sono di pura forma, o si connettono solo con la circostanza che l'invio dei delegati ottomani in Rumelia, divisato quando deliberava a Costantinopoli la Conferenza, è ora un fatto compiuto. Altre varianti, invece hanno importanza sostanziale; e sono quelle che nell'uno e nell'altro testo, rispettivamente, figurano in carattere corsivo. Le varianti di questa muovono evidentemente tutte da un unico concetto: che, cioè, nel ricercare uno stabile e soddisfacente assetto per la Rumelia orientale, si tenga conto bensì del Trattato di Berlino, ma solo come di norma generale, non già come di regola assoluta e tale da non potersi temperare, neppure col consentimento unanime delle Potenze.

Nel rimettermi il documento, l'ambasciatore d'Inghilterra ebbe cura di avvertire che le risoluzioni in esso contenute sono attualmente ancora oggetto di esame e di discussione da parte dei Gabinetti di Berlino, Vienna e Pietroburgo, e non possono quindi essere per ora considerate come definitive. Tosto che codeste risoluzioni saranno definitivamente concordate, ci saranno comunicate, con la preghiera, al R. Governo, di appropriarsele e di farle presentare dal conte Corti alla Conferenza di Costantinopoli.

Ho risposto a sir J. Savile Lumley che di buon grado il Gabinetto di Roma renderà al Gabinetto di Londra, ed alla causa della pace europea, il servizio che ci si chiede; essendo, però, bene inteso che io pure, a mia volta, dovevo riservare la mia risposta definitiva fino al momento in cui avrei sotto gli occhi il testo definitivo delle risoluzioni stesse.

Intanto, però, stimai opportuno di notare come mi paresse meno appropriata, nel preambolo delle risoluzioni, la parola établis, là dove si parla dei diritti del sultano, quasi che questi abbiano soltanto cominciato ad esistere dopo e mercé il Trattato di Berlino. Per studio di esattezza, e per rimuovere ogni contingenza di osservazioni non infondate da parte della Sublime Porta,

275 ' Non si pubblica.

suggerirei di surrogare aila parola établis la parola reconnus, che meglio corrisponde alle istruzioni.

Nel chiudere il colloquio ho, poi, anche insistito sulla necessità di affrettare una conclusione, tanto dal punto di vista della pace, quanto dal punto di vista umanitario. È evidente l'urgenza di togliere di mezzo ogni occasione ad ulteriori conflitti.

276

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 11. Vienna, 18 dicembre 1885 (per. il 21).

L'invio della commissione militare internazionale per regolare le basi dello armistizio tra serbi e bulgari, supposto ch'essa raggiunga lo scopo desiderato, inizia una nuova fase della questione d'oriente.

Dopo l'aggiornamento della Conferenza di Costantinopoli, il pericolo imminente di una ripresa delle ostilità in Serbia, aveva distolta alquanto l'attenzione delle Grandi Potenze dalla vertenza rumeliota. Oggidl siffatta vertenza s'impone di bel nuovo alle gravi cure dei Gabinetti europei, e s'impone più ardua perché inevitabilmente collegata alla soluzione del conflitto serbobulgaro. Di questo nuovo stato di cose il Gabinetto di Vienna si rende pienamente conto e si preoccupa.

Quantunque il Governo britannico vada cercando tuttora una formula che concilii le varie opinioni emesse alla Conferenza di Costantinopoli, e che ne renda accettabili le deliberazioni, qui non si nutre più guarì speranza che un accordo di tutte le Potenze possa stabilirsi sul principio dello statu quo ante nella Rumelia orientale, ed ancorché possa stabilirsi, non si vede in qual modo l'antico ordine di cose potrebbe essere riprestinato in quella provincia se la Sublime Porta rifugge non solo dai mezzi coercitivi, ma anche dalle semplici minacce. Tali dubbi mi venivano in questi giorni manifestati dal conte Kalnoky il quale, pur dimostrandomi la necessità di non troncare il filo dei negoziati condotti dalla Conferenza, confessavami di andare invano cercando una soluzione che salvi ad un tempo il prestigio del'Europa, l'amor proprio della Russia, ed il principio dell'ordine nelle provincie dei Balcani. Ed il ministro imperiale tanto più mostravasi accuorato dell'inutilità delle sue ricerche in quanto che egli prevede assai ardui i futuri negoziati di pace tra la Serbia e la Bulgaria ed egli paventa l'eventualità che la prossima primavera trovi la questione ancora insoluta. Il Gabinetto di Vienna non sarebbe forse al dì d'oggi alieno dall'abbracciare l'idea di una unione personale della Rumelia orientale alla Bulgaria, ma esso non osa mettere innanzi l'idea per riguardo alla Russia che l'ha sempre accanitamente osteggiata, e forse più ancora per riguardo speciale al signor di Giers che fu il propugnatore di quel programma che condusse all'insuccesso della Conferenza, e la cui posizione sarebbe fatalmente scossa se venisse ora proposta una soluzione contraria alla sua ed avversata dallo czar. A queste considerazioni si ispirava evidentemente il conte Kalnoky quando giorni sono dicevanV che bisognava andare assai a rilento nella ricerca di un~ ~~ova base d'accordo, in modo che l'evoluzione si compia grado a grado. senza scosse violente.

Frattanto la Russia, ferma al suo antico programma dello statu quo. ante, nulla propone per agevolare la soluzione, ed attende che il primo passo sia fatto dall'Austria-Ungheria. Questa dal suo canto sarebbe lieta se una te:r;-za Potenza, la Germania per esempio, od anche l'Italia, prendesse l'iniziativa di una proposta concreta. So anzi che insinuazioni in tal senso sono già state fatte di recente a Berlino, e che il principe di Bismarck ha fatto comprendere che egli non era punto disposto ad assumere una parte predominante in siffatta questione.

277

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI' A LONDRA, CATALANI

D. 1030. Roma, 22 dicembre 1885.

Ci· si fa conoscere da Aden come le ultime notizie da Zeila annuncin'o la morte di Abu Bekr pascià,' ed i persistenti dissensi dei consoli francese e'd iri'glese. Il console francese farebbe, non solo a Zeila, ·ma anche nell'interno~ at;.. tivissima propaganda per indurre gli indigeni a farsi sudditi francesi.

Essi ne traggono partito e prendono a cercare la protezione di chi più li paga. Il console francese essendo più largo nel concedere danaro, ha altresi aggruppato il maggior numero di sudditi.

Le notizie dell'Harar sono pacifiche. L'emiro però travasi esausto di mezzi finanziari. Il suo fanatismo religioso gli fa consacrare tutto il denaro che gli viene, a fabbricare moschee, e lo ha persuaso a costringere tutta la popolazione maomettana, anche con la forza, a passare la metà della giornata nella preghiera dando solo l'altra mezza al lavoro. Egli si lusinga che per tale mezzo le finanze ridiverranno prospere1•

278

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 1583/929. Londra, 22 dicembre 1885 (per. il 27).

Mi riferisco al dispaccio che l'E.V. si compiacque dirigermi il 18 corrente (1026 serie politica) 1• Dopo una lunga conversazione col conte di Hatzfeldt, lord Salisbury, come ebbi l'onore di telegrafarle, mi fece sapere ieri, per mezzo del suo segretario

278 l Cfr. n. 275.

privato, che l'E.V. non ricever~'Qbe per ora pll,rteclpazione ufficiale delle risoluzioni che dovreb'Qero essere s<,>ttoposte alla Conferenza di Costantinopoli per Qpera di S.E. il conte Corti; e che tllttq era per il momento sospeso2•

La cagione di ciò, (secondo quanto m'è stato detto da persone in grado c:j.i essere bene informate), sarebbe che non è stato ancora stabilito fra le varie Potenze l'accordo preliminare senza del quale sarebbe vana qualsiasi diligenza del r. ambasciatore in Costantinopoli per fare accettare quelle risoluzioni.

Lord Salisbury ed il conte di Hatzfeldt avrebbero ieri discusso un'altra volta le suddette risoluzioni e qtièst'ultimo avrebbe suggerito nuove varianti e nuove modificazioni. Ma Iord· Salisbury sarebbe risoluto a non discostarsi dal punto principale cui mira la politica inglese, benché sarebbe arrendevole sopra t::tluni punti accessori. .

Uno di quest'ultimi sarebbe lo sceverare le risoluzioni di tutto quello che è oramai superfluo, coi:ne sarebbe forse, fn parte, ciò ·che si riferisce al commissario ottomàno.

Ma il disparere fra l'Inghilterra ed l tre Imperi non sta nei particolari berisi nella somma ;delle cose. Esso non si rivela in· modo· chiaro e preciso dal testo delle risoluzioni compila tè' lri · Londra, messo a riscontro con quello compilato a Costantinopoli. Quest'ultimo· riferendosi, ·ad ogni passo, ·al Trattato di Berlino va' diritto al suò scopo ed impone· il ri:Pristiriamento dello stato quo ante; ma il testo di Londra dichiarando che il Trattato di Berlino non potrà essere modificato senza il corisentiinento di tutte le Potenze, non allude che in modo sottinteso, anzi induttivo, ad Un futuro 'accordo delle Potenze perl'unione delle due Bulgaria; mentre· che tale e rton ·altro sarà il significato di quella frase' se accettata dalla Conferenza.

Non v'è dubbio che né la Russia né l'Austria-Ungheria hanno manifestato al Governo ·della regina, alcuna abbiezione circa il testo delle risoluzioni com

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pilato in Londra, giacché né l'uno né l'altro ne hanno contezza Ufficiale. Cionondimeno, il parere di lord Salisbury e del conte di Hatzfeldt fu ieri che il momento non è ancor giunto in cui i Governi di Viehna e di Pietroburgo approvando quel testo permetteranno che si possa indurre che essi accettano l'unione delle due Bulgarie sotto il Governo del principe Alessandro. Si sarebbe deciso che la presentazione di quelle risoluzioni alla conferenza di Costantinopoli dovrebbe seguire e non precedere la riconciliazione fra l'imperatore di Russia ed il principe di Bulgaria.

Parrebbe che vari tentativi sono stati fatti in questi ultimi giorni a quello scopo ma finora senza frutto. Non così sarebbe però se intercedesse in favore del principe di Bulgaria l'augusta imperatrice delle Russie. Devo ripetere da ultimo ciò che ebbi l'onore di riferire all'E.V. in uno dei precedenti rapporti di quest'ambasciata. Lord Salisbury non ha fretta; e sa aspettare, credendo che gli avvenimenti gli daranno ragione.

Al conte di Hatzfeldt che parte domani per breve tempo dall'Inghilterra e che prese ieri commiato da lui, Sua Signoria avrebbe detto che allorquando si rivedranno, il 4 o il 5 del mese venturo, le presenti difficoltà si troveranno appianate.

277 l Per la risposta cfr. n. 295.

278 2 T. ·2289 del 21 dicembre; non pubbiicato.

279

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'

D. CONFIDENZIALISSIMO 84. Roma, 23 dicembre 1885.

Con rapporto 16 ottobre il cavalier Zerbonil m'informava che era transitata per Massaua una lettera diretta dal negus alla regina d'Inghilterra, il contenuto della quale supponevasi poco benevolo a nostro riguardo.

Diedi tosto istruzione all'ambasciatore di S.M. a Londra2 di adoperarsi acciò la risposta della regina contribuisse a dissipare i sospetti che perdurano in Abissinia circa le nostre intenzioni, e di suggerire che la risposta stessa fosse portata al negus dalla nostra missione o da un ufficiale inglese addetto alla medesima.

Tale offerta è stata accettata dal Governo britannico, e mi pregio di trasmettere a V.S. la traduzione della nota che a tale riguardo mi è stata diretta da questo ambasciatore britannico3 e copia della mia risposta4• Aggiungo l'avvertenza che il memorandum al quale sir John Savile Lumley si riferisce è quello stesso consegnato dal colonnello Chermside a Nubar pascià il 10 novembre 18855 , copia del quale le fu trasmessa dal commendatore De Martino.

Il Governo britannico mi ha inoltre comunicato la lettera diretta dal negus alla regina Vittoria, e la risposta della regina. Di queste lettere trasmetto pure copia a V.S. in via strettamente confidenziale6•

Il tenore della lettera al negus le farà apprezzare, come fu apprezzato dal

R. Governo, l'atto amichevole usatoci dal Gabinetto di Londra col farci tale comunicazione, e la convenienza che per noi risulterà dal fatto che l'ufficiale, il quale recherà la risposta, farà parte della nostra missione.

Dello scambio di comunicazioni avvenuto in questa circostanza col Governo inglese sarà tenuto il dovuto conto nelle definitive istruzionF che le saranno impartite per la sua missione.

Avrò cura di farle conoscere iì nome dell'ufficiale che sarà prescelto dal Gabinetto di Londra tosto che questo me ne abbia dato avviso. Al suo arrivo in

279 Cfr. L'Italta in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, c!t., p. 86.

2 Iv!, p. 114.

3 Nota s.n. del 16 dicembre, non pubblicata.

• Iv!, p. 162.

5 Si dovrebbe qui far riferimento al memorandum s.d., non pubblicato, consegnato il 10 dicembre da Lumley a di Rob!lant. In esso erano svolte le considerazioni di Cherms!de riguardo nlle conseguenze delle occupazioni italiane sul rapporti con l'Abissinia.

6 Non rinvenute le copie allegate al dispaccio; si pubblicano le lettere trasmesse dall'ambasciatore inglese a Roma.

7 Con T. 1220 bis del 30 dicembre, non pubblicato, di Rob!lant comunicò a Genè che, essendo indispensabile la sua presenza a Massaua, la missione sarebbe stata affidata al generale Pozzolin!.

Massaua V.S. gli esprimerà il desiderio del R. Governo che egli si consideri come nostro ospite per tutta la durata dell'incarico che gli fu affidato; e sarà pure mia cura di manifestare tale desiderio al Governo britannico tosto che avrò l'assoluta certezza, in seguito alle notizie che ella sarà per trasmettermi, che la partenza della missione non avrà da subire ulteriori ritardi.

ALLEGATO I

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, GIOVANNI IV, ALLA REGINA DI GRAN BRETAGNA, VITTORIA

L.

Since I last wrote to you how has your health been? I am, thank God, qui te well, as all my people by the overlasting mercy of God.

When I made a treaty with you that I would save the Egyptian garrisons of Bogos (Senheit), Amadib, Kassala, and Metamueh (Galabat), which I did with the loss of many men from cold and being carried away by rivers, and killed in action, this I did from friendship to you and not to the Egyptians, I hoped to get the guns, ammunition and stores, but I only found two or three guns. I saved the garrisons and sent them to their country, I fed and clothed them and gave them money. In the Treaty nothing was said about feeding and clothing the released garrisons, thls I did from love of Queen Victoria.

I wished to be the faithfull son of Queen Victoria for ever, but before a year the treaty I made is broken. When the Egyptlans left Massowah I thought Massowah would be mine, but now the Italians have taken Massowah and more of my country besides.

The Kings of England before Queen Victoria, and the rest of the Christian Kings of the world, were friendly with the Abyssinians and waged war against the Moslems to convert them to Christianity, but they never interfered with the Abyssinians because they were Christians.

I have said this openly and frankly to you because we are Christians and have confidence in each other.

Now all these soldiers of yours that have been killed in the battles of the Soudan, al! the money you have spent has not been caused by me, but the Mohammedan dervishes, and my conduct towards you has been perfectly straightforward and loyal, but now the Italians have come and occupied Massowah which I thought would belong to me and they wish to take some country of mine.

I do not know whether they come on their own responsability or by your command. lf they come of their own accord, I am not afraid, I will remain in my country and oppose them, but if they come by your sanction, I wish to remain friendly with you, and wish to know what you mean by sending them bere. Recently an envoy carne from the Italians and wished to make a treaty with me like the English treaty, and I told him that he must first obtain from Queen Victorla written document accrediting him to me, without this I did not wish him to come to my country.

When I said this, the Italians were angry and stopped the import of guns into my country and more than this, the Italians have taken possession of some sea-coast which long ago belonged to the Abyssinians and was then occupied by the TUrks, but which through your aid you promised to me. I wish you to give me Massowah and I will hold it against any foreigners.

20 -Documenti Diplomatici -Serie Il -Vol. XIX

.ALLEGATO II

LA REGINA DI GRAN BRETAGNA, VITTORIA, ALL'IMPERATORE D'ETIOPIA, GIOVANNI IV

L. Windsor, 8 dicembre 1885.

We trust Your Majesty is in good health. We are, through the mercy of God, quite well. We have received your letter, and have made enquiry on the various matters of wich you write.

As regards the relief of the garrisons, what you have done has been friendly and has deserved our esteem and thanks. If you have not found so many guns and so much stores and ammunition as you expected; this is no doubt a misfortune and a disappointment. But we are assured that the Egyptian Governement have supplied to you from Massowah as many guns and rifles as you required, and that they have also made to you other presents on account of what you have done for the garrisons, and are about to send you further acknowledgments. The sword also which we have wished to offer you on account of the rescue of the garrison of Gallabat is being made, but it is not yet completed, as we wished it to be made on purpose for you, and to be such as you would Uke to accept and wear. As soon as it is ready it shall be sent.

As regards the Treaty we have faithfully observed every portion of it. It does not promise that Massowah should belong to Abyssinia when the Egyptians leave it, but that there shall be free transit for all goods to and from Abyssinia through that place. But if the Italians have stopped the import of guns we will ask them again to permit it, as we have already done, and we feel sure that they will consent.

We understand that the Italians desire to have friendship with you, and are sending a mission to your country, and we hope that you will be able to come to a friendly arrangement with them. And if we can in any way help in the accomplishment of this we will gladly do so.

As regards the matter of the Church of Jerusalem, about which you wrote to us in January last, we have made enquiries at Jerusalem, and we have also caused a communication to be made to the Coptic Patriarch at Cairo. The latter has promised to write to the Bishop at Jerusalem ordering him to treat aH Abyssinians in every way as Copts and Brothers, and to give them access to, and free use of, ali the Coptic Buildings at Jerusalem.

We hope this will be satisfactory to you. And so with our sincere wishes for your Majesty's uninterrupted health and happiness, and for the prosperity and welfare of your dominions, we recommend you to the protection of the Almighty. Given at our court at Windsor Castle the eighth day of December, in the year of our Lord one thousand eight hundred and eighty five, and in the forty ninth year of our Reign.

280

IL MINISTRO DELLA GUERRA, RICOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

NOTA RISERVATISSIMA PERSONALE 2001. Roma, 23 dicembre 1885 (per. il 25).

Come è .noto all'E.V. allorché verso il principio del corrente anno si decise di studiare nei suoi particolari il piano di una spedizione militare in Tripolita

nia, lo scrivente ebbe a proporre, e fu accettato, d'inviare a Tripoli un ufficiale del r. esercito, facendolo apparire quale un impiegato di codesto ministero, addetto a quel r. consolato. Con tale ripiego si aveva di mira d'avere colà una persona versata nelle cose militari, la quale fosse in grado, senza far sorgere sospetti, di riconoscere le località e di raccogliere con maggior esattezza, stando sul sito, quelle notizie e quei dati che occorreva di conoscere per determinare le modalità tecniche della nostra spedizione.

Attualmente però quanto poteva interessare dal lato militare si può dire compiuto, e siccome non si tratterebbe ormai più che di far qui pervenire da Tripoli quelle notizie d'indole politica, od anche politico-militare, che entrano già nelle attribuzioni ordinarie degli agenti diplomatici e consolari all'estero, questo ministero sarebbe d'avviso che, non sarebbe più necessario di tenere più oltre presso quel consolato il maggiore signor Zanella.

Siccome però quest'ufficiale disimpegnò realmente bene la missione affidatagli e rese utili servizi, cosi lo scrivente reputerebbe conveniente d'utilizzare il tatto e l'abilità da lui dimostrata e già esperimentata, affidandogli altra analoga missione presso qualche altro consolato od agenzia consolare del Levante, quali ad esempio Vallona, Salo[\j.cco, Smirne, Alessandretta ecc.

Nel sottoporre all'E.V. le suesposte considerazioni pel caso le ritenesse fin d'ora e senza difficoltà attuabili, questo ministero la pregherebbe a volergli poi far conoscere quali saranno le decisioni ch'ella reputerà di prendere in proposito'.

281

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A PIETROBURGO, GREPPI, E A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE 1197 bis. Roma, 24 dicembre 1885, ore 23,55.

Le moment m'a semblé venu de faire quelque chose pour l'affaire rouméliote. Voici ce que je viens de dire à l'ambassadeur de Russie: « Je suis, aujourd'hui encore, pour le programme du statu quo ante. Je vous prie de le déclarer très-nettement à M. de Giers. Mais, à l'heure qu'il est, ce programme n'est plus qu'une impasse dont je voudrais sortir, et je voudrais en sortir, bien entendu, de plein accord et en compagnie des trois Empires. On hésite peutetre à se le dire; mais il est clair que tout le monde, la Turquie comprise, partage désormais ce sentiment. Il faut donc que quelqu'un prenne l'initiative. Ce quelqu'un ne peut etre que l'Italie; l'Italie, dont la fidelité costante au programme commun de paix et de conservation est un gage que ses franches ouvertures ne sauraient cacher aucune arrière-pensée ni aucune vue d'intérèt particulier. Pour moi, la seule issue possible c'est l'union personnelle entre la Bulgarie et Roumélie sous une forme à déterminer. J'aurais meme déjà

devant mes yeux, le type à adopter. Ce serait le type austro-hongrois, à savoir, armée et affaires étrangères en commun et, pour tout le reste, deux administrations distinctes et adaptées aux besoins de chaque pays. Bulgarie et Roumélie resteraient, cela va sans dire, sous la haute souveraineté du sultan. Quant au modus procedendi, le meilleur serait, selon moi, que la Sublime Porte, elle mème, conviat les Puissances à une nouvelle Conférence, ayant pour but de régler sur les bases ci-dessus la situation en Roumélie. La susceptibilité du sultan, ainsi que les scrupules de ceux qui se refusent à reconnaitre les faits accomplis par une révolution, se trouveraient ainsi écartés du mème coup. Je ne fais pas, ai-je dit en terminant au baron d'Uxkull, une question d'amour personnel. J'ai une idée. Je la crois bonne et pratique. Je me ferais une reproche de ne pas l'énoncer. Mais si, l'idée paraissant acceptable, on trouve que l"initiative doit venir d'autre part, je n'hésite pas à la laisser au Cabinet qu'on désignerait, à cet effet, d'un commun accord; à la Sublime Porte, ellemème, dans le cas, où l'on penserait qu'il y a lieu de laisser au sultan le mérite d'une entière spontanéité. J'attends, maintenant, la réponse de M. de Giers, m'abstenant d'en souffler mot à Vienne; ce à quoi je tiens le plus, c'est à ne pas créer des froissements, et, camme je suis à peu-près siìr d'avance de l'assentiment du Cabinet austro-hongrois, je désire, avant toute chose, connaitre là-dessus la pensée du Cabinet russe ». Le baron d'Uxkull m'a promis qu'il en référerait à son Gouvernement. Ce qui précède est pour l'information strìctement personnel de V. E. C'est pour la règle, non pas de son langage, mais de son silence.

280 1 Con nota riservatissima s.n. del 26 dicembre, non pubblicata, di Robilant comunicò di non avere obiezioni al riguardo.

282

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA l

D. 759. Roma, 24 dicembre 1885.

I telegrammi che diressi a V.E. il 72 e il 93 di questo mese, riassumono le comunicazioni che stimai di dover scambiare col Governo francese rispetto a Zula, in seguito ai mutamenti testé occorsi a Massaua. Il Governo francese non ha creduto di poter prestare esplicito assenso alla intenzione, che gli avevamo manifestato, di porre sotto la dipendenza del Comando di Massaua anche il piccolo presidio di Zula. Ma poiché a noi premeva soprattutto che nulla sopravvenisse a turbare, a nostro danno, lo statu quo in quella località, e tale scopo ci pareva sufficientemente raggiunto mercé il fatto stesso dei nostri offici e della risposta avuta da Parigi, non reputammo necessario di insistere. I nostri intendimenti, nella situazione che per tal guisa veniva a crearsi, sono chiaramente espressi nel dispaccio che, il 12 di questo mese, diressi al generale Gené4•

282 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 167-169.

2 T. 1244 del 7 dicembre, non pubblicato.

3 Cfr. n. 264.

4 D. 74 del 12 dicembre, non pubblicato, di Robilant dà istruzione di lasciar «sussistere a Zula la situazione » trovata.

Senonché, pochi giorni dipoi, il 21 di questo mese, mi perveniva dal generale Gené un telegramma5 così concepito: « Massaua, 16 dicembre. Informazioni abbastanza attendibili lasciano credere che ras Alula abbia il progetto di occupare Zula. Si aggiunge anzi che ciò sia per istigazione del console di l•'rancia. Prego V. E. di telegrafarmi istruzioni per il caso in cui ciò si avverasse. Genè ».

Di fronte a questa contingenza, la quale divenendo un fatto compiuto, susciterebbe manifestamente non lievi complicazioni, e certo nuocerebbe grandemente alla nostra posizione a Massaua, ho creduto di dover procedere verso il Governo francese con la massima lealtà e schiettezza. Ho consegnato al signor Decrais (omettendo naturalmente il passo che qui sopra travasi sottilineato)6 copia del telegramma del generale Genè, pregandolo di far sapere al signor de Freycinet lo stato delle cose e di mettermi in grado di conoscere il pensiero del Gabinetto di Parigi rispetto all'istruzione che avrei voluto dare al generale: che, cioè, qualora la minacciata occupazione abissina fosse per verificarsi, egli avesse a far occupare e difendere da un distaccamento italiano quella località, rimanendo la questione impregiudicata e al punto stesso in cui venne a trovarsi per effetto delle spiegazioni precedentemente scambiatesi. Pregai l'ambasciatore di adoperarsi acciò io potessi rispondere entro la giornata d'oggi, giovedì, al generale Genè, il quale per tale scopo aveva mandato apposito legno della r. marina, l'avviso «Andrea Provana ~,a Suez.

Oggi, infatti, venne da me il signor Decrais e mi comunicò la risposta giuntagli dal signor de Freycinet. Il ministro degli affari esteri di Francia pensa di non doversi dipartire dalla risposta che, due settimane or sono, ci aveva fatto. Egli non vuole pregiudicare dal canto suo, in guisa alcuna, la questione; e ciò, sia per un riguardo verso la Turchia, con la quale preme alla Francia di mantenersi negli attuali ottimi rapporti, sia perché, agli occhi del Governo francese, la questione di Massaua si connette con la questione egiziana, rispetto alla quale la Francia ha interessi di grande rilevanza, sia infine anche in vista di certi negoziati di recente intrapresi, per iscopo religioso, coll'Abissinia da un prelato francese, monsignor Touvier, e già condotti a buon punto mercé la concessione di una zona entro la quale le missioni francesi potrebbero liberamente spiegare la loro influenza.

Di fronte a simile risposta, ogni mia insistenza sarebbe riuscita inutile e men conveniente. Me ne astenni scrupolosamente, lasciando senza osservazione le consiùerazioni espostemi dall'ambasciatore di Francia. Bensì gli dissi che, in ogni modo, noi non potremmo mai tollerare di essere in certa guisa tagliati fuori a Massaua da un'occupazione abissina a Zula, e che, in conseguenza, avrei telegrafato al generale Genè che sloggiasse gli abissini nel caso in cui questi fossero per tradurre in atto la minacciata occupazione. E così tslegrafai effettivamente oggi stesso al generale Genè7•

Il signor Decrais, a cui non dissimulai il malcontento che la risposta del suo Governo suscitava nel mio animo, si mostrava, dopo il nostro colloquio,

282 • T. 2288 (spedito da suez 11 21 dicembre).

• Da «Si aggiunge » a «Francia >>. 7 T. 1193 bis del 24 dicembre, non pubblicato.

assai preoccupato e conscio della cattiva impressione che io avevo tratto dal presente incidente. Egli dichiarava di non aver istruzione alcuna, né autorizzazione di parlarne officialmente, e neppure officiosamente; però egli non esitava ad emettere personalmente il pensiero che, invece di girare attorno alla difficoltà, e di riservare, di volta in volta, la questione sostanziale, convenga invece di affrontare francamente la questione stessa, per giungere ad amichevole componimento che elimini ogni incidente per l'avvenire.

V. E. conosce, a questo riguardo, il mio modo di vedere. Noi non abbiamo voluto, né oggi ancora vorremmo prendere, rispetto a Zula, l'iniziativa di una discussione, la quale potrebbe spiacevolmente essere troncata con l'obiezione pregiudiziale che l'Italia non abbia giuridicamente titolo ad occuparsene. E per verità la nostra a Massaua, è una situazione affatto sui generis, la quale trae la sua ragione d'essere unicamente dal diritto primordiale che spetta ad un occupante di provvedere in ogni miglior maniera alla sicurezza dell'occupazione. Se, però, lo stesso Gabinetto francese, prendendo l'iniziativa di una amichevole discussione, rimuovesse quell'ostacolo preliminare, noi non avremmo difficoltà alcuna di accettare l'invito, e ci faremmo ad esaminare le pretensioni del Governo francese con la più grande equanimità e diligenza, disposti altresì ad ogni componimento che ci fosse proposto dal signor de Freycinet e si trovasse conciliabile coi nostri interessi.

In questo senso desidero che V. E. si esprima col signor de Freycinet. A noi basta che lo statu quo sia mantenuto e sia anche rimosso a Zula ogni pericolo di incursioni abissine. Se però la Francia preferisse di vedere risoluta la questione in tutta la sua interezza e desiderasse, a tale intento, il nostro contradittorio, l'E. V. dovrebbe dichiararsi pronta, a nome del R. Governo, a prendere ad referendum tutte quelle argomentazioni e quelle proposizioni che, a sostegno delle sue pretensioni, fossero per essere messe innanzi dal Governo francese. Mi riserverei, ricevuto il rapporto di lei, di porgerle quelle istruzioni che meglio si adattino ai particolari del caso. Nel frattempo, cosl rimarrebbe stabilito, tanto il Governo italiano quanto il Governo francese dovrebbero lasciar semplicemente sussistere lo status quo a Zula, per modo che la questione di sovranità territoriale rimanga formalmente integra ed impregiudicata.

Attendo che V. E. mi riferisca l'esito del suo colloquio col signor de Freycinet8•.•

283

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4080. Berlino, 24 dicembre 1885 (per. il 28).

La durée et les conditions de l'armistice signé le 21 de ce mois laissent espérer que les négociations de paix ont toute change d'aboutir à bon terme. Et ce d'autant plus qu'il ne s'agira pas de cessions territoriales; tout-au-plus sera-t-il peut-etre procédé à quelque légère rectification de frontière. La Porte

282 • Per la risposta cfr. n. 288.

appuie, il est vrai, parce qu'elle la trouve équitable, une demande d'indemnité de guerre à fixer au bénéfice de la Bulgarle. Le Cabinet de Berlin, en recevant communication. de la circulaire y relative, montrait des dispositions plutòt favorables, en les subordonnant toutefois à l'assentiment des autres Puissances. Mais il émettait le doute que le Gouvernement austro-hongrois, tenu à observer des ménagements a l'égard de la Serbie, voulftt consentir à rendre plus difficile encore sa position.

Quoiqu'il en soit, les affaires bulgaro-serbes sont entrées dans une phase d'apaisement, qui semble exclure une reprise des hostilités.

C'est du coté de la Roumélie qu'il reste à résoudre bien des difficultés. Aucune réponse n'a encore été donnée à la circulaire ottomane du 13 décembre, sauf que les Puissances continuent à s'occuper activement d'amener l'unanimité nécessaire des suffrages. Malgré cette prétendue activité, les choses marchent avec une lenteur très-regrettable, lors méme que chaque Cabinet se rende compte que les moyens mis en oeuvre dans ces derniers temps ne cadrent plus avec les nécessités de la situation. Ainsi, la nouvelle formule des résolutions à présenter à la Conférence de Constantinople, qui nous a été soumise le 18 décembre (télégramme et dépéche de V. E. n. 2120 de la méme date)1 a beaucoup de peine à se frayer un chemin. Elle semble meme revenue au point de départ, pour demeurer enfouie dans les archives. Le 19 décembre, le sous-secrétaire d'Etat me disait qu'il s'était borné, sans en communiquer le texte méme, a faire sonder le terrain à Vienne et à Pétersbourg, oft l'on paraissait trouver tardive cette proposition, quelque susceptible d'ailleurs qu'elle fftt de subir des modifications. Le 22 décembre, il m'informait que, d'après un télégramme du comte de Hatzfeldt, le marquis de Salisbury se réservait de faire faire une seconde communication à V. E., aussitòt qu'il aurait retouché certains points de la formule susmentionnée. Hler, sir E. Malet me donnait lecture d'un télégramme adressé à sir J. Savile Lumley. Le duplicata arrivait ici la veille au soir, donc postérieurement à l'indication fournie par l'ambassadeur d'Allemagna à Londres. Ce télégramme, connu à l'heure qu'il est par V. E., portait en substance qu'en suite des pourparles à Vienne et à Pétersbourg, certains passages de la formule ayant donné lieu à quelques observations, le Cabinet britannique suspendait d'en saisir la Conférence, et remerciait le Gouvernement du roi de la parfaite courtoisie avec laquelle il avait accueilli ses premières ouvertures.

Il n'aura pas dépendu de nous que cette tentative n'alt pas mieux abouti. En attendant, si l'Angleterre rentre sous sa tente, la Russie parait vouloir en que le Gouvernement russe, ne pouvant plus pour le moment jeter par dessus que le Gouvernement russe, ne pouvant plus pour le moment Jeter par dessus bord le prince Alexandre, ne demanderait pas mieux aujourd'hui que de montrer patte de velours, lorsque celui-ci ferait quelques avances. Or, il s'est déjà mis à la besogne par un ordre du jour du 22 décembre, reconnaissant avec gratitude que l'armée bulgare est redevable de ses succès à la sollicitude constante que l'empereur de Russie lui a témoignée, et au dévoftment des

instructeurs russes. Si, camme le constatait le sous-secrea1re d'Etat, un revirement s'opère à Pétersbourg en faveur du prince, naguère considéré camme un ingrat et un rebelle, il n'existe ici aucune trace d'une démarche directe de sa part pour amadouer le csar. Pour parer le coup, la Turquie ferait preuve de quelque habileté, si prenant les devants, elle cherchait et parvenait à s'entendre directement avec le prince Alexandre. A cet effet, elle devrait tenir compte des faits accomplis. Or, la combinaison de l'union personnelle, si non complète, devient inévitable puisque toute intervention armée est désormais hors de cause. Dans le cas où la Turquie et les Puissances, à l'exception peut-etre de la Russie, se croiseraient les bras, la question se réglerait d'elle-meme, sauf à obtenir plus tard une sanction légale.

En me référant à mes télégrammes du 19 et du 22 décembre2 •••

283 1 T. 1182 bis, non pubblicato ma cfr. n. 275.

284

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 13. Vienna, 26 dicembre 1885 (per. il 31).

Ho avuto poco fa l'onore di telegrafare a V.E.1 che il Gabinetto di Vienna considera oggidì come intempestiva la nuova formula di risoluzioni proposta da lord Salisbury per regolare la quistione rumeliota. Quelle risoluzioni hanno fatto il loro tempo, e gli avvenimenti compiutisi di recente in Bulgaria hanno talmente modificata la situazione, che è giuoco forza di rinunciare al primitivo programma di soluzione, e di ricercare un'altra base d'accordo per il regolamento della questione.

Tale è il senso della risposta che il conte Kalnoky dicevami di aver fatta ieri all'incaricato d'affari d'Inghilterra il quale era andato a chiedergli il suo avviso sulla formula progettata da lord Salisbury. S.E., pur facendo buon viso alla proposta inglese perché appalesa il desiderio del Gabinetto di Londra di riaccostarsi alle idee degli altri Gabinetti, faceva osservare al signor Phipps che, dopo l'infelice prova fatta dalla Conferenza di Costantinopoli, occorreva che la diplomazia europea si presentasse con un progetto di soluzione pratico e realizzabile e che a rendere agevole l'opera dei Gabinetti europei sarebbe assai opportuno che il Governo britannico usasse della sua influenza sul principe Alessandro per indurlo a prestare alle Potenze il concorso della propria arrendevolezza. Il ministro imperiale dicevami di essere ormai d'avviso che, allo stato attuale delle cose, la migliore soluzione possibile sarebbe l'unione personale della Rumelia orientale con la Bulgaria. Senonché egli prevedeva serie difficoltà per regolare la situazione reciproca delle due provincie in modo da non alterm·e quell'equilibrio di forze che il Trattato di Berlino ha stabilito tra gli Stati balcanici; lo preoccupava sopratutto l'eventualità della fusione dell~

284 1 T. 2319, non pubblicato.

due milizie bulgara e rumeliota, venendosi da essa a costituire un esercito numericamente superiore a quello degli altri Stati vicini. S.E. d'altronde non si dissimulava che l'unione personale non sarebbe che una situazione transitoria destinata a preparare in un maggior o minor lasso di tempo l'unione effettiva delle due provincie, e siccome una siffatta soluzione non può sfuggire alle previsioni d'alcuno, ciò provocherà indubbiamente sin d'ora nelle altre popolazioni della penisola balcanica un'inquietudine ed un'irritazione che saran foriere di nuove complicazioni. Quantunque persuaso che l'unione personale è la via migliore per uscire dall'attuale ginepraio, il conte Kalnoky non voleva assumere l'iniziativa di proporla agli altri Gabinetti, per tema che la proposta se formulata dall'Austria-Ungheria, Potenza direttamente interessata nella questione, abbia a suscitare diffidenze e sospetti; a di lui avviso l'iniziativa dovrebb'esserne presa da una terza Potenza, e S.E. insinuava che questa Potenza potrebb'essere l'Italia.

In conformità alle istruzioni impartitemi da V.E. mi sono astenuto da rilevare l'insinuazione, imponendomi il più assoluto silenzio, intorno alla proposta di soluzione che con telegramma del 24 sera2 l'E.V. annunciavami di aver suggerita al Gabinetto di Pietroburgo. Il linguaggio, però, tenutomi dal conte Kalnoky non mi lascia più alcun dubbio sull'accoglienza favorevole che verrebbe fatta dal Gabinetto di Vienna alla proposta di V.E.

283 2 T. 2276 e T. 2297, non pubbl!catl.

285

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 1209 bis. Roma, 28 dicembre 1885, ore 23,55.

L'ambassadeur de Russie vient de me lire le télégramme suivant de M. de Giers: « Nous croyons aussi que le retour au passé est impossible, sans l'emploi de la force, et nous apprécions l'intention conciliante du Cabinet de Rome. Nous désirons une solution qui assure la paix solide et durable dans la péninsule des Balkans. Celle que propose M. le comte de Robilant ne pourrait répondre à ce but, que si l'on était assuré, que son appui ne rencontre pas d'obstacle de la part de la population en présence des faits accomplis qui assurent déjà l'union ». A la suite de cette réponse de la Russie, je crois nécessaire que vous donniez connaissance au comte Kalnoky de la conversation que j'ai eue avec

M. le baron Uxkull le 24 courant et que je vous ai télégraphiée ce méme jourl, vous pourrez meme lui donner lecture de la partie de ce télégramme qui rend compte de cette conversation et de la réponse de M. de Giers. Vous ferez surtout ressortir l'intérét qu'on avait à s'assurer le consentement de la Russie, avant d'énoncer une proposition. A présent, c'est an Cabinet de Vienne et de Saint-Pétersbourg à s'entendre sur la suite à donner à l'idée que j'ai suggérée. De ma part, je suis disposé à préter mon concours à une entente dans l'ordre

284 z Cfr. n. 281. 285 Cfr. n. 281.

265 des idées que j'ai exprimées; mais je ne fais pas du tout question d'amour propre sur l'initiative que je viens de prendre. Ainsi que je l'ai dit dans mon précédent télégramme, je suis tout pret à en laisser l'honneur à d'autres. Mais, si on veut qu'une entente aboutisse à quelque chose, je crois urgent de donner suite à celle que j'ai acheminée, car chaque jour qui passe rend la situation plus difficile.

286

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4081. Berlino, 29 dicembre 1885 (per. il 2 gennaio 1886).

Durant les fetes de No1H, il ne m'a pas été possible de rencontrer le soussecrétaire d'Etat. Je me proposais de me rendre chez lui aujourd'hui à la réception hebdomadaire; mais il s'est absenté de Berlin pour quarante-huit heures. J'ai pu néanmoins constater au Département impérial des affaires étrangères qu'à peu de choses près la situation est la meme, que celle tracée dans mon rapport n. 4080 du 24 décembre1•

Il n'existe plus aucun doute sur les dispositions favorables de toutes les Puissances à admettre qu'un retour au statu quo ante ne serait plus de mise. Au reste, ce revirement se rattache surtout à l'attitude de la Russie, qui ne fait plus mystère maintenant de ses sympathies pour les bulgares, lors mème que la réconciliation du csar avec le prince Alexandre ne soit encore qu'aux préliminaires. De son còté, la Porte anxieuse et sentant plus douloureusement que jamais les lourds sacrifices que lui impose une paix armée et toujours précaire, demande aux Puissances de s'entendre pour trouver une solution prompte et satisfaisante du conflit dans les Balkans.

Le moment ne pouvait donc etre mieux choisi pour l'initiative prise par

V.E. dans l'affaire rouméliote. Si cette question semble presque tranchée en principe, vous avez le mérite d'indiquer une formule de solution par votre télégramme du 25 décembre2• Je vois, par votre télégramme subséquent expédié dans la nuit du 28 au 293 , que vos intentions conciliantes sont appréciées à Pétersbourg où l'on désire, comme nous, un arrangement qui assure une paix solide et durable. Tout porte à présumer un ben accueil à Vienne également. Il en sera de meme à Berlin. Mais, M. de Giers parait vouloir renchérir sur vos idées. Il se mentre scrupuleux au point de laisser sous-entendre une réserve. Il faudrait etre assuré préalablement que l'application de votre formule ne recontrerait pas «quelque obstacle de la part des populations, en présence des faits accomplis qui assurent déjà l'union ~-Il me résulte en effet que le Cabinet de Saint-Pétersbourg, sans prononcer encore les mots union réelle, ne souléverait Saint-Pétersbourg sans prononcer encore les mots union réelle, ne soulèverait

286 t Cfr. n. 283.

• Cfr. n. 281. 1 T. 1208 bis col quale sl rltrasmette a Berlino e Pletroburgo 11 T. 1209 bis (cfr. n. 285).

avec la Bulgarie. Il irait donc au delà de vos idées. Puisqu'il lui est prouvé que les autres Puissances inclinent à s'écarter d'une stricte exécution du Traité de Berlin, il ne voudrait pas leur en laisser le mérite, et serait disposé à doubler la dose des concessions. Il aurait bien soin, le cas échéant, de faire croire aux populations que c'est à lui seul qu'elles devraient de tels avantages. Il considère en effet la Bulgarie et la Roumélie comme des points d'appui nécessaires à son levier pour soulever un jour l'orient à son profit.

Il est vraiment regrettable que, dans ces circonstances, l'on tarde à saisir la Conférence à Constantinople, qui ne s'est pas dissoute mais simplement ajournée, de propositions formelles, et que les ambassadeurs ne reçoivent pas encore des instructions plus larges leur permettant de faire autre chose que de constater chaque jour, comme par le passé, dans un procès verbal le néant de leurs déliberations.

Bref, la voie qui mème à établir une état de choses tolérable, en sorte que pour un certain temps on puisse éviter des complications ultérieures, est en grande partie dégagée. Le Gouvernement du roi ne risque rien à aller, toute modestie à part, résolument de l'avant; chacun au contraire lui devra de la gratitude pour son action ayant pour but d'écarter de sérieux dangers au maintien de la paix. Il ne reste qu'à former des voeux pour que l'intelligente et opportune initiative de V.E. obtienne un prompt succès.

En attendant, le Cabinet de Berlin n'a donné, et ne se propose de donner, aucune réponse par écrit aux récentes circulaires de la Porte. Le sous-secrétaire d'Etat s'est borné, comme nous (télégrammes de V.E. du 24 décembre)4 à des assurances verbales qui se résument en déclarations de bon vouloir, et dans I'affirmation que les différents Cabinets recherchent sincèrement les moyens d'amener un dénouement pacifique de la crise.

Il n'est attaché ici qu'une mince importance aux récriminations des serbes et des bulgares au sujet de quelques violations de l'armistice. On pouvait les prévoir de la part d'armées peu disciplinées, et dans les rangs desquelles se trouve bon nombre de volontaires (télégramme ministériel du 27 décembre)5•

Personne ne m'ayant parlé, méme par allusion, de ce que V.E. me mande par ses télégrammes précites des 25 et 28 décembre, j'ai gardé le silence sur leur contenu, en me conformant ainsi à vos instructions.

287

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 2339/840. Londra, 30 dicembre 1885, ore 9,40 (per. ore 12).

n résulte d'une communication très confidentielle que j'ai reçue du Foreign Office qu'un des griefs du roi d' Abyssinie envers l'Italie aurait pro

286 • T. 1195 bis e 1196 bis, non pubblicato.

o T. 1206 bis, non pubblicato.

bablement son ongme dans l'exécution donnée par le Gouvernement du roi a l'article I•r du Traité de 1884 entre l'Angleterre, l'Egypte et l'Abyssinie. Cette ambassade ignorait jusqu'ici, qu'ìl avait été secrètement convenu entre les anglais et le négus que l'artìcle I•r du susdit traité ne devait pas etre interprété à la lettre c'est à dire qu'ìl était sousentendu que le passage des armes et des munitions à travers Massaua ne devait etre libre qu'à la condition que ces armes et ces munitions fussent adressées au roi abyssinien ou à son Gouvernement. Les restrictions les plus sévères auraient été par conséquent imposées par les anglais au transit d'armes et des munitions envoyées à tout autre destinataire en Abyssinie. Je ne tìens pas ces informations de Salisbury, toutefois je tàcherai d'obtenir de Sa Seigneurie des plus amples éclaircissements à ce sujet. J'ai pris lecture aujourd'hui au Foreign Offìce de la lettre adressée le 18 courant par V. E. à sir John Lumley1 , i:l me serait peut-etre utile d'en avoir une copie2•

288

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 2348. Parigi, 30 dicembre 1885, ore 19,40 (per. ore 6 del 31).

Suivant l'autorisation que m'a donnée V. E. par son télégramme d'hier1 , j'ai entretenu aujourd'hui M. de Freycinet de la question de Zoula, objet de la dépeche de V. E. du 24 courant2• Après avoir succintement rappelé Ies faits qui se rapportent à notre occupation de Massaua et aux tentatives dont Zoula est menacée de la part de ras Alula, lesquels seraient de nature à porter atteinte au statu quo que nous avions l'intention de maintenir, je lui ai dit que j'étais autorisé à recevoir ad referendum les communications ou les observations qu'il voudrait me faire au sujet du droit que la France croit avoir sur Zoula. De Freycinet a repondu « que du moment que la question de fond est reservée, il est inutile d'entrer maintenant en discussion sur les droits sur Zoula que la France croit avoir; qu'en cet état de chose si le statu quo était ménacé, il était admissible que le Gouvernement italien prenne des mesures militaires pour la conservation de l'état actuel ». Freycinet n'a pas hésité à faire cette déclaratìon. A la fin il s'est borné à me dire que l'Abyssinie elle aussi prétend à la souvranité sur Zoula et autres lieux encore :..

2 Per la risposta cfr. n. 289.

2 Cfr. n. 282

287 1 Cfr. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 162.

288 1 T. 1211 bis del 29 dicembre, non pubblicato.

289

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 1215 bis. Roma, 30 dicembre 1885, ore 23,59.

Je crois pouvoir affirmer avec une certitude absolue qu'aucun envoi d'armes par Massaua n'a été fait, sauf ceux destinés au négus que nous avons toujours ìaissé passer en hommage au Traité Hewett1• Vous pouvez le dire à Salisbury. .Je vous envoie copie de ma lettre, 18 courant, à Lumley.

290

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2986. Costantinopoli, 30 dicembre 1885 (per il 5 gennaio 1886).

Ieri venne a mia conoscenza che la Sublime Porta spedì alle cinque Potenze una circolare riguardo alla quistione di Massaua, per la quale è chiamata l'attenzione di esse sopra la poca conformità esistente fra le dichiarazioni del

R. Governo ed i fatti occorsi, e si pregano di fare delle pratiche presso il Gabinetto di Roma nell'interesse del mantenimento della pace. Di che ebbi immediatamente l'onore di dare avviso telegrafico a V. E.1• E mi fu poscia riferito la Sublime Porta domandare anche per la circolare che s'inviti il R. GoYerno a ritirare le sue truppe da Massaua e rimettere l'amministrazione nelle mani delle autorità egiziane.

Seppi eziandio che il gran vizir discorrendo alcuni giorni sono coll'ambasciatore di Russia dell'intendimento della Sublime Porta di mandare quella circolare, questi osservava non vedere quello che le Potenze potrebbero fare in proposito. Cui Sua Altezza soggiungeva esse avrebbero ad obbligare il R. Governo a ristabilire lo statu quo ante, affine d'evitare le misure coercitive che il Governo ottomano potrebbe trovarsi nel caso di adottare affine di ottenere

l'intento, e citava l'esempio della Spagna, che colle minaccie aveva indotta la Germania a cedere ai giusti suoi reclami. Le quali espressioni non erano prese in seria considerazione dal signor di Nelidov, né credo il R. Governo

abbia a preoccuparsi di esse.

2!:0 l T. 2332 del 29 dicembre, non pubbllcato.

289 l Si risponde al n. 287.

291

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 16. Vienna, 30 dicembre 1885 (per. il 5 gennaio 1886).

Ho l'onore di confermare a V. E. il mio telegramma del 29 col quale la informavo che avevo dato conoscenza al ministro imperiale degli affari esteri della proposta fatta da V. E. al Gabmetto di Pietroburgo allo scopo di definire la vertenza rumeliota1• Valendomì dell'autorizzazione datami, avevo accompagnata la mia comunicazione al conte Kalnoky colla lettura testuale di quella parte del telegrama del 242 che riproduceva -le considerazioni svolte da V. E. all'ambasciatore di Russia, nonché della risposta che il barone di UXkull era venuto a dare all'E. V. a nome del signor di Giers. Nel mettere il ministro imperiale a giorno dello scambio d'idee avvenuto tra Roma e Pietroburgo, avevo avuto cura di spiegargli le ragioni di delicatezza che avev,ano indotto V. E. a far conoscere il suo pensiero al Governo russo prima del Gabinetto di Vienna. Il conte Kalnoky si è mostrato assai riconoscente aU'E. V. pel concorso prestato in tal modo alle Potenze nella ricerca di una soluzione della questione. Sin da quando scoppiarono i moti di Filippopoli, era stata messa innanzi l'idea di un'unione personale della Rumelia orientale alla Bulgaria, ma trattavasi allora puramente di nominare il principe Alessandro governatore generale della Rumelia. La soluzione ora proposta da V. E. va più innanzi e, secondo l'opinione del conte Kalnoky, troppo innanzi; chè i sentimenti dei diversi Gabinetti non sono sufficientemente maturi per una soluzione tanto radicale. Sanzionando l'unione personale della Rumelia orientale con la Bulgaria, le Potenze verrebbero a modificare una parte del Trattato di Berlino, dappoiché la Rumelia orientale diverrebbe necessiamente come la Bulgaria una provincia vassalla della Sublime Porta. Il tipo dell'Austria-Ungheria suggerito da V. E. non sembrava al ministro imperiale corrispondere alla situazione della Rumelia e della Bulgaria; poiché in Austria-Ungheria trattasi di due gruppi di nazionalità diverse che, dopo essersi trovati per lunghi anni sotto un unico scettro, hanno per elezione propria acquistato un governo autonomo non serbando tra essi che il vincolo dell'unione personale; mentre nelle due provincie balcaniche le popolazioni appartengono alla stessa nazionalità; e tendono a non formare che un corpo solo. In tali condizioni la fusione delle due milizie bulgara e rumeliota, l'unità di direzione nella politica estera, l'abolizione inevitabile delle differenze attualmente esistenti nelle due provincie in materia di commercio e di dogane, la comunione forse nel regime finanziario, e le modificazioni che probabilmente verrebbero introdotte nello statuto organico della Rumelia orientale in armonia colle nuove condizioni politico-amministrative di quella provincia, finirebbero per rendere di pura apparenza la separazione della Bul

291 1 T. 2338, non pubblicato . 2 Cfr. n. 281.

garia daHa Rumelia orientale, e non andrebbe guarì che queste due provincie, seguendo l'esempio della Moldo Valacchia, sostituirebbero all'unione personale l'unione effettiva. È lecito domandarsi se la Sublime Porta si presterebbe ad una soluzione che non solo le toglierebbe quell'autorità diretta che, in virtù del Trattato di Berlino, essa esercita sulla Rumelia orientale, ma che le preparerebbe nuove difficoltà per le rivendicazioni territoriali che accamperebbero gli altri Stati della penisola balcanica. Dal tenore della risposta data a V. E. dal signor di Giers, al conte Kalnoky non appariva sufficientemente chiarito il pensiero del Gabinetto di Pietroburgo; epperò egli si proponeva di interpellare in proposito il principe Lobanov quando questi andrebbe a fargli parte della proposta enunciata dall'E. V. Il ministro imperiale conveniva tuttavia sin d'ora col signor di Giers sulla necessità di una soluzione che assicuri solida e durevole pace nella penisola dei Balcani, e la soluzione suggerita da V. E. non gli sembrava di natura a crearvi una situazione di cose duratura. Avendo io chiesto al conte Kalnoky se, per avventura, la soluzione della questione rumeliota colla nomina del principe Alessandro a governatore generale della Rumelia orientale possedesse a di lui avviso quel carattere di stabilità da lui e da tutte le Potenze desiderato; «certamente no », mi rispondeva S.E., «ma siffatta soluzione offrirebbe almeno il vantaggio di un periodo di calma, durante il quale andrebbero lentamente preparandosi gli animi ad una progressiva trasformazione dell'ordine di cose esistenti nella penisola ba·lcanica ». Conchiudeva il ministro coll'accennare alle probabili negoziazioni in corso tra il principe di Bulgaria e la Sublime Porta, e alla convenienza di attendere il risultato di queste trattative dirette, che potrebbero condurre ad una soluzione accettabile da tutte le Potenze.

292

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 2357. Vienna, 31 dicembre 1885, ore 16,35 (per. ore 22).

Hier a eu lieu entre Kalnoky et le prince Lobanoff un échange d'idées sur la proposition de V. E. Voici ce que je viens d'apprendre là-dessus. Les deux Cabinets impériaux sont très reconnaissants à V. E. d'avoir mis en avant un projet de solution mais ni l'un ni l'autre ne le trouvent réalisable. L'AutricheHongrie considère la solution trop radicale, tandis que la Russie la coinsidère ~rop favorable à la personne du prince Alexandre et pas assez aux populations buigares et c'est le contraire qu'eUe voudrait. Somme toute, on aurait decidé de laisser tomber la proposition de V. E. et d'attendre le résultat des négotiations directs entamées entre le prince de Bulgarie et la Porte.

293

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE 1

T. CIRCOLARE 2. Roma, 1° gennaio 1886, ore 23,55.

La circulaire que la Sublime Porte a adressée aux Puissances au sujet du développement administratif que nous avons cru devoir donner à notr.~ occupation militaire à Massaua et ses environs, n'est pas fondée en droit car aucun traité conclu jusqu'ici par la Turquie avec les Grandes Puissances n'a visé les territoires en question. Celles-ci ne sauraient donc intervenir d'une manière quelconque dans une question qui ne regarde que la Turquie et l'Italie. Cette circulaire manque puis d'opportunité, car il est évident que l'Ita:lie ne saurait prendre en considération les démarches de n'importe quelle nature que d'autres Cabinets croiraient pouvoir faire pour lui recommander les réclamations de la Turquie; et, si ces dèmarches venait se produire de la part de l'un ou l'autre Cabinet, il est évident qu'elles n'aboutiraient qu'à éloigner le moment où, * par une entente directe entre l'Italie et la Porte*, le préset:t statu quo pourrait etre consacré par un arrangement satisfaisant pour ws deux parties.

Les raprésentants de Sa Majesté auprès de differents Cabinets des Grandes Puissances voudront conformer, avec précision et fermeté, leur langage aux idées développées dans le présent télégramme, s'abstenant, bien entendu, de provoquer de leur part toute conversation à ce sujet, *tiìchant cependant de se renseigner indirectement avec exactitude sur l'accueil qui aura été fait par les Puissances à la circulaire turque *2•

294

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL GENERALE POZZOLINI 1

n. 1. Roma, 1° gennaio 1886.

Sulla proposta da me fatta di concerto con S. E. il ministro della guerra,

s. M. il Re s'è degnato di affidarle una speciale missione presso il negus di Etiopia. Ella riceverà a tale riguardo, prima della sua partenza, particolareggiate istruzioni2; accennerò qui solo come il compito principale che il R. Governo si propone sia quello di dileguare dall'animo di quel sovrano i sospetti cui diede

Per le risposte cfr. nn. 297, 301. 302. Da Berlino si rispose con T. 3 del 2 gennaio 1886, non pubblicato, ma cfr. n. 296. Non risultano risposte da Parigi nel registro del telegrammi.

2 lvi, pp. 187-200.

origine l'occupazione. nostra di Massaua, e di stringere con lui quegli amichevoli rapporti che, in seguito alla posizione da noi acquistata n~ Mar Rosso, hanno speciale importanza V.E. sarà munito di letter.e reali che l'accrediteranno presso il negus, ed avrà pure l'incarico di offrirgli alcuni doni che gli sono inviati dal Nostro Augusto Sovrano secondo le consuetudini in uso con quel potentato.

Per l'adempimento dell'incarico affidatole, il Ministero degli affari esteri mette a disposizione di V. S. l'l cavaUer Bardi, segretario di prima classe in questa amministrazione, specialmente versato nelle cose africane, ed il cavalier Nerazzini, capitano medico della r. marina, il quale, avendo lo scorso anno accompagnato il capitano Ferrari alla corte del negus, ha già esperienza dei luoghi e delle persone fra cui ella deve recarsi.

Non dubito che V. S. sarà per co!l."rispondere pienamente aHa fiducia del R Governo che è lieto di potere, in negozio di tanto rilievo, fare assegname1;1to nella sua avvedutezza e prudenza nonché nella sua devozione al servizio del re e del Paese.

293 l Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 184 e, con l'omissione dei brani fra asterischi, In L V 60, p. 58.

294 l Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, clt., p. 183

295

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 2/948. Londra, 1° gennaio 1886 (per. il 6).

Credei utile partecipare, verbalmente ed in modo privato e confidenziale, al Foreign Office le notizie contenute nel dispaccio di V.E. del 22 dicembre scorso (1030 serie politica) 1•

Ciascuna di quelle notizie era ben nota. I maneggi del console di Francia in Zeila sarebbero anzi più gravi di quelli indicati in quel dispaccio, giacché oltre al far proseliti alla Francia, egli si collegherebbe con capi indigeni e tenterebbe di frapporre ogni ostacolo al Governo inglese.

Il Forei.gn Office ha stimato opportuno, già è qualche tempo, di fermare l'attenzione del Gove!l."no francese su quei maneggi; ed il signor Waddington, ambasciatore di Francia in Londra, ne avrebbe scritto privatamente al signor de Freycinet.

296

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4083. Berlino, 2 gennaio 1886 (per. il 6).

J'ai l'honneur de remercier V.E. de ses télégrammes du 30 décembre échu1 et du 1•r janvier2• En conformité de vos instructions, j'ai che!l."ché à me rensei

21 -Documenti Diplomatici -Serle II -Vol. XIX

gner, en voie détournée, sur l'accueil fait ici à la circulaire ottomane du 26 décembre, relative au développement administratif que nous avons cru devolr donner à notre occupation de Mass,aoua, et de ses environs, et par laquelle la Porte prie les Puissances d'agir à Rome afin que ces territoires retournent au légitlme possesseur. Je m'étais adressé à mon collègue britannique pour qu'il vouHìt bien me procurer quelques notions précises à ce sujet.

Il vient de m'informer qu'en son propre nom il a interpellé aujourd'hui le sous-secrétaire d'Etat, qui lui disait que l'ambassadeur de Turquie avait communiqué par écrit cette circulaire au Départment des a!faires étrangères. Il n'y sera pas répondu par écrit; mais dans le cas où Tewfik bey amènerait là dessus la convernation, il lui serait répondu verbalement qu'il s'agissait d'une question qui ne touche pas aux intérets de l'Allemagne, et qui devrait etre traitée directement entre la Turquie et l'Italie. Le comte H. de Bismarck a ajouté qu'il ne voudrait rien faire qui pfit désagréer l'Italie, dont les rapports avec l'Allemagne se trouvent sur un si bon pied, depuis que V.E. dirige notre polltique étrangère.

Sir Edward Malet s'empressait de transmettre aujourd'hui mème ces indications au marquis de Salisbury.

Le langage parfaitement correct tenu par le sous-secrétaire d'Etat à cet ambassadeur confirme et dépasse mème, dans son esprit de bienveillance à notre égard, le sens des instructions reçues par M. de Keudell et dont il est fait mention dans la dépèche de V.E. du 11 décembre n. 21163• Il n'est pas à. prévoir que les autres Cabinets, qui n'ont pas donné suite aux premières protestations de la Porte, d~s notre occupation de Massaoua, jugent à propos maintenant de modifier leur attitude de réserve.

En me référant à mon télégramme de ce jour4, ...

295 l Cfr. n. 277. 296 1 Con T. 1212 bis, non pubblicato, dl Robllant anticipava la notizia dell'invio della circolare della Sublime Porta, confermata nel telegramma dl cul alla nota 2. 2 Cfr. n. 293.

297

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 6. Vienna, 3 gennaio 1886, ore 16,30 (per. ore 17,35).

Je vlens d'apprendre d'une manière indirecte mais exacte que le comte Kalnoky a répondu dans les termes suivants à l'ambassadeur de Turquie au sujet de Massaua1 : «Le Cabinet autrichien reconnalt les droits territoriaux de la Porte sur Massaua et ne croit pas que l'Italie veuille les contester, il ne pense pas que la Turquie doive s'alarmer de ce qui se passe à Massaua, sourtout en ce moment que la direction politique étrangère italienne est confiée au comte de Robilant, dont tout le monde reconnait la droiture et le respect au traité et à la légalité ~.

• T. 3 del 2 gennaio, non pubblicato. 297 l Risponde al n. 293.

296 l Cfr. n. 268.

298

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 17. Vienna, 5 gennaio 1886, ore 14,50 (per. ore 17).

Pour controler l'exactitude des renseignements qu'on m'avait donné avanthier1 j'avais prié l'ambassadeur d'Angleterre de s'informer auprès du comte K!alnoky de l'accueil fait à la circulaire de la Porte au sujet de Massaoua. Le ministre des affaires étrangères a dit à Paget d'avoir repondu à l'ambassadeur de Turquie que, ne connaissant pas les faits dont traite la circulaire, il n'est pas à mème de se prononcer sur les griefs de la Turquie, mais que la Porte ferait bien de. s'entendre amicalement là-dessus avec l'ItaUe dont la politique étrangère est dirigée maintenant par le comte de Robl:lant, qui est connu pour sa droiture, etc. D'après cette version, qui ne correspond pas à la première qu'on m'a donnée, Kalnoky n'aurait pas fait aHusion au droit de la Porte. Il se peut cependant que le ministre n'alt pas jugé opportun de tout dire à l'ambassadeur d'Angleterre.

299

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE, ALLE LEGAZIONI AD ATENE E BELGRADO E ALL'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE A SOFIA

T. 10. Roma, 6 gennaio 1886, ore 17,50.

L'ambassadeur de Russie est venu me dire que le Cabinet impérial propose à toutes les Puissances de s'associer à lui pour faire une démarche collectlve énergique auprès des Gouvernements de Belgrade, de Sofia et d'Athènes, en vue d'une démobilisation générale et simultanée que la Porte ne refuserait pas d'imiter. Le baron d'Uxkull nous invitait à munir sans délai nos représentants des instructions nécessaires pour une action collective immédiate dans le but désigné. J'ai répondu à l'ambassadeur que, tout en n'ayant pas grande confiance dans le succès de cette démarche, j'alla,is donner à nos représentants à Belgrade Sofia et Athenes instruction de s'associer éventuellement aux démarches que leurs collègues des trois Empires recevraient l'ordre de faire, et ceci, dans le meme forme et dans la mème mesure.

298 1 Cfr. n. 297.

300

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. RISERVATO 611. Parigi, 6 gennaio 1886 (per. il 9).

Ho ricevuto dal signor de Freycinet un dispaccio per annunciarmi ufficialmente la rielezione del signor Giulio Grevy alla suprema magistratura di presidente della Repubblica; egli m'informa ad un tempo di avere dato incarico al signor Decrais, ambasciatore presso S.M. il Re, di partecipare quell'avvenimento all'E.V.

Nel rispondere al signor de Freycinet io d~ssi di vedere in quella rielezione un'arra per la continuazione dei buoni ed amichevoli rapporti fra i nostri due Paesi; lo pregai ad un tempo di essere presso il s,ignor Grevy l'interprete delle mie felicitazioni e dei mi,ei più rispettosi omaggi.

Questo fatto della rielezione del signor Grevy benché importantissimo, sarebbe però avvenuto quasi inosservato, se non fosse stato un pò turbato dalla tempestosa seduta del congresso tenuto a tal uopo a Versailles, la quale certamente non contribuì al prestigio del Parlamento. Ma anche a ciò il pubblico si mostrò indifferente, si contentò di ridere della scena avvenuta; d'altronde la rielezione era preveduta e desiderata dal maggior numero.

Il ricevimento del primo giorno dell'anno al palazzo dell'Eliseo ebbe luogo come al solito; il nunzio apostolico, in sua qualità di decano del corpo diplomatico, prese la parole per complimentare, con ,espressioni acconce alla circostanza, il presidente rieletto. Questo era circondato dal suo Ministero dimissionario, al quale però mancava il capo, poiché H giorno innanzi il signor Brisson aveva dato recisamente la sua dimissione, in modo, si dice, alquanto aspro, malgrado l'insistenza del signor Grey perché rimanesse ancora; per cui non intervenne al ricevimento.

Un tale procedere del signor Brisson destò non poca irritazione fra i suoi colleghi e nel partito opportunista. Lo si accagiona di avere, con questo atto infermata la legge sui crediti del Tonchino che venne votata con soli quattro voti di maggioranza; siccome poi la validità di questi voti venne contestata nella scandalosa seduta della Camera dei deputati del 29 dicembre ultimo, da parecchi deputati i quali dichiararono alla tribuna che varii biglietti di squittinio erano stati falsificati; cosi si ritiene che il signor Brisson, col suo pronto ritiro, abbia inteso aderire alle proteste fatte contro la validità della legge anzidetta.

Intanto il signor Grevy si rivolse, per la formazione di un nuovo Gabinetto, al signor de Freycinet il quale benché unito al Presidente da stretti legami di amicizia avrebbe desiderato di evitare di assumere quell'incarico di fronte alle gravi difficoltà della situazione. Difatti il partito opportunista che costituiva prima la forza del Ministero Ferry, venne nelle ultime elezioni decimato a vantaggio dei partiti estremi di destra e di sinistra. Il radicalismo intransigente invade la Camera, come lo dimostrano le ultime elezioni di Parigi. L'infe

lice esito della spedizione del Tonchino diede il colpo fatale all'amministrazione del signor Ferry. Essa era stata tentata con lo scopo di sviare l'opinione dalle idee di riscossa contro la Germania, promettendo alla Francia, come compenso delle provincie perdute, un impero indocinese, che col tempo potesse pareggiarsi a quello degli inglesi nelle Indie. Ma collo svanire delle speranze accese, nacquero le ire fattesi più violente in vista dei sacrifici d'uomini e di denaro sofferti. Da un'altra parte la condizione pericolosa delle finanze dello Stato, il disavanzo che si cerca invano di nascondere, la crisi economica in cui versa ii Paese, il malessere generale che ne risulta, alle quali cause d'irritazione conviene aggiungere gl'inconsulti turbamenti arrecati ai sentimenti religiosi di gran parte della popolazione, tutto contribui nelle elezioni, a favorire i partiti estremi. Poscia quando venne al Parlamento la discussione sulle legge relativa ai crediti del Tonchino, il rapporto della Commissione recò un nuovo elemento di malumori collo svelare le discordie esistenti fra le diverse amministrazioni civile, militare e di marina, gli errori e le divergenze accorsi nella direzione delle operazioni militari ed alcuni fatti che lasoiano qualche ombra sulla disciplina nell'esercito. Le deposizioni fatte presso la Commissione dagli uomini più competenti tendevano a dimostrare che. il Tonchino è inabitabile per gli europei; per cui rimane poca speranza di realizzare il sogno che si era formato. Se ai dissidi nati ·dalla causa anzi accennata, si aggiungé la condizione fatta al potere esecutivo che ogni giorno viene maggiormente esautorato dalle ursupazioni del Parlamento, si capirà come pochi uomini di valore reale vogliano avventurarsi a prendere le redini del Governo, quando vedono quelli più capaci già divorati dalla voraggine politica, ed abbandonati nel Parlamento dai proprii amici come lo fu il signor Juies Ferry il quale però conserva tuttora

abbastanza vigore per riprendere a suo tempo il potere.

In presenza delle difficoltà che si affacciano per costituire un Ministero duraturo che possa appoggiarsi nel Parlamento sopra una maggioranza stabile, si può considerare come un atto di abnegazione per parte del signor de Freycinet lo avere accettato il mandato che gli volle affidare il signor Grevy.

Egli deve fare assegnamento anche sul presidente della Repubblica stesso il quale benché tocchi tosto i settantanove anni di età, conserva tuttora un notevole vigore intellettuale, molta perspicacia ed all'occorrenza fermezza di volontà, qualità queste che si rivelano nelle sue conversazioni private in cui fa prova di singolare buon senso misto ad una non comune eoltura.

Si ama sperare che in questa contingenza il signor Grevy saprà usare di energia per ricondurre Parlamento e Ministero nei limiti delle loro attribuzioni, al Une di dare alla Francia un Governo moderato propizio a svolgere la prosperità interna e a mantenere i buoni rapporti coll'estero.

Per questa missione il signor de Freycinet è l'uomo il più indicato in questo

momento; egli gode della fiducia generale, anche di quella dei suoi avversari

politici; ma il succeSso del suo compito dipende pure in grossa parte dagli uo

mini ai quali egli dovrà associarsi per tenere qualche conto delle tendenze al

quanto radicaU di una gran parte della Camera, senza lasciarsi però trascina

re in una via pericolosa. Il signor Clemenceau, che è il vero leader del partito

radicale, non crede che H suo giorno sia ancora venuto; per cui pare che non

farà grande opposizione al signor de Freycinet n quale, come lo telegrafai a V.E. col mio telegramma n. 569 in data di ierP, si è già associato quattro dei suoi colleghi. Forse nel momento in cui do termine al mio rapporto egli sa,rà giunto a costituire il suo Gabinetto. Dobbiamo desiderare che riesca nel suo assunto e che conservi la direzione degli affari esteri, poiché ho sempre trovato presso di lui la massima premura per rendersi gradevole a:l Governo del re.

P.S. Ricevo in questo momento il telegramma col quale l'E.V. mi invita a recarmi presso il presidente della Repubblica per complimentare a nome di S.M. il Re e del R. Governo, scrivo ufficialmente al signor de Freycinet per ottenere a tal uopo una udienza dal signor Grevy2.

301

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

R. 193. Pietroburgo, 6 gennaio 1886 (per. il 12).

*Nella misura indicatami dalla E.V. nel telegramma che mi fece l'onore di dirigere in data del 2 corrente2 • cercai d'indagare quale impressione avesse qui prodotto, tanto nei circoli governativi quanto in quelli diplomatici, la circolare del Governo ottomano, intesa a protestare contro il maggiore sviluppo dato dal Governo del re alla occupazione italiana a Massaua.

Ora parmi, a mio credere, che la mossa tentata dal Governo ottomano condurrà ad un risultato negativo. Da quanto mi venne fatto di raccogliere, S.E. il signor de Giers non tenne, su questo argomento, parola con veruno dei miei colleghi, né una confortante risposta fu da lui data al rappresentante della Turchia. Dalle poche parole scambiate su questo argomento coi miei colleghi, potei constatare che veruno d'essi riannodava importanza di sorta al tentativo diplomatico della TUrchia. *Solo il mio collega di Francia espressemi questo apprezzamento, cioè che una opportunità poteva offrirsi all'Italia di evacuare i punti africani, allorché l'Inghilterra evacuerebbe essa stessa l'Egitto3•*

302

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 28. Londra, 7 gennaio 1886, ore 15,10 (per. ore 18).

Lord Salisbury m'a dit que l'ambassadeur de Turquie ne lui avait plus parlé de Massaoual, et que «toutes les Puissances, ainsi que l'Angleterre, ayant fait un accueil peu favorable aux démarches de la Turquie, l'incident peu se considérer comme terminé ,,

2 T. 8 del 5 gennaio, non pubblicato.

2 Cfr. n. 293.

a Annotazione a margine: «I miei saluti a casa! :o.

300 1 T. 19, non pubblicato.

301 1 Ed., con l'omissione dei brani fra asterischi, in LV 60, pp. 58-59.

302 l Risponde al n. 293.

303

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI

D. 2001. Roma, 7 gennaio 1886.

Ringrazio V. E. per i particolari riferitimi con rapporto del 1° gennaio\ circa la nuova circolare diretta dalla Porta alle Potenze per la nostra occupazione di Massaua.

Prima che essa muovesse questo passo, noi avevamo a suo riguardo, per l'evenienza di possibill negoziati, quelle favorevoli disposizioni che, a suo tempo, furono anche additate all'E. V. Ma l'appello diretto dal Governo ottomano agli altri Gabinetti ha ora fatto sorgere per noi una questione di dignità e di prestigio nazionale, e siamo quindi risoluti di non prendere oramai consiglio che dalle nostre particolari convenienze.

Qualora fosse interrogata a tale riguardo, V. E. dovrà dichiarare di essere privo di ogni istruzione.

304

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 31. Londra, 8 gennaio 1886, ore 14,34 (per. ore 17,30).

J'ai fait de nouvelles démarches au Foreign Office dans le sens du télégramme de V. E. d'hier1• Le sous-secrétaire d'Etat a communiqué la substance de ce télégramme à lord Salisbury à Hatfield, et j'aurai demain la réponse de Sa Seigneurie2• En attendant je dois prévenir V. E. que j'ai d'autant moins l'espoir d'avoir une réponse favorable, qu'elle ne dépend pas seulement de lord Salisbury mais des différents départments du Gouvernement. D'après les arrangements actuels il paa-ait que le capitaine Smith aurai une caravane à lui, laquelle ferait le voyage avec la notre. Je me suis aperçu qu'on craignait ici que si le capitaine Smith allait voyager avec notre caravane aux frais du Gouvernement du roi, les abyssiniens pourraient supposer que l'officier anglais était à la suite du général Pozzo1ini, et que la mission anglaise n'avait d'autre but que d'appuyer nos ouvertures auprès du négus. Je dois ajouter qu'ici on commence à se méfier de notre mission, que le Gouvernement anglais pourrait ètre interpellé à ce sujet à la Chambre; par conséquent je ne croirais pas opportun d'insister davantage, si la réponse de lord Salisbury était négative. Tout ce qui précède est très-confidentiel.

• Con T. 34 del 9 gennaio Catalani trasmise la traduzione della risposta di Salisbury che confermava le sue previsioni.

303 l R. 2987, non pubblicato.

304 l Con T. 12 del 6 gennaio di Robllant diede Istruzione d! comunicare a Salisbury eh~ « notre offre d'hosp!tallté pour l'off!cier anglais, porteur de la lettre de la reine au négus, concerne tout le voyage ,.,

305

IL· MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE

D. Roma, 8 gennaio 1886.

Mi pregio di trasmetterle qui unita còpia d'una nota circolare del ministro degli affari esteri di Grecia, che mi venne testé comunicata da quest'ilicaricato d'affari ellenico1•

Com'ella vedrà in tale· documento, il signor Delijanhis, dopo aver ricordato che il Governo greco non aveva esitato a conformarsi ai consigli di moderazione e dì pace che, il1 seguito agli avvenimenti.· di Filippopoli, erangll stati diretti dai rappresentanti delle Grandi Potenze in Atene, accenna alla grave situazione fatta da qUesti avvenimenti allà Grecia ed emette il voto che, nella sistemazione degli· àffari. nella penisola balcanica, le Grandi Potenze vorranno altresì prendere in considerazione g!'i<nteressì del Regno e provvedere al regolamento della quistione deHe sue frontiére sèttentrionali.

Il signor Delijannis non enuncia alcuna domanda precisa. Però se la circolare implica una conclusione, questa sarebbe nel senso d'una eventuale revisione del Trattato di Berlino, alla quale, per quanto a noi consta, nessuna Potenza sarebbe presentemente propensa. Non tralasciai di farne l'avvertenza al signor Argyropoulos.

306

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 22. Vienna, 10 gennaio 1886 (per. il 13).

L'altro ieri questo ministro degli affari esteri, ritornando spontaneamente a parlarmi della proposta fatta da V. E. per risolvere la questione rumeliota, dicevami di avere a lungo riflettuto su quella proposta e d'essersi persuaso ch'essa finirà per essere in parte adottata dalle Potenze. Più s'indugia a regolare la situazione della Rumelia orientale, e più aumentano le aspirazioni delle popolazioni e le pretese del principe. Quest'ultimo forse non s'accontenterebbe più al dì d'oggi d'essere nominato governatore generale a tempo, ed accetterebbe a stento la nomina a vita. Dopo avere ottenuta sul campo di battaglia la fusione delle due milizie, ora egU si accinge a fondere l'amministrazione delle due provincie; e ben tosto l'unione effettiva delle due Bulgarie sarà un fatto compiuto.

Non mi lasciai sfuggire così propizia occasione per fare osservare al conte Kalnoky come il giudizio da lui emesso sulla situazione venisse a dare piena ragione alle previsioni di V. E. «Il conte di Robilant », dissi, « aveva indicato

come unica soluzione possibile l'unione personale della Rtimelia alla Bulgaria sotto una forma da determinarsi, e come completamento alla sua idea egli aveva suggerito il tipo dell'Austria-Ungheria.

Dal momento che tutte le Potenze più o meno esplicitamente riconoscevano l'impossibilità di ritornare alla statu quo ante, non so spiegarmi la ragione per la quale i Gabinetti di Vieiina e di Pietroburgo abbiano respinto a priori quel progetto di soluzione che, nel modo nel quale fu presentato, era pur suscettibile di modificazioni ».

«Fu appunto la determinazione del tipo da ·adottarsi », mi rispose il conte Kalnoky, «che m'indusse a respingere quel progetto. L'unione personale non era un'idea nuova; ·quel che v'era di nuovo nella proposta del conte di Robilant era la forma di Governo da darsi alle due provincie. n dualismo, che· ha fatto e fa buona prova J.n Austria-Ungheria, per popolazioni. che hanno comuni · l'origine, le tradizioni, la religione e la lingua, non è ·ammissibile come forma di Governo duraturo; esso non può essere che un regime transitorio che conduce ·all'unione reale. Ora l'unione. delle· due Bulgarie produrrebbe specialmente sotto il punto di vista militare tale uno squilibrio di forze in vantaggio dei . bulgari da rendere precaria la tranquillità nella pe'nisola dei Balcani. Colle capacità militari rivelate nella recente campagna contro i serbi, il principe Alessandro avrà in un breve giro d'anni organizzato un esercito di gran lunga superiore per numero e per qualità a quelli degli altri Stati vicini; sarebbe quindi necessario di trovare modo di limitare la potenza militare della Bulgaria .in guisa ch'essa non abbia a costituire una min!llccia ed un pericolo per i paesi vicini. Io, come già vi ho detto, ritengo che l'idea emessa dal conte di Robilant servirà di base alla soluzione della questione rumeliota; ma prevedo in pari tempo che quel progetto incontrerà non poche difficoltà nella sua applicazione, e principalissima difficoltà sarà il regolare la situazione dell'esercito bulgaro ».

Sulle trattative in corso tra il principe Alessandro e la Sublime Porta nulla sapeva di preciso il conte Kalnoky; come nulla sapeva sull'effetto prodotto nell'animo dello czar dalla lettera indirizzatagli dal principe di Bulgaria e da questi affidata al generale Kaulbars. Evidentemente deve star a cuore del principe Alessandro di rientrare nelle grazie dell'imperatore di Russia, gi!llcché senza il consenso del Gabinetto di Pietroburgo nessuna soluzione favorevole della questione sarebbe possibile; però tenendo conto della tenacità di propositi e di sentimenti che caratterizza lo czar, è, secondo il conte Kalnoky, dubbio assai che una rapida evoluzione si operi nell'animo dell'imperatore Alessandro in favore del principe di Bulgaria.

305 1 Non pubbl!cata.

307

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI

D. 261. Roma, 11 gennaio 1886.

L'ambasciatore di Russia, traendone argomento da una lettera pervenutagli dal signor di Giers, ci ha fornito alcuni particolari circa l'accoglienza

Z81

che il Gabinetto di Pietroburgo ha fatto alla recente comunicazione della Sublime Porta, relativa agli avvenimenti testé occorsi a Massaua.

Alla protesta dell'ambasciatore ottomano il ministro imperiale degli affari esteri si limitò a rispondere verbalmente, dicendo che «senza contrastare i diritti della Porta:. doveva però constatare che questa non aveva voluto occupare Massaua in tempo utile « facendo uso di quei diritti ~; in conseguenza, quella che la Sublime Porta presentava ora non poteva che rimanere una sterile protesta.

Il barone d'Uxkull ricordava in questa circostanza, che, nel primo momento della nostra occupazione a Massaua, egli aveva dovuto fare al R. Governo dichiarazioni concepite in un senso non intieramente benevolo, per la considerazione sopratutto che, non apparendo ben chiaro l'obiettivo a cui il Gabinetto di Roma mirava, poteva dubitarsi che, per effetto della nostra mossa a Massaua, potessero rimanere libere delle truppe inglesi mentre era pendente il conflitto per l'Afganistan.

Ora, invece, essendo ben chiarita e schietta la politica che l'Italia segue, poteva l'ambasciatore russo assicurare che nessuna difficoltà ci sarebbe mai venuta dal Gabinetto di Pietroburgo per cose che, come quello che accade a Massaua, non toccano direttamente i suoi interessi.

308

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 23. Vienna, 11 gennaio 1886 (per. il 13).

Non ho voluto tardare a recarmi dal conte Kalnoky che mi ricevette oggi stesso.

La conversazione cadde naturalmente sulla questione della demobillzzazione delle truppe serbe, bulgare e greche, seguita da quella delle truppe turche, quale fu proposta dal Gabinetto di Pietroburgo per suggerimento del Governo austro-ungarico. Il conte Kalnoky mi confermò che tutte le Grandi Potenze avevano accettato la proposta, e che un passo formale in questo senso era stato fatto a Belgrado e ad Atene, e probabilmente anche a Sofia, benché di quest'ultimo luogo non gli fossero ancora giunte notizie.

S. E. si felicitò che anche in quest'occasione si fosse potuto ottenere l'adesione unanime delle Potenze e mi disse che ora conveniva anzitutto attendere l'esito di questo passo e le risposte dei tre Gabinetti di Belgrado, di Sofia e di Atene. Avendo io fatto notare al conte Kalnoky che dovevamo aspettarci a sentirei opporre da alcuni e forse da tutti questi Gabinetti che non si potrebbe smobilizzare le truppe senza aver dinanzi a sé una previsione per non dire una probabilità di pace, esaminammo insieme il valore di questa obiezione. Io osservai che a questa obiezione eventuale si potrebbe rispondere indicando fino da ora l'idea di un arbitraggio1 per la conchiusone della

308 t Annotazione a margine di Robllant: «del papa?!».

pace (idea già proposta dall'Inghilterra nella Conferenza di Costantinopoli) come il modo migliore e più pratico per uscire dalla crisl attuale. Il conte Kalnoky convenne che forse si potrà utilmente riprendere l'esame di questa idea quando si conoscerà il tenore delle risposte dei Gabinetti di Belgrado, di Sofia e di Atene.

309

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 72/974. Londra, 12 gennaio 1886 (per. il 18).

La circolare del Governo ellenico, pubblicata quest'oggi dallo Stanàarà, tu letta iera a lord Salisbury dal signor Gennadius, incaricato d'affari di Grecia in Londra.

Da quanto ho saputo al Foreign Office, Sua Signoria avrebbe detto al signor Gennadius che le domande della Grecia non erano in questo momento accette alle Potenze e che il solo partito che rimaneva al Govemo ellenico era di demobilitare tosto l'esercito.

La Grecia, avrebbe soggiunto Sua Signoria, lasciata sola alle prese colla Turch1a, in una guerra riprovata dall'Europa, non aveva alcuna probabilità di buon successo, né poteva fare assegnamento sul soccorso di alcuna Potenza.

Il signor Gennadius avendo fatto notare che la Grecia poteva sperare di rimanere vittoriosa in una guerra marittima contro la Turchia, lord Salisbury avrebbe risposto severamente che le Potenze del Mediterraneo non avrebbero tollerato che la Grecia turbasse i loro commerci coll'Oriente, in una guerra marittima, da cui non era da sperare alcun uUle risultamento.

310

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI 1

D 2004. Roma, 15 gennaio 1886.

L'incaricato d'affari di Turchia, discorrendo ieri meco intorno ai passi fatti dalle Grandi Potenze presso i Gabinetti di Sofia, di Belgrado e di Atene allo scopo di far procedere ad una demobilitazi:one generale e simultanea, dicevami, come opinione sua personale, che, se quei passi non sortissero il desiderato effetto, sarebbe allora il caso che la Porta si rivolgesse direttamente alla Grecia per invitarla a disarmare onde permetterle di farne altrettanto dal canto suo.

Avendo Mihran effendi espresso il desiderio di conoscere il mio parere in proposito, io risposi che sconsiglierei assolutamente un tal modo di pro

310 t Ed., con l"omissione del brano tra asterischi e con alcune varianti, in LV 53, p. 9.

cedere, poiché quell'invito avrebbe l'aspetto di un'intimazione che, cotne sem.,. pre accade in casi simili, trascinerebbe alla guerra, nel qual caso la Turchia si assumerebbe la parte di provocatrice. *locché non potrebbe a meno di esercitare una influenza assai nociva alla Sublime Porta nell'opinione generale d'Europa, conducendo così a procacciare alla Grecia quelle simpatie o forse anche quell'appoggio, che per ora gli fanno completamente difetto*.

Stimo opportuno di comunicare all'E. V. questa conversazione ch'io ebbi coll'incaricato d'affari di Turchia, affinché ella abbia eventualmente a conformarvi il suo linguaggio.

311

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI1

D. 105L Roma, 15 gennaio 1886.

Ieri, alla consueta udienza settimanale, avendomi l'ambasciatore d'Inghilterra fatto un accenno interrogativo agli articoli pubblicati in questi .giorni da alcuni nostri periodici, circa la missione· d'Abissinia e le istruzioni che sarebbero state impartite al generale Pozzolini, ne trassi occasione per dichiarargli che tale linguaggio di una parte della nostra stampa è in assoluta opposizione cogli intendimenti del R. Governo.

Il Governo italiano, gli dissi, nello inviare il generale Pozzolini presso il negus, ha per unico scopo di dissipare le diffidenze che altri credette oppor.,. tuno di far nascere nell'animo suo per l'occupazione nostra di Massaua, e, ciò ottenendo, rassicurarci noi pure intorno alle intenzioni del negus a nostro riguardo, e permetterei cosi di ridurre la forza del nostro corpo di occupazione entro i limiti da noi desiderati per evidenti ragioni di economia. Il generale Pozzolini, soggiunsi, è incaricato di confermare al negus l'intendimento da noi già manifestatogli di attenerci strettamente, nelle nostre relazioni coll'Abissinia, ai termini del trattato Hewett, che noi abbiamo accettato andando a Massaua, e di stipulare con lui quei particolari di esecuzione resi indispensabili dalle attuali circostanze per il mantenimento delle amichevoli relazioni fra i due Stati. Tutte le voci corse di protettorato, ed altro, proseguii io, sono assolute fiabe. Non è poi da prestarsi la minima attenzione alle relazioni che danno i giornali ~ntorno ad apprezzamenti manifestati in passato dal generale Pozzolini riguardo all'Abissinia. Anche ammesso che egli si sia espresso in addietro nel modo che i giornali pretendono, ciò non può esercitare alcuna influenza sull'andamento della missione che egli sta per compiere. Il commendator Pozzolini è generale del r. esercito, e come tale egli non può che obbedire agli ordini ricevuti. AUe opinioni personali che egli avesse potuto

311 ' Ed., con qualche variante, in L V 60, pp. 59-60.

l84

esprimere prima che gli fosse affidato l'incarico ora conferitogli non è da attribuirsi alcun peso. c Tutto ciò:. conchiusl c desidero che sia da V.E. comunicato in mio nome a lord Salisbury, il quale deve ormai avere acquistato il convincimento che tra le mie parole ed i fatti non vi_ potrà mai essere divergenza di sorta ~.

Sir John Savile Lumley, nel ringraziarmi per tali mie dichiarazioni, volle ancora chiedermi se il generale Pozzolini fosse stato autorizzato a stipulare col negus un vero trattato. A ciò risposi ch'egli era incaricato di addivenire ad un accordo su varie questioni di applicazione del trattato Hewett; ma che non era munito di pieni poteri per la stipulazione di un vero e proprio trattato.

Ho creduto opportuno che di questo colloquio rimanesse traccia nel mio carteggio con codesta ambasciata.

312

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4091. Berlino, 15 gennaio 1886 (per. il 22).

Durant son séjour à Vienne, M. de Bleichroder a eu quelques entretiens avec le comte Kalnoky, qui ne cachait pas ses appréhensions sur l'état des choses da:ns la péninsule des Balkans. La position du roi Milan n'est rien moins qu'assurée. L'opinion publique dans son Pays murmure contre l'influence a:utrichienne, qui ne lui aurait procuré que des déceptions. Le danger d'une révolution intérieure n'est nullement écarté. Dans ce cas, le Cabinet de Vienne devrait intervenir à main armée, ce qui causerait un grand trouble dans ses finances, et, qui plus est, ne tarderait pas à fournir un nouvel aliment aux défiances de la Russie, meme si l'occupation avait lieu avec son assentiment préalable. Ce serait peut-etre sous la réserve qu'à son tour elle s'assurerait de quelque gage. D'un autre coté, les difficultés subsistent toujours pour résoudre la question de la Roumélie.

Le prince de Bismarck est beaucoup moins pessimiste dans le jugement qu'il porte sur la situation. Il convient que les négociations serbo-bulgares marchent avec une extrème lenteur. Il faut y regarder très attentivement pour apercevoir les pas qui se sont faits depuis la conclusion de l'armistice. Le conflit a passé de l'état aigu à l'état chronique ou latent, mais la pacification n'est point faite. Aucune réponse n'a été donnée encore à la démarche collective pour le désarmement. D'autre part, le problème soulevé par la révolution de Philippopoli n'est ni résolu, ni, à ce qu'il semble, près de l'etre. On croit, on espère que la Bulgarie finira par obtenir la reconnaissance du fait accompli, c'est-à-dire son union, sous une forme aussi anodine que possible, avec la Roumélie; mais quand et comment, nul ne le sait. L'Autriche se tient sur la réserve, en craignant que pareille concession ne mette leu feu aux poudres dans les Balkans. La Russie voudrait tout faire pour les bulgares et peu ou rien pour le prince Alexandre. La Turquie est dans les transes de se compromettre en prenant elle-mème en main la défense de ses intérèts engagés en première ligne. Le fait est que le prince de Bulgarie reste suspect à Constantinople, et plus encore à Pétersbourg. Ses avances ne lui ont valu jusqu'ici que des rebuffades. L'ordre du jour à son armée, par lequel il attribuait une large part de ses victoires aux instructeurs russes; la lettre qu'il a écrite au tsar, les explications verbales fournies par le général Kaulbars n'ont produit aucun effet. Le haine personnelle de l'empereur Alexandre n'a été modifiée en rlen. La réconciliation n'a pas fait un pas.

Malgré tous ces indices, le chancelier conserve le plus grand calme. Il persiste à croire qu'il n'y a pas péril en la remeure, et que les Grandes Puissances ne viendront pas aux prises pour cette questlon, si embrouillée qu'elle soit, des Balkans. Mais, en présence de l'instabilité du nouveau Ministère en France, de l'incertitude du maintien au pouvoir du Cabinet Salisbury, Son Altesse travaille d'autant plus, derrières les coulisses, à prévenir un désaccord entre l'Autriche et la Russie, et par conséquent à fortifier l'union des trols Empires pour garantir de toute atteinte la tranquillité générale.

Il est vrai que lorsqu'on se sent fort soi-mème, il en résulte une certaine propension à l'optimisme. Il semble toutefois, quand on examine l'ensemble de la situation, qu'on arrive à conclure que les affaires s'embourbent, en laissant les faits accomplis dérouler 'leurs conséquences jusqu'au moment où l'une de ces conséquences, plus grave que les autres, amènera forcément une intervention de telle ou de telle autre Puissance, et peut-ètre une conflagration générale au printemps prochain.

Mais, je le répète, en dépit de tours ces signes menaçants, le prince de Bismarck continue à montrer la plus grande confiance dans le maintien de la paix. Il n'est pas besoin toutefois d'ajouter que, si mème il n'avait pas dans son for intérieur 'Cette convinction, H se garderait d'en convenir ouvertement, pour ne pas alarmer l'opinion publique, et porter un coup funeste aux lntérèts économiques, presque partout déjà en souffrance. Il doit d'ailleurs espérer qu'il reussira, grace à ses efforts et à son influence, à donner aux choses une tournure plus satisfaisante.

Mes collègues de Russie et d'Angleterre me parlaient de leurs appréhensions. Ce dernier me disait cependant aujourd'hui qu'il envisageait comme un bon symptòme que les ambassadeurs d'Allemagne et d'Autriche à Constantinople -ce qu'ils n'avaient pas fait jusqu'alors -sollicitaient maintenant leur collègue britannique de se concerter avec eux pour combiner, dans les conjonctures actuelles, quelque arrangement de nature à concilier les intérèts en jeu.

P.S. Ci-joint une lettre particuliére pour V.E.1•

312 l Non pubbl!cata.

313

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. CONFIDENZIALE 40. Roma, 18 gennaio 1886, ore 12,15.

Tout ce qui a trait au négociations qui ont lieu entre l'Angleterre et la Turquie au sujet de l'Egypte est du plus haut intérèt pour nous. Je tiens cependant que vous vous absteniez absolument de questionner sur ce sujet lord Salisbury, aHn qu'il ne puisse pas avoir IJ'idée qu'une éventuelle action militaire commune au Soudan entrerait encore dans les vues de l'Italie, cette supposition étant en contradiction absolue avec nos entendements.

314

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 50. Roma, 21 gennaio 1886, ore 23,35.

Je viens de recevoir de l'ambassadeur d'Angleterre la communication suivante: c Une attaque de la Grèce sur la Turquie, sans aucun prétexte qui pourrait la justifer, est imminente et pourrait entrainer la Penisule, la Méditerranée et peut-ètre l'Europe à la guerre. Il est presque certain que, par terre, les tures pourront battre [es grecs, mais ces derniers se croient en état d'infliger de grands dommages à la Turquie, par mer. En vue de l'absence de tout prétexte pour la guerre et des pertes immenses qu'elle occasionerait au commerce du monde, le Gouvernement de Sa Majesté propose au Gouvernement italien d'intimer conjointement à la Grèce qu'une attaque navale par elle sur la Turquie ne lui sera pas permise~. J'ai répondu que j'adhérais sans réserve à cette proposltion et j'ai fait comprendre que j'adhérais également à l'action maritime, qui pouvait en étre la conséquence, et que j'allais transmettre immédl:atement des instructions au ministre du roi à Athènes pour que si les circonstances semblaient l'exiger il s'unise à son collègue d'Angleterre et aux autres Grandes Puissances qui auraient déjà reçu l'ordre de faire une semblable démarche sans attendre que tous en soient munis. Veuillez, je rvous prie, vous conformer aux présentes instructions.

315

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 196. Pietroburgo 21 gennaio 1886 (per. il 29).

Coi miei telegrammi di ieri e di ieri l'altro1 ebbi l'onore di avvertire l'E.V. sull'aspetto nuovamente inquietante assunto in questi giorni dalla questione

orientale, che cosi devesi ormai chiamare il complesso delle presenti difficoltà; e mano a mano che si esauriscono i rimedi che voglionsi applicare alla situazione, questa si affaccia sempre più minacciosa.

Due punti neri fermano maggiormente l'attenzione, la Serbia che spinge ad oltranza i suoi armamenti, e la Grecia che, sf.idando le intimazioni delle maggiori Potenze, sentesi spinta da inesorabile fato ad una lotta coll'eterna sua nemica, la Turchia.

La Russia, dopo l'Italia, è la Potenza che più dimostrasi aliena da ogni velleità di guerra, ed H Paese tutto col suo atteggiamento calmo, sembra mantenerla ·in questo proposito. Ma sarebbe follia il credere che tale atteggiamento lo serberà di fronte a qualsiasi complicazione si possa presentare. Benché non si diparta dal considerare i fatti che ormai stringono in un sol nodo la Bulgavia alla Rumelia, come fatti rivoluzionari e per questo biasimevoli agli occhi suoi, pure l'imperatore non tralascia veruna opportunità per attestare il suo interesse alle popolazioni bulgare e così pochi giorni or sono, nell'occasione delle feste dell'Epifania, essendosi fatto presentare gli ufficiali russi che servirono d'istruttori all'armata bulgara, loro indirizzò caldissime parole di ringraziamento per quanto avevano fatto a favore d'un paese le cui sorti stavano tanto al suo cuore.

Frattanto il signor de Giers si affanna per rintracciare altri mezzi atti ad impedire la ripresa delle ostilità tra la Bulgaria e la Serbia, e lo scoppio della guerra tra la Grecia e .la Turchia. Gli armamenti spinti da questa Potenza su vastissima scala, determinano le maggiori inquietudini del Gabinetto imperiale. L'aspetto minaccioso della Sublime Porta non è negato dagli stessi funzionari dell'ambasciata ottomana, e quasi anzi sembrano compiacersi nel vantare le forze del loro esercito.

Nell'ultimo convegno che ebbi con questo ministro degli esteri, il signor de Giers mi parlò delle trattative di pace, che devonsi tra breve aprirsi in Bucarest tra la Serbia e la Bulgaria, assistita questa da un rappresentante ottomano, l'intervento del quale credesi utile per mantenere il carattere legale della situazione.

Benché i rappresentanti delle maggiori Potenze, in Bucarest, non siano chiamati a partecipare ai negoziati di pace, pure potranno esercitare una salutare influenza sul loro andamento, assistendo col loro consiglio e col loro atteggiamento i plenipotenziari serbi e bulgari. Ma perché questa loro azione, anche cos~ circoscritta, possa condurre ad un utile risultato, il signor de Giers mi espresse il suo desiderio di promuovere un accordo tra i Gabinetti, acciò fossero impartite ai rispettivi rappresentanti in Bucarest delle istruzioni possibilmente identiche.

In queste istruzioni dovrebbe esser cenno della indennità, che almeno in principio, può essere reclamata dalla Bulgaria alla Serbia. Su questo argomento, da quanto mi disse il ministro, una comunicazione deve essere stata fatta all'E.V. per mezzo dell'ambasciatore di Russia in Roma.

Ment.re il signor de Giers stava sviluppandomi questi suoi concetti, gli venne recato un telegramma, alla cui lettura non avendo potuto nascondere un certo qual turbamento, si compiacque farmene conoscere il motivo. Il telegramma proveniva dal ministro di Russia in Belgrado, che gli annunciava l'insolita alacrità colla qua1e gli armamenti erano spinti ·in Serbia, mentre a~ tempo stesso quel Governo faceva spargere la voce che ad ogni evenienza poteva far calcolo sull'appoggio dell'Austria.

La Dicomparsa di questa affermazione è un fatto che aggiunge nuova gravità alla situazione e sconcerta le speranze di coloro che, nella stretta alleanza delle tre corone imper-iali, riconos·cevano il più valido riparo all'irrompere delle velleità belligere.

L'ambasciatore austro-ungarico si mostra assai accuorato per questo risveglio di sospetti all'indirizzo del suo Governo e cerca per quanto può di assopirli, non nascondendo peraltro che l'Impero austro-ungarico possiede più di quattro milioni di serbi, dei quali devesi tener conto2•

Le inquietudini del Governo imperiale si riflettono nel JournaZ de SaintPétersbourg, il quale nel suo ultimo numero cosi conchiude i suoi apprezzamenti sopra un articolo del Pester LZoyd, che insisteva nell'affermare che la Grecia avrebbe resistito alla pressione europea. «Noi abbiamo per parte nostra assai più fiducia nella saviezza e nel patriottismo del popolo ellenico e dei suoi uomini di Stato. Essi sanno per esperienza che la Grecia può aspettarsi assa<i maggiori vantagg-i col non porsi a traverso delle aspirazioni pacifiche, che coll'abbandonarsi a pazze intraprese belligere o rivoluzionarie~.

315 1 T. 103 e T. 105, non pubbllcatl.

316

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 122/862. Londra, 22 gennaio 1886, ore 22,14 (per. ore 6,23 del 23).

Toutes les Puissances ont adhéré à la proposition de l'Angleterre à l'exception de la France, laquelle hésitait à prendre une décision dans la supposition qu'un refus de la Grèce n'engage les Puissances à une action maritime. Le Foreign Office craint que le roi de la Grèce et Delijannis ne verraient pas de mauvais oeuil cette démarche des Puissances, qui obligerait le Pays à renoncer à ses projets dangereux. Jusqu'à quatre heures aujourd'hui il ne me revient pas que ~lord Salisbury ait reçu la proposition de la Russie.

317

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 2993. Costantinopoli, 23 gennaio 1886 (per. il 27).

Ieri ricevetti H telegramma che la E. V.1 mi fece l'onore di indirizzarmi per farmi conoscere il R. Governo avere adertto alla proposta Inglese relativa alla

317 1 T. 53 del 21 gennaio, non pubblicato.

22 -Documenti Diplomatici -Serie II -VoL XIX

quistione greca. Questo ministro d'Inghilterra conosceva da alcuhl giorni l'intendimento del suo Governo di fare quella proposta, però si era astenuto dal farne menzione alla Sublime Porta, poiché, se non si otteneva l'adesione di altre Potenze, essa non avrebbe avuto alcun seguito. La rpronta adesione formulata dalla E. V. la quale fu seguita da quella del Governo russo, né dubito sarallo eziandio da queltla di altre Potenze, assicura il mantenimento della pace che sembrava seriamente minacciato. Ed io sono d'avviso che le Potenze rendono, per tal modo, un segnalato servizio anche alla Grec:ia, imperocché se quel Governo, spinto da un erroneo sentimento di opportunità, avesse tentato di invadere le isole dell'Impero, le forze ottomane sarebbero, secondo ogni probabilità, entrate nel territorio ellenico, e come avrebbero le Potenze potuto impedire che l'aggressione subisse le conseguenze della sorte delle armi?

Ho pure avuto l'onore di ricevere il dispaccio che l'E. V. mi rivolgeva il 15 corrente, n. 2004 di questa serie2 , affine di ragguagliarmi della risposta ch'essa faceva a cotesto incaricato d'affari di Turchia, allorché ei le chiedeva il suo avviso suH'opportunità da parte del:la Sublime Porta di rivolgere alla Grecia una specie di ultimatum per intimarle il disarmo. Non mancherò, all'occorrenza, di conformare il mio linguaggio a quella risposta, e mi è grato di riscontrare che, avendo tempo fa ricevuto analoga interpellanza dal signor ministro degli affari esteri, gli facevo identica risposta, di che ebbi l'onore di ragguagliare l'E. V. col mio rapporto del 24 dicembre scorso n. 29823•

315 2 Annotazione a margine di Robilant: «Come noi, degli italiani del Tirolo».

318

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 1311. Cairo, 23 gennaio 1886 (per. il 1° febbraio).

Avant'ieri ha avuto luogo la seconda conferenza dei due altri commissari con S. A. il khédive. Parrebbe che le divergenze d'opinioni tra sir Drummond Wolff e Mouktar pascià, sulla riorganizzazione dell'esercito, siena state calorosamente combattute, e che alla fine l'incarico di formare un progetto sia stato esclusivamente affidato al commissario turco. Mi si assicura inoltre che nella conferenza stessa sia stato deciso il reclutamento di due battaglioni di truppe egiziane, destinate come guarnigione a Souakin, che sarebbe evacuata dagli inglesi. E siccome le finanze egiziane sono assolutamente esaust,e, sarebbe stata accertata la proposta di Mouktar pascià, che per le spese della guarnigione di Souakin, il Governo ingles,e rinunziasse a 40 mHa lire sterline sulle 200 mila che l'Egitto paga all'esercito britannico d'occupazione.

Ho creduto di ciò informare l'E. V. con telegramma di ierP. Il ritorno di sir Evelyn Baring, che ebbe voce autorevole nel Gabinetto Gladstone per le cose egiziane, ha pmdotto non piccola sorpresa, ed è soggetto

317 Cfr. n. 310.

3 Non pubblicato.

di svariati commenti, anche nelle alte sfere, poiché si ritiene come impossibile che egli abbia accettata una parte secondaria nell'azione politica dell'Inghilterra in Egitto. Le più moderate supposizioni spiegano il di lui ritorno come la continuazione della politica del Gabinetto Gladstone.

In pochi momenti che lo vidi alla stazione della ferrovia per salutarlo, sir Evelyn mi disse: « vous avez très bien fait d'en finir à Massaoua avec une situation qui était devenue impossible ». Quest'approvazione così spontanea e franca debbo interpretarla come affermazione di persistente opinione in favore della posizione da noi acquistata nel Mar Rosso.

318 1 T. 115 del 22 gennaio, non pubblicato.

319

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 71. Roma, 26 gennaio 1886, ore 23,58.

Je me réfère à votre télégramme h'hier au soir1• Veuillez, avant tout, dlre à lord Salisbury que nous serions toujours heureux, tout aussi bien que l'Angleterre, de voir nos deux pavillons f'lotter l'un a còté de l'autre dans la Méditerranée. Nos dispositions sont prises en conformité de ce que je vous annonçais dans mon télégramme d'hier2 et de l'invitation qui vient maintenant de nous etre renouvellée. Le vice-amiral Martini se trouvera à la Suda, Candie, le matin de dimanche prochain, avec les cuirassés « Prince Amédée », «Maria Pia», «Ancona», e l'avviso «Vedetta» Les deux demiers cuirassés ont un très faible tirant d'eau. Les instructions données à l'amiral indiquent que le but de sa mission est de coopérer avec l'escadre anglaise, ainsi qu'avec les navires des autres quatre Puissances, pour empecher, au besoin par la force, les navires grecs, soit d'attaquer les navires ottomans, de guerre ou marchands, soit d'opérer ou d'appuyer des débarquements dans l'ile de Candie, soit enfin de procéder à tout autre acte d'agression sur le littoral de l'Empire ottoman. Notre amiral a ordre de se concerter avec ,les commandants supérieurs, sur les Ueux, des navires anglais et autres qui se rendent dans la mer Egée. Veuillez communiquer ces reinsegnements à lord Salisbury.

320

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 159/1004. Londra, 26 gennaio 1886 (per. il 30).

Ho l'onore di partecipare all'E. V. che lord Salisbury mi diede ieri l'incarico d'informarla che, « nel caso in cui la Grecia tentasse di assalire per mare

• T. 64, non pubblicato.

la Turchia, egli sarebbe ben lieto se l'Italia volesse unirsi all'Inghilterra per impedire quell'assalto, se necessario, colla forza,. Lord Salisbury soggiunse che «desiderava vedere la bandiera italia;na accanto alla bandiera inglese nel Mediterraneo e nel mar Egeo; e che come la flotta inglese è composta di grandi corazzate ed il Governo inglese è consapevole che la marineria italiana possiede, oltre le grandi navi, piccoli legni da guerra, egli desiderava che il Governo del re spedisse nell'Arcipelago anche taluni di questi legni, da potersi al bisogno accostare speditamente alle spiagge ,.

Sua Signoria mi fece noto inoltre che era, in quel momento, molto impensierita della partenza della flotta greca per una destinazione ignota. Soggiunse che aveva dapprima creduto che quella Hotta si dirigesse verso Candia; ma che, da telegrammi sopraggiunti, era stato avvertito che si dirigeva verso il settentrione. « Voglio sperare », mi disse, «che la flotta greca non tenti forzare il passaggio dei Dardanelli che, del resto, è molto ben fortificato».

Lord Salisbury continuò dicendo che aveva veduto il conte di Hatzfeldt poco prima e che il Governo di Berlino aveva promesso di unirsi aH'Inghilterra. Siccome però la Germania non aveva, ,in questo momento, alcun naviglio nel Mediterraneo, non avrebbe forse potuto far altro che atto di presenza con una nave sola, per mostrare la sua bandiera accanto a quella delle altre Potenze, ciò che era sufficiente. Sua Signoria mi rese quindi consapevole che, pochi minuti prima, aveva fatto le stesse proposte, che mi incaricava di comunicare al'l'E. V., all'ambasciatore d'Austria-Ungheria, 11 quale aveV'a promesso di riferirle tosto al suo Governo. Ed ho motivo di supporre, che Sua Signoria disegnasse di far le medesime proposte, ieri stesso, all'ambasciatore di Francia, che giunse dopo di me •al Foreign Office.

Lord Salisbury soggiunse quindi che egli era di parere che i greci speravano in questo momento che le Potenze non potessero mettersi d'accordo, ma fece notare che quelle speranze erano vane, giacché tutte le Potenze avevano accettato la proposta dell'Inghilterra, compreso la Francia; benché quest'ultima dapprincipio esitasse. E m'informò che il rappresentante della Repubblica francese aveva la sera precedente sottoscritto la nota collettiva presentata al Governo ellenico, alla qua~le la Grecia non aveva ancora risposto.

Lord Salisbury interuppe un momento il suo discorso, e poi riprese dicendo che i greci facevano anche assegnamento che il presente Governo della Regina fosse tosto sostituito dal Governo dei liberali e che il signor Gladstone venisse al potere invece di lui, ·ciò che, egli disse, era molto probabile.

Tutto ciò che precede si può considerare come una trascrizione esatta, in italiano, delle cose dettemi da Sua Signoria; ed è eziandio quasi una traduzione del telegramma che ebbi l'onore di spedire ieri all'E.V.1

Debbo ora aggiungere che lord Salisbury mi disse che aveva dato istruzioni all'ambasciatore della regina a Roma di partecipare all'E. V., da parte sua, la sostanza di quelle proposte.

Conchiuse quindi par·lando dell'irragionevolezza della pretesa dei greci, dJ

volere compensi dalla Turchia, in conseguenza dell'unione deUa Rumelia

orientale alla Bulgaria.

«Questa pretesa ~ disse Sua Signoria, « è perfettamente simile ad una richiesta di risarcimento che si facesse ad un pover'uomo per il solo ed unico motivo che egli avesse avuto la sventura di essere frustato da una terza persona ~.

319 1 T. 143, non pubblicato, ma cfr. n. 320.

320 l T. 143, non pubblicato.

321

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 1313. Cairo, 27 gennaio 1886 (per. il 5 febbraio).

Come ebbi l'onore informarne ,l'E.V. con telegramma del 25 corrente1 Nubar pascià venne ad informarmi che il khédive deve inviare al re d'Abissinia dei doni, già promessi, per la liberazione della guarnigione egiziana del Galabat, e per ottenere quella della guarnigione di Ghirab (1100 persone tra uomini, donne e fanciulli) già rifugiata in Abissinia; e che il Governo egiziano ha deciso affidare questa missione al maggiore Saad effendi, rimasto a Massaua per ,le trattative in proposito con il negus Johannes.

Fattami questa comunicazione Nubar pascià soggiunsè che il khédive sarebbe lieto se il maggiore Saad potesse unirsi alla nostra missione, ciò che sarebbe per il negus una prova non dubbia dei buoni ed amichevoli rapporti tra l'Italia e l'Egitto; ma invece 'Chiederebbe che Saad effendi potesse partire separatamente qualora sussistesse un dubbio che le nostre trattative con l'Abissinia potrebbero prendere un carattere imperioso da produrre cattivo umore nell'animo del negus; di che se ne discuterebbe con l'Egitto creando difficoltà nell'unico scopo della missione egiziana, la ritirata della guarnigione di Ghirab.

Naturalmente non risposi altro a Nubar pascià che avrei trasmesso a

V.E. per telegrafo le dimande del khédive.

Ricevuto il telegramma dell'E.V. del 262 mi feci un dovere di comunicarlo a Nubar che accolse con sentiti ringraziamenti la benevola risposta di V.E. e prescrisse al Ministero della guerra di dare istruzioni al maggiore Saad di attenersi a quanto, di accordo col generale Genè, sarebbe tenuto più conveniente per la sua missione3•

322

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 4100. Berlino, 28 gennaio 1886 (per. il 5 febbraio).

L'ìnitiative prise par le chancelier, au sujet d'un recours au pape dans l'affaire des Carolines, a pu causer au premier abord quelque étonnement; mais

321 ' T. 139, non pubbUcato.

2 T. 70 del 26 gennaio, non pubblicato.

a Con D. 977 del 6 febbraio, non pubblicato, di Robllant rispose che Nubar poteva esserP rassicurato sul carattere amichevole della missione.

la surprise diminue si l'on se rappelle que l'un des membres du Cabinet Canovas avait laissé entendre que l'Espagne ne pourrait accepter que la médiation du saint-père.

Le prince de Bismarck a voulu ne rien négliger de ce qui pouvait conduire à une solution à l'amiable, et il a proposé la médiation de Sa Sainteté. Faire aboutir le différend hispano-allemand à un dénouement pacifique et honorable pour les deux parties, a tété évidemment la considération dont avant tout il s'inspirait en cette circonstance. Il aspirait impatiemment à étre débarrassé d'un litige, dont il avait été loin de prévoir les diverses péripéties; il voulait en méme temps éviter que les institutions monarchiques au-delà des Pyrénées ne subissent quelque ébranlement par une prolongation de la crise.

Il faut admettre aussi qu'il y ait eu d'autres préoccupations en jeu, celle, entre a:utres, que la marque de confiance donnée au Saint-Siège serait appréciée assez vivement par celui-ci pour le déterminer à témoigner des dispositions plus conciliantes dans les négociations avec la Prusse sur les questions ecclésiastiques. Du méme coup, on se flattait peut-étre à Berlin de museler la fraction du centre, toujours si véhémente dans ses attaques, et dans son opposition systématique au sein du Parlement.

Quels que soient d'ailleurs les motifs qui ont dicté la conduite du Cabinet de Berlin, l'invocation de la médiation du pape est un fait dont on ne saurait contester la valeur. C'était un hommage rendu à l'autorité morale du SaintSiège et à la personne de Léon XIII. AUer pourtant jusqu'à prétendre que c'était aussi un premier pas vers le rétablissement du pouvoir temporel, il faudrait d'autres preuves pour l'admettre. Au reste, il n'aura pas échappé à l'attention de V.E. avec quel soin le chancelier, en répondant à -I'envoi d'une haute distinctian qui lui était conférée par Léon XIII, évitait de relever toute allusion aux serviees plus éminents encore que l'autorité pontificale, selon l'avis du Vatican, pourrait rendre si elle jouissait de toute liberté et de tous ses droits. La réponse du prince de Bismarck était sans doute des plus courtoises, ainsi que le comportait la circonstance. Mais on a voulu épiloguer, en trouvant à redire à l'appeHation «sire » employée par le chancelier dans sa lettre du 13 janvier, comme s'il ne répugnait pas à un luthérien, à un calviniste ou à un evangéliste de s'adresser au chef suprème de la catholicité avec les mots de « très saintpére », ce qui frapperait autant que si le pape eiìt terminé sa lettre en accordant sa bénédiction apostolique. Une autre fois déjà, le chancelier se servait de la méme appellation en répondant de Varzin ou de Friedrichsruhe à une lettre du pape pour activer les négociations entre M. de Sch!Ozer et la Curie.

Jusqu'à preuve contraire, nous ne pouvons nous donner l'apparence de révoquer en doute ce qui m'a été déclaré en octobre dernier à Friedrichsruhe par le chancelier, que cette affaire ne touchait en rien les rapports entre l'Allemagne et l'Italie. Et ce ne serait certes pas lorsque nos relations extérieures sont placées en d'aussi bonnes mains, lorsque votre caractère, vos actes, vos discours à la Chambre jusqu'à ces derniers jours, inspirent pleine confiance, que le Cabinet de Berlin chercherait à nous créer des embarras. Je ne me prononcerais certes pas avec la méme assurance, si nous suivions une politique de nature à provoquer les susceptibilités de l'Allemagne, à inspirer de juste soupçons sur la loyauté de notre amitié. La papauté deviendrait alors un atout dans le jeu du chancelier, et il n'hésiterait pas, l'Autriche aidant, à le jouer contre nous.

Pour mon compte, j'affecte une grande sérénité d'esprit, si j'entends parler de cette question des Carolines et de tout ce qui s'y rattache. Récemment encore, sous forme privée et dans une réunion intime, la conversation s'engageait sur un projet d'installation d'un nonce à Berlin. Le comte H. de Bismarck niait carrément le fait. Je lui demandais alors incidemment si les pourparlers avec la Curie pour le dèglement de quelques questions relatives au Kulturkampf indiquaient un progrès vers une solution. J'avais bien soin d'ajouter qu'en ce qui nous concernait nous nous en tenions scrupuleusement à la Loi des garanties assurant à Sa Sainteté des privilèges souverains pour son indépendance et l'exercice de son autorité spirituelle dont pleine usage venait d'ètre fait dans la médiation touchant le différend des Carolines.

Le comte de Bismarck me disait, en termes généraux, que si le pape montrait des dispositions favorables, elles étaient combattues par les intransigeants. On avait ici une haute opinion de la finesse du cardinal Czacki, qui pouvait en remontrer à M. de SchlOzer. Le sous-secrétaire d'etat ne s'expliquait pas autrement, et je me gardais de prolonger l'entretien.

Il me revient indirectement qu'il s'agirait d'abolir la cour ecclésiastique spéciale, et de faire quelque concession au clergé sur la question des études religieuses, mais en maintenant la proibition de certains séminaires d'un caractère trop militant. Il serait inutile de discuter sur ces bruits qui ne sont pas ,confirmés de source officielle. On prétend également que l'accord serait bien près de s'étabilir sur le choix d'un successeur du cardinal Ledochowski pour le siège archiépiscopal de Posen. D'un autre còté, ,I'Encyclique récente du pape à l'épiscopat allemand induirait à supposer que les trav,aux d'approche au rempart érigé il y a dix ans par la législation de mai (Kulturkampf) ne sont pas trés avancé1•

323

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE, ALLE LEGAZIONI A BELGRADO E BUCAREST E ALL'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE A SOFIA

T. 82. Roma, 30 gennaio 1886, ore 23,50.

L'ambassadeur de Russie m'a remis copie d'un télégramme de M. de Giers, ainsi conçu: « A la veille des négotiations qui vont s'ouvrir à Bucarest, nous croyons nécessaire que les Cabinets s'entendent pour faire savoir à Belgrade, Sofia et Constantinople, qu'en réservant aux parties en cause de conclure la paix, les Puissances entendent que cette paix soit prompte, qu'elle ne s'écarte pas de la situation existante avant la guerre en vertu du Traité de Berlin, sauf le règlement des différends antérieurs sur certains points de la frontière,

322 ' Per la risposta cfr. n. 339.

et qu'elle ne touche pas aux questions politiques dont la solution appartient exclusivement à l'Europe. Les trois parties seraient invitées à donner des instructions dans ce sens à leurs plénipotentiaires, en les engageant à tenir les représentants des Puissances à Bucarest au courant des négotiations et à prendre en considération leur avis. Il serait nécessaire que ces derniers fussent égaiement munis d'instructions analogues, les invitant à n'agir que de concert et sur •la base des principes que j'ai indiquées plus haut :.. J'ai répondu que je donnerai des instructions aux représentants de S.M. à Belgrade, Sofia et Bucarest, dans le sens indiqué, afin qu'il se concertent avec leurs collègues qui auront reçu des instructions analogues.

(A Belgrado, Sofia, Bucarest) Veuillez y conformer votre action. J'ai cependant demandé des indications rplus précises sur les points de la frontière indiqués comme susceptibles de modification.

324

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4102. Berlino, 30 gennaio 1886 (per. il 5 febbraio).

Je remercie V.E. de son second télégramme du 26 janvierl, par lequel je recevais communication des directions données au vice-amirr·al Martini, le chef de l'escadre royale qui doit arriver demain devant Candie.

La frégate « Friedrich Karl ~ partira la nuit prochaine de Wilhelmshafen. Il s'agissait de lui adjoindre le stationnaire à Costantinople «Loreley :., mais il a fallu y renoncer, ce vieux bàtiment ne présentant pas les conditions voulues pour un service plus actif que celui auquel il suffit encore.

D'après un avis donné par sir Savile Lumley (télégramme de V.E. en date d'aujourd'hui)2 les dispositions ont été prises pour que le pavillon russe soit aussi représenté dans les eaux de la Grèce. Il me revient de bonne source que le Cabinet de Saint-Pétersbourg estime que les commandants des escadres devraient etre nantis d'instructions concertées à l'avance, mais leur laissant pleine latitude d'exécution. Cette méthode ne favoriserait guère l'unité d'action, pourrait meme la rendre illusoire en cas de recours à des mesures tant soit peu sérieuses, en les réduisant aux proportions de la démonstration navale devant Dulcigno, il y a quelques années. On prétend que de la sorte l'empereur Alexandre voudrait marquer quelques égards envers son beau-frère le roi Georges.

Mais depuis lors est survenu un événement qui, tout en paraissant n'intéresser que l'Angleterre, peut exer·cer sur la politique de l'Europe et sur la situation en Orient une inf'luence considérable. Cet événement, dont toute une série de dépeches ont raconté les péripéties, c'est la mise en minorité du Ca

324 1 T. 72 con il quale si trasmette n T. 71. Cfr. n. 319. 2 T. 80, non pubbl!cato.

binet Salisbury, qui a trébuché sur un vote de parti, et dont la démission V'ient d'etre acceptée par la reine. Le malheur de cette situation, c'est qu'elle raménera au Foreign Office cette politique flottante, sans règle fixe et sans but certain, qui a été vue à l'ouvre pendant cinq années, et dont les résultats n'ont été heureux ni pour l'Angleterre, ni pour l'Europe. Il ne serait pas certain cependant que M. Gladstone réussisse à former une administration viable. Aussi bien des gens croient-ils que les conservateurs ont encore quelques chances de revenir bientòt avec un programme plus net et plus complet. Il y a une forte dose d'illusion dans cette croyance. Tout porte plutòt à supposer qu'avec le Cabinet Salisbury disparalt de l'Angleterre le dernier régime conservateur à savoir conservateur dans les sens des tories. C'est la démocratie, confinant au radicalisme, qui arrive vent en poupe. Déjà la presse aux idées avancées en France, lui souhaite la bienvenue et compte bien profiter de ce fait pour battre l'appel contre l'Allemagne.

Il serait superflu d'ajouter que l'avènement au pouvoir de M. Gladstone est fort peu gouté ici. Non pas que la chose fut imprévue, mais on ne s'y attendait pas de sitòt. Il n'est pas à dire pour autant que les grandes lignes de la politique étrangére aillent hic et nunc subir une modification. On constate meme que cet homme d'Etat a pris d'avance ses précautions, car aux sollicitations de ses amis les hellènes, il a répondu par une lettre devenue publique, qui mettait les intérets de la paix européenne au dessus de ses sympathies personnelles. Mais les grecs ont l'espérance tenace. Ils ne le prendront pas au mot, et s'ils ont eu quelque velleité de céder dans les derniers jours, on les trouvera peut-etre moins dociles maintenant, que lorsqu'ils avaient affaire à un ami eng·agé moins bruyamment dans leur cause, tel qu'était le marquis de Salisbury.

Nous n'avons pas de raisons d'une meme nature que celles de l'Allemagne, pour nous préoccuper à un égal degré du changement ministériel à Londres. Il convient toutefois de se souvenir avec quelle défiance on nous voyait ici, il y a quelques mois encore, marcher de conserve avec la Grande Bretagne, gouvernée par M. Gladstone. La présence au pouvoir de V.E. nous mettra mieux à l'abri de ces défiances, parce que le Cabinet de Berlin a déjà pris le pli d'ajouter foi à notre amitié bien démontrée par notre attitude, et à notre programme politique exposé tout récemment encore à la Chambre dans un langage, qui a produit ici un excellent effet, ainsi que j'ai pu le constater à la chancelliere impériale.

325

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 4103. Berlino, 30 gennaio 1886 (per. il 5 febbraio).

A la Chambre hongroise, le comte Andrassy posait naguère au Gouvernement quelques questions directes sur sa politique en Orient. Ce que cet ancien ministre voudrait, c'est une Bulgarie assez grande, assez forte pour se suffire à elle-meme et pour servir de boulevard contre la Russie. M. Tisza répondait pa1 un exposé de principes assez vague, et s'excusait de ne pouvoir, vu l'état des négociations, fournir les explications demandées.

Le sous-secrétaire d'Etat me disait à ce propos qu'évidemment le comte Andrassy avait voulu par ce discours rappeler l'attention sur sa personne « pour ne pas se laisser oublier dans l'opinion publique ». Le comte Kalnoky avait parlé confidentiellement au prince Reuss de cet incident, comme ne pouvant lui susciter aucun embarras. Il lui avait mème été agréable qu'un hongrois, dans la position du comte Andrassy, pdt en main la cause de l'union de la Bulgarie et de la Roumélie, fort controversée en Autriche-Hongrie.

326

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL GENERALE POZZOLINI l

T. 83. Roma, 31 gennaio 1886, ore 16,30.

Le circostanze generali dell'Europa e la manifesta tendenza dell'opinione pubblica in Italia di desiderare ristretta anziché allargata la nostra azione sulle sponde del Mar Rosso, m'impongono di raccomandare ancora una volta di evitare assolutamente tuttociò che potrebbe crearci complicazioni coll'Abissinia. Si ricordi che la sua missione è anzitutto politica col principalissimo scopo di stabilire fra gli italiani e il negus relazioni pacifiche e pienamente fiduciose. Nulla trascuri per far persuasi gli abissini della forza e grandezza dell'Italia ma si astenga da qualunque anche indiretta minaccia.

Signor generale, i voti dell'Italia l'accompagnano ed ella ha tutta la mia fiducia.

327

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE. 199. Pietroburgo, 31 gennaio 1886 (per. il 5 febbraio).

Riferendomi al mio telegramma del 27/15 corrente mese1 al quale in parte si riannoda quello che l'E.V. mi fece l'onore di dirigere in data di ieri2 concernente la dimostrazione navale contro la Grecia, credo opportuno di far noto all'E.V. a maggior schiarimento dell'argomento, alcuni particolari del mio ultimo convegno con questo ministro degli affari esteri.

In questo convegno S.E. il signor de Giers mi diede lettura confidenziale delle istruzioni di cui sarebbero muniti i comandanti delle navi inglesi incari

2 T. 80, non pubblicato.

cate di prender parte alla manifestazione navale contro la Grecia; istruzioni che pochi istanti prima il mio collega d'Inghilterra gli aveva comunicate sotto la forma telegrafi.ca, colla quale erangli state trasmesse dal Foreign Office.

Queste istruzioni esprimevano chiaramente l'obbligo nei comandanti delle navi inglesi d'impedire ad ogni costo un attacco delle navi greche contro il littorale turco o contro navi deH'istessa nazionalità, anche quando per raggiungere un tale risultato si dovesse ricorrere all'impiego della forza.

Il ministro mi disse che avrebbe immediatamente dato comunicazione all'imperatore del tenore delle istruzioni inglesi, apponendo di fretta, colla matita, ai piedi del foglio che le conteneva, ie sue osservazioni. Queste osservazioni non erano punto favorevoli al concetto espresso nelle istruzioni inglesi, cioè di opporsi alle intraprese dei Greci sul mare, al punto d'impiegare contro di loro la forza.

S.E. il signor de Giers mi disse che il Gabinetto imperiale parteciperebbe alla dimostrazione navale con pochi bastimenti 'leggieri ed i comandanti sarebbero provvisti d'istruzioni, le quali dovevano essere formulate d'accordo col ministro della marina; ma che certamente non sarebbero spinte sin là dove lo erano quelle inglesi.

326 1 Ed. in L'Italia tn Africa, Ettopia-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 213.

327 l T. 156 del 28 gennaio, non pubblicato.

328

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'

T. 95. Roma, 2 febbraio 1886, ore 16.

Votre télégramme du 29 janvier1 m'indique situation comme assez incertaine du còté des abyssiniens, en présence de laquelle je veux me réserver de faire parvenir au général Pozzolini ordre de départ pour l'Abyssinie, alors seulement que vos télégrammes ultérieures m'auront donné la certitude absolue que notre mission aura l'accueil qui lui est dft et qu'elle n'aura aucune mauvaise chance à courir. Veuillez communiquer au général Pozzolini le présent ordre. Accusez-moi réception par télégraphe.

329

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 195. Berlino, 2 febbraio 1886, ore 18,35 (per. ore 19,25).

Cabinet de Berlin a décliné de donner suite à la communication qui lui a été faite, comme à nous, par un télégramme récent de M. de Giers, relativement à la Grèc. Exprimer un simple voeu pour la sauvegarde de la paix, faire ap

328 t T. 186 del 1° febbraio (spedito da Massaua n 29), non pubblicato.

puyer moralement les démarches collectives des Puissances, moyennant l'envoi par chacune d'elle de deux batiments au Pyrée, réitérer méme des démarches, ce serait affaiblir la portée sérieuse de la démonstration navale, ce serait une nouvelle édition de la démonstration navale devant Du1cigno en 1880. Le Cabinet de Berlin, pour son compte, ne voudrait pas s'exposer à un ridicule.

330

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 198. Berlino, 2 febbraio 1886, ore 18,35 (per. ore 19,45).

Sous-secrétaire d'Etat pense que avant quinze jours la paix sera conclue entre la Serbie et la Bulgarie. Il estime que l'avènement au pouvoir de M. Gladstone ne modifiera pas l'attitude de l'Angleterre envers la Grèce, du moment, surtout, où les autres Puissances mantiennent leur accord pour que la paix ne soit pas troublée. Les pourparlers entre la Bulgarie et la Turquie, au sujet de la Roumélie, ont pris une bonne tournure. Il me revient indirectement que le prince de Bismarck n'entrevoit à l'horizon aucun danger pour le maintien de la paix générale durant l'année courante, et méme pour un plus long terme.

331

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 216/1029. Londra, 2 febbraio 1886 (per. il 6).

Come ebbi l'onore di informare ieri V.E. col telegrafol, il Foreign Office mi rese consapevole che l'accordo che si negoziava da più settimane fra il sultano ed il principe Alessandro circa l'unione della Rumelia orientale alla Bulgaria nella persona del principe, era stato firmato dal signor Tzanoff e da Kiamie pascià, in nome del principe e della Porta, e che il sultano aveva sottoscritto il decreto che lo conferma.

Il Foreign Office non può non ascrivere alla sagacia ed alla perseveranza di lord Salisbury il credito di aver contribuito più di qualsiasi altro statista, al componimento di quella questione nel modo più vantaggioso per la Rumelia orientale, per la Bulgaria e per la Porta, e nella forma più dicevole per le Potenze che sottoscrissero il Trattato di Berlino.

Il Foreign Office mi rammentò che lord Salisbury fu il primo a concepire il disegno che è stato ora effettuato; e che (come si ricava dagli appunti delle conversazioni tenute da Sua Signoria coi diplomatici stranieri) lord Salisbury partecipò quel disegno nello stesso giorno, prima che a chiunque altro, agli in

331 ' T. 190 del 1° febbraio, non pubbllcato.

caricati d'affari d'Italia e di Germania in Londra. (Telegrammi di quest'ambasciata del 28 settembre e del 2 ottobre) 2•

Sua Signoria mi disse allora, nel modo più chiaro e più preciso, che nel suo pensiero, il Trattato di Berlino doveva essere sottoposto alle minori alterazioni possibili; e che queste alterazioni dovevano essere sancite da una conferenza. Soggiunse che il componimento più dicevole della questione era, senza alcun dubbio, che la Rumelia orientale e la Bulgaria fossero unite nella persona del principe Alessandro, conservando ciascuna di esse la costituzione sua propria. (Rapporto di questa ambasciata del 2 ottobre scorso n. 783 di serie politica)3•

Il Foreign Office notò da ultimo la singolarità che l'annunzio della sottoscrizione dell'·accordo giungeva appunto nel momento stesso in cui lord Salisbury dichiarava alla Camera dei Pari aver rassegnato l'ufficio.

L'E.V. riceverà da S.E. H conte Corti i più precisi ragguagli che sia possibile di avere\ sull'accordo che forma argomento di questo rapporto. Da quanto mi è stato detto, in riepilogo, le condizioni principali di quell'accordo sarebbero le seguenti: l'elezione del principe di Bulgaria all'ufficio di luogotenente generale del sultano -per cinque anni, con facoltà che il principe ottenga, dopo i cinque anni, nuova conferma della carica.

L'obbligo mutuo del sultano e del principe di cooperare, in caso di guerra, alla difesa recìproca.

La cessione alla Turchia dell'amministrazione di Haskenai, e forse di altri punti in Rodope. Quei luoghi sarebbero abitati intieramente da turchi che non si sarebbero finora sottomessi ai bulgari.

P.S. Mi pregio segnare ricevimento e ringraziare l'E.V. del telegramma5 ch'ella mi fece l'onore di dirigermi, in cui si conferma la sostanza delle condizioni sopradette dell'accordo.

332

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A PIETROBURGO, GREPPI, E A VIENNA, NIGRA

T. 104. Roma, 4 febbraio 1886, ore 16,30.

Ambassadeur d'Allemagne est venu aujourd'hui me dire confidentiellement, de la part du prince de Bismarck, qu'il a reussi à faire sortir la Russie de l'isolement dans lequel elle s'était placée dans l'affaire de la Grèce. M. de Giers sur les ordres de l'empereur à fait donner instruction à l'amiral russe de la Mediterranée de se rendre avec ses bàtiments dans le golfe de Suda et d'annoncer aux amiraux des autres Nations, qui se trouvent là, qu'il a ordre d'associer son action à la leur pour empècher toute attaque des grecs contre le territoire turc. Cela fait, il doit faire des croisières à ses navires le long des

331 • T. 1555 e T. 1581, non pubblicati.

s Non pubblicato.

4 R. 3001 del 2 febbraio, non pubblicato.

5 T. 96 del 2 febbraio, non pubblicato.

còtes. Il est ctpendant clairement sous-entendu que les bàtiments russes devront s'abstenir de tout acte de force. J'ai remercié M. de Keudell de cette communication, lui observant cependant que ce concours platonique de la Russie ne changeait rien à la situation d'attente crée par la crise ministerielle anglaise. Ceci est uniquement pour le cas que vous soyez questionné.

333

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. 105. Roma, 4 febbraio 1886, ore 16,30.

En causant aujourd'hui avec l'ambassadeur d'Allemagne de l'attitude peu favorable que la Russie semble prendre en présence de l'accord qui vient de s'étabilir entre le prince Alexandre et la Porte, je lui ai fait relever tous les avantages que cette solution, toute momentanée quelle est, présente, et j'ai ajouté que le prince de Bismarck devrait, à mon avis, s'employer de toutes ses forces pour la faire accepter telle quelle par la Russie. Keudell m'a demandé de pouvoir télégraphier à Berlin ce que lui avait dit, à ce sujet, et, comme de raison, je l'y ai autorisé. V.E. peut également conformer là-dessus son langage.

334

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 220. Berlino, 4 febbraio 1886, ore 18,14 (per. ore 21,25).

M. Gladstone a dit hier au soir au comte de Hatzfeldt qu'il n'entendait modifier en rien la politique inaugurée pas son prédécesseur à l'égard de la Grèce. Le comte de Bismarck en me donnant ce détail ajoutait toutefois que les assurances de M. Gladstone ne pourraient étre accueiJ:lies que avec une certaine réserve; mais il est de fait que jusqu'à hier il n'existait aucun indice que l'avènement du Cabinet Gladstone modifie essentiellement les instructions transmises sous l'administration précédente à l'escadre anglaise dans la Méditerranée. L'arrogance de la réponse du Gouvernement hellénique à la dernière note collective, n'est certes pas de nature, aujoutait le comte de Bismarck, à prédisposer les Puissances à un changement d'attitude. La Russie, qui un istant avait maniféste une divergence de vues, rentre maintenant dans l'allignement, ou, du moins, elle ne s'en écarte pas d'une manière ostensible et pouvant laisser supposer à la Grèce un certain manque d'entente entre les escadres combinées. Ce détail est très-confidentiel. Je me suis abstenu dans ces circonstances de communiquer au sous-secrétaire d'Etat les nouvelles instructions communiquées au vice-amiral Martini. La nouvelle de la nomination de lord Rosebery comme ministre des affaires etrangères a produit ici une bonne impression. C'est un ami personnel du comte de Bismarck; son voyage de l'année dernière à Berlin a été envisagé comme un acte de déférence envers le prince chancellier. Lord Rosebery a ici la réputation d'un homme d'etat sénsé et sa parenté avec les Rothschild offre aussi quelques garanties contre toute politique qui pourrait produire des dissentiments avec les Puissances.

335

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE A COSTANTINOPOLI, LONDRA, PIETROBURGO E VIENNA

T. 106. Roma, 4 febbraio 1886, ore 23,55.

Le chargé d'affaires de Turquie vient de me communiquer l'accord intervenu entre la Porte et le prince Alexandre que vous connaissez déjà, me demandant de transmettre des instructions à notre plénipotentiaire à la Conférence de Constantinople pour que cet accord soit confirmé définitivement par cette haute assemblée. J'ai répondu que j'appréciais, pour ma part, les bases sur lesquelles cet accord s'était fait, trouvant qu'en s'écartant le moins possible des stipulations du Traité de Berlin, il est de nature à faciliter le retour de la paix dans le peninsule des Balkans et en assurer la conservation, au mois pour le moment. Que, du reste, je me réservais de me mettre d'accord avec les autres Cabinets, surtout, sur le système à suivre pour obtenir à cet accord tel quel, ou modifié, la sanction de l'Europe. J'ai engagé le chargé d'affaires de Turquie à faire comprendre à la Turquie qu'elle ferait bien à ne pas insister sur le système de la sanction par la Conférence s'il devait soulever des difficultés de la part de quelque Puissance, tout autre systéme de sanction pouvant etre également acceptable par elle.

336

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 679. Atene, 4 febbraio 1886 (per. il 10).

Col telegramma in data del lo corrente1 l'E.V. degnavasi informarmi di una nuova proposta russa secondo la quale, in vista di agevolare una soluzione dignitosa al Gabinetto di Atene, tratterebbesi di eseguire qui un ultimo ufficio collettivo appoggiandolo con la presenza al Pireo di due navi per ciascuna

delle sei Potenze; e ciò come manifestazione del voto unanime di queste in favore del mantenimento della pace.

L'E.V. rispondeva all'ambasciatore imperiale che le aveva esposto il progetto, non farvi in massima alcuna abbiezione, se l'Inghilterra che avea preso l'iniziativa della dimostrazione navale nell'Egeo, vi aderisse anch'essa; ad ogni modo, prima di accettare definitivamente, ella desiderava sapere cosa si avesse in mente di fare, qualora la Grecia opponesse un rifiuto al nuovo invito.

L'indomani (2 febbraio) un altro messaggio telegrafico2 mi recava che, in st>guito a notizie giunte da Pietroburgo e da Vienna l'E. V. avea buone ragioni per credere che il re Giorgio ed il suo Governo, affine di escire da una situazione difficilissima, desidererebbero l'attuazione di una dimostrazione navale con carattere perentorio dinanzi al Pireo. Ella quindi si esortava ad appurare quanto vi fosse di esatto nelle sue supposizioni ed a telegrafarle al più presto possibile il risultato delle mie indagini.

Comunque dividessi il di lei parere, volli corroborare il mio convincimento con prove all'appoggio, onde telegrafai all'E. V. che sarei soltanto all'indomani in grado di risponderle categoricamente; ciò che feci col mio telegramma di ieri (5 p.m.) che ho qui l'onore di confermare3•

Mi son valso di una persona, altrettanto sicura quanto discreta, per far scandagliare l'animo del re intorno alla eventualità di una dimostrazione navale al Pireo, destinata a f·acilitare il grave compito del ministero. Era ben naturale che Sua Maestà declinasse qualsiasi iniziativa o partecipazione in ordine ad una pressione armata, ma la vivacità del suo linguaggio e l'insistenza con la quale ha respinto la sua ingerenza, ma non il fatto stesso di cui è, del resto, esattamente informato, non possono che avvalorare le nostre supposizioni. In altri termini, son persuaso che se l'Europa, malgrado il fallace assegnamento che si fa qui sulle favorevoli disposizioni del ministero whig, persiste a mostrarsi inflessibile rispetto alle aspirazioni della Grecia, re Giorgio non sarà mica malcontento che la dimostrazione navale progettata dalla Russia si effettui. Ripugna ad esso l'idea di una guerra, probabilmente, se non certamente, disastrosa, e pure dovrà intraprender'la se i suoi consiglieri, privi di ragioni perentorie per rinunziarvi, terranno ad onore di svolgere tutto il programma della loro politica.

Per ciò che concerne il signor Delijannis non dubito punto della sua premurosa arrendevolezza, qualora si verifichi la progettata pressione ed unanime; gli rimarrebbe, almeno, il compenso della popolarità per non aver ceduto che dinanzi alla forza, se pure siffatto merito varrà a soffocare l'amarezza di un colossale insuccesso dopo tanto scalpore e tanti schiamazzi.

Fino a quest'oggi nessuno dei miei colleghi mi tenne parola della proposta russa che forma oggetto di questo rapporto.

• T. 207, non pubblicato.

336 l T. 84 del 31 gennaio, non pubblicato.

336 2 T. 93 del 1• febbraio, non pubblicato.

337

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE 111. Roma, 5 febbraio 1886, ore 15.

Il est clair que l'accord conclu entre le prince Alexandre et le sultan ne présente aucune garantie de durée; mais, d'autre part, il est de fait que les solutions qui auraient eu ce caractère de stabilité ont été repoussées par le Cabinet de Vienne. Je persiste donc à trouver que ce qu'il y a de mieux à faire en ce moment pour garantir la paix soit de se rallier à cet accord, tout éphimère qu'il soit. Ma pensée · intime, puis, est que, quelle que soit la solution qui prévaudra, dans peu de temps le prince Alexandre ceindra la couronne de la grande Bulgarie: fait qui, pour notre compte, il est évident que nous ne saurions envisager qu'avec sympathie, pourvu qu'il se produise par de suc.cessives transactions de nature à éviter tout choc qui pourrait amener un conflit entre l'Autriche et la Russie. Comme de raison, le présent télégramme est uniquement pour votre usage personnel. Observez ce qui se passe autor de vous, écoutez tout ce qu'on vous dit, maintenez-vous très réservé jusqu'à ce que la situation s'éclaircisse et veuillez continuar, comme vous l'avez fait avec autant d'habilité que de précision, à me mettre à meme de juger l'attitude que nous devons prendre et à vous donner des instructions en conséquence.

338

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE

D. Roma, 5 febbraio 1886.

L'ambasciatore di Francia, discorrendo ieri con me della situazione generale in oriente, mi ha dato lettura d'un telegramma direttogli dal signor de Freycinet, per sua informazione personale, circa l'ultima proposta russa concernente i negoziati per la pace fra la Serbia e la Bulgaria.

Nell'aderire in massima a questa proposta, il signor de Freycinet si esprime, però, in modo poco favorevole pel sistema invalso di esaminare e risolvere le singole questioni separatamente. Senza formulare alcuna proposta, egli è d'avviso che, tanto i risultati delle trattative di Bucarest, come l'accordo fra la Porta ed il principe Alessandro e le domande della Grecia, dovrebbero essere sottomessi alla Conferenza, con mandato di regolare simultaneamente queste questioni, sulla base essenziale del Trattato di Berlino.

Ho creduto dovermi astenere dal manifestare al signor Decrais alcun mio giudizio in proposito. Farmi, per verità, che il suggerimento del signor Freycinet difficilmente potrà essere seguito, sia per il modo da lui scelto nel comunicarlo,

23 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

sia per l'appoggio che, indirettamente, la Francia sembra accordare alle pretese della Grecia. Di quanto precede non ho mancato di darle sollecita notizia col mio telegramma di ieri sera, che qui confermo1

339

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2151. Roma, 6 febbraio 1886.

Mi è pervenuto il rapporto di V. E. del 28 gennaio u.s. n. 4100 di questa serie\ e ne la ringrazio.

Non solo il Governo, ma la maggior parte anche della pubblica opinione in Italia, ravvisa ciò che è occorso tra il Vaticano e la Germania rispetto alle Caroline, come pure rispetto ai rapporti migliorati tra la Santa Sede e l'Impero, secondo i criteri segnati da V. E. sul citato rapporto; criteri che, d'altronde, coincidono con la lettera e con lo spirito della legge sulle guarentigie pontificie.

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L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 252. Berlino, 9 febbraio 1886, ore 18,10 (per. ore 21,30).

D'après une communication faite hier au sous-secrétaire d'Etat par mon collègue de Russie, le Cabinet de Saint-Pétersbourg présente les observations suivantes sur l'accord bulgare-turc: l) désignation personnelle du prince Alexandre en qualité de gouverneur générale de la Roumélie. L'union devrait etre stipulée en faveur du prince régnant de Bulgarie; 2) une prolongation des pouvoirs, à l'expiration des cinq années, devrait etre consentie par les Puissances; 3) il répugne à la Russie de sanctionner le paragraphe relatif à la coopération éventuelle des troupes bulgares placées sous le commandement en chef des généraux ottomans. Si le Gouvernement russe se refuse à souscrire à une semblable clause, peut-etre, admet-il, qu'elle fU.t stipulée dans un acte séparé entre le prince Alexandre et le sultan. L'ambassadeur de Russie ajoutait que c'était là une idée à lui entièrement personnelle. Le sous-secrétaire d'Etat répondait que toutes les Puissances, sauf la Russie, ayant accépté, ou se montrant disposées à accepter l'arrangement dont il s'agit, il appartenait au Cabinet de Saint-Pétersbourg de faire des contre-propositions, au lieu de rester

339 1 Cfr. n, 322.

sur le terrain de la négative. Le comte Schouvaloff se réservait d'en référer à son Gouvernement. Lord Rosebery a eu hier un entretien avec le représentant hellénique, et lui a nettement déclaré qu'il ne s'écartait en rien du programme de son predecesseur relativement à la Grèce, et que les ordres trasmis à l'escadre anglaise de recourir au besoin à la force, étaient maintenus. Les détails contenus dans ce télégramme viennent de m'etre donnés par le comte de Bismarck.

338 1 T. 108 del 4 febbraio, non pubblicato,

341

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, A PIETROBURGO, GREPPI, E A VIENNA, NIGRA

T. 142. Roma, 11 febbraio 1886, ore 23,30.

J'ai vu successivement, aujourd'hui les ambassadeurs d'Autriche-Hongrie, d'Allemagne et de Russie. Je leur ai tenu, au sujet de la situation en Orient, le meme langage. Trois questions sont à ce moment sur pied: la paix serbobulgare, l'accord turco-bulgare et l'agitation hellénique. De ces trois questions les deux premières doivent et peuvent etre immediatement résolues. La conservation de la paix est à ce prix. La conclusion de la paix entre la Serbie et la Bulgarie ne présent aucune difficulté, du moment que la Bulgarie renonce à l'indemnité. Il suffit que la Serbie se désiste de ses velléités de revanche, et ce resultat est immédiatement obtenu, si de Vienne on fait comprendre au Gouvernement serbe que toute reprise d'hostilité serait à ses risques et périls et qu'il ne doit compter une seconde fois sur l'intervention austro-hongroise en face d'une invasion bulgare. Une pareille déclaration, qui couperait court à toute hésitation, me parait d'autant plus indispensable et urgente qu'une entente serbo-hellénique est désormais probable, si elle n'est peut-etre pas déjà un fait accompli. Quant à l'accord entre le sultan et le prince Alexandre, je constate que toutes les Puissances sont pretes à le sanctionner, sauf la Russie qui indique les trois points où ses objections portent, sans motiver ni développer ses objections. Quant à ces trois points, je pense qu'on devrait donner satisfaction à la Russie si elle se borne à réclamer que l'Europe intervienne soit pour le renouvellement ultérieur des pouvoirs du prince après les cinq ans, soit pour la réforme du Statut en Roumélie. Ce sont les points n. l et 2. Mais quant au point n. 3, je trouve que l'alliance défensive entre le vassal et le suzerain est implicite dans le fait meme de leur situation réciproque et que par conséquent il est difficile objecter si l'accord sanctionne explicitement cette alliance. Voila ce que j'ai dit aux trois ambassadeurs, les priant de faire part à leurs Gouvernements des mes appréciations. Je désire que V. E. s'exprime d'une manière analogue. Le moment approche où il y aura péril en la demeure.

342

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE E ALLA LEGAZIONE AD ATENE

T. 144. Roma, 13 febbraio 1886, ore 14,45 1

L'ambassadeur de France m'a communiqué confidentiellement un télégramme que M. de Freycinet a adressé au ministre de la République à Athènes.

M. de Freycinet appuye sur les sympathies traditionnelles de la France envers la Grèce qui viennent de s'affirmer « par l'attitude réservée gardée jusqu'ici au regard de la démonstration navale». Il adjure le Cabinet hellénique de ne se faire aucune illusion sur la ferme volonté des Puissances de réprimer toute agression, et sur la résolution prise par elles de recourir collectivement « ou par certaines d'entre elles » aux moyens nécessaires pour faire respecter la décision de l'Europe. M. de Freycinet appelle enfin l'attention de la Grèce sur la prépondérance écrasante des forces que la Sublime Porte pourrait jeter au delà de la frontiére. Malgré le but que le télégramme de M. de Freycinet se propose, mon impression est que la teneur de cette pièce, où la France parle de l'action des autres Puissances bien plus que de la sienne, n'est pas faite pour raffermir la Grèce dans la conviction que l'Europe est, en ce moment, positivement unanime dans l'attitude prise envers elle.

343

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY 1

D. 2160. Roma, 14 febbraio 1886.

V. E. mi ha fatto conoscere, con telegramma di ieri sera2 che il Gabinetto di Londra, sollecito di veder giungere a definitiva conclusione l'accordo fra H sultano e il principe di Bulgaria, ha raccomandato alla Sublime Porta di non insistere sopra il terzo di quei tre punti, sui quali cadono le obiezioni del Gabinetto di Pietroburgo. Questo terzo punto è quello per cui sarebbe stipulato, tra la Bulgaria e la Turchia, l'obbligo della reciproca assistenza, quasi come alleanza difensiva, nel caso che l'una o l'altra fossero per essere aggredite.

II Gabinetto di Londra (così aggiunge V. E. nel suo telegramma) ha fatto invito al Gabinetto di Berlino di appoggiare questi suoi offici a Costantinopoli, e il Gabinetto di Berlino aderì tosto, munendo l'ambasciatore imperiale, per telegrafo, di opportune istruzioni.

Vorrebbesi ora costì che anche l'ambasciatore di Sua Maestà si unisse ai suoi colleghi d'Inghilterra e di Germania per indurre la Sublime Porta a rinunciare alla espressa stipulazione, nell'accordo turco-bulgaro, di una patto di alleanza difensiva. Ed io non esitai ad arrendermi a siffatto desiderio. Non solo mi piace di trovarmi in questa circostanza consenziente coi Governi di Germania e d'Inghilterra, i quali, al pari di noi, hanno scevro da ogni particolare preoccupazione il desiderio di vedere la pace mantenuta in Oriente; ma ad aderire ai proposti ofHci, mi muove anche il convincimento da me già espresso in recente occasione, e notato nel mio carteggio con V.E. che, cioè i rapporti reciproci tra l'alto sovrano e il principe vassallo già presuppongono ed implicano l'obbligo della mutua difesa, senza che occorra farne oggetto di esplicita stipula:i'lione. Ond'è che, come reputiamo non fondata la obiezione della Russia contro clausola in certo modo superflua, cosi, per converso, stimiamo che la Sublime Porta punto non nuocerebbe a sè, e farebbe ad un tempo atto di saviezza politica, rimuovendo, col rinunciare al patto di cui si tratta, quella che sembra essere la più grave tra le diff.icoltà messe innanzi dal Gabinetto di Pietroburgo.

Il r. ambasciatore a Costantinopoli ha ricevuto, oggi stesso, istruzione di associarsi ai suoi due colleghP. Giova confidare che gli om.ci loro valgano ad ottenere dalla Sublime Porta un consenso, che spianerebbe la via ad un pronto e definitivo componimento della controversia rumeliota.

342 l Il registro dei telegrammi reca l'ora 2,45, ma dal successivo telegramma si desume che si tratta invece delle 14,45. 343 l Ed., in LV 53, pp. 39-40. 2 T. 278, non pubblicato.

344

IL MINISTRO DELL'AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, GRIMALDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

NOTA 2978. Roma, 14 febbraio 1886 1

Ringrazio V.E. della comunicazione di un rapporto del r. vice console in Aden sull'Harar2•

Questo ministero non si è mai dissimulate le difficoltà che incontrerebbe lo stabilimento di coloni italiani nello Harar, difficoltà dipendenti in massima parte dal carattere dell'emiro attuale, affrancatosi da ogni controllo europeo. Scopo della spedizione è appunto di accertare se convenga, dal punto di vista economico, promuovere la colonizzazione dello Harar, e di constatare gli ostacoli che vi si oppongono. Nell'affermativa del primo quesito, e supponendo che coll'emiro attuale mancherebbe qualunque g&ranzia agli europei, resterà da esaminare se convenga rimuovere siffatto ostacolo, nell'interesse dell'Italia.

Queste, a mio avviso, sono le considerazioni che si possono trarre dal rapporto del r. console in Aden3•

3 Con Nota s.n. del 17 febbraio di Robilant rispose: con le precedenti comunicazioni « altro non miravo che a mettere al coperto la mia responsabilità. Ora spetta interamente a codesto ministero il provvedere in proposito... ».

343 3 D. 2027 del 14 febbraio, non pubblicato. 344 1 Manca l'indicazione della data d'arrivo. 2 Con R. s.n. del 25 gennaio, non pubblicato, V. Bienenfeld sconsigliava lo stabilimento di italiani nell'Harar, fin tanto che non fossero mutate le condizioni politiche locali.

345

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Vienna, 14 febbraio 1886.

Approfitto dell'occasione della partenza di Galvagna per scriverle sulla situazione politica di qua, rimettendomi del resto a quanto le dirà lo stesso Galvagna, che è a giorno di tutto, e che sugli affari politici, in quanto riflettono l'Austria, ne sa più di me.

L'imperatore è nervoso, impaziente degli indugi che si frappongono alla conclusione della pace e alla soluzione bulgaro-rumeliota, e di cattivo umore anche per gli affari interni delfiimpero. Gli spiacque sopratutto, e c'è di che, la risoluzione presa dal club tedesco della Camera (ella sa che cosa è questa fazione parlamentare) per plaudire ai provvedimenti anti-polacchi del principe di Bismarck e ai ricorsi con cui li annunziò il 28 e il 29 gennaio scorso. La manifestazione del club tedesco provocò naturalmente manifestazioni in senso contrario nelle altre fazioni parlamentari e anche nella Polonia austriaca, e la stampa per due settimane si occupò qui quasi esclusivamente di questa questione. Le parole e gli atti del principe di Bismarck intorno a quest'affare oltrepassarono i confini prussiani e germanici e vennero a colpire successivamente il ministro Taaffe e la sua politica. Io non so se vi sia qualche cosa d'intenzionale verso l'Austria e i suoi ministri in queste risoluzioni antipolacche del principe di Bismarck. Ammetto come possibile che, secondo il solito, il cancelliere germanico abbia scelto la sua via, senza preoccuparsi degli effetti che nel percorrerla può produrre a danno altrui, purché giunga alla scopo che si propone, e che in questo caso si è d'impedire il regresso della nazionalità germanica nella Prussia orientale. Ma il fatto è che in tutto l'Impero austro-ungarico se ne sentì vivamente il contraccolpo, e si sente ancora. Mi si dice anche che Kalnoky abbia un pò perduto nella considerazione e nella simpatia del principe cancelliere. Certo è che gli ungheresi, i quali si appoggiano specialmente sulle simpatie germaniche, non amano il Kalnoky, e vorrebbero che lasciasse il posto ad altri, senonché temono che il successore possa essere Kallay, che vogliono anche meno del Kalnoky. Quanto all'Andrassy l'opinione generale è che l'imperatore non faccia conto di chiamarlo di nuovo presso di sé, Andrassy è un personaggio troppo considerevole perché l'imperatore si senta interamente a suo agio avendolo al suo fianco. Voglio sperare che Kalnoky rimanga. Non ho che a lodarmi di lui personalmente. E quanto agli affari se lo si può accusare di una certa lentezza, bisogna poi riconoscere che ha poi le qualità di questo difetto, cioè la prudenza e una grande freddeza di spirito. il che non è senza gran valore in un uomo di stato. Ma ritorno per poco al Bismarck. Piccoli, ma numerosi indizi fanno nascere il sospetto che l'alleanza austro-germanica non sia più così solida come uno o due anni fa. Io veramente non vedo ancora neppure prova positiva d'un'intenzione del principe di Bismarck di lasciare l'Austria per la Russia, giacché il fatto delle disposizioni anti-polacche nella Prussia orientale, determinate in uno scopo di politica nazionale germanica, ,può essere non intenzionalmente diretto contro l'Austria. Motivi di ben altra importanza posso

no cagionare un cambiamento di alleanza. Questi motivi non sono immediati ma non bisogna perderli d'occhio. Li accennerò qui assai brevemente, non amando molto di fare nella mia corrispondenza ciò che si chiama politica speculativa. Il giorno in cui il principe di Bismarck si risolse ad inaugurare la politica co· loniale germanica, egli ha dovuto, passarne in previa rassegna le conseguenze. Queste mi sembrano chiare. O la politica coloniale germanica è destinata a naufragare interamente, e allora la politica delle alleanze può continuare tal quale. Ovvero quella politica coloniale riescirà, e in questo caso la Germania

si troverà forzatamente in lotta perpetua, accanita colla Gran Bretagna in tutti i mari del globo. La Germania non può riuscire ad un impero coloniale che battendo in breccia l'edificio coloniale inglese e surrogandolo. Indi la lotta, che attesa la particolare tenacia delle due razze, sarà molto seria e molto lunga. La Germania in questa lotta sarebbe certamente battuta se si trovasse senza alleati potenti. Quale è ora l'alleato efficace contro l'Inghilterra? Certo non l'Austria, ma la Russia. Basti per ora di ciò. I tempi non sono maturi. Ma intanto è di grande, di capitale interesse per noi lo stare attenti e notare ogni sintomo d'un cambiamento anche leggiero nelle disposizioni dei due Imperi alleati. Badi a Berlino e badi a Pietroburgo. Io qui aprirò gli occhi quanto potrò. :rvra sono nuovo al posto, e molte cose possono sfuggirmi. Del resto non è di qua che verrebbe il segno d'una disposizione contraria all'alleanza. L'Austria approfittò e approfitta troppo di questa alleanza colla Germania, perchè pensi a svincolarsene; tanto più poi ha interesse a continuarla, quanto minori sono le probabilità per essa e l'utilità di altre alleanze. La Germania sa a chi dirigersi per un'altra alleanza, e ha d'inanzi a sè uno scopo chiaro e preciso. L'Austria sarebbe molto più imbarazzata a mettersi per altra via, che potrebbe essere assai pericolosa. Perciò i sintomi significativi di cambiamento se si produrranno, saranno più visibili a Berlino e a Pietroburgo che a Vienna. Il Gabinetto di Pietroburgo, il che vuol poi dire l'imperatore Alessandro, è specialmente interessante a studiarsi in questo momento. Le sorprese verranno di là. In uno degli ultimi telegrammP ella definiva chiaramente le questioni che aspettano una soluzione: l) pace tra la Serbia e la Bulgaria; 2) assegnamento della Rumelia orientale; 3) agitazione in Grecia. La prima questione non presenta difficoltà serie. Un pò di buona volontà, e una parola risoluta detta dall'Austria alla Serbia, e dall'Inghilterra alla Turchia, bastano ad efffettuare la conclusione della pace. La questione delle agitazioni, degli armamenti e delle pretese della Grecia è più difficile. Non lo sarebbe, se le Potenze fossero unanimi. Sventuratamente non lo sono. I greci lo sanno e speculano sulle simpatie francesi, sul filellenismo di Gladstone, sulle protezione russa. Si sono armati fino ai denti, hanno speso più di quanto possono sopportare. Capisco che sia molto dura per essi il disarmare e tornarsene dalla frontiera colle trombe nel sacco. Pur tuttavia, se non giungono nuove defezioni nell'azione collettiva delle Potenze, si potrà evitare il conflitto greco-turco, conflitto che potrebbe ora essere disastroso per la Grecia. Ad ogni modo, per ciò che ci spetta, noi possiamo aver la coscienza d'aver fatto tutto ciò che dipendeva da noi per evitare la conflagrazione.

Rimane la questione bulgaro-rumeliota. Qui mi permetto di essere un pò meno ottimista di lei. Non vedo una difficoltà assoluta nella clausola dei cinque anni. Non vedo nemmeno una difficoltà assoluta nella clausola che si riferisce alla commissione d'organizzazione. La vera, la grande difficoltà, agli occhi del Governo russo, sta nel patto d'alleanza difensiva tra la Bulgaria e la Turchia. S'ha un bel dire che questo patto d'alleanza scaturisce naturalmente dalla condizione reciproca di sovrano e di vassallo dei due contraenti. In diritto la cosa non è contestabile. Ma è molto contestabile che la Russia, la quale ha sacrificato alla liberazione dei bulgari dalla Turchia lOOmila uomini e parecchie centinaia di milioni, condiscenda a mettere la sua firma sotto un patto d'alleanza fra bulgari e turchi. Per chi conosce l'imperatore Alessandro è difficile il credere che ciò accada, e in ciò è concorde l'opinione della Russia intiera. La Russia, non solo non vuole ammettere che la forza offensiva e difensiva della Turchia si aumenti a sue spese; non vuole che i sacrifici da essa fatti per la liberazione dei bulgaro-rumelioti non siano inutili per lei.

In sostanza essa vuole avere nella Bulgaria una spada, di cui essa possa dirigere la punta, e non ammetterà che questa spada sia in mano della Turchia

o d'un principe indipendente, e che se ne possa dirigere la punta contro di lei. Qui sta veramente il nodo. La Russia potrà accommodarsi ora d'una transazione, forse. Ma non abbandonerà la risoluzione d'avere in Bulgaria e nella Rumelia un principe che le sia ligio. Chi possa essere, nei desideri della Russia, questo futuro principe, non è oramai mistero per nessuno. Basta il riflettere nonostante alle accoglienze più che regie e imperiali che si fanno in Russia al principe di Montenegro per persuadersi che l'imperatore A:lessandro conta su di lui nel giorno dei conflitti e delle decisioni finali. Adunque in questa questione io non ci vedo ancor chiaro. A Berlino si ha certa ripugnanza a pesare sulla Russia, perché là, meglio che altrove, si conoscono le tendenze intime del palazzo Anitchkoff. Certo, se si potesse addirittura proclamare l'unione e l'indipendenza assoluta dalla Turchia delle due provincie bulgare, si avrebbe la probabilità di ottenere l'assenso della Russia, anche col mantenimento del principe Alessandro, salva sempre la speranza nel Governo russo di surrogare più tardi quest'ultimo se continuerà a dispiacere. Vero è che la Turchia non darebbe il suo consenso e che Serbia e Grecia strillerebbero più che prima. Ma l'unanimità delle Potenze avrà in breve ragione di tutto ciò. Senonché questa unanimità, che non ha esistito finora, sarà ben difficile a attenersi per l'avvenire e per questa soluzione. Eppure la soluzione, mi pare, sta là. C'è ancora un'altra soluzione ed è che vi sia esecuzione all'accordo turco-bulgaro in via di fatto, senz'altro, e senza aspettare la sanzione delle Potenze, la quale verrà poi, o non verrà. Ed è ciò che sta precisamente effettuandosi in questo momento. La clausola transitoria, la migliore dell'accordo, legittima pienamente questo modo di procedere.

Qui si è piuttosto increduli intorno alla velleità bellicosa e agli armamenti della Serbia e della Bulgaria. Si crede che non moveranno un dito né l'una né l'altra. Khevenhtiller è stato chiamato qui e arriva oggi, e credo sia stato chiamato appunto per sapere esattamente quello che vi può essere di vero in questi rumori di armamenti nuovi della Serbia.

345 1 Cfr. n. 341.

346

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4118. Berlino, 15 febbraio 1886 (per. il 17)

Je remercie V. E. de ses trois télégrammes qui m'arrivent successivement pendant cette nuitl.

Il me résulte que les déclarations de M. Freycinet relativement à la Grèce, et le langage meme qu'il fait tenir à Athènes, ne sont accueillis ici qu'avec une certaine défiance. Son attitude réservée, enguirlandée de belles paroles, ne s'écarte pas moins du concert établi entre d'autres Puissances. Celles-ci sont meme représentées comme n'etant pas unanimes dans leur résolution de recourir aux moyens nécessaires pour faire respecter la volonté de l'Europe. Il y aurait plus, si certaines indications sont exactes. L'avis serait parvenu ici que le Gouvernement de la République ou des agents trop zelés conseillaient à la Grèce de renoncer à toute velléité vers la Crète, et de se borner à préparer des revendications « au delà de ses frontières au Nord». Si le fait était exact, il y aurait là un double jeu qui donnerait beaucoup à penser. Quoiqu'il en soit, l'attitude du Cabinet de Paris produit ici la meme impression que celle consignée par V.E. dans un des trois télégrammes précités.

Les dispositions du Gouvernement impérial ne peuvent guère etre favorables à la France, dans ce moment surtout où le procès qui vient de se dérouler devant la Cour Supreme de Leipzig, a démontré que du Ministère de la guerre à Paris partent les fils d'un vaste espionnage en Allemagne, organisé dans un but facile à deviner.

347

IL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE', E IL GENERALE POZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 300 Aden, 16 febbraio 1886, ore 11,20 (per. ore 12,10.)

Massaua, 13 febbraio 1886 n. 37. Capitano inglese giunto. Crediamo molto danno ritardo partenza della missione. Ossequenti telegramma del 91 , ora ricevuto, aspetto autorizzazione partenza con telegramma prossimo corriere. Preparativo continua. Confermiamo ampiamente telegramma precedente2.Tutto bene.

2 T. 292 del 16 febbraio di cui si pubblica il seguente brano: «torbidi Abissinia probabilmente esagerati. Ora sarebbero finiti. Conveniente approfittare eccellenti disposizioni, effettuando partenza ».

346 1 T. 151, 152 e 153 del 14 febbraio, non pubblicati.

347 1 Con T. 131, non pubblicato, di Robilant rinnovava le richieste di cui al n. 328.

348

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'1

T. CONFIDENZIALISSIMO S.N. Roma, 16 febbraio 1886, ore 13,05.

La lettre du comte AntonellF que vous m'avez transmise par votre rapport du 28 janvier contenait la traduction d'une lettre fort importante du négus que le roi Ménélik a reçue le 18 novembre dernier. Le négus dit dans cette lettre que nous avons occupé Massaua pour nous venger de ce qu'il n'a pas voulu nous ouvrir la voie de la cote. Il ajoute que nous sommes intrigants, ambitieux, pauvres, faibles et de mauvaise foi. Il ne nous craint pas et il nous Chassera honteusement. Le négus engage en outre le roi Ménélik à nous fermer les voies de l'Aussa et de Zeila et à expulser les italiens de son Royaume. En présence de cette lettre qui revèle, de la part du négus, une disposition d'esprit qui donne a réfléchir, les assurances contenues dans votre télégramme n. 263 et dans celui du général Pozzolini4 confié au Lloyd me paraissent d'une valeur d'autant plus relative que ces télégrammes n'en indiquent pas le fondement ni l'origine. En cet état des choses et vu l'immense responsabilité que le Gouvernement du roi s'assumerait en face du Pays je répète au général Pozzoliini l'ordre de ne pas bouger de Massaua tant qu'il n'aura pas reçu un ordre forme! de ma part. En attendant veulillez ne pas épargner le télégraphe et me fournir avec précision tous les détails utiles5•

349

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIA TE

T. 161. Roma, 16 febbraio 1886, ore 23,55.

L'ambassadeur de Russie m'a communiqué aujourd'hui un télégramme de

M. de Giers précisant, comme suit, les modifications à apporter à l'accord turco-bulgare: l) le gouvernement général de la Roumélie devrait étre confié par le sultan au prince gouvernant la Bulgarie, sans désignation de personne ni de terme. Si le terme de cinq ans était mantenu, le renouvellement ne devrait avoir lieu qu'avec l'assentissement des Puissances. 2) Clause militaire de l'arrangement devrait étre supprimée comme inutile, si c'est une formalité découlant des droits souverains et suzerains du sultan et comme dangereuse et contraire

2 Cfr. LV 66, pp. 203-205.

3 T. 237 del 7 febbraio, non pubblicato.

4 Con T. 283 del 14 febbraio, non pubblicato, Pozzolini aveva riferito che, secondo notizio ricevute da Nerazzini, la missione era «vivamente desiderata Abissinia».

5 T. 353 del 21 febbraio, del quale si pubblica il seguente brano: « Informations de toute part disent que notre mission est vivement attendue, qu'elle aura tout l'accueil désitable >>.

a toutes les traditions, si elle doit etre effective. 3) Sanction définitive de l'arrangement devrait etre subordonnée à la revisibn du statut organique de la Roumélie avec la participation ou sous le contròle de l'Europe. J'ai répondu qu'à l'égard des deux premiers points je n'avais rien à opposer, camme je l'avais déjà à plusieurs reprises déclaré. Quant au troisième point, je suis d'avis qu'il est de nature à faire trainer indéfiniment la sanction de l'accord qui serait si urgente, et que, par conséquent, avant de me prononcer, je voulais me renseigner auprès des autres Cabinets. Mon avis est qu'il suffirait que les Puissances examinent post tactu;m le statut révisé de la Roumélie orientale et l'acceptent tel quel, s'il n'y a pas de sérieuses observations à faire. Tout de meme ce statut n'est pas déstiné à durer longtemps: l'essentiel est d'en finir au plus vite avec la crise actuelle ce qui, je dois l'avouer, ne me semble pas etre un désir commun à toutes les Puissances.

(A tutti meno a Pietroburgo) Veuillez vous informer et me communiquer au plus tòt quel accueil a été fait à ces propositions russes par le Cabinet auprès duquel vous etes accrédité1 .

348 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 225-226.

350

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 276/1054. Londra, 16 febbraio 1886 (per. il 19).

Ebbi ieri sera una conversazione con lord Rosebery, subito dopo il primo consiglio di ministri tenuto dal nuovo Gabinetto del signor Gladstone.

Lord Rosebery mi diede incarico d'informare l'E.V. che l'Inghilterra e la Germania fanno in questo momento rimostranze molto risolute, (are using strong language) col Governo serbo, affinché esso non metta ostacoli alla stipulazione della pace colla Bulgaria. E mi pregò di dirle che gli sarebbe utile e gradito, se l'E.V. volesse dare immantinenti istruzioni telegrafiche al rappresentante del re in Belgrado, di avvalorare colle sue diligenze il linguaggio dei rappresentanti della Inghilterra e della Germania coi ministri serbi.

Sua Signoria mi fece notare che non era più tempo d'indugi, poiché, l'armistizio fra la Serbia e la Bulgaria spirerà il 2 marzo prossimo.

Diedi lettura a lord Rosebery del telegramma che l'E.V. mi fece l'onore di dirigermi il 14 corrente\ con cui ella propone alle Potenze di sostenere gli uffici del rappresentante del re in Costantinopoli per indurre la Porta a deporre il pensiero di esaminare in iscritto il disegno del trattato di pace, e di appagarsi d'informazioni telegrafiche.

Lord Rosebery mi disse in risposta che era ben lieto, di scorgere, da quella nuova prova, che il Governo italiano ed il Governo inglese avevano in mira lo stesso scopo, cioè a dire di rompere gl'indugi delle negoziazioni e di affrettare la sottoscrizione del trattato di pace. Sua Signoria mi fece travedere, però, che si avvisa che le difficoltà per la stipuazione di quel trattato non sono messe in campo dalla Sublime Porta, ma dalla Serbia e che le Potenze debbono quindi, coi loro uffici, stringere i ministri serbi non già i ministri ottomani.

Ebbi l'onore di rendere consapevole l'E.V. di ciò che precede col mio telegramma di ieri sera n. 8882•

349 1 Non si pubblicano le risposte a questo telegramma. Con T. 318 del 17 febbraio. de Launay riferiva che il Governo di Berlino si sarebbe pronunciato solo dopo aver conosciuto le intenzioni del Governo austriaco. Con T. 323 e T. 334 del 18 febbraio, Catalani e Nigra comunicavano !'identità di vedute tra il Governo italiano ed i Governi inglese e austriaco. Con T. 338 Corti riferiva che la Turchia avrebbe preso una decisione quando ci sarebbe stato accordo fra le Potenze sulle modifiche da proporre. Dall'esame della corrispondenza telegrafica non risulta risposta da Parigi.

350 1 T. 151, non pubblicato.

351

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 172. Roma, 17 febbraio 1886, ore 23,55.

Entendons-nous bien; si la cession territoriale que la Turqule ferait à la Grèce était l'ile de Candie, je ne verrais pas en quoi cela pourrait justifier les prétentions d'extension territoriale pour la Serbie. Si puis cette cession devait avoir lieu en Epire, il est de fait que, considérée isolément, nous ne pourrions la voir que de bon oeil, mais le danger, que, tant dans un cas que dans l'autre, l'Autriche pourrait appujer des prétentions d'agrandissement pour la Serbie, doit nous imposer une réserve absolue d'appréciations; pour le moment vous avez été le seul jusqu'ici à me donner l'éveil sur ces tentatives d'accord direct entre la Turquie et la Grèce. Je vous prie de suivre la chose bien attentivement et de me continuer vos reinseignements. Le baron de Galvagna m'a remis votre très-intéressante lettre particulière1• Je vous en remercie vivement.

352

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

T. 174. Roma, 18 febbraio 1886, ore 23,30.

L'ambassadeur d'Angleterre est venu me donner lecture du télégramme suivant: « Lord Rosebery désirerait etre informé si le Gouvernement italien est disposé à s'associer à une action ultérieure en Grèce, telle qu, par exemple, le blocus de la flotte grecque, dans le cas où la Grèce persisterait à ne faire aucun cas de la note des Puissances ». J'ai répoundu à sir J. Lumley que je ne trouvais pas la proposition de lord Rosebe,ry assez précise pour pouvoir, dès à présent, répondre que je m'y associais. En effet, supposant que l'action ulté

351 1 Cfr. n. 345.

rieure, à laquelle on nous convie, soit le blocus de la flotte grecque que lord Rosebery indique comme exemple, il est plus probable que cette flotte, qui à l'heure qu'il est sait déjà par les journaux ce que la menace, n'attende pas le blocus et se porte tantòt d'un còté tantòt d'un autre, se disperse mème. Que ferions nous en ce cas? Courerions-nous sus aux bàtiments grecs isolés ou réunis, pour les capturer ou les couler? Mais de quel droit? J'ai accédé immédiatement à la démonstration navale, en ajoutant, dès le premier moment, qu'eHe devai:t s'effectuer dans les eaux de la Crète, car, de la sorte, son but d'empècher toute hostilité contre la Turquie et partant aussi un éventuel choc entre les escadres grecques et turques, était bien marqué. Mais, qu'avant de m'associer à une action ayant un autre objectif, j'entends voir bien clair ce qu'il s'agirait de faire et quelles en seraient les dernières conséquences, parmis lesquelles je ne pourrais à moins de me préoccuper de celles qui auraient trait au roi de Grèce, lui-mème, si, par une action imprudente des escadres, une révolution venait à éclater en Grèce. Finalement j'ai dit que je ne savais puis pas voir la justice, la convenance d'une action navale énergique dirigée contre la Grèce, si, en mème temps la Serbie, qui en définitive est jusqu'ici le seul des petits Etats balkaniques qui a troublé la paix et qui plus que tout autre menace de la troubler nouvellement, n'était pas mise à la raison par l'Autriche, qui n'aurait, pour cela faire, qu'à lui retirer décidément son appui év·entuel.

350 2 T. 295 del 16 febbraio, non pubblicatr

353

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 344. Londra, 19 febbraio 1886, ore 22,32 (per. ore 0,50 del 20).

Se référant à la réponse donnée hier par V.E. à sir J. Savile Lumleyl, lord Rosebery vient de me prier de télégraphier ce qui suit: l) que l'exemple cité par V.E. de l'Autriche vis-à-vis de la Serbie, ne serait pas, à ses yeux, une raison pour l'inaction des Puissances à l'égard de la Grèce; en [premier]2 lieu, il m'a dit que Kalnoky aurait fait déclarer ici, de la manière la plus catégorique, que l'Autriche aurait usé de toute son influence pour contraindre la Serbie à désarmer et à conclure la paix et qu'il n'avait plus lieu de douter de la bonne foi de Kalnoky. En outre Rosebery m'a dit, très-confidentiellement, que l'Angleterre était très-opposée à ce que l'Autriche employe la force vis-à-vis de la Serbie, vu que le résultat, c'est-à-dire une occupation autrichienne du territoire serbe, amènerait, sans nul doute, l'occupation de la Bulgarie par une autre Puissance. 2) En réponse à la demande de V.E. de préciser ses propositions, lord Rosebery dit qu'il propose de bloquer la flotte grecque dans la baie de Salamina. Il croit que cette flotte n'a jusqu'ici soupçon de ce projet, et que si elle se porte tantòt d'un còté, tantòt de l'autre, elle reviendra à Salamina,

où l'an serait presque sùr de la retrouver. Et qui pourrait dire, m'a-t-il fait remarquer, si dans le cas où la flotte greque en eùt des soupçons, elle ne serait pas bien aise de se faire bloquer? Mais, meme admis qu'elle se rende dans une autre baie ou port, rien ne serait plus facile que de la bloquer à l'endroit oiì elle se trouverait. 3) Quant à savoir ce qu'il s'agit de faire, Sa Seigneurie m'a chargé d'expliquer bien clairement à V.E. qu'il n'est pas question d'un blocus offensif, mais d'un blocus défensif, qu'il n'a. pas l'intention de proposer aux Puissances un autre Navarrino, et que les navires anglais ne recevraient pas instructions de attaquer la flotte grecque, que dans le cas qu'elle tente de forcer le blocus. 4) Le point sur lequel lord Rosebery a mis plus d'insistance, était l'importance à ce que toutes les Puissances fussent d'accord. Il m'a répété à plusieures reprises que le prince de Bismarck partageait entièrement son avis d'une action [ultérieure]2, et approuvait son projet de blocus: comme preuve, il m'a dit que le Cabinet de Berlin avait donné instructions à l'ambassadeur d'Allemagne à Rome, d'appuyer auprès de V.E. les démarches de sir J. S. Lumley. Mon impression est que lord Rosebery est décidé à une action énergique. Aussitòt après mon entrevue avec lord Rosebery, Sa Seigneurie a fait mander le comte Hatzfeldt.

353 1 Cfr. n. 352. 2 Le integrazloni sono state effettuate sulla base del testo contenuto nei registri del telegrammi dell'ambasciata di Londra.

354

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4126. Berlino, 19 febbraio 1886 (per. il 23).

Dans une visite que je viens de faire au Département impérial des affaires étrangères, j'apprends l'inexactitude de la nouvelle qui m'avait été donnée hier soir par le sous-secrétaire d'Etat. Il s'agissait de l'adhésion autrichienne, et non de la nòtre, à la dernière proposition britannique au sujet du blocus de la flotte grecque. Dès ce matin, au reste, le télégramme de V.E. expédié dans la nuit du 18 au 191 ne laissait subsister aucun doute sur la méprise involontairement commise par le comte de Bismarck. De mon còté, j'ai cru

devoir rectifier l'erreur en parlant en termes généraux des motifs de votre réponse dilatoire. Le baron de Holstein, non sans me laisser lire dans le jeu de sa physionomie un certain étonnement, se réservait de rétablir la vérité sur ce point.

Il faut espérer que le Cabinet de Londres, en suite des observations de

V.E. s'expliquera d'une manière plus précise. En attendant, au point où en sont les choses, en présence de l'assentiment déjà acquis de l'Allemagne et de l'Autriche, assentiment énoncé sans hésitation, et d'une attitude plus décidée de la Russie, qui voudrait marquer un certain bon vouloir, au moins appa

354 ' T. 177 con il quale si trasmette il T. 174, cfr. n. 352.

rent, à l'égard de la Turquie pour ne pas se laisser trop distancer par l'Angleterre, j'ai le sentiment que si notre concours naval, sur lequel on comptait, faisait défaut et n'eut en quelque sorte qu'un caractère décoratif, l'impression serait très-défavorable. L'Angleterre, l'Autriche et l'Allemagne n'iraient pas r:noins de l'avant dans les opérations pour paralyser l'action de la flotte hellénique; mais l'ltalie aurait l'air de rester en panne, lorsque rien ne le laissait présumer. Telle était la situation, lorsque la frégate cuirassée « Friedrich Karl » appareillait de Kiel pour se rendre à la baie de Suda, avec l'ordre formel de ne se preter à aucun ròle qui ressemblerait à celui joué, il y a quelques années, sur la scène de Dulcigno. Si on devait en venir là, mieux eut valu nous abstenir d'envoyer des navires de guerre dans les eaux de la Grèce.

Il me semble que le droit de chercher, meme par l'emploi éventuel de la force, à piacer cet Etat dans une voie conforme aux notes et avertissements des Puissances, correspond au devoir de celles-ci de sauvegarder à tout prix la paix de la Europe. D'ailleurs, une proposition émanée d'un Ministère présidé par M. Gladstone ne donnerait guère lieu à supposer qu'elle dépassera dans son application la mesure strictement nécessaire en vue de la conservation de la paix.

En dépit de certains courants enclins à soutenir le principe des nationalités partout où il se trouve engagé, l'Italie, lors meme qu'elle se soit constituée en vertu de ce principe, n'est pas appelée à le défendre, par vocation, chez autrui. Dans nos luttes, n'avons-nous pas rencontré ou l'indifférence ou des appuis rien moins que désintéressés? Au reste, la péninsule des Balkans ne renferme qu'une marqueterie de races les plus mélangées. Bien habile celui qui réussirait à en opérer le triage! Ces petits Etats eux-memes n'osent invoquer le principe national. Ils se bornent à réclamer un certain équilibre de répartitions territoriales. Quant à la Grèce nommément, elle déclare des aspirations qui reposent principalement sur une prétendue supériorité à l'égard de populations, où l'élément hellénique se rencontre clairsemé. Mais, si grande que soit l'envergure de son ambition, il lui faudra un siècle avant d'etre à la hauteur de sa mission, si tant est qu'elle y parvienne. Quels bénéfices pourrionsnous nous promettre des sympathies de telle ou telle autre peuplade qui s'agite aujourd'hui dans la péninsule balkanique, et cela au risque de nous aliéner les adversaires? Le maintien de la paix et de l'entente avec les deux Empires et l'Angleterre ne pèse-t-il pas davantage dans les plateaux de la balance? Et quant au roi Georges, sa cause est compromise d'une manière presque irréparable; mais ne courrait-il pas de plus grands périls s'il cédait sans qu'une manifestation sérieuse et imposante des escadres étrangères jetat une douche glacée sur l es f oli es populaires pour l es ramener à la raison?

Je n'ai pas besoin d'ajouter qu'une retraite de l'Italie serait des plus facheuses, non seulement pour les intérets véritables de la Grèce et de la conservation de la paix, mais aussi pour nos rapports avec les Cours du nord, et notamment avec le Cabinet de Berlin, auprès desquels nous avons très-visiblement gagné du terrain depuis l'entrée de V. E. au Ministère.

Je me suis abstenu de vous télégraphier, M. le Ministre, que le Cabinet de Berlin, ainsi que celui de Vienne, acquiescaient à la proposition de lord Rosebery, parce que je savais par le comte de Bismarck que M. de KeudeU avait été chargé par télégramme de vous en informer et d'appuyer en mème temps cette proposition auprès du Gouvernement du roi.

Il me tarde de connaitre la résolution définitive de V. E.

En me référant à mon télégramme de ce soir2 , •••

355

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 113. Monaco di Baviera, 19 febbraio 1886 (per. il 22).

Fui ieri al solito ricevimento ebdomadario del signor ministro degli affari esteri, e siccome venni introdotto appena che n'era uscito il nunzio apostolico il discorso cadde naturalmente sulle proposte recentemente presentate dal Gabinetto di Berlino alla Camera dei signori in favore del clero cattolico.

Monsignor di Pietro, mi disse S. E. il ministro, non erasi mostrato del tutto soddisfatto di tali proposte. Egli le considerava come un semplice acconto, come un passo innanzi verso nuove concessioni future.

Risposi che probabilmente la Santa Sede aspira alla abolizione totale delle famose leggi restrittive di maggio. Al che replicò subito H signor barone di Crailsheim di rimbalzo: «Certamente, ma quando avrà ottenuto l'abolizione di tutte le leggi di maggio essa si guarderà bene dal dichiararsene soddisfatta. È suo costume inveterato di avere sempre qualche cosa da chiedere'>.

Essendo il nunzio apostolico accreditato presso questa Reale Corte il solo rappresentante uffiziale della Curia pontificia in tutta la Germania, il parere da lui espresso sul valore delle recenti proposte prussiane a favore del clero cattolico mi è parso lì avere un certo peso; ed ho quindi stimato mio debito di renderne edotta l'E. V.

356

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 185. Roma, 20 febbraio 1886, ore 15.

Pour une question aussi grave que la proposition anglaise, je n'entends pas m'associer à un accord convenu entre Berlin et Londres sans la discuter aussi de mon còté. Je suis pret à m'associer à une action énergique, vis-à-vis de la Grèce, mais encore faut-il qu'elle soit pratique: or, le blocus proposé n'est pas pratique, car les grecs en ont connaissance depuis plusieurs jours. Ils l'éviteront donc en se dispersant et nous ferions une sotte figure. C'est là ma manière de voir et je n'entends pas qu'un Gabinet étranger, pas plus celui de Berlin qu'un autre, s'imagine m'imposer la sienne.

354 z T. 343, non pubblicato.

357

IL GENERALE POZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT 1

T. 354. Suakin, 21 febbraio 1886, ore 14 (per. ore 14,55).

Ricevuto telegramma 172• Apprezzamenti lettera a re Menelik, dovuti influenze estere forse francesi, greche, sono antichi. Non corrispondono situazione attuale. Cito ottima accoglienza fatta a Nerazzini, dichiarazione ras Alula circa S. M. il Re, frequente invio preti abissini a Massaua, continuo scambio lettere amichevoli, desiderio accertato di ricevere missione italiana. Travasi qui soldato abissino incaricato accompagnarmi. Missione aspettasi al confine. Re Giovanni forse crederebbesi burlato soverchio ritardo. Capitano inglese insiste partenza. Lettere Antonelli possono essere anche antico sintomo politica re Giovanni verso re Menelik. Loro accordo dicesi oggi completo. Insisto per domandare autorizzazione partire, quando io giudichi prudente, utile farlo. Bastimento aspetta risposta Suakim.

358

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI

D. 1098. Roma, 21 febbraio 1886.

Col pregiato rapporto in data del 14 corrente\ V. S. riassumendo i telegrammi, ch'ella m'inviava il 6 e 1'8 febbraio, per riferirmi ciò che l'ambasciatore di Francia aveva comunicato al Foreign Office, intorno alle pratiche fatte dal ministro degli Stati Uniti d'America a Parigi sulla nostra vertenza colla Colombia e la proposta d'arbitrato per comporla, ella aggiunge avere il Governo inglese ricevuto il giorno 12 dal signor Phelps, ministro d'America in Londra, comunicazione analoga, a cui non era stato ancora risposto dal Gabinetto di Londra.

Ora, secondo le indicazioni forniteci da Washington e da Parigi dovremmo ritenere non si tratti già d'uffici fatti per istruzione del Gabinetto federale, ma di iniziativa dei rispettivi ministri a Parigi e a Londra dovute alle insistenze dei rappresentanti colombiani. Gioverebbe che questo punto fosse ben chiarito e a raggiungere questo scopo ella dovrebbe accortamente informarsene presso lo stesso signor Phelps.

Ella poi voglia farmi conoscere, con la possibile sollecitudine, il risultato delle sue indagini.

2 T. 162, del quale si pubblica il seguente brano: « ... malgré vos télégrammes, le Gouvernement hésite à faire partir la mission, vu les par trop graves conséquences qu'aurait pour le Pays le mauvais accuell qui pourrait lui ètre fait par le négus ».

24 -Documenti Diplomatici -Serie Il -Vol. XIX

357 1 Ed. in L'Italia in Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 228.

358 l R. confidenziale 271/1051, non pubblicato.

359

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4127. Berlino, 21 febbraio 1886 (per. il 25).

Je remercie V. E. des deux télégrammes de la nuit dernière1 m'informant des explications fournies par le Cabinet britannique, en suite desquelles l'ordre allait etre expédié à l'amiral Martini de coopérer avec les autres escadres au blocus de la flotte grecque. Vous me communiquiez en meme temps les instructions tracées à cet amiral.

Des motifs de circonspection et de prudence dictaient à V. E. une attitude expectante, tant que le Gouvernement anglais ne se serait pas expliqué d'une manière plus précise sur sa proposition, lors meme qu'elle eut déjà rencontré l'assentiment de l'Allemagne et de l'Autriche. Il n'était pas moins de mon devoir de ne laisser subsister aucun doute sur la facheuse impressions qui n'aurait pas manqué de se manifester, si le Gouvernement du roi n'eut pas jugé à propos de s'associer à l'action des autres Puissances représentées par leurs pavillons dans la mer Egée. Je me souvenais du discours prononcé par V.E. à la Chambre des députés (séance du 23 janvier) dans lequel vous indiquiez le double but de notre politique étrangère en présence de la crise actuelle: écarter ou du moins éloigner la cause d'une conflagration européenne, et agir en sorte, dans le cas où les efforts échoueraient, pour que notre position dans le concert des Puissances fiìt de nature à nous offrir à certains égards quelque solide garantie en vue d'une sauvegarde efficace de nos intérets. Rien ne prouve encore que l'intervention des escadres, sous une forme mitigée, amène le Gouvernement hellénique à prendre de meilleures allures. Ce n'est pas moins, quelles que soient les difficultés pratiques, une tentative à faire pour prévenir, si possible, une attaque par vaie de mer contre les tures, agression qui les déciderait à marcher droit sur Athènes, au risque d'allumer un incendie, lequel se propagerait dans toute la péninsule des Balkans.

Si toutefois cette éventualité surgissait, si par une insigne folie les grecs, se voyant bloqués sur mer, opéraient une diversion sur terre au delà de leurs frontières vers le nord, et qu'il s'en suivit une lutte de compétitions entre les Grandes Puissances rivales, quelle aurait été notre position vis-à-vis de l'Angleterre, de l'Allemagne, de l'Autriche et de la Russie, dans le cas où nous les aurlons indisposées en faisant bande à part dans l'action maritime actuelle? Nous serions restés isolés, ou cote à cote avec la France, ce qui aurait constitué un péril de plus. Je me rappelais également 1878. Nous prenions part à un Congrès, sans avoir préparé le terrain, malgré tous mes conseils. Nous nous étions réservé notre liberté d'action. Nous avions meme décliné des ouvertures de l'Angleterre pour

une action commune pour des intérèts en jeu vers le Bosphore. Les ròles étaient distribués d'avance au Congrès, sans que les plénipotentiaires italiens fussent à mème, en ces conjonctures, de les changer. Une situation semblable ne saurait se répéter sans de graves dommages; et si des complications devenaiet inévitables, contrairement aux efforts de la diplomatie, l'Italie, en continuant comme aujourd'hui à inspirer confiance à ses amis et alliés s'assurerait une meilleure place qu'en 1878.

Aujourd'hui, dimanche, les bureaux du Ministère étant fermés, je n'ai pu notifier notre acceptation de la proposition anglaise; mais j'apprends en voie indirecte que M. de Keudell vient d'en informer son Gouvernement.

Le Cabinet de Berlin a également reçu dans la journée la nouvelle que l'entente s'est établie entre la Russie et l'Autriche relativement à l'accord turcobulgare. Ja n'ai pas besoin d'ajouter qu'il se montre très satisfait de cette entente.

En me référant à mon télégramme de cette après-midi2, ...

359 1 T. 186 con !l quale si trasmette il T. 344 cfr. n. 353; T. 187 pari data, non pubblicato.

360

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO DELL'AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, GRIMALDI

NOTA S.N. Roma, 22 febbraio 1886.

In risposta alla nota 20 febbraio n. 12367/3264\ mi pregio di sottoporre a

V.E. le seguenti considerazioni suggeritemi dalla lettura di un rapporto del r. console in Aden, pervenutomi coll'ultimo corriere2•

Le autorità di Aden adducono come motivo dell'ostacolo apposto alla partenza per l'Harar della spedizione diretta dal conte Porro la mancanza di sicurezza in quella regione ed i pericoli cui andrebbero incontro i componenti della spedizione medesima.

In tale stato di cose, la insistenza che fosse da noi adoperata per strappare alle autorità inglesi quel consenso che è negato peT motivi determinati implicherebbe appunto, da parte nostra, quella grave responsabilità che, a mio modo di vedere, il Governo del re non deve assumere, e che, per quanto mi riguarda, io non intendo accettare.

Gli offici che il r. console in Aden farà presso le autorità locali devono quindi essere subordinati alla condizione che esse cessino dal considerare come essenzialmente pericolosa la spedizione, ed il cavalier Bienenfeld ha istruzioni in tal senso.

359 2 T. 360 non pubblicato.360 1 Non pubblicata. Guicclardlni riteneva d'obbligo, per il Governo Italiano, l'intervento pressole autorità inglesi per vincere ogni opposizione alla spedizione Porro. 2 R. s.n. del 10 febbraio, non pubblicato. In realtà si tratta del vice console.

361

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2166. Roma, 22 febbraio 1886.

Col suo pregiato rapporto del 16 corrente1 , l'E.V. mi riferisce la conversazione da lei avuta, quel giorno stesso, col sotto-segretario di Stato, circa l'azione da esercitarsi a Belgrado per indurre quel Governo alla pronta conclusione della pace.

Il conte di Bismarck, pur riconoscendo l'utilità di fare al Governo del re Milano opportune osservazioni e rimostranze, non credeva opportuno di giungere fino alle minacce, le quali avrebbero dovuto essere appoggiate da una dimostrazione militaTe; opinava invece doversi impedire con ogni mezzo al Gabinetto di Atene di mandare ad effetto i suoi progetti di aggressione contro la Turchia.

Acciò, su questo importantissimo e delicato argomento non abbia a sussistere ombra di dubbio circa i veri intendimenti dell'Italia, stimo opportuno esprimerle ben chiaramente il nostro pensiero.

Noi riteniamo che a tTattenere la Serbia da inconsulte risoluzioni, e ad indurla ad una immediata conclusione della pace, non occorra affatto che il Gabinetto di Vienna enunci minacce, le quali, come giustamente ci si osserva, potrebbero impegnare la sua azione, ma basti che l'Austria-Ungheria le dichiari schiettamente e recisamente non poter essa fare, una seconda volta, assegnamento sulla sua intromissione, in caso di una nuova invasione bulgara nel Regno. Oggi ancora, noi persistiamo a pensare che, se il Governo imperiale terrà a Belgrado un linguaggio concepito nei termini su indicati, questo riuscirà di non dubbia e decisiva efficacia.

Presentandosele l'occasione, ella vorrà esprimersi in questo senso col conte di Bismarck.

362

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE E ALL'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE A SOFIA

T. 204. Roma, 24 febbraio 1886, ore 14,20.

Il me parait fort essentiel qu'on ne tarde pas à donner une forme positive à rentente qui s'est faite désormais entre les Cabinets, au sujet de l'accord

turco-bulgare. Je propose, à cet effet, le projet d'une déclaration collective que les représentants des Puissances à Constantinople remettraient à la Sublime Porte. Je transcris ci-après le texte de ce projet, qu'il faut compléter par l'insertion du texte de l'accord turco-bulgare, avec les modifications déjà convenues entre les Cabinets.

(Per Costantinopoli) Ceci est, en attendant, pour votre information. Je me réserve de vous télégraphier, en son temps, les instructions nécessaires. (Per le altre ambasciate) Veuillez soumettre ma proposition au Cabinet près duquel vous etes accrédité et télégraphiez sa réponse, le plus tot possible1•

(Per tutti) Voici le texte de la déclaration projetée: «Les Puissances acceptent, dès à présent, les dispositions contenues dans l'accord intervenu entre la Sublime Porte et la Bulgarie, modifié camme il apparait par le texte ci joint consentent à ce qu'il soit sous cette forme immédiatement promulgué. Les Puissances se réservent cependant de donner dans une Conférence qui devra se réunir à Berlin leur sanction formelle et définitive au dit acte, lorsqu'elles seront à meme de sanctionner, dans cette occasion, aussi le Statut révisé de la Roumélie ».

361 1 R. 4122, non pubblicato.

363

IL SEGRETARIO GENERALE DEL MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, INDUSTRIA E COMMERCIO, GUICCIARDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

NOTA RISERVATA URGENTE 3445. Roma, 24 febbraio 1886 1

Mi affretto a comunicare a V.E., con preghiera di restituzione, due lettere del capo della spedizione all'Harar2 , relative alle prime trattative corse fra lui ed il residente politico in Aden. Da esse V.E. potrà rilevare che le difficoltà incontrate dalla spedizione sono, come il sottoscritto supponeva, di carattere esclusivamente politico, e tali quindi che per rimuoverle occorre l'opera del Governo.

Lascio poi al savio apprezzamento di V.E. di giudicare se non sia opportuno cogliere questa occasione per presentare al Governo inglese la quistione in una forma più larga, e venire con esso ad accordi, in forza dei quali i nostri tentativi di espansione nel Paese dei somali non abbiano ad incontrare opposizioni nelle autorità inglesP.

• Non allegate.

s Con Nota s.n. del 26 febbraio, non pubblicata, di Robllant rispose che non riteneva le notizie tali da rendere necessaria la modifica delle istruzioni al vice console ad Aden.

362 l Per le risposte cfr. nn. 365. 367, 368, 369. Menabrea con T. 413 del 26 febbraio, non pubblicato, comunicava la disponibilità di Freycinet ad aderire &l progetto italiano se esso era accettato dalle altre Potenze.

363 l Manca l'indicazione della data di arrivo.

364

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 339/1080. Londra, 24 febbraio 1886 (per. il 1° marzo).

Oggi lord Rosebery chiese vedermi e m'interrogò sulla presente condizione della differenza fra l'Italia e la Colombia, premettendo che la nostra conversazione non avrebbe indole ufficiale ma privata. Diedi a Sua Signoria in risposta, un sunto delle dichiarazioni fatte dall'E.V. il 21 corrente nella Camera dei deputati, come si ricava dai nostri giornali.

Lord Rosebery mi disse che il Governo degli Stati Uniti d'America aveva proposto all'Inghilterra ed alla Francia di fare diligenze affinché l'Italia e la Colombia accettassero l'arbitrato della Spagna.

Chiesi a Sua Signoria schiarimenti sull'indole di quella proposta, e se l'Inghilterra e la Francia disegnavano di fare ufficii a Roma. Rispose che l'America non suggeriva ufficii diretti ma desiderava che l'Inghilterra e la Francia sollecitassero la Spagna a far diligenze a Roma ed a Bogotà. Soggiunse che non aveva alcuna intenzione d'ingerirsi in quella faccenda; che i suoi sentimenti per S.M. il Re d'Italia e per il Governo del re m'erano ben noti, ma che, per cagione di questi suoi sentimenti, non doveva tacermi che desiderava vedere quella differenza composta il più presto possibile, giacchè se gli Stati Uniti se ne mischiassero «ce serait une grosse attaire ~-(Sua Signoria mi disse quest'ultime parole in francese). La Colombia stessa, continuò, era ben !ungi dal desiderare l'intervento degli Stati Uniti.

Il nobile lord dichiarò quindi che questa comunicazione era destinata al conte di Robilant, personalmente, non al Governo del re, e mi chiese di scrivere immantinente all'E.V. una lettera particolare per informarla che il Governo inglese consigliava all'Italia di entrare in trattative dirette con la Colombia per giungere ad un accordo.

Risposi a Sua Signoria che il suo consiglio mi sembrava di difficile esecuzione atteso il modo di procedere della Colombia, di cui mi offersi di dargli particolareggiati schiarimenti. E soggiunsi che, poichè il tenore della nostra conversazione non era ufficiale ma privato, io toglieva licenza di fargli noto che non mi credevo in grado di assumere l'incarico di quella comunicazione.

In conseguenza di queste parole, lord Rosebery mi pregò di astenermi assolutamente di dare qualsiasi cenno all'E.V. di tutto ciò che egli m'aveva detto fin allora, ed in particolar modo delle proposte che erano state fatte all'Inghilterra ed alla Francia dal Governo degli Stati Uniti, e di restringermi a telegrafare all'E.V. ciò che segue; senza una parola di più o di meno.

«Lord Rosebery mi ha chiesto oggi confidenzialmente se io avessi informazioni circa le differenze fra l'Italia e la Colombia. Egli aveva udito dire che la Italia era entrata in negoziati diretti colla Colombia e sperava, per diverse ragioni, che ciò fosse, and he hopes tar various reasons that such is the case~.

Non è facile dire con che garbo e cortesia lord Rosebery mi chiese di fare all'E.V. quella partecipazione. Tranne qualche particolare di poco conto, ho avuto l'onore di telegrafare all'E.V. tutto ciò che precede1•

365

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 399. Berlino, 25 febbraio 1886, ore 17,34 (per. ore 20).

Le chancelier, auquel le sous-secrétaire d'Etat s'était empressé de soumettre le texte de votre projet de déclaration au sujet de l'accord turco-bulgare, me fait dire que, d'après des télégrammes parvenus à Berlin, hier au soir, aussi de Londres et de Pétersbourg, le Cabinet anglais a présenté au Gouvernement russe une proposition dans un sens analogue. M. de Giers a déjà fait savoir à Londres que, sauf une soustraction non essentielle, et qu'il se réservait d'indiquer, il n'avait pas d'objections à emettre. Le chancelier, en ce qui le concerne, accepterait l'une ou l'autre de ces propositions, camme répondant au but et à la situation, mais en présence des ouvertures faites par l'Angleterre et qui ont déjà rencontré un accueil favorable à Pétersbourg, il craindrait qu'une nouvelle formule, quelque parallèle qu'elle soit, n'amènerait retard ou hésitation. San Altesse, en rendant pleine justice à l'attitude et aux efforts de V.E. dans l'intérèt de la paix, espère que vous saurez apprécier sa manière de voir dans la circostance actuelle. Le sous-secrétaire d'Etait ajoutait que le chancelier ne serait guère partisan d'une conférence ultérieure à Berlin que vous proposez avec tant de courtoisie. Il estime que la préférence devrait ètre laissée à Constantinople.

366

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, PANSA

D. 2033. Roma, 25 febbraio 1886.

In seguito a scambio d'idee coi Gabinetti di Londra e di Vienna, il Gabinetto di Pietroburgo propone che il consentimento delle Potenze, circa l'accordo intervenuto tra il sultano e il principe di Bulgaria rispetto alla Rumelia orientale, sia consegnato in un protocollo che gli ambasciatori, a Costantinopoli, firmerebbero in apposita adunanza indetta dal loro decano. Tale protocollo metterebbe in sodo che le Potenze, a cui la Sublime Porta sottometterebbe l'ac

cordo turco-bulgaro, sono ad esso assenzienti. La Conferenza sarebbe convocata

più tardi, per consacrare il complesso dell'accordo stesso, allorquando questo

sarà completato mercé l'accettazione dello statuto riveduto per la Rumelia

orientale.

Questa è la sostanza di una comunicazione fattami, or ora, dall'ambasciatore

di Russia. Fattogli, a mia volta, notare che la proposta del suo Governo coincide

va sostanzialmente colla mia, gli risposi che non avevo difficoltà ad accettare,

invece della dichiarazione collettiva da me suggerita, un protocollo concepito in

termini identici a quelli del mio progetto di dichiarazione, e firmato dagli amba

sciatori, a Costantinopoli, o altrove, come meglio sembri conveniente. Aggiunsi

che, per la Conferenza, nella quale l'accordo sarebbe poi formalmente sancito,

mi parrebbe da preferirsi Berlino, dal momento che si dovrebbe per lo appunto

introdurre alcuna modificazione al trattato del 1878.

Di quanto precede ebbi cura di porgerle un cenno telegrafico1 che qui

confermo

364 1 T. 394 del 25 febbraio, non pubblicato.

367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE E ALL'AGENZIA E CONSOLATO GENERALE A SOFIA

T. 217. Roma, 26 febbraio 1886, ore 1,25.

L'ambassadeur de Russie me communique un télégramme circulaire de

M. de Giers par lequel celui-ci déclare aux Cabinets qu'il accepte mon projet de déclaration collective concernant l'accord turco-bulgare. Le télégramme de

M. de Giers termine textuellement ainsi: «Nous adhérons, pour notre part, à ce mode de procéder rational et pratique ~.

368

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 43. Vienna, 26 febbraio 1886 (per. il 28).

Fo seguito al mio dispaccio d'oggi n. 41 di serie politica1•

Dopoché io scrissi all'E. V. quel dispaccio, ricevetti dal conte Kalnoky un biglietto, col quale S. E. m'informa d'aver avuto dal principe Lobanoff comunicazione d'un telegramma del signor de Giers, annunziante che il Gabinetto di Pietroburgo dà la sua approvazione al di lei progetto di dichiarazione. Il

conte Kalnoky mi dichiara, in conseguenza, che rimane inteso ch'esso pure accetta il di lei progetto, come m'aveva, del resto, già detto questa mattina.

S. E. m'esprime poi la speranza che gli altri Gabinetti l'accetteranno egualmente, e che così non avremo più ad occuparci della redazione di questa dichiarazione, ch'egli considera come importante ed utile.

Ho informato di ciò l'E. V. con telegramma spedito oggi stesso.2

366 1 T. 215 del 25 febbraio, non pubblicato.

368 l Non pubblicato. Nigra comunicava che Kalnoky era disposto ad approvare sia il progetto russo che l'italiano che trovava In sostanza equivalenti.

369

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 419/909. Londra, 27 febbraio 1886, ore 2,50 {per. ore 7,45).

J'ai donné communication à lord Rosebery du projet de déclaration collective suggerée par V. E., concernant l'accord turco-bulgare. Sa Seigneurie m'a remercié et m'a dit avoir reçu le télégramme circulaire du Gouvernement russe acceptant cette proposition. Lord Rosebery ne m'as pas caché qu'il préfère son propre projet, à savoir, qu'il état opportun de signer l'accord immédiatement et réserver la question du statut organique à un arrangement ultérieur. Il espère encore que son projet soit accepté, mais si les Puissances préféreraient celui de V.E., lord Rosebery proposerait l'amendement suivant, savoir: ajouter après les mots «immédiatement promulgé :. les mots «et mis en vigueur :.. Quant au choix du lieu où la Conférence finale devra se réunir, Sa Seigneurie m'a dit qu'il avait, lui aussi, choisi Berlin; toutefois il était d'avis que, si la Porte en faisait question d'amour propre, il faudrait accepter Constantinople, car il serait à désirer que les susceptibilités du sultan fussent menagées. La Turquie ayant fait beaucoup de sacrifices, on devrait lui concéder ce point.

370

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A BUENOS AIRES, COVA

D. 128. Roma, 27 febbraio 1886.

Il ministro della Repubblica argentina venne, in questi giorni, a manifestarmi il dubbio che il tenore di talune fra le dichiarazioni da me fatte alla Camera nella seduta del 20 di questo mese, in occasione di interrogazione rivoltami circa la presente nostra controversia colla Repubblica di Colombia, potesse suscitare non favorevole impressione presso il suo Governo, e presso la pubblica opinione nel suo Paese. Il signor Del Viso desiderava che il nostro colloquio potesse procurargli il modo e la opportunità di ben chiarire, mercé il

suo carteggio, il mio preciso pensiero; così che siena preservati da ogni ombra gli amichevoli rapporti esistenti tra i due Stati.

Assai volentieri aderii al desiderio del ministro argentino, riferendomi al testo officiale del mio discorso. Mia intenzione fu, sopra ogni altra cosa, di infondere nella Camera, nel Paese, e nei connazionali nostri, ospiti delle repubbliche americane, il convincimento che gli interessi di quelle industri ed operose nostre colonie sono, da parte nostra, oggetto della più viva e costante sollecitudine. Ragionando in termini astratti, non potevo escludere assolutamente l'adozione eventuale di provvedimenti eccedenti la sfera puramente diplomatica; però ebbi cura di dichiarare il fermo mio proposito di non ricorrere all'ultima ratio se non in caso di necessità assoluta, e la speranza che con gli officii diplomatici tutte le questioni varie possano soddisfacentemente comporsi. Né, d'altra parte, potevo nascondere il fatto pubblico e notorio delle controversie effettivamente pendenti tra l'Italia e parecchie repubbliche sud-americane; la quale circostanza spiega la riserva, che io feci, d'una decisione ulteriore circa il modo di iniziare, eventualmente, una azione più energica e risoluta.

Questo fu, nella Camera, il mio linguaggio; il quale, se a taluno ha potuto sembrare insolitamente energico e fermo, certo però non può considerarsi come meno riguardoso verso le repubbliche sud-americane, od implicante minaccie, che furono e sono interamente estranee ai miei divisamenti.

Il signor Del Viso mostrò di apprezzare queste schiette e leali mie dichiarazioni e ne informò tosto il suo Governo. Nondimeno desidero che la S.V. ne abbia del pari positiva conoscenza, sia per la sua personale informazione, sia per essere in grado di tenere, se occorre, identico linguaggio in ogni opportuna occasione.

368 2 T. 414, non pubblicato.

371

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 348/1084. Londra, 27 febbraio 1886 (per. il 4 marzo).

Col telegramma del 26 di questo mese1 e col dispaccio del 21, (1098 serie politica)2 l'E. V. mi fece l'onore d'informarmi che, secondo indicazioni ricevute, il Governo degli Stati Uniti non si era ingerito, né aveva intenzione di ingerirsi, nelle nostre differenze colla Colombia; e che delle pratiche fatte in Londra ed in Parigi erano stati forse iniziatori i ministri americani in quelle città.

Queste indicazioni, pervenute all'E. V. da Parigi e da Washington non concordano con le cose dettemi da lord Rosebery il 24 corrente, (rapporto di quest'ambasciata dello stesso giorno)3• Sua Signoria, nel modo più chiaro e più esplicito, mi dichiarò, più volte, che si trattava di pratiche fatte a Londra

371 ' T. 210 in realtà del 25 febbraio, non pubblicato.

2 Cfr. n. 358.

3 Cfr. n. 364.

dal Governo americano, non già di pratiche personali del ministro degli Stati Uniti e mostrò dare a quegli uffici un peso solito a darsi a cose di rilievo, e non giustificato se si trattasse di pareri e di consigli del signor Phelps.

Oltre a ciò, com'ebbi l'onore di referire all'E. V. col mio rapporto del 14 dì questo mese4, le prime comunicazioni su quell'argomento fatte dal signor Phelps al Foreign Office non furono verbali ma in iscritto e le ultime frasi dì esse sono press'a poco del tenore seguente:

Il Governo di Washington non potrebbe rimanere indifferente all'intervento di uno Stato europeo in Colombia..

Non avendo facoltà, per chiarire la cosa, di dirigermi al Foreign Office dal quale si potrebbe forse ottenere, in modo strettamente confidenziale, copia delle comunicazioni del signor Phelps, mi rivolsi ieri direttamente a quest'ultimo secondo l'incarico datomi dall'E. V. nel suo dispaccio summenzionato.

Mi recai dal signor Phelps sotto colore di compiere ai reiterati inviti da lui fattami da più settimane; e condussi il discorso sulle cose che formano argomento del presente rapporto.

S. E. mi rispose, press'a poco, ciò che segue:

« Le informazioni che ella chiede non hanno in sé stesse alcuna indole confidenziale né segreta; né ho fatto mistero alcuno delle istruzioni che ho ricevuto dal mio Governo. I fatti sono i seguenti:

Il Governo degli Stati Uniti, essendo stato informato che la Spagna aveva offerto la sua mediazione per comporre le differenze fra l'Italia e la Colombia, ha dato istruzioni ai suoi rappresentanti in Parigi ed in Londra di manifestare la viva speranza che la mediazione della Spagna sia accettata dalle due parti in litigio. Non ho ancora ricevuto ia risposta del Foreign Office che mi farà mestieri sollecitare».

Questa dichiarazione fu fatta con tale chiarezza da non lasciare alcun dubbio. Cionondimeno, poiché il giro della conversazione me ne diede agio, gli chiesi e due e tre volte se egli si fosse fatto iniziatore di quelle pratiche, per amore del principio astratto dell'arbitrato, o se ne avesse avuto ordine dal suo Governo. Il signor Phelps ripeté che egli non avrebbe fatto alcun passo senza ordine esplicito del suo Governo; e che il suo Governo gli aveva dato incarico di dirigersi in quella congiuntura al Governo della regina.

In conseguenza di queste dichiarazioni, ebbi l'onore di telegrafare all'E. V.5 , le cose principali dettemi dal signor Phelps e la mia opinione che non vi fosse dubbio alcuno che il Governo degli Stati Uniti aveva dato istruzioni ai suoi rappresentanti in Londra ed in Parigi di fare le pratiche sopra accennate.

Posso naturalmente errare in ciò, ma non rimane, a mio credere, che una sola ipotesi per conciliare le notizie che l'E. V. ha ricevuto da Parigi e da Washington con quelle che ella riceve da Londra.

Questa ipotesi è che i ministri americani in Parigi ed in Londra ad istigazione del noto signor Carlo Holguin, (ministro di Colombia in Inghilterra, in Francia ed in !spagna), abbino preso le mosse di sollecitare essi medesimi dal loro Governo quelle istruzioni che hanno in seguito ricevuto.

371 • Cfr. n. 358, nota l. 5 T. 409 del 26 febbraio, non pubblicato.

372

IL GENERALE POZZOLINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 433 Aden, 1° marzo 1886, ore 11,10 (per. ore 10,45) 1

Rispondo telegramma 222• Ultime notizie dicono re Johannes tuttora Borumieda. Ho mandato Nerazzini Asmara accertarsi ove travasi re Johannes, ove probabile incontrarlo. Riserbomi telegrafare. Capitano inglese telegrafa ritardo suo Governo. Credo molto conveniente condotta austera ordinatami; però Abissinia conducesi con noi come fece con Germania, Inghilterra, analoghe circostanze. Spedii 9 corrente schema tratta3 ; confido spariranno dubbi relativi limite miei poteri, contenuti lettera reale al re Johannes4, non citata suo dispaccio.

373

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA

T. 234. Roma, 2 marzo 1886, ore 15,45.

Le Cabinet de Londres, ayant accepté le projet que j'ai formulé relativement à l'accord turco-bulgare, exprime le désir qu'au lieu d'une déclaration on en fasse unprotocole, bien entendu, sans aucun changement dans les termes. Si ceci peut amener le prompt et complet accord entre les Puissances, je n'ai rien contre l'acceptation de cette proposition, que j'ai fait mienne, et je donne ordre à notre chargé d'affaires à Constantinople de signer le protocole en question, aussitòt que tous les représentants des Grandes Puissances seront munis d'instructions analogues. Je n'ai également rien à objecter à ce que, comme la Porte le désire, la Conférence finale se réunisse à Constantinople au lieu de Berlin si tous les autres Cabinets sont d'accord. A ce sujet aussi, notre chargé d'affaires à Constantinople a l'ordre de s'associer à ses collègues qui ont les meme instructions. Veuillez faire immédiatement part de ce qui précède au ministre des affaires étrangères.

2 Con T. 196, non pubblicato, di Robilant chiedeva dove si trovasse il negus.

a Cfr. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 218-222.

• lvi, pp. 188-189 (sulla missione e lo scopo).

372 1 Sic. Le date dei telegrammi da Aden recano spesso qualche imprecisione.

374

IL GENERALE POZZOLINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 30. Massaua, 3 marzo 1886 (per. il 22).

Confermo il telegramma d'oggP. Il tenore dell'ultimo telegramma dell'E.V. del dì 22 febbraio2 al quale rispondeva telegraficamente3 e per lettera il di 264, mi lascia intravedere che il ritardo frapposto alla partenza della missione possa in certa eventualità cambiarsi in una proroga indefinita. Sebbene ignori le cause, forse multiple, che possono aver indotto l'E.V. ad entrare in questo nuovo ordine d'idee. credo mio debito sottoporle per quel conto che crederà farne alcune mie considerazioni.

Tralascio in modo assoluto di considerare l'effetto che questa determinazione può avere all'estero ed in Italia, perché i miei apprezzamenti non avrebbero certo un gran valore, lontano come sono dai centri civili. Esaminerò soltanto quali sarebbero, a parer mio, le conseguenze probabili nei nostri rapporti coll'Abissinia, se la missione ritornasse senz'altro in Italia.

E prima di tutto mi è necessario avvertire che se una delle cause che consigliarono il ritardo, ed ora inducono a rimandare ad altro tempo la partenza della missione, fu quella di mancanza di riguardi verso di noi, sia nelle forme con cui fu accolto l'avviso che la missione era qua, sia nella corrispondenza dei giorni scorsi con la quale si aspettava ora appunto a sollevare questioni che la missione doveva risolvere, sia finalmente nelle scorrerie ai confini del nostro possesso, credo potere assicurare che tutti questi argomenti buoni e di gran peso per una Potenza europea non hanno qui nessun valore: sempre e con tutte le Potenze così si son condotti. Son certo che con tutto ciò le autorità abissine non han creduto di usarci il menomo sgarbo e fondo questa mia convinzione sull'insieme della corrispondenza scambiata in questo tempo con noi, sulle relazioni, sulle informazioni le più svariate, sugli apprezzamenti del dottor Nerazzini che ebbe contatti con ras Alula e del quale ritornò entusiasta.

Ciò ammesso, se gli abissini non potranno trovare, a loro modo di vedere, nella loro condotta nulla che giustifichi il non andare dell'annunziata missione italiana, reputeranno ciò dovuto ad un cambiamento avvenuto in noi verso di loro, riterranno che altri propositi differenti da quelli che gli italiani hanno avuto fin qui, siano oggi da noi nutriti; e poiché dopo lungo esitare, dopo lunghe diffidenze, erano giunti a persuadersi che noi volevamo essere in pace con loro, crederanno che il nostro cambiamento non può essere che la guerra. Qui in Africa sono sole queste due alternative che si offrono.

Forse una prova di questa mia opinione si ha nel fatto che ras Alula conserva ora all'Asmara capi e truppe più che all'ordinario e senza che sia annunziata nessuna nuova spedizione a scopo di razzia, truppe la cui riunione può essere l'effetto di un creduto cambiamento nella nostra condotta a loro riguardo.

• -Cfr. n. 372, nota 2. 3 Cfr. n. 372. • -R. 28 del 26 febbraio, non pubblicato.

In questo ordine d'idee parmi che il non andare della m1sswne in Abissinia sarebbe là apprezzato più che come una lezione di convenienza internazionale o un atto di dignità per parte nostra, come un segno di progetti ostili verso di loro ed una mancanza di buona fede, non mantenendo una parola data.

Ora io credo che questo sarebbe un pessimo risultato il quale in un avvenire più o meno prossimo, ci potrebbe condurre a veri disastri. L'immenso prestigio che ci circonda e che attrae verso di noi i più restii ad accettare un'influenza straniera, sarebbe fortemente scosso il giorno in cui la nostra buona fede, la nostra onestà potesse esser messa in dubbio. Vale molto meglio per me che la missione vada e non riesca a nulla d'importante in scritto, cosa che credo oggi assolutamente improbabile, piuttosto che non vada dopo essere stata annunziata.

É nostro supremo interesse svolgere con gli abissini come con tutti i vari popoli che circondano Massaua, le relazioni più frequenti e continue possibili, è solo col contatto che noi, senza uso delle armi, senza spreco di denari potremo mantenere ed aumentare quella benefica influenza che già esercitiamo su questi popoli barbari o pseudo-civili. Se la missione non va, per lungo tempo questi contatti si interrompono.

P. S. Era già scritto il presente rapporto quando è giunto un corriere dall'Asmara con una lettera del dottor Nerazzini. Ne trasmetto senz'altro una copia a V.E.5

374 1 T. 501 del 6 marzo (spedito da Massaua il 4), non pubblicato.

375

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

D. 57. Roma, 4 marzo 1886.

Ieri mi è occorso coll'ambasciatore d'Austria-Ungheria un incidente del quale mi preme di porgerle notizia.

Il conte Ludolf, dopo avermi parlato degli affari d'Oriente, fece l'atto di consegnarmi un certo suo promemoria, sul quale, a mia volta, potei appena gettare una rapida occhiata.. Erano riassunte, in codesto documento, informazioni varie circa una recrudescenza del movimento irredentista, e circa apprezzamenti che da comitati irredentisti si starebbero facendo.

La recrudescenza sarebbe stata determinata dalla previsione, sorta parecchie settimane or sono, che, per effetto delle contingenze orientali, l'AustriaUngheria potesse essere condotta ad intraprendere una campagna nella direzione di Salonicco; ipotesi, questa, che si stimerebbe propizia alla attuazione dei disegni irredentisiti.

Al riattivato lavorio p:r:esiederebbe il Matteo Renato Imbriani, mentre a Napoli opererebbe il Bovio, il Salmone a Roma, ecc, ecc. Il documento, che l'ambasciatore voleva comunicarmi, aveva manifestamente tutti i caratteri d'un vero e proprio rapporto di polizia. Ond'io non esitai

374 ' Non pubblicata.

a dire al conte Ludolf che io non potevo accertarlo, e gli aggiunsi anche schiettamente le ragioni del mio rifiuto. Che governi amici si comunichino reciprocamente quanto giovi, nell'interesse sociale, a meglio tutelare la pubblica sicurezza, è cosa che ben si comprende; noi abbiamo sempre praticato così. Ma, quando si tratti di polizia politica, di quella cioè che si riferisce alla incolumità dello Stato, e alla preservazione degli obblighi internazionali, ciascuno Stato ha il dovere ed anche il diritto di provvedere da sé e senza l'altrui intromissione.

Così, nel caso concreto, io non potevo dubitare della vigilanza e della diligenza della nostra autorità politica, né potevo ammettere che all'azione sua si aggiungesse, anche solo a titolo d'informazione, l'opera di agenti stranieri. E, poiché il conte Ludolf invocava il precedente di consimili comunicazioni, in addietro accettate, gli dissi francamente codesto essere il mio sistema, ed essere io ben risoluto a non dipartirmene.

Tali furono le mie parole, che mi parvero produrre sopra l'animo del conte Ludolf una certa impressione.

Ne riferirà probabilmente a Vienna.

Se il conte Kalnoky ne facesse cenno a V.E., la pregherei di tenergli linguaggio fermo e preciso.

Dopo di che, non ho altro da aggiungere, parlando a lei, non ho bisogno di ripetere che, rispetto alle mene irredentiste, sapremo sempre fare il nostro dovere senza che occorra altro incitamento all'infuori della coscienza che così vuole l'interesse del Paese.

376

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4138. Berlino, 4 marzo 1886 (per. l' 8).

Mon collègue de France en invoquant l'article 20 du Traité de Berlin, et l'article 197 du statut organique de la Roumélie orientale, a déclaré ici par écrit que son Gouvernement ne pourrait sanctionner l'accord turco-bulgare avant d'avoir reçu des assurances, des «apaisements » contre l'étabilissement d'une ligne de àouanes entre la Roumelie et l'Empire ottoman.

Le baron de Holstein, en m'en donnant avis aujourd'hui, ajoute que tout en reconnaissant le bien fondé de cette réclamation, le Cabinet de Berlin en conteste l'opportunité. Il ne saurait, en ce qui le concerne, s'associer en ce moment aux vues de la France, lesquelles auraient pour conséquence d'entraver l'oeuvre pacifique de l'Europe, et de laisser en suspens sa tranquillité. Cette question de frontière douanière dont personne ne méconnait l'importance pour la sauvegarde d'intéréts commerciaux, doit étre, à son avis, réservée à un examen ultérieur, mais ne doit pas retarder l'assentiment à l'accord précité.

Je me suis permis d'émettre l'opinion tout-à-fait personnelle et sans vouloir devancer en rien les décisions de V.E. que l'Italie aussi souffrirait de l'établissement d'une semblable ligne de douanes, mais qu'il me semblait que nous pourrions partager la manière de voir du Gouvernement impérial, du moment où elle ne préjuge pas le fond de la question.

n me revient indirectement que des représentants d'autres Pulssances, de la Russie nommément, se sont prononcés avec quelque irritation au sujet de cette démarche française. Son attitude envers la Grèce laissait déjà supposer que la France cédait à un certain mouvement de dépit. Ne pouvant désormais jouer le ròle principal, elle se piace en queue de colonne en cherchant à contrarier l'action des autres Puissances. Peut-ètre voudrait-elle leur donner le sentiment qu'en dehors de sa direction, la diplomatie se butte à bien des obstacles.

Dans le cas où le Cabinet de Paris persisterait dans son attitude, les Gouvernements aviseront s'il convient ou non de passer outre en laissant le protocole ouvert à sa signature.

En rentrant chez moi, j'ai trouvé le télégramme circulaire de V.E. me signalant la mème démarche faite à Rome, et votre réponse dilatoire1• Vous désiriez en mème temps connaitre à cet égard la pensée du Cabinet de Berlin. Mon télégramme de cette après midi a prévenu le désir de V.E.2•

377

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

D. 5. Roma, 5 marzo 1886.

In relazione alla parte del suo telegramma in data del 4 marzo corrente1 , che concerne la nostra vertenza con la Colombia, prego V.E. di ringraziare lord Rosebery per l'amichevole interesse che egli prende al suo scioglimento.

In pari tempo, però, V.E. non dovrà nascondere al nobile Lord che quella Repubblica non ha soddisfazione di sorta da attendere da parte nostra circa l'incidente del «Flavio Gioja ». A questo proposito, ella potrà fare osservare a Sua Signoria che, ammesso pure, e non concesso, che, nella condotta del comandante il «Flavio Gioja », possa parere esservi stato alcun che di meno che regolare nei rapporti internazionali di due Stati egualmente rispettosi del diritto delle genti, se ne avrebbe la prima giustificazione nell'assoluto disprezzo che, sin dalle origini del dissidio, venne dimostrato, di quel diritto medesimo, dal Governo del Cauca. Non abbiamo difficoltà a dichiarare che faremo quanto potrà dipendere da noi per impedire che la questione prenda troppo ampie proporzioni. Però, pronti quali siamo ad accettare il verdetto di una Potenza mediatrice od arbitra sulla questione principale, relativa ai diritti della neutralità che riteniamo tuttora assicurati al signor Cerruti e che la Colombia gli contesta, pronti quali siamo anche ad intenderei direttamente su tale argomento con la Colombia, mercé l'intervento amichevole di una terza Potenza, non potremmo accettare una discussione qualsiasi sovra un punto nel quale travasi impegnato, agli occhi nostri, l'onore della nostra bandiera.

z T. 479, non pubblicato.

376 1 T. 242 del 3 marzo, non pubblicato.

377 1 T. 482, non pubblicato.

378

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD

D. S.N. Roma, 5 marzo 1886.

Mi pregio di segnare ricevuta a V.E. del rapporto in data 17 febbraio\ e di confermarle le istruzioni precedentP circa la spedizione diretta dal conte Porro.

Rilevando però dal suo rapporto come le difficoltà apposte dalle autorità inglesi alla partenza di essa possano provenire in parte da un concetto erroneo dello scopo che essa spedizione si propone, cosi parmi opportuno che ella metta in chiaro, in via ufficiale, l'intento esclusivamente commerciale dell'intrapresa, ed insista acciocché sia rimosso ogni ostacolo alla partenza, a meno che il maggior Hunter dichiari pure ufficialmente, di doverla impedire per ragioni di sicurezza e di responsabilità. Converrà che V.S. faccia per iscritto i suoi uffici, affine di ottenere una risposta del pari scritta.

379

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL GENERALE POZZOLINI 1

T. 253. Roma, 8 marzo 1886, ore 13.

* Faites savoir à ras Alula que * S. M. le Roi Humbert est toujours animée des sentiments les plus amicaux pour le négus et l'Abyssinie, mais que vu la distance à laquelle le négus se trouve actuellement des territoires que nous occupons, le long voyage que vous devriez entreprendre le priverait, pendant trop long temps, de vos services. En conséquence, il a ordonné que l'envoi de la mission soit remis à une époque ultérieure. Au reçu du présent télégramme, vous vous disposerez à partir avec MM. Nerazzini et Bardi pour l'Italie, en prenant passage sur le bateau * de la péninsulaire si * l'« Africa» * est dejà parti*. Vous laisserez, bien entendu, à Massaua, les cadeaux destinés au négus et tout le matériel de la mission, dont le commandement supérieur aura soin, jusqu'à ce qu'une nouvelle missìon pour l'Abyssinie soit envoyée. Je vous prie de garder le secret autant que possible, car je désire donner la première nouvelle, moi-meme, à la Chambre, le 16 de ce mais.

2 D. s.n. del 22 febbraio del quale si pubblica 11 seguente brano: « ... desidero che v. S. si adoperi per ottenere ai nostri viaggiatori la licenza e le agevolezze che essi desiderano nel solo caso in cui risultasse da informazioni autorevoli che la spedizione non si espone a pericoli facili a prevedersi ».

25 -Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

378 l R. s.n. del 17 febbraio, non pubblicato.

379 1 Ed., con l'omissione dei brani fra asterischi, in LV 60, p. 62.

380

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA

D. 116. Roma, 8 marzo 1886.

Non ho ancora ricevuto le notizie pm precise che, con telegramma del 26 febbraio scorsoi, la S. V. mi annunciava potermi trasmettere in breve circa gli attuali intendimenti del Governo federale rispetto alla nostra controversia colla Colombia. Però le comunicazioni giunteci da più lati non lasciano oramai dubbio che il Gabinetto di Washington segue quella controversia con particolare interesse, né rimarrebbe indifferente se fossero per derivarne maggiori complicazioni. È accertato che i rappresentanti degli Stati Uniti a Londra, a Parigi, ed a Roma stessa, ebbero dal segretario di Stato istruzioni di cui ignoriamo il preciso tenore, ma che, mentre implicano, da parte del Governo federale, il vivo desiderio che la vertenza riesca ad amichevole componimento, non escludono neppure, d'altra parte, in modo assoluto la possibilità di un intervento attivo degli Stati Uniti a favore della Colombia qualora l'Italia fosse per appigliarsi a mezzi coercitivi.

Così stando le cose, mi sta a cuore che già fin d'ora ella conosca, intorno a questo lato particolare e delicatissimo della quistlone, il nostro pensiero.

Noi fummo fin da principio, e siamo oggi ancora, animati dai sentimenti i più concilianti. Abbiamo accettato senza esitazione la mediazione spagnuola, alla condizione soltanto che ne fosse escluso l'incidente di Buenaventura, il quale, per l'indole sua non potrebbe formare convenientemente oggetto di giudizio da parte di una terza Potenza. Su questo punto, che implica per noi una quistione di dignità, siamo ben risoluti di non cedere. Epperò, se il Governo degli Stati Uniti desidera il pronto e pacifico componimento della controversia, l'azione sua non potrebbe in altro modo utilmente esplicarsi tranne che col raccomandare al Governo di Bogotà di accettare la mediazione nei termini da noi posti. Dal canto mio, non ho difficoltà a dichiarare, fin da questo momento, che, risoluta la quistione Cerruti (quale che sia per esserne la soluzione), e lasciato in disparte l'incidente di Buenaventura, noi saremo solleciti di ristabilire colla Colombia cordiali rapporti, e saremo anche larghi di quelle dimostrazioni amichevoli che si soglino scambiare, in tali circostanze, tra Governo e Governo.

Ma se, contrariamente alla nostra speranza, a nulla giovasse la nostra arrendevolezza, se il Governo di Bogotà, o con trascinare indefinitamente in luogo il negoziato, o col persistere in un atteggiamento di resistenza, ci ponesse nella dolorosa necessità di riconoscere la insufficienza della nostra azione diplomatica, noi non crederemmo che un terzo Stato qualsiasi potrebbe interporre la sua azione per impedirci, in codesta ipotesi estrema, il legittimo esercizio di quei

mezzi di coercizione l'uso dei quali è imposto dalla necessità delle cose quante volte nei conflitti internazionali non possa attenersi giustizia. Tanto meno sarebbe giustificabile l'intervento degli Stati Uniti, in una controverisa che non li concerne, in quanto che il Governo federale deve essere ben persuaso della assurdità della affermazione contenuta in una lettera recentemente pubblicata da un diplomatico colombiano, il signor Holguin, che cioè l'Italia voglia trar pretesto dalla presente controversia per mettere piede sul suolo americano. Appunto perchè i nostri schietti intendimenti nulla includono che possa toccare, anche solo indirettamente, gli interessi degli Stati Uniti, noi crediamo debito di lealtà di dichiarare senza ambagi, e fin d'ora, la inammissibilità di una intromissione, da parte del Governo federale, alla quale farebbe difetto un titolo qualsiasi, e dinanzi alla quale evidentemente non ci arresteremmo.

Desidererei che la S. V. si procurasse l'occasione di tenere col segretario di Stato un linguaggio conforme ai concetti espressi nel presente dispaccio.

380 l T. 411, non pubblicato.

381

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 385/6. Londra, 9 marzo 1886 (per. il 15).

Ho ricevuto a suo tempo il telegramma che l'E. V. mi faceva l'onore di rivolgermi il 5 corrente1 per domandarmi qual fondamento avesse, secondo le mie informazioni la notizia data dal Journal des Débats di un possibile aggiustamento fra la Turchia e l'Inghilterra per la cessione di Candia a questa.

Sebbene non prestassi alcuna fede a siffatta voce, nondimeno volli attingere esatte informazioni in proposito, e mi risultò il convincimento siffatta voce non avere alcun fondamento di vero. L'ambasciatore di Germania ne intrattenne incidentalmente lord Rosebery or non ha guarì, e Sua Signoria gli diede le più positive assicurazioni il Gabinetto di San Giacomo non avere il menomo intendimento di fare l'acquisto dell'isola di Candia.

L'ambasciatore di Russia m'espresse analoga opinione. E mi sembra invero che l'Inghilterra possedendo Malta, Cipro e temporariamente l'Egitto non può desiderare ulteriori acquisti nel Mediterraneo. Né credo che la Sublime Porta si presterebbe a tali negoziati nelle presenti congiunture.

La voce in discorso, che di tanto in tanto, è messa in circolazione, mi sembra quindi non avere altra origine che le elucubrazioni mentali dei giornalisti. Ebbi oggi l'onore di indirizzare all'E. V. un telegramma contenente il

risultato delle mie indagini2.

• T. 514, non pubblicato.

381 1 T. 245, non pubblicato.

382

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 277. Madrid, 10 marzo 1886 (per. il 15).

Sono pervenute a questo Gabinetto informazioni tendenti a dimostrare che esistono intelligenze tra alcuni agenti francesi, dei quali si tace il nome, e lo scheik del Sus, contro il quale il sultano sta preparando una spedizione; anzi sarebbe stata intercettata una lettera nella quale uno dei detti agenti dirigeva allo scheik incoraggiamenti e promesse d'aiuto.

Il ministro di Stato si esprime a tal riguardo in termini di risentimento analoghi a quelli coi quali denunziava testé l'asserita complicità di autorità francesi colle mene antidinastiche di rifugiati spagnuoli. Quelli tra i miei colleghi, cui egli tenne l'accennato linguaggio, prevedono che anche in questa nuova circostanza non verrà veramente turbata l'intimità normale di relazioni tra Francia e Spagna.

Intanto il timore di veder sorgere al Marocco nuovi incidenti che la Spagna non è preparata ad affrontare, inducendo questo Gabinetto a ricevere di nuovo, a Berlino specialmente, qualche appoggio in presenza dell'apparente risveglio delle mene francesi nel Marocco, ho avuto luogo di accorgermi che il terreno qui non è propizio ed investigazioni sulle concessioni vagheggiate o ottenute dalla Germania per gl'interessi suoi nell'Impero marocchino. Il ministro di Stato mi ha ripetuto, a proposito della giurisdizione (probabilmente in via di appello) che si istituirebbe a Berlino sulle cause miste trattate dalla rappresentanza tedesca a Tangeri, non avere ricevuto né chiesto al riguardo nuove informazioni.

Il Gabinetto di Madrid non ignora che l'isolamento nel quale egli si trovò nell'incidente delle Caroline, continuerà finché non abbia adempiuto gl'impegni presi verso la Germania per la prolungazione del vigente regime commerciale, verso l'Inghilterra per la concessione del trattamento della Nazione più favorita, e verso gli Stati Uniti per un trattamento di favore nelle Antille, trattamento poi quest'ultimo che, per colmo di difficoltà, sarà inevitabilmente reclamato dagli altri Governi cui la Spagna concesse per trattati anteriori i benefici della Nazione più favorita. Ma durante il periodo elettorale, l'influenza del protezionismo basta perché si lascino dal Governo assolutamente intatte slffatte difficoltà, le quali hanno notoriamente raffreddato le relazioni della Spagna con le dette Potenze. Le premure fatte da questo Gabinetto verso la Germania per la quistione del Marocco e verso gli Stati Uniti per la mediazione tra l'Italia e la Colombia, sono forse in parte ispirate dal desiderio di conciliarsene l'indulgenza per uno stato di relazioni economiche attualmente assai poco soddisfacenti.

Nel segnare ricevimento all'E. V. dei dispacci di questa serie nn. 252, 253 e 254...

383

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 528. Costantinopoli, 11 marzo 1886, ore 0,45 (per. ore 6).

Sur l'initiative de l'ambassadeur d'Autriche, les représentants des six Puissances se sont réunis aujourd'hui à l'ambassade d'Autriche pour échanger leurs idées au sujet de la rédaction du protocole d'adhésion à l'accord turcobulgare. Cette réunion a été jugée nécessaire, attendu que, contrairement à l'esprit de la déclaration proposée par V. E. et acceptée par toutes les Puissances, la Sublime Porte entend que l'accord turco-bulgare soit, dès à présent, sanctionné d'une manière formelle en conférence, sans qu'il soit subordonné à la sanction du statut révisé de la Roumélie orientale. La Porte para'ìt craindre que dans le cas où les modifications à introduire dans le statut ne seraient pas approuvées par toutes les Puissances, l'accord lui-m~me ne serait remis en question par quelques-unes d'elles. L'ambassadeur de Russie a déclaré que ses instructions lui défendaient d'une manière esplicite d'adhérer à la demande du Gouvernement ottoman, le Cabinet de Saint-Pétersbourg se refusant de sanctionner un acte qui, dans sa partie essentielle, est subordonné à des négociations ultérieures. L'ambassadeur de Russie a de plus fait observer que son Gouvernement ne saurait accepter le nouveau texte de l'accord turc, tel qu'il vient d'~tre modifié par la Porte; à la suite de l'échange d'idées qui a eu lieu à cet égard, il a été reconnu: l) que tous les représentants sont autorisés par leurs Gouvernements respectifs à signer en conférence le protocole d'adhésion; 2) que tous acceptent camme base de rédaction le protocole du comte de Robilant; 3) que tous sont d'avis de ne pas entrer en conférence avant que l'accord soit complet entre les représentants et la Porte, soit sur les termes de l'arrangement turco-bulgare, que sur ceux du protocole. Il a été finalement décidé que, dans le but d'établir cet accord, les ambassadeurs de Russie et d'Autriche entreront d'une manière confidentielle en pourparlers avec le ministre des affaires étrangères, et communiqueront ensuite dans une prochaine réunion à leurs collègues le résultat de leurs démarches.

384

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 266. Roma, 12 marzo 1886, ore 12,45.

Le ministre de Grèce m'a donné lecture hier d'un télégramme qui confirme le votre du neuf1 , relatif à l'intention du Gouvernement hellénique d'appeler sous les armes deux nouvelles classes de la réserve. Ja n'ai pas manqué de lui

faire remarquer l'inopportunìté et le grave danger, meme pour la Grèce, d'une semblable mesure qui ne pourrait qu'augmenter les dangereuses illusions des populations dans le moment où précisément l'Europe est bien décidée à ne pas laisser surgir une question grecque, qui allumerait de nouveau toute la péninsule des Balkans. Expliquez-vous bien clairement dans ce sens après du roi, si vous aurez l'honneur de le voir, en faisant bien comprendre que c'est surtout nos vives et bien vraies sympathies pour la Grèce et pour son roi qui inspirent notre langage2•

384 1 T. 515, non pubblicato.

385

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 546. Atene, 14 marzo 1886, ore 17 (per. ore 21).

Je me réfère au télégramme de V. E. du 121• Je ne manquerai pas de m'expliquer, j'espère demain, avec le président du Conseil dans le sens que vous avez bien voulu m'indiquer. Quant au roi, Sa Majesté, sauf les audiences officielles, évite soigneusement, depuis le début de notre ingérence, de s'aboucher avec les représentants des six Puissances et cela dans le lmt de ne pas donner prise aux commentaires qui s'ensuivraient, aussi dois-je renoncer à l'honneur de me rendre auprès d'elle l'interprète des sentiments amicaux de

V. E. Je me suis néanmoins servi de l'intermédiaire d'une personne qui m'est bien dévouée pour les lui faire parvenir. Le roi me fait dire à l'instant qu'il n'a jamais douté des bonnes dispositions et des sympathies de l'Italie et de son Gouvernement à l'égard de la Grèce et de sa personne, et il me charge de remercier vivement V. E. de tout l'intérét qu'elle lui témoigne. J'ai appris qu'après la lecture du télégramme expédié par le ministre de Grèce à la suite de l'entretien qu'il a eu avec V.E., Sa Majesté s'est exprimée bien sévèrement sur le compte de M. Delijannis, qui, par sa sotte vigilance, ne fait qu'essuyer des rebuffades. D'autre part, ce matin M. le president du Conseil ne cachait pas à un de ses amis son impatience de sortir d'une impasse qui se prolongue par trop, et il s'étonnait de ce que, après la déclaration du 24 janvier, l'Europe se soit arretée en chemin.

386

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 4144. Berlino, 15 marzo 1886 (per. il 21).

La médiation exercée par le pape dans l'affaire des Carolines était déjà un indice d'un rapprochement entre la Cour du Vatican et le Cabinet de Berlin.

384 • Cfr. n. 385. 385 ' Cfr. n. 384.

Depuis lors, cette tendance s'accentue toujours plus de part et d'autre. Le Saint Père autorise le nouvel éveque du Fulda, monseigneur Kopp, à accepter un siège à la Chambre des seigneurs, saisie du projet de loi pour la révision des Lois de Mai, dont j'ai transmis le texte à V.E. La commission nommèe pour l'examen de ce projet de loi aura bientòt terminé son travail. Monseigneur Kopp en faisat partie, et aurait, m'assure-t-on, tenu un langage trés modéré. Il est permis de supposer qu'il ne s'est pas engagé dans ce premier débat sans connaitre les sentiments du Saint-Siège, et qu'il y conforme sa ligne de conduite. Les discours qu'il prononcera dans le plenum de l'assemblée seront un symptòme intéressant, car il est évident que son langage reflétera les intentions de la Curie romaine, et qu'il n'agira qu'en vertu d'instructions précises qui lui seront ou lui ont été déjà envoyées de Rome. Si le Vatican est animé du désir d'assurer le rétablissement de la paix, il favorisera le vote de la loi, au moins comme un à compte de concessions ultérieures. Il cherchera au contraire à contrecarrer l'adoption, s'il veut la continuation du Kulturkampf dans l'espoir d'obtenir davantage de guerre lasse. La modération de Leon XIII dans ses relations avec l"Allemagne laisse prévoir que c'est la première de ces hypothèses qui se réalisera.

De sòn coté, le chancelier manifeste des dispositions très-conciliantes. La présentation du projet de loi susmentionné en est la meilleure preuve. Comptant en outre sur l'effet de ses séductions, il ne tarit pas en éloges sur le caractère de Sa Saintété et sur ses talents politiques. Il a méme poussé l'enthousiasme jusqu'à lui donner le brevet d'un des grands hommes d'Etat de notre époque, qui avait entre autres compris toute l'importance d'une Allemagne conservatrice au centre de l'Europe. Ce jugement flatteur à été prononccé à l'occasion d'un diner auquel assistait monseigneur Kopp, qui n'aura pas manqué d'en écrire à qui de droit. Le prince de Bismarck travaille à mettre le pape dans son jeu, en passant par dessus les députés du centre, qu'il rencontre toujours devant lui, combattant tous ses projets, et que, malgré son dédain pour le régime parlementaire, il redoute plus que ses ennemis du dehors; car ceux-ci, il peut les intimider, tandis que ceux-là, il faut les acheter par des concessions et des humiliations qui lui coutent. Il a aussi un autre adversaire à combattre pour la sécurité de la domination prussienne dans les provinces orientales. Il ne faut pas que le clergé catholique, dans son ensemble, s'identifie avec la cause du polonisme, et que l'archeveché de Posen continue à etre le foyer d'une agitation anti-allemande. Un mot d'ordre du Vatican aiderait au succès de la germanisatio n.

Le chancelier réussira-t-il dans ses calculs, c'est ce que nous verrons plus tard, et nous saurons en meme temps si l'homme d'Etat est vraiment, chez Leon XIII, à la hauteur du théologien.

On dit d'autre part qu'au sein de la commission de la Chambre haute tout n'aurait pas marché à l'entière satisfaction de l'évéque de Fulda. La grosse difficulté serait d'abord de s'entendre sur la question des séminaires, que l'Eglise voudrait soustraire au contrale de l'Etat; en suite sur le droit que revendique le pouvoir civil de prononcer, le cas échéant, sur l'inhabilité des pretres à exercer le sacerdoce. Ces deux questions, la dernière surtout, mettent en présence des points de vu si divergents, qu'il devient assez malaisé de trouver une transaction acceptable.

L'attitude du Cabinet de Berlin dans ces affaires politico-ecclésiastiqueR contraste avec la marche suivie en France. C'est probablement ce que veut le chancelier. L'idée de revanche est déjà assez forte chez ses voisins, pour qu'il ne faille pas se garder de l'alimenter encore par les passions du parti des ultramontains. A ce propos, la Gazette de Cologne a publié naguère à l'adresse du chauvinisme français un avertissement, aussitòt commenté par la Norddeutsche Allgemeine Zeitung. Cet article sert, en quelque sorte, de préface à des augmentations de dépenses militaires. Il a coincidé du moins avec une proposition du maréchal de Moltke en faveur des pensions des officiers. Peutetre aussi est-ci une réponse anticipée au projet de loi sur l'espionnage, préparé par le général Boulanger, comme si ce mal ne sévissait qu'à Paris, tandis que des procès récents ont démontré que des espions aux gages de la France ne ménagent en Allemagne ni leur temps, ni leur argent. Il ne faudrait donc pas exagérer la valeur de l'article précite. Certainement, il existe au delà des Vosges des rancunes et des antipathies, auxquelles on ne commande pas. Mais pour le moment, il n'y a pas danger d'un conflit prochain entre les deux peuples. Il en serait autrement, sans doute, si la diplomatie ne travaillait pas à éteindre l'une aprés l'autre les mèches à incendie en Orient; si la Russie, faussant compagnie à l'Autriche et à l'Allemagne, se mettait à la recherche de nouveaux alliés. Tant que le maintien de la paix générale continuera à prévaloir dans les conseils de l'Europe sur les convenances particulières de telle ou telle autre Puissance, il ne saurait y avoir péril en la demeure. Il n'est pas moins vrai qu'on n'aboutira dans les Balkans qu'à des solutions provisoires, et qu'il convient d'ailleurs de faire la part de l'imprévu. Dès lors, chacun doit avoir une armée toujours prete pour entrer en campagne, et ne rien négliger pour entretenir les sentiments patriotiques. C'est a quoi visait peut-ètre l'article de la Gazette de Cologne, aux attaches officeuses. Elle avait été chargée de tenir en éveil l'opinion publique et de donner un coup de fouet salutaire

P. S. Ci-joint une lettre particulière pour V. E.1

387

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Berlino, 15 marzo 1886.

Je n'ai pas besoin de vous dire avec quelle anxiété j'attendais le dernier vote de la Chambre, et cela surtout après votre lettre du Fr mars1 qui ne laissait que fort peu d'espoir sur une majorité ministérielle. La bataille a été rude et a donné une nouvelle preuve de la désorganisation, de l'inconsistance des partis coalisés uniquement pour renverser le pouvoir. Le Cabinet qui n'à obtenu que quelques voix de majorité, est sorti fort ébranlé de la lutte, et il faudra de toute nécessité procéder à un rimpaste. L'essentiel est de conserver vous et

387 1 Non rinvenuta.

M. Depretis, et il me semble qu'on pourra trouver quelque combinaison qui réponde à cette situation, en barrant l'accès au pouvoir de ceux qui porteraient dommage aux intérèts du roi et du Pays. Je pense donc que vous resterez à la Consulta la lance en arret contre ceux qui voudraient escamoter votre portefeuille. Il est de la plus haute importance que vous dirigiez notre politique étrangère dans les conditions actuelles de l'Europe; le moment s'approche d'ailleurs où il faudra s'occuper de la grave question s'il convient -et sous quelles conditions -de renouveler notre traité d'alliance avec l'Allemagne et l'Autriche.

Grace à vous, nous avons joué un ròle digne et honorable dans la crise des Balkans. Il est à supposer qu'on parviendra aussi à ramener la Grèce à la raison. Dès lors il y aura une pause dont on ne saurait guère prévoir la durée. Les intrigues ne tarderont pas à recommencer. La Russie et l'Autriche, chacune à leur point de vue, ne pourront guère etre satisfaites de la tournure que les événements ont prise en ce qui concerne leurs convenances particulières dans ces contrées, et elles trouveront en sens contraire des points d'appui chez les mécontents. Il faut chez nous un homme d'Etat perspicace et ferme comme vous pour que nos intérets soient sauvegardés aussi de ce còté. Vous voyez donc que tous les motifs s'accordent pour que vous continuiez à faire partie du Ministère.

Dans les derniers débats à nos Chambres, la moutarde m'a monté au nez en lisant dans un résumé des compte-rendus que des insinuations malveillantes avaient été faites à propos de Tunis, et qui plus est contre les plénipotentiaires au Congrès de Berlin. Il m'a été impossible de ne point relever dans un de mes rapports combien ces insinuations sont injustes en ce qui me touche. C'est vraiment dommage que des considérations majeures ne permettent pas la publication de mes rapports avant, pendant et après le congrès, camme à l'époque de la guerre de 1870. Pour mon compte je n'ai rien à redouter des révélations, je désire meme qu'elles se produisent encore de mon vivant.

Le chevalier Tugini se dispose à se rendre directement à son nouveau poste de manière à y arriver le 1•r avril, ainsi qu'il en a l'instruction. Je le regrette beaucoup. C'est un travailleur zélé et intelligent. Il croyait avoir la chance de rester lei jusqu'à l'époque de sa promotion au rang de ministre. Son rève a été détruit d'une façon très inattendue et inexplicable. Je m'étais abstenu de reparler une seconde fois là-dessus au comte de Bismarck. Mais au dernier bal de cour il y a huit jours, il prenait l'initiative pour exprimer l'espoir que ce déplacement était sans connexité avec l'entretien que nous avions eu ensemble le 22 décembre dernier. Il maintenait ce qu'il m'avait dit alors. Il serait désolé si vous aviez cru devoir tenir compte d'un prétendu message dont personne n'avait été chargé. Il ne se souvenait meme pas d'avoir marqué un mouvement d'impatience. Le fait est qu'il eùt volontiers continué ses anciennes relations avec ce diplomate qui jouissait de son estime. «Qui donc a pu, sans aucun mandat, mettre martel en téte à votre ministre? ». Je me bornais à prononcer le nom du comte d'Arco. «Ce n'est qu'un indiscret » repliquait le sous-secrétaire d'Etat.

M. Tugini est donc une victime parfaitement innocente, et je me félicite d'avoir agi de mon mieux pour essayer de parer le coup. C'est ce que vous eussiez fait si vous aviez été vous meme ici après vous etre rendu compte sur piace de l'état réel des choses. Mais du moment où il y avait entre nous une diversité d'appréciations et que le ministre responsable avait le sentiment que le bien du service exigeait, quand méme, ce déplacement, il n'était plus le cas d'insister. J'espère que vous tiendrez bonne note à M. Tugini de ce qui vient de se passer, et que vous chercherez à lui donner quelque dédommagement. Je n'ai pas la prétention que le ministre partage entièrement mes idées, et je n'ai pas besoin d'ajouter que notre amitié est trop solide pour souffrir la moindre atteinte d'une divergence de vues.

386 1 Cfr. n. 387.

388

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

T. CONFIDENZIALE 277. Roma, 16 marzo 1886, ore 14.

Un des motifs qui nous ont persuadés à suspendre la mission Pozzolini a été de montrer par des faits au négus que les Puissances européennes, envers Iequel il ne montre pas assez d'égards, sont moins intéressées qu'il ne parait le croire à lui faire chose agréable. Si l'Angleterre suspendait, elle aussi, la mission du capitaine Smith, le but que nous nous proposons, dans l'intérèt non seulement de l'Italie, mais de l'Europe, serait plus facilment atteint. Vous pouvez faire comprendre à lord Rosebery qu'il me ferait chose particulièrement agréable en suspendant la mission Smith1•

389

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, CATALANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 566. Londra, 17 marzo 1886, ore 19,33 (per. ore 21,50).

Je viens de faire au Ministère des affaires étrangères communication conforme au télégramme de V.E. d'hier1• Il avait justement reçu aujourd'hui télégramme du Caire portant que le capitaine Smith était parti de Massaua le

13. Le télégramme avait mis 4 jours. Il en faudrait autant pour en envoyer un autre, et la mission serait déjà avancée dans l'intérieur; dans ces circonstances

S. E. regrettait de ne pas pouvoir adhérer à notre désir; ayant insistè, il me fit entendre que le capitaine Smith étant porteur d'une lettre de la reine et d'un sabre d'honneur pour les services rendus contre les soudanais, et la mission ayant été décidée par lord Salisbury, il lui aurait été en tout cas difficile de la contremander. La question de frontière avec la France au sujet de somali, n'est pas encore réglée.

389 1 Cfr. n. 388.

388 1 Per la risposta cfr. n. 389.

390

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'1

D. 253. Roma, 18 marzo 1886.

Il mio carteggio telegrafico, sia col generale Pozzolini, sia con lei stessa, le ha fatto conoscere con esattezza le considerazioni per le quali ci sembrò strettamente opportuno, e conforme al nostro interesse non solo, ma anche ~lla nostra dignità, di rinviare a miglior tempo la divisata missione in Abissinia. Della presa risoluzione diedi identica spegazione alla Camera in occasione della interrogazione rivoltami dall'onorevole deputato Maurigi. La S. V. Illustrissima vorrà, dal canto suo, tenere linguaggio corrispondente al mio.

Non debbo nasconderle, però, essere mio desiderio che nel sospeso invio delle missione di S. M. il Negus ravvisi qualcosa di più d'un semplice e naturale effetto della grande distanza da percorrere e della incalzante stagione. Desidero invece che il sovrano abissino si convinca, per una parte della piena coscienza, in cui siamo, di non aver punto bisogno, per gli scopi che ci condussero a :viassaua, di cattivarci con particolari dimostrazioni, la sua amicizia; e che, per altra parte, si avvezzi a trattare con l'Italia in quel modo e con quei riguardi che denotino una salutare nozione di quello che da noi egli può, a sua scelta od aspettarsi o temere.

Noi non vogliamo punto atteggiarci a provocatori. Il nostro programma, programma essenzialmente pacifico, è quello che già più d'una volta ebbi ad additarle. Ma poiché il monarca abissino e i suoi capi non sembrano avere un concetto abbastanza chiaro, e sull'animo loro il solo argomento veramente efficace è quello della forza materiale, non sarà fuori di proposito che, avvenendo alcuna razzia entro il nostro raggio di occupazione, ella prenda con prontezza ed energia le necessarie disposizioni per una effettiva ed immediata repressione. Verificandosi tale contingenza, V. S. dovrà fare in guisa che la lezione abbia quella massima efficacia che le circostanze siano per consentire. Né è necessario che io la ponga in avvertenza sugli imbarazzi che, in siffatta ipotesi, ci cagionerebbe la cattura de' prigionieri; ond'è che gli ufficiali debbono ricevere circa questo punto speciali e precise istruzioni.

Non dubitando che la S. V. saprà afferrare pienamente il senso di questo mio dispaccio, commetto la cosa, con intera fiducia, all'accortezza ed alla prudenza di lei.

390 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., p. 248.

391

IL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE', AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 292. Massaua, 19 marzo 1886 (per. il 4 aprile).

Rifm·endomi al mio rapporto del 3 corrente, n. 267 di questa serie\ ho l'onore di trasmettere all'E. V. copia di una lettera indirizzatami da Aden il 10 di questo mese dal conte G.P. Porro, colla quale annunzia la sua prossima partenza per Zella, fornendo inoltre qualche schiarimento sulle sue intenzioni.

Oggigiorno egli sarà già stato raggiunto dai componenti la sua spedizione. che non erano partiti con lui da Massaua il 4 corrente, e che presero invece imbarco il 13 di questo mese sul « Venezia », come é accennato, sotto questa data, nei fatti d'interesse pubblico 11-17 corrente.

ALLEGATO

IL CONTE PORRO AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'

L. Aden, 10 marzo 1886.

Il signor maggiore Hunter, che vidi solamente ieri essendo egli stato assente da Aden, permette a tutta la spedizione da me comandata di andare a Zeila e proseguire fino a Gildessa. Le condizioni dell'Harar non permettono di andare più avanti, stante il crescento fanatismo dell'emiro; ed il signor Sacconi stesso partirà al più presto da quel punto, fermandosi a Gildessa. Il signor Hunter mi darà una lettera pel capitano King di Zeila, onde ci fornisca una scorta indiana fino a Gildessa.

Io spero, anche coll'aiuto del Sacconi, di attirare parecchi prodotti locali a Gildessa, pagando bene le prime merci; sopratutto considerando gli impedimenti e la paura, che mette ai negozianti galla all'Harar, l'emiro Abdullay. E così spero risolvere in parte la questione commerciale. Per quanto è relativo alla missione militare, essendo Gildessa a sole due tappe da Harar, avrò studiato gran parte della strada. A Gildessa si trovano spesso buoni cavalli galla, i migliori del paese; se riuscirò ad acquistarne un paio di eccellenti e porli in buone condizioni, potrò, in poche ore, riconoscere tutta la zona fino al di là di Egn, ch'è in vista d'Harar. Ora, come la S. V. Illustrissima sa, l'incarico datomi da S.E. il ministro della guerra non è tanto relativo al riconoscimento del terreno nelle sue condizioni tattiche, ma alle risorse che può presentare il paese, per un corpo invadente; sicché la marcia Zeila-Gildessa e qualche escursione a;ll'interno di Gildessa stesso possono bastare per avere un giusto criterio di queste risorse.

L'unica difficoltà che ancora si presenta alla spedizione è la ricerca dei mezzi per recarsi a Zeila, essendo occupato pei cambi di presidi, l'unico vapore mercantile, che fa il servizio Aden-Zeila. Spero però, mediante pagamento di un dato compenso, di far deviare quel vapore in una sua corsa prossima Aden-Berberah, od alla peggio partirò con un sambuco.

Colgo l'occasione per ringraziarla: signor generale, di tante gentilezze usate a me e ai miei colleghi, durante il nostro soggiorno a Massaua...

391 1 Non pubblicato.

392

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE

T. 283. Roma, 22 marzo 1886, ore 12,30.

Malgré que j'aie toujours exprimé ma préférence pour la formule qui, dans l'accord turco-bulgare, conférait le Gouvernement de la Roumélie orientale au prince Alexandre sans limite de temps, je n'ai pas hésité à déclarer que je me serais associé à toute autre formule qui amènerait l'accord entre toutes les Puissances, car, à mes yeux, ce qu'il y a d'essentiel et d'urgent c'est d'amener la prompte et durable pacification des esprits dans la peninsule des Balkans, en y établissant, sans retard, un état de choses légal reconnu par l'Europe et satisfaisant pour ces peuples. C'est dans ce but, qu'en présence de la situation actuelle, dont la gravité, si elle se prolongeait, n'a pas besoin d'etre démontrée, je propose formellement que la Turquie comme toutes les Puissances acceptent la formule suivante: «Le Gouvernement général de la Roumélie orientale sera confié au prince gouvernant la Bulgarie ». Cette formule, que la Russie avait déjà acceptée et contre laquelle aucune Grande Puissance n'avait fait opposition, sera, je ne doute pas, acceptée également par la Sublime Porte, qui voudra bien se persuader qu'il n'y a pas un autre moyen pour arriver à cette pacification dans la peninsule qu'elle a, plus que toute autre Puissance, intéret à assurer promptement. Veuillez porter immédiatement cette proposition à la connaissance du Cabinet auprès duquel vous etes accrédité et me faire connaitre la réponse qui vous sera faite. Si elle sera adhésive, comme je l'espère, on pourrait immédiatement donner les instructions à Constantinople1•

393

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 596. Londra, 22 marzo 1886, ore 20 (per. ore 23,50).

M. de Bismarck n'a point chargé M. Hatzfeldt de faire ses propositions au ministre des affaires étrangères. Les opérations militaires de la flotte combinée ont été discutées entre ces deux, comme avec nous, à l'occasion de la proposition de bloquer la flotte grecque. On a encore traité la question lorsqu'il s'est agi de rappeler les représentants d'Athènes, mesures que Bismarck n'approuvait pas. Maintenant le Gouvernement anglais espère, que le fait de la signature du protocole, relatif à l'accord turc-bulgare, puisse déterminer la Grèce à céder. Si non, il se pretera probablement à tenir, d'accord avec les autres Puissances, langage qui pourrait amener action. Cette résolution pourra bien etre provoquée alors par une nouvelle communication de la Sublime Porte. L'ambassadeur d' Allemagne serait d'avis que le protocole susdit devrait etre signé en passant outre à l'opposition du prince de Bulgarie.

392 1 Per il seguito della questione cfr. n. 395.

394

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 617/594. Parigi, 24 marzo 1886, ore 18,10 (per. ore 20,05).

M. de Freycinet m'a renouvelé aujourd'hui de la manière la plus formelle l'assurance qu'il avait donné ordre à tous les agents français de s'abstenir de tout acte qui créerait des difficultés à l'Italie dans la Mer Rouge, ou qui aurait un caractère de malveillance envers elle. Il vient de donner des instructions pour contròler la conduite du consul français à Massaua, étant bien décidé à le rappeler au besoin, s'il ne se conformait pas à ses instructions. A ce propos il m'a dit avoir déjà rappelé le consul français à la Canée, qui, à ce qu'il parait, malgré les avertissements qu'il avait reçu, continuait ses intrigues, quoique moins ostensiblement qu'auparavant.

395

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI

D. 294. Roma, 24 marzo 1886.

Al mio telegramma circolare di ieri l'altro1 (quello stesso che, spedito anche a V.E., le fu confermato con dispaccio dello stesso giorno) 2 hanno risposto le ambasciate di Sua Maestà. Le informazioni raccolte porgono il convincimento che la formola da me proposta per il conferimento del Governo di Rumelia al principe di Bulgaria sarebbe accettata da tutte le Potenze se il Gabinetto di Pietroburgo, il quale l'aveva esso stesso in sul principio messa innanzi, volesse ora significare la sua adesione. Giova quindi insistere presso codesto Gabinetto, e ne commisi a V.E. l'incarico col mio telegramma dl stamane3•

Per me è ormai evidente che, mancando l'accordo sulla base della formola da me suggerita e raccomandata, sarà impossibile di addivenire ad una combinazione qualsiasi che, mediante l'assenso e del principe e della Sublime Porta, abbia il carattere ed il valore di un accordo turco-bulgaro. Potrà forse l'Europa accodarsi con la Sublime Porta, e passar oltre, non curandosi del mancato assenso del principe. Ma anche questi potrebbe, a sua volta, passar oltre, non curandosi della volontà dell'Europa, né crediamo che l'Europa voglia ricorrere alle armi per far rispettare le sue decisioni. Un gravissimo stato di cose si verrebbe a creare nella penisola dei Balcani. Vani sarebbero gli sforzi fatti finora, e non senza frutto, per conciliare gli effetti, oramai irrevocabili, dei recenti avvenimenti col rispetto della legalità e dei trattati, e noi saremmo irreparabilmente esposti alle più pericolose complicazioni.

395 ' Cfr. n. 392.

• D. 293, non pubblicato. a T. 294, non pubblicato.

Col mio telegramma di stamane pregai V.E. di procurarsi tosto un colloquio col signor de Giers, e di svolgergli queste mie comunicazioni con la massima efficacia di linguaggio e di argomenti. Noi facciamo sopratutto appello, con piena fiducia, ai propositi schiettamente pacifici da cui la Russia mostrassi animata fin dai primordii della presente crisi orientale. La necessità, l'urgenza, di una soluzione pratica ed effettiva manifestamente si impone ad ogni animo imparziale e sereno. Né certo può dirsi soluzione vera quella che consisterebbe in un atto di violenza, a cui farebbe poi difetto ogni sanzione coercitiva, e la quale, oramai giova dirlo apertamente, non sarebbe da quasi tutte le potenze accettata se non a malincuore e per solo desiderio di uscire, come che sia, dalle incertezze della attuale situazione.

396

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

L. PERSONALE. Roma, 30 marzo 1886.

Le sono veramente grato per i molti particolari che 1e piacque darmi intorno ai suoi ricevimenti ambasciatorialP. Da quanto ella mi scrive parmi che ogni cosa fosse stata disposta nella più bella e decorosa maniera.

Il concorso fu quale era da aspettarselo. Sta di fatto che, per i consiglieri intimi ed i ciambellani, è un dovere di Corte il recarsi a fare atto d'omaggio al nuovo ambasciatore: ma l'adempimento di quel genere di doveri sta anche a Vienna rallentandosi; quindi è che se in verità l'alta aristocrazia non fu largamente rappresentata ai suoi ricevimenti, non si può neppure dire che ciò sia avvenuto in modo da meritar attenzione.

D'altra parte da quanto ella mi scrive nonché dalle informazioni che mi giungono da varie parti, la posizione ch'ella già si è fatta in società è ottima del che lei ed io abbiamo ogni ragione di essere sodisfatti. Venendo ora a parlare del conte Bellegarde che ebbe l'incarico di farle le presentazioni non entro a dirle che sarebbe assolutamente fuori di proposito il conferirgli la GranCroce di S. Maurizio, solo onorificenze che potessimo dargli, avendo già egli il Gran Cordone della Corona.

Non è neppure a pensarci, ella lo avrà ringraziato, sarà andato a fargli visita a Corte. L'usanza poi vuole lo s'inviti al primo gran pranzo che vi sarà all'ambasciata.

Pel Serteriole ho già risposto, sarei veramente lieto se lo si potesse decorare ma sanno che neppure questa volta il principe Hohenlohe vorrà recedere da quell'ostinata opposizione già fatta altre volte al conferimento di una onorificenza a quell'ottimo funzionario che come ella vedrà avrà anche in seguito a renderle non pochi servizi.

Dai Documenti Diplomatici ella vedrà la genesi della mia proposta relativa alla Rumelia orientale.

A dir il vero ne speravo poco, poiché da assai tempo non si può più avere ombra di dubbio che l'imperatore Alessandro é deciso ad ogni costo a rovesciare in un modo o nell'altro il principe Alessandro, e ciò anche a costo di andare incontro alle maggiori complicazioni. Per tutto ciò che potrà accadere a me conviene dimostrare dentro e fuori d'Italia che dal canto nostro nulla si è lasciato per creare nelle penisole dei Balcani uno stato di cose di natura a presentare una tal quale garanzia almeno di stabilità relativa.

Ciò fatto accetterò in ultima analisi ciò che sarà accettato dai Tre Imperi, ma neppure potrò avere l'ombra di un dubbio intorno al nostro speciale modo di vedere.

Del resto a me pare che andiamo incontro a grossi eventi, ed in caso questi avessero a proddursi ci regoleressimo a seconda della circostanze.

Dalle informazioni che abbiamo parrebbe che l'Austria pensi eventualmente a mobilizzare un corpo d'operazione alla nostra frontiera orientale. Noi non ci daremo occasione a ciò fare, ma se nondimeno quel provvedimento dovesse attuarsi, non ho d'uopo di dirle che misure analoghe sarebbero prese da parte nostra. È però evidente che converrebbe a tutti e due che invece di asteggiarci e di arrischiar di peggio... c'intendessimo. Evidentemente il momento non è ancora giunto di parlar di ciò, ma se le circostanze si facessero tali che l'Austria dovesse seriamente pensare a mutare a suo vantaggio l'assetto della penisola balcanica, non converrebbe perdere un minuto a mettere le carte in tavola con tutta quella prudenza ed abilità ch'ella caro conte possiede in grado eminentissimo.

La linea dell'Isonzo ed il Tirolo jeraient une ajjaire, e con ciò, ed a patto, di prendere la Tripolitania alla Turchia, non avrei difficoltà a lasciar andare l'Austria a Salonicco. Ella non ha bisogno di dirmi che eviterà il troppo zelo, e che avrà cura di astenersi dal mettersi inanzi fuori del bisogno. Di tutto ciò sono persuasissimo, e la mia fiducia in lei non potrebbe essere maggiore.

Tale fiducia, mi compiaccio assicurarle, è d'aldronde divisa dal Paese.

Voglio poi sempre ancora sperare che non succedano perturbazioni grosse in Europa poiché ci trovassimo proprio in ben cattive condizioni per affrontarle. Il ministero Depretis é consumato dalla tisi! Se Depretis si ritira quasi

inevitabilmente, sarà Cairoli che gli succederà: se poi egli scioglierà la Camera, le elezioni generali ci manderanno un numero stragrande di oppositori ed anche così, sarà Cairoli che necessariamente resterà padrone del terreno.

Vi sarebbe una soluzione, quella cioè che Depretis si ritiri e che ci istituisca un nuovo ministero nella vecchia maggioranza, che possa far votare i bilanci (cosa che ritengo quasi impossibile al Depretis) e che faccia poi le elezioni in ottobre.

Ma... questa soluzione necessiterebbe un uomo e questo fa difetto, il Biancheri rifiutandosi ed essendo d'altronde fuori combattimento per alcuni giorni a causa della morte della madre. Ciò è d'altronde cosa che dovrà decidersi in questi giorni finanche prima che questa mia lettera le giunga, poiché così non si tira innanzi.

M'accorgo di aver tralasciato di farle cenno di una questione dl cui desideravo intrattenerla. Mi risulta, in non dubbia maniera, che il conte Ludolf, la di cui povertà di spirito è oramai proverbiale a Roma, prende su vasta scala lucciole per lanterne e seguita ad allarmare il suo Governo con notizie e sensazioni intorno al partito irredentista ch'egli vede quasi arbitro della situazione in Italia! Or bene sta di fatto che il partito irredentista non fu mai cosi importante in Italia come lo è al giorno d'oggi. La mia presenza al ministero dovrebbe persuadere il conte Ludolf di tale verità; poiché egli dovrebbe comprendere che non sono uomo a !asciargli fare della politica dietro le spalle: ma egli non prestò fede [che] ad agenti che hanno interesse a carpirgli danari con informazioni a sensazione; e come dissi tempesta il conte Kalnoky con false notizie che alla lunga potrebbero intorbidire le relazioni fra i due Stati. Credo conveniente avvisarla di ciò affinché sia in grado all'occorrenza di ristabilire la verità delle cose.

A questo proposito non devo dissimulare che ove dovessimo stabilire relazioni più intime e più fiduciose fra i due Stati riputerei indispensabile che l'Austria avesse a Roma un rappresentante meno incapace dell'attuale. Evidentemente non è il caso ch'ella faccia pel momento di ciò parola al conte Kalnoky; ma se alla lunga ed indirettamente ella riuscisse a far intendere come stanno le cose in maniera che vi si portasse rimedio, ella renderebbe davvero un servizio grosso alle relazioni fra i due Stati. Capisco che col personale di cui il Gabinetto di Vienna può disporre non c'é grande scelta, ma pure qualcheduno che valga meglio del Ludolf lo si potrebbe trovare prendendolo fuori della carriera. Se volessero mandarci lo Szogyenyi quello ci farebbe assai bene. È questa d'altronde anche una questione che affido in modo assoluto alla di lei prudenza.

Avrei ancora molte cose da dirle, ma il tempo mi fa difetto: mi continui la sua corrispondenza particolare che mi è preziosissima...

396 1 Con lettera personale del 17 marzo, non pubblicata.

397

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4154. Berlino, 30 marzo 1886 (per. il 3 aprile).

Les embarras s'accumulent dans la question bulgare. Le prince Alexandre persiste dans sa résistance aux avertissements, aux sollicitations de l'Autriche, de l'Allemagne, de l'Angleterre et de la Turquie. L'agent autrichien a mème fait allusion à l'éventualité d'une intervention militaire de la Russie. Notre représentant se tient sur la réserve, celui de Russie prétend se trouver encore sans instructions. Le prince déclare ne pouvoir, ni vouloir céder. Il préfère succomber, au besoin, devant la force armée de la Turquie ou de la Russie, plutòt que de tomber sous l'animadversion des populations, et de s'exposer à jouer un ròle ridicule.

La Sublime Porte hésite à passer outre, et demande aux Puissances de re

doubler d'efforts à Sophia.

26 -Documenti Diplomatici -Serle II -Vol. XIX

Telles sont les nouvelles tout recemment parvenues à ce Département des affaires étrangères, et que je viens de télégraphier à V.E.1 , au risque de faire un double emploi avec les renseignements qui lui sont transmis de Sophia.

L'indécision du sultan s'explique par une faiblesse de caractère qui enfante la perplexité, surtout dans les conjonctures actuelles. Il hésite à se rallier aux Puissances disposées à emboiter le pas de la Russie, et à décréter dès lors la solution proposée par le Cabinet de Saint-Pétersbourg; car si le prince s'obstine, et que les Puissances ne s'entendent pas pour l'exécution de leur arret, ce sera un coup d'épée dans l'eau. Si, au contraire, l'entente s'établit en principe, la Russie consentirait-elle en définitive à confier un mandat à la Turquie? Conviendrait-il à celle-ci de pousser les choses au point de se trouver dans l'alternative ou d'assister en simple spectatrice au développement des événements, ou d'intervenir avec ses troupes, à moins d'en laisser le soin à la Russie? De quelque còté qu'on se retourne aujourd'hui, on ne découvre que des difficultés. C'est à la non acceptation par la Russie de la formule transactionnelle de V. E. que l'Europe est redevable de ce que la question s'embourbe à ce point. Le Cabinet de Saint-Pétersbourg, il faut en convenir, a trop démasqué son jeu. Il ne se soucie point du tout d'un arrangement turco-bulgare: il lui faudrait un accord européen combiné de manière à ne pas opposer de sérieux obstacles à ses arrièrepensées de suprématie exclusive de toute autre influence en deçà et au delà des Balkans.

La chancellerie impériale avait aussi reçu l'information que vous me télégraphiez2 sur le départ de l'escadre russe de la Suda pour Syra et de là à Smirne, où l'amiral attendra les ordres de son Gouvernement. Jusqu'à plus ampie renseignement, on s'abstient ici de tout commentaire sur ce fait, lors meme que ce soit un indice de plus de l'imbroglio politique en Orient. Ce n'est certes pas là un moyen de couper court aux illusions de la Grèce et d'obtenir son désarmement.

398

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 12. Costantinopoli, 30 marzo 1886 (per. il 6 aprile).

I consigli dei ministri per deliberare su una pratica soluzione della questione rumeliota si succedono ogni giorno senza condurre ad alcun risultato.

Nel mio rapporto n. 10 del 26 di questo mese1 accennavo al probabile invio di una circolare per invitare le Potenze ad agire con una nuova ed energica pressione sul Governo di Sofia. La circolare era già abbozzata ma la relazione fatta da Gadban Effendi sulle disposizioni risolute del principe Alessandro alla resistenza venne ad aumentare la perplessità della Sublime Porta, e fino a ieri sera nessun partito era stato ancor preso.

2 T. 310 del 29 marzo, non pubblicato. 398 1 Non pubblicato.

Durante le visite fatte ieri al ministro ed al mustechar degli affari esteri non avevo omesso di perorare vivamente in favore di una pronta decisione, facendo rilevare le gravissime conseguenze che potrebbe recare ogni giorno d'indugio sulla scelta dei mezzi per risolvere la questione. Dissi che il Governo del re, fatto persuaso dell'urgenza di una soluzione, si era dichiarato disposto ad accettare qualsiasi aggiustamento che incontrasse l'adesione di tutte le Potenze; che un uguale desiderio di pace era manifestato dagli altri Gabinetti, che la Porta avrebbe torto di non profittare del perfetto accordo che regna in questo momento fra tutti i Governi europei, per regolare in modo soddisfacente e pronto la questione rumeliota. Mi fu risposto che la Sublime Porta valutava in alto grado l'appoggio che le era dato dalle Potenze ed era fermamente decisa di procedere in pieno accordo con esse; ma che trovandosi di fronte ad una ostinata resistenza del principe di Bulgaria, le era d'uopo, prima di adottare una linea di condotta, di ben ponderare le conseguenze ed i pericoli ai quali si

esponeva.

Ho saputo poscia che il progetto della Porta sarebbe di far giungere direttamente un'intimazione al principe Alessandro; e di rivolgersi in pari tempo ai Gabinetti europei per ispiegar loro la situazione e la necessità di una loro azione simultanea a Sofia. Questo progetto doveva essere oggi sottoposto al Consiglio dei ministri; e supponendo pure ch'esso sia stato adottato, non potrà quasi esser messo ad effetto che fra un giorno o due, per la necessaria formalità dello iradé imperiale.

Frattanto le notizie che qua giungono da Sofia nulla fanno presagire di buono. L'ambasciatore d'Inghilterra ha ricevuto dall'agente brittannico in Bulgaria un telegramma che non lascerebbe alcun dubbio sulle risoluzioni del principe di non recedere dal suo proposito. S. A. avrebbe dichiarato che egli era pronto ad ogni evento anziché accettare il Governo della Rumelia con limitazione di tempo, e che, se incalzato dagli avvenimenti o dalle condizioni interne del paese, egli si spingerà fino a Filippopolis per proclamare l'unione reale delle due Bulgarie. È questo evidentemente il coup de téte cui allude la comunicazione del Gabinetto di Pietroburgo contenuta nel telegramma di V. E. del 262•

In questa stessa comunicazione del signor de Giers era detto che il gran vizir divideva l'opinione del Governo russo sulla necessità di passare oltre senza tener conto della resistenza del principe di Bulgaria camme ebbi l'onore di telegrafarlo il 28 a V.E.3 A me risulta invece, e ciò mi è stato pure confermato dallo stesso signor Nelidow, che il gran vizir conversando giorni sono cogli ambasciatori di Germania e di Russia sarebbesi limitato a dichiarar loro che la Porta approvava la fermezza del Gabinetto di Pietroburgo e riconosceva la necessità di non cedere alle pretese del principe.

L'idea di non arrestarsi di fronte al rifiuto del Governo bulgaro è vivamente appoggiata dall'ambasciatore di Germania il quale è d'avviso che le Potenze debbano approvare l'accordo e lasciare alla Porta il compito di regolare poi la cosa col principe di Bulgaria. Quando, giorni sono, il signor di Radowitz mi manifestava questo suo pensiero, lo pregai di farmi conoscere l'accordo che

398 2 T. 304, non pubblicato. s T. 645, non pubblicato.

si dovrebbe approvare, giacché, a me sembrava che non ne esistesse alcuno, non l'accordo turco-bulgaro perché modificato dalle Potenze, non il progetto modificato perché respinto dal principe di Bulgaria, e non ancora accettato dalla Porta stessa. Eludendo la mia interrogazione l'ambasciatore di Germania si limitò a rispondermi che non era né utile né dignitoso pei Gabinetti europei d'iniziare tutto un nuovo negoziato col Governo di Sofia, e che dovevasi tener fermo a quanto era stato concertato. Passava quindi il mio collega ad esaminare la condotta tenuta in questi ultimi tempi dal principe Alessandro, e la censurava severamente. Diceva che S. A. imbaldanzito dai primi successi atteggiavasi a potentato e pretendeva imporre la propria volontà all'Europa; ma male gliene incaglierebbe; chè la Russia potrà da un giorno all'altro perdere pazienza e decidersi a porre il principe alla ragione; e se a ciò si risolvesse non sarebbero certamente né la Germania né l'Austria-Ungheria che glielo impedirebbero; ed in quanto all'Inghilterra, il Gabinetto di Pietroburgo saprebbe intendersi secolei sopra altro terreno.

Sono qui da troppo poco tempo per poter istabilire giustamente il peso da darsi alle parole del signor de Radowitz, tanto più che mi fu detto essersi egli mostrato personalmente sempre ostile al principe di Bulgaria. Però comunicazioni di tal fatta per parte dell'ambasciatore di Germania non possono non essere segnalate all'attenzione di V. E.

397 1 T. 659 del 30 marzo, non pubblicato.

399

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4156. Berlino, 1° aprile 1886 (per. il 5)

J'ai l'honneur de remercier V.E. de sa dépèche n. 2182 du 26 mars1 , qui m'est parvenu aujourd'hui. Vous aviez bien voulu donner suite à l'idée que je prenais la liberté de suggérer par mon rapport du 21 de ce mème mois n. 41471• J'y étais induit par un ensemble de considérations sérieuses et mùrement réfléchies. Les nouvelles reçues au Département impérial des affaires étrangères sur les dispositions des differents Cabinets, me semblaient de nature à augurer bonnes chances, mème de la part du Gouvernement russe, à une proposition de transaction dont l'Italie prendrait l'initiative. Le langage du chancelier, nous invitant, en voie confidentlelle, à renouveler nos instances à Pétersbourg, demontrait assez que l'Allemagne désirait le succès de notre démarche. Nous avons eu lieu de nous convaincre que l'Autriche, l'Angleterre et la France partageaient 1e mème avis, n'attendant qu'un signe de la Russie pour se ranger plus ouvertement de notre bord. La Russie seule a manqué à l'appel, en tenant compte davantage de ses rancunes, peut-ètre de ses propres convenances, que de l'intérèt général de l'Europe. Par là se trouve justifié le jugement attribué au prince de

Bismarck: « quand la raison dirige la politique, on s'y retrouve, mais non point

lorsque celle-ci s'inspire à des antipathies ou à des sympathies personnelles ».

Dans mon rapport n. 4152 du 28 mars2 , j'ai indiqué les motifs pour lesquels

il me semblait que notre action diplomatique à cet égard avait eu plus d'un

bon còté, lors méme que le Cabinet de Pétersbourg ait jugé à propos de décliner

nos ouvertures si conciliantes et conformes à ses précédentes déclarations.

D'ailleurs, comme V.E. le dit dans sa dépéche précitée, par notre attitude nous

nous sommes délivrés de toute responsabilité éventuelle de ce qui pourrait désor

mais arriver. Notre liberté d'action serait mieux assurée encore si nos efforts

sincères, pour le maintien de la paix, étaient déjoués par la conduite de la Russie

ou par la force des choses.

Il faut croire que cette Puissance se gardera de procéder à une occupation

de la Bulgarie. Qui lui en confierait d'ailleurs le mandat? Si elle s'y décidait néanmoins de sa propre autorité, l'Autriche ne resterait pas impassible ou du moins demanderait que cette occupation ne fut que passagère. Mais, dans ces conjonctures, le feu prendrait dans la péninsule balkanique, et tel ou tel autre des pompiers qui accourrait pour éteindre l'incendie, ne serait pas assez désintéressé pour n'accomplir qu'une oeuvre de sauvetage sans remplir son escarcelle. Or, l'Italie doit veiller à ce que l'équilibre, surtout vers la cote orientale de l'Adriatique, ne soit pas troublé à son détriment. C'est pourquoi il importe de ne négliger aucune tentative pacifique, et c'est là aussi une des pensées qui ins. pirait une suggestion, sauf à aviser pour le mieux si le status quo n'était res

pecté dans ces régions.

Il me résulte que malgré les difficultés qui se présentent aujourd'hui, le

chancelier ne renonce pas à l'espoir qu'on parviendra à les surmonter. Néanmoins

il se montre soucieux. «Le temps, dit-il, est lourd » (es ist schwilZ>.

399 1 Non pubblicato.

400

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 474/30. Londra, 1° aprile 1886 (per. il 4).

Ieri mi recai al Foreign Office e trovai lord Rosebery assai preoccupato

della odierna situazione generale, e s'espresse presso a poco nei seguenti termi

ni. L'ambasciatore di Turchia essere venuto la mattina istessa a dargli cono

scenza di una nuova circolare della Sublime Porta, per la quale cosa essa do

mandava si procedesse alla firma del protocollo contenente la sanzione dell'ac

cordo turco-bulgaro convenuto fra le Potenze, però si facesse ancora una comu

nicazione collettiva presso il principe di Bulgaria, e se la risposta era negativa

si sanzionasse l'atto senza la di lui accettazione.

Sua Signoria gli aveva risposto già aver mandato all'ambasciatore a Co

stantinopoli l'istruzione di firmare il protocollo quando fossero pronti suoi

colleghi; essa aveva esauriti tutti i modi di pressione per indurre il principe ad accettare l'accordo; a qual pro fare una nuova comunicazione a Sua Altezza mentre non si sapeva se ancora esistesse il concerto europeo? L'atto della Russia di ritirare la sua squadra dalla Suda nelle presenti congiunture senza prevenirne le altre Potenze e senza fornire alcuna spiegazione non solo costituiva il più grande incoraggiamento alla Grecia di muovere guerra alla Turchia ma faceva naturalmente nascere eziandio il dubbio che il concerto europeo avesse cessato d'esistere; le due quistioni erano collegate, la condotta della Russia inspirava gravi sospetti sugli intendimenti di essa.

Osservai vero essere che le due quistioni erano fino ad un certo punto dipendenti l'una dall'altra, ma finora esse erano pure state trattate separatamente, mi sembrava preferibile nell'interesse della pace di non confonderle e procurare di comporre frattanto quella della Romelia orientale, cui Sua Signoria rispose se tutte le altre Potenze fossero d'avviso di interporre ancora delle pratiche collettive presso il principe di Bulgaria essa non rifiuterebbe di associarvisi, ma non ne sperava alcun risultato. Il Governo germanico continuava l'antico sistema per quanto concerneva la questione orientale, che era quella di lasciare che la Russia e l'Austria-Ungheria si mettessero d'accordo, ed accettare poscia le loro conclusioni, in tale situazione egli non prenderebbe più alcuna iniziativa.

Quanto alla Grecia egli aveva invitato il giorno innanzi l'ambasciatore di Russia a venirlo a vedere, ma S.E. non era in grado di fornirgli alcun schiarì-. mento sul richiamo della squadra russa dalla Suda, Sua Signoria aveva ora incaricato l'ambasciatore a Pietroburgo di domandare spiegazioni a quel Governo, e frattanto si asterebbe naturalmente dal fare alcuna proposta in ordine alla questione ellenica.

Ebbi immediatamente l'onore di dare all'E.V. contezza telegrafica del colloquio avuto con Sua Signoria1•

399 2 Non pubblicato.

401

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Londra, 1° aprile 1886.

Ieri trovai lord Rosebery traboccante d'amarezza contro la Russia, che sospetta di voler suscitare gravi complicazioni in Oriente. E veramente il repentino richiamo della squadra dalla Suda, non che il modo son fatti per inspirare serie apprensioni. Io cercai di calmarlo e di fargli intendere che era pur mestiere di raddoppiare di sforzi per salvare la situazione, poiché anche un male inevitabile è sempre meglio di ritardarlo quanto sia possibile. Ma non s'ha dubbio che l'orizzonte è buio. Fin dal Congresso di Berlino io vidi che l'aggiustamento relativo alla Bulgaria inplicava un equivoco che sarebbe per scoppiare un giorno o l'altro, imperocché la Russia intendeva considerare quella provincia

come una dipendenza di essa, e tale non era l'avviso di altre Potenze. Sotto n qual punto di vista se si potesse differire la tempesta di cinque anni sarebbe tanto di guadagnato, e che là cosa può succedere nell'intervallo?

Ieri ebbi un lungo colloquio sulla questione con lord Granville il quale è dello stesso avviso. In ogni caso tu puoi avere la coscienza tranquilla d'avere esauriti tutti i mezzi possibili per ristabilire l'armonia ed ora conviene tenersi parati alla peggio.

L'ambasciatore di Germania non si lasciò sfuggire una parola anche ne' colloqui intimi; egli aveva visto lord Rosebery prima di me, e dell'impressione questi aveva avuto della sua visita ne vedrai l'eco nel mio rapporto officiale d'oggil. L'ambasciatore di Francia dice avere per istruzione di tenersi sulla riserva. Quello d'Austria-Ungheria sta in campagna e di rado si vede in città. Quello di Russia è compitissimo ma naturalmente fa la parte sua. Del resto qui, in parte per tradizione, in parte pel carattere di essi, v'è pochissima dimestichezza fra colleghi. Ma quando sarò stabilito procurerò di riunirli più spesso.

E da noi cosa succedera? Dio ci salvi almeno il nocchiero che solo può guidare in porto la nostra nave anche quando siano per sopraggiungere le procelle. Questo è il più ardente de' miei voti.

400 l T. 672 del 31 marzo, non pubblicato.

402

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA 1

T. 336. Roma, 3 aprile 1886, ore 23,50.

Par mon précédent télégramme2 j'ai prié V.E. de faire connaltre à M. de Freycinet que, si pour le quinze courant la nouvelle convention de navigation n'est pas signée, je me trouverais dans l'impossibilité de demander à la Chambre une nouvelle prorogation de l'actuelle. Ainsl, donc, le temps presse, et, par conséquent, je vous prie de faire comprendre à M. de Freycinet, qu'il est urgent que le Cabinet français nous fasse connaìtre sa décision définitive sur un des trois partis suivants: le premier, celui qui semble présenter plus de chances d'une entente, à la suite des négotiations qui ont eu lieu avec M. Rouvier, serait la concession réciproque du cabotage dans la Méditérranée, sans exception pour les navires à vapeur, et limité, quant aux navires à voile, au ports du continent sur la dite mer, avec des concessions pour nous en matière de pèche, et, en première ligne, suppression des patentes en Algérie. Le second, pour lequel nous avions déclaré notre préference, serait la concession réciproque de la navigation d'escale et du cabotage à la voile et à la vapeur dans la Méditerranée sans

exception et, par rapport à la peche, reconnaissance, dans la nouvelle convention, de la part de la France, de l'état de choses existant, avec quelque amélioration; mais, au lieu de la gratuité, seulement une diminution du droit de patentes. Tertio, finalement, si le Gouvernement français ne consentait à aucun des deux précédents arrangements, réserve du cabotage des deux còtés, mais concession réciproque de la navigation d'escale à voile et à vapeur, reconnaissance de la part de la France, dans le traité, de l'état de choses existant, mais amélioré par rapport à la pèche camme au numéro deux. V.E. voudra faire comprendre que nous avons renoncé: l) à demander abolition ou diminution des surtaxes d'entrepòt; 2) à la réciprocité complète du cabotage dans l'Atlantique; 3) à toutes les autres concessions étrangères à la navigation, que la Chambre avait exprimé le désir de voir traitées conjointement. Mais une décision sur un des trois partis susénoncés de la part du Gouvernement français, est d'une urgence absolue, si on ne veut pas créer un état de choses qui aurait de bien fàcheuses conséquences sous tous les rapports.

401 1 Cfr. n. 400. 402 1 Ed. 1n E. Del Vecchio, Il ja!Umento delle trattative marittime fra Italia e Francia ne! 1886, 1n Storia e politica, VIII (1969), pp. 617-664: pp. 658-659. 2 T. 325 del 1° aprile, non pubblicato.

403

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PIETROBURGO E VIENNA

T. 337. Roma, 3 aprile 1886, ore 23,55.

L'ambassadeur d'Angleterre me communique un télégramme de lord Rosebery annonçant qu'en cas où les autres Puissances prenant part à la démonstration navale seraient consentantes et s'il devenait nécessaire d'exercer une pression ultérieure sur la Grèce au moyen des flottes combinées, le Gouvernement britannique suggéreait l'opération suivante: un service de croisière serait é.tabli sur la còte orientale de la Grèce. Tous les bàtiments grecs trouvés avec chargement, au dedans camme au dehors des eaux territoriales, seraient saisis et emmenés aux ports déterminés par les amiraux. L'ambassadeur d'Angleterre ayant demandé de connaitre ma pensée, je lui ai répondu que quant aux bàtiments de guerre nous accueillons dès à présent la proposition du Gouvernement britannique; mais pour ce qui a rapport aux batiments marchands, nous désirons que la question soit mieux étudiée, car elle présente des difficultés graves, mème au point de vue des intérets commerciaux des Puissances qui prendront part au blocus.

(Per Vienna, Berlino e Pietroburgo) Tàchez de me télégraphier le plus tòt possible l'accueil que cette ouverture de l'Angleterre trouve de la part du Cabinet près duquel vous étes accrédltés1•

403 1 Per le risposte da Berlino e d!l Vlenna cfr. nn·. 406 e 409. Da Pletroburgo Greppi con T. 706 del 4 aprlle non pubblicato, riferiva che la Russia non intendeva partecipare a misure apertamente ostili nei confronti della Grecia.

404

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4158. Berlino, 3 aprile 1886 (per. il 7).

Par sa dépeche n. 2178, du 19 mars échul, V.E. me chargeait de m'informer

si, sous quelle forme et dans quels termes le Cabinet de Paris avait communiqué

au Gouvernement impérial le traité de paix conclu entre la République et la

reine de Madagascar, et, en cas affirmatif, quel accueil avait été fait à cette

communication.

Ayant interpellé à cet égard le comte de Berchem, directeur de la section

commerciale au Département des affaires étrangères, voici les quelques détails

qu'il vient de me donner aujourd'hui.

L'ambassadeur de France s'est borné à transmettre, par note verbale, le texte du traité du 17 décembre 1885, sans énoncer aucune demande, sans ajouter un mot impliquant le désir qu'il fùt pris acte d'une semblable communication. Le Cabinet de Berlin s'est abstenu de faire une réponse quelconque.

Il reconnait lui aussi que le traité apporte de grands changements aux conditions politiques du Madagascar. Mais l'Allemagne n'a que des intérets secondaires dans ces contrées; aussi n'y est-elle représentée que par un consul electus. L'essentiel, en ce qui la concerne au point de vue commerciai, c'est que des tarifs différentiels ne soient pas établis dans l'ile; or les arrangements pris par le Gouvernement des Hovas avec l'Allemagne, comme avec l'Italie, l'Angleterre et les Etats-Unis, la mettent à l'abri d'un pareil traitement, en vertu de la clause de la nation la plus favorisée. Le protectorat français est restreint à la politique extérieure du Madagascar, et son Gouvernement, d'après les déclarations de M. de Freycinet au sein de la commission de la Chambre chargée d'examiner le traité, a conservé le droit de fixer les tarifs généraux. La France, il est vrai, pourrait conclure avec le Madagascar des arrangements commerciaux plus avantageux; mais ceux contractés avec les autres Puissances devront etre respectés, et ne seraient renouvelés que sur l'ancienne base du traitement de la nation la plus favorisée. Au reste la France, pour longtemps encore, aura à lutter dans ces régions contre bien des difficultés, et ne voudra pas les aggraver en provoquant des réclamations de l'étranger. On se réserve ici de la surveiller à l'oeuvre.

405

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 480/32. Londra, 3 aprile 1886 (per. il 7).

Ieri il signor ministro degli affari esteri mi significò che la mattina istessa aveva spedito agli ambasciatori presso le Grandi Potenze la comunicazione

contenente la proposta delle misure a prendersi per chiudere le comunicazioni colla costa orientale della Grecia alle navi di questa, alle quali non darei la determinazione di blocco poiché rimane pure libera la navigazione alle altre Nazioni.

Sua Signoria mi invitava in pari tempo ad esprimere all'E. V. il suo desiderio che, essendo ora i cinque Gabinetti d'accordo a procedere ad atti più energici affine di impedire la Grecia di provocare una guerra che potrebbe avere le più funeste conseguenze per essa e per le altre Potenze, il R. Governo volesse mandare. le torpedini che trovansi a Taranto nelle acque della Suda. La Grecia, osservava Sua Signoria, possiede buon numero di torpedini, ed è conveniente di essere premuniti contro ogni eventualità. Aggiunse le sei torpedini austriache arriverebbero il postdomani, e l'arrivo di questi rinforzi non mancherebbe di produrre un salutare effetto morale. Risposi non indugierei a fare conoscere all'E. V. il suo desiderio. E poco appresso ebbi l'onore di rivolgerle analogo telegramma1•

M'è noto che, a causa dei cattivi tempi nell'oceano, le due torpedini inglesi non sono ancora partite alla volta del mezzogiorno.

404 1 Non pubblicato.

406

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4160. Berlino, 4 aprile 1886 (per. l'8).

Je me suis assuré que le Département impérial des affaires étrangères avait reçu de Londres une communication identique à celle contenue dans votre télégramme de la nuit dernier1• Je lui donnais en meme temps connaissance de la réponse faite par V. E. à cette communication.

Le sous-secrétaire d'Etat ne se trouvant pas aujourd'hui dimanche au Ministère, il m'a été dit par le baron de Holstein que la Cabinet de Berlin accepte dès-à-présent et en entier l'opération suggérée par lord Rosebery à l'effet d'exercer éventuellement, au moyen des flottes combinées, une pression ultérieure sur la Grèce. Le Gouvernement impérial aurait été disposé à admettre meme le séquestre de tous les batiments helléniques de guerre ou marchands saisis avec chargement en dedans camme en dehors des eaux territoriales. Il ne prendra pas d'initiative, mais il se joindrait de préférence à des mesures plus énergiques encore.

Je ne sais si V.E. partage mon avis, mais à en juger d'après les apparences, on serait induit à supposer que nous ne touchons pas au terme des hésitations du Gouvernement anglais. La proposition qu'il vient de soumettre aux Puissances est présentée sous forme conditionnelle «s'il devient nécessaire :.. Elle reste, d'ailleurs, subordonnée au règlement de la question rouméliote. On

406 l Cfr. n. 403.

s'était d'abord accoutumé à croire ques Ies velleités belliqueuses de la Grèce, ses bravades se consumeraient en paroles. Mais ses agissements toujours plus accentués sembleraient prouver de deux choses l'une: ou bien qu'elle est parfaitement résolue à recourir aux moyens extrèmes, ou qu'elle a reçu des assurances secrètes que l'Angleterre, malgré qu'elle se piace en téte de la démonstration navale, ne se prétera pas à lui donner un caractère sérieux. Il faut se rappeler qu'à coté et au dessus de lord Rosebery se trouve le philhellène Gladstone, dont la position est très chancelante, et qui ne voudrait probablement comporter dans sa retraite une responsabilité quelconque d'avoir desservi la cause grecque. D'autre part, l'attitude de la Russie et de la France est bien de nature à encourager auprès du Cabinet d'Athènes l'illusion qu'il parviendra à contrecarrer la Turquie et à obtenir, peut-etre sans coup férir, quelque agrandissement de territoire.

En me référant à mon télégramme de ce soir2 ...

405 l T. 690 del 2 aprile, non pubblicato.

407

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA l

D. 74. Roma, 6 aprile 1886.

Con la riproduzione di un telegramma pur allora giuntomi dalla r. amba

sciata in Costantinopoli2 ho, ieri sera, informato V. E. che ieri stesso, in con . ferenza, si procedette dai rappresentanti delle Potenze e della Sublime Porta alla firma del protocollo relativo alla questione rumeliota. Il protocollo ripro duce, in forma di patto tra le Potenze e la Porta, le condizioni alle quali il Governo della Rumelia orientale è conferito al principe di Bulgaria, e sancisce la adesione unanime delle Potenze a che il relativo iradé sia emanato dal sultano. Tra le condizioni del conferimento del Governo della Rumelia al principe di Bulgaria figura in primo luogo un riferimento espresso all'art. 17

del trattato di Berlino.

Il protocollo venne firmato senza discussione e senza l'enunciazione di una

riserva qualsiasi, le Potenze essendosi trovate consenzienti nel pensare che,

sopra ogni cosa, fosse desiderabile di evitare tutto ciò che avrebbe potuto

menomare l'efficacia della volontà, manifestamente unanime, dell'Europa di

definire pacificamente la controversia. * Rimane, però, pur sempre il fatto che

manca al componimento della controversia la esplicita adesione e la firma del

principe di Bulgaria, né riesce agevole di prevedere sin d'ora quali potranno

essere le conseguenze di una simile situazione. La formola che io avevo pro

posto, appunto per rendere possibile quell'accordo turco-bulgaro che avrebbe

dovuto divenire, mercé la accettazione delle Potenze, un accordo europeo, avreb

406 • T. 712, non pubblicato. 407 l Ed., con l'omtsstone del brano tra asterischi, in LV 53, p. 74.

• T. 345 del 5 aprtle, non pubbllcato.

be rimosso, a tale riguardo, ogni incertezza o futura complicazione; ma la resistenza della Russia impedì che potesse tradursi in atto. Il concetto stesso, che mi aveva ispirato quella formula conciliativa, mi aveva pure indotto quando apparve la impossibilità di farla prevalere, ad impartire al r. ministro a Costantinopoli, già autorizzato ad associarsi ad og:ni accordo comune, l'istruzione di enunciare una riserva verbale circa le conseguenze del mancato accomodamento turcobulgaro. Però, quando si seppe che altri rappresentanti, da principio invitati dai loro Governi ad enunciare del pari talune riserve, avevano all'ultimo momento ricevuto istruzione di astenersene per non nuocere alla unanimità dell'atto, mi parve conveniente d'impartire analoga istruzione al barone Galvagna, il quale appose al protocollo, puramente e semplicemente, la sua firma.

Tale fu il nostro procedimento. Però i fatti non mutano, e sussiste pur sempre la possibilità che il principe di Bulgaria, estraneo all'atto che regola la condizione della Rumelia, voglia trarre consiglio, anziché dal volere delle Potenze, dalle proprie convenienze e da quello che egli stima essere il voto del suo popolo. Il R. Governo, che nulla tralasciò per iscongiurare il pericolo, ha ampia ragione di considerarsi prosciolto da ogni responsabilità, e di ravvisare come sottintesa, quantunque non abbia formulato riserva alcuna, la sua piena libertà di apprezzamento e di azione di fronte alle possibili contingenze dell'avvenire*.

408

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A TANGERI, SCOVASSO

D. 235. Roma, 6 aprile 1886.

Ci provengono, da Madrid, notizie non buone sul Marocco1•

Il sollevamento del Sud-Est terrebbe in scacco le forze del sultano. Il ministro di Francia sebbene abbia promesso al principio della sua missione, di nulla intraprendere senza accordo con la Spagna, avrebbe domandato al sultano la sponda destra della Muluya, ed ora aiuterebbe l'insurrezione, il cuo capo sarebbe già, a Parigi, designato a successore dell'attuale sceriffo.

Si collegherebbe, con la proposta azione della Francia nel Marocco, il contegno di quella Potenza con don Carlos e Zorrilla, essendo presumibilmente scopo della Francia di preparare alla Spagna un pericolo di anarchia e profittarne per impossessarsi di codesto Stato. In presenza di tali progetti, la Spagn3. proporrebbesi di portare la questione del Marocco dinanzi all'Europa.

Voglia, su questi diversi argomenti, di cui, meglio di chiunque, ella conosce l'importanza, tenerci diligentemente informati, come pure su tutti quegli altri che avessero connessione con essi o la cui cognizione interessasse il Governo del re2•

408 l R. 286 del 1° aprile, non pubbUcato. 2 Per la risposta cfr. n. 448.

409

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NI:GRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 54. Vienna, 7 aprile 1886 (per. il 9).

Mi pregio di confermare all'E. V. il telegramma1 che, in risposta a quello da lei direttomi il 4 corrente2 , io le indirizzai in data dell'istesso giorno circa la proposta di lord Rosebery relativa ad alcune operazioni da farsi contro la costa orientale della Grecia dalle flotte delle Potenze che presero parte alla dimostrazione navale.

Come ebbi l'onore d'informarla con detto telegramma, il conte Kalnoky rispose alla proposta che, in nome del suo Governo, gli venne fatta da quest'ambasciatore d'Inghilterra, ch'egli era per parte sua disposto ad aderirvi e che l"avrebbe quindi sottomessa a S. M. l'Imperatore. S. E. aggiunse che, in ogni caso, gli sembrava conveniente di dare di ciò preventivamente avviso al Governo ellenico.

Sir A. Paget avendo telegrafato in conseguenza a lord Rosebery, questi gli rispose che naturalmente tale avviso sarebbe stato dato in tempo utile alla Grecia qualora si fosse dato seguito alla di lui proposta.

A questo telegramma non ho ora da aggiungere altro, senonché il conte Kalnoky, nel rispondere al suggerimento del Governo britannico nel modo soprariferito, chiese ancora di conoscere più esattamente i particolari tutti riferentisi a questa eventuale operazione. Il conte Kalnoky mi parlò poi specialmente della necessità in cui sarebbe la flotta austriaca, se essa dovesse intraprendere la parte di crociera affidatale, d'avere una stazione d'approvvigionamento vicina, e quindi sul territorio greco, il che presenterebbe pure qualche difficoltà ch'era convenienti di esaminare con ponderazione.

410

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

D. 204. Roma, 8 aprile 1886.

Dopo avere il 5 di questo mese, in conferenza presieduta dal ministro ottomano degli affari esteri, firmato il protocollo relativo alla quesione rumeliota, i rappresentanti delle Grandi Potenze deliberarono, su proposta dell'ambasciatore di Russia, di inviare ai rispettivi rappresentanti a Sofia un telegramma eosì concepito: «Telegramma identico: La Conferenza ha confermato testé l'aecomodamento relativo agli affari della Rumelia orientale; speriamo che, in presenza di questa soluzione, il Governo principesco non indugierà ad arren

409 1 T. 705, non pubblicato. ' Cfr. n. 403.

dersi al voto unanime dell'Europa ~. Questo telegramma doveva naturalmente, secondo il concetto degli ambasciatori accreditati presso la Sublime Porta, servire di tema per opportuni uffici da farsi, per opera di lei e dei suoi colleghi, presso il Governo di Sua Altezza.

Il pensiero nostro circa la situazione creata dal fatto che, per la definizione della questione rumeliota, si dovette firmare un accordo a cui il principe rimane estraneo, è riprodotto esattamente nel dispaccio che diressi, il 6 di questo mese, agli ambasciatori di Sua Maestà, e che figura sotto il n. 1018, nella serie

(LXXVI) dei documenti diplomatici!. Nondimeno, dovendo essere per noi criterio direttivo, in ogni fase della presente crisi orientale, il mantenimento del concerto europeo, per quanto da noi possa dipendere, è evidente che non ci gioverebbe di tenerci addietro quante volte si stimassero necessarii ed opportuni nuovi officii unanimi delle Potenze, presso il Governo del principe, per indurlo ad una adesione esplicita, acciò la soluzione della questione rumeliota abbia quel carattere di stabilità che, mancando quella adesione, le farebbe difetto. A questo concetto si ispira il telegramma che le inviai stamane2• La S. V. è autorizzata, mercé il mio telegramma, ad associarsi ai suoi colleghi che abbino ricevuto dai rispettivi Governi istruzione di insistere, presso il principe, acciò accetti l'accordo stipulato tra le Potenze e la Porta col protocollo del 5 aprile. Il linguaggio di lei deve fare intendere a Sua Altezza che il presente momento può, con, ragione, sembrar difficile a sormontarsi; però Sua Altezza deve avere fede, e convincersi che le conseguenze d'una savia ed energica risoluzione, da parte sua, sarebbero tutte a vantaggio suo ed a vantaggio del suo popolo. Il giovane principe, col quale ella vorrà esprimersi in questa circostanza con rispettosa franchezza, sa che così gli parla, per mia bocca, il Governo di un paese che è schiettamente amico della Bulgaria, e che, in tempi non remoti, ebbe a subire, con fortuna, l'arduo esperimento di non dissimili prove.

411

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2194. Roma, 10 aprile 1886.

L'ambasciatore di Germania dicevami ieri incidentalmente di aver ogni

miglior ragione di credere che l'accordo nelle quistioni religiose fra il Gabinetto

di Berlino ed il Vaticano, sarebbe fra breve un fatto compiuto. S. E. soggiunge

vami compiacersi di ciò in modo speciale, poiché in tal maniera verrebbero meno

le malevoli insinuazioni di quei tali che, pur di eccitare la differenza fra i nostri

due Paesi, non cessarono dall'alimentare la credenza, che la pace fra la Germania

e la chiesa cattolica si farebbe a spese dell'Italia.

Colsi quell'occasione per dire al signor di Keudell che per conto mio non mi

sono mai menomamente allarmato della nuova piega presa dalle relazioni fra la

• T. 347, non pubblicato.

Santa Sede e la Prussia, non essendo ammissibile ai miei occhi che un tale fatto tutto d'ordine morale possa in qualche maniera influire sulle relazioni fra i nostri due Governi, relazioni che al giorno d'oggi in fatto di reciproca fiducia e cordialità nulla lasciano a desiderare. Ciò detto si parlò d'altro.

Ho creduto bene prender nota di questa conversazione nella corrispondenza di questo ministero con codesta ambasciata per norma eventuale del linguaggio dell'E. V. Ravviso poi opportuno anche osservare che, se pel momento il ristabilimento delle buone relazioni fra la Prussia e la Santa Sede non presenta pericoli per l'Italia, tale nuovo stato di cose potrebbe crearci imbarazzi il giorno in cui le nostre relazioni colla Germania non fossero più quali sono oggi ed il Gabinetto di Berlino ravvisasse di sua convenienza il procurarci molestie da parte del Vaticano.

410 1 Cfr. n. 407.

412

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4163. Berlino, 10 aprile 1886 (per. il 14).

Ainsi que j'en donnais avis, le prince de Bulgarìe annonçait à son père à Darmstadt, en date du 8 avril, avoir reçu l'acte signé le 5 avril à Constantinople par les représentants des Puissances. Il ajoutait que puisque cet acte n'est pas la Convention turco-bulgare, mais une décision de l'Europe, il a résolu de l'accepter, tout en réservant ses droits relativement à l'article Ier.

Par cette réserve, Son Altesse, en qualité de prince de Bulgarie, entend évidemment prendre des s'O.retés en vue du contre-coup qu'un pareil accord pourrait exercer sur sa position en Bulgarie. La combinaison adoptée par les Puissances offre en effet une anomalie. Le Gouvernement de la Roumelie orientale étant confié au prince de Bulgarie d'une manière impersonnelle et pour cinq années, si on voulait à cette échéance procéder à un autre choix, il faudrait alors ou séparer de la Couronne de Bulgarie le Gouvernement général de Roumélie et partant supprimer l'union, ou bien le nouvel élu devrait occuper le tròne de Bulgarie. Les agissements panslavistes, qui visent peut-étre cette éventualité, auront donné l'éveil au prince Alexandre, et il est assez nature! qu'il cherche à se prémunir. Sa réserve ne saurait s'appliquer à sa position en Roumélie, car les droits à cet égard ne reposent que sur l'arrété des Puissances. En tout cas les mots «ses droits » étaient de trop. Il aurait d'O. se borner à exprimer une simple réserve.

Lors méme que ses dispositions à accepter ne résultent encore que sous forme tout-à-fait privée, il faut espérer qu'elles recevront une confirmation officielle. Ceux qui le lui conseillent disent qu'il y aurait bien du malheur si, avec l'habilité dont il a fourni des preuves jusqu'ici, il ne s'arrangeait pas pour

conserver le siège qu'il a occupé pendant cinq années, et méme en le consolidant et en l'exhaussant un peu. D'autres, moins optimistes, font observer au contraire qu'il est sur d'avance, s'il parvient à se maintenir durant le quinquennat, de ne pas étre réélu; car de deux choses l'une: ou il ne se fera pas l'instrument servile de la Russie, et cette Puissance opposera son veto à la réélection; ou il obtiendra les bonnes graces du tsar, et alors c'est qu'il n'aura pas mérité celles du sultan qui se gardera de le renommer.

L'avenir démontrera qui aura raison. Bien du temps s'écoulera avant que la balance orientale ait achevé ses inquietantes oscillations. En attendant, on ne se contente pas plus ici qu'à Rome de former des voeux pour un apaisement général, et, comme nous l'avons fait (télégrammes de V.E. du 8 avril) 1 le Cabinet de Berlin s'est empressé de transmettre à ses agents à Sophia et à Athènes des instructions dans un sens analogue aux vòtres. Jusqu'ici il n'a reçu aucun indice direct et certain sur l'attitude que le prince adoptera. Mais le Gouvernement impérial pense qu'une réponse définitive se fera peut-étre attendre. S.A. tient probablement à gagner du temps pour démontrer toujours plus aux populations qu'elle n'a rien négligé pour leur ménager un lot plus en rapport avec leurs aspirations, leurs sacrifices et leurs victoires. Peut-étre voudrait-il entendre préalablement la Chambre de députés bulgare et la députation de la Roumélie. Mais on persiste à croire que faisant bonne mine à ce qu'il estime mauvais jeu, il s'inclinera devant la volonté des Puissances.

Ce qui viendrait aussi à l'appui de cette opinion, c'est qu'en prévision de son prochain isolement, le Cabinet d'Athènes, au lieu de brusquer les choses, se livre avec la Chambre à de stériles discussions, à des atermoiements.

Il existe un autre indice d'une certaine détente dans la situation. Les nouvelles reçues, il y a deux jours, au Département impérial des affaires étrangères, assurent que rien dans l'attitude de le langage du tsar ne viendrait à l'appui d'un projet quelconque d'occupation de la Bulgarie. La note pacifique domine à Livadia. Il est vrai qu'on ne peut faire des prévisions à longue échéance. Alexandre II, lui aussi, peu avant la dernière guerre, résistait au courant panslaviste, lequel a fini par l'entrainer bon gré, mal gré. Alexandre III saurat-il mieux faire?

Il me résulte d'autre part qu'on se préoccupe ici d'une certaine recrudescence d'agitation en Macédoine et en Albanie. Le fait est signalé par les journaux seulement. Le Cabinet de Berlin n'a aucunes autres données à ce sujet. Dans les documents diplomatiques, je ne trouve pas trace de ce mouvement.

Je vous serai reconnaissant, M. le Ministre, de me faire savoir si les récits de la presse ont quelque fondement. En vous remerciant du télégramme que vous m'avez transmis la nuit dernière sur les impressions recueillies par l'agent diplomatique du roi à Sophia2•.•

412 1 T. 349 e T. 350, non pubblicati, ma cfr. n. 410. 2 T. 352 del 9 aprile, non pubbl!cato.

413

IL MINISTRO A MADRID, BLANC, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 288. Madrid, 10 aprile 1886 (per. il 15).

Venni informato che il ministro di Stato tenne a parecchi miei colleghi lo stesso linguaggio tenuto a me e che riferii nel mio rapporto 2861, esprimendo il desiderio che la stampa di altri paesi s'interessasse ai pericoli che minacciano lo statu quo al Marocco, e che in attesa di opportuni concerti tra le Potenze l'opinione europea venisse in aiuto alla Spagna in occorrenze tanto delicate. Tali entrature furono accolte da altri collo stesso riserbo nel quale io mi ero mantenuto. Credo anzi di sapere che il ministro di Germania dimostrò la più completa indifferenza verso i timori manifestati dal signor Moret per la situazione del Marocco; del pari che egli aveva, poco fa, dichiarato l'intiera equanimità del suo Governo per l'eventualità, circa la quale egli era stato ufficiosamente consultato, in cui la regina reggente dovesse affidare il portafoglio della guerra al noto generale Salamanca; risultando da tutto ciò che la Germania non attribuisce più importanza alla politica spagnuola e si contenta delle guarentigie co:çnmerciali assicurate, come riferii, dall'impegno secreto della prolungazione del trattato di commercio, impegno assuntosi dalla Spagna in connessione coll'ass·estamento della quistione delle Caroline.

Come era da prevedersi, il signor Moret, si accinge ora ad imitare" l'evoluzione seguita nel 1884 dal signor Elduayen nella quistione marocchina: dopo cioè aver invocato dalle Potenze un appoggio difficilmente concepibile ad una politica spagnuola che non è né definita, né sicura, questo Gabinetto sta probabilmente per prendere atto dell'indifferenza dell'Europa a ritornare agli accordi isolati colla Francia.

Interrogato oggi da me sullo stato delle cose al Marocco, il signor Moret mi disse che i negoziati comuni della Germania, dell'Inghilterra e della Francia sono tuttora sospesi per l'assenza del sultano; che l'accordo commerciale tra la Germania e il Marocco, ora annunziato dai giornali francesi come conchiuso, non è recente e non concerne che il regime consolare; che fu dichiarato a Parigi al signor Albareda non prevedere il Governo francese serie complicazioni al Marocco; e che questo ambasciatore di Francia, confermandogli tali informazioni rassicuranti, avea soggiunto che, allorquando nuovi avvenimenti al Marocco lo richiedessero, la Francia si potrebbe d'accordo con la Spagna sul da farsi.

-Documenti Diplomatici -Serie II -Vol. XIX

413 1 R. 286 del l• aprile, non pubblicato.

414

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

T. 359. Roma, 14 aprile 1886, ore 16.

Au télégramme turc, en date du 12, dont vous recevrez copie par poste, qui adresse un norma! appel à l'intervention des Puissances dont les flottes sont réunies en proximité des eaux de la Grèce pour l'amener à désarmer sans retard, j'ai répondu en termes génériques que nous tiendrions compte du contenu de cette pièce dans l'échange d'idées qui suit son cours entre les différents Cabinets. Je n'entends point faire une proposition formelle à cet égard, désirant laisser toute l'initiative à ce propos au Cabinet de Londres, à qui elle revient de droit: la proposition première et toutes les subséquentes relatives à la démonstration navale, étant parties de Londres. Je désire cependant que V.E. fasse sentir de ma part à lord Rosebery qu'à mon avis, aussitòt après la clòture des Chambres grecques, le moment serait venu de rendre un véritable service à la Grèce et de rétablir la paix dans la peninsule, en faisant une démarche énergique et collective au Cabinet d'Athènes, qui serait peut-ètre plus efficace, si elle était signée par les amiraux, et qui amènerait en cas de retard de la part de la Grèce à s'executer le commencement d'une action navale effective, dont le premier acte serait le blocus, Veuillez me faire connaitre l'accueil qui aura été fait à cette idée que je me limite à communiquer au Cabinet de Londre1•

415

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 4166. Berlino, 15 aprile 1886 (per. il 22).

Depuls mon rapport n. 4123 du 17 février dernier1 , la réconciliation entre le Cabinet de Berlin et le Vatican a fait de notables progrès. Dans le discours qu'il vient de prononcer à la Chambre des seigneurs de Prusse, un milieu plus sympathique pour lui que le Reichstag, le prince de Bismarck a parlé à coeur ouvert et avoué qu'à son avis la Législation de mai devait ètre révisée, qu'elle avait fait son temps, que le Gouvernement n'avrait plus besoin de cette arme dans une lutte qui, du reste, n'avait jamais eu dans sa pensée qu'un caractère défensif et temporaire. Ce discours, dont les journaux contiennent une analyse exacte, a décidé la Chambre à adopter, à une majorité d'un cinquantaine de voix, le projet de loi ecclésiastique, y compris des propositions présentées par monseigneur Kopp, l'évèque de Fulda, qui élargissent encore les franchises

415 l Non pubbllcato.

déjà accordées à l'Eglise par le projet primitif du Gouvernement, et accrues sensiblement par les amendements y introduits par la Commission. Je me réserve de transmettre le compte-rendu officiel de cette discussion. Je n'abord donc pas les détails.

Bientot la Chambre des députés sera saisie de la meme question, et personne ne met en doute un égal assentiment. On peut dire dès-à-présent que le Kulturkampf, qui a tant passionné les esprits, est terminé du moins sous son ancienne forme, et que la victoire appartient pour le moment au pouvoir spirituel, dont les concessions n'ont pas la meme importance. Tandis que la fraction catholique se retrempait dans la lutte, ses adversaires donnaient des signes visibles de lassitude, et se déclaraient pour la plupart prets à exaucer le voeu de l'empereur et roi, de voir rétablir la paix religieuse avant la fin de son règne. Depuis quelque mois, le chancelier désirait de meilleurs rapports avec le Vatican, parce qu'il ne veut pas laisser s'implanter dans l'Empire un élément d'hostilité qui, à la longue, en se coalisant avec les autres partis mécontents, finirait par devenir un germe de dissolution. Il n'estime pas qu'il y ait un point d'honneur qui l'empeche de rebrousser chemin, puisqu'il est en face d'un adversaire qui ne dispose pas de moyens matériels de résistance. Mais d'un autre còté il dénie tout caractère d'homme d'Etat à qui ne tient pas compte des forces morales de la Papauté. Du reste, il laisse entendre que sa conduite actuelle n'a rien d'humiliant pour son amour propre, car il agit de son plein gré, sans y s'etre contraint par une nécessité urgente. Il veut sans doute se débarasser de l'opposition du centre et des éternels marchandages qu'il lui font subir sur toutes les questions, meme sur celles qui ont le moins d'affinité avec la religion, mais cette guerre à coupe d'épingles n'est pas un danger si pressant qu'il soit obligé à de grands sacrifices pour le faire disparaitre.

En comparant le passé avec le présent, il s'·est produit plus d'une inconséquence dans ses actes en pareille matière. Il avait promis de ne pas aller à Canossa, mais il est allé au Vatican, ce qui, selon lui, n'est pas la meme chose. Mais le prince de Bismarck pense probablement que, dans la grande politique, il est de mise de se déjuger quand les circonstances se modifient. Dans ce cas, l'habileté serait, à ses yeux, non pas de se cristalliser dans ses idées, mais de faire en sorte qu'elles vous restent fidèles en ce sens qu'elles soient assez apprivoisées pour répondre à tous les appels, assez souples pour se plier à toutes les situations, sans subir des déformations trop choquantes.

Quoiqu'il en soit, le conflit entre dans une voie d'apaisement. A défaut d'un complet accord, difficile à atteindre entre le sacerdoce et l'empire, il s'établira du moins entre ces deux pouvoirs un modus vivendi. Il reste pourtant à savoir si de part et d'autre on ne se fait pas trop d'illusion, et si, entre autres, le chancelier réussira par sa condescendance à écarter, camme il se le propose, l'obstructionnisme parlementaire de la fraction du centre, et la dictature genante de son chef M. Windthorst.

Je remercie V.E. de sa dépeche n. 2194 du 10 avriP, sur le langage tenu incidemment par M. de Keudell. Autorisé ou non, son langage n'a qu'une valeur relative. Camme vous le lui laissiez comprendre, M. le ministre, nous ne

415 • Cfr. n. 411.

pouvons en effet admettre qu'un fait d'ordre moral et de politique intérieure

prussienne puisse influer sur les relations actuelles entre les deux Gouverne

ments. Mais je me range entièrement à votre avis que le rétablissement de

bons rapports entre la Prusse et le Saint-Siège serait de nature à nous susciter

de graves embarras, si nos relations cessaient d'étre les mémes. Le chancelier

est coutumier dans ses volte-faces, quand il y voit l'intérét de son pays. Il a

l'habitude de prendre le vent d'où il vient. C'est pourquoi dans ma correspon

dance, avant et depuis la Loi des Garanties, je me suis toujours permis de

recommander au Gouvernement du roi de chercher, sans rien sacrifier de notre

dignité, à user de beaucoup de ménagements envers le Saint-Père, pour qu'il ne

devienne pas un instrument trop facile entre les mains de ceux qui, dans telle

ou telle autre éventualité, voudraient s'en servir au détriment de la cause ita

lienne.

En joignant une lettre particulière à l'adresse de V.E.3 •••

414 1 Per la risposta cfr. n. 417.

416

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Berlino, 15 aprile 1886.

Il y a huit jours le comte de Bismarck me disait qu'il venait de recevoir un télégramme de Keudell annonçant que le Ministère avait remis ses démissions à Sa Majesté; que M. Depretis croyait que sa personne était devenue un empéchement pour rendre une certaine cohésion à l'ancienne majorité; que votre nom était prononcé parmi les ca.ndidats à la présldence d'un nouveau Cabinet.

Je ne pouvals accepter la nouvelle que sous bénéfice d'inventaire, car aucun télégramme ne m'était parvenu de Rome dans ce sens. Le lendemain Keudell démentait la nouvelle. Mais à en juger par le langage de nostre presse, et par le jugement que vous portiez dans votre dernière lettre du 31 mars1 sur notre situation intérieure, il doit y avoir dans tout cela un certain fond de vérité. Le Gouvernement d'après certains indices se serait résolu à recourir à de nouvelles élections. Mais le terrain est-t-il bien préparé? J'en doute. Dans ce cas la crise ne serait qu'ajournée. Si M. Depretis se sent trop usé par l'àge et plus encore par le frottement des hommes et des choses, je comprends qu'il aspire à se retirer dans les coulisses, sauf à rentrer plus tard en scène. Mais je regrette que vous ne vous souciez pas de prendre vous méme la présidence. Il faudrait comme vous un homme d'Etat autoritaire, et au besoin d'action pour lutter contre un parlementarisme qui nous ronge jusqu'à la moelle des os, et qui fausse le véritable esprit de la constitution. Les trois pouvoirs pondérateurs n'existent plus que pour la forme; et c'est la Chambre des députés qui envahit toujours plus sur les attributions du pouvoir exécutif. Si

415 s Cfr. n. 416. 416 1 Non rinvenuta.

on ne réagit pas contre ce courant, la Monarchie court à sa perte laquelle ne pourrait pas n'ètre qu'un dolce tramonto. Vous ètes l'homme indiqué pour réagir, pour relever le drapeau de l'autorité qui flotte trop à l'ombre de celui de la liberté. Je comprends vos scrupules, mais je ne les déplore pas moins. Si vous ne voulez pas la présidence, j'espère du moins en cas d'une autre combinaison ministerielle que celle-ci sera de nature à vous permettre de garder le portefeuille des affaires étrangères. C'est ce qu'on désire aussi vivement ici.

Je vois que vous ètes médiocrement satisfait de l'attitude de l'Allemagne à notre égard. Ses assurances de bon vouloir sont un peu de l'eau bénite de cour. Néanmoins il est de fait que ses dispositions se sont beaucoup améliorées depuis votre avènement au pouvoir. Le temps fera le reste, mais à la condition que vous continuiez à diriger nos relations extérieures. Nous sommes déjà mieux à couvert du coté de la France que nous ne l'étions sous votre prédécesseur et avec M. Cairoli. Certainement ne faut-il pas fermer les yeux sur le rapprochement qui s'opère entre Berlin et le Vatican. Mais il ne faut pas non plus en exagérer l'importance. Pour le moment c'est là un fait d'ordre intérieur comme on a soin de le faire entendre, et ne présenterait un danger que si votre portefeuille passait en d'autres mains que les votres. Il serait peut-ètre prématuré de se prononcer aujourd'hui sur la question du traité d'alliance. Elle se posera elle mème dans quelques mois, il faudra alors aviser. Il me paralt comme à vous qu'il ne serait pas le cas de le renouveler tel quel. Mais l'absence de tout arrangement aurait aussi bien des inconvénients. Nous serions un peu comme un ballon lancé au gré des cents, nous manquerions de lest pour atterrer à la bonne place s'il surgissait de graves complications. Il faut à la Couronne et au Pays quelques garanties contre les tètes folles de l'irrédentisme, qui pourraient nous exposer à courir l'aventure surexcitant le sentiment national dans ses excès. Des garanties contre nous-mèmes ne seraient pas de trop. On aurait beau dire et beau faire, mais on y penserait à deux fois avant de rompre des engagements, avant de violer un traité, et de ranger contre nous les deux Empires et, qui salt mème les trois Empires. Ce ne serait certes pas la France qui nous viendralt en aide, elle chercheralt plutot à profiter de notre isolement. Ce ne serait pas non plus l'amour platonique de l'Angleterre qui prendrait fait et cause pour nous.

Je vols avec plaisir que dans vos publications des Livres Verts vous vous bornez à reproduire quelques-unes de vos propres dépèches, en gardant sous le boisseau la correspondance des agents du roi à l'étranger. C'est bien là le meilleur système. Les ministres près lesquels nous sommes accrédités se sentant à l'abri des indiscrétions, se montrent plus confiants à notre endroit.

J'ignore si vous avez l'intention de livrer à la publicité le document annexé à la dépèche n. 2191 du 8 avril par laquelle vous me transmettiez une copie de vos instructlons à notre agent à Sofia en date du mème jour2• Ne croyez-vous pas que mieux vaudrait peut-etre d'en omettre la dernlère phrase? Une comparaison quelconque entre notre propre histoire et celle de la Bulgarie me paralt un peu boiteuse. L'Italie n'est pas un composé de races dlverses, elle formalt un tout homogène avant son unlfication poutique due au Piémont et à

416 • C!r. n. 410.

notre dynastie; tandis que la Bulgarie et la Roumélie sont peuplées pour un quart au moins de mahométans, sans compter les israelites, grecs, tartares, tsiganes, bohémiens, roumains et arméniens, peuples qui se jalousent et tirent chacun la couverture de leur coté dans un lit où ils se trouvent si mal à l'aise. Il y aurait beaucoup à dire sur la lutte entre bulgares et serbes. A tort ou à raison, le prince Alexandre est taxé ici par l'empereur Guillaume camme un révolutionnaire de la pire espèce. Dans ces conditions, nous déclarer schiettamente amico, ne produirait certainement pas bonne impression à Berlin. Je vous livre ces considérations pour ce qu'elle valent, dans le cas où vous jugeriez à propos d'en tenir compte éventuellement.

Je vous serais très obligé de m'envoyer quelques mots par le télégraphe sur la situation ministérielle. L'incertitude me pèse de toute manière, et particulièrement en ce qui [vous] concerne.

417

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 526/42. Londra, 16 aprile 1886 (per. il 19).

Avant'ieri sera ricevetti il telegramma1 che l'E. V. mi fece l'onore di indirizzarmi per farmi conoscere la risposta che essa faceva alla comunicazione della Sublime Porta relativa alla Grecia, e per invitarmi ad esporre a lord Rosebery le idee che le erano suggerite dalla presente situazione.

Sua Signoria ascoltò le mie parole con vivo interesse, e disse essere egli pur d'avviso che le ulteriori pratiche a farsi presso quel Governo dovrebbero effettuarsi tostoché sarebbe prorogata la presente sessione delle Camere greche. E quanto all'idea che la relativa comunicazione fosse firmata dagli ammiragli, disse avere egli già pensato a qualcosa di analogo, ma nascere il dubbio se sarebbe corretto che il documento sia firmato dai comandanti delle squadre, mentre i rappresentanti delle Potenze sono tuttavia ad Atene; però prenderebbe in seria considerazione il suggerimento dll'E. V. Di che mi feci premura di darle contezza telegrafica2•

Domandai in questa congiuntura a Sua Signoria quali risposte ella aveva ricevute dagli altri Governi in ordine alla sua comunicazione sulle misure a prendersi, e mi disse aveva primieramente fraintesa la risposta della Germania, ma ebbe indi a verificare che quel Governo aderiva alacremente alla proposta, come pure quello di Russia; il Governo austro-ungarico invece l'aveva accettata in massima, ma aveva fatta qualche osservazione analoga a quelle mosse dall'E.V. riguardo alla marina mercantile. In ogni caso, aggiungeva S.E., l'applicazione delle misure in discorso sarebbe di breve durata3•

417 Cfr. n. 414.

2 T. 768 del 15 aprile, non pubblicato.

3 Per la risposta cfr. n. 422.

418

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI l

D. 36. Roma, 18 aprile 1886.

L,:ambasciatore d'Inghiltera mi ha rimesso un pro-memoria nel quale sono riassunte le proposizioni del suo Governo per una nuova azione da spiegarsi verso la Ctrecia.

Il Gabinetto di Londra propone:

l) che i rappresentanti delle Ctrandi Potenze ad Atene presentino a quel etoverno una nota collettiva colla quale si intimerebbe alla Ctrecia di ridurre, senz'indugio, i suoi armamenti sul piede di pace, e di dare l'assicurazione, nel termine di una settimana, che ordini in questo senso sono stati impartiti;

2) che una nave da guerra di ciascuna tra le Potenze rappresentate alla baia di Suda si rechi al Pireo per attendervi la risposta del Governo greco;

3) che, se una risposta soddisfacente non venisse data, nel tempo sopra indicato, i rappresentanti delle Potenze debbano domandare i loro passaporti ed imbarcarsi sulle navi rispettive;

4) i comandanti delle navi dovrebbero ·allora notificare al Ctoverno ellenico di aver ricevuto ordine di stabilire, lungo la costa orientale della Ctrecia e del golfo di Corinto, un blocco contro le navi greche di ogni genere, le quali, se tentassero di forzare il blocco, sarebbero passibili di cattura;

S) immediatamente dopo questa notificazione le squadre alleate metterebbero ad esecuzione questa decisione.

Ho risposto a sir J. Lumley che avrei più di una osservazione a fare riguardo alle singole proposte del suo Governo, ma che, convinto essere dell'interesse supremo della pace generale, e di quello della Ctrecia in particolare, che lo stato attuale di cose in quel regno abbia a cessare senza indugio, il Governo del re vista l'urgenza di una azione energica a questo scopo, dichiara di aderire, per parte sua, a tutti i provvedimenti proposti nel pro-memoria del Ctabinetto di Londra i quali incontrino ugualmente l'adesione incondizionata dei Ctabinetti di Berlino e di Vienna.

Confermandole cosi il mio telegramma d'oggi2 ...

419

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA1

T. 364. Roma, 19 aprile 1886, ore 12,05.

M. Decrais m'ayant annoncé que le Ctouvernement français accepte notre combinaison n. 3, je viens de lui remettre, avec prière de le faire parvenir

2 T. 367, indirizzato alle ambasciate a Berlino, Costantinopoli, Londra, Pletroburgo, Vlenna ed alla legazione di Atene, non pubblicato. A Costantinopoli e ad Atene si aggiunge la seguente'comunicazione: «Tout ceci est présentement pour votre information excluslvement personelle :t.

d'urgence à Paris, un projet complet de traité de navigation où les questions du cabotage et de l'escale sont réglées d'après cette combinaison, c'est à dire réserve du cabotage et maintien de l'escale. Après la prorogation de notre Chambre, le nouveau traité, quand meme il serait signé, ne pourrait plus devenir exécutoire pour le 30 de ce mois. M. Decrais m'a demandé nos intentions au sujet de la prorogation de l'ancien traité. Je lui ai répondu que, les Chambres étant absentes, la prorogation ne pourrait désormais se faire qu'au moyen d'un décret royal impliquant toute la résponsabilité d'une dérogation aux prescriptions formelles de notre constitution. J'ai ajouté que j'étais pret à assumer une pareille responsabilité, mais que, devant me préparer à demander, à ce sujet, aux Chambres un bill d'indemnité, à l'occasion de la conversion du décret en loi, je ne pouvais m'y résoudre, surtout après m'etre engagé en décembre dernier à ne plus demander de prorogations que si le nouveau traité était dejà signé. J'ai été sur ce point très affirmatif, et j'ai prié M. Decrais de ne pas laisser ignorer à M. de Freycinet que c'est là, de ma part, une condition absolue. Comme, d'ailleurs, on est désormais d'accord en tous les points, et le texte du nouveau traité arrive à Paris lundi, il y a, avec de la bonne volonté, et grace au télégraphe, tout le temps d'aboutir à une conclusion et à la signature avant la fin du moins. Pour assurer ce résultat M. Boselli a, sur mes instances, consenti à ne pas quitter Rome malgré les exigeances parlementaires et de famille qui l'appellent à Turin. Je compte aussi d'une manière particulière sur vos démarches auprès de M. de Freycinet.

418 1 Ed. in LV 53, p. 82.

419 1 Ed. In Del Vecchio, 1Z fallimento deZZe trattative, cit., p. 659.

420

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI 1

D. 37. Roma, 19 aprile 1886.

Col telegramma pervenutomi questa mattina2 l'E.V. mi comunicava, insieme con l'enumerazione dei provvedimenti da adottarsi verso la Grecia, anche il testo della dichiarazione collettiva che lord Rosebery propose di presentare al Governo ellenico.

Lo schema di dichiarazione sarebbe così concepito:

«I preparativi militari nei quali la Grecia persiste, malgrado le solenni e reiterate istanze delle Potenze, riescono di non poco danno ad una Nazione vicina ed amica, e costituiscono oggi il solo pericolo che minacci la pace d'Oriente.

Tutti i mezzi di conciliazione che le Potenze hanno escogitato per indurre la Grecia a conformarsi agli intendimenti pacifici dell'Europa essendo riusciti vani, i suddetti Governi, risoluti a mantenere gli impegni che hanno contrat

420 1 Ed., con l'omissione del brano tra asterischi, in LV 53, pp. 82-83. 2 T. 781 del 18 aprile 1886, non pubblicato.

to, sia fra loro, sia verso la Turchia, si trovano nella necessità di porre un termine a questo stato di cose.

In conseguenza, i sottoscritti, d'ordine dei loro rispettivi governi, invitano il Gabinetto di Atene a mettere l'esercito ellenico sul piede di pace entro il più breve termine, ed a dar loro l'assicurazione, nel termine di una settimana a datare dalla presente dichiarazione, che ordini conformi sono stati promulgati.

Se, allo spirare di questo termine, i sottoscritti non ricevessero risposta,

o questa non fosse soddisfacente, la responsabilità delle conseguenze che questo rifiuto trarrebbe seco ricadrebbe intera sul Governo greco ,,

Come già le telegrafai questa mattina3 , facendo seguito al mio telegramma d'ieri4 non ho alcuna osservazione a fare circa il progetto di dichiarazione che

V.E. mi ha comunicato. Stimerei utile però, sopratutto nell'interesse della Grecia, allo scopo di evitarle le agitazioni che potrebbero sorgere da un nuovo periodo di aspettazione, che il termine di una settimana prefisso al Gabinetto di Atene per farci pervenire la sua risposta, fosse limitato a 48 ore.

421

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'

D. 313. Roma, 19 aprile 1886.

Ho ricevuto il rapporto 29 marzo u.s. n. 3201, relativo alla richiesta del r. commissario civile in Assab, di destinare una r. nave ad incrociare lungo la costa per impedire il traffico degli schiavi generalmente diretto Hodeida e a Gedda.

E' certo debito nostro, sopratutto dopo l'accessione dell'Italia alla convenzione anglo-egiziana per la repressione della t·ratta, di non negligere cosa alcuna che valga ad impedire quel triste commercio. Però non conviene neppure che si esageri il compito nostro, dovendo la nostra occupazione servire anche ad altri scopi altrettanto importanti, ed essendo conveniente d'evitare ogni disperdimento delle nostre forze. Cosi è evidente che il servizio di crociera per la repressione della tratta degli schiavi deve essere coordinato con la misura delle forze navali disponibili e con le altre esigenze di cui ella è il giudice migliore.

Gradirei intanto che V.S. mi dicesse francamente il suo avviso se cioè, tenuto conto delle circostanze presenti, e delle contingenze possibili, sia sufficiente che nel Mar Rosso si tengano a disposizione di codesto comando e del comando locale di Assab soltanto le due navi "Scilla" e "Cariddi".

420 s T. 369, non pubbllcato.

• T. 367, non pubbllcato, ma cfr. n. 418. 421 ' Non pubblicato.

422

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

D. 38. Roma, 23 aprile 1886.

Col suo pregiato rapporto del 16 corrente\ l'E.V. mi riferisce la conversazione avuta con lord Rosebery al quale aveva esposte le idee che ci erano suggerite dalla nuova comunicazione della Sublime Porta, relati:va ad una ulteriore azione delle Potenze verso la Grecia.

Io non posso che confermarle, a questo proposito, quanto già ho avuto l'onore di dirle in altro dispaccio. Noi dubitiamo assai della convenienza pratica e della efficacia dei provvedimenti proposti dal Governo britannico. La cattura di legni mercantili, con carico neutrale, ci potrà esporre a serie complicazioni ed a responsabilità gravi, trattandosi di blocco non preceduto da dichiarazione di guerra, ed il ritiro dei rispettivi rappresentanti potrebbe condurci ad una constatazione di impotenza, qualora sopratutto rimanessero ad Atene alcun! fra i ministri esteri.

Ad ogni modo, pur mantenendo, su questo punto, i nostri scrupoli, non abbiamo esitato a prestare la nostra adesione alla proposta del Gabinetto di Londra, convinti come siamo che importi sopratutto mantenere, di fronte alla Grecia, il concerto delle Potenze ed agire con prontezza.

423

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

T. 388. Roma, 25 aprile 1886, ore 12,30.

Un télégramme d'Aden1 annonce que l'émir du Harar à massacré tous les européens à Harar, tué à Gildessa les membres de l'expédition italienne dirigée par le comte Porro et pris Gildessa faisant prisonnière la garnison anglo-indienne de cette piace. Veuillez dermander et me télégraphier les renseignements du Cabinet anglais à ce sujet, ainsi que Ies mesures que il compterait prendre, le cas écheant, en suite de cette affaire2•

422 1 Cfr. n. 417. 423 l T. 818, pari data, non pubblicato. 2 Con T. 830 del 26 aprile, non pubblicato, Corti rispose che il Gabinetto inglese era in attesa di ulteriori notizie per decidere le misure da adottare.

424

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 4173. Berlino, 26 aprile 1886 (per. il 6 maggio).

M. Stourdza, se trouvant ici de passage la semaine dernière pour se rendre à Jena, où son fils suit les cours d'Université, a été reçu par le chancelier. Le ministre roumain de l'instruction publique avait été sans doute chargé d'entendre l'avis de S.A. sur la situation générale et spécialement sur ce qui a trait à la péninsule des Balkans.

Je me suis procuré en voie indirecte les détails ci-après sur le langage tenu en cette occasion par le prince de Bismarck.

Il louait beaucoup le Cabinet de Buckarest qui, par la sagesse de sa conduite, contribuait à ce que la crise au delà du Danube ne prit pas de proportions inquiétantes pour la paix de l'Europe, et l'engageait à persévérer dans la memP attitude.

L'Autriche et la Russie se trouvent mal à l'aise dans les Balkans: « comme deux coqs '> elles s'observent du haut de leurs perchoirs, d'un oeil jaloux et plein de défiance. Il convient d'empecher un choc. L' Allemagne y travaille de son mieux. Il lui importe de maintenir un certain équilibre entre ces Puissances. Il y a lieu de croire que de ce còté il n'existe pas de danger prochain de collision. La Russie n'ignore pas qu'en cas d'une agression de sa part, elle aurait affaire non seulement à l'Autriche, mais à l'Allemagnt' et à « ses alentours :o>. Et quant à l'Autriche, si elle attaquait la Russie sans rime ni raison, ce serait à ses risques et périls.

L'Allemagne se tiendrait à l'écart. Ce ne serait pas moins une grave complication. La Roumanie a tout intéret à ce qu'un conflit n'éclate pas entre ces Puissances; car les conséquences pourraient tourner à son désavantage. Le triomphe de l'un ou l'autre des adversaires, la placerait sous la dépendance du vainquer. C'est là un motif de plus pour elle de garder une prudente réserve et de n'éveiller aucun soupçon.

Selon tous les calculs, une pareille lutte ne se produira pas de sitòt. Le chancelier semblait plùtot croire, dans un avenir moins éloigné, à une guerre entre l'Angleterre et la Russie, mais surtout entre la France et l'Allemagne. Il chargeait peut-etre un peu trop les couleurs, mais il la dépeignait presque comme inévitable. Les idées de revanche au-delà des Vosges se font jour de plus belle. Le mot revanche inscrit dans un programme électoral devient le meilleur titre pour le candidat à la députation. Le chauvenisme se donne libre carrière. Tout cela finira par amener une situation à laquelle il faudra mettre un terme. La France n'aurait pas à combattre « l'officier de bonne fortune que la Prusse personnifiait '>, mais l'Allemagne unie sous le meme drapeau, et qui se sent de force de courir à elle seule les chances de la guerre.

Le prince de Bismarck terminait cet entretien par une autre considération. Les trois Empires, disait-il, doivent plus que jamais s'appliquer à vivre en paix, pour t\tre mieux en mesure de prévenir les dangers des idées anarchistes qui germent partout, et dont ils sont eux-mt\mes menacés. Là git le plus grand péril pour la societé, dont les novateurs du pire aloi voudraient saper les bases.

« Dans une guerre entre leurs Etats, ceux-ci ne risqueraient que de perdre une ou deux provinces. Mais si aucune digue n'était opposée à la marée montante des révolutionnaires de ce calibre, les empereurs s'exposeraient à perdre la couronne et leurs ttìtes, et leurs peuples traverseraient la crise la plus redoutable ,,

C'était là un argument irréfutable en faveur du maintien d'une étroite amitié entre l'Allemagne, l'Autriche et la Russie. Son Altesse ajoutait que l'on pouvait compter sur l'Italie monarchique, qui dans cet ordre d'idées avait les mt\mes intértìts de conservation à sauvegarder.

Je n'ai pas besoin de me livrer à des commentaires, qui n'échapperont pas à l'esprit de V.E. Le langage du chancelier projette une certaine clarté sur les relations existantes entre les trois Empires. II trahit ses préoccupations à l'endroit de la France, et surtout à l'égard du courant anarchiste, qui se fraye si visiblement une voie en Europe, courant contre lequel les hommes dévoués à l'ordre, à une sage liberté, ainsi qu'aux principes monarchiques, ne sauraient trop se prémunir.

Je vous serais reconnaissant, M. le ministre, de garder par-devers vous ce rapport, et surtout de ne pas le faire insérer parmi les documents diplomatiques, la moindre indiscrétion étant de nature à mettre le prince de Bismarck sur la piste de qui a bien voulu me fournir ces renseignements à titre confidentiel et personnel.

425

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL COMANDANTE SUPERIORE NEL MAR ROSSO, GENE'

T. 409. Roma, 28 aprile 1886, ore 19,05.

Faites partir pour Zeila un bateau de guerre avec instruction de débarquer un ou deux officiers pour recueillir d'accord avec les autorités anglaises des informations sftres et complètes au sujet du massacre de l'expédition Porro, en envoyant aussi des émissaires dans l'intérieur. Le commandant devra nous télégraphier d'Aden le résultat de sa mission et tout détail interéssant pendant l'accomplissement de la dite mission1•

425 1 Cfr. n. 452, nota 1.

426

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 856. Londra, 28 aprile 1886, ore 19,05 (per ore 21,25).

Le ministre des affaires étrangères vient de me dire que les autorités anglaises avaient prévenus les italiens des dangers qu'ils allaient encourir1• Le Gouvernement anglais décline par conséquent toute résponsabilité des conséquences. Les journaux donnent maintenant la nouvelle que les soldats angloindiens ont été plus tard mis en liberté. Consul anglais à Zeila a télégraphié en dernier lieu qu'une expédition européenne dans ces régions aurait pour premier effet le massacre de tous les européens à Ha·rar. Le ministre des affaires étrangères m'a dit que son avis personnel serait que nous envoyons un bàtiment de guerre à Zeila avec la mission de faire une enqu6te et d'aviser afin de donner satisfaction à l'opinion publique. Plus tard celle-ci s'apaiserait. Il a ajouté de ne pas oublier l'expédition anglaise de Khartoum. C'est un eonseil amicai, mais il ne désire pas ètre cité a cet égard. Au reste le Cabinet est en vacance toute la semaine, et le ministre des affaires étrangères est le seul qui reste en villeZ.

427

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE

T. 416. Roma, 29 aprile 1886, ore 18,30.

Je viens de télégraphier à la légation royale à Athènes ce qui suit:

q. -M. Paparigopoulos est venu me lire une circulaire de M. Delijannis par laquelle le Gouvernement hellénique se plaint de ce que les représentans des Puissances à Athènes, en ne tenant pas compte des engagements que M. -Delijannis leur avait déclaré vouloir prendre, avaient mis la Grèce dans la plus fàcheuse situation, lui enlevant son libre arbitre, pour la piacer sous le coup d'un ultimatum. La circulaire est conçue dans des termes dont j'ai n'ai pas cru nécessaire de me charger la memoire, mais qui prètent à bien des malentendus. M. Paparigopoulos ayant cru pouvoir formuler ses plaintes envers les Puissances dans des termes qui dépassaient quelque peu la mesure requise, je l'ai rappelé à l'ordre en lui criant que l'attitude du Gouvernement hellénique envers les Puissances avait eu essentiellement l'empreinte d'un

426 t Risponde al T. 403 del 27 aprile~ non pubblicato, col quale si chiedeva il punto di vista inglese sul massacro della spedizione Porro.

• Con T. 417 del 29 aprile, non pubblicato, di Robilant diede istruzione di comunicare a lord Rosebery la coincidenza tra il suo consiglio e la decisione italiana di avviare un'inchiesta sul posto.

manque de loyauté et d'un manque de politesse; qu'en présence de cette attltude les cinq Cabinet avaient cru devoir approuver pleinement la conduite de leurs représentants; que, quant à leur intentions, elles étaient suffisamment exprimées dans la note, pour que je n'eusse rien à y ajouter pour ma part, n1 à y retrancher, et qu'il ne fallait pas penser à ce que nous la retirions, comme semblait le supposer possible M. Delijannis dans sa circulaire. En présence de cette réponse, qui ne manquait pas de précision, M. Paparigopoulos ayant changé de ton, je lui ai rappelé le langage complètement loyal et très-amical pour la Grèce, que je lui avais toujours tenu, et auquel son Gouvernement avait eu le tort de ne pas preter l'attention voulue; et j'ai ajouté que, vu les sentiments si véritablement amicaux pour la Grèce que le Gouvernement du roi n'a jamais cessé de nurrir, je l'engageais à conseiller de ma part M. Delijannis à se soumettre sans ultérieur retard et sans réticences aux demandes des Puissances avant qu'un événement malhereux quelconque vienne rendre la situation encore plus grave. J'ai ajouté que l'Europe tiendrait d'autant plus compte à la Grèce de sa soumission, si celle-ci ne cherche pas à lui arracher par des sousentedus des engagements indirects queconque. M. Paparigopoulos m'a paru convaincu de la sincérité de mon langage et m'a quitte en me disant qu'il allait télégraphier immédiatement à Athènes notre conversation ~.

428

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA l

D. 32. Roma, 29 aprile 1886.

Oggi in occasione del consueto ricevimento ebdomadario Photiades pascià * mi ha manifestato la gratitudine affatto speciale della Porta per l'appoggio avuto dal Governo italiano, sia nella definizione della quistione rumeliota, sia nella vertenza colla Grecia.

Incidentalmente, poi, S.E.* dissemi che, avendo avuto sovente opportunità di avvicinare il sultano negli ultimi mesi, mentre aveva dovuto notare che l'incidente di Massaua aveva per un momento conturbato l'animo di Sua Maestà, *in conseguenza specialmente dell'essere la Maestà Sua sobillata da alcune tra le persone che lo attorniano, egli* doveva però constatare che quella prima impressione aveva tosto ceduto il posto ai sentimenti più sinceramente amichevoli per l'Italia.

Il sultano lo aveva incaricato di esprimere, in particolar modo, questi sentimenti a Sua Maestà, assicurandola del suo sommo desiderio di rafforzare sempre maggiormente le così cordiali relazioni esistenti fra i due Stati.

Senza rilevare, dal canto mio, la lontana allusione fattami all'incidente di Massaua, presi atto delle così espansive assicurazioni d'amicizia, di cui

l'ambasciatore rendevasl interprete a nome del sultano, e non mancai dt

dargli, del pari, assicurazione che tanto S. M. il Re, come il suo Governo,

sono animati dai migliori sentimenti a riguardo del sultano e della Porta;

cosa, d'altronde, che ogni nostro atto ha sempre confermato.

Stimo utile di pigliar nota di questo mio colloquio nel carteggio con co

desta ambasciata. Possiamo infatti ritenere così chiuso l'incidente di Mas

saua nei nostri rapporti colla Turchia; poiché, qualunque volta lo si volesse

da Costantinopoli risollevare, potremmo sempre riferirei, per escludere ogni

ulteriore discussione, alla suaccennata dichiarazione fattaci dall'ambasciatore

turco.

428 1 Ed., con l'omissione dei brani fra asterischi, in LV 60, pp. 66-67.

429

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4178. Berlino, 29 aprile 1886 (per. il 3 maggio).

Le chancelier tenait, surtout dans les conjonctures actuelles, à se prémunir contre des oscillations possibles de la part du Ministère anglais présidé par un homme l'Etat, dont le philhellénisme est bien connu. S. A. se ménageait donc hier un entretien avec sir Edward Malet et lui laissait entendre, à mots couverts, que selon la manière habituelle à la diplomatie pour traiter des affaires, on ne saurait s'expliquer la conduite de la France et de la Grèce dans les derniers incidents à Athènes. De plus, les déclarations échangées entre le comte de Mouy et M. Delijannis, et la circulaire identique transmise par ce dernier aux représentants des cinq Puissances, n'offraient pas des garanties suffisantes sur les intentions définitives du Gouvernement hellenique. ça avait l'air d'un coup monté à la hate pour éviter ou du moins ajourner la remise de l'ultimatum. Dans ces conditions. les cinq représentants ont parfaitement agi en passant outre. L'envoyé extraordinaire d'Allemagne a reçu d'ici une entiére approbation, et le Gouvernement impérial ne modifiera pas son attitude de marcher d'accord avec l'Angleterre, l'Autriche, l'Italie et la Russia.

Mon collègue britannique en a référé à Londres, et recevait aujourd'hui la réponse télégraphique que le Cabinet anglais, lui aussi, ne varierait en rien son attitude envers la Grèce.

J'apprends également que les communications de Vienne laissent prévoir que le Gouvernement austro-hongrois suivra la mflme politique. Le Cabinet de 'Berlin, à l'heure où je me trouvais à la Chancellerie impériale, n'avait point encore connaissance de la dernière circulaire grecque dont l'agence Havas a eu les primeurs. Il est à présumer que les différents Cabinets, si tant est qu'ils répondent avant l'expiration du terme fixé dans l'ultimatum, tiendront un langage conforme à la note collective du 26 avril.

Si le prince de Bismarck avait découvert davantage (ce qui ne me résulte pas) le fond de sa pensée, il aurait probablement dit à sir Edward Malet que les Puissances demandent à la Grèce un désarmement sans condition, aucun Cabinet n'étant disposé à bercer les illusions de cet Etat pour un nouvel agrandissement territorial; tandis que M. Delijannis, soit par de sous-ententes, soit en suite d'une interprétation fausse ou peut-étre juste du langage de la France, fait acte de déférence envers celle-ci, comme si elle s'était moralement engagée à lui procurer, en voie diplomatique, quelque compensation. Il faut reconnaitre du moins que la dernière phrase de la dépéche communiquée par le comte de Mouy prétait à une interprétation de ce genre, et l'on comprend que

M. Delijannis ait saisi l'occasion aux cheveux. Il y voyait une sorte de marché. C'était pour lui une façon de transformer un service reçu en un service rendu, et d'en faire découler pour la France une certaine obligation de patronner, devant l'Europe, les aspirations hélléniques. Il n'est nullement prouvé que le Gouvernement de la République veuille accepter un tel fardeau. Mais tout porte à croire qu'il visait, sans se préoccuper de la dignité des autres Puissances, à se piacer lui-meme en tete de ligne, à s'attribuer le mérite principal de la soumission de la Grèce, moyennant des phrases équivoques, sauf à virer plus tard de bord au gré de ses propres convenances, comme en 1880. En attendant, il se trouve maintenant isolé. Il aurait dtl se rappeler qu'en 1840, à propos des affaires d'Egypte, la France, sous le Ministère de M. Thiers, avait déjà éprouvé un rude échec en se mettant, à la légère comme aujourd'hui, à la recherche d'un succès diplomatique.

En me référant à mon télégramme de ce jour1.••

430

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 31. Costantinopoli, 30 aprile 1886 (per. il 5 maggio).

La Sublime Porta segue con ansia il corso dei negoziati tra le Grandi Potenze e la Grecia, né si dà pace che questa resista tuttora alla volontà dell'Europa. È l'atteggiamento equivoco assuto dalla Francia che è causa di questa resistenza. Il signor de Freycinet, dopo essersi tenuto sempre all'infuori del concerto europeo, ha sperato di poter mandare a vuoto le misure coercitive che gli altri Gabinetti stavano combinando contro la Grecia, procacciandosi da solo il merito di aver indotto il Governo ellenico al disarmo.

Allorquando giunse qua la notizia che, ad onta della comunicjtzione del signor Delijannis, del 26, i rappresentanti delle Grandi Potenze, ad eccezione del francese, avevano rimesso al Gabinetto di Atene la nota collettiva concertata, questo ministro interinale di Francia, conte di Montholon, andava, con certo orgoglio, dicendo: «Les Puissances veulent enforcer une porte ouverte par la France». Oggidì, però, questa frase egli non la ripete più, forse perché s'avvede

del nessun conto in cui è tenuta dalle altre Potenze l'ambigua comunicazione

del Governo ellenico e della ferma decisione dei Gabinetti europei d'imporre il

disarmo alla Grecia; forse anche perché avrà avuto notizia del malcontento

che la condotta della Francia ha provocato a Berlino.

Il contegno del Gabinetto di Parigi in questa vertenza è, in vero, tale da

destare sospetti. Quale scopo ha esso in vista?

Ha esso voluto unicamente risparmiare alla Grecia l'affronto di una intima

zione appoggiata da misure coercitive? Oppure ha esso voluto offrire alla Grecia

il mezzo di sventare la procella senza pregiudicare la quistione delle rivendica

zioni territoriali? Ed in questo caso ha esso dato alla Grecia l'affidamento di

un eventuale appoggio?

L'E.V. avrà avuto dall'ambasciatore di Turchia comunicazione di un te

legramma circolare della Sublime Porta in data del 28, nel quale si ringraziano

le Potenze per l'ultimatum presentato al Gabinetto di Atene, e, con insolita

energia di parole, si raccomanda l'immediata soluzione del conflitto. Come ho

avuto poc'anzi l'onore di telegrafarlo a V. E.\ la seconda parte di quella circolare

è stata provocata da un telegramma del ministro ottomano ad Atene, il quale

trasmetteva il sunto di una circolare riservata che il presidente del Consiglio,

signor Delijannis, avrebbe testé indirizzata ai prefetti del Regno. In questa

circolare era detto che il Gabinetto ellenico, arrendendosi ai consigli della

Francia, aveva deciso di procedere al disarmo, ma che, mercé l'appoggio di

::}Uesta Potenza, le aspirazioni elleniche non tarderanno ad essere realizzate.

La notizia di questa circolare ha prodotto un vivo allarme alla Porta, e so che

con alcuni dei miei colleghi il gran vizir si è espresso in termini assai risentiti

riguardo alla Francia. ·

Grato a V. E. pei diversi telegrammi speditimi sull'argomento il 272 e 293

di questo mese ...

429 1 T. 859, non pubbllcato.

431

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE E ALLA LEGAZIONE AD ATENE

T. 429. Roma, 2 maggio 1886, ore 19.

Le prince de Bismarck m'a fait demander mon avis sur ce qu'il y avait maintenant à faire à Athènes, en vue surtout de certains indices d'après lesquels il paraitrait que le Cabinet anglais ne serait pas éloigné de ne pas pousser les choses plus loin et de se contenter de la dernière note de M. Delijannis. Voici la réponse que j'ai faite à l'ambassadeur d'Allemagne: l) je crois, d'abord, qu'il n'y a, pour sortir de l'impasse où nous nous trouvons, qu'une seule voie, à savoir M. Delijannis fasse signer par le roi un décret sanctionnant le désarmement graduel à dates fixes, la dernière comprise, et que ce décret soit porté à

430 1 T. 868, non pubbllcato. 1 T. 402, non pubblicato. a C!r. n. 427.

28 -Documenti Diplomatici -Serle II -Vol. XIX

la connaissance des représentants des six Puissances avec une simple note de transmission, ne se référant à aucune des communications précédemment échangées .. Les représentants à Athènes devraient etre chargés d'urgence de !aire en ce sens une démarche indirecte mais pressante, auprès de M. Delijannis. 2) Si le conseil n'est pas écouté, il n'y a, selon moi, qu'à donner suite à la déclaration de blocus dans les termes convenus. Si le Gabinet britannique s'y refuse, chacun reprendrait sa liberté d'action, à l'égard surtout de ses propres navires, et la menace avec laquelle la note collective se terminait, se réaliserait par le fait que la Grèce se trouverait abandonnée et seule, aux prises avec la Turquie. (Per Atene soltanto) Veuillez, sans attendre que vos collègues reçoivent

des instructions, 'faire auprès d'eux une propagande dans le sens des idées ci

dessus, sans mentionner, bien entendu, la démarche que vous avez déjà faite

auprès du souverain1•

432

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 583/56. Londra, 2 maggio 1886 (per. il 6).

Ieri rividi il ministro degli affari esteri, il quale mi disse avere poco innanzi raccomandato al ministro di Grecia di consigliare caldamente al suo Governo di indirizzare motu proprio alla cinque Potenze una comunicazione supplementare contenente un'adesione esplicita alle domande esposte nell'ultimatum di queste non che l'indicazione delle date degli ordini di demobilizzazione, e questa comunicazione sarebbe tenuta segreta per alcune settimane affine di evitare la commozione che essa potrebbe produrre presso la popolazione greca nelle presenti congiunture. Sua Signoria aggiunge in modo eminentemente confidenziale avere ricevuto indirettamente dal re di Grecia una lettera, per la quale Sua Maestà lo supplicava di considerare la risposta del signor Delijannis come soddisfacente, poiché un rifiuto potrebbe 'far correre seri pericoli alla Corona ed alla pace del Regno. Sua Signoria sarebbe dunque d'avviso di prendere quella risposta come base dell'accordo, e di indirizzare 'frattanto una nota collettiva al Governo ellenico, per la quale si prenderebbe atto delle dichiarazioni relative al mantenimento della pace e al disarmo graduale delle truppe, e si esprimerebbe in pari tempo la 'fiducia che la Grecia non indugierebbe a fornire alle Potenze assicurazioni più positive de' suoi intendimenti. Credo che Sua Signoria farà alle cinque Potenze una proposta formale in questo senso.

Venni immediatamente a dare all'E.V. avviso telegrafico1 delle cose dettemi da Sua Signoria.

432 1 T. 879 del 1° maggio, non pubblicato.

431 1 Per la risposta crr. n. 433.

433

IL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 889. Atene, 3 maggio 1886, ore 17,20 (per. ore 20,15).

Reçu télégrammes d'hier soir et de ce matin1• Au moment où je déchiffrais celui relatif à la réponse de V.E. à l'ambassadeur d'Allemagne le chargé d'affaires de Russie est venu me lire un télégramme de Livadia daté cette nuit par lequel l'empereur Alexandre lui fait savoir que lord Rosebery s'est joint à la Russie pour tacher si possible d'éviter des mesures violentes. Le ministre de la reine proposerait que le cinq représentants à Athènes répondent à Delijannis en prenant acte des assurances contenues dans sa dernière note et en lui demandant de leur spécifier les termes et le mode du désarmement. Nous nous sommes aussitòt réunis pour prendre connaissance de la communication russe, et nous sommes convenus, d'autant plus que le ministre d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie n'ont aucune espèce d'instructions, de ne rien faire jusqu'à l'arrivée des ordres définitifs. Le ministre britannique a été cependant informé que des pourparlers se poursuivent entre les cinq Cabinets en présence de la proposition de l'Angleterre et de l'arrivée imminente d'instructions qui doivent l'approuver ou la rejeter. Je me suis abstenu de saisir mes collègues du projet de V.E. qui, du reste, me paralt le plus sage, je les ai pourtant sondés en présentant l'hypothèse que M. Delijannis se décide à nous transmettre purement copie du décret de démobilisation. Ils ont réconnu que cette initiative de la part de M. Delijannis couperait court à tout; mais j'ai bien compri qu'ils seraient révoltés à l'idée de lui faire suggérer ce moyen d'avance. Je pense puisqu'il existait une proposition acceptée déjà par deux Puissances et que V.E. ignorait au moment où elle me transmettait son télégramme, une ouverture de ma part aurait pu la préjuger et embrouiller les cartes d'avantage. Il résulte de reste que la résolution de M. Delijannis est tellement inébranlable que ni la suggestion de V.E. ni la nouvelle démarche anglaise n'auraient aucun succès; en un mot il ne fera plus aucune concession. On m'assure à l'instant qu'il aurait promis à ses amis de donner la démission aussitòt reçu la notification du blocus. Nous nous réunirons de nouveau ce soir et j'aurai l'honneur de rapporter à

V.E. tout ce qui aura été communiqué jusque là à mes collègues. Mes plus vifs remerciements pour l'ordre donné à Suda à propos de l'c Aviso ~

434

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4182. Berlino, 3 maggio 1886 (per. il 7).

J'ai l'honneur d'accuser réception des trois télégrammes que vous m'avez expédiés dans la soirée du 2 mai1•

434 1 C!r. n. 431. I telegrammi 428 e 431 non si pubblicano.

Je me suis assuré dès aujourd'hui qu'un télégramme de M. de Keudell reproduisait exactement l'entretien dans lequel il pressentait l'avis de V.E. au sujet de la phase actuelle du différend avec la Grèce. Le chancelier ne se prononçalt pas sur la forme et les termes de la notification supplémentaire à faire par le Cabinet hellénique auprès des six représentants des Puissances.

C'était là un point, sur lequel ces diplomates auraient à s'entendre. Mais

S.A. se déclare d'accord, en substance, avec votre programme et vos appréciations qui démontrent un esprit pratique. Le prince de Bismarck estime, lui aussi, que le blocus doit etre exécuté si le Cabinet d'Athènes persiste dans ses réponses dilatoires et équivoques, et que dans le cas où l'on ne procéderait pas au blocus après avoir constaté l'insuccès de la nouvelle tentative, il ne resterait en effet d'autre voie à suivre que celle de se désintéresser, comme vous l'indiquiez. Chaque Puissance reprendrait sa liberté d'action, et le Gouvernement hellénique se trouverait face à face avec la situation qu'il a créée.

Un télégramme dans ce sens à été transmis à l'ambassadeur d'Allemagne à Rome.

J'ai appris également par le comte de Berchem que le ministre impérial à Athènes a, de son còté, l'instruction de s'associer à ses collègues d'Italie et d'Autriche.

L'avis parvenu de Vienne est favorable au blocus, lors meme que le comte Kalnoky ne s'attend pas à un grand résultat de cette mesure si elle devenait nécessaire en suite de déclarations une fois encore évasives ou incomplètes de la part de la Grèce. Quant au Gouvernement britannique, il suggère que la no';ification à remettre par M. Delijannis soit gardée secrète pour faciliter un acte de déférence et ménager les susceptibilités de la Grèce. Le chancelier décline d'entrer dans cet ordre d'idées, qui serait en opposition avec ce que comporte la dignité des Puissances. Le sous-secrétaire d'Etat ad interim me disait aussi que le roi Georges s'étalt adressé directement à la relne d'Angleterre et à l'empereur Alexandre, en invoquant les liens de parenté entre les trois Cours, et en retraçant les dangers de la situation si les Puissances voulaient trop tendre la corde. Jusqu'ici il n'y a aucun indice que le tsar subordonne les intérets généraux à des considérations de famille.

Je demandais au comte de Berchem si le Cabinet de Berlin avait eu connaissance préalable de la première démarche française à Athènes. Il m'a été répondu dans des termes qui m'induisent à croire que tel n'a pas été le cas, et que l'information n'arrivait qu'après coup.

Ainsi que le fait observer un journal officieux, «la paix serait déjà assurée si la France, au lieu de prendre les devants, eftt marché dans l'alignement des autres Puissances ,,

Le Cabinet de Paris semble avoir contribué, en agissant sans consulter personne, à faire miroiter aux yeux des ministres du roi Georges des espérances, celle entre autres d'avoir trouvé un avocat et un protecteur devant l'Europe. Ce qui n'empeche pas qu'une responsabilité plus lourde encore pèse sur M. Delijannis. Au lieu de s'appliquer, dès le début, à tenir en mains le mouvement national pour s'en servir dans la mesure que l'homme d'Etat ne doit pas dépasser, il lui a rendu la bride et donné de l'épéron, tant et si bien qu'il a fini par etre em

porté au milieu de fondrières, entre lesquelles il n'a plus mème l'embarras du choix.

Tout cela n'est certes pas de bon augure pour une solution satisfaisante, telle que les Cabinets de Rome, de Berlin et de Vienne l'entendent et à laquelle on arriverait si les autres Puissances se joignaient à ce groupe. En attendant, le délai fixé par l'ultimatum est bien près d'expirer. Nous ne tarderons donc pas à voir plus clair dans cet imbroglio.

En me référant à mon télégramme d'aujourd'huiZ ...

433 1 C!r. n. 431. I telegrammi 430, 431, 432 e 433, non sl pubblicano.

435

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE E ALLA LEGAZIONE AD ATENE

T. 441. Roma, 4 maggio 1886, ore 18,05.

Voici le télégramme que je viens d'expédier au ministre du roi à Athènes: « Je ne vois aucun avantage pratique à demander à M. Delijannis, comme le voudrait lord Rosebery, qu'il nous fournisse des explications supplémentaires. Vous vous rallierez donc à cette démarche uniquement dans le cas que vos collègues d' Allemagne et d' Autriche aient instructions de le faire ,,

(Ad Atene sola): Quand le blocus sera notifié, j'entends que vous vous embarquiez. Je désire puis que vous ralliez l'escadre avec l'aviso sur lequel vous serez monté, afin de pouvoir retourner immédiatement à votre poste si la Grece venait à se soumettre de suite. Si puis ceci ne se verifiait pas, vous recevrez par l'entremise du commandant de l'escadre, l'ordre de venir en congé en !talie.

436

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 873. Roma, 4 maggio 1886.

Ho ricevuto il rapporto confidenziale del 30 aprile scorso1 nel quale V.E. espone alcune considerazioni suggeritele dalle notizie dell'eccidio della spedizione italiana diretta all'Barar e dell'uccisione del signor Barrai.

Non sembra che i dolorosi episodi della spedizione Porro e della carovana Barra! si connettano con progetti del negus di Abissinia. Trattasi di regioni e di popolazioni affatto diverse. La spedizione Barra! sarebbe stata aggredita dagli

issa somali e la spedizione Porro sarebbe stata attaccata dagli uomini dell'emiro di Harar, gli uni e gli altri gente musulmana, non avente relazioni con gli abissini.

Nondimeno il concetto di una definizione delle controversie territoriali fra l tre Stati europei .· che si sono insediati lungo la costa occidentale del Mar Rosso e del Golfo di Aden, merita considerazione, e potrebbe anche tradursi in accordi essenzialmente pratici. Bensi è evidente, vista l'indole particolare della nostra occupazione, che l'iniziativa dovrebbe venire da altri. Del pari è da dubitarsi se convenga assumere impegni per una reciproca assistenza, mentre siamo lungi dall'avere una nozione abbastanza esatta e sicura dei metodi delle altre due Potenze nei loro rapporti con le popolazioni indigene. Siffatti impegni potrebbero creare per noi gran responsabilità, senza corrispondenti vantaggi.

434 2 T. 891, non pubblicato.

436 l Con R. 664 del 30 aprile, non pubblicato, Menabrea formulava l'ipotesi che 11 massacro delle spedizioni tentate verso l'interno fosse «11 risultato di un'azione organizzata contro gUeuropei con centro direttivo in Abissinia ~; proponeva inoltre un accordo tra Italia, Francia e Inghilterra per la spartizione della costa occidentale del Mar Rosso e la costituzione di una lega per reciproca assistenza.

437

IL MINISTRO. DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI

T. 445. Roma, 5 maggio 1886, ore 12,05.

Vous étes autorisé à signer la note proposée par lord Rosebery ou toute autre qui serait également signée par représentants d'Angleterre, Allemagne et Autriehe. L'abstention de la Russie ne doit vous arréter en rien. L'attaché que vous laisserez à Athènes si vous vous embarquerez, sera chargé de la légation et non chargé d'affaires. Il ne pourra donc entretenir que des rapports officieux avec le Gouvernement. Je vous autorise cependant, quant à la position à lui faire, à modifier les présentes instructions comme vous le croirez mieux et plus en harmonie avec ce que feront vos collègues.

438

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 595/59. Londra, 6 maggio 1886 (per. il 9).

Tostoché ricevetti il dispaccio che l'E. V. mi fece l'onore di rivolgermi il 16 aprile scorso n. 34 di questa serie1 per farmi conoscere le informazioni fornite dal signor Carter al r. ministro a Washington circa le disposizioni del Governo britannico di impegnarsi a non impadronirsi (self denying agreement) delle isole Gilbert, non che il desiderio del Governo di Hawai di estendere quella proposta a tutte le altre isole rimaste indipendenti nell'Oceano Pacifico meridionale, mi rivolsi a lord Rosebery per ottenerne quei ragguagli che Sua Signoria fosse in grado di fornirmi. Sua Signoria mi rispose non essere bene al giorno delle

438 ' Non pubblicato.

ultime fasi della pendenza, rammentarsi che il rappresentante dell'Hawai applicava la sua proposta a quelle isole che avessero un governo civile e stabile, dubitava che in siffatte condizioni si trovassero le isole Gilbert, né forse lo stesso Hawai versava in tale stato. Però Sua Signoria mi faceva intendere mi fornirebbe indi ulteriori ragguagli, al quale effetto lasciaNo fra le sue mani un memorandum sulla questione.

Non ricevetti indi più alcuna comunicazione da Sua Signoria sull'argomento, sebbene ripetutamente sollecitassi una risposta. Senonché ieri ricevetti dal Foreign Office stesso un documento parlamentare intitolato c Dichiarazioni tra i Governi della Gran Bretagna e l'Impero germanico relative alla delimitazione delle sfere d'influenza britannica e germanica nel Pacifico occidentale, e la reciproca libertà di commercio nei possedimenti e protettorati inglesi e tedeschi in quelle regioni :. il quale getta non poca luce sulla questione. Questo documento contiene due convenzioni. Per la prima del 6 aprile ultimo scorso è fissata la linea di demarcazione delle rispettive influenze, la quale, sebbene per l'articolo l sembri volersi limitare al mare incluso fra i gradi di longitudine 165 e 130, pure s'estende poi fino al 173.30. Dimodoché se l'E. V. getta lo sguardo sulla carta che è unita al testo della convenzione scorgerà che le isole Gilbert sarebbero precisamente situate nella sfera d'azione inglese, e questa è forse la ragione per cui si esita a rispondere ai nostri quesiti. Per la seconda convenzione che ha la data del 10 aprile (entrambe firmate a Berlino) sono stipulati i reciproci vantaggi commerciali.

Considerando l'importanza di questa pubblicazione ne unisco una copia al presente, una copia la tengo all'ambasciata ed una terza fu spedita alla Camera dei deputati. L'E. V. giudicherà se del contenuto di essa sia opportuno d'informare i ministri del commercio e della marina.

Quando sia per comparire la risposta di lord Rosebery alle mie domande circa le comunicazioni fatte dal signor Carter al r. ministro a Washington, la porterò senza indugio alla conoscenza dell'E. V.

Nell'accusare ricevuta all'E. V. de' suoi riveriti dispacci di questa serie nn. 45 e 46 del 29 e 30 aprile scorso, ...

439

IL MINISTRO DELLA MARINA, BRIN, AL COMANDANTE LA “CARIDDI” , LA GRECA

T. 452. Roma, 7 maggio 1886, ore 11,45.

Voglia recarsi immediatamente Zeila per assumere informazioni sicure circa massacro spedizione Porro, concertandosi con autorità inglesi, sbarcando uno

o due ufficiali e mandando anche emissari verso l'interno. Informi generale Genè di questo incarico ricevuto, conforme alle istruzioni nettamente1 a loro spedite dal ministro esteri2•

439 1 Slc. a Cfr. n. 423.

440

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 933. Pietroburgo, 8 maggio 1886, ore 19,30 (per. ore 19,55).

Le gérant du Ministère des affaires etrangères vient de me dire que la Russie est prète à s'associer au blocus avec son navire cuirassé, dès qu'elle se sera entendu avec l'Angleterre sur les opérations qu'elle croira pouvoir accepter. Le ch:àl'gé d'affaires de France m'a lu un télégramme de M. Freycinet, duquel il résulte que M. de Mouy a tenu à :M. Delijannis un langage presque violent pour le décider à donner une réponse satisfaisante. Delijannis aurait répondu sèchement qu'à la' suite du système d'humiliation appliqué à la Grèce, toute ultérieure concession' était désormais impossible.

441

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

. R .. 4186. Berlino, 9 maggio 1886 (per. il 13) .

Je n'ai pas besoin de constater que la réponse dérisoire, et qui frise mème

l'impertinence, faite par M. Delijannis à la note remise le 6 mai par les repré

sentants des cinq Puissances, a produit ici le plus mauvais effet, lors mème que

certains indices ·laissaient déjà prévoir un refus d'explications supplémentaires.

Le comte de Berchem, dans un entretien que j'ai eu hier avec lui, attribuait une grand part de responsabilité à la France, si la situation s'est compliquée davantage, car sans son intervention unilatérale, le Cabinet d'Athènes n'aurait pas spéculé sur un manque d'unanimité dans le concert européen; illusion dont il se berçait encore à la dernière heure, ne s'attendant pas à ce que la Russie autoriserait son chargé d'affaires à signer aussi la notification de blocus. Le Gouvernement français cherche, il est vrai, à reparer, après coup, la faute commise. Ainsi le baron de Courcel annonçait que le comte de Mouy prendrait, lui aussi, un congé, et que les instructeurs militaires français en Grèce avaient reçu l'ordre d'interrompre leur mission. Mais il ne sera pas facile d'effacer la première impression, surtout en présence du langage de certains journaux officieux à Paris.

Le comte de Berchem n'avait pas vu le chancelier depuis les dernières nouvelles d'Athènes. Il n'exprimait donc que ses opinions personnelles. Il ne croyait pas que les grecs et les tures en viendraient aux mains. Le Gouvernement hellénique procéderait dès lors de fait au désarmement graduel, en cherchant à le représenter, non comme une concession à la volonté de l'Europe, mais comme un acte libre et spontané, malgré l'existence du blocus,

En remerciant V. E. de son télégramme du 7 maP, et en me référant à celui que j'ai expédié hier2 , je saisis cette occasion de vous renouveler etc.

P. S. Ci-joint une lettre particulière pour V. E.3•

442

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI AD ATENE, ROSSI TOESCA

T. 469. Roma, 12 maggio 1886, ore 22,15.

Il me semble que le moment approche où, la Grèce se rendant aux voeux des Puissances en faveur de la paix, le blocus pourra cesser. AussitOt que les Cabinets dont les forces navales prennent part au blocus se soient mises d'accord à cet effet, vous recevrez, conjointement avec vos collègues, les instructions nécessaires pour le cas où une communicatlon devralt ètre !alte de votre part.

443

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 220. Pietroburgo, 12 maggio 1886 (per. il 18).

Mediante gli ultimi telegrammi che ebbi l'onore di dirigere all'E.V. mi proposi l'assunto di ragguagliarla sulle mosse del Gabinetto imperiale, mano a mano che la questione greca andava sviluppandosi. Ora panni dovere fornire qualche maggiore ragguaglio sull'atteggiamento della Russia, sino al periodo acuto in cui entrò, oggi, la questione.

Una circostanza è anzitutto necessario di accennare, ed è, che se la Grecia desta qualche interesse nella Russia, ciò dipende dalla comunanza di religione e dai molteplici legami di parentela che stringono le due famiglie regnanti. Ma a questi due punti unicamente si restringe la simpatia tra i due Governi, giacché al di là scopronsi subito sintomi di rivalità destata dagli sforzi dei greci per allargarsi sul continente, svelando cosi il loro intimo desiderio di spingersi sino al Bosforo. Che se invece il movimento di espansione della Grecia si esercitasse dal lato del mare, accennando ad annettersi le isole minori dell'arcipelago che stanno tuttora sotto il dominio ottomano, e dove più intatto serbasi il sangue greco, la Russia si troverebbe più inclinata ad assecondare le aspirazioni greche.

Così combattuta, la Russia, se anche altre circostanze dipendenti dalla politica generale già non la consigliassero, trovasi instintivamente strascinata a fare

441 t T. 453 con 11 quale si trasmette 11 T. 920, non pubblicato.

• T. 931, non pubblicato. a Non pubblicata.

quanto si può per il mantenimento della pace ed, a questo effetto, è disposta a compiere quei sacrifizi che sono compatibili coi riguardi che deve a popolazioni cristiane e ad una famiglia reale, sua stretta parente, e colla quale ben presto contrarrà nuovo legame, stante il maritaggio del granduca Paolo, il più giovane fratello dell'imperatore, colla figlia del re dei greci.

L'E.V. avrà osservato che il Gabinetto imperiale si associò vigorosamente a tutte le manifestazioni che avevano per iscopo di persuadere la Grecia dallo smettere il suo atteggiamento belligero, ma si astenne dal promettere la sua partecipazione a quelle misure che potevano condurre ·ad atti violenti coi quali, ad un tempo, sarebbonsi colpiti il trono e la Nazione. Pochi legni leggeri, tranne una fregata corazzata, battendo bandiera russa, comparvero nell'arcipelago ed il loro comandante aveva per istruzione di limitare le sue operazioni a quelle che avrebbero esclusi atti di forza.

Il tentativo della Francia per indurre la Grecia al disarmo, benché fatto all'infuori del concerto europeo, fu .ben l ungi dal riescire sgradito al Governo imperiale, e certamente qui auguravasi che riuscisse felice. Si provò quindi grande sopresa nello scorgere la fretta colla quale gli altri rappresentanti in Atene presentarono il loro ultimatum al signor Delijannis. In omaggio però al principio di mantenere saldo ed unanime il concerto europeo, l'incaricato d'affari russo sottoscrisse, al pari degli altri, quell'atto, ricevendone elogio dal Gabinetto di Livadia.

In ossequio a questo spirito di concordia, sul quale si fondano le odierne speranze di pace, il Gabinetto imperiale, a quanto mi disse il signor de Vlangaly, accondiscese a che l'unica nave corazzata, di cui ora il nome mi sfugge, colla quale la Russia partecipa alla manifestazione navale, prenda rango colle altre per costituire la linea di blocco. Anzi, se le mie informazioni sono esatte, il duca di Edimburgo avrebbe lasciato libero al comandante russo di scegliersi, esso stesso, la zona marittima sulla quale eserciterebbe la sua sorveglianza. La cooperazione della Russia rimarrebbe sempre limitata ad operazioni, al compimento delle quali non occorre l'impiego della forza. Non sarà così facile precisare le operazioni, spettanti alla Russia, per la custodia della linea di blocco, senza ricorrere a misure coercitive contro chi si attentasse di violentarla.

444

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

L. PERSONALE. Roma, 14 maggio 1886.

L'eccidio della spedizione Porro mi dà del male assai, e ne darà non meno al mio successore se la nuova Camera mi vorrà mandare a spasso; ma non farti illusioni, ne avrai anche tu noie non poche.

Bada che l'opinione pubblica in Italia (e questa volta non so dargli torto) non ammette che l'Inghilterra si lavi le mani in questa circostanza. Essa è entro certi limiti moralmente responsabile dell'emiro che ha insediato all'Harar e quindi ci deve il suo concorso oggi o domani per trarne vendetta.. Per intanto aspettiamo di vedere cosa ci riferiranno i nostri ufficiali di marina che mandammo a Zeila a fare l'inchiesta e poi si vedrà: ma ricordati che non devi in maniera alcuna mostrare che noi accettiamo e riconosciamo il ben fondato di quel disinteressamento ch'essa affetta; un'attitudine di aspettativa è quella che ci conviene. Nota però che io non ho affatto l'idea di andar a far una spedizione nel Harar: stando le cose come sono attualmente, sarebbe una dupperie, e quindi non mi commuovo affatto della esaltazione degli spiriti che c'è in Italia. Ma non è men vero che la questione del Harar tosto o tardi s'imporrà a noi. Se gli inglesi ci dessero Zeila, non esiterei a fare la spedizione, ma siccome ciò non si verificherà probabilmente, spetta a loro di agire in qualche .maniera, tanto più che se lasciano le cose come sono, sarà la Francia che si incaricherà di portar rimedio a quell'impossibile situazione.

Ho creduto bene dirti tutto ciò, affinché tu possa regolare in conseguenza la tua attitudine, e senza sollevare la questione, non !asciarla. neppur cadere: r,egolati in somma in maniera da poter sempre riprendere la conversazione su quell'argomento il giorno in cui ciò sarà di nostra convenienza. Sta di fatto che qui l'opinione pubblica è eccitata anche contro l'Inghilterra, e ciò essenzialmente perché il dolorosissimo fatto è capitato proprio durante la lotta elettorale, al momento cioè più opportuno per farne facile arma di partito. Avrai notato che lo. stesso Bonghi nella Nuova Antologia eccita il Governo a fare una spedizione per vendicare gli infelici trucidati.

Francamente poi l'Inghilterra dovrebbe mostrarsi volonterosa di secondarci

in questa faccenda, mentre dal canto nostro gli abbiamo dato il più largo e

completo concorso nella vertenza greca, a malgrado che la linea di condotta,

che io ebbi a seguire, mi procura pure non pochi imbarazzi nella presente lotta

elettorale.

Per ora non ti aggiungo altro, bastandomi di averti fatto conoscere in via

del tutto particolare e confidenziale il mio modo di vedere, per essere persuaso

che manterrai al riguardo l'attitudine meglio conveniente alle circostanze.

Ho molte lettere da scrivere e poco tempo da dare alla corrispondenza, fi

nisco quindi stringendoti la mano.

445

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. CONFIDENZIALE 488. Roma, 20 maggio 1886, ore 23,40.

Keudell est venu me dire qu'il était chargé par le prince de Bismarck de me faire une communication. Bien qu'il n'en ait pas l'ordre, il m'a donné lecture de la dép~che qui était cependant rédigée en langue française. En réponse a un rapport de l'ambassadeur concernant le massacre de l'expédition Porro, le prince le charge de m'exprimer les condoléances du Gouvernement allemand pour ce lugubre événement. Sans vouloir nullement chercher d'influer sur nos décisions, Son Altesse tient à ce que nous sàchions que, soit par un sentiment de sympathie envers les italiens tombés victimes de leur amour pour la science, soit dans l'intérèt des nationaux de tout pays, quelconque, qui voudrait entreprendre des explorations scientifiques dans l' Afrique, l' Allemagne est prète à employer son influence auprès des autres Etats d'Europe pour qu'on ne fasse aucun obstacle à notre action éventuelle. Je me suis borné à prier l'ambassadeur de faire parvenir à Son Altesse mes remerciements pour la preuve de sympathie que l'Allemagne nous donne en cette circostance ajoutant que pour le moment toute appréciation de notre part, ainsi que toute décision, étaient réservées jusqu'à la réception des données ultérieures et plus précises, dont la recherche avait été confiée par nous à un bàtiment de guerre envoyé exprès à Zeila. Je désire maintenant très-vivement que V.E. tàche de se mettre en mesure le plus tOt possible de me renseigner sur le mobile de cette ouverture que le prince de Bismarck vient de nous fair. Une pareille instruction n'est pas dans ses habitudes1•

446

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 1361. Cairo, 20 maggio 1886 (per. il 28).

Il signor Baring ebbe la gentilezza di condurmi questa mattina il capitano Smith, giunto ieri in Cairo, reduce dall'Abissinia, per darmi quelle informazioni che potrebbero interessare l'E. V.

Il capitano Smith, che fu benissimo accolto dal re Giovanni, trovò rassegnazione per la perdita di Massaua, occupata da noi, gran diffidenza ed irritazione per sospetti che il nostro intento fosse di occupare altri punti nell'interno, riconosciuti anche dal Governo inglese come territori appartenenti all'Abissinia. Irritazione e diffidenza ch'egli assicura di molto scossa in nostro favore e dalla lettera di S. M. la Regina, e dalle sue assicurazioni sulle nostre sincere intenzioni di voler stabilire amichevoli rapporti con l'Abissinia.

Il solo diritto che il negus sostiene è quello derivante dal trattato con l'Inghilterra, che la dogana di Massaua non possa imporre dazi e sulla importazione e sulla esportazione, e sir Evelyn Baring mi ha detto confidenzialmente esser questo il solo lamento del re Giovanni nella sua risposta alla lettera della regina Vittoria.

L'inviato britannico crede inoltre di poter assicurare che una missione italiana sarebbe ora ricevuta favorevolmente. Ed è anche opinione del signor Baring che, preceduta da una seconda lettera della regina, perverrebbe facil

mente a stipulare un trattato, senza rinunziare al solo reddito che si ha a Massaua, quello della dogana, accordando qualche agevolazione per conciliare la nota questione di diritto che può vantare il negus in forza del trattato Hewett, da noi, dice egli, accettato.

Il capitano Smith mi disse inoltre essersi accertato che i capi degli hababs giuocano doppio giuoco, e per essere in buoni rapporti con noi, e per non aver nemici dichiarati gli abissinesi.

Le prime informazioni non possono non avere un carattere di sincerità; ma questa sull'attitudine degli hababs, dev'essere accolta con riserva, poiché non vi è dubbio che gl'inglesi non sono troppo favorevoli ai successi che si possono da noi ottenere per aprire rapporti commerciali con .l'interno. Il generale Genè potrà apprezzarla al suo giusto valore.

Ciò a cui presto intera fede delle relazioni del capitano Smith, si è che più dei francesi, contro noi destano sospetti i mercanti greci che facilmente entrano in Abissinia, veri agenti del clero copto ortodosso, a sua volta ligio alla Russia. Ed è tradizione che data dal tempo che fu in missione in Abissinia, in carattere semi ufficiale, quel tale Mitziakis, del quale fin d'allora il R. Governo ebbe a lamentarsene col Governo elleno.

Il generale Genè avendomi richiesto d'informarlo, se possibile, del contenuto della lettera del re Giovanni alla regina Vittoria, mi riservo spedirgli dimani copia del presente rapporto.

445 l Per la risposta cfr. n. 449.

447

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, E ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

D. CONFIDENZIALE. Roma, 21 maggio 1886.

Facendo seguito al dispaccio del 10 maggio corrente, n. 2214 di questa seriel, faccio conoscere a V. E. di aver saputo dal signor de Keudell che il Governo germanico non ha l'intenzione di prendere parte alla convenzione che, conformemente alla proposta del Governo hawaiano, fosse eventualmente conclusa per assicurare la indipendenza delle isole, tuttora libere, dell'Oceano Pacifico. Il Governo imperiale ritiene gl'interessi tedeschi sufficientemente tutelati dagli accordi presi con le altre Potenze interessate, e segnatamente dalla dichiarazione firmata, il 6 aprile, tra la Germania e l'Inghilterra. Le istruzioni, poi, del regno di Hawai non sembrerebbero né abbastanza perfette né abbastanza stabili da ispirare fiducia che esso possa compiere una missione civilizzatrice nel Pacifico.

447 l Non pubblicato.

448

IL MINISTRO A TANGERI, SCOVASSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. RISERVATO 407. Tangeri, 22 maggio 1886 (per. il 6 giugno).

Mentr'ero a Mogador e così prima ch'io ricevessi l'ossequiato dispaccio di

V. E. del 6 aprile n. 235 confidenzialissimo1 , domandai al signor Garnit, facente funzione di gran vizir, se era fondata la voce che corse quando il signor Féraud, ministro di Francia, si trovava in Fez, e che si è ripetuta con insistenza dopo d'allora, che egli aveva domandato a S. M. il Sultano la cessione della sponda destra del Muluia. Il signor Garnit mi rispose:

« Vi posso assicurare che il signor Féraud non ha mai domandato alcuna cessione di territorio né a S. M. Sceriffiana, né al suo Governo ».

Gli chiesi inoltre se la Germania aveva qualche volta domandato un piccolo spazio di terra nel littorale oceanico, oppure in quello del Mediterraneo o d'un isolotto in prossimità di quest'ultimo, mi rispose: «Mai non fece una simile richiesta, anzi vi confiderò, sotto il suggello del secreto, che il principe di Bismarck disse al figlio del ministro Bargash, quanto egli fu inviato dal sultano a Berlino, che la Germania era l'amica sincera del Maroeco e lo difenderebbe nel caso venisse assalito da qualche Potenza ».

Io temo che il figlio del signor Bargash non abbia capito bene la promessa del principe di Bismarck.

Le parole del signor Garnit avevano un accento di verità tale da escludere ogni dubbio in contrario. Però è necessario sapere che gli uomini di Stato marocchini [nascondono] qualche volta il vero per tema di compromettersi2.

449

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1028. Berlino, 24 maggio 1886, ore 1,50 (per. ore 7,10).

Avant de recevoir télégramme de V. E. du 21 mait, je eonnaissais déjà en substance par le sous-secrétaire d'Etat message dont avait été chargé l'ambassade imperiale à Rome à l'occasion massacre expédition Porro, il m'a dane été facile ramener hier conversation sur ce sujet. Il me résulte que la dép~che y relative a été redigée par le chancelier peu avant san départ pour la campagne, et qu'il n'a fourni aucune explication à son entourage; mais d'après impressions rapportées de ma visite chez le sous-secrétaire d'Etat, j'ai

2 Per la risposta c!r. n. 472..

4411 1 C!r. n. 445.

tout lieu de croire que les suppositions suivantes se rapprochent beaucoup de la verité: l) Bismarck a voulu par ces ouvertures se rendre agréable au Gouvernement de Sa Majesté et nommément à V. E., car il nous sait gré de notre attitude durant crise Balkans; 2) depuis que Allemagne se voue à des entreprises coloniales, Bismarck se rend compte qu'il pourrait à son tour se trouver dans des circostances analogues, et qu'il est d'un intéret mutuel, en présence de tel acte de barbarie, de marquer hon seulement d'humanité, mais de solidité entre les pays civilisés. Si de son còté Cabinet de Berlin devait un jour recourir à notre appui moral, à notre action diplomatiquè; ses offices, dans le cas actuel, seraient précédent argument de plus à invoquer. Il ne faut, au reste, chercher dans la communication dont il s'agit que ce qui s'y est trouvé.

448 l Cfr. n. 408.

450

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2229. Roma, 25 maggio 1886.

Ho ricevuto il rapporto direttomi da V. E. in data del 18 maggio1 e la ringrazio per le notizie favoritemi circa i disegni della Germania su quella parte dell'Africa orientale che sta al nord dello Zanzibar.

Esse però non chiariscono sufficientemente il pensiero del Gabinetto di Berlino rispetto agli intendimenti che noi stessi avevamo, già da parecchio tempo, manifestati circa la regione che sta dietro le foci del Giuba.

Il progetto di aprire, in quella forma che le circostanze meglio suggeriscano, il bacino del Giuba alla civiltà e al commercio, è, in Italia, vagheggiato da privati e da sodalizi. Il R. Governo, da parte sua, non negò il suo favore all'idea, e per agevolarne, eventualmente, l'attuazione affidò al capitano Cecchi uno studio preliminare, che questi ha compiuto diligentemente sui luoghi.

Però, come dichiarammo fin da principio, noi poniamo, come punto di partenza per ogni tentativo nostro a tale riguardo, la certezza che non possa derivarcene occasione a contrasto o conflitto con gli interessi e con l'azione della Germania in quella direzione.

Il quesito che proponemmo per tale intento, a Berlino, e che vorremmo vedere risoluto in modo esplicito, non trova risposta sufficiente nelle informazioni del signor dottor Krauel, alquanto vaghe ed in certa misura non agevoli a comprendersi; specialmente là dove accenna, per una parte alla resistenza dei capi indigeni, e per altra parte alle intraprese oramai impegnate dalla Società germanica dell'Africa orientale. E neppure ci basta la dichiarazione generica del conte di Berchem, che, qualora abbiasi, da parte nostra, alcun progetto su quelle regioni, il Gabinetto di Berlino sarebbe disposto ad inten

dersi col R. Governo. Perché sia escluso ogni malinteso, e si possa procedere innanzi senza timore di complicazione, importa che il Governo germanico ci dica schiettamente l'animo suo: se, cioè, lasciando a noi la, cura di intenderei, sia col sultano di Zanzibar, sia coi capi indigeni, esso non vedrebbe contrasto coi suoi propri interessi, e col suo indirizzo coloniale, in una iniziativa italiana, avente per obiettivo il bacino del Giuba, compresa la costa che sta ai due lati della foce.

Desidero che a questa nostra doJnanda ella cerchi di ottenere categorica e possibilmente sollecita risposta.

Intanto, sarei grato a V. E. se potesse procurarmi notizie precise e complete circa la Ost-Afrikanische-Gesellschaft, quali siano i principali soci ed accomandatari, di quale capitale disponga, ove ne sia la sede, quali intraprese abbia finora iniziate, ecc., ecc.2

450 l R. 4196, non pubblicato.

451

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

D. 73. Roma, 27 maggio 1886.

Il capitano Harrison Smith, di ritorno dalla sua m1sswne in Abissinia, disse fra le altre cose al generale Genè essere desiderio del negus che in Massaua risieda un console inglese, al quale ufficio spera d'essere chiamato lo stesso capitano Smith che alternerebbe la residenza fra Massaua ed Asmara

o Keren.

Se ciò si avverasse, osserva il generale Genè, con le idee che il capitano Smith ha sulla portata del trattato Hewett; sul sistema da seguire per mettere ordine nel Sudan, affamandolo; sulla convenienza di dare all'Abissinia uno sbocco sul mare, per esempio Aratali che noi occupiamo; ed infine sugli obblighi di riconoscenza e sugli impegni che l'Inghilterra ha con la persona del negus, l'avvenire commerciale di Massaua e quello stesso politico, si ridurrebbe pressoché a zero.

V. E. dovrebbe lasciare intendere al Governo della regina che, nelle presenti circostanze, ed in mancanza d'ogni interesse diretto dell'Inghilterra a Massaua, la nomina di un console inglese in quella località potrebbe dar luogo ad erronee supposizioni e che gioverebbe rinunciarvi. Lord Rosebery sa, per ripetuta esperienza, che le nostre autorità a Massaua hanno istruzione di prestrarsi a tutto ciò che possa tornare utile e gradito al Governo della regina, senza che lvi occorra una rappresentanza consolare1•

451 t Per la risposta cfr. n. 460.

450 l Per la risposta cfr. n. 466.

452

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

T. 506. Roma, 28 maggio 1886, ore 12,20.

Je vous tiendrai au courant de tout ce qui va nous revenir au sujet de la malheureuse affaire du Harar. Mais d'après un télégramme que le commandant du «Cariddi», du retour à Zeila, nous a expédié hier matin de Aden\ je dois dès maintenant vous dire que les dépositions recueillies jusqu'ici, ne laissent aucun doute sur la participation de l'émir au massacre de Gildessa.

453

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 664/79. Londra, 28 maggio 1886 (per. il 31).

Ebbi l'onore di ricevere il telegramma che l'E. V. si compiacque rivolgermi

la sera del 25 corrente1 per farmi conoscere il di lei avviso sull'opportunità

di non levare il blocco in Grecia se non che quando quel Governo avesse notifi

cato per iscritto alle cinque Potenze le misure adottate pel disarmo. Diedi ieri

conoscenza del contenuto di questo telegramma a lord Rosebery, il quale mi

disse partecipare intieramente all'avviso dell'E. V., non stimare conforme alla

dignità delle Potenze d'essere ignorate dal Governo ellenico, il ministro di Grecia

era venuto poco innanzi al Foreign Office e gli aveva domandato se non si

intendeva levare il blocco poiché i decreti di disarmo erano stati emanati, e la

Sublime Porta aveva espresso tale desiderio, cui Sua Signoria aveva risposto

ignorare che i decreti pel disarmo fossero stati pubblicati, né le sue notizie da

Costantinopoli portavano che la Sublime Porta avesse espresso quel desiderio,

però essa non proporrebbe di levare il blocco fino a che quelle misure fossero

notificate alle Potenze. Ed il ministro di Grecia replicava farebbe conoscere al

suo Governo gli intendimenti di Sua Signoria.

Soggiungeva tuttavia lord Rosebery, se veramente la Sublime Porta mani

festasse il desiderio di riconoscere la nuova situazione della Grecia affine di

procedere pure dal suo canto al rinvio delle sue truppe, le Potenze avrebbero a

considerare quale accoglienza sarebbe a farsi a siffatta domanda, né sarebbe

al certo lusinghiero per la Grecia d'esser liberata dal blocco per riguardo alle

convenienze della Turchia. Però Sua Signoria non esprimeva un avviso asso

luto sopra questa eventualità che forse non sarebbe per presentarsi.

Delle quali cose ebbi ieri l'onore di dare avviso telegrafico all'E. V.2 ·

2 T. 1046/38, non pubblicato.

29 -Documenti Dtplomatid -Serle Il -Vol. XIX

452 1 In realtà del 26 maggio, trasmesso con Nota s.n. del 27 dal Ministro della marina; si pubblica n seguente brano: «Guarnigione Gildessa quaranta uomini si arrese emiro senza resistenza nel momento ln cui suo appoggio sarebbe stato salvamento spedizione discolpandosi n capo di tale condotta (essersi) regolato secondo ordine ricevuto. Opinione Italiani Indigeni che moralmente autorità locale preparò eccidio».

453 1 T. 504, non pubblicato.

454

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 75. Vienna, 28 maggio 1886 (per. il 5 giugno).

Una certa sensazione fu prodotta qui da due allocuzioni, d'origine russa, contenenti espressioni che potrebbero, letteralmente interpretate, diminuire le speranze dell'Europa in una lunga pace. L'una di queste allocuzioni è l'ordine del giorno dell'imperatore di Russia diretto alla flotta del Mar Rosso, l'altra è 11 discorso tenuto testé dal sindaco di Mosca al Kremlino all'occasione del ricevimento, per parte dello czar, del municipio dell'antica capitale dell'Impero russo.

Il telegrafo ha prima d'ora portato i termini del citato ordine del giorno a notizia dell'E. V. Era difficile a dir vero che l'inaugurazione della nuova flotta russa nel Mar Nero non desse luogo ad allocuzioni riferentisi al passato, alludenti all'avvenire e aventi quindi una tendenza più o meno bellicosa. Le parole dello czar dovranno essere meditate e ritenute dagli uomini di Stato dell'Europa. Ma non conviene esagerarne la portata sopratutto al punto di vista degli effetti immediati.

Il discorso del sindaco di Mosca, benché non rilevato dall'imperatore, ha una importanza forse maggiore, perché costituisce una nuova prova della tendenza invincibile della razza russa verso l'Oriente e segnatamente verso Costantinopoli. Questa tendenza non è nuova, e una sua conferma di più o di meno, anche per l'organo autorevole del sindaco di Mosca, non avrebbe nulla di più particolarmente pericoloso per la pace del mondo di quanto l'abbiano avuto le precedenti manifestazioni di simile natura, se le circostanze presenti fossero eguali a quelle del passato. Ma le circostanze presenti sono molto differenti dalle precedenti; la Russia ha preso nell'ultimo terzo di secolo uno sviluppo enorme, mentre i suoi naturali avversarii nella questione d'Oriente, o almeno i principali di essi, cioè la Francia e l'Inghilterra, la Turchia sono in un periodo d'indebolimento relativo, e l'Austria non si è neppure essa rinforzata in proporzione. In Russia si ha il sentimento che la coalizione della guerra di Crimea non può più rinnovarsi nello stato presente dell'Europa, e che perciò l'esercito russo può entrare a Costantinopoli presso a poco quando vorrà. È in questa persuasione che sta il pericolo. Intanto a poco a poco l'opinione europea, che ancora pochi anni or sono insorgeva unanime contro l'eventualità della caduta di Costantinopoli in mano ai russi, comincia ad assuefarsi alla catastrofe. La preoccupazione dell'Austria, della Francia, della Germania e in certa misura anche dell'Inghilterra, non è più d'impedire ad ogni costo la conquista russa di Costantinopoli, ma bensì di tirarne, per ciascuna di esse, il miglior partito possibile. È notevole, a questo riguardo, il linguaggio della stampa austriaca. La maggior parte di essa si affatica a diminuire l'importanza di queste manifestazioni russe. Ma un giornale, che non è senza autorità, la Presse, sembra pigliar fino da ora il suo partito della futura conquista russa di Costantinopoli, di cui diminuisce il valore più che può.

Sembra oramai chiaro che, per quanto la riguarda, salvo circostanze particolarmente favorevoli, l'Austria non si opporrebbe con la forza alla detta conquista, e cercherebbe soltanto un compenso altrove.

Ho creduto dover segnalare all'attenzione dell'E. V. questo linguaggio della Presse perché la questione per l'Italia è di grave, anzi di gravissima importanza, e benché non sia urgente non deve essere neppure un momento perduta di vista.

455

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

L. PERSONALE. Roma, 30 maggio 1886.

Certamente se vi ha chi desideri un'espansione coloniale in Africa, non sono io quello. Del pari nessuno più di me intende resistere alla passionata corrente che vorrebbe trascinarmi a trarre vendetta dall'eccidio della spedizione Porro; non è però men vero che per la dignità del Paese, nonché per molte altre considerazioni, non possono chiudere gli occhi su ciò ch'è successo all'Harar

o farlo passare senz'altro nei dominii della storia. È di assoluta necessità che la risoluzione che il Governo del re sarà per prendere poggi su fatti ben cerziorati e tali da precisare nettamente le rispettive responsabilità. Or sta di fatto che siamo ancora lontani da quel risultato.

Anzitutto non ti nasconderò che la condotta di quel maggiore Hunter mi pare louche anzi che no, e così dicasi pure delle altre autorità inglesi in quelle regioni. È infatti manifesto che l'Hunter fece quanto era possibile affinché la nostra cannonniera si astenesse dall'andare a Zeila ad assumere informazioni. Le autorità inglesi non possono poi neppure declinare la responsabilità che loro spetta nel non aver permesso al conte Porro di provvedersi di una scorta sua e ben armata, come egli intendeva fare. E malgrado l'avvenuto eccidio, le relazioni fra l'autorità inglese e l'emiro non solo si mantengono buone, ma anzi sembrano essere buonissime. Su tutto ciò converrà che il Gabinetto di Londra si persuada essere necessario che, da parte sua, sia fatta una pronta e ben imparziale inchiesta. Finora molti di questi particolari non sono noti al pubblico, ma non tarderanno ad esserlo, ed allora cosa succederà?

È chiaro che una corrente molto ostile all'Inghilterra si pronunzierà in Italia. A questo proposito non devo dissimularti che la stampa tedesca soffia nel fuoco, eccitando gli italiani ad intraprendere una spedizione senza curarsi dell'eventuale opposizione dell'Inghilterra. Aggiungerò a ciò che il principe di Bismarck mi ha fatto dare lettura di un dispaccio a KeudelP in cui, mentre mi fa esprimere tutta la sua simpatia per il luttuoso avvenimento, mi fa dire al tempo stesso che se faremo una spedizione all'Harar per vendicare Porro e c8mpagni, egli si dichiarerà pronto a darci tutto il suo concorso morale affinché da altre Potenze non ci si crei ostacoli! Est-ce clair?

Più che tutto il resto ciò deve provarti che non posso contentarmi della fin de non recevoir di lord Rosebery, poiché, se evidentemente non apro bocca con nessuno intorno a queste ouvertures del principe di Bismarck, non è però men vero che tosto o tardi saranno conosciute, ed allora se ci saremo contentati dei procédés alquanto cavaliers dell'Inghilterra a nostro riguardo, in questa circostanza, le conseguenze potranno essere gravi.

Come ti dissi in principio, resisto e resisterò quanto è possibile alla corrente che vorrebbe la spedizione all'Harar ed agli eccitamenti in proposito che con scopi non ben chiari ci vengono dal Nord: ma d'altra parte lasciare quella grave questione proprio com'è attualmente, non è neppure possibile. In un caso come nell'altro, le nostre relazioni coll'Inghilterra potrebbero pagarne le spese, ed a me francamente non garba che ci si faccia ricominciare coll'Inghilterra quel gioco che ha già così ben riuscito colla Francia a proposito di Tunisi.

Senza aprir bocca, ben inteso, a riguardo della comunicazione che il cancelliere mi ha fatto fare, sarà bene che tu trovi con tutto il voluto tatto, il mezzo di aprire gli occhi' a lord Rosebery sul movimento che la stampa germanica si dà per spingerei all'Harar. Del resto ho tenuto a dirti tutto questo per ben chiarirti il mio pensiero e darti così una guida che meglio ti possa far comprendere gli intendimenti a cui si ispirano e si ispireranno i miei successivi dispacci uffciali relativi a questo disgraziatissimo affare.

Per intanto non ti nasconderò che sto facendo fare tutti gli studi militari, ed i conseguenti calcoli finanziari, relativi ad una eventuale spedizione all'Barar. Quel lavoro mi è anzitutto necessario per essere in misura di rispondere alla Camera a quelle interpellanze che non mancheranno di rivolgermi gli avversari e gli amici anche.

455 1 Cfr. n. 445.

456

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE, ALLA LEGAZIONE AD ATENE E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, A SUDA

T. 511. Roma, 31 maggio 1886, ore 23,30.

Le ministre de Grèce est venu me communiquer un télégramme circulaire de son Gouvernement. Après avoir récapitulé les mesures prises pour le désarmement et pour l'internement des troupes helléniques, le Cabinet d'Athènes conclut que la continuation ultérieure du blocus est désormais dépourvue des raison memes que les Grandes Puissances lui ont assignées. M. Paparigopoulos désirant connaitre notre avis là-dessus, je lui ai dit que le Cabinet de Rome ne pouvait pas donner une réponse dans l'état actuel des choses, sans s'etre préalablement concerté avec les autres Puissances prenant part au blocus. Je lui ai fait remarquer qu'en vue du but que son Gouvernement se propose, il aurait été désirable qu'on donnil.t connaissance par écrit aux Puissances des décrets concernant la démobilisation.

(Per Londra, Berlino, Vienna, Pietroburgo) Veuillez me télégraphier l'accueil que la démarche actuelle de la Grèce trouve chez le Cabinet près duquel vous etes accrédité1 .

457

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4209. Berlino, 31 maggio 1886 (per. il 4 giugno).

L'ordre du jour adressé par le tsar à la flotte de la Mer Noire, et l'allocution prononcée par le maire de Moscou en lui offrant, selon l'usage, le pain et le sel à l'entrée du Kremlin, ont fait quelque bruit. Le souverain, il est vrai, a aussi déclaré en Crimée que sa volonté et ses pensées tendent au développement pacifique de la prospérité de la Nation, et n'a pas répondu un mot pour encourager l'espoir exprimé par le magistrat moscovite de voir bientòt la croix chrétienne briller de nouveau sur Sainte-Sophie; mais il n'a rien dit non plus pour le décourager. Il a fait comme s'il n'avait pas entendu.

A Vienne et à Londres a-t-on dressé l'oreille comme à Costantinople? S'est-on demandé s'il était d'usage qu'une harangue officielle au tsar fftt laissée à l'inspiration d'un fonctionnaire, et si au contraire elle n'a pas été combinée d'avance, soumise à la censure et reglée dans tous ses détails? Je l'ignare. Après ce qui vient de se passer, après les efforts des Puissances, y compris la Russie, · pour empecher le feu allumé dans les Balkans de se propager dans tout l'Orient, il semblerait que l'espérance exprimée par le maire de Moscou en une circostance si solennelle pourrait donner aux adversaires de la Russie des doutes sur la sincérité du ròle de cette Puissance.

Peut-etre aussi, en autorisant cette manifestation, n'a-t-on voulu que consoler un peu le parti panslaviste de la déception subie en Bulgarie et dans la Roumélie orientale.

Quant au Cabinet de Berlin, sa confiance dans l'empereur Alexandre n'a pas été ébranlée par ces incidents. On compte sur la loyauté de ses déclarations pacifiques. C'est ce que me disait récemment le sous-secrétaire d'Etat. Il fallait d'un còté faire la part des sentiments qui devaient agiter ce souverain assistant à la renaissance de la flotte dans la Mer Noire, et d'un autre còté il eut été assez difficile de ne pas laisser quelque essor à certaines aspirations, dont Moscou est le centre principal. Personne certes ne met en suspicion le caractère et les excellentes intentions du tsar. Son Auguste Père lui aussi était animé des memes intentions, ce qui ne l'a pas empéché de céder de·vant les exigences d'un parti qui a tant de ramifications dans l'Empire.

Je ne pouvais me défendre de faire par devers moi-meme cette réflexion, lorsque le comte de Berchem plaidait les circonstances atténuantes.

P.S. Ci joint une lettre particulière à l'adresse de V.E.1•

457 1 Non pubblicata.

456 1 Per il seguito della questione cfr. n. 462.

458

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 225. Pietroburgo, 1o giugno 1886 (per. il 7).

L'ordine del giorno pubblicato dall'imperatore nell'occasione del varamento delle nuove corazzate trovò un'eco simpatica in tutta la Russia. Benché il pensiero dell'imperatore travisi avviluppato entro una forma velata, pure a nessuno isfuggì il vero suo significato, cioè il risveglio della missione della Russia in Oriente.

Nella mente di ogni vero russo, come giornalmente posso osservarlo, l'aspirazione verso l'Oriente si confonde colla sua credenza religiosa, ed appena un cenno di risveglio si palesa nelle alte regioni, egli vi tende avidamente l'orecchio. Il giornalismo quindi si impadronì, in un subito, di queste scintilla ed isvilnppando e commentando le parole imperiali, ricorda che il Mar Nero altre volte chiamassi Mar Russo: che dopo trenta anni di umiliazione scorgesi con gioia sorgere l'aurora della riparazione: che inutilmente tentasi deviare il corso naturale degli eventi, il cui corso può essere rallentato anche interrotto, ma l'istoria risponde all'avvenire.

Il giubilo col quale venne accolta la famiglia imperiale a Mosca, le manifestazioni entusiastiche della scolaresca universitaria, che sino ad oggi serbò sempre un contegno riservatissimo sono una conseguenza dell'ordine del giorno imperiale. Il significato di queste manifestazioni, il capo della municipalità di Mosca ebbe cura di porle in evidenza allorché nella sua arringa all'imperatore disse, secondo autorevole versione: «Tu desti nuova vita al Mar Nero. Eccoci di nuovo pieni dì speranza e di fede nella ricomparsa della croce sulle cupole di Santa Sofia. Tali sono i pensieri ed i voti di Mosca ».

Il signor de Giers, che visitai all'indomani del suo ritorno, si mostrò meco assai spiacente che i giornali, tra cui lo stesso Journal de Saint-Pétersbourg, il quale però si servì d'una corrispondenza della Gazzetta Ufficiale dell'Impero, abbiano riprodotte le imprudenti parole del rappresentante la città di Mosca. Mi osservò che l'ordine del giorno dell'imperatore non poteva essere concepito altrimenti, date le circostanze che lo inspirarono, cioè il varamento di nuove forze navali nel Mar Nero. Mi sembrò discernere dalle sue parole, di cui è sempre assai sobrio, che sarebbe errore credere come prossimo un cambio nella direzione della politica imperiale.

459

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

T. 1069. Parigi, 2 giugno 1886, ore 16,50 (per. ore 19,15).

M. de Freycinet voulait présenter dès mardi dernier la convention de navigation aux Chambres, mais le ministre de la Marine lui demanda d'etre dis

45P 1 Ed. in Del Vecchio, Il fallimento delle trattative, cit., pp. 660-661.

pensé de signer le rapport relatif, parce qu'il trouve la convention trop favorable à l'Italie, et désire par suite d'éviter d'etre pris personnellement à partie par la Chambre, où le Gouvernement prévoit en effet de nombreuses objections. Freycinet vient de me dire à l'instant qu'il fait rechercher les précédents pour s'assurer si une convention de navigation peut etre présentée, sans etre contresignée par le ministre de la Marine: en tout cas il présentera la convention dans le courant de la semaine prochaine.

460

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 678/85. Londra, 2 giugno 1886 (per. il 5).

Ieri ebbi l'onore di ricevere il dispaccio confidenziale che l'E.V. si compiacque rivolgermi il 27 maggio n. 73/101, per ragguagliarmi del colloquio intervenuto a Massaua fra il capitano Harrison Smith ed il generale Genè, ed ordinarmi lasciassi intendere al Governo della regina che, nelle presenti circostanze, la nomina di un console inglese in quella località potrebbe dar luogo ad erronee supposizioni.

Mi trasferii tosto presso lord Rosebery ed avendo fatto cadere il discorso sulle cose di Massaua feci allusione all'incontro del capitano Smith col generale Genè, e non celai a Sua Signoria come quella nomina non sarebbe gradita al R. Governo. Lord Rosebery rispose nulla sapere in ordine alla missione del capitano Smith, se non che essa aveva avuto un risultato soddisfacente, egli terrebbe conto delle osservazioni che gli avevo fatte poiché, ripeteva egli, era sempre animato dal desiderio di fare cosa grata al Governo di S.M. il Re.

Ho parimenti avuto l'onore di ricevere i dispacci dell'E.V. del 27 e 28 maggio nn. 72, 74 e 75 nonché quelli del 29 s.n.,2 ...

461

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Londra, 2 giugno 1886.

Non vo' tardare a rispondere all'importante tua del 30 maggio1•

Comprendo benissimo il tuo desiderio di non restare sotto il colpo del malaugurato incidente di Gildessa, epperò fai ottimamente a far procedere agli st,udi in vista di una spedizione, non fosse altro che per essere in grado di rispondere in Parlamento. Ma sta di fatto che nella stampa non esiste unanimità

' Non pubblicati.

<i61 l Cfr. n. 455.

riguardo a questa eventualità, né ti sarà sfuggita per esempio la lettera della Riforma del 23 maggio, la quale non fu scritta in un vicolo di Roma, ma a Massaua.

Mi fa inoltre assai piacere di vedere che rilevi lo scopo di Bismarck nello spingerei verso quei deserti, né credo che egli si sia dato la pena di studiarne gli inconvenienti atmosferici e strategici prima di favorirci quei consigli. Non mi commuove neppure di riconoscenza il permesso d'ire ad Harar, né vedo a che servirebbe l'appoggio morale di Sua Altezza quando i nostri soldati fossero decimati dal caldo, dalla fame e dalla sete, o cadessero in agguati come il generale Hicks. Del resto non è cosa nuova che egli tenda ad africanizzare le Potenze europee, massime quando le può mandare a prendersi pei capelli in quelle regioni.

Senza far parola del cancelliere, io posai dunque ieri il quesito a lord Rosebery se capiva perché la stampa germanica eccitasse gli italiani a fare la spedizione di Harar, cui Sua Signoria rispose aveva egli pure letto alcuni giorni sono un articolo in quel senso che gli era parso strano, ma non se ne spiegava la ragione. Dissi indi anche che dagli atti della nostra inchiesta risultava in modo indubbio la partecipazione dell'emiro nel massacro e toccai incidentalmente alla condotta del maggiore Hunter ed agli sforzi da esso interposti per impedire la «Cariddi » di recarsi a Zeila. Sua Signoria che è assai penetrante capì probabilmente di che si trattava, pure con aria più seria e mi domandò se si trattava di fare una spedizione ad Harar. Replicai non conoscere gli intendimenti del R. Governo, né credevo esso avesse preso una risoluzione in proposito. Sua Signoria stette allora un istante sopra pensiero, e poi disse credere che le regioni dei somali erano sotto il protettorato inglese. Ma a me bastava d'aver preparato il terreno per le comunicazioni a venire né procedetti più oltre nella conversazione.

460 l Cfr. n. 451.

462

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALLE AMBASCIATE, ALLA LEGAZIONE AD ATENE E AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, A SUDA

T. 514. Roma, 4 giugno 1886, ore 17,10.

L'ambassadeur d' Angleterre est venu me communiquer un télégramme par lequel lord Rosebery exprime l'avis qu'après l'évacuation de Zygos, et la démobilisation se poursuivant rapidement en Grèce, il n'y a plus de raison pour continuer le blocus. La flotte devrait cependant rester quelques jours concentrée à Suda pour surveiller les progrès du désarmement. J'ai répondu que pour mon compte je suis d'accord avec le Cabinet anglais sur sa proposition pour la levée du blocus, et que je l'accepte donc en entier, bien entendu si les autres Cabinets également l'acceptent. En conséquence je vais faire parvenir dans la journée les instructions nécessaires à l'amiral italien pour qu'il ait à exécuter les ordres qu'il recevra de l'amiral britannique pour la levée du blocus, et pour la

concentration de la flotte internationale a Suda, où je suis d'avis moi aussi qu'elle doit continuer à rester quelques jours encore, pour surveiller la pleine exécution du désarmement.

463

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2234. Roma, 4 giugno 1886.

Ho ricevuto a tempo debito il suo rapporto del 24 maggio scorso n. 42001 , e ne la ringrazio.

In seguito ai ringraziamenti da V. E. presentati a nome del R. Governo per la comunicazione fattami relativamente all'eccidio della spedizione Porro, il principe di Bismarck ha dato incarico al signor de Keudell di dirmi che, senza volere menomamente pregiudicare le risoluzioni del Governo del re in così grave affare, egli teneva a che io sapessi come sia precisamente a Londra che, valendosi dell'influenza di cui gode colà, Sua Altezza avrebbe spiegato la sua azione nel nostro interesse. L'ambasciatore di Germania è venuto da me a disimpegnare l'incombenza avuta, e mi ha ripetuto bastare al principe che io sapessi come, all'evenienza, lo avremmo trovato pronto a giovarci in quel senso.

Ho rinnovato al signor de Keudell i miei ringraziamenti, dicendogli essermi particolarmente gradito che Sua Altezza avesse così precisato il suo pensiero. Ho soggiunto che, per ora, la questione è presso di noi allo studio, dal punto di vista militare, e che quando una risoluzione sarà presa, se questa è di tal natura da darci occasione di valerci delle offerte fatteci, non mancheranno di fare appello agli amichevoli sentimenti che ci sono stati per due volte esternati.

Nell'acchiudere un annesso in cifra, ...

ALLEGATO ANNESSO CIFRATO.

J'avoue que les explications du sous-secrétaire d'Etat, formant l'objet de votre rapport du 27 mai, n. 42062 , ne me paraissaient guère satisfaisantes. Il vous donne des raisons dont les deux premières sont trop vagues pour étre plausibles, et la troisième manque totalement d'exactitude. Nous ne nous sommes jamais occupés de M. Reichardt; les voyageurs allemands que nous avions recommandés à nos agents sont MM. Junker et Schnitzler, qui n'ont pas fait retour jusqu'ici, que nous sachions, par le lac Victoria Nyanza et le Soudan.

Bref, la version du comte de Berchem me parait trop faible, ou bien trop ingénieuse, pour nous édifier complètement au sujet des démarches de M. de Keudell. M. de

463 ' Non pubblicato, ma cfr. n. 449.

463 • Con R. confidenziale 4206 del 27 maggio, de Launay elencava le ragioni della comunicazione tedesca riguardo il massacro della spedizione Porro: «l) Assurer, autant que posslble, la protectlondes européens contre le nègres meurtrlers; 2) le déslr d'une blenvelllance et d'un concours mutuels des Puissances dans les questlons de politique coloniale d'outre-mer; 3) réclproclté b!en naturelle envers l'Italle pour l'intérét que celle-cl a témoigné à l'Allemagne dans l'affalre du voyager Reichardt... ».

Bismarck, qui s'est rendu compte de l'excitation produite en Italie par le massacre de l'expédition Porro, et qui sait combien les italiens sont faciles à se laisser prendre aux bonnes promesse-91 n'aurait-il pas caressé le desseln de nous lancer dans une aventure lointaine, d'où il tirerait double profit? D'une part, en effet, notre attention serait distraite, et nos forces se trouveraient dispersées au moment où certains événements prévus vont peut-étre se produire dans la péninsule des Balkans. D'autre part, c'est l'idée que je m'étais faite, d'abord, avant la deuxième communication de M. de Keudell, le projet d'une entreprise italienne au Harar pourrait nous brouiller avec l'Angleterre, le prince n'ignorant certainement pa.s que le Cabinet de Saint-James semble resolu à ne pas nous céder Zeila, et ne parait guère goO.ter l'idée d'une expédition italienne dans ces parages. L'offre, que M. Bismarck nous fait faire maintenant, de plaider,• le cas écheant, notre cause à Londres, me parait, à ce point de vue, de plus en plus suspecte. Veuillez, d'après ces impressions, tàcher de voir plus clair dans la question, et me faire connaltre votre pensée3.

464

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO AD ATENE, CURTOPASSI, A SUDA

T. 320. Roma, 5 giugno 1886, ore 16,30.

Les raisons qui avient motivé le blocus des cotes grecques étant cessées, ordre a été donné de le lever. Vous voudrez donc retourner immédiatement à votre poste. Je vais donner les ordres à cet effet à l'aviso sur lequel vous étes embarqué. En vous présentant au nouveau ministre des affaires étrangères, vous lui direz que nous ne doutons pas de la persévérante sagesse avec laquelle le Gouvernement hellénique va travailler au rétablissement des relations régulierèment amicales avec la Turquie; et vous ajouterez que notre immédiate accession à la proposition de l'Angleterre pour la levée du blocus c'est une nouvelle preuve de nos sentiments véritablement cordiaux, sur lesquels les relations entre nos deux Pays ont toujours reposé, et que nous désirons voir encore se consolider davantage.

465

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, G. DE MARTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT 1

R. 1369. Cairo, 5 giugno 1886 (per. il 12).

Questa mattina venne a vedermi il signor Baring col quale ebbi una conversazione che mi fo un dovere di riferire all'E. V.

Con mia sorpresa, e pregandomi di tenerlo per me qui in Cairo, mi disse francamente di non dividere le preoccupazioni di sir Drummond Wolff sui successi che può ottenere il generale Gené ad aprire rapporti commerciali con

465 1 Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 275-276.

nnte.:no, preoccupazioni che si debbono attribuire alla di lui ansietà sulla missione che gli è affidata. Massaua è lo sbocco naturale di tutto il commercio àelle provincie meridionali del Sudan orientale, il Senar, il Galabat, gli hababs, che se non prese quella via fu per il mal governo delle autorità egiziane. Ogni S\!Ccesso che possiamo noi ottenere in questo senso, non può che facilitare la pacificazione delle tribù verso il nord, che hanno Suakin per sbocco naturale del loro commercio, e con il tempo influire beneficamente sulle popolazioni del Sudan occidentale, che pei loro traffici non potranno che riprendere la via del Nilo.

Dopo questo esordio d'idee a noi non avverse, il signor Baring entrò in argomento più importante. Egli protestando la sua simpatia per noi, e rammentando la sua cooperazione per la nostra occupazione di Massaua, mi disse, che non avendo mai cessato di preoccuparsi a che sia definitivamente regolata la questione, egli crede opportuno il momento che siano iniziate dall'E. V. delle pratiche a Costantinopoli per ottenere dal sultano una rinunzia formale de' suoi pretesi diritti di sovranità su quel territorio, e che il nostro possesso sia ufficialmente riconosciuto. E mi fece presentire che non ci farebbe difetto il concorso del suo Governo.

L'E. V. non ignora che la parola del signor Baring è molto ascoltata a Londra, e parmi che per tenermi un linguaggio così schietto, egli debba non aver dubbio sulle intenzioni del suo Governo.

Le dichiarazioni dell'ambasciatore turco all'E. V., che si è compiaciuta comunicarmi (documento n. 672 serie XXIII)2 , l'ordine imperiale a tutte le dogane dell'impero di non accettare le ratifiche della dogana di Massaua implicano l'intento manifesto dell'abbandono di quel territorio, ed il riconoscimento dei fatti compiuti.

463 3 Cfr. n. 467.

466

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

R. 4216. Berlino, 8 giugno 1886 (per. il 12).

Je n'ai pas manqué de parler au sous-secrétaire d'Etat dans le sens de la dépeche de V.E. du 25 mai n. 22292• Il se réservait de faire nouvellement étudier la question dans ses bureaux, et de charger ensuite, M. le docteur Krauel étant en congé, un autre employé de me fournir en partie du moins -car il s'agit de régions encore si peu connues -les éclaircissements que vous désirez.

A cet effet, j'ai eu aujourd'hui la visite de M. le docteur Kayser, conseiller intime de légation. Il confirmait les détails contenus dans mon rapport n. 4196 du 18 maP. Il les complétait de la manière suivante.

465 s Cfr. n. 428. 466 1 Ed. in L'Italla in Africa, Oceano Indiano, tomo II, cit., pp. 49-50.

• -Cfr. n. 450. • -Non pubblicato.

La Société allemande pour l'Afrique Orientale a conclu des traités: l) avec le sultan Ali ben Ismail Kerim, qui réside à Kismajou localité située vers l'embouchure du Djuba4 ; 2) avec le grand sultan de Medgertin, Osman Mahinoud Jussuf, qui réside à Alula, distant de 75 kilomètres à l'occident de Guardafui5; 3) avec le sultan Ali Jussuf, dont la résidence est à Obbia, ou Hobia, environ vers le 6eme degré de latitude, et le 49"me de longitude.

La dite Société a obtenu une patente de protectorat publiée par le Journal officiel, et qui concerne les territoires dans le voisinage de Zanzibar: Usagara, Ukami, Usagua et Unguru. Camme conséquence des traités précités, elle a depuis demandé également des patentes de protectorat sur les possessions des trois sultans susnommés, la sanction impériale n'a pas encore accordée. D'une part, on attend le terme des travaux de délimitation de la commission internationale; d'un autre còté le Cabinet de Berlin tenait à se renseigner auprès du Gouvernement britannique, qui avait signé avec quelques chefs indigènes des traités insérés dans le Blue Book. Or, en réponse à une interpellation qui lui a été adressée, le Foreign Office a déclaré n'avoir aucune prétention à élever sur le territoire partant d'un point situé à l'ouest de Guardafui, 49eme degré de longitude, et contournant ensuite la còte jusqu'à la ville de Uarscheich, vers le 46ème degré de longitude et le 2eme degré de latitude au dessous de l'équateur, ville où le sultan de Zanzibar croit avoir des droits de souveraineté.

Quant à la Deutsche-Ost-Afrikanische-Gesellschaft, c'est une societé prìvée de commerce qui siège à Berlin. Ses principaux membres sont: le docteur Peters, président; le comte de Beer Bandelin; le baron de Saint Hilaire; le banquier von der Heydt; M. Grimm, ancien ministre d'Etat de Baden; sans compter plusieurs négociants de Hamburg et de Munich. Elle se propose de faire des démarches pour acquérir les droits de corporation morale. Il serait assez difficile de se procurer son statut, san budget alimenté par des souscriptions. Elle se trouve, d'ailleurs, en voie de réorganisation.

La société vise moins à s'assurer de territoires à l'intérieur que la possession des còtes et surtout de l'embouchure des voies de navigation vers la mer, afin de favoriser le commerce d'importation et d'exportation. Les còtes du pays des somalis se trouvent dans ce rayon, y compris, bien entendu, si non le bassin entier du Djuba, du moins la sortie de ce fleuve vers la Mer des Indes et les deux còtés de l'embouchure. M. Kayser répétait à cette occasion ce qui m'avait été dit par le docteur Krauel, à savoir que lors mème que la Société susmentionnée n'ait pas encore obtenu l'agrément de l'Empire pour tous les traités, déjà signés, la question non seulement n'était plus intacte, mais fortement préjugée et engagée, depuis surtout que l'Angleterre ne mettait en avant aucune prétention. Les traités stipulés par les sultans ne sont nullement invalidés, parce qu'il plait à d'autres chefs indigènes, ou qui du moins se qualifient tour à tour camme tels, d'invoquer la suzeraineté de Said-Bargash.

466 4 Annotazione a margine di Malvano: «Sultano immaginarlo». 5 Annotazione a margine di Malvano: « Saran dello stesso stampo ».

D'après ce qui précède, il me semble résulter assez clairement qu'une initiative de notre part dans le sens indiqué par V.E. arrive trop tard. La position sur la cote est déjà occupée. Il aurait fallu s'y prendre plus tòt, ne pas mettre tant de retard dans la mission de M. le capitaine Cecchi, et surtout ne pas à l'avance en ébruiter le but6• Je me souviens que lorsque je reçus la première instruction de m'ouvrir là-dessus avec le Département imperial des affaires étrangères, je crus mieux de m'abstenir et d'en indiquer les motifs à Rome7• On est revenu à la charge, et le Ministère doit se rappeler que le comte d'Arco, durant un interim, fut chargé d'appeler notre attention précisément sur les arrangements pris avec Ali ben Ismail Kerim, sultan à Kismajou (embouchure du Djuba)8• Se croyant sllr du bon vouloir de l'Italie en suite des pourparlers qui ont eu lieu entre notre Ministère et le comte d'Arco, le Cabine t de Berlin a sans doute jugé superflu de s'assurer davantage de nos bonnes dispositions, dont les instructions données au capitaine Cecchi portaient l'empreinte9• Et c'est évidemment pour ce motif aussi qu'une interpellation ne nous a pas été faite en meme temps qu'à l'Angleterre10•

Si, à défaut de l'embouchur·e du Djuba, nous visions à nous assurer des avantages à l'intérieur dans la région du bassin de ce fleuve, il y aurait peut-etre lieu de nous concerter avec l'Allemagne. Il appartient au Gouvernement du roi d'aviser s'il le juge à propos, malgré le grand désavantage que l'accès à la mer ne dépendrait pas de nous11•

467

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4217. Berlino, 10 giugno 1886 (per. il 13).

En relisant la minute de mon rapport du 8 juin n. 4216\ je dois rectifier une erreur que j'ai commise en fixant la latitude de la ville de Uarscheich, vers le deuxième degré sous l'Equateur, au lieu de l'indiquer vers le deuxième degré au-dessus de l'Equateur.

En joignant ici une pièce chiffrée, ...

.ALLEGATO

ANNESSO CIFRATo2.

Pour répondre en parfaite connaissance de cause à l'annexe à la dépéche chiffrée de v.E. du 4 juina, il faudrait avoir un don divinatoire. Des investigations ultérieures

466 • Annotazione a margine di Malvano: «Quando il Cecchi andò al Giuba non vi era traccia di occupazione tedesca ».

1 Annotazione a margine di Malvano: «ed ebbe torto».

• Annotazione a margine di Malvano: «che non ha [sic] mai esistito».

o Annotazione a margine di Malvano: «Le istruzioni di Cecchi erano solo di non mettersi in urto colla Germania ».

IO Annotazione a margine di Malvano: «Bella rapina! ».

n Per la risposta cfr. n. 469.

467 ' Cfr. n. 466.

2 La trascrizione è stata effettuata sulla minuta dell'ambasciata a Berlino per le numerose imprecisioni sul rapporto conservato tra le carte della Divisione Politica del Ministero degliesteri. Di quest'ultimo sono state comunque riportate le annotazioni marginall.

3 Cfr. n. 463.

ne nous apprendraient rien de plus•. Le chancelier ne révèle, à son entourage, mème le plus intime, que ce qui lui convient de laisser savoir sur le fond de sa pensée. Sa grande habilité consiste bien plus à exploiter les événements; qu'à les préparer de longue main. Sous ce rapport, l'émotion produite en Italie par le massacre de l'expédition Porro, semblerait en effet de nature à l'induire de prime abord, à jeter de l'huile sur le feu, à nous tendre, à son profit, un piège masqué sous de bonnes et encourageantes promesses. Viserait-il à trouver un joint pour nous aliéner l'Angleterre et pour distraire en de lointaines régions une partie de nos forces, et cela en prévision d'une nouvelle et prochaine crise dans les Balkans?

Mais ce serait entrer dans le domalne des conjectures. Elles ne seraient plausibles que si notre politique étrangère excitait des soupçons, s'il arrivait chez nous au pouvoir un parti qui voulO.t répudier votre programme. Or tel n'est certes pas le cas depuis surtout que le Gouvernement du roi a triomphé dans les élections et qu'on compte bien ici qu'il saura conserver la majorité, et meme lui ménager des appoints. Ce n'est pas d'ailleurs quand le prince de Bismarck se déclare confiant dans votre caractère, dans votre mode de conduire les affaires, qu'il prendrait le ròle du diable tentateur. Mais encore, à moins de spéculer sur une nai:veté qui est si loin de nos habitudes, aurait-il dO. alors !aire miroiter à notre oeuil mieux qu'une simple promesse d'appui diplomatique, pour que le Cabinet de Londres nous accorde une sorte de laissez-passer à une croisade éventuelle de l'Italie dans le Harar. Une expédition semblable, au dire du doctor SchweinfUrth, ne comporterait, s'il est dans le vrai, qu'une force de troismille hommes. Si l'expédition devenait inévitable, ce qui, heuresement, n'est pas encore prouvé, ce ne serait point par une soustraction de ce chiffre à notre armée, ni par les dépenses qui en résulteraient, que nous serions réduits aux graves embarras de combler ces vides, dans le cas de nouvelles complications en Orient ou ailleurs. Nous séparer de l'Angleterre? Mais pourquoi? Le rapprochement entre cette Puissance et l'Allemagne, inauguré sous le Ministère Salisbury, et continué par lord Rosebery, sous le Ministère Gladstone, SP. maintiendra, soit que celui-ci reste au pouvoir, soit qu'il se retire. Depuis que les deux Puissances ont écarté leurs dissentiments en matière coloniale, il est en effet à présumer qu'elles s'entendront encore pour un temps auquel on ne saurait assigner un terme prochain. Les arguments qu'on pourrait alléguer à l'appui de la supposition que l' Allemagne nous pousserait indirectement vers une fausse voie, s'appliqueraient plutòt à la France qu'à l'Italie, dont l'attitude a été reconnue si correcte durant la récente crise orientale.

Il me parait, tout bien considéré, que dans les communications faites d'ici, nous ne devons voir que ce qui s'y trouve, sans vouloir en forcer le texte ou scruter entre les lignes le fond de la pensée du chancelier. On peut, à mon avis, admettre que le Cabinet de Berlin, qui dans ces derniers temps a acquis une expérience supérieure à la nòtre, à l'égard de la politique coloniale, a touché du doigt combien il importe d'établir une certaine solidarité entre les nations civilisées, contre la barbarie en Afrique. C'est donc par un mobile de son propre intéret qu'il nous témoigne ses sympathies et nous promet à titre de reciprocité un appui moral, si nous jugeons à propos de l'invoquer en de telles conjonctures. Soit dit en passant, il ne s'agissait pas en effet d~ M. Reichardt, mais des MM. Junker et Schnitzler, recommandés par nous à nos agents consulaires sur la demande du Gouvernement imperia!. Il s'en est souvenu, et c'est une manière de nous marquer sa gratitude, que de nous offrir maintenant ses bons offices s'il nous plaisait d'y recourir.

Telles sont les considérations que je me permets de soumettre a V. E. en suite de la pièce chiffrée susmentionnée. Ce qui n'empéche pas que nous devons toujours tenir l'oeil ouvert sur les agissements du prince de Bismarck. Ses évolutions soudaines ont été comparées aux effects d'une boite à surprises.

Ce qui doit aussi, dans un autre ordre d'idées, fixer notre attention, c'est le rapprochement très prononcé vers le Saint-Siège. Le chancelier disait, tout récemment encore, que les relations avec le Vatican ne concernaient que les affaires intérieures de la Prusse. Il n'est pas moins vrai qu'il se dessine ici, comme à Vienne, une ten

dance à réunir Ies forces monarchiques et conservatrices contre la marée montante du socialisme et du radicalisme, et que le pape, par l'influence qu'il exerce sur un clergé très-discipliné, et sur un très-grand nombre de catholiques, est, lui aussi, une force sur laquelle le prince de Bismarck compte dans son oeuvre de réaction contre les plans subversifs de toutes les bases de la societé. Le modus vivendi actuel avec le SaintSiège ne résout qu'une partie des difficultés, mais le désir est manifeste de s'entr'aider dans les rapports entre l'Eglise et l'Etat. Les dispositions ici sont toutes autres que, lorsqu'il y a quelques années, le secrétaire d'Etat, M. de Btilow, me parlait a.cadémiquement de l'insuffisance de la loi des garanties pour obvier aux prétendus excès de la papautée. De mon propre mouvement, je coupais net à ces insinuations, en laissant entendre le mot: maintien de la loi des garanties, ni plus ni moins. Langage approuvé et confirmé depuis par une lettre ostensible de M. le chevalier Visconti Venosta. Il ne faudrait point, par quelques fausses manoeuvres, exclues sous notre Ministère actuel, mais qui pourraient se produire sous une autre administration, préter le flanc à des ouvertures quelconques pour une extension, contre nous-mémes, de la loi des garanties et qui soit méme à davantage encore. Il est regrettable, à ce point de vue, qu'il n'ait pas été donné suite à certains arrangements projetés au sujet de facilités à accorder à l'institution de Propaganda Fide.

467 4 Annotazione a margine d! Rob!lant: «Non cambia affatto il mio modo di vedere :t.

468

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4221. Berlino, 13 giugno 1886 (per. il 20).

On avait cru que la République français était sortie de la première enfance, qu'elle était maintenant assez mure pour se garder toute seule. On nous le disait du moins. Il parait qu'il n'en est rien, que la tutelle se prolonge, et qu'il lui faut encore un régime d'exception, de proscription. La besogne qu'on va faire par l'expulsion obligatoire, ou facultative, des princes, est-elle patriotique, utile au régime actuel, propre à effacer les résistances qu'il rencontre encore? La réponse ne peut-etre que négative. Si, du moins, une mesure aussi violente, avait l'excuse d'une conviction profonde: si ceux qui la réclament, ceux qui la proposent, ceux qui viennent de la voter à la Chambre des députés, obéissaient à la voix impérieuse de leur conscience. Mais chacun sait qu'il n'en est rien, que cette mise en scène est une comédie en partie double, qu'à part quelques fanatiques, personne ne croit au pretendu danger public si bruyamment invoqué, que nul se soucie des princes, et que dans cette bataille, dont leur exil est l'enjeu, c'est à eux que l'an pense le moins. Les opportunistes, qui ne méritent guère en cette circostance le nom qu'on leur donne, ou qu'ils s'attribuent, songeaient à embarasser M. de Freycinet; les ministres et leurs amis transigent pour se maintenir au pouvoir, sans se soucier de mettre leurs déclarations antérieures d'accord avec leurs résolutions d'aujourd'hui; les intransigeants songent à contester leurs électeurs, a se montrer républicains à outrance, les tristes héritiers de la Convention nationale du temps ou les députés jouaient avec la tete des rois. Il serait intéressant de connaitre le jugement porté ici par le prince de Bismarck sur les allures du jacobinisme en France. Mais les journaux officieux se taisent, et au Département impérial des affaires étrangères on évite de se prononcer. Il est vrai que les Orléans n'ont jamais été en odeur de sainteté au

près du chancelier. Leur restauration ne tarderait pas, à son avis, à remettre aux prises les deux Nations limitrophes. Non pas que ces princes aient des instincts très belliqueux; bien loin de là, ils sont faibles de caractère. Il se retrancheraient derrière le paravent du parlementarisme, se laisseraient mouvoir comme des mannequins par les ministres lesquels, à leur tour, cédant devant les Chambres, et une opinion publique factice, finiraient par ouvrir les grand·es écluses de la revanche. La France n'est gouvernable que par un poignet de fer, dont était doué l'empereur Napoléon dans la première partie de son règne. On affecte donc ici de se montrer plutòt indifférent au sort qui va frapper le chef de la famille des Orléans. Il est évident, d'un autre còté, qu'on se flatte que l'exil ne lui vaudra pas quelque prestige. Tout cela me revient indirectement. Sur le prince Napoléon on ne souffle pas un mot. Il est devenu une valeur négligeable depuis la scission si marquée dans le parti impérialiste. Quant au prince Victor, sa brouille avec son père est l'objet de maintes critiques. D'ailleurs on le représente très mou de caractère, et dépourvu de la noble passion des armes, tandis que le prince Louis rappellerait mieux les princes de Savoie.

Un journal non officieux (la Post), mais qui soutient la politique étrangère du Gouvernement, s'énonçait ainsi dans un article de date récente: «Nous allemands pouvons envisager avec la plus grande impartialité les événements en France. Nous n'avons aucun motif de sympathiser ni pour les monarchistes, ni pour les républicains français. Notre ròle est de voir, l'arme au bras, si et quand le développement des événements rendra notre action nécessaire ».

469

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY1

D. 2242. Roma, 14 giugno 1886.

Dal rapporto dell'B giugno corrente2 relativo all'azione della Deutsche Ost Afrikanische Gesellschaft, ho potuto finalmente desumere con sufficiente chiarezza quali siano, a tale riguardo, gl'intendimenti del Governo germanico, segnatamente rispetto ai progetti della Società stessa nella regione del Giuba.

Però sono appunto le indicazioni forniteci, circa questo argomento, dal consigliere Kayser quelle che mi sembrano offrire materia a più d'una considerazione, che non credo di doverle tacere.

La missione Cecchi fu, è vero, notevolmente ritardata, a causa delle nostre spedizioni nel Mar Rosso con le quali si trovò impigliata per circostanze che non è qui luogo di ricordare. Ciò non tolse però che il capitano Cecchi giungesse alle foci del Giuba quando non eravi colà traccia alcuna di occupazione europea, e, meno che di ogni altra, di occupazione germanica.

Conformemente alle istruzioni ministeriali, il capitano Cecchi si astenne dal procedere immediatamente ad atto d'occupazione, non solo perché trovò

469 Ed. !n L'Italia in Africa, Oceano Indiano, tomo II, cit., pp. 50-51.

• Cfr. n. 466.

alle foci del Giuba, e precisamente a Kisimayo, segno evidente ed incontesta

bile di sovranità zanzibarese, ma anche perché, non avendosi ancora un chiaro

concetto dei progetti germanici, ci stava a cuore, per un riguardo che deside

rammo fosse costì apprezzato, di evitare tutto ciò che potesse suscitare un con

trasto tra le mosse rispettive. Si fu allora, e non prima, che le intraprese tedesche,

già in via di ampio svolgimento sulla costa opposta a Zanzibar, e segnatamente

nella direzione del Kenya e del Kilimangiaro, si volsero anche verso il Giuba.

E quasi per pigliare data, il Gabinetto di Berlino ci faceva pervenire, per mezzo

dell'ambasciata di Germania a Roma, una comunicazione relativa al sultano

Alì ben Ismail Kerim, personaggio immaginario, di cui il capitano Cecchi, in

terrogato, ci disse non avere mai inteso parlare, benché egli siasi soffermato

a Kisimayo, ove non trovò altri capi all'infuori degli ufficiali dipendenti dal

suRano di Zanzibar.

In ogni modo, i nostri progetti sul Giuba, e l'amichevole scrupolo che ci trat

teneva dal tradurli senz'altro in atto, erano bene conosciuti a Berlino, ove ave

vamo rivolto ripetute interrogazioni. A queste fu risposto con la preghiera di

aspettare; e noi aspettammo. Ci sembra che, in tale stato di cose, la Germania

avrebbe dovuto rivolgersi all'Italia piuttosto che all'Inghilterra, prima di impe

gnarsi ulteriormente in simili intraprese nel bacino del .Giuba.

Queste avvertenze è dubbio che possano presentare oggi scopo pratico, anche

per la considerazione essenziale del non esservi serii indizi che all'iniziativa del

R. Governo terrebbe dietro, neppure verso il Giuba, l'operosità dei privati. Nondimeno da quanto precede apparisce manifesto che i provvedimenti del

.Gabinetto di Berlino, rispetto.;a questo affare, non furono verso di noi, cosi corretti e cosi schiettamente amichevoli quali avrebbero dovuto essere, quanto meno per un riguardo di giusta reciprocità. Desidero che costi si sappia la cosa non esserci sfuggita, anzi desidero che ella preghi il segretario. di Stato, o chi ne sostenga le veci, di voler far pervenire a Sua Altezza il Principe Cancelliere le nostre doglianze che ci sembrano più che fondate. Il Gabinetto di Berlino avrebbe dovuto farci conoscere francamente il suo pensiero fin dal primo giorno in cui gli facemmo lealmente noto il nostro.

470

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

D. 233. Roma, 18 giugno ·1886.

Il· discorso che .il principe Alessandro pronunciava, il 14 di questo mese, inaugurando l'assemblea nazionale, ha fornito al Gabinetto di Pietroburgo l'occasione di manifestare ancora una volta il suo malcontento per i procedimenti del .Governo principesco, ed ha suscitato, nel tempo stesso, a Costantinopoli, la più viva preoccupazione. Le acerbe.censure che da Pietroburgo non si risparmiano al principe Alessandro, e le ansie della Sublime Porta, sono sintomi di una situazione di cui sarebbe puerile dissimulare la gravità e che, da un momento all'altro, potrebbe procacciare all'Europa complicazioni e pericoli.

30 - Documenti Dìplomàtici -Serle Il -Vol. XIX

A dir schiettamente l'animo mio, dovrei meravigliarmi che, per commuoversi di ciò che accade a Sofia, la Sublime Porta abbia aspettato che il principe, rivolgendo le parole a deputati di Bulgaria e a deputati di Rumelia, gli uni e gli altri convocati in una sola assemblea, affermasse, come fatto compiuto, l'unione della Rumelia colla Bulgaria. Ma la Porta e le Potenze preferirono chiudere gli occhi sopra ciò che il fatto stesso della riunione di una sola assemblea a Sofia, per la Bulgaria e per la Rumelia, implicava di diametralmente opposto ai patti segnati, con la solenne sanzione dell'Europa, nel protocollo di Costantinopoli del 5 aprile. Certo non spettava a noi di rilevare una siffatta contraddizione, né vogliamo, neppure ora, rilevarla.

Ad ogni modo, oramai sta in fatto che, di fronte alla solenne affermazione del principe, le Potenze non possono non avvertire la contraddizione tra questa e l'accordo del 5 aprile, benché fino ad ora tutte siansi astenute dal farne oggetto di rimostranza o di altro officio qualsiasi. Da questo punto di vista, il discorso del principe ha aggravato notevolmente lo stato delle cose. Se Sua Altezza e i suoi consiglieri non procedono con senno e con la massima cautela la tensione potrebbe divenir tale da provocare una rottura.

La sincera amicizia che ci lega al principato ci impone il debito d'una grande schiettezza di linguaggio. Desideriamo che il Governo principesco si convinca della assoluta necessità di evitare, con tutti i mezzi possibili, che la Turchia

o le Potenze si trovino costrette a ricordare, a Sofia, ciò che sta dichiarato nel protocollo del 5 aprile.

Mi lusingo che i consigli nostri saranno costì ascoltati. Essi sono ispirati dal cordiale interesse che l'Italia porta alla Bulgaria e al valoroso suo principe, non meno che dal legittimo nostro desiderio di preservare la pace generale da ogni nuova cagione di turbamento.

Le spedii testé, riassumendo i concetti qui esposti un telegramma1 che confermo col presente dispaccio.

471

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN1

T. 560. Roma, 19 giugno 1886, ore 14,15.

Ìl est indispensable que vous ne laissiez aucune incertitude dans l'esprit du président du conseil et de M. Clavery par rapport a notre attitude vis-à-vis de la convention de navìgation. Elle sera, malgré tout, discutée et votée par notre Parlement avant la fin du mois, et nous serons aussi préts à échanger les ratifications en temps utile. C'est là tout ce que nous pouvons faire, mais quant à proroger ·1e statu quo pour un temps quelconque, méme très-limité, il n'y a pas à y sohger. Nos éxigences parlementaires ne me consentiraient pas de présenter un semblable projet de loi, si méme la durée ne devait en 1\tre que

471 1 Ed. in Del Vecchio, Il falztmento delle trattative, cit., p. 661.

de quinze jours. Vous voudrez donc répéter que si l'échange des ratificat10ns, meme par voie télégraphique n'a pas lieu avant le 30 juin, il n'y aura plus entre les deux Pays aucun régime conventionnel en matière de navigation. Nous comprenons toute la gravité de la chose, tant pour les réciproques rapports commerciaux, comme aussi pour ceux politiques; mais nous nous trouverions dans l'impossibilité absolue de faire autrement.

470 1 T. 554, non pubblicato.

472

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A TANGERI, SCOVASSO

D. 243. Roma, 21 giugno 1886.

In relazione al suo rapporto del 22 maggio scorso\ mi pregio farle conoscere qualche particolare che sembra escludere la possibilità che il cancelliere dell'Impero germanico abbia potuto prendere alcun impegno, relativamente al Marocco, col figlio del ministro Bargasch, quando questi, tre anni fa, si recò in Germania.

In tale viaggio il figlio del ministro degli affari esteri aveva di mira d! negoziare col Krupp un acquisto d'armi. Si recò pure nel Belgio con analogo intento. Ma non risulta che siasi incontrato col principe di Bismarck. Non ne parlò, almeno, col ministro di Spagna, a cui faceva visita. In sé, poi, l'impegno non è probabile, sia che si pensi a chi lo avrebbe preso, sia che si consideri la Potenza a cui favore sarebbe stato preso.

473

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI

D. 336 bis. Roma, 22 giugno 1886.

Essendomi recato ieri dal ministro di Portogallo, a cui dovevo una visita, feci incidentalmente cadere il discorso sui di un eventuale viaggio della real coppia ereditaria portoghese, di cui alcuni giornali ebbero a far cenno.

Posta la conversazione su questo tema, gli dissi che Sua Maestà avendomi tenuto parola di quella diceria dei giornali, si era compiaciuta incaricarmi: di far sapere al Governo portoghese che se per avventura il progetto di cui è caso dovesse realizzarsi questo od un altr'anno, qualunque fosse la stagione in cui le LL.AA.RR. credessero di venire in Italia, la Maestà Sua si sarebbe recata a Roma per riceverle nella sua capitale ed ospitarle nel suo palazzo. Il signor Carvalho, a cui parmi non sii sfuggita la portata delle mie parole, mi assicurò

472 Cfr. n. 448.

che non avrebbe manèato di riferirle al suo Governo a malgrado che fino ad ora non gli risultasse che progetti di quella natura siano stati presi in considerazione dalla Corte di S. M. Fedelissima.

Di questa mia conversazione credo opportuno prender nota nel carteggio officiale con codesta legazione, premendomi che ella sia con precisione informata degli intendimenti dell'Augusto Nostro Sovrano e del suo Governo, a riguardo di questa delicata questione delle visite principesche alla nostra Real Corte.

Sarà poi anche bene che a rimuovere ogni dubbio sulla precisione della comunicazione che sarà per fare il signor Carvalho al suo Governo, ella si procuri incidentalmente, com'ebbi a farlo io, opportuna occasione di far comprendere che se i sovrani od i principi reali portoghesi intendessero di recarsi in Italia, non sarebbe da parte nostra ritenuto ammissibile che essi volessero, scegliendo una stagione dell'anno in cui la Real Corte è assente, evitare di essere ricevuti nella nostra capitale da Sua Maestà il Re ed ospitati nella Reggia.

Ciò ella dovrà far comprendere con garbo ma precisione, evitando però di aver l'aria di fare una comunicazione ufficiale che non sarebbe indicata, nessun accenno ad· un viaggio in Italia essendo stato fatto finora da gente della Corte portoghese1•

474

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, GREPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 230. Pietroburgo, 24 giugno 1886 (per. il 30).

Nell'abboccamento ch'ebbi ieri col signor di Giers per essere il consueto giorno destinato al ricevimento dei capi di missione, presi a discorrere seco lui delle ultime gesta del principe di Bulgaria, conformando le mie parole a quanto l'E. V. mi fece l'~nore di ·comunicarmi mediante il suo telegramma del 19 corrente1 in cui erario· riprodotte le istruzioni trasmesse ai regii rappresentanti in Sofia ed in Costantinopoli.

Mi riesci assai facile lo scorgere il disappunto del ministro per non avere trovato negli altri Gabinetti l'appoggio sperato affine d'intraprendere col loro concorso un'azione· comune, intesa a combattere le spavalderie del principe di Bulgaria, il quale sembra prendersi giuoco degli impegni contratti colle Grandi Potenze.

Il signor di Giers mi disse apertamente che, a suo cr·edere, il concerto europeo, col quale sinora seppesi tener lontano lo spettro della guerra evocato dalle questioni orientali, più non esisteva.

Del pari doversi considerare come annullato il Trattato di Berlino, stante chè una delle principali sue clausole fu brutalmente, e sinora impunemente, violata: né l'Europa tiene più in mano un valido argomento per combattere le

474 1 T. 556, non pubblicato, ma cfr. n. 470.

velleità della Grecia, nel caso esse avessero a ridestarsi, dal momento che al principe Alessandro abbandonasi la briglia sul collo.

Amarissime furono le parole del ministro ricordando i tanti sacrifici fatti dalla Russia col dar vita al principato di Bulgaria, cosi mal ricompensati da chi ascese su quel trono solo col di lei aiuto. Ora la Russia, conchiuse il signor di Giers, incrocierà le braccia e lascierà fare: e potei da frasi sconnesse, quale le usa chi vuol, piuttosto che esprimerlo, lasciare indovinare l'intimo suo pensiero, potei comprendere che, non dovendo più fare assegnamento sulla concordia degli altri Governi, la Russia prenderà unicamente per guida ciò che le detta il proprio interesse.

473 1 Per la risposta cfr. n. 486.

475

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI

D. 96. Roma, 25 giugno 1886.

Ricevetti il rapporto confidenziale in data 19 corrente', col quale V. E. mi fece conoscere il suo parere in merito al consiglio datoci dal signor Baring di far pratiche a Costantinopoli per ottenere dal sultano la rinunzia formale dei suoi diritti di sovranità sul territorio di Massaua.

V. E. crede che tali pratiche non condurrebbero a verun risultato e dubita che, nelle attuali circostanze, vi parteciperebbe il Governo inglese, come pensa, il signor Baring. Se poi si desiderassero maggiori lumi sulle disposizioni della Porta, ella suggerisce di procurarseli per mezzo dell'ambasciatore di Germania a Costantinopoli che è più influente dei suoi colleghi e più disinteressato nella questione.

Ringrazio l'E. V. delle sue giuste osservazioni che all'evenienza ci saranno di norma per la condotta da seguire in questo argomento. Per ora si lascerà cadere la cosa.

476

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL CONSOLE A TUNISI, MALMUSI

D. 107. Roma, 28 giugno 1886.

Il r. ambasciatore a Londra, al quale avevo dato incarico di indagare se veramente fosse nell'interesse del Governo della regina di assumere verso la Francia, nelle cose di Tunisi, un atteggiamento meno riservato che per lo passato, mi ha ora diretto in proposito il rapporto che qui le unisco in copia'.

476 ' R. 102 del 23 giugno, non pubblicato.

Le informazioni contenute in quel documento riconfermano i nostri apprezzamenti anteriori circa l'atteggiamento del Governo britannico in Tunisia. Dobbiamo quindi riconfermare del pari le istruzioni di riservatezza e di prudenza già impartite alla S. V.

Salvo il caso che si tratti di preservare da ingiusto danno alcun interesse positivo e concreto di nostri nazionali, o di premunirei contro una espressa violazione deHe nostre ragioni convenzionali in Tunisia, noi desideriamo che si eviti tutto ciò che possa suscitare nella Reggenza, tra noi e la Francia, un conflitto od attrito qualsiasi.

475 1 Cfr. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo V, cit., pp. 319-20.

477

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. RISERVATO 86. Vienna, 3 luglio 1886 (per. il 7).

Mi pregio di segnar ricevimento del dispaccio dell'E. V. del 30 giugno scorso

(n. 121 serie politica) 1 col quale ella mi partecipa le informazioni dei r. rappresentanti a Costantinopoli e a Sofia intorno a certi indizii d'un ravvicinamento fra la politica russa e la francese rispetto agli affari di Bulgaria. Io ebbi occasione di parlare di questi affari col conte Kalnoky e nella conversazione furono notati alcuni di questi indizii. Il conte Kalnoky era stato pur esso colpito dal linguaggio acerbo tenuto dai rappresentanti della Francia a Costantinopoli relativamente alla Bulgaria e al principe Alessandro. Egli crede che quest'attitudine degli agenti francesi deve attribuirsi in parte alla questione della frontiera doganale bulgara non ancora risolta la quale implica gravi interessi commerciali francesi, e in parte al fatto costante e generale d'una tendenza d'avvicinamento alla Russia in ogni questione nella quale questa Potenza mostri un interesse o una velleità di separazione dalle altre Potenze e massimamente dalla Germania. È chiaro, e sino ad un certo punto naturale che ogni tendenza anti-germanica, dovunque si produca, attiri subito le simpatie francesi.

D'altro lato le tendenze panslaviste d'una parte considerevole dell'opinione pubblica in Russia, sono oltremodo ostili alla Germania e all'Austria contro le quali sono dirette, e anche qui è naturale che esse cerchino e trovino simpatie nel campo opposto, cioè in Francia. Ma il conte Kalnoky non crede che il Governo russo abbia l'intenzione di promuovere un vero ravvicinamento politico tra la Russia e la Francia. Il Gabinetto di Pietroburgo approfitta naturalmente dell'ostilità della Francia verso la Bulgaria, senza che per questo si creda legato ad un qualsiasi obbligo.

Del resto (e qui rispondo anche agli ultimi telegrammi dell'E.V. relativi all'eventualità, temuta a Costantinopoli, d'un intervento armato della Russia in Bulgaria) il conte Kalnoky si mostra abbastanza rassicurato intorno alle inten

477 t Non pubblicato.

422 zioni del Gabinetto di Pietroburgo relativamente alla Bulgaria. Egli non crede all'eventualità d'una invasione russa nel principato.

Nella sua opinione, il Gabinetto di Pietroburgo non avrebbe alcun titolo per inter venire nel Principato senza un previo accordo colle Potenze. E nulla può far supporre che l'imperatore di Russia, il quale in tutta questa questione tenne una condotta assolutamente corretta, voglia ora scostarsene improvvisamente, rompendo gli accordi colle altre Potenze e specialmente con i due imperi vicini.

Il conte Kalnoky a questa occasione mi confermò che egli non aveva mancato di dare consigli di prudenza e di moderazione, come aveva pur fatto l'E.V., sì a Costantinopoli che a Sofia, e aggiunse che questi consigli avevano trovato ovunque buona accoglienza. Egli aveva poi specialmente fatto suggerire alla Sublime Porta di non porre ulteriore indugio nel nominare i suoi delegati alla Commissione di revisione dello statuto organico della Rumelia orientale, e questo suggerimento era stato accettato e aveva avuto immediata esecuzione.

Questo è in sostanza il linguaggio tenutomi ripetutamente dal conte Kalnoky. Io già ho avuto cura di telegrafare2 all'E.V. che questo linguaggio tradiva nel suo autore una convinzione o un partito preso d'ottimismo, o se si vuole, di scetticismo, ovvero il sentimento d'una certa sicurezza. Ma se questa sicurezza abbia il suo fondamento in un sereno apprezzamento dei fatti e in una chiara pr·evigenza del corso degli eventi, ovvero in promesse positive della Russia e in obblighi positivi della Germania, non mi è possibile di affermare.

P.S. Qui unita una lettera particolare per V.E.3

478

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

T. 1267. Parigi, 7 luglio 1886, ore 18 (per. ore 20).

Je viens de prendre part à une longue conférence sur la Conv.ention de navigation avec MM. Freycinet, Rouvier et Clavery. M. Rouvier déclara de la manière la plus nette que la Chambre n'acceptera pas la Convention du 30 avril, si elle ne sera pas accompagnée de l'article additionnel relatif au cabotage, tel qu'il a été déjà concerté avec V.E. Voulant tenir compte de l'impossibilité où V.E. se trouverait désormais à faire figurer l'article du cabotage comme partie intégrante de la Convention, le Gouvernement français ferait de la convention et de l'article du cabotage l'object de deux propositions distintes, mais comprises dans une meme loi. Cet article du cabotage serait l'object d'une stipulation spéciale, qui pourrait avoir lieu entre V.E. et M. Decrais. Il serait de notre part présenté à notre Parlement à l'ouverture des Chambres. M. Freycinet et M. Rouvier déclarent qu'il est matériellement impossible que le Parlement français vote la Convention et l'article du cabotage pendant le peu

477 • T. 1213 del 29 giugno, non pubbllcato. 3 Non pubblicata. 478 l Ed. in E. Del Vecchio, Di Robilant e la crisi nei rapporti marittimi italo-jrancesi, Milano, Giuffrè 1970, pp. 172-173.

de jours de session qui restent encore; ce qui laisserait nos deux Pays sans Convention jusqu'à la rentrée du Parlement. Mais le ministre français se croit, en vertu des actes du 3 novembre 1881, obligé a nous accorder le traitement de la Nation la plus favorisée. Toutefois voulant tenir compte des scrupules de

V.E. à se prévaloir de ces notes, sans une opposition spéciale de notre Parlement, voici ce que M. Freycinet propose afin que nous ne restions pas sans aucun modus vivendi pendant les vacances des Parlements. La France nous accorderait le traitement de la Nation la plus favorisée, et, en plus, les avantages qui nous sont assurés par les dernières stipulations pour la péche du corail et celle du poisson. L'Italie de son còté, pour concéder à la France le cabotage, se prévaudrait de notre loi sur la marine, qui autorise le Gouvernement du roi à accorder jusqu'au 1890, à titre de réciprocité, le droit de cabotage sur nos còtes, à une Puissance quelconque. M. Freycinet m'a chargé de communiquer ces propositions à V.E. en la priant de donner sans retard une réponse à ce sujet2•

479

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY 1

D. 2255. Roma, 7 luglio 1886.

Le spiegazioni circa i procedimenti del Governo germanico, a nostro riguardo, nello affare del Giuba, mi sono state recate dallo stesso signor de Keudell. Questi, reduce in questi giorni da Berlino, mi rimise ieri la memoria, di cui qui acchiudo copia2 , ed aggiunse altresl, verbalmente, alcune avvertenze, le quali non lasciano dubbio sulla viva impressione che le nostre rimostranze hanno prodotto sull'animo del principe di Bismarck.

A mia volta, ho rimesso oggi all'ambasciatore di Germania la memoria, di cui qui pure unisco una copia2• Mi sembra apparire assai chiaramente che, se nel presente incidente, vi fu malinteso, questo non è certo imputabile alla cancelleria italiana, la quale tenne, fin da principio, una linea di condotta scrupolosamente leale, cauta e corretta.

La memoria rimessami dal signor Keudell differisce dalle indicazioni fornite a V.E. dal dottor Kayser e da lei riferitemi col rapporto dell'8 giugno scorso3, là dove si parla più precisamente della zona di paese che sta alle foci del Giuba. II signor Kayser le diceva avere la Società tedesca per l'Africa orientale stipulato un trattato anche per questa zona, mentre invece dalla memoria germanica parrebbe doversi argomentare che il Governo imperiale, ora come nello scorso settembre, non travasi, per quel territorio, in presenza d'altro fatto all'infuori delle istanze dello scheik. Ali ben Ismail Kerim. Ho creduto di dover rilevare questa circostanza nella mia memoria, quasì come addentellato ad ulte

2 Non pubblicata.

3 Cfr. n. 466.

riori trattative amichevoli, per il caso che il Governo germanico, libero, oggi ancora, delle sue decisioni, volesse con noi mettersi d'accordo per lasciare che l'azione coloniale italiana, anziché la tedesca, si esplichi alle foci del Giuba e nel bacino inferiore del fiume. Debbo però aggiungere che, stando a quello che mi disse il signor Keudell, il Gabinetto di Berlino avrebbe in animo di aspettare che siano conclusi i lavori della commissione mista anglo-franco-tedesca per la delimitazione dello Zanzibar per vedere allora se gli convenga di fare un tentativo di occupazione alle foci del Giuba.

In ogni modo, dopo quello che è occorso, intendo che, da parte nostra, nulla si faccia o si dica, che possa rassomigliare ad una nuova sollecitazione. Ci gioverebbe bensì di conoscere, anche su questo punto, ìn modo preciso, il pensiero del Governo germanico, al quale intento mira appunto l'ultimo paragrafo della mia memoria4.

Questo mio dispaccio e le due memorie sono esclusivamente per informazione di lei, e per norma di linguaggio qualora interrogazioni a lei rivolte la ponessero nella necessità di discorrere di questo argomento5•

478 2 Cfr. n. 483.

479 1 Ed. !n L'Italia in Africa, Oceano Indiano, tomo II, c!t., pp. 56-57.

480

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4238. Berlino, 7 luglio 1886 (per. l'11).

En m'inspirant de la dépèche de V. E. en date du 1er juillet n. 22521 et de son annexe2 , j'ai parlé en voie confidentielle au sous-secrétaire d'Etat au sujet de l'entretien récent entre le comte Greppi et M. de Giers. Au dire du comte de Berchem, un tel langage du ministre des affaires étrangères de Russie s'explique en ce qu'il cédait à un débordement d'irritation contre la conduite du prince Alexandre, qui ne rencontrait pas partout un bH'tme aussi sévère, et S.E. dépassait peut-etre à certains égards la juste mesure pour amener une conversation au point de vue du Gouvernement impérial. Au reste, sans etre aussi accentués, les articles du Journal de Saint-Pétersbourg exprimaient en partle du moins des idées analogues.

EHes semblaient en quelque sorte un prologue aux ouvertures pour la suppression du port frane à Batoum. Il convient donc de faire surtout la part d'un très vif sentiment de mauvaise humeur, qui se comprend dans un milieu comme Saint-Pétersbourg, mais ce serait aller au délà du but que d'attribuer à des paroles prononcées ab irato un parti de sauter à pieds joints par dessus le Traité de 1878, et de ne prendre désormais conseil que des propres intérets. Un semblable langage, ajoutait le comte de Berchem, n'a pas été tenu au général de Schweinitz.

479 • Il paragrafo è riassunto nel precedente capoverso.

5 Cfr. n. 494.

2 Cfr. n. 474.

Sans doute la situation dans les Balkans laisse beaucoup à désirer. De nouvelles complications pourraient s'y produire, mais il y a lieu d'espérer qu'elles ne seront pas de nature à mettre en danger la paix européenne, et que l'action de la diplomati·e parviendra une fois encore à triompher des difficultés. Je sais également par sir Edward Malet que son collègue à Pétersbourg constate lui aussi dans les régions officielles une forte dose d'amertume contre le prince de Bulgarie, mais pour autant M. de Giers ne se départit pas d'un esprit de modération.

480 l Non pubblicato.

481

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 92. Vienna, 8 luglio 1886 (per. il 10).

Mi pregio di segnar ricevimento del dispaccio del 1° corrente (n. 122 serie politica)1 col quale l'E.V. chiama la mia attenzione sul linguaggio tenuto dal signor de Giers al conte Greppi rispetto agli affari di Bulgaria, e mi commette di indagare se tale linguaggio sia conforme a quello tenuto dallo stesso signor de Giers all'ambasciatore austro-ungarico a Pietroburgo.

Da una conv·ersazione, d'indole confidenziale, che ebbi col conte Kalnoky, risulterebbe che il linguaggio del signor de Giers sulle cose di Bulgaria fu, nei termini letterali, press'a poco identico col conte Wolkenstein, ma che però il tuono di esso sar·ebbe stato meno alto e meno marcato. Di tutto quel discorso il conte Kalnoky mi disse di voler ritenere principalmente un punto, quello cioè in cui il signor de Giers dichiara che oramai la Russia, in presenza della paziente attitudine dell'Europa, s'incrocierà le braccia e lascierà proceder le cose.

482

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Berlino, 8 luglio 1886.

Je vous remercie de votre lettre du 28 juin avec post scriptum du 301 , qui m'a été remise avant-hier par le courrier de Cabinet auxiliaire. Pour gagner du temps, sans attendre son retour de Russie, je réponds dès aujourd'hui en profitant du départ de M. Riva qui m'a demandé de s'absenter pour deux semaines afin d'aller chercher sa !emme. Il donnera cours, de la frontière ou des Genes, à cette lettre en ayant soin de la recommander.

La majorité de soixante-sept voix à la Chambre sur un ordre du jour impliquant un vote de confiance, m'a procuré une vive satisfaction. Voilà l'exis

482 1 Non rinvenuta.

tence ministéri-elle assurée jusqu'à la fin de l'année et meme davantage ne vous en déplaise, si le Cabinet manoeuvre de manière à s'abriter des surprises, et si de son còté la Chambre ne commet pas la làcheté de reprendre, dans un scrutin secret, les voix accordées par l'appel nominai. Il faut absolument dans l'intéret de la Couronne et du Pays que vous restiez au pouvoir pour tenir en main le gouvernail de notre politique étrangère, et pour chercher à résoudre, selon nos convenances, le quid agendum dans la question du renouvellement de l'alliance avec les deux Empires.

Je comprends vos hésitations sur des engagements à longue date, lorsque le jeu des partis pourrait amener au pouvoir des hommes qui ne se feraient pas scrupule d'essayer d'en faire bon marché. J'estime néanmoins que cette considération ne devrait pas vous arreter. Le traité amélioré une fois conclu servirait de frein à ceux qui voudraient nous pousser dans une fausse voie. Je crois donc utile et important que vous donniez suite à l'idée de vous aboucher avec le prince de Bismarck. Mais il ne faut pas songer à connaitre préalablement et à fond ses intentions. Vous vous souvenez que dans ma visite à Friedrichsruhe en octobre dernier, il disait que votre présence à la Consulta aujoutait un grand poids dans la balance pour le renouvellement des accords. Quant aux modifications à y introduire pour les rendre plus intimes et plus pratique, elles pourraient etre énoncées par nous et examinées ensuite soit à Vienne soit à Berlin en tenant compte des circostances et des développements ultérieurs de la situation qu'il me dépeignait à cette époque. Je lui parlais de la sauvegarde de ce qui reste d'équilibre dans la Méditerranée, et s'il ne prenait pas d'engagements à cet égard, il n'opposait pas des fins de non-recevoir ainsi qu'il avait fait sous votre prédécesseur pour les affaires du Maroc. Il me semble que depuis que j'ai attaché le grelot, il y a déjà une certaine préparation du terrain sur lequel il ne reste plus qu'à poursuivre les pourparlers.

Je m',explique vos répugnances à prendre les devants pour une rencontre après l'incident de Vienne. Certainement il y a eu un manque de procédés, aucunement justifié, mais je suis convaincu qu'il n'était pas intentionnel.

Et la meilleure preuve, c'est le cri de satisfaction avec lequel le chancelier accueillait la nouvelle que, cédant aux instances réitérées de notre roi, vous aviez consenti à vous charger du portefeuille des affaires étrangères; c'est la déclaration itérative que vous inspiriez sympathie et confiance. Il faut attribuer l'incident de Vienne à l'un de ces malentendus, à l'un de ces oublis de convenances qui ne devraient certes pas se produire, mais qui arrivent parfois et dont on ne s'apercoit qu'après coup lorsqu'il n'est plus temps de les corriger malgré la meilleure volonté. Ne vous laissez donc pas envahir par cette reminiscence, là où il s'agit de nos intérets présents et à venir.

Il ne viendrait à l'esprit de personne que vous faites des avances. Chacun trouvera nature! que pour des exigences de famille vous vous rendriez à Tauplitz et que vous ne quittiez pas cette ville -sachant que l'empereur d'Allemagne se trouve à Gastein à une distance pas trop éloignée -sans vous ménager l'occasion de saluer le Nestor des souverains et notre allié. Vous pourriez par une lettre ou télégramme daté de Tauplitz en exprimer l'intention au chancelier en ajoutant quelques mots pour marquer votre désir de rencontrer Son Altesse en la meme occasion et dans le meme lieu.

L'empereur se rendra vers le 13 juillet -via Munich -à Gastein. Le prince de Bismarck l'y rejoindra dans la première semaine d'aout de manière à passer quelques jours avec Sa Majesté vers la fin de sa cure, lorsqu'il commencera la sienne après avoir terminé celle à Kissingen. Ce serait donc de Gastein qu'il y aurait lieu d'adresser lettre ou télégramme au prince quand vous apprendrez son arrivée. Cela vaudrait mieux que si je préparais moi-méme la rencontre. Le chancelier aime et préfère que des hommes d'Etat dans votre position s'adressent directement à lui sans recourir à des intermédiaires. Ce serait un acte de courtoisie tout d'abord à l'adresse de l'empereur, et seulement par ricochet à l'adresse de son premier ministre. Il ne serait nullement dit que vous allez à Gastein pour parler alliance, mais da cosa nasce cosa, sans avoir l'air.de rechercher des accords, vous sauriez mieux que personne procéder aux investigations et sonder le terrain en suite d'une simple référence à ma visite à Friedrichsruhe.

Ici l'intermédiaire le plus autorisé au quel vous me renvoyez pour obtenir une réponse sur certains points, manque, car le comte Herbert est loin de Berlin pour soigner sa santé qui a beaucoup souffert d'une inflammation au poumons, et ne sera pas de retour avant le mi-aout. Le comte Berchem n'est pas aux courant de nos accords, et n'est pas en positlon de recevoir de telles confidences.

Je vous ai manifesté, à coeur ouvert, ma manière de voir; si vous pensez autrement sur le mode d'agir donnez-moi vos instructions, et je me ferai un devoir de les suivre. Je le répète, je suis certain que votre présence à Gastein serait importante et utile dans les conjonctures actuelles. L'empereur FrançoisJoseph ne manquera pas de faire sa visite accoutumée. Peut étre que Kalnoky l'accompagnera, le précédera ou le suivra. Il ne serait pas impossible que M. de Giers se mit de la partie. Je pense que l'opinion publique en Italie verrait de bon oeil que notre ministre des affaires étrangères ne brillàt pas par son absence comme si les grosses affaires se traitaient à notre insu. Votre course serait utile aussi pour effacer entièrement la pénible impression laissée par nos dernières communications sur la politique coloniale à l'est de l'Afrique. Il est bien que deux hommes de votre trempe si bien faits pour se comprendre se connaissent personnellement et échangent leurs vues. Ce serait le meilleur moyen d'éviter des malentendus ultérieurs.

J'incline à croire, malgré les points noirs dans les Balkans, que la Russie ne poussera pas les choses aux extrémes. Elle a donné son coup fourré par la suppression du port frane à Batoum. Sa vanité est flattée de cet acte, et elle mettra une sourdine à ses menées contre le prince Alexandre, et cela surtout si, comme tout le laisse présumer, le Ministère Gladstone va étre culbuté. Le Cabinet de Saint-Pétersbourg ne pourrait réussir à Sofia et à Philippopolis qu'en employant la force. Or il ne fera pas avec un Ministère tory en Angleterre, ce qu'il n'a pas osé entreprendre sous le Ministère Gladstone.

Je n'ai pas été dans le cas de profiter de l'autorisation d'aUer à Dresde, lorsqu'elle m'est parvenue dans la matinée du 3 juillet. J'avais appris dans l'intervalle que la duchesse de Génes partirait le surlendemain pour Baden Baden. Je n'avais pas moins télégraphié au chevalier d'honneur de prendre les ordres de Son Altesse Royale pour me recevoir dans les dernières 24 heures. Malheureusement mon télégramme n'a pu étre remis à temps, car la duchesse ne rentrait que tard, dans la soirée, d'une excursion aux environs de Pillnitz et me faisait exprimer tous ses regrets.

Je continue à étre satisfait sous tous les rapports de votre neveu. Il part demain pour faire un cure de bains à Wiesbaden. Comme le colone! Osio se trouve dans le voisinage, j'ai fort engagé votre neveu à le rencontrer, et cela dans l'espoir qu'il pourra voir le prince de Naples, malgré le strict incognito. Il est bon que l'héritier du tròne connaisse cet officier et garde le souvenir de qui est appelé à un brillant avenir2•

481 1 Non pubblicato.

483

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 611. Roma, 9 luglio 1886, ore 12,15.

Je reviens de voir mes collègues qui ont entierèment approuvé mes idées. Voici donc la proposition officielle que je prie V. E. de transmettre immédiatement par écrir à M. de Freycinet. Que le Chambres françaises votent d'abord telle quelle la convention du 30 avril. Nous en échangeons les ratifications et la mettons en vigueur trouvant un expédient pour l'intervalla entre le 15 juillet et l'expiration des huit jours après l'échange. Je m'engage, aussitòt la convention du 30 avril approuvée par les Chambres francaises, à signer avec l'ambassadeur de France l'acte additionel pour le cabotage, qui, devant etre soumis à l'approvation des deux Parlements serait cependant mis immédiatement en vigueur de part et d'autre, en voie provvisoire, moyennant, en ce qui nous concerne, une large interprétation de notre loi sur la nÌ.arine marchande, dont nous prendrions la responsabilité. Veuillez, en remettant cette proposition à M. de Freycinet, marquer d'une manière esplicite que', si cette dernière combinaison venait encore à ééhouer, nous nous trouveriohs dans l'impossibilité constitutionelle la plus absolue d'épargner aux deux p~viÌl~ns les . coÌlséquences inévitables de ht cessation de tout régimè conventionnel à partir du 15 juillet.

484

L'AMBASCIATORE A LONDRA, CORTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. :1296. Londra, 12 luglio 1886, ore 17,16 (per. il 20).

, , Ministre des affair·es étrangères ne savait absolument rien du bruit qu'un biìtiment de guerre français allait hisser drapeau français à Zeila. Gouvernement anglais ne le permettrait point, puisque ce port est égyptien, et actuellement protégé par l'Angleterre. Quoique ne pretant aucune foi au bruit, S. E. a toutefois télégraphié en Egypte de s'en enquerir et surveiller.

482 2 Per la risposta cfr. n. 489.

485

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, AL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD

D. S.N. Roma, 13 luglio 1886.

Nel segnare ricevuta del rapporto in data 27 giugno scorsoi, mi riferisco alle istruzioni, già impartitele, di mantenersi in assoluto riserbo su tutto quello che riguarda l'eccidio della spedizione Porro, ed il contegno del Governo italiano in conseguenza di questo luttuoso avvenimento.

486

IL MINISTRO A LISBONA, OLDOINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. CONFIDENZIALE 673. Cintra, 14 luglio 1886 (per. il 22).

Il signor di Carvalho e Vasconcellos ha ben compreso e ben riferito i dubbi di V. E. dei quali è cenno nel suo pregiato dispaccio confidenziale n. 336 dei 22 scorso1•

Nel mio colloquio con questo signor ministro degli affari esteri riferito nel precedente qui unito rapporto di questa serie2, relativamente al viaggio di

S. M. Fedelissima all'estero, profittai della propizia occasione per dire a S. E. essermi noto che tra V. E. e il signor di Carvalho e Vasconcellos erasi parlato dell'eventualità di viaggio in Italia dei reali o principi di Braganza.

Il ministro comprendendo al volo per cosi dire la mia allusione rispose: c di fatti Mathias (cosi usano chiamarlo i suoi amici) me ne ha reso buon conto, ed è ben naturale che da Roma non si giuochi con voi (io) à chachecache ~.

S. E. senza troppo dilungarsi sull'argomento, ma riaftermando che S. M. Fedelissima non si recava in Italia né che i duchi di Braganza ne avessero fin qui avuto menomamente il progetto, mostrò aver ben compreso le parole di V. E. al ministro di Portogallo in Roma e soggiunse sorridendo: c avvi necessità politiche anche da parte vostra delle quali è d'uopo tener conto ~.

Io mi limitai a intercalare la parola inammissibile, menzionata a buon diritto nel precitato dispaccio di V. E., nella mia risposta dicendo c cosa direbbe il Portogallo se i reali o principi di Savoja venissero a Porto o a Braga (le maggiori città dopo la capitale)· senza visitare Lisbona ed essere ricevuti dalla Reale Corte nella capitale? ,, Il mio interlocutore convenne a sua volta che la mia ipotesi era inammissibile.

una spedizione nell'Harar. 486 l Cfr. n. 473.

• R. 672 del 14 luglio, non pubblicato.

Dopo quanto precede spero aver bene interpretato le istruzioni di V. E. ed ottenuto l'effetto voluto senza aver l'aria di fare una comunicazione.

Non credo probabile nelle attuali circostanze una visita portoghese a Roma, dappoiché all'occasione del viaggio di S. M. la Regina e del principe reale in Italia quattro anni or sono il Vaticano neppure permise all'incaricato d'affari del Portogallo presso la Santa Sede di presentare i suoi omaggi alla sua sovrana al Quirinale, e tanto meno dappoiché i buoni rapporti tra il Portogallo e la Santa Sede sono stati recentemente vieppiù cementati col nuovo concordato relativamente al patronato portoghese nelle Indie.

Ieri ho avuto l'onore di ossequiare particolarmente qui al mio ritorno le LL. Maestà Fedelissime e i RR. principi. La regina degnò anche parlarmi incidentalmente del viaggio ma il re non avendovi fatta meco alcuna allusione io mi astenni di nulla chiedere come è ognora mio costume allorquando non siasi utilità dinastica o nazionale nel quale caso non solo mi permetto ma credo dovere di non tacere.

485 1 Con R. s.n., non pubblicato, V. Blenenfeld svolse varie considerazioni sulla possibilità d!

487

IL MINISTRO A COSTANTINOPOLI, GALVAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

L. PERSONALE. Therapia, 14 luglio 1886.

La notizia mandatale giorni sono di un possibile accordo tra la Francia e la Russia, mi era stata data in modo confidenzialissimo dall'ambasciatore di Germania. Egli se ne mostrava inquietissimo. c Un pareil accord, s'il se réalisait, serait de nature à modifier le groupement actuel des Puissances ,_ :a: evidente che la Francia mira da poco in qua a riconquistare la posizione perduta nell'aeropago delle Potenze. Lo prova la sua campagna diplomatica in Grecia, e più ancora la diffidenza ch'essa non cessa dall'infondere nell'animo dei ministri ottomani contro l'Inghilterra e l'Italia in prima linea, ed in seconda linea contro l'Austria facendo rilevare i vantaggi di un'intesa tra la Russia, la Turchia e la Francia per assicurare l'integrità dell'Impero ottomano e l'equilibrio nel Mediterraneo. Questa propaganda è rimasta sinora senza risultato ma ha anzi ingenerato il sospetto che la Francia se l'intenda con la Russia. La Germania che ha lasciato e lascia libero campo d'azione alla Russia in Levante, non potrebbe rimanere indifferente ad un'azione combinata della Russia con la Francia, tanto più che quest'ultima cercherebbe di portare la guerra su un altro terreno. È questa eventualità che Radowitz paventa, e contro la quale, dicevami egli, conviene che noi tutti ci adoperiamo. c J'ai l'eH ouvert; ayez-le aussi, car le ciel est gros d'orage ,_ Un dettaglio che ha pure la sua importanza è il seguente: al servizio della Porta trovansi alcuni ufficiali superiori dell'esercito germanico; i loro contratti spiravano in questi giorni; ma sono stati rinnovati per altri tre anni inserendovi però la clausola (che non figurava nei primi contratti) che se la Germania dovesse trovarsi in guerra con qualche Potenza, i suddetti ufficiali avrebbero facoltà di riprendere servizio in patria.

L'ambasciatore di Russia è tuttora a Pietroburgo; ritornerà, dicesi, fra una settimana. Il di lui arrivo è atteso con viva emozione, prevedendosi che verrà con qualche colpo di scena...

P. S. Non volendo danneggiare alla carriera del principe Cariati, la pregherei (qualora ella tenesse conto della domanda che le ho rivolta nell'ultima mia lettera) di far in modo che non fosse richiamato ma traslocato. La misura non avrebbe così l'aspetto di un biasimo, ma quello di un'esigenza di servizio ...

Mia moglie ha ricevuto una cordialissima lettera della signora contessa. Le ne siamo profondamente grati.

488

IL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1307. Aden, 15 luglio 1886, ore 10,20 (per. ore 15,15).

Proponevo inviare «Scilla~ Zeila1• Ebbi ora nuovo abboccamento con governatore locale, che accertami nave da guerra franc·ese visiterà Zeila senza occupare. Per maggior precauzione governatore locale inviò con altra nave da guerra inglese istruzioni primo assistente politico Zeila.

489

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. PERSONALE. Roma, 15 luglio 1886.

J'ai reçu votre lettre du 81 réponse à celle que je vous avais expédié par le dernier courrier. Il y a bi:en du vrai dans tout ce que vous me dites pour m'encourager à prendre l'initiative pour une rencontre avec le chancelier: mais ... je ne vous cacherai pas que je n'en ferai rien.

Le prince de Bismarck a fait de belles phrases sur mon compte quand je suis venu au ministère mais en dehors de cela il n'a pas remué le petit doigt pour aventurer un rapprochement plus pratique vers l'Italie.

Je ne lui ai pas demandé de me donner de la force, j.e me passe de son concours pour cela, mais de son còté il n'a fait aucun essai en ce sens.

Décidément l'Italie est fatiguée de cette alliance inféconde et je ne me sens pas l'envie de la forcer à la renouveler car je sens trop profondément qu'élle >era toujours improductive pour nous. Il est aussi possible que M. de Bismarck

489 l Cfr. n. 482.

se soit trompé à mon égard ne me connaissant pas du tout, et se soit imaginé que je me sentirais le besoin de marcher toujours et quand méme à sa suite. S'il a cru cela il s'est étrangement trompé. Il est donc plus que probable que je ne renouvellerai pas l'alliance, et que je me réserverai de me lier à bon escient quand le moment sera venu.

Je désire donc que pour ce qui dépend de vous, vous laissez tout à fait tomber tout échange d'idées sur le renouvellement de l'alliance. Si le chancelier désir·e lui entamer des négociations dans ce sens il n'a qu'à prendre lui l'initiative, et à nous faire connaitre ses pensées: mais comme je vous ai dit il serait fort difficile que nous acceptions de prendre de nouveaux engagements. Si je resterai (bien malgré moi) aux affaires, je continuerait à suivre tant qu'il s'agira de la conservation de la paix la ligne de conduite que j'ai suivi jusqu'ici; le jour puis où la guerre éclatera si l'on me fera conditions convenables je les accepterai avec plaisir, sinon je prendrai le parti que je croirai plus convenable pour nos intéréts.

Ne soufflez donc pas mot pour amener ma rencontre avec le chancelier. Si la chose lui souriait, il ne manquererait pas de faire lui les ouvertures nécessaires, s'il ne les fait pas c'est qu'il ne s'en sent pas le besoin, et c'est tant mieux. Lors de l'alliance qui va finir notre tort a été d'avoir pris nous l'initiative avec insistance; je l'ai vivement déploré alors, Je l'ai dit sur tous les tons à qui de droit, je ne retomberai donc pas dans la faute commise par mon prédécesseur.

[ ••• ] 2 assez sur ce sujet, vous ne m'approuverez pas, mais mon langage avec vous ne laissera au moins pas place à l'ambiguité.

Je ne puis du reste pas vous cacher que toute cette mise en scène qui comporterait d'après votre programme ma visite à l'empereur d'Allemagne, ma rencontre avec Bismarck Giers et Kalnoky, me répugne profondément. Tout cela ferait longuement causer l'Europe et créerait en Italie des illusions dangereuses. Je vous ai dit dès les premiers jours que je suis venu à la Consulta qu'en politique ma devise est c faire sans dire :., définition qui a plu au prince de Bismarck. Ce que vous me proposez maintenant serait absolument au rebours de cette maxime.

Le rejet de notre Convention de navigation de la part de la Chambre française, creusera toujours davantage le fossé qui nous separe de la France; il n'a donc pas de danger que, tant que le parti monarchique raisonnable qui constitue aujourd'hui la majorité dans le Parlement aura le dessus, l'Italie s'allie avec la France. Mais pour associer notre action militaire à celle de l'Allemagne nous entendons aussi savoir comment et pourquoi cela se ferait: chose celle-ci qu'on peut beaucoup mieux établir par des négociations bien pré

cises au moment venu.

Je compte passer l'été et l'automne à Rome sauf une ou deux courses de sept à huit jours à Turin; c'est donc toujours ici que vos lettres me trouveront et c'est ici également que vous pourrez me rencontrer si vous viendrez en congé en Italie.

489 • Parole illeggiblll.

31 -Documenti Dtplomatfcf -Serle II -Vol. X1X

488 1 T. 1304 del 14 Iug!lo, non pubblicato.

490

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 4242. Berlino, 15 luglio 1886 (per. il 21).

V.E. aura remarqué avec quel calme, avec quelle indulgence le Cabinet de Berlin envisage la conduite de la Russie dans les questions à l'ordre du jour. Il ferme l'oeil sur ses agissements en Bulgarie et en Roumelie, malgré les contradictions manifestes entre le langage officiel tenu à Pétersbourg, et les menées panslavistes.

La suppression de la franchise du port de Batoum ne l'a pas ému davantage. Ce n'est pas à dire que, dans son for intérieur, il approuve chacun des actes de cette Puissance; mais il pense que son attitude réservée sert mieux la cause de la paix générale, que s'il se posait en mentor au risque d'offenser la Russie et de la pousser décidément dans une voix qui aboutirait à des complications européennes. Le tsar n'a certes aujourd'hui aucune velleité de faire cause commune avec un Gouvernement françois, qui tourne tourjours plus au jacobinisme. Mais en heurtant de front ce souverain, qui a déjà maille à partir avec des partis impatients de réaliser leurs aspirations, il ne faudrait pas lui susciter de nouveaux embarras, et préparer ainsi le terrain à des projets de coalition.

La France s'abandonnera au plus offrant, et avec un Ministère aussi faible que celui de M. de Freycinet, avec un ministre de la Guerre aussi remuant que M. Boulanger, on doit se garer contre les surprises.

En attendant, les élections anglaises sont suivies avec un intért'!t particulier depuis surtout que les chances se dessinent décidément en faveur des tories. Il est vrai que ce résultat ne modifiera guère les rapports entre I'Allemagne et l'Angleterre, tels qu'ils se sont établis depuis la nomination de lord Rosebery comme ministre des affaires étrangères. Celui-ci, lié d'amitié avec le comte Herbert de Bismarck, était considéré comme une sorte de garant contre les tendances, peu favorables à l'influence allemande, attribuées à M. Gladstone. Tout le monde sait qu'entre ce dernier et le prince de Bismarck il n'y avait pas de sympathie, et que mt'!me ces deux hommes d'Etat passaient pour ne pouvoir se souffrir.

Cet antagonisme qui pendant assez longtemps n'avait pas manqué de réagir sur les relations politiques des deux Pays, était diversament interprété. On disait que le chancelier, mal disposé dès l'origine envers un gouvernement libéral, en partie mt'!me radica!, avait reproché à M. Gladstone d'entraver les entrepris·es coloniales de l'Allemagne, de lui susciter de nombreuses querelles de frontière et autres, heureusement aplanies à l'heure qu'il est. Mais la presse officieuse ici l'accusait aussi d'avoir essayé de provoquer des dissentiments entre la Russie, qu'il aurait courtisée à cet effet, et l'Allemagne.

Toutes ces récriminations cependant avaient cessé comme par enchantement depuis la formation du nouveau Ministère et l'entrée au pouvoir de lord Rosebery. Du còté de l'Allemagne on verrait sans doute avec satisfaction le retour aux affaires du marquis de Salisbury, lequel avait salué avec joie il y

a quelques années la première nouvelle d'une alliance entre l'Allemagne et l'Autriche. Mais une victoire électorale de M. Gladstone -laquelle n'est plus admissible aujourd'hui -, ou ses succès ultérieurs à la Chambre n'auraient plus de quoi offusquer les cercles officiels à Berlin, aussi longtemps qu'il aurait eu la sagesse de conserver auprès de lui lord Rosebery, qui ne s'est jamais montré jaloux de la prépondérance relative de l'Allemagne. Ce qui n'empéche pas que le Gouvernement impériale verrait volontiers s'établir à Londres un Cabinet conservateur avec lequel, en suite d'une certaine homogénéité de principes, il s'entendrait mieux encore. D'un autre còté, sous une pareille direction, l'Angleterre ferait contre-poids à la politique orientale de la Russie, et au besoin contribuerait à la tenir en échec, si elle voulait précipiter le cours des événements, et mettre en péril la paix de l'Europe.

491

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 2261. Roma, 17 luglio 1886.

Lord Rosebery avendo avuto, non è molto, occasione di parlare col r. ambasciatore a Londra di questioni coloniali\ disse aver veduto una carta geografica recente pubblicata a Gotha in cui erano segnati i possessi della Germania che comprendevano gran parte dell'Africa, e tra questi pure il territorio di Zanzibar.

Sua Signoria nel dire al predetto nostro ambasciatore ch'egli aveva domandato, in proposito, spiegazioni all'ambasciata di Germania a Londra, non fece menzione della risposta avuta che probabilmente sarà stata evasiva.

Stimo dover riferire quanto precede a V. S., per sua opportuna informazione mentre le sarei grato voler ricercare ed inviarmi la carta di cui è parola.

492

IL VICE CONSOLE AD ADEN, V. BIENENFELD, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

T. 1335 bis. Aden, 20 luglio 1886, ore 20,40 (per. ore 20,50).

Ritornata nave da guerra con primo assistente politico. Governatore locale mi ha avvisato che tentativo francese su Zeila fallito.

491 t R. confidenziale 808/118 del 13 luglio, non pubblicato.

493

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. DI ROBILANT

T. 1340. Parigi, 21 luglio 1886, ore 17,40 (per. ore 20,50).

Je viens de voir M. de Freycinet qui m'a dit que les taxes imposées en France aux navires italiens avaient été réglées de manière à ce qu'il y ait pleine parité avec celles imposées par l'Italie aux navires français. Si nous trouvions, m'a-t-il dit, que la comparaison de ces taxes soit à notre désavantage, il serait disposé à les modifi.er pour mieux les parifier. Quant aux pecheurs italiens il m'a renouvelé l'assurance que des dispositions étaient données pour que leurs patentes soient respectées. On se plaint de ce que l'Italie avait supprimé le droit d'escale pour les navires français, tandis que la France l'a conservé pour les nòtres. Il désire etre renseigné à ce sujet, car si nous persistons dans notre prohibition, le Gouvernement français se verrait obligé d'appliquer le meme traitement à nos navires.

494

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT1

R. 4246. Berlino, 21 luglio 1886 (per. il 26).

Hier, à sa réception hebdomandaire, le sous-secrétaire d'Etat me disait qu'un rapport de l'ambassade impériale à Rome annonçait que j'étais chargé de porter officiellement à la connaissance du Cabinet de Berlin la réponse de

V. E. à un mémoire remis par M. de Keudell le 6 juillet sur l'affaire du Giuba. Dans ce mémoire, il était démontré qu'ici aussi dans cette question il avait été procédé de la manière la plus correcte.

J'ai répondu que j'étais instruit des documents échangés à cette occasion, mais qu'ils ne m'avaient été communiqués que pour ma propre information2• Du moment où le comte de Berchem prenait l'initiative de m'en parler, j'étais à meme de me preter à une conversation à ce su}et, s'il désirait l'entamer. Je ne pourrais que me référer à ce qui est expliqué dans votre pro-memoria d'où il résulte clairement que, s'il y a eu malentendu, celui-ci ne pouvait certes nous etre imputé en aucune manière.

Le comte de Berchem, pour établir que son Gouvernement avait agi avec une entière bonne foi, a rappelé les arguments invoqués dans la communication qui vous a été faite par M. de Keudell. Depuis lors, la société constituée par l'explorateur Denhardt a acquis des droits régaliens et de propriété cédés par le sultan de Wltu, lequel élève des prétentions sur des territoires situés

494 l Ed. !n L'Italia in Africa, Oceano Indiano, tomo II, c!t., pp. 57-58. 2 Cfr. n. 479.

vers le Giuba, sans paraitre tenir compte que le scheik Alì-ben-Ismail Kerim se croit lui aussi légitime possesseur dans des régions avoisinant ce fleuve. MM. Denhardt et compagnie ont tout récemment vendu leurs titres au Colonia! Verein présidé par le prince de Hohenlohe-Langenburg. Ce Verein jusqu'ici s'était contenté de faire de la propagande en faveur des entreprises coloniales. Maintenant, il se trouve lui aussi, camme la Deutsche-Ost-Afrikanische-Gesellschaft, acquéreur de territoires, ce qui ne simplifiera pas les choses, lorsque l'empire sera appelé a se prononcer sur les différentes demandes de protectorat. Jusqu'à présent, il n'à consenti à donner des charters que pour les pays d'Usugara, Ukami, Usegna et Unguru, et pour le reste il n'aura à aviser qu'après l'achèvement des travaux de la commission mixte anglo-franco-allemande pour la délimitation du Zanzibar.

Pour le Giuba, déjà en 1865, époque où un voyageur allemand, le baron von der Decken, a été assassiné en amont de ce fleuve, le monde savant de ce pays s'occupait de cette question. Elle est tellement engagée aujourd'hui, soit par la demande de protectorat de Alì-ben-Ismail Kerim, soit par le Colonia! Verein, que le Gouvernement impérial, qui jusqu'à la réception du pro-memoria de V. E. avait cru à un désistement complet de notre part3 , n'aimerait pas à voir surgir des contestations sur des droits de priorité.

Le comte de Berchem répétait ce qu'il m'avait dit une fois déjà, à savoir que si l'Italie avait des aspirations sur quelque autre partie de l'Afrique orientale, où s'étendrait l'influence de l'Allemagne, le Cabinet de Berlin serait disposé à entrer en pourparlers avec nous, et à chercher à nous etre agréable. Il ne s'agissait pas, bien entendu, du Giuba et de ses embouchures. Mais M. de Berchem faisait mention de territoires à partir de la frontière du protectorat britannique à l'ouest de Guardafui, et de là vers le sud jusqu'à Uarscheik, limite des possessions revendiquées par le sultanat de Zanzibar. Des stations allemandes se sont déjà établies, ou sont en voie de se constituer, de meme que vers le Giuba. Les explorateurs assurent qu'il y a là des territoires trèsfertiles, et fournissant des éléments précieux pour le commerce. Il va de soi que, si l'on parvenait à se concerter sur quelque point à déterminer dans la zone ci-dessus indiquée, il s'agirait non seulement d'une position à la cote, mais aussi du territoire (hinterland) correspondant à l'intérieur.

Tout en faisant la remarque qu'en Italie aussi depuis nombre d'années dans les sociétés géographiques, dans le monde savant, camme dans les régions officielles, on s'occupait du Pays des Somalis et notamment du Giuba, ]·e me suis abstenu -sauf la référence au pro-memoria précité de V. E., duquel 1e recommandais l'étude la plus attentive -d'entrer dans d'autres considérations. Je me réservais seulement de vous rapporter cet entretien.

Le langage du sous-secrétaire d'Etat prouve assez, malgré l'absence jusqu'à ce jour de tout engagement explicite pour un protectorat allemand en ce qui concerne les embouchures et le bassin du Giuba, que le Cabinet de Berlin ne se soucle en aucune sorte de laisser le pas dans cette direction à une action coloniale de l'Italie. En tout cas, il ne reste qu'à attendre la résolution définitive du Gouvernement impériale au sujet du protectorat encore en suspens.

494 3 Annotazione a margine di Robilant: «11 avalt eu tort ».

495

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, ULISSE BARBOLANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, DI ROBILANT

R. 130. Monaco di Baviera, 23 luglio 1886 (per. il 26).

Il signor ministro degli affari esteri, con cui ho avuto il bene di conversare ieri, mi disse che l'avvenuto incontro dell'imperatore di Germania, alla stazione di Monaco, col principe reggente e tutta la reale famiglia di Baviera era tale un avvenimento da riempire di giubilo tutti i cuori veramente tedeschi. Cortesie di simil genere fra le due famiglie regnanti di Prussia e di Baviera non avevano avuto luogo da molti e molti anni.

Il ricevimento poi fatto dalla città di Ausburgo al venerando imperatore, continuava a dire il signor ministro, aveva sorpassato ogni aspettazione; sicché l'imperatore ne era rimasto sinceramente commosso.

Mi rallegrai di cuore di tali notizie, col signor ministro, nella mia qualità di rappresentante d'Italia; la quale nella pace interna tra i principi e popoli tedeschi, non vede che meglio consolidata la pace generale di Europa.

Il ministro mi annunziò puranco che, a suggellare le buone relazioni della Baviera coll'Impero, è qui attesa con vero compiacimento la visita che il principe di Bismark verrà a rendere fra giorni al principe reggente in occasione del passaggio che farà Sua Altezza per Monaco, nel rendersi da Kissingen alle acque di Gastein.

<
APPENDICI

APPENDICE I

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione dal 29 giugno 1885 al 25 luglio 1886)

MINISTRO

DEPRETIS Agostino, presidente del Consiglio, ministro degli esteri ad interim, fino al 14 ottobre 1885; N1cous DI ROBILANT conte Carlo Felice, dal 15 ottobre 1885.

SEGRETARIO GENERALE

MALVANO Giacomo, direttore generale degli affari politici e degli uffici amministrativi, dal 2 luglio al 18 ottobre 1885; CAPPELLI marchese Raffaele, deputato al Parlamento, dal 23 ottobre 1885.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI E DEGLI UFFICI AMMINISTRATIVI

MALVANO Giacomo, direttore generale; CoLLOBIANO ARBORIO conte Luigi, consigliere di legazione, in missione presso la direzione generale (dal 25 ottobre 1885 segretario del ministro); TKALAC Emerico, interprete di prima classe; VALERGA don Pietro, interprete onorario per la lingua araba.

DIVISIONE POLITICA

(Sotto l'immediata dipendenza del direttore generale)

UFFICIO I

Corrispondenza politica -Corrispondenza particolare del ministro -Trat

tati politici -Pubblicazioni diplomatiche -Cifra e Telegrammi

BIANCHI DI LAVAGNA e DI CASTELBIANCO marchese Francesco, capo di sezione; BARDI Alessandro, segretario; MAYOR Edmondo, segretario; CANONICO Edoardo, volontario; AVARNA DI GUALTIERI Giuseppe, segretario di legazione di prima

classe, fino al 26 gennaio 1886; HrERSCHEL DE MINERBI conte Oscarre, segretario di legazione di prima classe; BAGLIO Beniamino Arcangelo, s,egretario di legazione di seconda classe (dal 18 febbraio 1886 di prima classe), dal 20 luglio 1885; FossATI-REYNERI conte Giacinto, segretario di legazione di seconda classe, dal 23 novembre 1885; MALASPINA DI CARBONARA marchese Obizzo, segretario di legazione di seconda class'e, fino al 20 dicembre 1885; PANERAI Giuseppe, segretario di legazione di seconda classe, dal 7 dicembre 1885 al 18 giugno 1886; BERTI Emanuele, addetto, fino al 30 giugno 1885; CosTA

DI TRINITÀ conte Paolo, addetto onorario, dal 1° marzo 1886; SERRA Carlo Filippo, vice console di seconda classe, dal 5 agosto 1885; CICERO Carlo Federico, archivista, dall'H ottobre 1885; NEGRI Rodolfo, ufficiale d'ordine; ZANETTI Luciano, ufficiale d'ordine; FERRERO Camillo, ufficiale d'ordine, dal 29 novembre 1885.

UFFICIO II

Personale del ministero, delle legazioni e dei corrieri di Gabinetto Ordini cavallereschi nazionali ed esteri -Atti pubblici -Notariato della Corona -Cerimoniale di Corte -Cancelleria dell'ordine della SS. Annunziata -Biblioteca -Archivi

BERTOLLA Giuseppe, archivista capo; ALINARI Enrico, archivista (dall'H ottobre 1885 archivista capo); GABUTTI Pasquale Pietro, archivista; CERQUETTI Claudio, ufficiale d'ordine, dall'll ottobre 1885.

ARCHIVIO

N.N., direttore dell'archivio.

BIBLIOTECA

PASQUALuccr Loreto, bibliotecario.

RAGIONERIA

Bilancio -Contabilità generale degli uffici diplomatici e consolari Mandati -Rendiconti -Corrispondenza relativa

SANTASILIA Nicola, direttore capo di divisione di ragioneria; LONGO VASCHETTI Giovanni Battista, capo di sezione di ragioneria, fino al 31 dicembre 1885; GuGLIELMINETTI Gius,eppe, capo di sezione di ragioneria; BELLISOMI Ludovico, segretario di ragioneria; CALVARI Ludovico, segretario di ragioneria; BoNAMICO Cesare, segretario di ragioneria; CASADIO Carlo, vice segretario di ragioneria; D'AvANzo Carlo, vice segretario di ragioneria, dal 24 luglio 1885; DE GREGORIO Francesco, ufficiale d'ordine, dall'll ottobre 1885.

CORRIERI DI GABINETTO

ANIELLI Eugenio; SIGNORONI Elia Camillo.

ECONOMATO E SPEDIZIONE

Spese d'ufficio -Contratti -Passaporti -Legalizzazioni -Spedizioni Servizio interno del ministero

BROFFERIO Tullio, segretario; DE ANGIOLI Eugenio, archivista; PASANISI Francesco, ufficiale d'ordine (spedizioniere), dall'H febbraio 1886; SILVANI-LoRENI Demetrio, ufficiale d'ordine, dall'H ottobre 1885.

DIREZIONE GENERALE DEI CONSOLATI E DEL COMMERCIO

PEIROLERI Augusto, direttore generale.

UFFICIO DEL PERSONALE

Corrispondenza riservata e confidenziale della direzione generale -Personale consolare e dragomannale -Esami -Exequatur agli agenti consolari ed esteri

BARILARI Federico, segretario; KocH Ernesto, vice segretario; ZAVEL DE LouVIGNY Filippo Antonio, ufficiale d'ordine; PEROTTI Felice, ufficiale d'ordine, dal 30 ottobre 1885.

DIVISIONE I

BIANCHINI Domenico, direttore capo di divisione.

UFFICIO I

Corrispondenza in tutte le materie non politiche né commerciali coi regi agenti diplomatici e consolari residenti negli Stati d'Europa e loro colonie, eccettuate la Turchia e la Grecia, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti Stati in Italia, coi ministeri, colle autorità e coi privati

CAVACECE Emilio, capo di sezione; MIRTI DELLA VALLE Achille, segretario; VACCAJ Giulio, segretario; FASSATI DI BALZOLA Ferdinando, segretario; DE GAETANI Davide, segretario; DURANDO Vittorio, segretario; SERRA Carlo, vice segretario (dall'H ottobre 1885 segretario); ANDREOZZI conte Pietro, vice segretario, dall'H ottobre 1885; TRABAUDI FoscARINI Marco, console di prima classe, fino al 6 gennaio 1886.

UFFICIO II

Corrispondenza in tutte le materie non politiche né commerciali coi regi agenti diplomatici e consolari residenti in Grecia, nell'Impero ottomano, in Asia, in Africa, America ed Oceania, e cogli agenti diplomatici e consolari di detti Paesi in Italia, coi ministeri, colle autorità e coi privati

MARGARIA Augusto, capo di sezione; MAssA Niccolò, segretario (dall'H ottobre 1885 capo di sezione), fino al 6 febbraio 1886; CuGNONI Guglielmo, segretario; GAETANI D'ARAGONA DI CASTELMOLA Onorato, Vice segretario; ANDREOZZI conte Pietro, vice segretario, fino al 10 ottobre 1885; GIACCHI Giuseppe, vice s,egretario; PASSERA Oscarre, segretario di legazione di prima classe; RoBECCHI Cristoforo, console generale di seconda classe; TEsTA Luigi, vice console di terza classe, dal 20 giugno 1886; LuccHESI PALLI Ferdinando, applicato volontario (dal 7 febbraio 1886 vice console di terza classe); DE VELUTIIS Francesco, applicato volontario, dall'H dicembre 1885 al 19 giugno 1886; PREYER Giovanni, ufficiale d'ordine (dall'H ottobre 1885 archivista); ANCARANO Alfredo, ufficiale d'ordine, dal 29 novembre 1885; OLIVIERI Luigi, ufficiale d'ordine, dal 29 novembre 1885; MoRONE Vittorio, ufficiale d'ordine, dal 29 novembre 1885.

DIVISIONE II

ScHMUCKER barone Pompeo, direttore capo di divisione.

UFFICIO I

Corrispondenza relativa alla stipulazione dei trattati e delle convenzioni commerciali di navigazione, di estradizione, consolari, monetarie, doganali, postali, telegrafiche, ecc. -Pubblicazioni commerciali -Bollettino consolare

BOREA D'OLMO marchese Giovanni Battista, capo di sezione; PucciONI Emilio, capo di sezione; PELUCCHI Carlo, segretario, dal 7 febbraio 1886; RoGERI DI VILLANOVA Filippo, segretario; PISANI DOSSI Alberto, vice segretario (dall'H ottobre 1885 segretario); RIZZETTO Rizzardo, vice segretario (dall'H ottobre 1885 segretario); VALSECCHI Celestino, vice segretario; PRINETTI Emanuele, addetto di legazione, fino al 2 marzo 1886; SAVINA Oreste, applicato volontario, fino al 3 luglio 1886; DE VISART Giuliano, applicato volontario, dal dicembre 1885 al 19 giugno 1886; D'AvANZO Carlo, ufficiale d'ordine, fino al 23 luglio 1885; GALLINGANI Augusto, ufficiale d'ordine, dal 19 settembre 1885.

UFFICIO II

Corrispondenza relativa alle successioni dei nazionali all'estero ed agli atti di stato civile tatti all'estero

ORFINI conte Ercole, capo di sezione; BERTOLLA Cesare, segretario; MINA BoLZESI Giuseppe, segretario; BARILARI Pompeo, segretario; LANDI VITTORJ Vittorio, vice segretario (dall'H ottobre 1885 segretario); VALENTINI Claudio, volontario (dall'H ottobre 1885 vice segretario); NoTARI Giosuè, applicato volontario, dal 22 novembre 1885; BoNGIOVANNI Marco Federico, archivista; BENETTI Carlo, archivista; MoNDINO Pietro, ufficiale d'ordine, dal P dicembre 1885.

ISPETTORE GENERALE ONORARIO DEI CONSOLATI

NEGRI barone Cristoforo, console generale di prima classe in riposo, col titolo di inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

PRESIDENTE

DEPRETIS Agostino, presidente del Consiglio, ministro degli esteri ad interim, fino al 14 ottobre 1885; NICOLIS DI ROBILANT conte Carlo Felice, ministro degli esteri, dal 15 ottobre 1885.

VICE-PRESIDENTE

CADORNA Carlo, senatore del Regno, presidente del Consiglio di Stato.

SEGRETARIO

PucciONI Emilio, capo di sezione nel Ministero degli affari esteri.

CONSIGLIERI

ALFIERI DI SOSTEGNO marchese Carlo, senatore del Regno; BIANCHERI Giuseppe, deputato al Parlamento; BosELLI Paolo, deputato al Parlamento; CANONICO Tancredi, senatore del Regno, consigliere della Corte di cassazione di Roma; CAPPELLI marchese Raffaele, deputato al Parlamento; CARACCIOLO DI BELLA marchese Camillo, senatore del Regno; CARUTTI DI CANTOGNO barone Domenico, consigliel'e di Stato; MAURIGI DI CASTEL MAURIGI marchese Ruggero, deputato al Parlamento nella XV legislatura, MICELI Luigi, deputato al Parlamento; MIRAGLIA Giuseppe, senatore del Regno, primo presidente della Corte di cassazione di Roma; PIERANTONI Augusto, senatore del Regno; SAREDO Giuseppe, consigliere di Stato; TABARRINI Marco, senatore del Regno, presidente di sezione del Consiglio di Stato.

COMITATO

BOSELLI Paolo. CANONICO Tancredi, CARACCIOLO DI BELLA marchese Camillo, CARUTTI DI CANTOGNO barone Domenico, PIERANTONI Augusto, SAREDO Giuseppe, TABARRINI Marco, PUCCIONI Emilio, segretario.

APPENDICE II

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione dal 29 giugno 1885 al 25 luglio 1886)

ARGENTINA

Buenos Ayres -CovA Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CALVI DI BERGOLO conte Giorgio Carlo, segretario, fino al 19 aprile 1886.

AUSTRIA-UNGHERIA

,Vienna -NICOLIS DI RoBILANT conte Carlo Felice, ambasciatore, fino al 14 ottobre 1885; NIGRA conte Costantino, ambasciatore, dal 28 novembre 1885; GALVAGNA barone Francesco, consigliere, fino al 9 marzo 1886 (incaricato d'affari ad interim dal 15 ottobre al 27 novembre 1885); A vARNA DI GuALTIERI Giuseppe, segretario, dal 27 gennaio 1886; FossATI REYNERI conte Giacinto, segretario, fino al 22 novembre 1885; PANERAI Giuseppe, segretario, dal 19 ottobre al 6 dicembre 1885; BoTTARO CosTA conte Francesco, segretario, dal 22 dicembre 1885; SERRISTORI conte Umberto, addetto; BONIN LoNGARE conte Lelio, addetto; PAuLucci DE' CALBOLI marchese Raniero, addetto dal 12 giugno 1886; DELLA CRocE Felice, addetto onorario, fino al 18 maggio 1886; CERRUTI Alberto, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare.

BAVIERA

Monaco -ULISSE BARBOLANI conte Raffaele, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE NITTO Enrico, segretario.

BELGIO

Bruxelles -MAFFEI DI BoGLIO marchese Carlo Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CANTAGALLI Romeo, consigliere; FRACASSI RATTI MENTONE conte Domenico, addetto, dal lo gennaio 1886; VISONE conte Vincenzo, addetto, fino al 30 novembre 1885; INcisA DI CAMERANA marchese Alberto, maggior·e di stato maggiore, addetto militare (residente a Parigi).

BOLIVIA

DE GUBERNATIS Enril'o, ministro residente (residente a Lima).

BRASILE

Rto de Janeiro -MARTUSCELLI Ernesto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MELEGARI Giulio, segretario.

CILE Santiago -CARCANO Silvio, ministro residente.

CINA

Pechino -DE LucA Ferdinando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MARTIN LANCIAREZ Eugenio, segretario, dal 4 dicembre 1885; NocENTINI Ludovico, interprete, dal 25 luglio 1885.

COLOMBIA Bogotà -SEGRE David, incaricato d'affari.

CONGO CECCHI Antonio, agente politico e commerciale.

COSTARICA GLORIA conte Gaspare Michele, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

DANIMARCA

Copenaghen -MAROCHETTI barone Maurizio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VINCI GIGLIUCCI conte Giulio Cesare, addetto, fino al 20 dicembre 1885; RANUZZI SEGNI conte Cesare, addetto, dal 9 maggio 1886.

FRANCIA

Parigi -MENABREA conte Luigi F·ederico, ambasciatore; RESSMAN Costantino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario con funzioni di consigliere; POLACCO Giorgio, segretario; IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, segretario; DE GREGORIO BRUNACCINI marchese Paolo, addetto; FALLETTI DI VILLAFALLETTO Paolo, addetto; GALLETTI CAMBIAGI Arturo, addetto, fino al 2 ottobre 1885; MENABREA conte Carlo Luigi, addetto onorario; CAGNOLA Guido, addetto onorario, fino al 7 dicembre 1885; INCISA DI CAMERANA marchese Alberto, maggiore di stato maggiore, addetto militare; MIRABELLO Giovan Battista, capitano di fregata, addetto navale, dal 13 maggio 1886.

GERMANIA

Berlino -DE LAUNAY conte Edoardo, ambasciatore; RIVA Alessandro, consigliere, dal 3 marzo 1886; TUGINI Salvatore, segretario, fino al 2 marzo 1886; BOLLATI Riccardo, segretario; FRACASSI RATTI MENTONE Domenico, addetto, fino al 31 dicembre 1885; VINCI GIGLIUCCI conte Giulio Cesare, addetto, dal 21 dicembre 1885; RANUZZI SEGNI conte Cesare, addetto, fino all'8 maggio 1886; JACINI conte Giovanni, addetto onorario, fino all'agosto 1885; CuccHI BoAsso Fausto, ~ddetto onorario, dal 14 maggio 1886; BISESTI Luigi, colonnello di stato maggiore, addetto militare, fino al 27 novembre 1885; NicOLIS DI ROBILANT Mario, capitano di stato maggiore, addetto militare, dal 10 dicembre 1885.

GIAPPONE

Tokio -DE MARTINO Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MARTIN LANCIAREZ Eugenio, segretario, fino al 3 dicembre 1885; CASATI Luigi, interprete.

GRAN BRETAGNA

Londra -NIGRA conte Costantino, ambasciatore, fino al 27 novembre 1885; CORTI conte Luigi, ambasciatore, dal 3 marzo 1886; CATALANI Tommaso, segretario, incaricato d'affari ad interim dal 28 novembre 1885 al 2 marzo 1886; MALASPINA DI CARBONARA marchese Obizzo, segretario, dal 21 dicembre 1885; SILVESTRELLI Giulio, segretario, fino al 27 gennaio 1886; PORCINARI marchese Filippo, addetto, dal 3 gennaio 1886; PAULucci DE' CALBOLI marchese Raniero, addetto, fino all'H giugno 1886; DEsMÈ Giulio, addetto onorario; LABRANO Federico, capitano di vascello, addetto navale, fino al 12 maggio 1886; CANDIANI Camillo, capitano di fregata, addetto navale, dal 13 maggio 1886.

GRECIA

Atene -CURTOPASSI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FORESTA conte Ernesto, segretario, fino al 26 marzo 1886; BAGLIO Beniamino, segretario, fino al 19 luglio 1885; CALVI DI BERGOLO conte Giorgio Carlo, segretario, dal 20 aprile 1886; PANERAI Giuseppe, segretario, fino al 18 ottobre 1885; Rossi TOESCA Vincenzo, addetto.

32 -Documenti Diplomatici -Serle II -Vol. XIX

GUATEMALA

Guatemala -GLORIA conte Gaspare Michele, incaricato d'affari.

HONDURAS GLORIA conte Gaspare Michele, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

MAROCCO

Tangeri -ScovAsso Stefano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GIANATELLI GENTILE Agesilao, interprete; TOLEDANO Giuseppe, interprete; AFLALO Salomone, interprete, fino al 30 gennaio 1886.

MESSICO Messico -VrvrANI Giovan Battista, ministro residente.

MONTENEGRO

Cettigne -MAcerò Licurgo, ministro residente; PUGLIESI Antonio, interprete, fino al 31 marzo 1886.

NICARAGUA GLORIA conte Gaspare Michele, incarlcato d'affari (residente a Guatemala).

PAESI BASSI

L'Aia -DELLA CRocE DI DoYOLA conte Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VrGONI Giorgio, segretario, fino all'll maggio 1886; PANERAI Giuseppe, segretario, dal 19 giugno 1886; FRANCHETTI barone Edoardo, addetto, fino al 12 aprile 1886.

PERU'

Lima -DE GUBERNATIS Enrico, ministro residente.

PORTOGALLO

Lisbona -OLDOINI marchese Filippo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; COTTA Francesco, segretario; SALLIER DE LA TouR Giuseppe, addetto.

ROMANIA

Bucarest -TORNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BoTTARO CosTA conte Francesco, reggente la legazione dal 7 maggio al 28 giugno 1886; VIGONI Giorgio, segretario, dal 12 maggio 1886; GuAsco DI BISIO marchese Alessandro, segretario, fino al 16 dicembre 1885; OLIVOTTO Teodoro, interprete archivista; CERRUTI Alberto, tenente colonnello di stato maggiore, addetto militare (residente a Vienna).

RUSSIA

Pietroburgo -GREPPI conte Giuseppe, ambasciatore; ZANNINI conte Alessandro, consigliere, fino al 10 dicembre 1885; GuAsco DI BISIO marchese Alessandro, segretario, dal 17 dicembre 1885; BoTTARO CosTA conte Francesco, segretario, fino al 21 dicembre 1885; BETTONI conte Vincenzo, segretario, dal1'11 febbraio 1886; BRUNO Luigi, addetto, fino al 3 novembre 1885; FABBRICOTTI Andrea, addetto onorario, dal 1° novembre 1885; DoGLIOTTI Giuseppe, maggiore di cavalleria, addetto militare.

SALVADOR

GLORIA conte Gaspare Michele, incaricato d'affari (residente a Guatemala).

SERBIA

Belgrado -SALLIER DE LA TouR conte Vittorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 10 gennaio 1886; ZANNINI conte Alessandro, consigliere, dall'll dicembre 1885, incaricato d'affari dall'll gennaio 1886; DE NOVELLIS Fedele, addetto; MARINOVICH Marco, interprete.

SIAM

DE LucA Ferdinando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Pechino).

SPAGNA

Madrid -BLANC barone Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DALLA VALLE DI MIRABELLO marchese Alessandro Filippo, segretario; FRrozzi Lorenzo, principe di Cariati, segretario, dal 21 febbraio 1886; PoRciNARI marchese Filippo, addetto, fino al 2 gennaio 1886; FRANCHETTI barone Edoardo, addetto, dal 13 aprile 1886; QuARTO DI BELGIOIOso Antonio, addetto.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -FAVA barone Francesco Saverio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE FoRESTA Alberto, segretario; FERRARA Enrico, segretario, dal 21 ottobre 1885; BAROLI Carlo, addetto.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma -SPINOLA marchese Federico Costanzo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BEcCARIA INCISA Carlo Emanuele, segretario, fino al 2 marzo 1886.

SVIZZERA

Berna -FÈ n'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; RIVA Alessandro, segretario (dal 18 febbraio 1886 consigliere), fino al 2 marzo 1886; BECCARIA INCISA Carlo Emanuele, segretario, dal 3 marzo 1886; BERTI Emanuele, addetto (dal F aprile 1886 segretario), dal 1° luglio 1885; NoBILI Aldo, addetto; VISONE conte Vincenzo, addetto, dal lo dicembre 1885; INCISA DI CAMERANA marchese Alberto, maggiore di stato maggiore, addetto militare (residente a Parigi).

TURCHIA

Costantinopoli -CORTI conte Luigi, senatore del Regno, ambasciatore, fino al 15 f·ebbraio 1886; GALVAGNA barone Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 10 marzo 1886; PANSA Alberto, segretario, fino al 9 marzo 1886; TUGINI Salvatore, segretario, dal 3 marzo 1886; GALLINA conte Giovanni, segretario; FRxozzi Lorenzo, principe di Cariati, addetto (dal 5 novembre 1885 segretario), fino al 20 febbraio 1886; BRUNO Luigi, addetto, dal 4 novembre 1885; CATALANO GoNZAGA Clemente, duca di Cirella, addetto onorario; VERNONI Alessandro, interprete; GRAZIANI Edoardo, interprete; BARONE Antonio, interprete; CHABERT Alberto, interprete; CANGIÀ Alfredo, interprete.

EGITTO

Cairo -DE MARTINO Giuseppe, agente e console generale per l'Egitto.

TUNISIA

Tunisi -MALMUSI Giulio, agente e console generale; JONA Giulio, vice console; MARAZZI conte Gerolamo, applicato volontario; CROLLA Giuseppe, interprete.

BULGARIA

Sofia -GERBAIX DE SONNAZ Carlo Alberto, agente e console generale; SERRA Carlo Filippo, vice console, fino al 4 agosto 1885; AcTON Enrico, vice console, dal 5 agosto 1885; BoTTALICO Enrico, interprete.

URUGUAY

Montevideo -ANFORA DI LICIGNANO duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GALLETTI-CAMBIAGI Arturo, addetto, dal 3 ottobre 1885.

VENEZUELA

Caracas -BENSAMONTI Giuseppe, incaricato d'affari.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE PRESSO IL RE D'ITALIA

(Situazione dal 29 giugno 1885 al 25 luglio 1886)

Argentina -DEL VIso Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; MONTERO J. Belisario, primo segretario; DEL VIso Antonio junior, secondo segretario; DEL VIso Felipe, addetto militare.

Austria-Ungheria -VON LUDOLF conte Immanuel, ambasciatore; voN RosTY Sigmund, consigliere; EPERJESY VON SZASZVAROS UND TOTI Albert, segretario; voN LuTzow conte Heinrich, segretario, sostituito da voN WYDENBRUCK conte Christoph, segretario; voN SzEMERE Nikolaus, addetto; SZECSEN conte Nikolaus, addetto, sostituito da SZECHENYI conte Immanuel; addetto; voN RIPP barone Isidor, tenente colonnello, addetto militare, sostituito da FoRsTNER VON BILLAU Franz, colonnello, addetto militare.

Baviera -voN TAUTPHOEus barone Rudolf, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 10 gennaio 1886; voN MoY conte Karl, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'll gennaio 1886; VON TUCHER Heinrich, primo segretario.

Belgio -VAN Loo August, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LE GHAIT Alfred, consigliere; DE BARÉ DE CoMOGNE visconte Henri, segretario.

Brasile -CALLADO Eduardo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 26 novembre 1885; LOPEZ NETTO Felipe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 27 novembre 1885; VIEIRA DE CARVALHO Joao, segretario, sostituito da DE CARVALHO-MOREIRA Arturo, segretario; PEREIRA DA CosTA MoTTA José, addetto.

Cile -MATTA Guillermo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 1° luglio 1885.

Cina -Hsu CHING CHENG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Berlino); KREYER C. T., segretario interprete (residente a Berlino); SEN TIEN TsUNG, addetto interprete (residente a Berlino).

Danimarca -DE HEGERMANN-LINDENCRONE Johan Enrik, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Francia -DEcRAIS Pierre-Albert, ambasciatore; DUBAIL Georges, consigliere, sostituito da GÉRARD Auguste, consigliere; DE LAVAUR DE SAINTE-FORTUNADE visconte Henri, primo segretario; BouRGAREL Ernest-Adrien, secondo segretario, sostituito da PASTEUR Jean-Baptiste, secondo segretario; BE TENAILLE SALIGNY Xavier, terzo segretario; D'ASSIER DE VALENCHES Maurice, terzo segretario; DESLANDRES Léon, addetto, sostituito da DECRAIS Jean, addetto; GAY DE TARADEL, maggiore, addetto militare, sostituito da GIRARD PINSONNIÈRE Félix, comandante, addetto militare; LE LÉON Eugène, tenente di vascello, addetto navale.

Germania -voN KEUDELL Robert, ambasciatore; ARco VALLEY conte Ludwig, consigliere; HENKEL VON DONNERSMARCK conte Viktor, segretario; VON BULOW Alfred, secondo segretario; VON ARNIM Hans, addetto; VON ENGELBRECHT Karl, maggiore, addetto militare.

Giappone -TANAKA Fujimaru, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; KuROKAVA Seitiro, primo segretario; DI SrEBOLD barone, segretario onorario; KATO, addetto, sostituito da AMANO Koziro, addetto; ICHIKU Massakata, addetto.

Gran Bretagna -LUMLEY sir John Savile, ambasciatore; FRASER Hugh, primo segretario, sostituito da KENNEDY J. G., primo segretario; DENYS sir Francis, secondo segretario; ADAM Frederic, secondo segretario; NELTHORPE BEAUCLERK William, secondo segretario; CLARKE THORNILL Bryan, terzo segretario; HowARD E., addetto; COEY KANE Henry, capitano di vascello, addetto navale.

Grecia -PAPARIGOPOULOS Michele J., ministro residente dal 13 marzo 1886; ARGYROPOULOS, incaricato d'affari fino al 12 marzo 1886.

Messico -SANCHEz-AzcoNA Juan, ministro residente; HrJAR Y HARo Juan Bautista, primo segretario; MORALES Vicente, secondo segretario, sostituito da CovARRUBIAs Miguel, secondo segretario.

Monaco -BENTIVOGLIO-MIDDLETON conte Henri, incaricato d'affari; FURSE Edouard, segretario.

Paesi Bassi -VAN WESTENBERG Bernhard, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VAN WEEDE Enrik, segretario, sostituito da VAN EYs I.C.N., segretario.

Perù -CANEVARO José Francisco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 26 maggio 1886; SoYER LAVALLE Manuel, primo segretario; DE ALTHAUS Augusto, colonnello, addetto militare.

Portogallo -DE CARVALHO Y VAscoNCELLOS Mateu, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE SouzA PREGO Ezequiel, secondo segretario; DE SÀ NoGUEIRA Miguel, addetto militare.

Romania -VACAREsco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 10 g,ennaio 1886; DE PLAGINO Aleksandru, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'H gennaio 1886; PERTICARI Demetriu, secondo segretario.

Russia -D'UxKULL GYLLENBANDT barone Karl, ambasciatore; SEvié Dimitrij, consigliere, sostituito da DE MEYENDORFF barone Ernest, consigliere; DE STACKELBERG barone Alessandro, secondo segretario; DE WAGNER Eugenij, addetto; BouTOURLINE conte Pjotr, addetto; OuRoussov principe Vladimir, addetto, sostituito da WREWSKY barone Pavel, addetto; RosEN barone Grigorij, capitano, addetto militare; DE LUTKE conte Konstantin, agente navale.

Serbia -FRANAssovié, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PAVLOVIé Giorgij, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'H giugno 1886; CHRISTié Milan, segretario.

Siam -PRISDANG principe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Londra); PHRA DARUM Raksa, primo segretario.

Spagna -MENDEZ DE VIGo Felipe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 17 marzo 1886; RAsCON conte Juan Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 18 marzo 1886; DEL ARco Luis, primo segretario; LARIOS Ricardo, secondo segretario, fino al 3 marzo 1886; ARROYO Julian, secondo segretario, dal 4 febbraio 1886; REYNoso Francisco, terzo segretario, fino al 22 luglio 1885; LEAL Julio, terzo segretario, dal 23 luglio 1885; MENDEZ DE VIGO Manuel, addetto, fino al 25 agosto 1885; CARVAJAL Manuel, addetto, dal 20 marzo 1886; DE AGUIRRE Ernesto, colonnello, addetto

militare.

Stati Uniti d'America -AsTOR William Wandorf, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 26 novembre 1885; STALLO John Bernard, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 27 novembre 1885; PIERREPONT Edward, segretario, sostituito da DoUGHERTY C.A., segretario.

Svezia e Norvegia -LINDSTRAND Francesco Teodoro, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BOLSTAD J.M., addetto; DE WARTFELT Oscar, capitano, addetto.

Svizzera -BAVIER Simon, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PIODA Jean Baptiste junior, consigliere; SERMENT Albert, segretario.

Turchia -MusuRus Istefanak bey, ambasciatore, fino al 29 aprile 1886; PHOTIADES Yanko pascià, ambasciatore, dal 30 aprile 1886; MIHRAN effendi, consigliere; PHOTIADES Stephanaki bey, primo segretario; TcHAYAN Simon effendi, secondo segretario, sostituito da HALID bey, secondo segretario; EMIN bey, segretario; ALÌ RizA effendi, capitano di marina, addetto navale.

Uruguay -ANTONINI Y DIEZ Paulo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ROVIRA Enrique, segretario; RAMOS Dionisio, addetto, sostituito da ARTEAGA Juan Antonio, addetto; SONEIRA VILLA DE MOROS Federigo, addetto, sostituito da CASALIA Y GINESTRA José, addetto.